E mentre in Italia «la voce irosa del cantore di Satana si va addolcendo nella trepida invocazione a Maria», Antonio Fogazzaro si mostra sempre più lo scrittore credente, il cavaliere dello spirito, e il Butti e Matilde Serao accelerano di scritto in scritto la loro evoluzione intellettuale verso gli ideali cristiani. È vero: quest’indirizzo buono non è quello che domina la coltura di oggi; ma chi ci dice o signori, che non sia il vincitore di domani? Non è dunque arrischiata la conclusione: la curva della parabola e già oltrepassata, perchè il secolo XIX ci ha lasciato il germe del rinascimento: il crepuscolo in cui ci troviamo non è il crepuscolo della sera, a cui succede l’oscurità della notte, ma il crepuscolo del mattino, annunziatore di una giornata splendida e trionfale. Dicevo però, o signori, che il pronostico di una rinascenza generale è legato ad un’altra condizione necessaria. Difatti, la coltura nostra, non entrerà mai, malgrado i buoni sintomi, in pieno cristianesimo —— in cui la rinascenza — finché è rappresentata da elementi anticristiani e decadenti. Bisogna con schiere nuove, irresponsabili delle colpe di oggi e rigogliose di forza intima di fronte all’avvenire, agitino coraggiosamente la bandiera del rinascimento portata in mezzo al campo, ed applichino alla nostra vita intellettuale tutta l’energia riedificatrice, che proviene da ideali e principi immutabili. Perchè è chiaro, o signori, che la decadenza della cultura moderna, viene a fondersi nelle cause e nello svolgimento con tutta l’immane decadenza economica e civile della borghesia e col rovinare di quella che si chiamò epoca liberale. Al principio di quest’epoca la borghesia liberale aveva monopolizzato come il capitale così la coltura e, favorita dalla preesistente divisione fra le scienze ecclesiastiche e civili, fece sì che essa venisse via via liberandosi di ogni influenza religiosa. In tal maniera la cultura diventò interprete sempre più fedele — fino a Nietzsche — di quelle classi, le quali si allontanavano con moto sempre più celere dalle idee sociali del Vangelo di amore. Il rimedio vuol essere quindi radicale ed evidentemente far parte di quella che si dice soluzione della questione sociale. Ora, o signori, la Chiesa cattolica assumendosi davanti al mondo l’incarico di portare tale soluzione più avanti che sia possibile, ha comandato implicitamente un generale riavvicinamento dei cattolici alla vita moderna e ha ordinato una rapida mossa di riconquista su tutta la linea. Gli è così che i cattolici sono condotti ora, ai primi passi del secolo XX, ad una riscossa cristiana nel campo della cultura. Solo a questo patto il rinascimento sarà possibile. Non illudiamoci però: Il movimento ascensionale sarà molto lento. La tattica delle ritirata in uso da cinquant’anni in qua, di fronte a quel desiderio di innovazioni, di critica, di ricerca, di libertà che affatica il pensiero moderno — per la quale giornali di cultura, riviste, letteratura amena, manuali di scienze, tutto fu lasciato in mano al liberalismo dominante, ha creato nei cattolici (è inutile il nasconderlo) troppo infiacchimento e troppi pregiudizi. Ed è doloroso il vedere come il pretendere maggior equanimità nel giudizio degli uomini e degli scritti, il domandare che la si rompa una volta coll’accademia e colla rettorica, che si curi di più la forma moderna, venga da troppi cattolici ritenuto come un essere disposti a recedere dai giusti principi di intransigenza. «I cosiddetti circoli cattolici intelligenti, deplora il d.r Ratzinger, predicano di continuo moderazione e assenteismo là dove converrebbe agire personalmente». Ma lasciamo, signori, le querele sopra un periodo che, volere o no, è già chiuso, e più che dire, facciamo, guardando all’avvenire. Rientriamo una volta nella cultura moderna, strappiamo ai nostri avversari quella supremazia. che dà loro tanto prestigio nella lotta contro la Chiesa. E ricominciamo dal popolo: dai giornali, dalle riviste, dalla stampa periodica, a cui tanti cattolici contribuiscono così miserabilmente perché sono così poco moderni. Non trascuriamo nella nostra educazione i sussidi dell’arte le correnti moderne della vita. E soprattutto studiamo, studiamo molto. Io vorrei, o colleghi, che ognuno di noi sentisse il dovere dello studio per due ragioni: l’una per il proprio onore, l’altra per contribuire con tutte le forze a questa riscossa cristiana. Oh! a queste nuove generazioni di cattolici, anche per un lavoro maggiore, non mancheranno davvero ideali affascinanti. Signori! È uscito dal Vaticano come un grande, immenso, fascio di luce di un potente riflettore elettrico: a questa luce nuova noi abbiamo visto grandeggiare fra le tenebre del paganesimo, le ruine di questa vecchia Europa crollante, e per entro le rovine una folla immensa gemere senza ristoro, e pochi gaudenti assidersi al banchetto del piacere. A questa vista siamo balzati su, quasi chiamati da uno squillo di riscossa, ed abbiamo piantato arditamente fra le rovine una grande bandiera bianca, la bandiera delle democrazia cristiana. Su questa bandiera era scritto: Amore e libertà. Ebbene, o signori, queste due parole saranno gli ideali e il contenuto della cultura avvenire. E i cattolici chiamati ora dai nuovi atteggiamenti della Chiesa al faticoso lavoro della ristorazione sociale, avranno nella cultura avvenire gran parte, anzi purché lo vogliano, la parte principale. Il secolo XIX ha lasciato al XX i germi del rinascimento; i migliori degli intellettuali fra i nostri avversari sono fra la «gente che si avvia», per noi si sono aperti nuovi orizzonti: ebbene, o cattolici de secolo XX, siamo uomini dei nostri tempi: alla riscossa.
E tutte e tre queste forze, nelle contese e nei contatti, maturano nuovi atteggiamenti che accelerano i fenomeni della crisi dell'oggi, tendono a variare le basi dell'ordinamento statale, nella sua costruzione economica, giuridica e organica, nello sviluppo di nuove forze e di nuove idealità, nel fermento di una gioventù che si rinnova » (*) (*) Cfr. in questo volume, pag. 245..
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E tutte e tre queste forze, nelle contese e nei contatti, maturano nuovi atteggiamenti che accelerano i fenomeni della crisi dell'oggi, tendono a variare le basi dell'ordinamento statale, nella sua costruzione economica, giuridica e organica, nello sviluppo di nuove forze e di nuove idealità, nel fermento di una gioventù che si rinnova.
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