Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbonda

Numero di risultati: 16 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Il successo nella vita. Galateo moderno.

177984
Brelich dall'Asta, Mario 1 occorrenze
  • 1931
  • Palladis
  • Milano
  • Paraletteratura - Galatei
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Il tempo è ricchezza, le braccia tesoro che abbonda a' volenti, che usato non manca. G. Zanella, Poesie.

Pagina 431

Per essere felici

179615
Maria Rina Pierazzi 1 occorrenze
  • 1922
  • Linicio Cappelli - Editore
  • Rocca San Casciano - Torino
  • paraletteratura-galateo
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Vi sono case ove abbonda la servitù e che hanno sempre l'aspetto di essere messe sottosopra; altre invece, ove pur non si conta che una persona di servizio, si trovano ben disposte ed ordinate fin dalle prime ore del mattino. E questo — inutile ripeterlo — è merito della padrona di casa, la cui abilità direttiva sa trarre partito delle persone e del tempo senza affaticare eccessivamente le une e senza sperperare inutilmente l'altro. In modo particolare le giovani spose devono iniziare con cura il loro tirocinio familiare. Se non hanno sufficiente servitù e se devono esse stesse aiutare nelle faccende domestiche, invece di indossare vecchi abiti i quali dando pur sempre l'idea del disordine, si facciano dei capaci grembiuli di cotone o bianchi o colorati, si coprano i capelli con una graziosa cuffletta di stoffa impenetrabile alla polvere e si riparino le mani con dei guanti di gomma o di quelli di camoscio, per non sciuparsi la pelle. Non è affatto necessario per dimostrarsi buone massaie avere le dita screpolate e le unghie corrose e mal tenute. C'è modo di lavorare in casa e di apparire — quando è tempo — signore eleganti e accurate nella persona. Le famose "mani da ozioso„ non significano nulla. Ho veduto delle mani stupende, delicate, morbide e bianche, le quali, nel giro delle ventiquattro ore, lavoravano forse assai più delle mani di un'operaia. La cura del proprio corpo è un dovere; e non c'è proprio nessuna ragione di trascurare le più gelose ricette dell'igiene per gettarsi a capofitto nel vortice delle faccende domestiche, le quali possono essere tranquillamente e compiutamente sbrigate, se chi dirige la casa ha buon senso e abilità.

Pagina 208

Galateo ad uso dei giovietti

183865
Matteo Gatta 2 occorrenze
  • 1877
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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V' ha di peggio: in certe case di molti pigionali, ove abbonda l'elemento femminile, al minimo rumore d'un diverbio che venga dalla scala, è un' apparizione di donne su tutti i pianerottoli dal primo all'ultimo, e uno stare in ascolto, un domandare, un ammicare degli occhi, un linguaggio di gesti significativi Ragazze mie, in qualsivoglia classe vi abbia fatto nascere la provvidenza, guardatevi bene da simili curiosità, da ogni sorta di cicalecci e di pettegolezzi; insomma, non vogliate ficcare mai nè occhi, nè orecchi, nè lingua nei fatti altrui. Altri invece peccano per sudiciume e per difetto d' ogni riguardo. Non solo non si danno briga di tener netta la scala, ma permettono che la fantesca ammucchi le scopature in un angolo del pianerottolo in aspettativa dello spazzaturaio ; che dai colmi secchielli spande acqua sugli scalini e sul pavimento, anche d'inverno, con incomodo insieme e pericolo di chi sale e di chi discende; che i male educati figliuoli si prendano il gusto di scombiccherare le pareti con figuracce, con scritte insulse o ingiuriose, e, non paghi dei necessari trastulli e delle oneste ricreazioni della loro età, facciano un baccano da casa del diavolo, quand' anche vi abbia un ammalato pel quale sia fatta in proposito raccomandazione e preghiera.. Non dico nulla di coloro che importunano e spaventano il vicinato, anche di notte, con grida incondite, con bagordi, con villani litigi; nè di quegli altri che, senza nemmeno avvertirvene, nelle prime ore del mattino turbano i vostri sonni coi lavori del falegname, del ferrajo, del conciatetti, del muratore. Passiamo a diversa categoria. Chi siede in un pubblico ufficio, sia erariale o commerciale, ha obbligo di prestarsi colla maggior sollecitudine a vantaggio de'suoi concittadini di qualsivoglia condizione. Mancano adunque insieme ai più elementari principii di urbanità e di carità quegli impiegati che tengono per ore ed ore, il povero operaio, l' inesperto popolano in aspettazione d'una risposta ; che mostrano fastidio delle loro domande non abbastanza chiare e precise; che ne respingono con brutale impazienza le petizioni per il difetto di qualche breve formalità che quei rozzi agenti dello stato o del comune o di istituti di beneficenza non si curano tampoco di suggerire. Se poi taluno di costoro, i quali dimenticano di essere pagati allo scopo di servire il pubblico e con ispeciale premura la classe meno istruita e più bisognevole d'indirizzo e d' aiuto, smarrisse le carte o le lasciasse dormire polverose negli scaffali, allora la negligenza tramuterebbesi in colpa, e colui violerebbe non più le leggi del galateo, ma le ragioni della giustizia e dell'umanità. Potrei seguitare Dio sa quanto, e mi si offrirebbero sempre nuovi esempi di mala creanza e d'inciviltà. Però il fin qui detto intorno agli atti inurbani e molesti ai sensi, alla memoria, agli altrui desiderii, può essere sufficente. Anzi, a voi, giovinetti, non occorrerà di mettere così tosto in pratica tutti gli insegnamenti che scaturiscono dalla lunga serie degli esempi recati. Voi li terrete in serbo per l' avvenire, e non dubitate che la mia lezione saldamente impressa nella memoria, vi tornerà un giorno utile e fruttuosa. È finito il mio còmpito ? No davvero. Voi stessi vi sarete avveduti che io vi ho testè fatta una estesa enumerazione di atti riprovevoli da cui deve astenersi ogni persona educata. Ma ciò non basta, ciò non costituisce che la parte negativa del galateo ; dobbiamo adunque accennare la parte sua positiva, consistente in quegli atti, in quelle gentili costumanze che tra le nazioni incivilite hanno ormai forza di legge. Noi ne faremo soggetto di discorso e di studio quando l'argomento ci condurrà a toccare delle singole circostanze in cui l' uomo e la donna ponno trovarsi in società. Per ora accontentiamoci di un brevissimo saggio. L'uomo pulito è il primo a scendere di cocchio e l'ultimo a salirvi, per agevolare agli altri la salita e la discesa. Esso ha cura sopratutto di aiutare le signore sorreggendole colla mano; e più ancora quando montano in una barca o ne smontano, stantechè il barellare del navicello rende il piede mal fermo, e la persona può facilmente perdere l'equilibrio. In una gita di piacere per monte o collina vuolsi offrir loro il braccio, sollevarle dall'incomodo dello sciallo, del cappellino, ripararle dal sole, sostenerle dove occorra un passo angusto e difficile, e compiacere al loro desiderio di calare giù per un dirupo a cogliere fiori o frutti silvestri, a bevere nel cavo della mano l'acqua limpida e fresca di una sorgente. Viaggiando in una di quelle vetture che, forse per celia e per ironia, si chiamano velociferi e, dopo l'invenzione delle ferrovie, servono quasi esclusivamente alle comunicazioni tra la città e il contado, ciascuno ha il diritto di occupare quel posto che gli è assegnato secondo l'ordine dell'iscrizione ; ma la civiltà domanda anche qui delicati riguardi, e il giovinetto prima di ogni altro dee mostrarsi gentile e cedere il posto alla signora cui ne fosse toccato uno meno cocomodo. Siccome poi vi hanno taluni che, seduti col dorso rivolto ai cavalli, non ponno reggere al moto della carrozza e soffrono di capogiro, di nausea o d'altro malore, sarebbe non solo mancanza di cortesia, ma crudeltà il non toglierli da questo travaglio. Mentre io rivolgeva a' miei giovinetti gli opportuni suggerimenti sul modo di comportarsi col sesso gentile, ho notato che la schiera delle fanciulle sorrideva di compiacenza. Certo alla donna sono dovuti speciali riguardi, ma essa pure deve meritarli e corrispondere con garbatezza, con una schietta parola di ringraziamento, con quell' ingenuo sorriso che è più eloquente della parola ; il tutto però senza affettazioni nè leziosaggini, chè di queste non vogliamo saperne. L'uomo pulito, passeggiando con più persone, lascia ad altri il posto di mezzo, come quello in cui è più facile udire e farsi udire, e non dimentica mai che la destra, per vecchia consuetudine, è posto d'onore e quindi vuolsi riserbare o cedere alle signore ed ai superiori. Giunto all'estremità del passeggio, si volge in modo da presentare non le spalle ma il viso alla persona con cui si favella. Chiesto da un forestiero di una via, di una piazza, di una locanda, non gli è grave indugiarsi un poco e con bella creanza fornirgli le indicazioni di cui abbisogna, accompagnandolo anche un breve tratto onde indirizzarlo, senza pericolo di errare, alla sua meta. Il commerciante che, oltre alla buona merce, avrà belle maniere, vedrà di giorno in giorno crescere le sue pratiche e fiorire sempre più gli interessi del suo negozio: l'avvocato, l'ingegnere e chiunque eserciti una professione liberale, colla pulitezza dei modi si acquisterà una numerosa clientela; e, a questo proposito, mi ricordo di aver inteso da parecchie signore come preferissero pagare un po' di più la stessa mercanzia in una bottega dove padroni e fattorini vi accolgono con gentile premura, che in un'altra da cui vi respingono, al solo vederle, facce burbere e modi ruvidi e bruschi. Insomma, vuoi nella fanciullezza o nella gioventù, nella virilità o nella vecchiaia, l'uomo, qual che ne sia la condizione, non deve mai somigliare nè all'istrice nè al pugnitopo.

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La maggiore difficoltà nel resistere alle tentazioni della gola voi la incontrerete in un pranzo d' invito, ove tutto abbonda, dove le molte o varie vivande sono condite in maniera da aguzzar l'appetito, o dove la letizia dei commensali, ravvivata dalla eccellenza dei vini, può far dimenticare le abitudini di sobrietà e di temperanza. Ma la vostra moderazione sarà ancor più lodevale al cospetto di tante e così forti attrattive. E poi tenete ben fisso nella memoria che so la nostra ragione qualche volta è facile ed indulgente, la natura non lo è mai: e quando taluni ci dicono: « Oggi ci è permesso di stare allegri oltre il solito », e noi abusiamo di questa, imprudente, o meglio, chimerica permissione, la natura ci castiga con quelle malattie che sono la conseguenza degli abusi. Non fraintendete però i miei consigli, nè tirate le mie parole a un senso falso. Raccomandandovi la sobrietà, non intendo dirvi che in un giorno di comune allegrezza abbiate a camuffarvi da anacoreti, trasformandolo, per quanto è da voi, in un giorno di penitenza e di malinconia. Tale contegno sarebbe in aperta contradizione coi più elementari insegnamenti del galateo. Delle molte cose dette nella precedente lezione alcune sono generali e applicabili a qualsiasi mensa, altre riguardano specialmente i pranzi d'invito. Ma, quantunque sembri ch' io abbia in certo modo posto il suggello a codesta materia colla soluzione intorno alla sobrietà, mi nasce il sospetto di aver lasciata qualche lacuna. E i tanti e diversi atti d' inciviltà che tuttogiorno, colpa in gran parte la trascuranza o la troppa indulgenza dei genitori, si veggono commessi da fanciulli e da giovinetti in buone famiglie, mi persuadono della necessità di soggiungere, a guisa di appendice e come giunta sulla derrata, poche altre avvertenze che valgono per tutti i casi ; alcuna delle quali dirette particolarmente ai più teneri di età fra i miei ascoltatori e a quelli che per la prima volta sentono parlare di siffatti doveri. Ed eccomi all'opera. Rompete sempre il pane colle mani o col coltello, nè mettetene mai alla bocca tal pezzo che abbiate a distaccarlo coi denti. Non istritolate coi denti nè ossi nè nocciuoli, chè ciò fa ribrezzo e ricorda il mangiare dei cani. Non succhiate gli ossi per estrarne il midollo, nè addentateli per istaccarne la poca carne che vi rimane. Ciò s'ha a fare sul proprio tondo, colla forchetta e col coltello. È gran villania anche al desco di famiglia, l'intingere nella saliera un boccone che si vuol condire a proprio gusto. Guardatevi dal mettere il vostro cucchiaio o la forchetta nel piatto comune o d'altri che vi offra parte di vivanda non tocca. Non porgete mai a nessuno ciò che voi avete assaggiato. Non riponete sul piatto comune quello che fu sul vostro. Non lasciate cader d'alto alcun che di bocca, nè sputate fuori acini d'uva succhiati o altro; ma tutto va preso colle dita e posto sul piattello. Se per vostra negligenza o per la qualità delle vivande vi trovate unte le dita, non le pulite colla tovaglia, sibbene col tovagliolo o con mollica di pane, che porrete sul vostro tondo. Fate il possibile per astenervi a tavola da sputare, da tossire e più da starnutire, onde alla mente d'alcuno non si affacci l'idea di qualche spruzzo, giusto il proverbio che «mai vento non fu senz'acqua.» Anche grattarsi il capo a tavola sta male. Che dire poi di que' malcreati che si fregano colle dita o col tovagliolo i denti, e per pulirli adoperano forchetta e coltello? A quest' uopo serve l'apposito stecco: però non vuolsi usarne dinanzi a persona di riguardo, nè tenerlo sempre in bocca a somiglianza d'uccello che faccia il nido. Non porgete mai ad altri quel bicchiere di vino al quale avrete posto la bocca, salvo che egli non fosse con voi più che domestico. E molto meno si deve porgere pera o altro frutto nel quale avrete dato di morso. Abbiate cura a mensa di masticare senza strepito, cosa molto spiacevole ad udire e contraria ad ogni gentil costume. Nè in palese sta bene risciacquarsi la bocca; e la sconcia moda introdotta, or fa qualche anno, alle tavole signorili di portare ad ogni commensale una ciotola d'acqua tiepida a quest'uso è ormai smessa quasi del tutto per generale riprovazione. Non può essere lecito che intingere nell'acqua le estremità delle dita, e con quelle passar sulle labbra. In quanto all'ora opportuna per recarvi alla casa dove siete invitati a pranzo o ad altro qualsiasi convegno, guardatevi bene, o giovinetti, dall'imitare quegli ineducati che si fanno sempre aspettare e sono l' indugio, lo sconcio, il disagio di tutta la compagnia. Rispetto ai discorsi poi, ricordatevi che nè a festa nè a tavola si vogliono raccontare malinconiche istorie, nè far menzione di malattie, di pestilenze, di morti, nè di altra dolorosa materia: anzi, se alcuno fosse sbadatamente caduto in siffatte rammemorazioni, è bene scambiarli per acconcio modo la materia e mettergli per le mani più lieto è più convenevole soggetto. In certe famiglie di città, e più ancora del contado, i padroni, nei calori dell' estate, insisteranno, con una cordialità schietta, sebbene un po' spinta, perchè abbiate a spogliarvi del soprabito innanzi di mettervi a tavola. Io vi consiglio di ringraziarli della premura, ma non di arrendervi mai a cotesto invito. Siffatta libertà, a mio giudizio, è appena permessa tra amici, e soli uomini, in un'osteria di campagna, sotto il bel verde di una pergola o di un frascato. Nè venite a dirmi che anche in città, e non in bettola ma in buone osterie, avete visto persone della classe civile in manica di camicia. Eh, miei cari, in società se ne vedon di crude e di cotte. Vi hanno certuni che all'osteria, in sala comune e presenti signore, non solo si cavano il soprabito, ma si tolgono la cravatta, il panciotto, rimboccando le maniche della camicia fino al gomito, e mostrando le braccia nude e il petto irsuto, come operai che sudano alla fucina o contadini sotto la sferza del sole. E v'hanno altri che non si accontentano di ciò, ma usano del tovagliuolo per quell'indecente ufficio di tergere il sudore del quale abbiamo toccato più sopra, e se ne servono come di pezzuola pel naso e di spazzola per le scarpe polverose e per nettare il bocciolo del sigaro. Vedete che sporcizie! Eppure ne avrei molte ancora da mettervi innanzi, e potrei dirvi come alcuni puliscono le unghie in pubblico collo stecco e commettono altri atti villani e ributtanti a chiunque abbia dramma di educazione. Ma usciamo da questo fango, e il saggio recato basti a persuadervi che della società non hassi a imitare che il buono e l'onesto. Io vi ho ragionato a lungo sul modo di contenersi a mensa, specialmente in casa altrui, e su questo punto il mio cómpito sarebbe finito. Tuttavia, per le ragioni più volte allegate, non credo fuor di proposito dir quattro parole anche intorno ai doveri di quei che convitano; e sarà, come tante altre, una lezioncina da tenere in serbo per l'avvenire. Anzitutto sarebbe mancare ad ogni principio di pulitezza e di convenienza raccogliere alla stessa tavola persone che si veggono di mal occhio, che sono in aspra lite, oppure divise da freschi rancori o da vecchi dissidii. Ciò non è da farsi che nell'idea di suggellare una riconciliazione già preparata, e in questo caso il pensiero meriterebbe le lodi di tutti gli animi onesti e gentili. Nè il riunire al medesimo desco uomini di opinioni politiche diametralmente opposte è senza pericolo: stantechè nelle quistioni che valgono su tali argomenti anche le persone più gravi e più educate si lasciano talvolta trasportare fuori dai confini della calma e dignitosa discussione. Non è conveniente far aspettare troppo tempo i commensali già raccolti per la ragione che ne manchi alcuno. L'incivile in ritardo non dev'essere causa d'incomodo altrui. Voglionsi però eccettuare due casi: l'uno, quando si aspettano forestieri pei quali è dato il pranzo; l' altro, quando un convitato ragguardevole abbia fatto sapere alla padrona il grave motivo del suo involontario ritardo, e questa ne presenti le scuse alla compagnia. Però non è mai lecito oltrepassare i limiti della convenienza e della discrezione, e chi è sorpreso da subito impedimento può con bel garbo scusarsi del suo non intervenire al convitto, senza recar noia e disagio a nessuno. Sarebbe stranezza peccare di parsimonia, ma non potrebbe piacere neanche una sontuosità esagerata a paragone del censo di chi invita. Sfoggiare un lusso principesco con una rendita non corrispondente gli è un mettersi in ridicolo, fare il passo, come suona il motto popolare, più lungo della gamba. Spiacciono poi sommamente certi padroni strani, bizzarri, meticolosi, che non trovano mai nulla fatto a loro modo, e non rifinano di lagnarsi del cuoco, di sgridare fanti e fantesche al cospetto altrui e a mensa, che è luogo di allegria. Tu chiami gli amici a letizia, e invece li rattristi: poichè come gli agrumi che altri mangia alla tua presenza a te pure allegano i denti, così il vedere che altri si adira, turba anche noi. Il padrone dev'essere il primo a mostrarsi di buon umore, a diffonderlo come corrente elettrica nei convitati; e la padrona dee spandere intorno il tesoro delle sue grazie e del suo spirito. Colle sole persone molto famigliari e domestiche, o con inferiori visibilmente troppo timidi può correre il costume di stuzzicarli a mangiare, quando però si faccia con discrezione; chè altrimenti sarebbe una cortesia ben incomoda quella di costringere un galantuomo a rimpinzarsi di cibi contro sua voglia e a buscarsi una buona indigestione. Siffatta insistenza notasi principalmente nella campagna, in quei banchetti per nozze, per messe nuove, per sagre, nei quali la moltiplicità e la quantità enorme delle imbandigioni ricordano i pranzi degli eroi omerici e renderebbero necessarii i loro stomachi di ferro. Per chiusa di questa lunga lezione, volgo una parola speciale a voi, mie buone fanciulle: prestatemi dunque orecchio. Delle tante rac comandazioni, dei tanti suggerimenti, che avete udito testè dalla mia bocca, io sono persuaso che una parte sia quasi superflua per voi giacchè l'istinto della decenza e del pudore che si sviluppa così precocemente nell'animo vostro è come una salvaguardia che vi rattiene dal commettere non pochi atti contrarii alla buona e bella creanza nei quali cadono facilmente i maschi. Ma, per converso e quasi a bilanciar le partite, certe mancanze che con più larga indulgenza si perdonano a questi, non si vogliono vedere nelle fanciulle, e sono con assai maggiore severità giudicate. Qual'è la causa di tale diversità di pesi e di misure ? È forse una ingiustizia del sesso forte contro il più debole? Nemmeno per celia. La ragione è questa: che siccome il sesso gentile ha diritto ad ogni delicato riguardo, così ha pure l' obbligo di serbar sempre il sentimento d'ogni delicatezza e di non fare il minimo atto che anche impercettibilmente offenda la dignità femminile. Eccovene un esempio: dopo un pranzo, spiace il vedere un giovinetto che, avendo ascoltato più i consigli della gola che quelli della moderazione, si sente aggravato il ventricolo, non dice parola, o pallido e sofferente si lascia cadere sur una seggiola, se pur non gli avviene di peggio...; ma quanto non dispiace di più una fanciulla che si trovi in simile stato! Lo lascio dire a voi stesse, mie care. Un ragazzo che in un dì di festa e d'allegria si mostri un tantino brillo potrà venire scusato pel caso eccezionale, per non essere abituato a vini generosi, e spandere anche il buon umore nella brigata. Ma d'una fanciulla io non vorrei che in nessuna circostanza si possa dire: « Ha bevuto un po' troppo, il vino le ha fatto male. » Anzi il mio consiglio sarebbe di non bere che acqua pura o vino corretto. Dunque, mie buone ascoltatrici, imprimete nella memoria quegli insegnamenti che fanno per voi come pei maschi, e tenete conto di queste ultime osservazioni che in modo particolare vi riguardano.

Pagina 76

Saper vivere. Norme di buona creanza

192938
Matilde Serao 1 occorrenze
  • 2012
  • Mursis
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Più si abbonda in gentilezze e in delicatezze, in questo soggetto, e meglio è. Quando si deve esser cortesi, non si è mai abbastanza cortesi!

Pagina 29

Marina ovvero il galateo della fanciulla

193650
Costantino Rodella 1 occorrenze
  • 2012
  • G. B. Paravia e Comp.
  • Firenze-Milano
  • paraletteratura-galateo
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. — Lo spirito d'osservazione, che abbonda nelle ragazze, e l'abitudine di mettere in ridicolo, spingono le allieve a contraffare gli atti, i gesti e i difettucci delle compagne ed anco delle maestre, e quindi a sgorbiarne ritratti, farne caricature; senza dire poi del talento di mettersi soprannomi; dal che derivano provocazioni, accuse e risse. Chi il crederebbe? Pure in quell'età v' è una gran tendenza a cavillare, a garrire, a bisticciarsi, a mettersi in dileggio, a imporsi nomignoli; risse belle e buone, che nell'animosità, nell'agognia di vendetta punto non la cedono a quelle de'grandi. Bisogna vederle, rosse in faccia, cogli occhi che schizzan fiamme, riprendersi fieramente, senza bontà, senza moderazione; non sentono che l'odio, che il bisogno crudele di vendetta; ih, che bizza! Guai se avessero il potere uguale allo sdegno! Marina biasimava codesta specie di ferocia, e più ancora quando la trovava tra fratelli e sorelle. E in quell'età quanto sono belli 1' amore, la fratellanza, il compatimento, il perdono!

Pagina 27

Donnine a modo

194019
Camilla Buffoni Zappa 1 occorrenze
  • 1897
  • Enrico Trevisini - Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Se alcuno vi parla rimanete in piedi; diritte sulla persona senza dimenarvi come martiri sotto l'aculeo. 4.II riso abbonda sulle labbra degli sciocchi dice il proverbio, e non a torto;buon riso fa buon sangue dice un altro e pure a ragione. Ma tutto sta di ridere a tempo opportuno, e non già ad ogni mosca che vola. 5. Raccontare una barzelletta e ridere del proprio racconto è cosa di pessimo gusto. 6. Lo scherzo è permesso soltanto fra persone intime fra eguali, in caso diverso è una mancanza di educazione grave. Del resto s'intende che una fanciulla deve essere sempre assai guardinga nello scherzare. 7. Nel breve corso di questo libretto ebbi piu volte occasione di raccomandarvi il rispetto per le cose sacre, e per sacre intendo tutto ciò che si riferisce alla divinità, la sventura sotto qualsiasi aspetto si presenti, la famiglia e la patria. Vi rinnovo questa raccomandazione perchè tale rispetto oltre esser garanzia di un animo bennato è anche prova di educazione corretta. 8. Siate ordinate in tutto, vale a dire abbiate un posto fisso per ogni oggetto che vi appartiene, e quando ne togliete alcuno rimettetevelo senza indugio, appena ve ne siete servite L'affastellare le varie cose delle quali usiamo da persona disordinata, fa perdere un tempo prezioso a ricercar quanto ci occorre in un dato momento, ci espone a perdere oggetti che ci sono necessari e magari cari. 9. Siate ordinate anche nelle vostre azioni, e cioè abbiate una specie di orario del vostro tempo e non derogate. 10. Non immagino neppure che le mie lettrici possono prendersi il gusto di dar soprannomi a nessuno, dovrei pensar male della loro educazione. 11. Se dovete nominare un israelita non dite nèEbreo nèGiudeo,sono appellativi da lasciarsi alla gente di piazza; direte invece unisraelita. 12.È brutto veder un fanciullo che dorme in pubblico, ma veder una giovanetta addormentata, cioè dimentica di ogni riguardo è cosa che fa pena. 13. Passando dinnanzi a una persona chiedetene il permesso, ma se è possibile evitate di farlo. 14. Conosco fanciulle che hanno il malvezzo di parlare all'orecchio d'alcuno, cosa contro la quale non fa bisogno di insorgere ora, poichè i più vecchi galatei la stigmatizzano. 15. Non giurate mai, il giuramento è forma solenne da lasciarsi al Tribunale dove i fanciulli non mettono piede. 16. Non dite bugie, e vi guadagnerete la fiducia nella vostra parola. 17. Talvolta non si deve dire nemmeno tutta la verità, e da ciò forse venne l'adagio:un bel tacere non fu mai scritto. Quindi se la verità che vorreste dire fosse per offendere o addolorare chicchessia, tacete. 18. Se incontrate sulle scale una signora, un vecchio o qualsiasi altra persona di riguardo fermatevi un momento dalla parte del muro e lasciatela passare chinando il capo. 19. Se un uomo o un fanciullo usa a voi questa deferenza passate lesta, senza guardare in viso chi vi fa largo, e salutate con un cenno della testa. 20. Non v'immischiate nei discorsi degli altri, non interrompete chi parla. 21. Se conoscete qualche lingua straniera, qualche dialetto non li parlate dinnanzi a persone che non potrebbero capire quanto dite. 22. Se doveste parlare con chi è un po' duro di orecchio alzate la voce e parlate lentamente. 23. Fatevi un precetto di mantenere alla vostra parola, qualunque sagrificio vi dovesse costare. 24. Una fanciulla ben educata non dice mai p.e. la mia casa, i miei cavalli, i miei servi, ma bensì la nostra casa, i nostri cavalli, i nostri servi. 25. Non perdete tempo, e non lo fate perdere agli altri ricordandovi il motto inglese:il tempo è moneta. 26. Se siate in compagnia e vi prende il singhiozzo allontanatevi un momento finchè vi sia passato. 27. Non vi abbandonate ad atti di rabbia o d'ira, non scattate come molle inglesi, siate sempre calme padrone di voi stesse per non diventare zimbello degli altri. 28. Tenete la testa diritta, non troppo alta come cavalli restii, nè troppo bassa come se cercaste sempre qualche oggetto smarrito. Del resto tenetelo a mente, più il contegno di una ragazza è modesto e più riesce simpatica a chi l' avvicina. 29. Non vi mordete le labbra, non parlate con voi stesse. 30. Se parlate con persone titolate, ricordatevi di rivolger loro la parola accompagnandola del titolo a cui hanno diritto. 31. Se vi trovate con persona che sapete in rapporti piuttosto freddi con la vostra famiglia regolatevi come se lo ignoraste, e misurate la vostra cortesia al grado di parentela o conoscenza che vi lega. 32. Non siate curiosi di vedere, nè di sapere cose delle quali vi accorgete che si vuol lasciarvi ignorare. 33. Non siate permalose, a rischio di diventare antipatiche a chi vi conosce. 34. Non chiedete un consiglio se non siete decise a seguirlo. 35. Parlando con alcuno tenete gli occhi alzati verso chi vi parla, sfuggire lo sguardo di colui col quale conversiamo risente d'ipocrisia. 36. Se entrate in un luogo pubblico o privato chiudete la porta con garbo in modo che non sbatta e non resti socchiusa. 37. Se siete innanzi a persone che leggono cessate ogni sorta di chiasso, e non parlate neppure sottovoce. 38. Affaciandovi alla finestra non mettete nulla in testa; ma ricordatevi che meno ci state e meglio è. In ogni modo non parlerete mai dalla finestra. 39. Non parlate in coro, per carità. 40. Non riferite mai cose che abbiate potuto vedere o sentire. 41. Se foste portate della mamma in visita salutate con garbo, non toccate alcun oggetto, non parlate se non siete interrogate, non contraddite mai un racconto che facesse chi vi accompagna, state composte, trattenete ogni segno di noja, ecc. 42. Se vi fossero offerti dolci accettate con moderazione e ringraziate. 43. Non è permesso, fanciulle mie, di mettersi in tasca dolci o altro, che ci fossero stati regalati durante una visita; si mangiano seduta stante, senza sporcarsi. 44. Se si volesse proprio che li accettassimo, se quasi ci si facesse forza cacciandoceli in tasca, fa duopo rinunciare anche ad assaggiarli: si mangiano a casa. 45. A chi vi interroga dovete rispondere con grazia con semplici monosillabi sìenoma dovrebbe accompagnare l'affermazione o negazione con la parola signore, e signora; e nel caso aveste a parlare con persona titolata dite anche il titolo qualunque esso sia: per esempio: con piacere, signora contessa; no, signor barone; si, signor capitano, volentieri, signor generale, ecc. 46. Vi potrebbe accadere d'incontrarvi per via o in un negozio con una compagna di scuola di condizione assai inferiore alla vostra; non è necessario, è vero, vi dica, che darete prova di buona educazione salutando cordialmente, e che sarebbe un vero atto inurbano se fingeste di non conoscerla? 47. Con gli operai che potessero venire a lavorare in casa vostra siate anche cortesi, e ricordatevi che sono anch'essi uomini come voi; con le cucitrici, le sarte siate graziose, ma non date loro confidenza. 48. Ho veduti ragazzine guardare sopra le spalle di chi scrive o leggere quanto si va tracciando sul foglio. Sono cose contrarie a ogni nobile sentimento e contrarie ad ogni cortesia. 49. Non tenete le mani sotto il grembiale, nè in tasca sebbene faccia freddo, se non volete esser giudicate senza educazione. 50. Ne è più lecito mettersi le mani in bocca e nelle orecchie, nè pulirsi i denti in nessun modo fuori dalla propria stanza, nè sciaquarsi la bocca, nè tagliarsi le unghie in presenza altrui. 51. In presenza altrui è vietato, sotto pena di sentirsi dare il titolo di zotiche, levarsi i stivaletti, e peggio le calze. 52. Non parlate mai male di nessuno, meno ancora degli assenti, la maldicenza in bocca a una fanciulla diventa una vera sconcezza. 53. Dovendo accennare a una persona presente per dire che ha fatto, ha detto qualche cosa, non dite è stata lei, è stato lui, ma a seconda della persona con la quale parlate, dite è stato il signor tale, e qui nome o grado. 54. Solo trattandosi di una parente, di un'amica dite è stata: è stata Lucia, l'ha fatto Maria. 55. Quando ringraziate non ditelmille grazie,che puzza volgarità dite solo grazie e chinate un pochino il capo. 56. Fanciullette care, conosco un bravo avvocato che d'inverno è la disperazione delle signore con le quali parla, poichè spennacchia loro tutto il manicotto, o qualsiasi altro oggetto di pelliccia la signora rechi in dosso. Finì col sentirsi dire che era veramente un legale che spenna i clienti. Fu una scherzosa lezione che il mio buon amico si era meritata; fate voi di non incorrere nello stesso rischio, e se anche parlate con una sorella, una compagna, non le tirate i bottoni dell'abito, non le aggiustate il golletto, ecc. 57. Non dite mai a chi vi parla.Che ha detto? che cosa? che?Bisogna prestar attenzione a chi vi parla perchè è scortesia far ripetere due volte la frase stessa. Ma se si dà il caso che non abbiate capito domandate scusa, e pregate vi si ripeta quanto vi era stato detto. 58. Se davanti a voi si ferma, e vi parla un estraneo, o un parente maggiore di voi, alzatevi in piedi,e ritte e ferme ascoltate quanto vi si vuol dire. 59. Incontrando una compagna di scuola insieme a qualcuno della sua famiglia, a qualsiasi persona civile chinate il capo, senza segni amichevoli per lei; se è accompagnata da un domestico salutatela come si usa tra fanciulle educate. 60. Camminando non urtate le persone con i gomiti. 61. Se salite in una vettura con vostra madre, col babbo, o qualsiasi altra persona adulta lasciatele loro la destra; se queste persone sono più d'una occupate il sedile davanti; ma non insistete per stare davanti se è un uomo che occuperebbe uno dei posti d' onore, e se vuole cedervelo. Dovendo salire in una vettura lasciate prima passare la mamma, qualsiasi altra signora che accompagnaste; scendendo, siate le prime, e porgete la mano a colui che è con voi. 62. Gli ordini al cocchiere dovete lasciarli dare dai vostri maggiori, o fratelli. 63. Se vi trovate in ferrovia state molto composte; brutto vedere un fanciullo indisciplinato, ma per una C. BUFFONI-ZAPPA 5 ragazza la cosa è ancora meno lecita. Bambini e ragazzi sono lo spauracchio dei viaggiatori, fate di togliere d'addosso alla vostra classe questa prevenzione che vi vuole male educate. 64. In ferrovia non pretendete di tenere i vetri chiusi od aperti ad ogni costo, nemmeno se vi trovate voi stesse allo sportello; e poichè l'igiene vuole che da un solo lato del vagone si tengano aperte le finestre, in modo da evitare le correnti d'aria, così dopo un po' di tempo chiudete la vostra finestra per mettere gli altri nella possibilità di aprire la loro. 65. So che quando viaggiate, o quando semplicemente vi trovate intramvi affacciate alla finestra dimenticando così uno dei più elementari insegnamenti del galateo che è quello di non voltare il dorso alle persone. 66. Sarà difficile, ma forse dovrete viaggiare di notte: in questo caso non è lecito togliervi le scarpe nemmeno se i piedi vi dolessero. 67. Se dormite badate di non recare incomodo agli altri; è una pena quando in un vagone completo una persona si addormenta; dondola da tutte le parti; casca addosso ora al vicino di destra ora a quello di sinistra. 68. Se abitualmente russate, evitate di dormire di giorno. 69. Sdrajarsi in modo da mettere i piedi addosso a qualcuno è villania. 70. Appoggiare i piedi sul sedile di faccia non è meno brutto. 71. Ridere di alcuno che in ferrovia, o su un battello a vapore potesse sentirsi male, è cosa da persona volgare, come l'ostinarsi a stare in pubblico sentendosi male. 72. Se andate in un albergo e non vi è permesso spassarvi nei corritoi, affacciarvi alla soglia delle stanze d'altri viaggiatori, far chiasso, chiamare con la voce i camerieri, farvi vedere nei corritoj mezzo svestite. 73. In treno la fanciulla ben educata non sale in piedi sui sedili, perchè oltre esser questo un atto scomposto disdicevole a una signorina, oltre il portare ad essi un guasto inevitabile, mette gli altri viaggiatori a rischio di insudiciarsi gli abiti. 74. Non s'imbrattano le pareti dei vagoni con sgorbi di matita, nè con qualsiasi altra cosa. 75. Non si strappano le tende dei finestrini, nè le frangie dei sedili. 76. Non si prende d'assalto un finestrino per tenerlo sino all'arrivo. 77. Passando in vista di paesaggi bellissimi non si nasconde ai compagni di viaggio la visuale. 78. So di certe signorine che se fanno appena un viaggio un po' lungo, giunte in vicinanza della stazione d'arrivo si sciolgono i capegli se li ravviano col pettine, e ciò è brutto, brutto, brutto. 79. Anche facendo un viaggio lungo non è permesso, mettersi, come si dice, in libertà, cioè, slacciarsi gli stivaletti, togliersi i guanti, allentarsi abito, ecc. Solo si può senza incorrere in una scorrettezza togliersi il cappello. 80. Le mie lettrici hanno passato tutte gli otto anni quindi se viaggiano, i loro genitori possono ammetterle alla tavola rotonda; vi rinnovo in questo caso tutte le raccomandazioni che vi feci per la tavola di famiglia, più, siccome a questa tavola la regola esige che vi serviate da voi stesse (questo vi avviene anche ogni volta che siete invitate a pranzo) mi raccomando, gli aveste anche appena appena toccati quei cari sette anni, non vi servite in modo che gli altri possano criticarvi. Con ciò voglio dirvi di non scegliere questo o quel pezzo, tasteggiando con la forchetta gli altri pezzi, nè prendere molta roba, perchè si tratta di cosa di vostro gusto, non toccare le frutta per prendere quelle più mature, se vi versate da bere non empite il bicchiere. Il vostro contegno a tavola rotonda sia tale da non permettere ai vostri vicini, nè di rivolgervi la parola, nè di versarvi da bere. 81. Entrando in una sala da pranzo d'albergo, avrete lasciato in camera vostra il cappellino. 82. Se avete occasione di fare il bagno in pubblico non spruzzate d'acqua i vicini, non vi aggrappate a chi nuota, non fate scherzi con l'acqua; non andate nuotando al largo se non è con voi alcuno della vostra famiglia. 83. Le mie lettrici potranno talvolta far parte dei così detti giuochi di società, è inutile ch' io dica loro che anche in queste occasioni la fanciulla per bene si distingue per il suo contegno corretto, senza musoneria, ma senza sguajataggine. 84. Non origliate mai alle porte, non guardate dai buchi delle chiavi. 85. Se avete ricevuto un beneficio serbate in cuore sempre viva la gratitudine, e quando se ne presenta occasione ricordate il bene ricevuto; se invece avete avuto occasione di rendere alcun servigio ad altri non rinfacciategli mai la vostra buona azione, nemmeno se lo vedeste ingrato. 86. Giuseppe Giusti, un poeta che fra poco imparerete ad amare scrisse

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Signorilità

199115
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 1 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
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Nei paesi freddi, sono usate lenzuola di tessuto Panama; in quelli dove abbonda la canapa, si adoperano lenzuola di canapa, grossi per servitù, di media grossezza per mettere sotto, e finissimi e resistentissimi per mettere sopra. Ma dappertutto si adopra la tela di lino. La tela va scelta con molta ponderatezza e con molta attenzione, dato che spesso il lino è misto al cotone, in modo da non accorgersene a prima vista. Non bisogna spaventarsi davanti ad un colore leggermento scuro, bensì ricercarlo. Esso significa che un candeggio a base di cloro non ha rovinato le fibre del tessuto, ed esso scomparirà dopo due o tre onesti bucati. Si sono sempre ricamati, e si ricamano ancora delle meravigliose lenzuola a sfilato siciliano, a punto Richelieu, a punto Venezia e passato, con applicazioni ecc. cose, però, che costano 1000, 2000, 3000 lire l'uno; all'ultima esposizione di Torino, uno valeva 30 mila lire!... Però un lenzuolo di bella tela, con degli «à jour» bene eseguiti e con una bella cifra ricamata alla perfezione, può essere degno del letto di una regina. Le pieghe da lenzuola, cioè un telo di tela lungo un metro e della stessa larghezza del lenzuolo, ricamato e cifrato, se sono antipaticissime quando sono poste a nascondere un lenzuolo ordinario o poco pulito, sono, invece, di grande utilità e necessarie e raccomandabili in un corredo, in previsioni di inevitabili malattie. Tutti noi sappiamo come sia facile compromettere il candore della biancheria con una macchia di brodo, di zabaglione o di decotto, e come siano difficili, nelle città grandi e nei piccoli appartamenti, dei bucati razionali di lenzuola larghe tre metri... Quindi è pratica e buona cosa avere il modo di tenerlo fresco e pulito, senza mutarlo varie volte al giorno. In quanto alle cifre, in tre diverse grandezze, (da lenzuolo o da tovaglia da 18 e 12 persone, da asciugamani e tovaglie da 8, da federe e da tovaglioli), debbono essere dello stesso disegno: disegno che, se è bello e artistico, può trasmettersi per secoli nella stessa famiglia. La biancheria della servitù abbia una piccola cifra ricamata in cotone rosso, e tutte indistintamente: lenzuola, teli da lenzuola, federe, asciugamani, abbiano un piccolo numero progressivo, ricamato in bianco e non in vista. E ciò per l'organizzazione dell'armadio della biancheria, di cui parleremo a pag. 476. Per completare il fabbisogno di una casa, dovremo unire due coperte bianche da letto matrimoniale e due da letto piccolo, su cui poi si poserà il copriletto (vedi pag. 187) e anche alcune copricoperte. Queste sono dei rettangoli di tela grossa, di étamine, oppure d'étamine con tramezzi di merletto e qualche punto di ricamo, leggere, che servono a preservare le coperte da eventuali macchie, che sono preziose e eleganti, in caso di malattie e di convalescenze, utilissime e eleganti sempre.

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Come presentarmi in società

199866
Erminia Vescovi 1 occorrenze
  • 1954
  • Brescia
  • Vannini
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Se brutta è la sguaiataggine del ridere sgangherato, se fende il cervello il riso stridulo, se è vero che il riso abbonda in bocca agli stolti, è vero altresì, però, che spiace anche un muso duro, una continua affettazione di malcontento. Soffiare, sbuffare, sospirare rumorosamente, corrugare la fronte e volger gli occhi torvi, indica che la compagnia vi riesce fastidiosa, e che non sapete sacrificare il vostro cruccio particolare alla convenienza delle reciproche relazioni. Talvolta però la malinconia è ostentata, è una posa, come suol dirsi con parola non prettamente italiana, ma espressiva; una posa per attirar su di noi gli sguardi, per atteggiarsi a vittime del destino o di ideali troppo alti per la maggioranza del genere umano. Nella prima metà del secolo scorso, imperanti Lamartine, Byron, Foscolo, Leopardi, un giovane ben nato e specialmente una fanciulla, si sarebbero creduti disonorati, abbandonandosi alla festiva spensieratezza della loro età. Ora, le arie cupe e misteriose, i volti pallidi, le fronti corrugate, son passate di moda. Ma per chi credesse di scegliere tale atteggiamento allo scopo di particolare eleganza, trascrivo le parole del Leopardi: «I giovani assai comunemente credono di rendersi amabili, fingendosi malinconici. E forse, quando è finta, la malinconia per breve spazio può piacere, specialmente alle donne. Ma vera, è fuggita da tutto il genere umano...». Si badi a quel forse e a quel per breve spazio. E si rifletta che la malinconia finta, oltre ad essere per se stessa una deplorevole ipocrisia, finisce poi col mutarsi in abito reale dell'animo e frutta uggia e malumore in noi e negli altri. Con quanto vantaggio della piacevolezza sociale e della simpatia che ognuno ama destare, si vede ben facilmente.

Pagina 35

Il giovinetto campagnuolo II - Agricoltura

205611
Garelli, Felice 2 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Vedi dunque che nulla più abbonda che l'acqua; perchè niuna cosa è tanto necessaria alla vita delle piante, e degli animali, come l'acqua. Essa circola nel terreno, scaturisce in sorgenti; scorre in fiumi, riempie i mari; s'innalza nell'aria; ritorna alla terra. Quanto è ammirabile la Provvidenza nelle opere sue! DOMANDE: 1. Chi prepara il cibo alle piante? - Cercano esse l'acqua nel terreno? 2. Le piante cercano l'acqua anche nell'aria? - Come si trova l'acqua nell'aria? - Che cosa sono le nebbie, e le nuvole? - Che cos'è la pioggia? - La rugiada? - La brina? - La grandine? - Perchè l'acqua si trova in abbondanza da per tutto?

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Il terriccio abbonda nelle terre di antichi pascoli o prati, o di vecchio bosco, e proviene dalla scomposizione dei residui delle piante. Abbonda pure nelle terre paludose, e proviene da scomposizione di piante palustri e di animali che là vivono e muoiono. Ma il terriccio di queste terre umide ha qualità diverse da quelle delle terre sane. Questo è buono, dolce, come si chiama comunemente, e fertilizza il terreno; quello al contrario è freddo, crudo, anche un po' acido, come si suole chiamare, e perciò nocivo alle piante coltivate, se prima non si corregge l'acidità di esso e la terra che lo produce. DOMANDE: 1. Che cosa è il terriccio? 2. In quali terre abbonda il terriccio? - In quali terre è buono? - In quali è cattivo?

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La giovinetta campagnuola

207847
Garelli, Felice 1 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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La tua casa non abbonda di arredi: tutt'altro. Ma, pochi o molti, è tuo dovere il conservarli lucenti, e puliti. Eccoti perciò alcune ricette di poco costo. Renderai lucenti, come nuovi, gli oggetti in rame, o in ferro, fregandoli con una manata di erba acetosa, o, in mancanza di questa, con argilla, o, meglio, con un po' di cenere passata allo staccio, alla quale avrai aggiunto un po' d'aceto. Per gli utensili di latta, preparerai una specie di ranno chiaro, con cenere passata allo staccio, polvere di carbone, e un po' d'olio d'oliva. Spalmerai con questo liquido gli oggetti, e, quando saranno quasi asciutti, li fregherai con un pannolino. Netterai i mobili di noce, canterani, lettiere, tavole, sedie, e darai loro una vernice, per poveri che siano, fregandoli bene con della cera gialla fusa in acqua di cenere. Toglierai le macchie di grasso sul focolare, e sul caminetto, cuoprendoli subito di cenere calda, o di carboni ardenti. Pulirai i vetri, fregandoli prima con cenere umida, e poi con un pannolino asciutto.

Pagina 100

Il Plutarco femminile

218144
Pietro Fanfano 1 occorrenze
  • 1893
  • Paolo Carrara Editore
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
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Dei così fatti abbonda la nostra Toscana, ecc." Tali parole sembrarono a tutte ragionevoli; si volle fare onorevole limitazione per la Corilla, la quale, anche nelle poesie non improvvisate, si era mostrata valente poetessa.

Pagina 235

Parassiti. Commedia in tre atti

232034
Antona-Traversi, Camillo 1 occorrenze
  • 1900
  • Remo Sandron editore
  • Milano, Napoli, Palermo
  • teatro - commedia
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Di questi uomini, cinici, corrotti, degenerati, pur troppo abbonda la nostra società. Il tipo non è nuovo nel teatro. La numerosa clientela degli oziosi gaudenti è stata sferzata sul palcoscenico sin dal tempo degli autori greci e romani e ha prestato ad essi materia a commedie giocose e satiriche. Camillo Antona-Traversi ha voluto studiare, riprodurre, la figura del moderno parassita, del venditore di fame che sa gabbare il prossimo suo, che sa menare avanti la vita a forza di umiliazioni, di sotterfugi, di espedienti, sino al giorno ultimo, fatale, della catastrofe o dell'ultima più abjetta deroga all'onore suo, alla sua dignità. Ed è appunto di questa commedia del valente drammaturgo che io - per l'assenza tanto del collega Yorickson, quanto del collega Alfredo - debbo rendere conto modestamente e brevemente. Mi preme, prima di ogni altra cosa, constatare che il nuovo lavoro drammatico dell'Antona-Traversi ha avuto all'Arena un largo, pieno, incontrastato successo. La commedia è una mirabile, stupenda colorita riproduzione di ambiente; un chiaro, preciso, niti lo studio di caratteri. L'autore ha ritratto con efficacia scultoria il tipo dell'uomo, che tira innanzi la esistenza alle spalle dei gonzi, frodando la beneFicenza, turlupinando il credito, ingannando la pubblica opinione. Lo svolgimento è ottimo, commendevolissimo, maravigliosamente vero; e minutamente studiato è il carattere del protagonista, che è una figura viva, umana, completa: ben condotta la progressiva degenerazione di quella famiglia senza coscienza e senza ideale: bellissima in pittura dell'ambiente, nel quale quei tipi parlano, operano, si agitano. L'Antona-Traversi ha compiuto, con La sua nuova commedia, oltre che un'ottima opera d'arte, anche una lodevole opera di risanamento morale, additando come questo del parassitismo moderno sia il germe roditore, l'assillo tormentatore della civile società; e dimostrando che, per buona sorte, esso, o prima o poi, trova giusta e adeguata punizione in sè stesso E il pubblico numeroso e intelligente, che affollava l'Arena, dimostrò con applausi continui di approvare la tesi della commedia , scritta con garbo signorile e con arguzia fine, scoppiettante. Dell'esecuzione dirò che fu irreprensibile. Il Calabresi fu semplicemente grande nella parte di Don Gennaro Gaudenzi, della quale fece una splendida, perfetta, inimitabile creazione, interpretando con elevato intelletto d'artista quel carattere strano e pervertito. Ottimi le signore Vestri e Galli, il Ruggeri, il Piperno, il Giovannini; lodevoli le signore Piperno, Garetti e Rodolfi, il De Antonio, il Rodolfi. Parassiti si replicherà domani sera per l'ultima recita della Compagnia. PICTOR.Il Fieramosca, an. XX, n. 181; Firenze, venerdì sabato, 29, 30 luglio 1900.

Pagina 301

L'indomani

246451
Neera 1 occorrenze
  • 1889
  • Libreria editrice Galli
  • Milano
  • Verismo
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La vis comica vi abbonda, ed è di buona lega.» Giornale La Postilla.

Pagina 212

Saper vivere. Norme di buona creanza

248292
Matilde Serao 1 occorrenze
  • 1923
  • Fratelli Treves Editore
  • Milano
  • Verismo
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Più si abbonda in gentilezze e in delicatezze, in questo soggetto, e meglio è. Quando si deve esser cortesi, non si è mai abbastanza cortesi!

Pagina 16