De'miei, sono quaranta o cinquanta famiglie in una stanza; ciascuna ha il suo numero e la sua casella negli scaffali intorno alle pareti; non c'è pericolo che abbandonino e scambino mai la loro casa, tanto è grande e indissolubile l'affetto del primo amore. Le femmine od i maschi staccati dal loro nido, dalle uova, o dai loro piccini, sentono più prepotente il bisogno di ritornare colla loro famiglia. È incredibile ciò che sopportano di fatica e di stenti per ritrovare la casa, quando sono portati lontano. Se smarriscono la via non hanno più pace: non vi è tempesta o burrasca che li trattenga. Si direbbe che solo acciecati, che non conoscono più pericoli, che non pensano più alla loro vita, che sono impazziti d'amore. Essi volano sul mare, attraversano le nubi, sfidano i fulmini, passano di città in città, indeboliti, estenuati, affranti, cercando la loro soffitta, vagando sui tetti, posandosi sulle torri a prender fiato, cercando spauriti nei campi qualche granello di cibo, finchè dopo l'affanno di giorni e di settimane, passate errando nella foga della ricerca, arrivano ansanti alla loro casa e si fermano sui tetti vicini, di fronte alla loro finestra e cadono guardandola, come se mancassero loro le forze, e soccombessero per la fatica e gli stenti.
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Scoprendo o indovinando il giuoco avversario, gli si crei subito una opposizione; e si abbandonino subito i progetti, che risultassero indovinati dalla parte avversa. La posizione, più che il numero delle pedine, contribuisce a far guadagnare la partita. Quando la partita sta per decidersi si raggruppino i propri pezzi e si lotti in massa, affinchè gli uni possano riescire di aiuto agli altri pericolanti. Quando la partita sembra perduta, si cerchi, sacrificando tutto, di giungere almeno a dama. Se l'avversario si è impadronito degli scacchi, è opportuno manovrare nel mezzo del damiere, procurando di chiudere i pezzi avversari.
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giusta punizione); che evitino i languori-con-sottinteso, le frasi sibilline, i quiz coniugali, il golfino azzurro esibito all'improvviso come il coniglio del prestigiatore; e non si aspettino che sposo, parenti e amici restino folgorati dall'annuncio o si abbandonino a scene di tripudio. Una notizia lieta e commovente, quando lo è, lo è tanto di più se viene data e accolta con semplicità. Senza squilli di fanfara o esagerati pudori: entrambi anacronistici. E guai (ci riferiamo in particolare agli amici e colleghi del futuro padre) guai a chi fa commenti vieti o, Dio guardi, salaci. Semplicità non vuol dire, beninteso, brutalità, impudicizia, ostentato cinismo. Sparare la notizia al marito davanti a cinquanta persone, in termini crudi o «spiritosi» non è segno di disinvoltura e modernità ma di snobismo o di insicurezza: spia di vecchi tabù esorcizzati con l'arroganza.
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Al momento di offrire il tè o i rinfreschi, senza che i giocatori abbandonino i loro posti, farà chieder loro quello che desiderano, procurando che siano serviti senza intralciare le loro partite. La sollecitudine verso gli invitati che s'abbandonano al piacere dei giochi a carte, è dovere per una padrona di casa, e non fra i minori, se è vero che quella dei giocatori, una delle categorie più difficili. Nondimeno in molte case si usa semplificare il cerimoniale, specie se gioco è abituale; a una data ora si offre qualche liquore o il caffè ed è la padrona che serve i suoi ospiti con grazia e semplicità.
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Una padrona di casa d'animo fine eviterà abilmente che le visitatrici rimaste si abbandonino a un esercizio, non sempre benevolo, delle loro lingue nei riguardi della visitatrice che si è allontanata. Non facendolo, rischia anche di far prolungare la visita al di là della discrezione, perché qualche signora vorrà andarsene per ultima, sperando cosí di sottrarsi alla sorte comune. Senza dire di una scenetta gustosissima cui si può assistere nel caso, per es., che la visitatrice uscita rientri perché ha dimenticato un guanto: tutti le fanno festa perché ha procurato a tutti la gioia di farsi rivedere... Debbo dirlo? Assistendo a qualcuna di queste riunioni, mi sono persuaso che non sempre la logica vi domina. E mi son persuaso altresí che, molto spesso, l'amicizia fra le donne non è che una gelosia, una inimicizia larvata, che scoppiano alla prima, alla piú piccola occasione; per la qual cosa si regolano benissimo quelle signore che, a queste fiere di vanità, di pettegolezzi e di maldicenze, antepongono una salutarissima passeggiata in campagna. Probabilmente, la maggior parte delle nostre signore rinunzierebbe alle visite se, da noi, l'ora del tè fosse, come nel Giappone, un'ora di raccoglimento. «Il silenzio raccolto è interrotto soltanto dal gorgoglio dell'acqua che bolle. I Giapponesi hanno compreso la grande significazione del silenzio: sanno tutti i misteri ch'esso racchiude e rivela: sanno che nel silenzio l'uomo può scoprire aspetti insoliti della natura, e profondità insospettate della sua anima. La cerimonia del tè è basata sul silenzio e sulle sue rivelazioni improvvise: essa si svolge in una atmosfera di raccoglimento e di pace ». Vale come visita fatta il proprio biglietto ; meglio se lasciato a mano al servitore che se messo nella cassetta della corrispondenza. Da noi non usa piú, in tal caso, ripiegare la carta di visita in un angolo. Però il biglietto si può lasciare se apre la porta una persona di servizio o un bimbo: se, invece, viene alla porta una persona adulta di famiglia, è doveroso entrare. Non è necessario lasciarlo per le mancate visite amichevoli. I coniugi lasciano il biglietto intestato ad ambedue: una signora lascia il biglietto col proprio nome e il cognome del marito. Se la carta di visita si lascia a persone che sieno in albergo, vi si scrive in cima, a sinistra, il nome e il cognome del destinatario.
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Per le fanciulle è sempre da temere, massime in tali occasioni, che si abbandonino troppo alla gaiezza del loro carattere, e che abusino di una libertà insolita. Potrebbero, senza cattiva intenzione, compromettere sè medesime ed altri, se giungessero ad un eccesso di franchezza, che non ammissibile nella società bene educata. Ciascuno può mostrare spirito senza ricorrere a detti mordaci od a beffe sconvenienti; può ciascuno prender parte al comun brio senza mai discostarsi dalla convenienza. Dobbiamo: Essere giudiziosi e discreti nella scelta dei giuochi di sala; usare non minore riservatezza e prudenza nella scelta delle penitenze che sogliono derivare da tali giuochi; sottoporsi con eguale circospezione alle penitenze inflitte; badar bene di non compromettere sè nè altri in questi scherzi; partecipare del comun brio senza offendere in nulla le convenienze. Non dobbiamo: Insistere per far prevalere la propria scelta nei giuochi di sala; nè abusare della libertà che naturalmente questi giuochi producono; nè cogliere siffatte occasioni per lanciare detti mordaci, o far beffe sconvenienti. Daremo fine a queste avvertenze con un pensiero di una donna di molto ingegno. La civiltà riducesi al desiderio d'acquistarsi grazia appo tutte le persone stimabili; il che è facile a conseguire quando sappiamo rispettare i superiori, farci stimare dagli eguali, amare gl'inferiori. E noi aggiungeremo: La civiltà fondata sulla morale, ci procaccia la stima dei nostri simili, e ci aiuta a compiere una parte della missione affidataci da Dio sopra la terra. FINE
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Le mamme, anche mondane, abbandonino per un giorno l'idea della linea e dei fronzoli e, aiutando a vestire le bambine, non mostrino di dare la benchè minima importanza alla loro apparenza. Sarà molto bello, se la famiglia possiede una pur modesta cappellina in casa o nella villa di campagna, far celebrare là la dolce festa bianca delle proprie creature, curando l'addobbo candido dell'altare e magari procurando della buona musica sacra; sarà molto cristiano che i parenti tutti si accostino pure alla Comunione. Terminata la cerimonia, tutti prenderanno posto a una tavola ben preparata, a cui sarà servito caffè-latte, cioccolatta, thè con panini e con dolci, essendovi al posto d'onore il sacerdote: dopo di essa, i festeggiati ricaveranno i doni. In questo periodo di megalomania, i doni per prima Comunione corrispondono ai doni di nozze di trent'anni fa, e sono raramente di soggetto religioso. Invece è bene che lo siano, ma che il libro di preghiera sia l'Imitazione di Cristo e abbia una rilegatura artistica, l'arazzo da mettere in capo al letto sia veramente bello, il rosario sia in pietre dure ecc. Indicati anche, perchè i piccoli Comunicandi sono anche studenti di ginnasio, una penna stilografica di buona marca, un tagliacarte di tartaruga e simili. Nel pomeriggio, quando la mamma voglia riunire dei piccoli amici dei suoi figlioli, abbia cura di non dare alla riunione un carattere mondano, bensì un carattere dissimile dalle altre feste, e li conduca con sè a vedere la famiglia di poveri che ella ha beneficati in quel giorno, li conduca a fare una merenda all'aperto, lontani dalla vanità e dal brusio... Generalmente la Cresima coincide con la prima Comunione; padrino e madrina regalano ai figliocci qualche cosa di valore, che possa restar loro per tutta la vita per ricordo. Indicatissimo, e quasi di prammatica, è l'orologio d'oro con catena ai maschi, l'orologio a bracciale per le bambine, oppure, per quest'ultime, una spilla d'oro massiccio, o un braccialetto di una forma semplice, che possa essere sempre di moda, un paio di orecchini con una perla anche piccola, ma perfetta, che esse porteranno fino a quando lo sposo loro regalerà i solitari. I cresimati saranno invitati a colazione dai padrini, e i genitori dei cresimati ospiteranno i padrini pel pranzo e per la serata. Anche qui sarebbe molto cristiano, bello ed educativo che i genitori tenessero a Cresima, nello stesso giorno in cui i loro figlioli ricevono il grande Sacramento, un povero bambino... un piccolo colono, un orfano di guerra, imitando così l'alto e nobilissimo esempio del Principe di Piemonte che, nella primavera 1928, a Mogadiscio, nella Somalia italiana, volle essere padrino di numerosi piccoli indigeni.... I figliocci hanno obblighi di cortesia verso i loro padrini, ai quali scriveranno o recheranno in persona gli auguri nelle ricorrenze festive annuali, nel loro giorno onomastico ecc., unendovi, secondo i casi, qualche fiore, qualche lavorino. I padrini, secondo lo spirito cattolico, dovrebbero essere dei secondi padri, e seguire, ben consigliando, i figliocci nella vita.
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