Ma sbaglia ugualmente chi si comporta in modo del tutto opposto. « A casa mia », annuncia compiaciuta la signora all'ospite, che è appena arrivato, « ognuno fa quel che crede. » E dilegua, abbandonandolo in balìa di se stesso. Poiché a tali padroni corrispondono adeguate cameriere, il poveretto non troverà grucce nell'armadio, né asciugamani nel bagno; vagherà alla cieca nei corridoi alla ricerca della toilette, e all'ora del tè siederà sconfortato in un salotto semibuio e deserto. Non c'è da stupirsi se, passati due giorni, sopraggiungerà il solito telegramma a richiamarlo d'urgenza. La padrona di casa ideale è quella che c'è senza esserci; che organizza tutto di dietro le quinte, sorridente, riposata, riposante. Grazie a lei, l'ospite si sente libero non già di sbadigliare, ma di scegliere tra diversi programmi quello che più gli aggrada: desidera fare una passeggiata solitaria nei boschi? Gli verrà indicata la scorciatoia più pittoresca. Preferisce una gita a F. dove c'è un'adorabile chiesa romanica? Per l'appunto, la signora deve fare delle commissioni in quella cittadina e sarà felice di accompagnarlo in macchina. Preferisce rimanere nella sua stanza a scrivere o a leggere? Faccia pure e si regoli per il tè come crede: suoni il campanello, se lo desidera in camera, o raggiunga i padroni in giardino dalle cinque in poi; ci saranno probabilmente anche i signori della villa accanto. Se, troppo entusiasmato da un trattamento così delizioso, l'ospite
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