Raramente una beltà formosa, appariscente, di quelle che a prima vista abbagliano e seducono, potrà vantare estremità snelle e graziose. I piccoli piedi sono riserbati alle figurine mignonnes, come i piedi sottili alle donne slanciate e magre. Giacchè non è assolutamente necessario che un piede per esser bello abbia la proporzione del piede di Cenerentola. Il piede deve esser proporzionato alla statura; ma in ogni modo bisogna che sia snello, e ché si assottigli molto nel principio della gamba. Le parigine sono ammirabili per la grazia e l' eleganza della loro calzatura sempre assortita all'abito e appropriata secondo l'ora della giornata. Nel mattino infilano i piccoli piedi coperti di calze di seta rosa o celeste, a seconda del colore dell' abito da camera, in un paio di pianelline ricamate d'oro, intessute d'argento e di porpora, simili a quelle di qualche profumato harem d'oriente. Più tardi la signora esce; e allora sono severe scarpette nere, che salgono un poco sul malleolo e non spiccano dalla calza di seta nera o bruna. Nel pomeriggio la signora riceve o esce in carrozza a prendere il thè da qualche amica, e sulle calze ricamate del colore dell'abito, indossa un paio di scarpine ad alto tacco Louis XVI con una fibbia di strass. E alla sera per il teatro, per le riunioni, avrà calze traforate, finissime, e scarpine a larga scollatura, di raso ricamato in perline o in oro. A Parigi, ed anche nelle principali città italiane, adesso vi sono pedicuri, ossia persone che esercitano la professione di curare i piedi, tenerne in ordine le unghie, ammollirne gli indurimenti, vigilare che non si formino i dolorosi calli o gli ancor più dolorosi occhi di pernice. Si vuole che questi siano un regalo della civiltà. Infatti un selvaggio li ignora. Per impedirli bisogna evitare le scarpe strette o dure. Anche i geloni ai piedi sono un male comune e fastidioso. Il miglior preservativo è portare calze di lana e fare del moto. Un buon rimedio sono le frizioni con l'unguento di jodio. Vi sono alcune persone i cui piedi trasudano facilmente in estate mandando un odore nauseabondo. Chi soffre di questo penoso incomodo dovrà portare scarpe leggere e fare frequentissimi bagni ai piedi con acqua calda aggiungendovi un po' di sale ammoniaco o di cloruro di calce.
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La vecchia fata diventa una bellissima principessa; le pietre con le quali sono costruiti i muri della capanna s'illuminano, brillano di una luce azzurrina, diventano trasparenti, scintillano, abbagliano come se fossero pietre preziose. I mobili poverissimi si animano e luccicano. La rozza tavola di legno bianco assume l'aspetto nobile e grave di una tavola di marmo. Il quadrante dell'orologio occhieggia e sorride allegramente, mentre lo sportello della cassa dentro la quale il pendolo oscilla, si schiude per lasciar scappare fuori le ore, che tenendosi per la mano e ridendo pazzamente si mettono a danzare al suono di una musica deliziosa. Naturale sorpresa, mista a spavento, di Tyltyl, il quale, mostrando le Ore, esclama): TYLTYL Chi sono tutte quelle belle signore? LA FATA Non aver paura: sono le ore della tua vita, felici di esser libere e di lasciarsi vedere un momento.... TYLTYL E perchè le pareti sono così lucenti? Sono forse di zucchero oppure di pietre preziose? LA FATA Tutte le pietre sono eguali, tutte le pietre sono preziose. Ma l'uomo ne vede soltanto alcune.... (Nel frattempo la scena magica si svolge completandosi. Le anime dei Pani tondi da quattro libbre, sotto l'aspetto di omìni in maglia color crosta di pane, sbalorditi e infarinati, sbucano fuori dalla madia e si mettono a saltellare intorno alla tavola. Li raggiunge il Fuoco, il quale, guizzato fuori dal focolare con una maglia gialla e rossa, li rincorre torcendosi dalle risa). TYLTYL Chi sono quei brutti omìni? LA FATA Gente da poco. Sono le anime dei Pani Tondi da quattro libbre che approfittano del Regno della Verità per uscir fuori dalla madia dove stavano un po' ristretti.... TYLTYL E quel diavolone rosso che ha cattivo odore?... LA FATA Ssst!... Non ti far sentire. È il Fuoco.... Ha un caratteraccio!... (Durante questo dialogo la scena magica continua a svolgersi. Il Cane e la Gatta, raggomitolati ai piedi dell'armadio, gettano simultaneamente un grido e spariscono in una botola. In loro vece compaiono due personaggi, l'uno dei quali porta una maschera di can mastino e l'altro una testa di gatta. Subito dopo l'omìno dalla maschera di mastino - che d'ora innanzi chiameremo Cane - si precipita su Tyltyl, lo abbraccia violentemente e lo copre di carezze impetuose; mentre la donnina dalla maschera di gatta - che per semplificare chiameremo Gatta - si avvicina a Mytyl, dopo essersi ravviati i capelli, lavate le mani e lisciati i baffi). IL CANE (urlando, saltando, buttando tutto all'aria, dando noia a tutti) Mio piccolo dio!... Buongiorno, buongiorno, mio piccolo dio!... Finalmente, finalmente posso parlare!... Avevo tante cose da dirti!... Avevo un bell'abbaiare e scodinzolare!... Tu non capivi.... Ma ora!... Buongiorno! buongiorno! ... Come ti voglio bene!... Come ti voglio bene!... Vuoi che faccia qualche cosa di straordinario?... Vuoi che mi metta a camminare sulle mani d che balli sulla corda?... TYLTYL (alla Fata) Chi è questo signore con la testa di cane? LA FATA Non vedi? È l'anima di Tylô, da te liberata or ora.... MAURICE MAETERLINK. - L'Uccellino azzurro. 3 LA GATTA (avvicinandosi con prudenza a Mytyl e porgendole cerimoniosamente la mano) Buongiorno, signorina,.... Come siete bella stamani!... MYTYL Buongiorno, signora.... (alla Fata) Chi è?... LA FATA Non indovini?... È l'anima di Tylette che ti porge la mano.... Su, via, dàlle un bacio.... IL CANE (dando uno spintone alla Gatta) Anch'io!... Voglio abbracciare il piccolo dio!... Voglio abbracciare la bimba! Voglio abbracciare tutti! Bene!... Come ci divertiremo!... Voglio far paura a Tylette.... Bau! Bau! Bau!... LA GATTA Signore, non ho il piacere di conoscervi. LA FATA (minacciando il Cane con la sua bacchetta) Sta' fermo, tu; se no ti faccio rientrare nel silenzio fino alla fine dei tempi.... (Nel frattempo la scena magica continua a svolgersi. L'Arcolaio in un angolo si è messo a girare vertiginosamente dipanando dei meravigliosi raggi di luce. Dall'altra parte la Fontanella si mette a cantare con voce acutissima, e, trasformandosi in fontana luminosa, inonda l'acquaio di un torrente di perle e di smeraldi dove si getta l'anima dell'acqua, simile a una fanciulla scapigliata, grondante di pioggia, e tutta in lacrime. Essa si azzuffa subito col Fuoco). TYLTYL E quella signora tutta bagnata?... LA FATA Non temere. È l'Acqua, che scappa fuori dalla cannella.... (Il Bricco del latte si rovescia, cade in terra, si spezza. Dal latte sparso s'inalza una figura alta, bianca e pudica, che ha l'aria di aver paura di tutto). TYLTYL E quella signora in camicia, così spaurita?... LA FATA È il Latte che ha rotto il suo bricco.... (Il Pan di zucchero posato ai piedi dell'armadio cresce a poco a poco e rompe l' involucro di carta, dal quale sbuca fuori un essere sdolcinato e mellifluo, vestito con una cappa mezza bianca e mezza celeste, che sorridendo beatamente si avanza verso Mytyl). MYTYL (impaurita) Chi è?... LA FATA Non vedi? È l'anima dello Zucchero!... MYTYL (rassicurata) Chi sa se avrà lo zucchero filato?... LA FATA Sì, certo; in tasca non ha che zucchero filato, e ogni dito della mano è di zucchero filato.... (La Lampada cade a terra, e appena caduta, la sua fiammella si raddrizza e si trasforma in una vergine luminosa d' incomparabile bellezza. È coperta da lunghi veli trasparenti e abbaglianti, e rimane immobile, come in estasi). TYLTYL È la Regina!... MYTYL È la Madonna!... LA FATA No, bambini miei. È la Luce. (Intanto le cazzeruole sulle mensole si mettono a girare come tante trottole. L'armadio della biancheria spalanca i suoi sportelli, e ne escono fuori stoffe magnifiche color di sole e color di luna, alle quali si uniscono dei cenci e degli stracci dall'aspetto non meno sontuoso, che scendono giù dalla scaletta del granaio. Ma a un tratto si odono tre colpi bruschi alla porta a destra). TYLTYL (spaventato) È il babbo! Ha sentito!... LA FATA Gira il diamante!... Da sinistra a destra.... (Tyltyl gira in fretta il diamante). Non così in fretta! Dio mio! È troppo tardi.... L'hai girato troppo presto.... Non faranno più a, tempo a riprendere il loro posto e avremo delle noie, ho paura.... (La Fata riappare di nuovo sotto l'aspetto di una brutta. vecchia; le pareti della capanna perdono il loro splendore, le Ore ritornano dentro all'orologio, l'Arcolaio si ferma, ecc. Ma nella fretta e nella confusione generale, mentre il Fuoco corre pazzamente intorno alla stanza in cerca del focolare, uno dei Pani Tondi da quattro libbre che non è riuscito a trovar posto nella madia, scoppia in singhiozzi urlando dallo spavento). Che cosa c'è?... IL PANE (piangendo) Non c'è più posto nella madia?... LA FATA (guardando dentro alla madia) Ma sì, ma sì.... (spingendo gli altri Pani che hanno ripreso il loro posto). Via, presto, stringetevi un po'.... (Bussano di nuovo alla porta). IL PANE (smarrito, sforzandosi invano di entrare nella madia) Non c'è rimedio.... Mi mangeranno prima degli altri! IL CANE (saltando intorno a Tyltyl) Mio piccolo dio!... Io son sempre qui!... Posso parlare ancora!... Ancora! ancora! ancora... LA FATA Come, anche tu?... Sei sempre qui?... IL CANE Ho avuto fortuna!... Non sono potuto tornare nel silenzio. La botola si è chiusa troppo presto.... LA GATTA E la mia pure.... Che cosa succederà?... Siamo forse in pericolo?... LA FATA Ecco, debbo dirvi la verità: tutti quelli che accompagneranno i due bambini, moriranno alla fine del viaggio.... LA GATTA E quelli che non li accompagneranno?... LA FATA Sopravviveranno pochi minuti.... LA GATTA (al Cane) Vieni, rientriamo nella botola.... IL CANE No, no, non voglio!... Voglio accompagnare il mio piccolo dio!... Voglio parlargli sempre!... LA GATTA Scimunito!... (Bussano di nuovo alla porta). IL PANE (piangendo a calde lacrime) Non voglio morire alla fine del viaggio!... Voglio tornar subito dentro la madia!... IL Fuoco (che nel frattempo non ha smesso un istante di correre vertiginosamente intorno alla stanza, con sibili d'angoscia) Non trovo più il focolare!... L'ACQUA (tentando invano di rientrare nella cannella) Non mi riesce più di rientrare nella, cannella!... Lo ZUCCHERO (affannandosi intorno all'involucro di carta) Ho lacerato la, carta che m'involtava... IL LATTE (linfatico e pudico) Mi hanno rotto il bricco! LA FATA Che stupidi, Dio mio!... Stupidi e vili.... Preferireste dunque di continuare a vivere in quelle brutte scatole, nelle botole o dentro alle cannelle piuttosto che accompagnare i bambini nella ricerca dell'Uccellino Azzurro?... TUTTI (eccettuati il Cane e la Luce) Sì, sì! Lo preferiamo!... Oh, la mia cannella!... La mia madia!... Il mio focolare!... La mia botola!... LA FATA (alla Luce, che contempla pensosa i resti della sua lampada infranta) E tu, Luce, che cosa ne pensi?... LA LUCE Io accompagnerò i bambini.... IL CANE (abbaiando di gioia) Anch'io!... anch'io!... LA FATA Meno male! È troppo tardi, in ogni modo, per tornare indietro. Non sta più in voi di scegliere; perciò verrete tutti con noi.... Ma tu, Fuoco, abbi cura di non avvicinarti a nessuno; e tu, Cane, non punzecchiare la Gatta e tu, Acqua, procura di star bene diritta e di non sgocciolare dappertutto.... (Si odono novamente dei colpi violenti alla porta di destra) TYLTYL (ascoltando) È il babbo, di nuovo.... Questa volta si è alzato davvero, lo sento camminare.... LA FATA Usciamo dalla finestra.... Verrete tutti a casa mia, e cercherò di vestire come si conviene gli animali e le cose.... (Al Pane) Tu, Pane, prendi la gabbia nella quale metteremo l'Uccellino Azzurro.... L'affido a te.... Presto, presto, non perdiamo tempo.... (La finestra si allunga a un tratto e si trasforma in una porta. Escono tutti, dopo di che la finestra riprende la sua forma primitiva, e si richiude come se nulla fosse. La stanza è ritornata buia, e i due lettini sono immersi nell'ombra. L'uscio a destra si schiude, e attraverso lo spiraglio fanno capolino Babbo Tyl e Mamma Tyl). IL BABBO Non era nulla, te lo dicevo.... è il grillo che canta.... LA MAMMA Li vedi?... IL BABBO Sì. Dòrmono quieti quieti.... LA MAMMA Li sento respirare.... (L'uscio si richiude). CALA LA TELA
- Ora, che son fuggita, per riprendermi, non più la tirannia... promesse che stordiscono... e ricchezze che abbagliano... piaceri... libertà! No... non vi credo... non vi credo più!..
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