MA, VOI, PIPPO, SIETE ABILE! E POI SIETE UNA PERSONA DI FIDUCIA! PERCHÈ NON PRENDETE IL POSTO DEL MIO GARZONE?
L'ha individuata Fabio Capello, che è un allenatore di primissimo livello, ma è stato pure un abile mediatore fra Trezeguet e Moggi. «In cinque minuti mi ha convinto - racconta adesso il frances -. È bastata una telefonata e mi sono sentito di nuovo addosso la maglia che non avrei mai voluto lasciare».
Probabilmente nessun sistema sia stato così raffinato e abile nello strumentalizzare la cultura al servizio del potere quanto il PRI messicano. Durante gli ottantatré anni di occupazione del potere da parte di questo partito numerosi artisti ed intellettuali ricevettero dal regime incarichi e nomine più o meno importanti a seconda del prestigio del beneficiario: in ambasciate, istituti culturali, università, ministeri e altro. Ma a differenza delle rozze tirannidi che trasformano i loro protetti in abietti adulatori, il PBI non pretendeva né elogi né difese, anzi, riconosceva ai clientes il diritto a criticare e fustigare gli errori del governo consentendo loro di fare la bella vita e di avere la coscienza a posto. La dittatura perfetta riusciva in questo modo ad apparire come la democrazia perfetta e soltanto gli imprudenti che superavano il limite di guardia criticando il regime in marnerà troppo aspra andavano il galera o erano vittime di incidenti. È vero che nelle democrazie come quella spagnola certe cose non accadono. Il meccanismo che potrebbe determinare un eccesso di ingerenza da parte dello Stato finanziatore della vita culturale attraverso leggi straordinarie che fissano tariffe doganali, sussidi o quote, è infinitamente più complesso e diffuso, ma non per questo risulta meno dannoso per l'esistenza di una cultura libera e critica capace di mettere perennemente in discussione i valori e le istituzioni esistenti. Tale tipo di cultura non può sorgere in una società dove la vita artistica e letteraria poggiano su aiuti che in verità diventano rapidamente e inconsapevolmente rendite, concessioni, privilegi, creando uno stato di dipendenza del patrocinato nei confronti del patrocinante. Anche con le migliori intenzioni un siffatto sistema degenera sempre in discriminazione per motivi sia personali («gli amici degli amici») che di lealtà (o slealtà) politica distorcendo in maniera tanto discreta quanto profonda le nobili finalità per le quali è nato. Nel frattempo esso stimola la formazione di gruppi di pressione allo scopo di accaparrarsi la parte del leone delle elargizioni statali e alla fine chi riceve più aiuto non è il più bisognoso bensì colui che riesce a premere meglio. Indubbiamente coloro che hanno accesso ai media - il terrore dei governi - si trovano in una posizione di superiorità assoluta nei confronti degli altri artisti perché si fanno sentire meglio. Chi alza allora la voce in favore dei ballerini e dei musicisti, ad esempio, veri orfani fra gli orfani del mondo dell'arte? Alla fine, in un sistema con queste caratteristiche prima o poi si consolida una cultura papavero come quella che, ahimè, sembra voler prevalere anche nelle società democratiche del mondo occidentale. L'illuminante espressione «arte papavero» venne utilizzata per la prima volta negli anni quaranta del secolo scorso dal poeta surrealista peruviano Cesar Moro in una polemica con il poeta cileno Vicente Huidobro che, a differenza del pacato scambio di vedute che mantengo con Molina Foix e Vidal-Beneyto, fu di una asprezza e una ferocia molto surrealiste. Come il bianco papavero da oppio dalle foglie ruvide, il sussidio ufficiale debilita dall'interno fino all'esaurimento l'attività creativa. L'artista diventa meno pugnace, meno audace, meno indipendente, meno libero. Pur non esigendo nulla dalla creatività, la dipendenza la rende banale. Non bisogna lasciarsi ingannare dalle sue insolenze, dalle acrobazie verbali, dai gesti spettacolari che spesso mascherano soltanto il vuoto. L'arte papavero distrae, intrattiene. Nei momenti migliori è brillante, seduttrice. Perché chiedere di più? C'è ancora in giro qualche imbecille che crede che un romanzo, un film, uno spettacolo di balletto o una messa in scena teatrale possano esercitare un effetto sismico sulla vita delle persone e cambiare il corso della storia? Si, il sottoscritto. Io sono convinto che il creatore debba difendere con le unghie e : coni denti la propria indipendenza : nei confronti del potere senza ubbidire ad altri demoni che le proprie idee e ossessioni. Alla bisogna deve cercare aiuto in ogni angolo della società, ma come faceva Bunuel, il quale chiedeva soldi alle contesse ma mai ai governi. I veri artisti, i veri creatori, sono sempre dei controgoverni, dei governi ombra che non smettono mai di impugnare le certezze, le retoriche, le finzioni, le verità ufficiali. Attraverso le opere che dipingono, compongono o narrano essi ci ricordano perennemente che, al contrario di quanto sostiene il potere, il mondo va molto male e la vita reale è sempre al di sotto delle aspettative e dei sogni delle persone. Questo hanno fatto in passato e fanno oggi quei propagatori dell’insoddisfazione che Rimbaud chiamava orribili lavoratori. Qualcosa non funziona nella cultura di un paese quando, anziché lottare per cambiare il mondo e rivoluzionare la vita, gli artisti si sforzano di conquistare protezioni e sussidi ufficiali. Per questo motivo è preferibile che lo Stato, se ha intenzione di promuovere la cultura, trasferisca il grosso del compito alla società civile attraverso politiche, quali gli incentivi fiscali, che stimolano il mecenatismo e le iniziative culturali private. In questo modo l'aiuto decentrato si diversifica, i pericoli del favoritismo e la discriminazione si allontanano e l'effetto soporifero del monopolio statale sulla cultura è molto contenuto. Octavio Paz l'ha spiegato con molta lucidità: si incomincia chiedendo sussidi all’«orco filantropico» per poter creare e si finisce creando per poter ottenere sussidi. I paesi anglosassoni sono un buon esempio dei benefici della cessione delle attività di promozione culturale alla sodata civile da parte dello Stato. In Inghilterra, per farne un esempio, il teatro è meno protetto che nel resto dell'Europa occidentale ma questo non gli ha impedito di diventare da decenni il migliore del mondo. Conosco fin troppo bene le enormi difficoltà che devono sfidare i cineasti, gli autori teatrali, i registi all'inizio della carriera. Cosa dire dei musicisti, dei ballerini, degli scultori? Per scrivere una poesia o un romanzo bastano carta e matita, certo, ma nella stragrande maggioranza dei casi lo sforzo che un giovane scrittore deve fare per trovare un editore disposto a pubblicare e distribuire i suoi libri non è inferiore a quello che tocca al giovane regista cinematografico in cerca di un produttore per il suo film. Ben vengano gli aiuti, purché arrivino a coloro che ne hanno bisogno senza limitarne l'originalità e l’indipendenza. C'è chi è allarmato dai monopoli che minacciano il mondo della comunicazione. Noi liberali sappiamo meglio di altri che i monopoli sono sempre una fonte di inefficienza e di corruzione. Tutti i monopoli, compresi quelli culturali.
È chiaro che la possibilità di una vincita di milioni, costituisce la molla principale; ma opera anche l'attrazione sottile della piccola e sia pure effimera gloria o fama che tocca al concorrente fortunato ed abile. Il gusto di questa «piccola gloria» è un sentimento tutto moderno e del resto assai umano. In un mondo che assomiglia a un palcoscenico dove i riflettori della notorietà si puntano continuamente su un piccolo numero di personaggi, l'uomo medio può esser punto di quando in quando dall'impulso di farsi anch'egli personaggio, per una volta: è un «oppio» innocente, una necessaria valvola di sfogo per una vita che tende sempre più a livellarsi nella collettività e nell'anonimato.
Ad andare in gol però è Falzone, abile a calciare una punizione (concessa forse troppo facilmente dall'arbitro secondo i sostenitori del Cecina) dal limite. I rossoblu hanno reagito bene e nel secondo tempo hanno avuto molte occasioni. Al 60' Prunecchi entra in arca e viene messo a terra: rigore. Lo trasforma Mariano. Sull'1-1 il Cecina può segnare con Magri e poi con Mariano ed Esposito, ma i difensori astigiani ci mettono una pezza. Nel momento della massima pressione cecinese è Falzone a recuperare un pallone sulla tre-quarti (Pagliuca fino a quel momento impeccabile scivola) e infilare Vecchi che in uscita devia il pallone, ma non tanto da evitare la rete. Nel finale gli assalti del Cecina che non giunge al pareggio.
L'onorevole Giolitti, sia da presidente nei Consigli dei ministri, sia in ogni altra sua funzione di capo del Governo, fu sempre, oltre che insuperabilmente abile, assai riguardoso. Questo pure gli dissi ieri, ringraziandolo ancora una volta; e questo abbiamo ripetuto tutti con vivo compiacimento, stamane, quando ci siamo trovati insieme per l'ultima volta.....».
A causa della risacca Silke Srolmell, nonostante sia abile nuotatrice, non è più riuscita a raggiungere la spiaggia. Il fidanzato ha dato l'allarme ai carabinieri, che si sono rivolti ai vigili del fuoco di La Spezia i quali, a loro volta, hanno chiesto l'Intervento dell'elicottero.
Sulla strada che porta al titolo, Mattioli troverà stasera un abile ed anziano mestierante come il messicano Jesus «Chucho» Garcia, che si lascia alle spalle ben 127 incontri professionistici, 31 dei quali vinti. È evidente cha Mattioli dovrà fornirà una prova convincente contro Garcia per giustificare il grosso sacrificio finanziario al quale chi lo guida sembra disposto pur di offrirgli una «chance» mondiale.
Rifare una mano gravemente lesa può esser pericoloso finché i tessuti sono infetti e sporchi in conseguenza dell'incidente; meglio attendere in questi casi qualche ora e magari due o tre giorni, finché i trattamenti locali e generali abbiano consentito quelle perfette condizioni di sterilità senza le quali nemmeno il più abile degli specialisti può sperare di conseguire buoni risultati.
Il colonello dapprima si incollerì, cercò di andarsene, ma la maniglia della porta prontamente svitata cadeva all'esterno mentre egli tentava di tirarla; il campanello e il telefono non funzionavano; una mano abile ne aveva staccato i fili, cosicché il colonnello, mezz'ora dopo, quando, grazie al ritorno dell'amico della moglie poté andarsene, era riconciliato alla vita coniugale e progettava un nuovo viaggio di nozze.
Abbiamo visto Giuseppe Spalla, Jean Joup, Bonaglia, Rossi e il piccolo Lanzi; e poi l'immancabile «Schise » il più abile - dice lui - massaggiatore del mondo, colui che ebbe l'onore - dice sempre lui - di massaggiare le gambe del campione del mondo Dempsey; e poi ancora il fratello, il padre, la madre del campione, tutta la famiglia insomma; e ancora una schiera di altro figure di secondo ordine che si affannano attorno al principe della situazione: Bosisio. L'allenamento di Bosisio è uno spettacolo: il lavoro deve forse cessare a Galliano quando il campione inizia nella piccola corte della casa paterna trasformata a palestra, la sua quotidiana fatica. Si chiudono le porte: ma teste sbucano ovunque, mentre i ballatoi si affollano e nell'officina del sig. Bosisio padre, cessa il martellare del ferro. Bosisio padre non ama il pugilato, a quanto sembra. Il figliolo un giorno, contrariamente al suo desiderio, si è gettato sulla via dello sport. E il signor Bosisio non vuol confessare a se stesso che dopo tutto è stata la via buona. «Stupidad», dice il buon lavoratore. E quasi non sembra interessarsi, così a prima vista, del lavoro - a suon di pugni - del figlio. Ma basta osservarlo poi: il pugilato ha finito per conquistare anche lui.
Né mai ho condiviso l'ottimismo di una parte della stampa sicuramente abile sul piano meramente dialettico ma, invece, sprovveduta sul piano critico-tecnico. Non parlo con il senno di poi. Proprio su queste colonne, quando ho conosciuto il nome del nostro avversario negli ottavi di finale, ho scritto che sarebbe stato ozioso sperare di battere la Francia.
I protagonisti principali, oltre all'unico e autentico comunista Bagdash, uomo metodico e dal temperamento duro, sono in primo luogo Akram Hourani, abile politico, quarantunenne, d'aspetto levantino, naso grosso e occhi da finanziere. È un opportunista, riuscito a restare a galla dopo aver fondato 10 anni fa un partito di estrema destra. Ora è capo del partito socialista che ha 16 seggi; con questi e alleandosi con l'unico deputato comunista impone la sua volontà, mentre la stragrande maggioranza del Parlamento è in esilio o ridotta al silenzio.
Di film in film il regista si faceva sempre più abile, e sempre più arido. La sua scattante intelligenza credeva tutto collegare, giustificare; e la sua sensibilità prediligeva toni secchi e duri, senza risparmio; e, in quei toni, poteva persino giungere al compiacimento. Zelante servitore, ogni volta, di una sua tesi, sembrava ignorare che una cosiddetta «tesi», per essere accettabile, deve completamente calarsi, senza scorie residue, nell'animo e nel carattere di alcuni personaggi; e che la loro cosiddetta «azione» deve nascere dagli animi, dai caratteri, e non seguire le svolte suggerite o imposte da un «caso» articolato in un copione.
E Claggart è abile a nascondere questa sua passione; ma forse basterà un fatto anche minimo a rivelarne la forza e la malvagità. Ora Billy è con Abbordafumo: è il solo amico che ha sulla nave.