Questo diritto non ha luogo per i terreni abbandonati dal mare.
Nelle località estere ove non risieda un'autorità consolare il comandante della nave deve dare ricovero a bordo e rimpatriare i marittimi italiani che si trovassero abbandonati.
Chiunque si impossessa di una nave o di un galleggiante abbandonati, sommersi o naufragati ovvero di un aeromobile abbandonato, caduto o perduto è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da lire duemila a diecimila.
Gli organi di polizia possono, altresì, procedere alla rimozione dei veicoli in sosta, ove per il loro stato o per altro fondato motivo si possa ritenere che siano stati abbandonati. Alla rimozione può provvedere anche l'ente proprietario della strada, sentiti preventivamente gli organi di polizia. Si applica in tal caso l'art. 15 del decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915.
Gli organi di polizia stradale provvedono alla rimozione dei veicoli in sosta che per il loro stato o per altro fondato motivo possano ritenersi abbandonati, nonché al loro trasporto in uno dei centri di raccolta autorizzati a norma dell'art. 15 del decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915. Per tali operazioni i predetti organi di polizia possono incaricare l'ente proprietario.
Decorso inutilmente tale termine, i campioni stessi, qualora non debbano essere tenuti a disposizione di organi giurisdizionali ai sensi dell'art. 76, sono considerati abbandonati e vengono assoggettati al trattamento previsto per le merci cadute in abbandono presso le dogane.
I ricorsi si considerano abbandonati se nel corso di due anni non sia compiuto alcun atto di procedura.
Sulla presunta responsabilità del proprietario del terreno in cui sono stati abbandonati i rifiuti
L'A. esamina criticamente una recente sentenza della Corte Suprema (secondo cui è inammissibile il ricorso per cassazione notificato alla controparte presso il suo procuratore costituito nel giudizio di merito, ma in luogo diverso da quello che negli atti di tale giudizio figurava indicato come suo studio e, quindi, come suo domicilio ai fini del giudizio, laddove, non essendosi costituita la controparte stessa del procedimento avanti alla Suprema Corte, non sia allegata dal ricorrente la certificazione rilasciata dal competente Consiglio dell'Ordine attestante che il procuratore della controparte ha effettivamente il suo studio nel luogo in cui risulta avvenuta la notificazione del ricorso), auspicando che i principi che esprime non si diffondano e siano presto rivisti e abbandonati, poiché caratterizzati da eccessivo formalismo, privo di reale fondamento normativo.
La Kafalah, che configura l'unico strumento di protezione dell'infanzia, previsto dal diritto islamico, per minori orfani o abbandonati, presenta innegabili tratti comuni con l'adozione e l'affidamento, ma se ne discosta per quanto riguarda la disciplina. La Suprema Corte, evidenziatane l'identità di ratio, equipara ai fini del ricongiungimento familiare l'affido islamico (disposto con provvedimento giurisdizionale) agli istituti di diritto interno.
La responsabilità solidale del proprietario per i rifiuti abbandonati sul fondo
In tema di conflitto del privilegio del promissario acquirente con l'ipoteca anteriore e di pubblicità dell'atto costitutivo del fondo patrimoniale, viene richiesta l'assegnazione alle Sezioni Unite della Cassazione di due ricorsi, affinché siano abbandonati i precedenti orientamenti della stessa Corte di Cassazione e siano adottate le opposte regole elaborate dalla dottrina.
I presupposti applicativi per l'adozione dell'ordinanza sindacale di rimozione dei rifiuti abbandonati e per il ripristino dello stato dei luoghi, ai sensi dell'articolo 192 del decreto legislativo n. 152 del 2006
L'Autrice prende in esame i presupposti per l'emanazione dell'ordinanza sindacale che dispone la rimozione dei rifiuti abbandonati, ai sensi dell'art. 192 del D.Lgs. 152/2006, soffermandosi in particolare su tre profili: a) la competenza ad emanare l'ordinanza; b) i requisiti oggettivi e soggettivi che ne legittimano l'adozione, con specifica individuazione dei soggetti che possono esserne destinatari e l'imputabilità della condotta al proprietario dell'area su cui i rifiuti vengano trovati (per dolo o per colpa); c) la spettanza della giurisdizione, ai sensi dell'art. 4 del D.L. 90/2008, che devolve alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo le controversie sulla gestione dei rifiuti.
La responsabilità del proprietario tra obblighi di bonifica e onere di rimozione dei rifiuti abbandonati. - 4.2. Il Consiglio di Stato distingue tra oneri che fanno capo al proprietario e oneri che fanno capo al soggetto che abbia cagionato l'inquinamento del sito, in applicazione del previgente art. 17 del d.lg. n. 22/1997. - 4.3. Oneri che gravano sul responsabile dell'inquinamento e oneri che gravano sul proprietario dell'area, alla luce del codice dell'ambiente.
È frequente il caso di crediti tributari di difficile acquisizione all'attivo fallimentare, che molto spesso finiscono per essere abbandonati, pregiudicati dal disinteresse del curatore o, addirittura, lasciati nelle mani del fallito tornato "in bonis". Le ipotesi più problematiche riguardano i crediti tributari che maturano con la chiusura del fallimento. La prassi ha elaborato varie soluzioni: - la cessione dei crediti tributari in favore di società finanziarie; - l'anticipazione della dichiarazione; - la "datio in solutum" in favore dei creditori fallimentari; - l'assegnazione del credito al fallito; - il ricorso all'ultrattività degli organi della procedura; - il mandato irrevocabile ad un istituto di credito; - la costituzione di un "trust". Il sistema più agevole è certamente quello della cessione. Le recenti riforme della legge fallimentare hanno fugato ogni dubbio in merito.
La tendenza ineliminabile a rimettere continuamente in discussione i traguardi rischia di riportare in auge modelli a buona ragione abbandonati. Dobbiamo piuttosto chiederci se verso i dirigenti valgano ancora le ragioni di diffidenza come negli anni Ottanta. Se appaiono rari i casi di gestione scarsamente indipendente o opaca, sono molto concreti i rischi derivanti da gestione inefficace e da inadeguatezza culturale dei dirigenti. Mentre la struttura giudiziaria presenta molte soluzioni felici sul piano della scienza dell'organizzazione, la modestia dei risultati dipende da molti fattori, tra cui il basso livello di coordinamento, la ridotta partecipazione, la tendenza di troppi a "autorganizzarsi", l'idea che tutti sono intercambiabili, quella che si oppone ad ogni seria valutazione, la inadeguata valorizzazione delle figure semidirettive. Migliorare i criteri in sede di nomina, non attendere il quadriennio per una prima valutazione del dirigente e non considerare un secondo incarico in sede diversa come un ritorno alla "carriera" sono altri aspetti centrali.
Il presente lavoro cerca di individuarle e di analizzarle in riferimento alla contravvenzione di inottemperanza ad un ordine di rimozione dei rifiuti abbandonati, per proporre soluzioni non solamente teoriche, ma soprattutto operative, alla luce della giurisprudenza penale (intervenuta sulla questione generale dei poteri del giudice rilevanti nell'accertamento del reato) ed anche della giurisprudenza amministrativa (che ha definito specificamente i confini di legittimità dell'ordinanza di cui all'art. 255.3 c. amb.).
Il mancato rispetto di misure di salvaguardia ambientale, infatti, ha contribuito a creare durante gli anni dello sviluppo industriale un gran numero di siti inquinati, alcuni ormai abbandonati, che, potendo produrre effetti dannosi sia alla salute dell'uomo che all'ambiente, necessitano di bonifica.
In particolare si propone che la forma eterologa della PMA possa attuarsi soltanto utilizzando gli embrioni già formati congelati e abbandonati. Viene ipotizzata anche una possibile obbligatoria rappresentanza processuale dei concepiti nelle vicende giudiziarie in cui i loro diritti sono in discussione; si argomenta contro l'anonimato dei c.d. donatori di gameti differenziando il regime del diritto a conoscere le proprie origini nelle diverse situazioni dell'adozione e del parto di donne che non vogliono essere nominate; viene auspicato l'intervento ministeriale per garantire che la generazione soprannumeraria avvenga soltanto nei casi in cui essa sia "strettamente necessaria" così come la legge continua a richiedere (art. 13); si dimostrava la netta differenza tra la diagnosi genetica pre-impianto e la diagnosi prenatale con riferimento alla tutela del concepito.