"O bbiferari, erano anch’essi abruzzesi. Vestivano — scrive il Belli — un pittoresco costume e venivano nello Stato pontificio sul cadere del
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. Eppuro io de ’sti scrivani n’ho cconosciuti certi che a fforza da scrive’ lettre, hanno fatto furtuna; sso’ aritornati ar paesé co’ quarche mmijaro de
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Ultimo attore superstite delle feste popolari della vecchia Roma. Il Belli in una nota de’ suoi sonetti, così ne scrive "Alcuni uomini tutti del
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sua Confraternita. Vestiti — scrive il Belli — di una goffa livrea, o dicasi pure divisa, coi colori della compagnia alla quale appartenevano, i
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Sopra cinque pezzetti di carta si scrive: sorcio, gatto, re, reggina e bbattente o bboja. Poi essi vengono gettati in aria e raccolti dai cinque
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chiamato: Fate-ben-per-voi e tenuto per vomo santo". E il Volena, nelle sue Cose memorabili, scrive: "V’era un Romito chiamato dalle parole che spesso
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punta nero — scrive l’erudito e dotto conte Alessandro Moroni — si rinviene nella storia a carico dei venditori ambulanti di Roma; vale a dire che fossero
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su’ palazzo, a scrive; entra un servitore in gran riverea, s’inchina e ppoi dice forte: — Sua eccellenza l’ambascialore di Francia! Nun finisce l
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