Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il letto vuoto

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Pecora, Elio 1 occorrenze

L'angelo sterminatore non manca un solo giorno di scendere da qualche parte a fare il suo. E poi tutto il resto che incombe, confonde. Mutamenti dell'aria, terremoti, alluvioni, il poco o niente che siamo e questo restare, questo seguitare. E la grazia di un gesto, la credulità nella promessa. E il vuoto in cui tutto pencola, e in esso l'andare e il venire, l'attendere e il fidare. E nell'orrore del vuoto un'allegria sempre riaffiorante, la corda che lega, lo spiraglio nel pozzo. Il bisogno di definirlo, quel vuoto, fino al terrore e allo spasimo: nella negazione affermarsi. E i nomi: il leccio, la nuvola, lo storno, il motore che ronfa, il grido oltre il muro. Interminabile elenco.

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Anedda, Antonella 1 occorrenze

Mi oppongo a questa inutile fatica. Amo guardarla in mattine come questa trasformata dal vento e dalla luce. Se srotolo un tappeto o stendo un lenzuolo sul balcone è solo in obbedienza al ritmo di una morte passata, al suo trambusto che cercava nitore scrostando gli angoli, buttando calce sui muri. Adesso c'è silenzio. So che non torna più nessuno ma che esiste una tregua: questa, ora, tra mezzogiorno e l'una.

Il letto vuoto

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Bertoni, Alberto 1 occorrenze

In fondo sono stato fortunato, perché Antonio Delfini prima di leggerlo l'ho vissuto e il suo spazio è stato anche lo spaziodella mia immaginazione: mio nonno Mario Sighinolfi , nato come me un ventitré di marzo, era appassionato di bocce, ma - per eccesso di pudore - si limitava a guardare le sfide degli altri, tutti i pomeriggi per lunghe ore, a Modena, nella vecchia piazza d 'armi, fra la Cittadella e la via Emilia. Ogni tanto lo accompagnavo, senza sapere che dalla sua mano - calda anche nel gelo dell'inverno - stava per sbocciare un esperto, non di bocce ma di trotto. Come Delfini stesso ha ricordato, “lo spazio della piazza d'armi, oltre che essere segnato nel suo interno dalla pista dell 'ippodromo per le corse dei cavalli al trotto, era delimitato nel suo amplissimo giro: da alte pioppe cipressine che in lunghi filari andavano verso la campagna e il cimitero; dalla ferrovia; più vicino, ultimo baluardo della città, dall 'ampio e lungo edificio del Foro Boario che prendeva tutto un lato della piazza.” Con la sua storia di voci, allora come oggi: “quelle appresso e quelle distanti, voci di donne, di bambini, di mercanti, di soldati, di cavalli, di somari, di cani, di uccelli, le voci dei giuochi delle bocce e la voce del pallone da football... ”.

Dal balcone del corpo

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Anedda, Antonella 1 occorrenze

Forse li inghiotte forsedorme con i ragni a corona tra i capelli. In realtà li fotografa:una mosca ingigantita contro il muro. Una blatta che strisciama sembra rotolare dal cielo del soffitto. Non ha bambini ègià vecchia: 47 anni. Il mio numero di casa è 47. Sommatodà 11, uno più uno. Solo io sola lei. Mi potrebbe prendere senon come figlio come ranocchio. Uno di quei rospi che cigolano sui pentoloni delle streghe, quello che sicuramente leimescola nelle notti di luna con ragnatele e code.

Finestre di via Paradiso

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Zani, Gabriele 1 occorrenze

Fino a sera sperammo che se tornasse in cielo da solo, com'era stato per gli altri pennuti, ma quando non bastarono le urla di incitamento né il lancio di vari oggetti si decise di convincerlo con una lunga verga metallica e quello precipitò sul pavimento.

Dal balcone del corpo

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Anedda, Antonella 1 occorrenze

A muore. B l'assiste. C va al funerale. B si ammala. C muore all'improvviso. La linea tracciata da queste vite si spezza. Chi sono, chi erano? Alla deriva: voi foglie sbriciolate dall'inverno.

Menhir

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Prete, Antonio 1 occorrenze

La furia improvvisa delle campane nel sabato lontano di resurrezione e il sole ancora dolce nella strada, le strisce d'ombra sui marciapiedi e le biciclette che svoltano col freno stridente e un aquilone di carta oleata blu sopra le logge e il pallone che rimbalza sulla saracinesca, da quale aprile viene questo istante a visitarmi nella notte di una citta che ha torri e altane e ha piazze la cui luce è bella e lontana come quella di un paese straniero e gli uccelli che rigano il cielo sopra le mura sono un disegno di china, e i miei passi che battono le lastre in pendio sono una marcia tra presenze rese invisibili ma bisbiglianti la litania del tempo dissipato in fili di nulla, del tempo fatto pulviscolo dell irreversibile, ma ora tornano con quella loro furia improvvisa le campane del Cristo risorto, ecco anche il suono della trenula che ruota nell'aria sospinta dalle mani di un ragazzo, e la donna nerovelata che cammina nel sole zoppicando, tornano le voci che mi gridano di prendere il pallone finito nella bottega del falegname, mentre qui nella notte s'avvicina il rombo di moto che taglia il silenzio poi si perde fuori porta...

Dal balcone del corpo

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Anedda, Antonella 1 occorrenze

Scopri che nella cantina addetta a dormitorio c'erano giocattoli, rnaterassi, taniche d'acqua, riserve di cibo. Da occidente guardi la distanza tra noi macerie e le nozze, tra la polvere e il rame, tra la tela che copre i piedi dei morti e il ruscello di seta sulla schiena della sposa. Allora scrivi per terra un'ultima volta, trasformando il sangue in vino e poi di nuovo in acqua. Chiedi che tutto si sciolga. Chiami la pioggia. Scagli il bastone.

Il letto vuoto

344928
Pecora, Elio 1 occorrenze

E i già morti, richiamati a esistere, si sono tutti adirati e intristiti. Finalmente avevano raggiunto la felicità. Se quella era la morte, perché riportarli in questo mondo di inquieti?

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Anedda, Antonella 1 occorrenze

Con un'ostinazione che non doveva conoscere noia, il comandante turco (che ora dà il nome a un ristorante alla moda) fece uccidere le ottocento persone che avevano rifiutato di convertirsi all'Islam. Stipate dietro un vetro che ha molte parti già offuscate, le tibie sono molto più numerose dei minuscoli crani collocati in alto e di cui non sappiamo né il sesso né l'età né il nome.

Ritorno a Planaval

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Dal Bianco, Stefano 6 occorrenze

È difficile ricostruire la posizione delle cose nella massa scura che sta sotto, ma dove aumenta il buio e si fa nero, guardando a lungo si indovina la figura del castello e dei larici alti sulla cordigliera.

L'arancione che si vede guardando da dentro le palpebre chiuse se si tiene la faccia contro sole, specialmente in un giorno di maggio, quando il colore dell`aria riscaldata, verso le tre del pomeriggio, è rimasto di poco più denso del mattino, e la spiaggia non fuma e il verdastro del mare è meno chiuso in sé, e cielo mare e spiaggia comunicano perfettamente un identico senso del respiro del mondo è l'arancione della pelle, che pertanto da dentro scopriamo non essere pallida e rosea, come appare, ma di molto più vivace, in verità, e sensibile al calore, di cielo mare e spiaggia conniventi a mirnare il respiro imperturbabile del mondo.

Così la novità sta tutta nella parte giomo, la storia della nostra casa nella parte notte, ed è per questo che in salotto o in cucina non riusciamo a stare, mentre con tutti i mezzi rallentando il passo ciascuno tutti i giomi pro- lunga il suo soggiomo in corridoio, da cui ritorna sempre con un”aria più serena e una luce più antica negli occhi, e coraggiosa.

La signora che mi spia dietro la sua tenda bianca drappeggiata e che io spio dalla finestra del salotto, perché non viene allo scoperto e mi saluta con la mano, e perché non ho il coraggio di rispondere al saluto e tanto meno di partire io per primo, visto che poi staremo qui a cercarci camminare da una stanza illuminata all'altra delle nostre case rispettive, come se non avessimo niente da inventare, come se tutti e due non avessimo da lavorare o da frugare altrove. Questa signora io non la conosco e non ha niente di particolare: è una signora e basta, che sta nella sua casa e si nasconde. A volte succede che qualcuno per sbaglio si scopre ed è un gioco bellissimo: vedere come l'altro si fa piccolo, come si chiude nel suo disonore e si ricorda di una sua faccenda e non si sporge più per un minuto. Allora si diventa coraggiosi e la finestra diventa un balcone. Ci si guarda intorno, si fa una grande luce nella casa del trionfo e si vorrebbe urlare ai pioppi e si vorrebbe che tutti dal giardino e dalle case intomo ci capissero qualcosa e applaudissero magari, al vincitore, che stasera sono io. Ma non c'è mai nessuno di visibile. Questa sera ho vinto. La signora ha chiuso addirittura le persiane. Di sicuro succede non di rado che io sia quello che ha la meglio e che poi di qua smarrimento, di là ci sia vergogna o vera o finta indifferenza. La mia forza è che io ci ragione sopra: la signora non regge, non si fa tutti questi pensieri e men che meno ne scriverebbe. Ma stasera forse la signora è partita veramente. Se n'è andata al mare e mi ha lasciato qui come un cretino.

La luna che si nascondeva dietro la massa nera della nuvolaglia non si sa se lo faceva di proposito, ma protendendo la sua luce sopra i contorni sempre in movimento della nuvola pareva quasi sul punto di sciogliersi nel cielo più segreto, e meno male che adesso grazie al vento è ritornata netta e rotondissirna sopra tutte le case del lido, una striscia di terra che sembra badare a se stessa soltanto quando c'è la luna. È soltanto in questa notti limpidissime che ci viene da chiedere che cos'è questo rumore, del vento o del mare, e ascoltando ci dimentichiamo di donnire, e guardando la luna le stelle e le nubi impariamo una distanza che di giomo non c'è, o non vogliamo che sia nostra.

E un'altra cosa non vorrei: che questa dei sassi fosse conside- rata una “trovata"; perché sarebbe vero solo in parte: io sono veramente preoccupato che noi veramente non parliamo la stessa lingua, ed è così che ho scritto una poesia dimostrativa. Ma io sono preoccupato soprattutto in questo momento, ed è un momento, un attimo, in cui non voglio dimostrare niente, voglio solo andarmene contento, nella sicurezza di aver parlato con qualcuno, e che qualcosa sia successo. Non mi interessa se ciò che sto facendo sia vecchio o nuovo, bello o brutto, ma mi dispiacerebbe se fosse inteso come falso, e sto rischiando. Di solito scrivo delle cose che mi sono abituato a chiamare poesie, ma se questa cosa di questo momento non dovesse funzionare, non dovesse essere compresa, tutto ciò che ho scritto e che scriverò non avrebbe scopo.

Il letto vuoto

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Bertoni, Alberto 2 occorrenze

Dopo che l'ho chiamato, invece, questo fissandomi latra e salta come un pazzo fino quasi a varcare il suo recinto. Allora mi giro per continuare il sentiero e in quel momento preciso dici di aver freddo, che vuoi tornare indietro. Ma è proprio lì che guardo meglio e pochissimo più avanti sento che l 'aria esplode in un buco di buio: vero, metafisico, assoluto. E da quel buco viene gente, molta che non vedo ma che avverto e neanche per sbaglio ci salto, io stasera lì dentro.

Anche se qualcuna, un giorno o l 'altro, dovrà pure spiegarmi cosa vuol dire “adulti” nel primo mondo contemporaneo occidentale: praticare gli acquisti più scaltri, essere un top troppo presto scavalcato o insegnare a dei figli straviziati la correttezza politica e animale?