. — Col suo permesso, signor barone, al pancreas abbiamo assegnato il numero undici. — Cosa mi dici! Il numero undici non è la cistifellea? — Cistifellea
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corre ad aprire la camera in cui è prigioniero il giovane Ottavio. Il quale, dal canto suo, dorme il sonno dell'incoscienza. — Che ore sono? — domanda
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viceparroco. Seguono ventiquattro barche tutte uguali, ciascuna reca a bordo un direttore generale di banca e il suo segretario, in totale quarantotto
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situazione, si è tuffato dal suo barchino e nuota vigorosamente verso la riva. Il barone Lamberto continua a gridare allegramente: — Tutto sbagliato
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Armando. — Domandi piuttosto che giorno è. Il signor Armando guarda il suo orologio, che non segna solo le ore, ma anche i mesi e i giorni. — Perbacco
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diventerà da grande. A questo, però, c'è rimedio. Ogni lettore scontento del finale, può cambiarlo a suo piacere, aggiungendo al libro un capitolo o due. O
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sentire la sua bella vocina e di vedere il suo bel nasino. — Lasciamo da parte i complimenti. Noi non stiamo facendo la pubblicità al barone Lamberto, che
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, cavando di tasca il suo taccuino. — Avanti. — Numero uno, asma. — L'ultimo accesso è stato diversi mesi fa. Eravamo appena tornati dall'Egitto. — Numero
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decida a morire e mi lasci erede del suo patrimonio. Almeno di un paio di banche... Ormai deve avere quasi cento anni. Sarebbe bene che mi facessi vedere
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si è dimenticato di spegnere e l'altoparlante ha continuato a fare il suo dovere. — Lamberto, Lamberto, Lamberto... «Molto interessante, — dice fra sé
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ha novantaquattro anni e non si sa quante malattie. Col suo udito, non lo disturberebbero nemmeno le cannonate. E poi, a essere sinceri, non ha mai
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lago. Distendeva sull'acqua il suo mantello, ci montava sopra e via, senza vela né motore. — Noi non siamo tanto santi, — hanno detto i due falsi frati
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nelle soffitte ci sono dei tipi strani. Dicono che sono dipendenti del barone, incaricati di ripetere a turno, giorno e notte, il suo nome. Ce n'è
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all'altra, fino a riempire tutto lo spazio sotto il cielo. Il giornalista ha descritto con entusiasmo lo spettacolo in un articolo che il suo direttore
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motocicletta a svolgere il suo lavoro. Di solito arriva in tempo per la conferenza stampa del barcaiolo Duilio. — Cos'ha comprato, stavolta? — Dodici polli
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. Piccoli colpi di tosse esprimono imbarazzo. Raschiamenti di gola indicano perplessità. Uno dei segretari bisbiglia nell'orecchio del suo vicino: — Il
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autorizzati a pagare, né in lire né in noccioline. Il capobanda fa presente la cosa a Lamberto e lo prega di fornire un suo manoscritto. — Immediatamente
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, — dice. I ventiquattro direttori generali ricevono contemporaneamente la foto di profilo del barone, il suo orecchio destro e un biglietto su cui il capo
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. Eredità, addio! Ottavio ha in tasca il sonnifero con il quale progettava di espugnare per conto suo la fortezza, passando per le soffitte. Ma non può fare
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suo nome imperiale avesse lo stesso suono di quella di navalmeccanico, nottolino, natica. — Naso, nausea, nittitazione, — aggiunge Anselmo. — Che vuol
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secche! — finisce Delfina al suo posto. — Mi piacerebbe portarla sulle Dolomiti. — A cavalcioni sulle spalle? Guardi che peso sessanta chili, anche se
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ventiquattro miliardi. Per il suo cadavere non ci daranno nemmeno un soldo. — Abbiamo il nipote, — osserva un discepolo. — Quello vale anche meno. Nel suo
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martelli? — insiste il commerciante. — Guarda, ho anche cinquecento tenaglie, cinquecento pinze... Insiste, prega, supplica. Nessuno è mai uscito dal suo
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