(non più di sei anni). Il vero schiavo perpetuo («êbed»), bensì trattato umanamente, non può essere che straniero.
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emancipazione della personalità che, in nome dell'uguaglianza di tutti gli uomini dinanzi a Dio, trasformò lo schiavo millenario nel servo della gleba ed esso
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cosmica al degradamento e la natura fa sentire la sua azione relativamente limitatrice, quasi ad ammonirci, a somiglianza dello schiavo che rammentava
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reputa impossibile e disdicevole l'occupazione materiale, e come uomo libero e sovrano condanna al lavoro lo schiavo. E prolungasi ulteriormente
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Ma accettato e rispettato questo principio, la schiavitù nella sua essenza era mutata. Lo schiavo non poteva più essere dal padrone costretto a
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paganesimo nel sopprimerla o restringerla. Omero avea bensì cantato che Giove allo schiavo «toglie metà dell'anima», accennando alla fiacchezza del
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ribellione (s. Paolo), e così si trasforma virtualmente la schiavitù; si limita la padronale (herilis)potestà sullo schiavo; se ne condanna la uccisione
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offerte, più tardi si istituiscono ordini religiosi per redimerli a danaro; si aprono asili allo schiavo fuggitivo; e questo, liberato ed educato, si
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dei Faraoni o la Roma dei Cesari, essa poggia pur sempre sulle spalle ricurve e sull'opera forzata dello schiavo, che gira la macina del grano, che geme
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non esistette mai prima o fuori del cristianesimo, se non sotto i nomi obbrobriosi di schiavo, di volgo, di plebe e nel quale fu sempre avvilito e
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interiore, nella quale tutti si trovano eguali, l'uomo, la donna, il libero e lo schiavo. Ma perché tale sentimento non tralignasse nell'egoismo superbo
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