— Lumaio! Belli lumi a petrolio, signori!
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recitando il rosario della Vergine. S’intende già che questa modificazione di prefiche vendeva l’orazione e il pianto" (Belli).
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tende con violenza e produce un fragore". Così il Belli nella nota 13 del sonetto Er Tosto del 24 ottobre 1831.
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"O bbiferari, erano anch’essi abruzzesi. Vestivano — scrive il Belli — un pittoresco costume e venivano nello Stato pontificio sul cadere del
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sonetto der Belli su ’sto preposito, che vvale un Perù.
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ad una terza e così via via. Con questo giochetto — dice il Belli, in una nota de’ suoi Sonetti — quando a piazza Navona eravi il mercato, un cocomero
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pesava! Su ’sto fatto er Belli cià ffatto un sonetto che vale un brillante per ogni lettera.
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chi si fece conoscere, altrimenti segue il suo giro". Così lo descrive il Belli nella nota 1 del sonetto: Er contratempo dell’11 ottobre 1830.
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giuoco consistono in questa alternativa. Così lo descrive il Belli nel suo magnifico sonetto Er giôco der Maróncino, del 22 agosto 1830.
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Il Belli così lo descrive: "I fanciulli della nostra plebe profferiscono le parole di una loro formula le cui sillabe si vanno alternamente
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uno dei due uovi si rompe, quello rotto diviene proprietà di colui al quale è rimasto sano il suo uovo. Il Belli, in una nota del sonetto: Er
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Ultimo attore superstite delle feste popolari della vecchia Roma. Il Belli in una nota de’ suoi sonetti, così ne scrive "Alcuni uomini tutti del
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pportone o bbottega; che — ddice er Belli in un sonetto magno — era un morì dda’ ride’. Allora ogni macellaro ammazzava le su’ bbestie in der su’ macello
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fanno intorno e gli gridano in coro: Tappo de cacatore, ecc.". Così lo descrive il Belli nella nota 13 del sonetto: Un’opera de misericordia del 3 ottobre
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ricomincia e seguita a piacimento". Così lo descrive il chiaro prof. Morandi alla nota 7a del sonetto del Belli: Li ggióchi.
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stesso e ricominciare il giuoco. Così lo descrive il Belli in una nota de’ suoi Sonetti romaneschi.
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sua Confraternita. Vestiti — scrive il Belli — di una goffa livrea, o dicasi pure divisa, coi colori della compagnia alla quale appartenevano, i
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Ecco in che mmodo er Belli, in d’un su’ sonetto majuscolo spiega come ar monno succede er taramoto. Dice che in fonno in fonno a la terra c’ è una
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Alla nota 5 del sonetto: Li bballi nôvi il Belli così descrive questo giuoco, ancora in voga. "Fra i molti saporiti giuochi praticati in Roma, anche
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raccolti, ad eccezione del Belli, il quale, nelle note ai suoi immortali Sonetti romaneschi, accenna a diversi di questi giuochi; note che io non ho
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Dite quer che vve pare, ma è una gran parola che a ddilla ce provamo una gran sodisfazzione! Quér chi sse ne…? ch’er Belli in un magno sonetto chiama
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del Belli, La commare acciputa, del 19 aprile 1835, così lo descrive, e così e non altrimenti, attualmente si giuoca. "Si mette in terra un pezzetto
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ricominciare daccapo. Il Belli, senza dare il titolo di questo stesso giuoco, così lo descrive: "Fra gli altri sollazzi puerili, usa in Roma il seguente
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alla mia povera mamma; e altri pochi di essi mi sono stati forniti dell’immortale poeta Belli, per mezzo de’ suoi meravigliosi Sonetti romaneschi
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. Insomma è il giuoco che ricomincia da capo. Se il primo non indovinasse, la mamma passa la mazzarócca al secondo, al terzo, al quarto, ecc. ecc. Il Belli
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: Stare alle bbécce vale essere in miseria. Bèlli (Li): Gendarmi, carabinieri. Bérgi: Soldi, denaro in genere. Bèrta: Tasca. Bianca (Farla): Far fiasco
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