Le 45 informazioni, relative alle caratteristiche degli individui rispondenti, alla composizione del nucleo familiare, alle abitudini e attitudini di spesa e alimentari, agli orientamenti e ai comportamenti per ridurre o prevenire gli sprechi alimentari allo spreco alimentare nella fase del consumo domestico, così raccolte sono state elaborate con l'utilizzo del "software R". L'analisi dei dati è svolta in due fasi successive: un'analisi delle corrispondenze semplici e una "cluster analysis". La prima ha permesso di identificare perché, come e quanto si spreca, la seconda di raggruppare i rispondenti in tre gruppi "omogenei" al loro interno e disomogenei tra di loro.
Le "nudge strategies" sono strumenti di regolazione innovativi e potenzialmente efficaci in campi in cui la regolazione tradizionale non dà buoni esiti (come la modifica di stili di vita o abitudini di consumo). Tuttavia, le "nudge strategies" presentano numerosi punti deboli, analizzati nell'articolo e non sfuggono ad una critica generale: sono poco trasparenti e non informano adeguatamente i destinatari, cosicché, se inefficaci, rischiano di lasciare l'interesse generale alla base dell'intervento di regolazione privo di adeguata tutela. Gran parte delle "nudge strategies" si giustificano dunque sulla base di una premessa: l'inevitabilità dell'errore cognitivo. Diversamente, l'informazione e l'educazione andrebbero preferite.
L'idea cioè che la pacifica convivenza umana non sia un portato spontaneo, ma costituisca il frutto di un lungo processo storico; un fragile tessuto di costumi, usi, abitudini, tradizioni che va maneggiato con cautela.