V'è in B. un impulso istintivo a deformare con più vigore la figura umana per via di accentuata funzionalità, e a lasciar piuttosto intocche le forme
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V'è taglio metallico e morvidezza tattile ad un tempo in questa sintesi prodigiosa: acciaio e lievito: sicché se dovessimo storicamente riandare
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V'è sviluppo ulteriore da questa serie a quella che mira a fissare le forme uniche della continuità nello spazio.
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V'è a proposito delle attitudini teoretiche del Pater, un suo saggio, che vorremmo vedere tra le annunzia te prossime versioni: «An Essay on Stile
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un ripostiglio della sagrestia di Santa Maria della Stella 21. V'è tale rinascita di caravaggismo in questo capolavoro che noi non potremmo creder
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V'è dello schema che per un nonnulla non raggiunge la grandezza. Non la raggiunge, tuttavia.
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anche al pubblico che non s'interessa di '600, afferra per il suo sentore strano di modernità nel senso peggiore. V'è un prodromo di mentalità
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delle cornici alitante sul muro? Per il resto la stoffa del capolavoro non manca V'è il superamento del voluto drammatismo delle cene eternamente
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V'è, di certo, partito di luce ben determinato, anche qui: ma non più di tanto che basti alla composizione per conchiudersi nella sua tranquilla e
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V'è bisogno di aggiunger parole sulla profonda indifferenza all'azione ch'è nelle due figure, quell'indifferenza, già!, ch'è in tutti i grandi
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V'è poi nell'alto della parete di sinistra il San Gennaro nel circo coi leoni [figura 139], che, sebbene non firmato - o per l'altezza la sigla è
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insieme. V'è appena nelle crespe larghe del modellato del viso d'Agar un ricordo dello Strozzi che il Fiasella tenta di solvere e distendere nelle
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figure, e dui cani che io stimo più delle figure, e farò vedere a V. S. Ill.ma quello che sa fare una donna».
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Le novità particolari, sopratutto documentarie, che il M. V. ha poi apportato sia nelle conoscenze dell'attività dello stesso Bramante, che di
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Senza raccogliere le altre frasi che provano l'influsso sul M. V. della corrente «ingegneristica» della critica architettonica, la citazione
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V'è insomma disequilibrio quasi continuo tra il compito della luce che vorrebbe divenir preminente e costruire uomini e cose secondo il proprio stile
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V'è l'altra grande rinnovazione, anch'essa attuata da Caravaggio, che pone il Seicento italiano alla pari di tutte le età eroiche, od arcaiche, della
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V'è infatti in Plinio - probabilmente di fonte greca, tanta filiforme purezza vi spira - una definizione della linea che ci pare suprema: «Extrema
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Così s'avvia il Pellizzari verso la fine del suo primo volume, studiando nell'ultimo capitolo (il V) le enciclopedie, i primi trattati d'arte
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«Adda (d') Francesco (? morto 1550), milanese, pittore non troppo felice imitatore di Leonardo da V., lasciò un San Giovanni nella chiesa delle
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V’è bisogno di aggiungere che, né pure nella creazione di una figura isolata, trovereste mai in Preti una curva agente costruttivamente nell'opera
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J.von DERSCHAU, Irrige Zuschreibungen an Sebastiano Ricci (Monatsh. f. Kstwiss. n, 1916, V) (in: 'L'Arte', 1917, p. 177).
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Sicché a proposito delle controverse attribuzioni al Preda, al De Conti, al Boltraffio, il M.-V. ha il merito di abbandonarsi di peso - quasi sempre
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che la facilità con cui il M.-V. inserisce l'opera fra ritratti affatto inferiori esciti con certezza dalle mani del Preda. Vi sono attribuzioni
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Non si comprende neppure come mai il M.-V. dopo aver asserito che i limiti impostisi nella trattazione dipendevano soprattutto dal desiderio di non
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Raccolta Fleitmann. L'unica attribuzione incomprensibile del V. è quella del Ratto delle Sabine della Raccolta Widener, opera patente di un italiano. Altre
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, 72; V, 113).
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E. v. LIPHART, Reiseeindrücke («Zeitschr. f. B. Kst.», XXIV, 9, II) (in: 'L'Arte', 1917, p. 304).
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L. V. BERTARELLI, Guida d'Italia del Touring Club Italiano. I. Piemonte, Lombardia, Canton Ticino. II. Liguria, Toscana settentrionale, Emilia
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V'è dapprima il problema dell' «influenza sulla piccola cultura» ed è problema che dalla mente più serena non può essere risolto che scetticamente
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importerebbe un concetto di proporzione che nella parte artistica non ci pare sia stato sempre osservato. V'è anzitutto una notevole sproporzione fra la
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V'è poi nella descrizione di Milano il più tipicamente cervellotico uso d'asterischi ch'io mi conosca. Dato e non concesso che voi dobbiate
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V. RUFFO, La Galleria Ruffo nel secolo XVII in Messina) con lettere di pittori ed altri documenti inediti («Boll. d'arte», I-XII, 1916) (in:. L'Arte
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«Vedo che V. S. Ill.ma ha fatto faijre parecchie mezze figure dalli meglio pictori d'Italia et che neciuna ariva a quella di Rymbrant, è vero io pour
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Sirén recentemente (v. questo Bollettino 1918, n. 1) propose invece il nome del Boccati.
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d'ombra? V'è gran pericolo di ricadere nel saltabecchìo semirealistico della luce di Tintoretto, quando si disdegni l'uso dei riflettori di Rembrandt.
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«Cap. V. Lo stile Piranesi» (Osservazioni intorno ai modelli forniti da Piranesi per un'arte decorativa che pur restando moderna e originale si
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«Cap. V. Le Vedute - Gli ultimi giorni di Piranesi - I suoi continuatori». (Relativo specialmente alla mirabile serie delle «Vedute» di Roma in
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«Cap. I. La Prospettiva» (Interessanti osservazioni sulla formazione graduale della Roma pittoresca dopo Sisto V e Paolo IlI, e sulla prospettiva
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V'è osservazioni tanto belle sui disegni! v'è scorci e saporiti tentativi di quelle «trascritture verbali» (come quella sugli affreschi di S. Martino
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Così avviene che sotto Carlo V appaia quel Parement de Narbonne ch'è di apparenze talmente italiane.
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29. La fuga in Egitto. Roma, Galleria Nazionale (L) [figura 164]. Per altro dipinto, orientabile verso l'Ansaldo, v. a CAVALLINO, n. 267 [figura 230].
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Per il Cavallino, v. anche a: VACCARO, ANDREA [figura 231].
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seconda edizione). Frattanto il Voss la restituiva giustamente a L. de Deyster. Per altra opera del De Ferrari, v. anche a: CARNEO, ANTONIO, 214.
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opera del Rossi, v. anche a: PROCACCINI, GIULIO CESARE, n. 802 [figura 237].
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470. Il martirio di San Bartolomeo. Roma, Coll. Marchesi. Si veda sopra, alla voce BONITO, per il n.10 v. AMIGONI, JACOPO.
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Nella seconda edizione, l'Erodiade (698, poi 370) di Torino venne, su mia indicazione, passata al Cairo (v.), in una con la Salomè di Vicenza (370 A
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col bozzetto (422, poi 784) per Mondovì, prima esposto come Fumiani (v.).
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(v.); 892. La Cena in Emmaus [figura 222], della Coll. Chiesa, prima e più giustamente, secondo le tracce di firma, esposta al nome del settecentista
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detto a gran voce, un capolavoro, e dove si afferma quello ch'era inevitabile: il predominio delle curve vive [figura 35; tavola V].
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