dentro uno specchio nero appoggiato al pavimento, un pozzo senza fondo e il nero non è vuoto, ma un robo appiccicoso come petrolio, vischiosa materia
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fisarmonica, una polka di Strauss. All'improvviso un rumore, come di un carro, come di un mare in tempesta. Un susseguirsi di tuoni rotolanti in uno spazio
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madre, che si cura degli uccelletti. Alcuni mesi dopo uno dei due pappagallini muore, nessuno in casa appura se il maschio o la femmina. La vecchia
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, adesso che ho due anni, dieci, quaranta e tutti gli altri, con uno sguardo terribilmente uguale- saettante, vitale - a quel primo nel nido.
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La stiva e scura come una spina. Due dei sette sono morti. Dimmi quali. Hanno tutti gli occhi chiusi, le teste coperte di squame. Dalla bocca di uno
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Un fruscio, uno stormire di foglie, sì la memoria che scroscia copre i ricordi, confonde i visi e i gesti, finalmente.
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Due soldati, entrambi del Sud. Vengono sorpresi mentre si baciano, in camerata. Uno viene immediatamente trasferito. L' altro rifluta di muoversi
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Io ho qui, se Lei fruga, ho qui, guardi, dentro uno stracciodi camicia delle piccole foto mie che potrebbero servireda identikit a un palo
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47. Sommatodà 11, uno più uno. Solo io sola lei. Mi potrebbe prendere senon come figlio come ranocchio. Uno di quei rospi che cigolano sui pentoloni
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Due settimane dopo i funerali va in sogno al figlio, gli indica il platano davanti alla finestra, dice che ora se ne sta su uno di quei rami.
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IV Ognuno racconta la propria storia diversamente. Il mattino sorgerà per tutti, meno che per uno.
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Lei dorme con un berretto di pelo e il petto chiuso mentre la strada scricchiola di gelo. La notte ha mille astucci. Uno per ogni fiala.
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settecentesca non resta nulla. Tutto è nuovo, di legno chiaro, da uno dei banchi per inginocchiarsi spuntano un paio di pantofole da casa e poco
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, dei ricordi da gestire al meglio, buttando via ciò che non serve e il resto liberandolo equamente lasciando posto al nuovo, un colpo al cerchio uno alla
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più, ho sempre abitato dirimpetto a uno scalo minore, la Stazione piccola, destinato ai trenini per Sassuolo. E lì dentro giocavo, certi giorni di
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, uno di quei rivoli da niente che poi esplodono in un fiordo interminabile, ali di farfalla capaci di provocare a migliaia di chilometri un tornado.
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una porta sostavano in un inchino trepidante servile, strisciavano via mormorando, rialzandosi poco a poco, trascinando uno ad uno le loro ombre lungo
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gettate in cataste da una legge violenta verso il cielo, pacificate dalla natura prima che le aveva coperte di verdi selve, purificate poi da uno spirito
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s'arrossa sempre a passioni nove. Giorno verrà: lo so che questo sangue ardente a un tratto mancherà, che la mia penna avrà uno schianto stridente... ... e
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stelle, a me sembra uno strano fiore: corolla azzurra e grigio stelo. Il mio cortile è triste molto, come il suono di una placida campana sotto un cielo
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degli altri non si seppe più nulla. Uno dei discendenti rispuntò poi fuori in una delle ultime guerre e fece miracoli. Ma allora si era giunti sì e no
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rido o se uno slancio d'arte mi trasporta se miro la natura ora risorta a vita nuova, Te sola, del mio cor dominatrice te sola penso, a te freme ogni
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tristi dimore dell'uomo si sentirono più lontani fra le cose più dolci e care. E bevendo lo sguardo oscuro l'uno all'altra dall'occhio nero videro la
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speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla. Per tutti la morte ha uno sguardo. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come
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Quando ti parlo,come uno sparviero sono leggero ; come l'augel che bee l'aure remote in cui le note vibran forse degli angioli d'Iddio! Sul cranio
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Un dì due chèrubi in un essere sol vestir la creta; quel dì fra gli uomini giunse a esultare e a piangere il poeta. Uno era lamia conscia dei mali
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tuo petto è un corsaletto dei vecchi dì colla malìa nascosa; o bella donna di latte e di rosa. O bella donna che sembri uno stelo mietuto in cielo
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trovarla disseccata sulla cocente arena! Uno stormo però di rondinelle vispe, piccine e belle, quest'anno ancora alla gronda ospitale venne a raccoglier
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rapido e muto Or li ho messi a dormire ad uno ad uno, distesi, freddi, pallidi, stecchiti: in verità, non ditelo a nessuno, li ho seppelliti
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, ascolta... erra uno strascico nella vicina stanza? Ascolta; e la speranza, la fede tornerà. Venga il febbraio: ho un piccolo vaso di sempre-vivi che
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comune hanno lasciato; siedo, e veggo sfilarmi davanti ad uno ad uno i pellegrini che sembrano additarmi fra loro, e dirsi: oh vedi un giovinetto che
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, brancolando, i tuoi parenti, ad uno ad uno. - Chi sei tu ? - Non ricordo...- E il domicilio ?... - Sulla terra! - Ma dove ? - É il mio segreto! E di
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a uno stuolo di larve leggiere che andavano a volo; sorgeano, svanivano, cantandomi allato, cantandomi i canti del tempo passato. - Rammenti
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! Andatemi a cercare un coadiutore; lo vorrei nominar mio confessore per due minuti: ho due peccati che non san star muti. Uno è il desìo di avvinazzare un
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, e : - Sfoga - mi disse - l'immenso furor! - Ma quel sorriso mi avea fatto muto, e stava lì, sospeso, a bocca aperta come quando si aspetta uno
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abbaglianti, ammiccan gli occhi i santi e parlano fra lor. - Ahimè! - sussurra il martire che da una nicchia brilla: - uno spruzzo acidissimo mi entrò nella
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lauro sognato, quando, svaniti i fascini ad uno, ad uno, alla sua soglia picchiò il digiuno ... Si spense ... - O martire! riposa in pace; presso il tuo
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ignudo, come una compra femmina, o il conio di uno scudo? Ma tu, da culla a feretro lasci un sol dì il mantello? Ardisci mostrar l'indole del cuore e del
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Dante, di Virgilio cercando l'avel, ben trovava uno sempre il sembiante dei fratelli, e il sorriso del ciel! Sol cambiava divisa lo sgherro che spiava il
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, raggrinzato, come il naso di un chinese, strano pur nel suo paese. Con tai passi venia avanti da raggiungere uno struzzo, seminando un certo puzzo di tabacco
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fanciulle amanti, alle meste fedeli, alle incostanti, alle errabonde femmine infelici di sposi cacciatrici, a quelle che trovato uno ne hanno, e a
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intègri fino alla porta dell'eterno buio! Né ch'io giammai mi stanchi di riporli nel core ad uno ad uno, di volta in volta che il fatal becchino li mena
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feluca... Esita ancor... vacilla la debile fibrilla... Dov'è?... dov'è?... - Die' in uno spin di cozzo, precipitò nel pozzo
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quest'anno giungerà uno sposo! - Della miseria romperò l'artiglio! - Ritornerai guarito all'aer gioioso! - Avremo un figlio! Fanciulle mie, dalle
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Quando muore un poeta il ciel sorride; quel sorriso lo sente il volgo umano, e si guardano in faccia, e li conquide uno sgomento arcano. Veggono il
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