Nella medesima saletta — quasi di fronte — è un’altra opera in cui prevale il bestiale: «Gatto e uccello» (1939), di più facile lettura perché il
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poetica di Picasso che il Maestro — all’opposto di Paolo Uccello, il «folle della prospettiva» — è il «desperado dell’antiprospettiva, gettato di pari
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sempre è in Wols drammatica per quell’aggressione del dato naturalistico con un’altra forma, quasi che un uccello, una foglia, un volto dovessero pagar
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turbato di questo prima e di questo poi; anzi complicato da lezioni di museo italiano (Paolo Uccello e Piero della Francesca).
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presentatore dell’artista a proposito dell’«Uccello che spicca il volo», di una animalità faticante. E che dire del noto «Giocoliere» (Biennale di Carrara
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, delle sue opere: come quella in cui incorse lo «Uccello nello spazio», inviata negli U.S.A. per una Mostra, ma fermata alla dogana perché non
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ricchezza di temi, perfino il più noto dei quali, 1’«Uccello che vola», immagine plastica di uno spazio percorso, di una luce col suo peso, visto nella
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sogna di porre più alto della torre Eiffel, nel mezzo di una città, il suo «Uccello nello spazio», per dare agli uomini il senso di ima aspirazione
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». Sceglieremmo «Uccello di tuono» e «Solchiaro», due pezzi di una energia meno ai ferri corti con la squisitezza, se fossimo dei mercanti.
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