sono Cipí e tu? Il gatto, che aveva sentito, non disse niente: apri appena la palpebra e pensò: «Vieni piú vicino e ti faccio vedere io chi sono!» E
! — disse Cipí raggiante di felicità, — sei contenta ora? — Si... sí... tanto... — ripeté Mamí singhiozzando di piacere, — tu sei davvero il piú caro... il
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sorrise e gli disse tristemente: — No, tu sei già grande, tu sai già volare. Poco dopo arrivarono i passeri del tetto per sentire dov'era stato e a
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: — Tu fai osservazioni a un uccello? Come ti chiami? — Mi chiamano... Margherí, — rispose aprendo un poco i petali per far sentire la voce. — E tu
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becco della compagna assetata. — Grazie... tu sei tanto buono... — Niente ringraziamenti, — rispose Cipí, io son qui per aiutarti fin che sarai guarita
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... però se vorrai...! — Come sei buono! — esclamò la passeretta, — non dimenticherò quello che hai fatto per me tu che sei il piú bello e il piú
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falciata, con la corolla al sole. Con un filo di voce, la margheritina continuò: — Sono felice che tu sia papà... bravo Cipí... insegna loro ad amare le
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messo al mondo tu? — le domandò Cipí. — Tre dozzine, — rispose Cippicippi, e subito si rattristò e soggiunse: — Due me li ha fatti fuori quel criminale
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nuvole. — O bella... — interruppe Cipí, — io non l'ho mai visto volare, e tu? — Lui non ha bisogno di volare come noi... sta sempre chiuso nel suo
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Il giorno seguente cominciò a interrogare gli uccelli del tetto. — Lo sai tu chi c'è là dentro? — chiese a Piumaleggera. — Quella è la casa del
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, ma adesso non te lo dico, voglio che lo sappiano tutti dove vanno a finire quelli che scappano da casa, cosí nessuno fuggirà più! — Tu sai dov'è il mio
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tu sei una mamma, - si gridò a sinistra, — e gli procuri il cibo! Un passero vecchio del tetto, già tutto spelacchiato dal tempo, disse: — Io ho
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notte. Ma tu come lo sai? — Ditemi continuò Cipí— c'è vicino a voi un signore della notte? — Ne abbiamo due, — risposero le mamme, perché la nostra
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ritratto tu possa trattenerti qualche tempo, a godere la mia ospitalità: ma la cosa potrebbe stupire. Renderemo dunque tutto più semplice in altro modo
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loro occhi saranno scoperti, e ti guarderanno. E tu li guarderai. Un tremito improvviso prese Gentile. Nascondendolo, disse: — Potente signore, le tue
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stanza ha pareti grandi, Madurer, — disse, — se tu vuoi, io posso dipingere il mare, le montagne e i laghi... Posso dipingere molte delle immagini che
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Sultani sono meno arroganti dite», protestava Gentile. «Che sai tu dell'arroganza dei Sultani? Tu non sei che un pittore: fammi dunque il ritratto di una
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vernici che tu usavi: giacché io penso che su quella tela ci sia il ritratto della mia figura addormentata... Tacque di nuovo, aspettando che Gentile
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pittore veneziano è stato chiamato al Palazzo per ritrarre il Sultano... — Tu sei quel pittore, — lei disse, quieta. — Ma altra è la risposta che voglio
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lungo istante, luminoso signore, ho pensato che fosse un sogno: come poteva, un uomo che non fossi tu, essere entrato nell'harem? Qui sdraiata
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della mia bellezza, poiché tu l'hai tanto amata da non volerla veder mutare. Io sono prigioniera dell'angoscia, giacché sento che questo ritratto, che
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cerca di farlo tu alle povere figure che dipingi, ché per adesso ti escono storte e infelici, e come colpite da varie disgrazie. Studia dunque e lavora
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: perché la mia spatola, raschiando come tu dici il nulla, trova sempre di sotto figure peggio disegnate e peggio tinte di quelle che trovi tu? E
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dall'indicarti io stessa quella che tu hai preferito... — Assai bene facesti a non parlare, madre Pia, — disse compunto il frate. — Così il mio sguardo
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da solo. Tu finirai a pulito il Creatore, e quegli angeli che... — Dunque è una malattia del monastero, la tua? - disse preoccupato fra Diamante
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di poca sapienza, e non so altro latino che quello delle preghiere: ma se tu non parlerai in latino, mi piacerà sentir le storie di ogni cosa, che
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nella fatica piú di quanto tu ed io potevamo prevedere. Io desidero che continui, ma penso con preoccupazione: «Forse Sakumat ha altri lavori che lo
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tocco mi occorre un po' d'olio, di quello puro... Mentre esco a respirare nel chiostro, potresti tu, che sai a chi e dove chiedere, portarmene una
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, Sakumat, è davvero una capanna? Tu volevi fare la capanna? Sembra un macigno. — È solo uno schizzo, Madurer. Niente è ancora finito. Potrebbe essere un
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. — Sei tu Sakumat, il pittore? — E questa è la mia casa, uomo delle montagne. Chi sei? E perché mi cerchi? — Io sono Kumdy, uomo di bastone del burban
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. Come la dipingeremo? — Ci penso molto. Sto prendendo una decisione. — Ma non c'è fretta, piccolo amico. Tu sei stanco, e un poco anch'io. Non ci sarà
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, vero? Io lo penso bellissimo. — Credo che sarà bello. Facciamo buone cose, di solito, tu ed io. Ma avevi qualche altra cosa da dirmi, ricordi? — Sí. Non
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cosa mi hai risposto? — Ho risposto: «Va molto lontano, Sakumat». — Anche la nave va molto lontano. — Però, Sakumat, tu mi hai chiesto: «Ma va verso la
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sente tutti e li protegge. Ganuan sollevò una mano del figlio e la baciò. — È vero quello che dice Sakumat, figlio. Tu sei un poeta. Madurer sorrise
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noi Latini ci preoccupiamo del futuro. Nessun abitante di questa città, voglio dire, avrebbe mai chiesto, come tu hai fatto poco fa, qualcosa che
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, voglio dirti due cose: ma tu ascoltando la prima, sappi che ce ne sarà una seconda. La prima è questa: immaginando in questi giorni il dono che mi avevi
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Maometto. — Questo è vero, sebbene diversamente da come tu credi... Il motivo che oggi è stato proclamato, e per il quale la Signoria di Venezia, con
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