trova negli antichissimi nostri, come appresso Dante nel madrigale: o tu che sprezzi la nona figura, e presso al Barberino in quel suo giuoco di parole l
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, gli disse tutto stizzito: - O che fischi tu? il dramma è bello; il suo autore non è un minchione, ed è un ben veduto alla corte. - Pradon rende
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compare, io ho comperata la tua cambiale così a e così: o tu paghi, o ti fo gli atti e ti rovino." Il povero mercantuccio, che era povero, ma onesto
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celebre WanderBroeck, allora professore nello studio di Pisa: E chi sei tu, soavissima fanciulla? Certo lo studio e l'amore della bella Etruria; dacchè in
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. Naturalmente la lingua non comporterebbe che si usasse altro che il Tu, parlando da persona a persona: poi, o l' adulazione o la servitù, consigliò ad
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bambina che le chiese un po' di pane, dicendole di non avere nè babbo nè mamma, nè casa dove stare. "E tu, rispose la Rosa, abbracciandola amorosamente
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. - E che dicono il Metastasio e il Giordani? sentiamo un po'? - Oh, lettor mio, tu che mi tagli le parole in tono così tra il beffardo e lo stizzoso
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col viso più serio del mondo: "Oh! non sai tu, Caio ti taglia i panni addosso, affermando ier sera avergli tu fatto un assai mal tiro nel giocar seco
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dunque tu la meraviglia del suon tempo; e vivendo in sulla fine del secolo XIV, quando appunto fiorivano il Boccaccio ed il Petrarca, di ambedue questi
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stranezze del marito, si metta invece a tu per tu: allora litigi continui; male parole; e dove manca la educazione, anche busse: scandali per il vicinato
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gran fortuna: bada di mostrartene grata col mantenertene sempre degna. Tu vai sposa ad uno dei più ricchi giovani di tutta Firenze: tu vai in una
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nominar sè: Annibale, replicò Annibale. - O se tu mi avessi vinto? esclamò allora Scipione che aveva vinto Annibale. - Se ti avessi vinto, rispose Annibale
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