che il Veronese fosse troppo giovane; ma sono pedanterie, e lo Zona ha fatto bene a fare come fece, tanto più che il Ridolfi non è vangelo, e che i
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naturale pigrizia, ma bensì alla mancanza di eccitamenti e di occasioni al lavoro. Alcuni ricchi veneziani, ben pochi pur troppo! e massime due fratelli
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cento altri palazzi, che il tempo ha corrosi e ha ornati di cespugli verdi, senza troppo sconnetterne i ricami di marmo ed i trapunti di pietra. C’è
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La logica dell’arte è relativa, come la bellezza. In un’altra città la chiesa di San Marco, per esempio, sarebbe troppo matta: ori, mosaici, colonne
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lavoro fu condotto con molta coscienza; ma è troppo lisciato, troppo lustro: s’è voluto ripulire ogni parte, accarezzare, smozzandoli talvolta, i
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magnifica Basilica, rigido e già iniziatore della pedanterìa imitatrice nella Rotonda del Capra ed in altre opere troppo lodate.
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Giovanni Battista, notò come il collo fosse troppo lungo; e per provarlo, chiamato uno schiavo, gli fece da un altro schiavo troncare subito il capo; poi
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difficile pregio delle statue onorarie.; ma il Rivalta si va ora slargando troppo nello stile, e diventa un po’alla volta professore. Una sera — non
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, personificando troppo l’idea, avrebbero indirizzato la mente dello spettatore ad un ordine angusto e disgustoso di considerazioni. C’è l’altezza e la
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scolaro del Ciseri: la composizione riempie troppo la tela; il disegno è tondeggiante e grave; il colore aspro; nella invenzione non v’ha nè spirito di
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’un libro, ignorante di storia com’egli poteva essere, s’inviscerasse il tema, sarebbe troppo. Ma forse, dopo dieci anni, gli sono rimasti i due
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troppo.
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rimasuglio degli scorsi secoli per lo storico e per l’artista. Il passato di Roma è troppo grande, è troppo compiuto, perchè resti l’agio di fantasticare
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effettive bellezze, ha elementi troppo scarsi, troppo frammentarii, quasi diremmo troppo ingenui per potere mai diventare l’arte d’oggi in nulla, neppure
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Oh come i Greci, con quel loro genio sensato, sentivano che le forme dei vasi non dovevano essere alterate da una troppo libera bellezza di pittura
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— L’avidità del guadagno — rispose il vecchio — di questo rovescio è cagione. Lisippo morì di miseria per avere troppo a lungo ricercate le forme di
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migliori le hanno rotte, perdendosi forse troppo nelle caligini.
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’troppo sfumati; le drapperìe, mosse assai bene, apparivano qua e là accennate troppo lievemente; il fondo, che rappresentava un bosco, il terreno
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Beccaria un ingegno nuovamente ardito, capace di trovare in un’arte, che è troppo spesso fredda ed imitatrice, la singolarità ed il calore.
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seguiva dovunque il selvatico Lara, ed era troppo fedel per mostrar segno dì menomo timor, e negli sguardi aveva qualcosa d'aspro e d'ardito, e nelle
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mangiato a cena e bevuto troppo per la sua età giovanile: negli occhi ha come un abbacinamento, nel ventre come un rimorso e nelle gambe come un tremolìo
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parrucche. È roba da un Borromini — lasciamo indietro il Bernini, ch’è troppo grande — da un Borromini rifatto artificialmente: lo sforzo di uno sforzo
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qualche macchia nella sottana, se lo sparato del corpetto lascia vedere il seno un po’troppo addentro, onesta forse, ma per giurarlo non si metterebbe una
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stessi infiammati e ingannati, ci rende troppo severi con i lavori, nei quali s’erano la prima volta scoperte troppe bellezze o diverse da quelle che l
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, di lividi, di ombre, di riflessi, da non parere troppo il premio di quattromila lire per essa sola.
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Ma vogliamo arrischiare una sentenza, a cui non conviene dare troppo estese applicazioni: noi vediamo spesso la natura, come i pittori ce la mostrano
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sente troppo spesso lo spirito di quei buffi personaggi, che egli rappresentava tanto volentieri e che facevano venire dalle gran risa il mal di ventre
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pittorica, è la seguente: che il quadro sia dipinto bene. Ora il quadro del Bouvier è dipinto fin troppo bene. Ne devono essere contenti i miopi ed i
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bene pasciuta, avrebbero fatto meglio di provvedere, acciocché le sue forme, troppo ridondanti anche per il rispetto dell’arte, non andassero a fare
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poveretta, ch’è troppo vecchia, e l’America, ch’è troppo giovine?
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a sciogliere troppo ogni cosa; e quindi, se giudichiamo dall'Esposizione universale di Vienna, la scultura, massime la italiana, è sulla china di
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strumento non lo abbia troppo a ferire: pare più invaso dalla idea della propria invenzione in sè, che non dal pensiero del suo figliuolo, e la mano che
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compiacersi troppo in questo scopo, che non si può dire propriamente artistico, è il secondo pericolo; giacché, per rallegrare colla novità dell
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Noi abbiamo timore che il Monteverde s’affatichi a ristudiare troppo sè stesso. L’ignoranza è sempre una pessima cosa anche negli artisti; ma non
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immaginazione del guardai ore ha troppo da travagliarsi nell’ordinare intorno alle figure le circostanze, di cui abbisognano, nel dare ad esse una espressione
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che la qualsiasi operazione è fatta per giovare al fanciullo, sicchè, mutando senso, il gruppo scemerebbe di altezza ideale, ma non perderebbe troppo
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li rende durevoli. È un incantamento, di cui mancano troppo spesso anche le migliori opere italiane, vere, spiritose, piacentissime a primo tratto
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avrebbe potuto scolpirlo non direbbe una troppo grossa bestemmia. Sta seduto per terra, posandosi con il gomito destro sopra un dado, di cui le faccio vanno
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care Pastorelle abruzzesi, che si tengono per le mani e che stanno atteggiate come fossero nel Tempio della Gloria, il troppo abile artista inclina
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ponderato. Anzi l’avere voluto compiere troppo logicamente il soggetto del suo dipinto gli è riescito di qualche danno, come accade spesso quando la ragione
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inattesa. Non si sono sentiti crescere le ali: forse il volere far troppo bene li ha impacciati; forse nelle frequenti e lunghe proroghe all’apertura
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Questi eroismi di Roma non garbano troppo all’indole degli artisti napoletani, filosofica e insieme studiatrice meticolosa della realtà. Per
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’opera la usata abilità dell’artista nell’aggruppare con grazia le membra gli ha fatto troppo spesso difetto. Persino il gruppo dell'Indipendenza
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Non si dà fondo al soggetto; anzi ci si ferma qua e là forse troppo, a Venezia per esempio, sicchè non resta il tempo di correre altrove. Di due
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Ma tutte le definizioni hanno bisogno di chiose. Chi dicesse, invece di non ignobile, nobile o generoso o gentile o forte o piacente, direbbe troppo
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modo, si ammirano forse perchè i loro muscoli, sono troppo gonfii, i loro panni troppo svolazzanti e le loro movenze troppo sgangherate; alle statue del
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fare trasandato. Ma pur troppo i monumenti si fanno ai grand’uomini.
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troppo in evidenza scemasse qualcosa alla dignità della figura, o forse egli non voleva rinunciare alla massa di quel suo pastrano gonfio, in grazia del
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, la Calle della Vida. Le tre vie ed i due ponti danno le cinque vedute, poichè nel resto dello spazio la troppo corta distanza toglie ogni buona
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Quanto al maestro, se il Magni ne fece una figura di poca vigoria e di poca novità, la colpa è quasi tutta del Vinci stesso, ch’era troppo perfetto
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