esprime la sacralità o la religiosità in sé, ma il tributo della gente alla sacralità del tempio. Così il Cortona anticipa, sul piano puramente ideologico
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Guarini, è omaggio, cerimonia, tributo, adulazione. Lo è perché per il Guarini, teologo, l’architettura non è rivelazione del divino — con o senza la
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aveva paura di sporcarsi le mani, non considerava l’arte come il tributo di una classe inferiore: la pedagogia borghese non poteva dunque fermarsi alla
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Lippi). La scena più famosa della Cappella è quella in cui Masaccio ha rappresentato II tributo (fig. 92). L’episodio centrale costituisce una delle
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prospettiva e dunque mescolandole ai personaggi della storia sacra, Fig. 92. Masaccio, Il tributo, 1425 ca., Firenze, chiesa di Santa Maria del Carmine
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dalla caratterizzazione di tipo ritrattistico di molte figure del gruppo in primo piano. Percepiamo un’eco, lontana ma inequivocabile, del Tributo
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Nel Tributo della moneta della Cappella Brancacci, nella chiesa fiorentina di Santa Maria del Carmine (tav. 8a), Masaccio ci dà un saggio
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sinistra verso destra e non da destra verso sinistra. Anch’egli paga il suo tributo a Puvis, modello ammiratissimo di una pittura allegorico
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debbesi lasciare senza tributo d’onore GIUSEPPE CIPRIANI, per errore chiamato Gio. Battista, pittore di famiglia Pistojese (n. a Firenze nel 1732, m. 1785
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sante. Pure anch’esso dovè pagare il tributo all’età, e fece di principio coi soliti metodi le solite mitologie, come in quel grandioso sfondo in una
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Lazzaro e la Sofronia di Genova [figure 9, 10], il Tributo di Cristo (Doria e Corsini [figure 11, 12]) e il Concerto [figura 13] di Roma. I piani
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