che? Chi ti poteva far male qui? Le seggiole, la poltrona, i tavolini? Chi? Parla! — Mi era parso... — Che cosa? Non gli era parso niente; ma oramai
violino. — No, — rispose la mamma, — il Signore non ha sbagliato. Egli vuole che i bambini credano alla parola del loro babbo. Il babbo ti ha detto
? Fiasco da per tutto, eh, eccellenza Tartaglia ? TARTAGLIA. (con aria mortificata:) Fia....sco co....cone, Maestà! E par....ti...timmo per Co... Co
Lia. Dobbiamo rifare proprio loro, intendi ? Bisticciati ; io leticherò con mia moglie. ELENA. Se mi picchi però... GINO. Ti darò qualche pugno, come
, ti piacciono i dolci? — Piacciono anche a te; te li fai tu stessa. — Ma io non ne mangio. — Perchè? Sei in gastigo? Quando sono cattiva, la mamma mi
prendersele da che non avevano più il babbo e la mamma; prima, della zia; ora, del Drago che le toglieva di mano alla zia. — Come ti chiami? — egli domandò
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lo gastigavano forte, e non solamente per correggerlo, ma per evitare che un giorno o l'altro non gli accadesse qualche malanno. — E se ti mordono? Sc
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licenziato, ma Dino non si muoveva. — Puoi andare, torna in iscuola; ti farò accompagnare dal bidello... anzi verrò io stesso. — Ma... ho fatto le
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fazzoletto alla testa. Le panchette della madia erano troppo alte e Lisa non ci arrivava. — Aspetta; ti metterò qualcosa sotto i piedi. Don Paolo la
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moglie e rispose asciutto: "Io non sono in collera. Mi racconterai poi", soggiunse, "cosa ti ha confidato il signor professore Gilardoni di tanto segreto
sorriso, del quale Franco non fu contento. Nella chiusa v'eran questi periodi: "Leggendo tutte le accuse che ti fai ho pensato con rimorso a quelle che t'ho
lettera che io ti mando dopo ricevuta la tua del 6. Sono stato forse, nella prima, troppo vivace e ti ho ferita. Benedetto temperamento il mio, che non
braccio le spalle, incapace di un discorso qualsiasi, non sapendo dire che "ti ringrazio, ti ringrazio", non trovando che impetuose carezze, impetuosi
", cominciò, "questo non avevo pensato a dirtelo, ma mi è venuto in mente quando tu raccontavi del piatto che hai rotto a tavola. Ti prego di avere
vuoi e poi va in cucina, dormi, povera Leu." Quella obbedì. "Non c'è stata malattia?", ripeté Franco. "Vieni", gli rispose sua moglie, "ti racconterò
tre che abbiamo il fegato buono. Se occorrerà de dà via on quai cazzott el darèm via, neh ti avocàt?" Il Pedraglio s'era trovato la sera prima, verso
moglie, invece, non vi rispondeva più. "Temevo", disse, "l'impressione tua, i tuoi sentimenti, le idee che ti potevano venire ..." Più le parole avevano
tutte perché tutte non potevano essere tanto miti e umili. "E tu sei di quelle altre?", esclamò Franco. "Credo di sì." "Bella cosa!" "Ti rincresce
spezzar il cuore. Il professore s' appoggiò singhiozzando a una sedia lontana dal letto. "Lo senti, mamma", disse Luisa sottovoce, "come ti vogliono bene
gli aeronauti. "Ne abbiamo appena per noi" disse l'ingegnere. "Dateci la vostra acqua, canaglie!" tuonò Mac-Canthy. "Ti schiaccio nel cranio una palla
mai conosciuti." "Ti prendo come mio figlio." Gli occhi azzurri del povero mozzo si empirono di lacrime. "Signore ... signore." balbettò. "Voi siete
dal cielo" disse il re, pure in portoghese, "Forse che ti apparteneva quel grande uccello?" "Sì era mio" rispose il bianco con grande serietà
strana paura ti ha invaso?" "Temo di cadere, massa" rispose il negro balbettando. "Forse cadiamo noi?" "Io sono negro, e voi ... " "Siamo bianchi" disse
, fissando sull'indiano uno sguardo acuto come la punta d'uno spillo. - Ti dissi che tu sei il capitano Harry Corishant, - rispose lo strangolatore, - il
mezzo alla jungla? - Ve ne sono, Saranguy, e più d'uno. - Non ti credo. - Hai udito parlare dei thugs'? - Gli uomini che strangolano? - Sì, di quelli
, tu sei l'uomo che dovevo strozzare, - disse.- Che stupido che fui, a lasciarmi prendere. - Non ti sembra che l'agguato sia riuscito bene? - Non lo nego
? - gli chiese. - Sì. - Sai chi ti aspetta? - Kougli. - Sei proprio quello: seguimi. L'indiano gettò la carabina ad armacollo e si mise in marcia con
metterlo allo scoperto. - Ho battuto la testa su quel tronco d'albero e mi sanguinò il naso. - Da dove vieni? - Da Calcutta. - Ti chiami? - Manciadi. - Ma
infine s'aprirono gli occhi che si fissarono con smarrimento sui due indiani. - Cosa ti è accaduto - gli chiese premurosamente Kammamuri. - Siete voi
come se avessi la febbre. Perché? ... - Ti odio! - esclamò la medesima voce, con profonda amarezza. - Ti odio, spaventevole divinità, che mi
- balbettò il maharatto. - Non sapevi nulla e ti perdono. Ma quegli uomini che l'han condannata, che la fanno morire di pianto, quegli uomini che le
? - chiese il maharatto. - Recarmi al banian. - Oh! Non farlo, padrone! - gridarono a un tempo i due indiani. - Perché? - Ti ammazzeranno come hanno
? - Che Raimangal è minacciata. - Chi te lo disse? - Il sergente. - Dov'è il sergente? - Eccolo là che dorme. - E ti disse che Raimangal è minacciata
, chiuse a chiave la porta e si sedette di fronte al sergente, dicendogli: - Ti avverto che il primo grido che getti, ti costa la vita. Ho sei colpi per
rattenendo il respiro. - Corri, Negapatnan! corri! - mormorò come se il fuggiasco fosse lì vicino ad udirlo. - Se ti riprendono, siamo tutti due perduti
supremo. - Non muoverti, padrone! - disse il maharatto, che fissava negli occhi la belva, sempre raccolta su se stessa. - La ti ... gre! la ti ... gre
alterò i tratti del suo volto, nel mirare il pugnale che Kammamuri gli mostrava. - Cos'è? - chiese egli, rabbrividendo. - Chi ti ha dato quell'arma
meritavi un così brutto tiro. Ma bah! Un altro al mio posto, invece di renderti nell'impossibilità di nuocere, ti avrebbe spedito all'inferno con una
quell'uomo, ti giuro che la tua dea perderà la sua vergine. - Getta quel pugnale! - Suyodhana, giura sulla tua dea che Tremal-Naik uscirà vivo di qui. - È
, hai parlato, hai tutto confessato. - Quando? - Poco fa. - Tu sei pazzo, Bhârata. - No, Saranguy, ti abbiamo dato da bere la youma e tu hai confessato
un gruppo assai folto di bambù, alti non meno di diciotto metri. - Se ti è cara la vita, - disse rapidamente Tremal-Naik a Kammamuri, - non muoverti
dai numi? - esclamò egli furente - Dovrò io adunque perire ora che stringo fra le mie braccia colei che mi doveva far felice? Ah no! no, Ada, non ti
? - chiese Kammamuri. - Tu stai male. - Non è vero. - Eppure dormendo ti lagnavi. - Io? ... - Sì, padrone, tu parlavi di strane visioni. Un amaro sorriso
! - esclamò Kammamuri. - Nel fiume! Nel fiume! - Non muoverti, se ti è cara la vita. Tremal-Naik prese fra le braccia l'ammasso di canne e con uno
d'ardire, egli fissava con curiosità il capitano, conservando l'immobilità d'una statua di bronzo. - Se non m'inganno, ti devo la vita, - disse il capitano
mancare, mi ucciderei. - Ti compiango, - disse Hider con voce lievemente commossa. Tremal-Naik lo guardò con ansietà. - Mi compiangi? - mormorò. - Perché
! ... Armate i fucili! ... - No, lasciate che io vi preceda. Li sorprenderemo più facilmente. - Va', noi ti seguiremo a breve distanza. Tremal-Naik si mise in
arrestò. - Non un passo! - gli disse. Tremal-Naik gli si volse contro digrignando i denti. - Cosa vuoi dire? - gli chiese con feroce accento. - Se ti è cara
strappando le erbe. Egli lo aveva senza dubbio compreso. - Calma, calma, padrone. Ora troverò io alcune erbe che ti faranno molto bene, e fra quattro
sei il capitano Harry Corishant. - No, il capitano Harry Macpherson. - Sì, giacché hai cambiato nome. - Sai perché ti feci qui condurre? - Suppongo