hanno per soggetto osterie e bettole, la parola vins appare grande e imperiosa nei suoi cartoni — cominciò abbastanza tardi a usar la tela — come un
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con il corsetto rosso a fiori» (per i bianchi manettiani, le esemplificazioni «mattinali» della luce), infine la magnifica tempera pastellata su tela
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’opera. Questa figura impossibile è collocata in uno spazio fisico precisato al millimetro, in tutti i punti della tela. Si può cogliere addirittura l’aria
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tela, così come non decide in anticipo i colori da utilizzare. Ogni volta che si accinge a un quadro, Picasso ha la sensazione di gettarsi nel vuoto
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Nella «Montagna azzurra» (1908) in pieno momento fauve, un che di sontuosamente favolistico trabocca dalla tela, annullando la lezione di esattezza
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, che appare sulla tela come un miraggio, una specie di isola verde, con prati ed albero, stampata in mezzo al cielo; o perché mai nel quadro «La voix du
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da un tam tam, in quel gremire perpetuo della tela con fili di colore, in trance, in quell’essere e quasi respirare nel quadro: documento di una umana
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tela tenuta a terra come un tappeto, può essere un modo, ma non l’unico, di dipingere; l’artista, ripetiamo, dipinge malgrado il suo metodo, come un
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finali, iridescenti, sulla tela. E qui il «ripasso» di certi testi vien fatto contemporaneamente al suo dipinger rilevato. Nolde e Kirkner, dicevamo in
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antichi italiani, che lui amava moltissimo, da Giotto a Piero della Francesca, ora alla trasposizione dal taglio fotografico alla tela dipinta». Ingredienti
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, solcassero sulla tela o sulla carta segni d’unghia frenetici, di chi si aggrappa per non affogare.
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Ricco di umori, irrequieto, dotato di una felice distrazione critica che, dinanzi alla tela, diventa fattiva attenzione, Mafai oscillò continuamente
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sembiante dimesso, si faceva strada dentro le ombre terse della tela, costituendo quasi il «messaggio» disadorno dei cinquant’anni.
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tende che si alternano sull’alto della tela come crescente di luce, è uno dei tanti «ingredienti» del quadro, anch’esso composito, anch’esso tra realtà
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la figura: e il fondo che si staglia sulla tela grezza, genera una sorta di finestra, che nulla ha di simile con le nicchie arcaiche del Campigli delle
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» (per la preminenza delle luci pomeridiane nel breve taglio «assorto» della tela, per quell’accendersi di ocre e terre tra il verde macerato) si nota
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di Manet e un pizzico di Toulouse Lautrec, qualche segno di Boldini e di De Nittis, agitino il tutto dentro una tela di spontaneità, in Italia
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fisiche, quanto in virtù di una aggraziatissima tensione di tutta l’immagine, come una tela variopinta costretta ad occupare uno spazio diverso perché
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, tutta di pennello, dominata sulla tela da un laborioso strato, e perciò più faticante nel binario dell’espressionismo astratto, sul quale suo malgrado
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restare sulla tela non del tutto completati, e, si direbbe, ancora da cominciare: presenze, insomma, che fan domandare al lettore irritato e insieme
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tela, perché — come scrive Guido Ballo che lo presenta in catalogo — non vale più «che la lentezza di una tecnica a smalti insista sulle velature: l
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certa pittura lombarda, ma altro è il tono, altro è il timbro; fuor delle scaglie e delle asperità della tela, il quadro appare intensamente unitario
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ciclopiche, perdevano di carica plastica, anziché draghi di disperazione, rampanti sulla tela, diventavano figure di una brutalità rassegnata, tributarie di
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, presi uno per uno come manufatti o strumenti. Inoltre per la prima volta furono sostituiti ai colori stesi sulla tela, altri materiali: bottoni, fili
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crea, un divario fra dramma effettivo e dramma collocato dentro la tela, in quella misura «recitata» o di giuoco, che è a nostro avviso un comun
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’incantato e raro pezzo «Colloquio con la luna» o nell’altro, dalle squisite apparizioni incise, su una materia più bella di una tela e più mossa, dal titolo
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