? Vuoi del polmone? - Meo! Meo! Meo! Neppure il Re capiva. All'ultimo, stizzito, afferrò un bastone per farlo in pezzi: - Te lo do io il meo, meo! La
te. Il marito era manesco, e la donna, appena egli andò via, si mise a cercare attentamente, per non essere picchiata. Cerca qua, cerca là, non ci fu
me! E la sorella, inviperita: - Te la do io la nonnina! E picchia. .... - Te la do io la nonnina! E picchia. Le lasciò le lividure. La notte, la
Regina! Dovresti andare a ammazzare tuo fratello com'egli tentò di ammazzar te. - E se non riesco? - Con l'anello di mio padre si riesce a tutto! Dovresti
, brontolando: - Dove vado e donde vengo, C'è la pioggia e soffia il vento. Tu col vento ci verrai, Con la pioggia te n'andrai. La toccò col bastone
domani non gli porti la Trottolina parlante, guai a te! Il tornitore andò via più morto che vivo. - Ah! Poverino a me! Come fare una Trottolina che parli
nostra disgrazia! Questa è una ciocca dei suoi capelli; te la manda per ricordo. - Tienti l'oro per te; a me i suoi capelli mi bastano. Li baciava
l'ha data una Fata. Dice: Se sposi un altro, guai a te! - Regalo d'una Fata, non può essere cosa cattiva - pensò il Re. E invitò i tre Reucci per
te. - Berrò io la prima. - No, berrò io. Cominciarono a leticare. - Non hai fiducia in me, marito mio? - E tu? - Io ti ho sempre voluto bene; ho fatto
dovresti fargli la coda d'oro, Gessaio. La mattina dopo egli si presentò con l'asino a palazzo. - Maestà, son venuto pel mio carico d'oro. - Te ne do
collana da Regina, non da contadina mia pari. - Sei Regina anche te, Regina di tutte le cuoche. E gliela mise al collo con le proprie mani. Ogni giorno
nascondi le mani? La bambina, tremante, le mostrò le mani. - Oh, che brutto anello! É di rame. Te ne darò uno d'oro. - Questo mi piace e mi basta. La
, un giorno il mondo ti riconoscerà per uno dei suoi grandi. Napoleone I era pallido come te, i capelli di lord Byron erano ricciuti come i tuoi: tu
fanteria declamerebbe oggi così? - E siccome Giuda piange, Maddalena per consolarlo gli dice anch'essa il proprio giudizio: "Innanzi a te Egli è già un
Fior di sambuco. Io filo intorno a te come fa il baco Per chiudermi e morir dentro il tuo buco. Vociò Mengo, il carrettiere toscano, picchiando il
degrado cedendoti, ma tu rimani più basso di me. Che cosa ti avevo io fatto, cattivo soggetto? Eri bello, venni da te al veglione; e poi mi avevano
duecentotrent'anni ti sei inginocchiato al mio altare pregando non per te. - Oh! Maria, Maria! - egli singhiozzò. Ma l'altra seguitò con voce più dolce: - Tu
per la patria? - replicò con voce stridula. - Sai che cosa ti darà la patria, dopo? - Non voglio niente io. - Te lo darà ugualmente: ti darà la galera
scappi ti do un bacio qui. - Scemo! - Te lo do. - Me ne vado. Egli la seguì; nel secondo gabinetto, pei fumatori, non v'era alcuno; allora
così serena le diceva dolcemente: - Ecco che ti annoi! te lo avevo predetto. - No, mia cara, sono anzi contentissima, è una giornata deliziosa. In quel
Quando Rokoff e Fedoro, dopo una tranquilla dormita, uscirono dal fuso, videro il capitano che stava esaminando attentamente le piante del tè che
uno spettacolo, Fedoro? Io ne ho fin troppo, te l'assicuro. - Quando saremo a casa di Sing-Sing, non dirai più così. - Troveremo almeno da mangiare
confidenza, seguirono subito il ricco negoziante di tè, attraversando lunghi corridoi sulle cui finestre brillavano miriadi di lanterne di carta oliata e
applicare anche a noi quelle torture? Parla, Fedoro! - No ... non è possibile - rantolò il negoziante di tè, che aveva l'aspetto d'un pazzo. - No ... una
, scrollando la gabbia e cacciando il bambù negli occhi dei più vicini. - Prendete! A te zucca fessa! Non avrai più bisogno degli occhiali! Ci volete
si è adagiato il mio "Sparviero"? In mezzo a una piantagione di tè! Signor Fedoro, voi sapete di certo prepararlo. Ne faremo una buona provvista
sono per venire qui ad acquistare cinquecento tonnellate di tè. - Siete un negoziante di tè, voi? - Sì, e la mia casa si trova a Odessa. - Siete venuto
cruda. Immaginatevi che non conoscono nemmeno il tè! - Io non farò onore a questo pasto da cannibali - disse Fedoro. Abbiamo le nostre provviste e
bizzarri! ... - Non dico il contrario. - L'altra volta, per esempio, l'aveva col tè e come hai veduto, per procurarselo, per poco non comprometteva la
salsa? - Sarà impossibile saperlo. Assaggia, amico Rokoff. - Non è cattiva, almeno alla mia bocca. - Allora divoriamo, finché si scalda l'acqua del tè
invece, con quel capitombolo, avete salvato la pelle. - Non ci voleva che un cosacco per decidermi, signor Rokoff. - Anch'io senza di te non avrei mai
questa prova d'amicizia. Signor Fedoro, voi siete venuto per un grosso acquisto di tè. - Ve lo scrissi già. - Cinquecento tonnellate rappresentano una
russo o inglese o italiano ... Italiano! Ha un accento così dolce che lo riterre per tale, Rokoff. Non te ne sei accorto? - Infatti la sua pronuncia mi
sorseggiare una eccellente tazza di tè, che il capitano aveva preparato servendosi d'una lampadina ad alcool. Lo "Sparviero" intanto s'innalzava lentamente
risparmiare le cartucce, almeno fino a quando avremo raggiunto o superate quelle colline. - Rokoff - disse Fedoro. - A me il cavaliere di destra; a te quello
vita fra le preghiere, le tazze di tè e i bicchierini d'acquavite calda. Un brutto giorno, quando meno se lo aspettano, dietro un comando del reggente
, mio caro Fedoro. Questa volata verso il nord mi è sospetta. - Verso il nord-ovest - corresse il negoziante di tè, gettando uno sguardo su una
barche che servono pel trasporto del riso o del tè e che sono, di solito, così numerose sull'Hoang-ho. - Si vede che non hanno rinunciato alla speranza di
pellegrini. - E gli abitanti? - Sono così idioti da credere a tutte le panzane che smerciano i loro Lama. - E come te la sbrigherai colla predica? - Non lo
e d'altronde so che voi siete uno dei più ricchi negozianti di tè della Russia meridionale e che il vostro amico è un ufficiale dei cosacchi. Tali
me e d'incaricare il mio rappresentante a Hong-Kong di acquistare il tè che io non ho potuto avere dal defunto Sing-Sing. - Una cosa facilissima
... è il freddo e anche l'emozione - rispose il russo - e poi non so nuotare ... grazie Rokoff. Senza di te l'acqua mi avrebbe trascinato via. Che salto
Siberia - disse Fedoro. - Tu sai e te lo dico senza che tu abbia ad offendertene, che i cosacchi sono i tormentatori di quei disgraziati, anzi i loro
occhi si aprirono. - Dove ... sono ... io? - chiese con voce debole. - Rokoff ... capitano ... - Eccomi, sono presso di te - rispose il cosacco
, perché vedo che il capitano ride a crepapelle. - Io non so, ma vedo una cosa. - Quale? - Che la principessa, a poco a poco si avvicina a te e che non