che sui francobolli soliti non si vedevano tanto facilmente. Ma non c'era da meravigliarsi, venivano da tanto lontano... - Oh!! - Si era accesa una
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perché dovesse prendersela tanto se avevamo fatto una figura un po' ridicola davanti a suo zio. - Hai visto come fa, - disse. Anche dalla voce si
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no. Aveva i suoi occhi di puro acciaio inossidabile, mentre lo diceva. - Allora ci vado. Scappo. E tu mi devi aiutare. Lo sapeva da tanto tempo di
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c'era un muraglione a terrapieno, molto alto. Le grotte erano scavate lí dentro. La prima dunque era piú una nicchia, grande grande ma non tanto
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anche lei in Brasile o in ogni modo lontana anche lei. Ippolita non ne parlava tanto ma forse ci soffriva, anzi mi ero fatta l'idea che su questo
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altro. Nei giorni successivi, ora che era rotto il ghiaccio, tornò ogni tanto a parlarmi in confidenza dei suoi, soprattutto per dire male degli zii
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arca di Noè e se ne era andato, con la bava alla bocca bell'uguale come prima, e dunque a cosa gli fosse servito gridare tanto io proprio non lo so, se
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Era una brutta faccia. Tirata, stravolta, peggio ancora di quel primo giorno quando lei si era tanto offesa che lo zio prendesse in giro il nostro
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un film o un libro che non le erano tanto piaciuti diceva: «A te ti ha fatto palpitare? a me no».) - Se non ci fosse tutta quest'acqua di mezzo si
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. Brava polla: quel «non so» era già una bugia. Allora era inutile aver tanto studiato perché non fossi obbligata a dirne! Andai avanti, standoci più
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l'ha proprio indovinata lei -. Mi ci voleva, questa soddisfazione, dopo che mi ero tanto mortificata quando invece non l'avevo indovinata affatto. Le
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forte: - Ma perché? Non capisco che cosa avesse in mente, ecco: dato che ancora non sa, non c'era ragione di... Non me lo spiegavo tanto, questo
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insieme, e che pure il suo nuovo marito era ansioso di rivederla (Ippolita) perché conservava tanto un buon ricordo di lei dall'ultima volta che l'aveva
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raccontò tutti quei particolari della sua fuga. Non ce ne stancavamo mai né io né lei, tanto è vero che li ho imparati a memoria. Di quello che aveva
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intorno sembrava che friggesse, da tanto che stridevano le cicale. Il cameriere - autista (avevo scoperto che si chiamava Remigio, come l'eroe del
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, non son capace di cantare se intanto devo inventare le parole. - Fa niente, anche se declami va bene lo stesso, però fai plin plin ogni tanto, cosí
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stavo tanto bene; non ero ancora abituata a tutta quell'imponenza e quando ero sola ricominciavo a sentirmi strana, cioè piú piccola del normale, come ho
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no! - Mah, sai, io non ci credo mica tanto a queste storie dei tesori nascosti. - Be', nemmeno io, però sarebbe il posto più adatto... O magari c'è
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più la stessa ragazzina che poco prima parlava di chiudersi in un buco nero. Facevamo un tale fracasso che. Remigio e le donne vennero fuori con tanto
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dell'Enigmistica. Mica scheletri da far paura: no, di quelli che si disegnano di nascosto a scuola, tanto per far passare l'ora. Avevo fatto lo scheletro
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ritiravano sempre in tempo perché Ippolita non se ne accorgesse. Io non li capivo tanto, quegli sguardi. Sembravano preoccupati, ansiosi; di che? Le
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, poi girò di botto, gracchiando un po', ma non tanto forte. All'aperto era molto piú chiaro, però i colori non si riconoscevano ancora. Avevano messo
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