Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Scultura e pittura d'oggi. Ricerche

265797
Boito, Camillo 50 occorrenze
  • 1877
  • Fratelli Bocca
  • Roma-Torino- Firenze
  • critica d'arte
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poco di leccato e di pallido, nel delineare è tutto geometria; e il suo vasto cartone, dove si vede il corpo di re Manfredi portato innanzi a Carlo d

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. Il suo Bernardo Palissy, il suo Ritorno dal ballo, il suo Episodio del quarantotto, la sua Vittima dell'oro e moltissimi altri lavori facevano

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continua a dipingere nel suo studiolo di Brera, sereno, ilare, pronto alla parola, rapido nei gesti, con quel suo sorriso, con quel suo sguardo che

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contentò di condannare l’artefice ad emendare il suo quadro entro tre mesi e a sue spese. Il Veronese non emendò niente e continuò a dipingere come gli

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facchino, onesta gente, ancora fanciullo, rubando una mezz’ora al suo mestiere di fattorino di bottega, correva nelle chiese a disegnare ornamenti e

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Ma qualche altra città del Veneto presenta caratteri suoi speciali: Vicenza, per esempio, col suo Palladio, libero e grandioso senza freddezza nella

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in un monumento, disteso sul sarcofago, il morto, vestito col suo soprabito, il suo panciotto ed i suoi calzoni. Il quarto ci ha dato una ragazza che

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suo gruppo alla coscienza dei governi. Queste intenzioni politiche, umanitarie, socialistiche, non hanno che vedere con l’arte. L’episodio della

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È peccato, siamo d’accordo, che il Ceccioni vada dissipando e stemperando il suo genio in tante robette; ma se non si fosse sbandato, sarebbe morto

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un suo protettore come allora allora si fosse fatto fare il ritratto, perchè i pochi suoi conoscenti, a’quali importava di lui, se lo andassero a

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Il primo de’ due dipinti è il concorso accademico del 1861, e mostra Corso Donati, colui che, al dire del suo parente, ebbe la massima colpa che

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E già s’era sferrato, e già batteva le ali lontano dal suo recente carcere, mentre dipingeva, chiuso in una stanza dell’Accademia, senza modelli

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dipingere poco ancora; ma già nelle sue tele mette sè stesso. Le sue ispirazioni vengono, si vede, dal suo bel San Gimignano, da’suoi cari colli

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pittore vuole l’aria aperta delle campagne, de’ monti; il suo San Gimignano addormentato sotto il sole che brilla, placido e lieto all’aurora e al

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suo Ghetto di Venezia, senza disegno, senza forma, violentissimo di colore, più orientale che veneziano, il quale scandalezzò il pubblico e quasi

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— Piano — risposi con molto calore — piano. V’è un abito, che non s’accorda in Italia con nessun monumento, con nessun lembo del suo cielo, con

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Medio Evo o le novità ingegnose dell’arte infranciosata moderna? Certo, se l’architetto del palazzo delle Finanze avesse costrutto, mettiamo, il suo

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, proprio nel lato opposto, Brighella, premendosi le due mani sul cuore, voglia esprimere alla tenera Colombina il suo ardentissimo affetto. Ma i

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Come il bambino, a cui si mette in mano la matita, gongola di gioia nel vedere in un suo sgorbio l’immagine viva d’una casa, di un albero, di un

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, col suo piccolo sagrestano, col suo ciuco o col suo cavallo. La mattina, lo dice lui stesso, dipingeva dal vero in tele di bastante grandezza

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mai studiato nulla di nulla, cominciò a imitare le opere del suo paesano Fantoni e a intagliar di suo capo, e ha mandato alla mostra di Milano due

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una sola statua, e Mirone, che col bronzo dava quasi la vita agli uomini e ai bruti, non ebbe chi si presentasse a suo erede. Oggi il Senato stesso, a

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riguardano, il pittore sa dove intende, ha un ideale suo proprio, misto di naturalismo e di sentimentalismo, segue la sua via tentennando, fermandosi alle

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la curiosità di chi non conosce la maestrìa del suo pennello, ma lascia quasi indifferenti coloro, i quali non possono vedere in quei dipinti, buttati

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questo suo ameno lamento:

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una fabbrica; il disegnatore, che ne traccia i particolari; l’ornatista, che ne immagina la decorazione; lo scultore, che colloca e compone di suo capo

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neanche la terza parte dei venti quadri, che Massimo d’Azeglio terminava nel suo studio in un anno.

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schiettamente la propria natura. Al Duprè, sempre statuario, non pare che entri mai nell’anima neanche il desiderio di qualcosa che non s’addica al suo marmo

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essa sta nella natura elegante, e il suo garbo arcaico è un sentimento schietto, non una imitazione affettata. Lo stesso garbo, che il Dubois ha pur

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sbizzarrirsi con più impeto. A Vienna, di dieci opere che ha mandato, una sola è di marmo, un ritratto di donna, ed una sola di bronzo, il suo Pescatore

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resterebbe più nulla. Conclusione: nella pittura il più furibondissimo e arcitenacissimo realista non può non mettere, per forza, qualcosa di suo, cioè

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Quattrocento il toscano Cassioli nel suo vasto quadra di Vienna, che rappresenta Provenzano Salvarti, il quale, per riscattare un amico prigioniero

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Roma, a Parigi, senza avere trovato fino ad oggi niente delle fattezze di una pittura russa, e il suo migliore artista, il Remiradsky, ha nel pennello

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pittura ad olio. E l’Erskine nel suo Venditore di porcellane, ed altri parecchi, temendo l’accusa di non sentire la vivezza delle tinte e lo splendore

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nel paesaggio. Emilio Lévy si tiene alle allegorie greche, e il Boulanger lascia indietro i suoi Arabi e il suo fiacco Cesare nelle Gallie per le dame

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Il Cammarano di Napoli ha mandato da Roma, dove abita, il più vasto quadro della Esposizione, dipinto in quel suo modo animoso, che è insieme

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coscienziosa serietà delle intenzioni: lo Ximenes, per dire di uno, mentre nel suo Cristo con l’adultera, imperfetto di forma, si alza a nobile scopo morale, nel

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Dalla sua Roma, non potendo starci, si faceva mandare una certa ricotta e le verdure, che tentava di riprodurre nel suo orticello di Via Moscova; e

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A Roma aveva passato più di venti anni: sono Romani il suo figlio e la sua figliuola, l’Ismaele, l’Audace, la Sposa. A Roma diventò uomo e artista

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composizione, e studiava col Rossetti la lingua francese spendendovi al mese tre scudi, il quarto o il terzo del suo peculio mensile.

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Il Cavour dunque è involto in un paludamento, che strascica giù sullo zoccolo del gruppo. Perchè? Perchè gli si è tolto il suo vestito moderno

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Ma se c’è uomo, il quale non sia mai uscito dalle consuete leggi sociali, non abbia mai tentato di, sovrapporsi alla nazione e al suo secolo, nè

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E pensare che il Duprè avrebbe potuto darci un Cavour vivo e schietto, egli che sa piegare, volendo, il suo stile all’ingenua natura. Ha cominciato

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, mentre noi si grida cinicamente che non vi è nulla di eterno sulla terra mortale, ci smentisce col suo sereno sorriso da Dea, l’arte ha nello stesso

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Al Balzico toccò una rara fortuna. Ebbe a modello per il suo bel monumento di Torino la snella figura di Massimo d’Azeglio, il quale sino all’ultimo

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Un’opera d’arte non raggiunge con la nostra definizione il suo intento quando lascia indifferente l’animo di chi la contempla. Deve dire qualcosa. Ma

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Ma il Dittatore, che non è guerriero, Gli diè il suo nome e il confermò per zero.

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, Aristofane, e via discorrendo. Quel Socrate potrebbe stare tal quale se, invece di assistere alla commedia, assistesse al suo proprio processo. Possiamo

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Fu scolaro del Vinci a Firenze per un poco di tempo Iacopo da Pontormo, e furono suoi condiscepoli col Perugino, ma seguitatori del suo modo e de

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’individualità e la contemporaneità. L’opera d’arte deve maturare nelle viscere dell’artista, creata dal misterioso abbracciamento del suo genio con lo spirito

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