un'elegante scrivania sulla quale torreggiava un gran mazzo di rose gialle dal gambo extra-lungo. Sfogliava una rivista di automobilismo e sembrava non vedere
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scappasse fuori all'improvviso. Nella mente gli passò rapida l'immagine dello schianto contro un'auto in corsa. Argo! - gridò. Sulla strada si affacciò la
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sulla collina, eccetera, eccetera, eccetera. Il notaio prendeva nota diligentemente, curvo sulle sue scartoffie. A un tratto alzò la testa e chiese
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vecchia! - borbottò il giovanotto. - E io che avevo perfino comprato un cestino di rose gialle da mettere sulla tua tomba! Dopo neanche dieci minuti era
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incombente. Ma nel vaso di fiori sulla mensola c'erano i lunghi rami del ciliegio fiorito, profumati di dolcezza, e nel portariviste giornali di vario
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. Nello studio del direttore regnava un ordine perfetto. Sulla scrivania non c'era un foglio, negli scaffali alle pareti non un catalogatore fuori posto
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era alla porta, con il suo miglior sorriso sulla bocca. - Buongiorno, signori! Grazie d'esser venuti così presto. Ora si farà giustizia, finalmente
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LA RAGAZZA si sistemò lo zainetto sulle spalle, ferma davanti al portone spalancato. Rilesse un'altra volta l'insegna sulla cancellata che diceva
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sulla lingua. Io glielo ripeto sempre che... certe volte... insomma, che bisognerebbe... Mah! Che ci vuoi fare. È il suo carattere. La ragazza fece un
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, capisci? - Sì, dottore - disse lei, guardandolo dritto in viso. Il dottore, come per farsi perdonare, le diede un buffetto sulla guancia e ingiunse
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misura d'uomo. Per farlo sempre meglio, conta anche sulla generosità di chi l'ha scelta con fiducia. Contribuire, con eventuali lasciti o donazioni, al
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marciapiede. - Ah, sì. - Il professore posò la mano sulla testa del cane, trasognato, e dispensò una ruvida carezza. - Addio, amico mio. Guadagnò in fretta
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- BUONGIORNO dottor Casnaghi. Buongiorno dottor Pastori - salutò la Maria Pia sulla porta dell'ambulatorio. Un uomo allampanato, con camice
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del motore. Un giovane studente scendeva giù correndo, l'abbracciava stretta, la baciava sulla bocca. «Ciao, Pinuccia, bella mia» le diceva poi in un
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. - Anzi, perché non ti siedi? Si sta proprio bene qui, al sole. La Pinuccia si accomodò sulla panchina e cominciò rapida a sferruzzare. Dopo un po
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. L'infermiera sostò davanti alla porta e posò la mano sulla maniglia, che cedette lentamente alla pressione. - Siamo perduti! - sospirò il professor
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- ALLORA, cosa mi state combinando? - il dottor Pastori si accomodò sulla sedia che l'Ernesto gli porgeva e si slacciò il nodo della cravatta per
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