fantastica delle stesse appare tuttavia dominante; sicché un vero giudizio sull’intera sua opera non dovrebbe mai prescindere anche dai giovanili graffiti
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parte un’opera ibrida e giocosa, basata sul trucco percettivo, sull’impiego di meccanismi cinetici, sull’adozione di occhiali, di specchi deformanti, di
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Le bizzarrie ottiche, i trompe-l’œil, hanno sempre avuto presa sull’immaginazione umana sin dai tempi più remoti; ma per solito accompagnandosi (come
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Vecchi, basato sull’effetto ottenuto dalle ombre portate creanti una situazione percettiva di spazio dinamico quanto mai ambigua e contrastante con i
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sull’orizzontalità dell'immagine e sulla sua degradante tonalità, dove l’assenza d’ogni «figuralità» e anche d’ogni sagomatura, permetteva una
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come poetica che come pittorica - si è venuta sviluppando già a partire da un convegno sull’Arte Tecnologica tenuto a Firenze nel 1964 per iniziativa del
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dell’ultima generazione romana che - con una sua tecnica molto personale - ci ha dato delle ampie composizioni basate sull’impiego di silhouettes di
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- basato in buona parte sull’elencazione di fotogrammi tolti ai film dell’artista, girati «dal vivo» nel suo atelier - è un documento molto
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materiali plastici, combinatori elettrici, specchi e altri materiali di Schöffer e per quelle, pure basate sull’uso di plexiglas, apparecchiature
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manuale non ha perso ogni capacità espressiva o dove un’inventività beffarda e umoristica ha saputo prevalere sull’atteggiamento rigoroso come nel caso
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consumistica; e inoltre della ricerca di nuove sollecitazioni, questa volta basate non sull’industrializzazione del medium ma sulla «povertà» dello
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visuale non può reggersi solo a base di metafore visive; e negli ultimi tempi è stato tutto un pullulare di mostre basate in prevalenza sull’elemento
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acciaio con animali da esperimento legati a catene metalliche e una luce accecante rivolta sull’operatore creava un’atmosfera di panico, troppo
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pop significò una volta di più una vera ondata di affascinante e terrificante influenza statunitense sull’Europa. I «nostri pop» (da Spoerri ad Arman
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linguaggio impostato sull’impiego di nuovi materiali tecnologici e dove l’apporto del rigore progettuale si sposa con la presenza d’una fantasia
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inventato una serie di opere basate sull’assurdo, sul materiale povero («la merde d’artiste», la linea continua, i dipinti senza colore - acromes -, o
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- del mezzo televisivo, mettendo in sottordine tutta la gamma delle ricerche sull’oggetto, sulla manipolazione di forme, di colori, di tessiture eseguite
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primo dubbio sull’effettiva capacità «creativa» della macchina - partendo dal presupposto che ogni categoria artistica debba conservare immutabili le
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artistici basata sull’evidenziazione - in parte permanente anche al di fuori d’ogni considerazione storica - di alcune costanti strutturali e
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caratteristiche di quelle mentalità remote e a noi (o ai nostri posteri) ignote, sono solo i monumenti artistici a poterci confortare sull’esistenza d’una
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E allora ecco che il giudizio critico verrà ad essere dicotomizzato, anzi tricotomizzato: da un lato un giudizio ancora basato sul gusto, sull
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particolarissima (ma non perciò meno alienabile) merce che è l’arte. Ed ecco, allora, che la critica non può non appuntarsi, da un lato, sull’effetto
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, difficilmente riesce a orientarsi in mezzo a quelli basati sulla psicologia, sull’antropologia, sulla semiotica (di cui conosce solo superficialmente
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progenitrici di buona parte dell’arte «programmata» dei nostri giorni. Ma, se vogliamo soffermarci almeno di sfuggita sull’opera, più propriamente
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Munari fu senza dubbio l’artista che con più continuità prosegui le ricerche cinetiche (associate a quelle sull’arte moltiplicata, e a quelle più
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impostata (come ebbi spesso a ripetere) sull’elemento dell’ambiguità e dell’effimericità.
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’affresco, le diverse forme di incisione su rame, su legno, su pietra, ecc. Tale conoscenza era già una garanzia per poter dare un giudizio sull’opera
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dobbiamo considerare, anche perché è solo questo che possiamo veder replicato o proliferato in molte delle creazioni attuali basate sull’elemento oggettuale.
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Ma una buona critica non è certo basata sull’uso d’un gergo piuttosto che d’un altro. Non nutro questo genere d’illusioni. Credo anzi che uno dei
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In realtà il merito del critico (se di merito si può parlare: giacché è ben scarsa la sua influenza sull’attività creativa vera e propria!) è forse
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LA BREVE FUGA DEI GIOVANE OMICIDA SI È CONCLUSA SULL'AUTOSTRADA NAPOLI-POZZUOLI