testa che le scoppiava, tanto da dimenticare! Ma il sonno era lontano. Invece del sonno, incombevano su di lei le memorie dolci, ardenti, voluttuose, o
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si rinchiuse su di lui. — Sempre la disdetta! — bestemmiò, sputando la cicca in mezzo alla via, piegandosi dietro a quella per un improvviso assalto
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ginocchi tirati su stretti fra le mani, dondolando il capo da destra, a sinistra, in una beata estasi di felicità. Una volta ebbe paura perchè udì uno
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; ma come metterla su di una strada a notte fatta? Quanto all'accompagnarla nessuno di loro voleva esser quello, per non lasciare l'altro solo in mezzo
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si calmò. Un gelo benefico le saliva dalle gambe, su, su lungo il corpo, addormentandola. Neanche il freddo sentiva più, il freddo molesto della
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d'infanzia, carissima, e recava su fondo di carta verdina una farfalla che volava in alto, col motto: Adhuc spero. A tergo, mille auguri di felicità
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pallido - una stella lucente, alta, pura, che rende immortale la fronte su cui si posa — la chiamano Gloria. Vorrei toccarla. Sempre più grave la voce
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specie di finestra su quella fitta volta di foglie; ed erano allora sprazzi di luce, come una pioggia di raggi siderei che rompevano l'oscurità
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