spazio e nel tempo della propria immaginazione. Saranno, in concreto, lo spazio e il tempo storici della città, di Roma. Facendo Roma si fa la Chiesa (in
Pagina 210
materia al contatto dello spazio e della luce. Trapassa, quella forza, in una materia che in sé non ha nulla di prezioso o di raro: se il costruire è un
Pagina 212
È, quello del Borromini, uno spazio fatto «artificialmente» per quel tormento-delizia dello spirito che è nel Seicento la pratica ascetica: con una
Pagina 214
’esperienza; l’accento assiologico senza orizzonte sarebbe direzionalità astratta, senza alcuna presa sul reale. Non sarebbe spazio, e non sarebbe coscienza
Pagina 216
Volendo meglio precisare la divergenza tra i due maestri, si può dire che lo spazio del Bernini dimensione, quello del Borromini situazione. La
Pagina 216
schema basilicale e non lo considera una limitazione assurda perché per lui non è più lo schema di una concezione razionale dello spazio, ma soltanto la
Pagina 226
delle laterali: nelle quali si ha così una successione di vani rettangolari più larghi e più stretti, che ripete in termini di quantità di spazio la
Pagina 232
berniniana del monumento. Più ancora che lo schema longitudinale, richiamano al tema della cattedrale gli sviluppi indipendenti dello spazio in altezza (com’è
Pagina 233
addobbata la chiesa. Sono, questi monumenti, la controparte triste e pensosa dei cherubini che popolano lo spazio della chiesa appena inaugurata e ancora
Pagina 235
estrazione storica e dipendenti da diverse concezioni dello spazio: l’unità spaziale o quella che si chiamava la convenienza della composizione dandosi nell
Pagina 240
Cinquecento, che l’architettura non si pone più come rappresentazione dello spazio universale e incomincia a proporsi la soluzione precisa di problemi
Pagina 274
e dalla distribuzione degli elementi portanti nello spazio. Ma già sul finire del Cinquecento si affaccia una tecnica nuova, che tiene largamente
Pagina 274
. Carlino alle Quattro Fontane, dà luogo a una contrazione di spazio e all’accentuazione delle colonne e delle membrature; 3) il tema, opposto, della
Pagina 278
l'architetto non vuol più che lo spazio architettonico abbia un centro ideale: esso non è più definito da una sua struttura, ma dai suoi limiti e nel suo
Pagina 279
Dal punto di vista costruttivo, questa rinuncia a una strutturazione a priori per una modellazione dello spazio sulla funzione, ha conseguenze
Pagina 280
, che come questa risulta da un incastro di diverse entità e quasi dal combinarsi di eterogenei frammenti di spazio, non è dato stabilire con esattezza
Pagina 281
profondità della facciata tende ad assorbire, a neutralizzare, a compendiare in volumi plastici la gran luce dello spazio aperto. Ma all’interno, dove
Pagina 285
valore una tematica di antica, classica tradizione. Passando da uno spazio plasticamente costruito sulle leggi strutturali ritenute proprie della
Pagina 285
dello spazio in funzione di una folla che accede alla chiesa e vi si accalca procedendo lentamente verso l’immane venerata, del carattere panoramico che
Pagina 286
El Greco tende, fino a spezzarla, la relazione tra figure e spazio. Nello spazio, uomini e angeli s’allungano, s’avvitano, galleggiano come vapori
Pagina 295
ragione di concepirla come un organismo plastico e costruttivo autonomo. Non essendo più libera nello spazio, non ha più uno spazio interno; conserva
Pagina 30
cade soprattutto sull’architettura, sul suo spazio astratto e quasi soltanto delineato: in esso le statue appaiono come sospese e il loro chiaroscuro è
Pagina 32
. Se poi si pensa alla diversa ma ugualmente impegnativa relazione dell’architettura del Bernini e del Borromini con lo spazio storico della città di
Pagina 327
formale. Non soltanto non muove più dalla concezione dello spazio come forma universale, ma prescinde perfino dalla considerazione empirica del sito
Pagina 330
guariniana dell’architettura continua nello spazio continuo porti necessariamente alla più profonda delle «metamorfosi del Barocco»: quella della forma
Pagina 334
generatrice formale: l’oggetto che l’occhio percepisce non è che il fenomeno momentaneo, in quel dato punto dello spazio continuo, di un ritmo interno per
Pagina 336
emergere al livello del fenomeno. Non dà l’illusione dello spazio infinito, ma verifica o fenomenizza la infinità dello spazio attraverso la
Pagina 336
Tutta l’arte barocca ha una vocazione teatrale. Se lo scopo è la descrizione del nuovo spazio del mondo, e questo non è più ricalcato e misurato
Pagina 340
le finzioni sociali. Ciascuno è quel che appare e non c’è una vita interiore; la vita sociale è tutta esterna, né si può pensare uno spazio
Pagina 342
Come architetto, non ammette la complementarietà di spazio architettonico e spazio naturale: la comunicazione è libera, il paesaggio è natura
Pagina 343
quella dei Galliari, che sviluppa in quinte e fondali la spazialità tiepolesca. Ciò che importa è che lo spazio non sia contemplato, ma vissuto ed agito
Pagina 344
, il caos, proprio come nella vita spirituale, dove niente si accomoda. Nella pratica è un’altra cosa: non si passa da uno spazio all’altro come da
Pagina 348
nel suo spazio ambientale basta tirarla per largo o per lungo, senza cambiare nulla. Anche questo era, all’origine, un artificio scenico del Juvarra
Pagina 349
valutazione dello spazio come funzione mentale, indipendente da ogni diretta apprensione sensoria.
Pagina 374
combinare immagini già raccolte e come depositate nella memoria; e s’è già detto che quelle immagini sono veri e propri oggetti, situati in uno spazio
Pagina 377
La spazialità della pittura inglese, se non è certamente uno spazio «naturale» più o meno sistematizzato mediante regole geometriche, non è neppure
Pagina 379
Di questo spazio, evidentemente, non si può definire geometricamente la struttura: esso può soltanto fenomenizzarsi o visualizzarsi: e questo è
Pagina 379
ancora pierfrancescana formavano intorno al sepolcro uno spazio «universale» come quello della volta celeste sottolineando, per forza di contrasto, il
Pagina 38
essenzialmente sociale: e infatti non si stabilisce più tra i «concetti» fondamentali della mente e i grandi «principia» della natura (lo spazio prospettico
Pagina 383
1513 la questione è più complessa. Poiché il monumento deve addossarsi a una parete, non avrà più uno spazio interno e questo sarà compensato in
Pagina 39
dalla «tabula rasa», arriva a organizzare per primo un nuovo spazio e una nuova forma, uno spazio e una forma pittorici, mentre Blake, che parte dal
Pagina 393
sistematica, fermamente organizzata nell’unità di uno spazio geometrico: proprio perché l’analisi penetra in profondità, è sempre analisi di frammenti, e la
Pagina 398
si tratti di una spazialità virtuale o illusoria: per Michelangelo lo spazio è una realtà concettuale nettamente distinta dalla estensione e dalla
Pagina 40
. Infine, Brunelleschi postula una spazialità ideale come archetipo dello spazio naturale, Michelangiolo ritrova la spazialità ideale al di là, o nel
Pagina 42
scorrevolezza verbale, della mobilità delle immagini. L’oggetto della sua «esplorazione» non è lo spazio architettonico del creato, ma il labirinto
Pagina 429
L’eroe-attore o, meglio l’eroe-mimo di Fuseli, è molto diverso dal gigante incatenato di Blake. La natura, lo spazio in cui si muove, sono la natura
Pagina 433
. Si direbbe che le sue figure non vogliano stare nei contorni, rifiutino una relazione fissa con lo spazio; e non potendo sfuggirvi, con i loro moti di
Pagina 434
mediano, e puramente «ideale», suggerito dalla corda tesa: sono le due punte realistiche con cui la figurazione esce dallo spazio figurativo, così
Pagina 468
seguito nella scultura del Canova) di negare alla forma plastica il privilegio della centralità, relegandola ai margini di uno spazio vuoto, a cui il
Pagina 470
uno spazio immaginario ma fa cose che stanno, come forme assolute, in uno spazio relativo. La scultura pittorica, anzi pittoresca del rococò trasfigura
Pagina 475