, appoggiandosi l’una all’altra, si rallegrano e ridono un sorriso d’innocenza. Sopra un alto monte di fieno, siede un grosso e grasso contadino, vero
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compiacenza». L’ira del combattimento sta cedendo il passo al sorriso del trionfo: due sentimenti opposti che confluiscono l’uno nell’altro, condensando
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risalire tutte le infinite e fastidiosissime tiritere sul sorriso della Gioconda, con le quali non è mai l’opera nella sua struttura che è interrogata
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sopracciglia, le gote segnate da due pieghe che si accentuavano nel sorriso, erano pittori e critici d’ogni paese; e molti di loro coi taccuini alla
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memoria («Pioggia»); ora, infine, in quelle costruzioni rilevate di forma quadra, dal cieco sorriso («Lanterna magica», «Isolotto viola») un senso di favola
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, la bocca senza sorriso: chi poteva mai essere costui, sotto i portici di via Po a Torino, o seduto al Caffè Rosati a Roma? Un attore, no: non si
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, sempre più «finale»: dove l’artista, già nonno per età, guarda ai nipoti di questo mondo col sorriso di una vita spesa bene, ancora intatto.
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da quello che ha il volto di pesca di Paolo Ricci. In questo ultimo è quasi il sorriso del pittore che invita l’amico a portare la sua faccia buona
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semplicemente alla espressione del viso: senza dubbio questo signore dal sorriso smagliante, un po’ felino, lo sguardo fra l’attenzione e l’ironia, appena
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, tutto sorriso di dentiera, che vi hanno consumato la loro morte: l’incidente che ha buttato all’aria l’imperativo del ‘tutto bene’ dell'american way of
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noi formiamo su un sorriso reale, che qui insomma il sorriso è senza seguito. Come donna adunque ci lascia insoddisfatti perché è un simulacro di
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continua a dipingere nel suo studiolo di Brera, sereno, ilare, pronto alla parola, rapido nei gesti, con quel suo sorriso, con quel suo sguardo che
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sorriso. Studia la sua commedia nel popolo, ascolta, ma già inventa, come fa l’uomo di genio, che copiando crea. Non si può scambiare quel piccolo
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sofferenze fisiche, è sottilmente cercata; e tutta la figura si vede condotta con quella convinzione di ben fare, che spegne sulle labbra il sorriso. Le
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spiegate, e l’idea, correndo su per il braccio, entra nel cervello della poveretta, e un’ombra di triste sorriso muove le labbra di quel volto, che non
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mostri che digrignano i denti, fantasie del terrore, e le caricature con la pancia cadente, col sorriso beato sulle labbra e negli occhi, con le orecchie
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e muoveranno le labbra ad un sorriso di scherno. Il più grande dei nostri scultori! — Chi è, di grazia? — Ce n’è tanti, secondo il cervello di chi
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proprie fattezze. Palliduccia, ancora affilata e magra, ma s’indovina ch’è sul rifiorire, e un sorriso quasi impercettibile delle labbra mostra ch’ella
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quel suo bel sorriso sottile e profondo, scettico e bonario insieme, egli che non poteva valersi d’altre armi proprie che dell’arte fina del persuadere
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come schiava che implori per sè il guiderdone di un sorriso e di una carezza. E questo nuovo Cavour torinese non è un cittadino, è un Sultano. Il genio
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sorriso del Cavour è immedesimato alla sua anima profonda; ma il suo sorriso non è più il suo senza il suo modo di muoversi e di vestirsi. L’arte non può
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, mentre noi si grida cinicamente che non vi è nulla di eterno sulla terra mortale, ci smentisce col suo sereno sorriso da Dea, l’arte ha nello stesso
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