." "Studieremo insieme. Parte oggi stesso?" "Domani. Son venuto a prendermi i comandi di lei e della sua signora. Se mai le occorresse qualche cosa da
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anni. Gli alberi son rimasti tal quale; crescono, intristiscono e nessuno vi bada, e nessuno li tocca più; muoiono sopra i morti, come questo melograna
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?" le susurrò Giulia in un orecchio. "Bel giovane, non c'è che dire. Son lie- ta che sia mio fratello." "Ora si tratterrà un pezzo" disse Eugenia
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le mani. "Non badarci." Scosse la testa, cercò di sorridere, e corse verso le rose: "Belle! Son fiorite tutte a una volta. Quanti bocciuoli! E che
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pettegola. "Dev'essere molto contenta di una nuora così bella, così giovane e così buona! Son pochi mesi, se non sbaglio, che il signor Agente ha
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! ... Ma non soffriremo più! I nodi del mio cuore finalmente si son rotti! Il miracolo è avvenuto! Figlia dell'anima mia! Quanto ti ho fatto soffrire
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capace ... Ah, le donne! Non hanno cervello. E tutte le mie disgrazie son venute di lì! ... Quando apersi gli occhi! ... Meno male che non avevamo
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?". Il medico aveva sorriso, alzando le spalle: "Chi non è nervoso a questi lumi di luna? Le donne poi, caro signore, son diventate oggetti
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- sciamoli lì; son altra gente. Dio largisce loro doni soprannaturali; le leggi comuni per loro non valgono. Il matrimonio, per esempio, può essere tra essi
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marito e moglie, come il babbo e la mamma. È vero?" ""Sì sì!" ""Ora la bambola è nostra figlia." "Son vissuto molti anni col cuore invasato da
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"Prendi un po' di riposo. Son due notti e due giorni che non chiudi occhio. Ti ammalerai anche tu." "Dice benissimo la signora; riposatevi almeno un
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Eugenia. "Via! Non sia detto che son venuta qui per nulla. Ne mangerò uno, proprio uno, in nome di Dio. Ah, che miele!" "Zia, zia, almeno tre!" la pregava
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trovo in mezzo per caso, perché hanno voluto così. Il Sottoprefetto mi disse: "Son qua io per aiutarlo in tutto e per tut- to". Parole. Quando poi non
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? T'ispiro repu- gnanza? Sei pentito di avermi sposata? ... Non sono stata io che ti son venuta incontro, che t'ho circuito, che ho promesso mari e
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, alle vesti, e invade fin la camera durante la notte." "Ah! ... Capisco." "Capisce?" "Fenomeno raro. Son contento di poter osservarlo; non mi era mai
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son care, e dove si può morire da un momento all'altro investiti da una vettura. Mi domandò se da noi si fa ancora il pane in casa; risposi di sì ed
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?" E son venuto. Ecco.» Si frugava in seno, mentre Olì toccava l'alloro chiedendo a che serviva. «Non lo sai, dunque? L'alloro colto stanotte serve per
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studente. «Ogni settimana son qui le guardie! Spintoni di qua, spintoni di là, tutto finisce e poi tutto ricomincia il giorno dopo. Bisogna mandar
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non vuoi ospitare da noi?» «Siccome io son ricco! ... », osservò sorridendo il giovinetto. «Ebbene, andiamo e conduciamo il cavallo a casa nostra
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alla donna chiese con voce dolente ma rassegnata: «Ma perché son nato io? Perché mi hanno fatto nascere? Vedete, io ora sono un uomo rovinato: tutta la
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le bestie son di carne e d'ossa.» Dopo cena il mugnaio andava alla bettola, perfettamente dimentico di Olì e delle sue avventure; e zia Tatàna filava
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rosicchiando il torso della pera, abbastanza rosicchiato e già buttato via dal piccolo straniero. «Son venuti tutti», raccontò poi, parlando e gestendo
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vertiginosamente. «Se l'hai detto tu! Che capricci son questi? Non si studia lo stesso tanto in Sardegna che in continente? Perché vuoi andare là? ... » Ah, perché
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sì, quelli son signori ricchi», riprese il Carchide. «E dunque i rognosi Nuoresi?» «Il mio padrone è ricco!» protestò il mugnaio. «Possiede più lui
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, perché sei stato a Roma. Anche io quando tornai dal servizio militare ... » «Eh, che paragoni son questi!» protestò un po' scandolezzata zia Tatàna
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ragione loro; prima i loro sentimenti rispettivi differivano in ragione delle loro età, oggi invece in senso inverso della loro età, i padri son
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Accademia della crusca
