, tanto da soddisfare il più atonizzato palato meridionale. * * * Appena ha due soldi, il popolo napoletano compra un piatto di maccheroni cotti e conditi
, venticinque soldi, al più, trenta soldi al giorno per dodici ore di lavoro, talvolta penosissimo. I tagliatori di guanti guadagnano novanta centesimi al
quanto sia povero, trova sempre sei soldi, mezza lira, al sabato, da giuocare; ricorre a tutti gli espedienti, inventa, cerca, finisce per trovare. La
, non vi è barcaiuolo di santa Lucia che guadagni più di venticinque o trenta soldi al giorno e volete che ne spenda diciassette soldi, al giorno, solo
soldi di latte, attardandosi sulla soglia del portone, litigando sulla misura; molte, per non avere il fastidio di far le scale, calano dalla finestra un
scapece , il zoffritto a porzione di tre soldi, di due soldi, persino di un soldo! Come un tempo! Peggio di un tempo! A dieci passi dal Rettifilo
mattina, prima di andare al lavoro e pagano un soldo al giorno, le più facoltose, diciamo così, venti soldi, e quindici soldi al mese, le più
fatto per otto giorni, l'interesse è di due soldi per lira. Si paga anticipato: quindi, sulle cinque lire, la povera donna lascia cinquanta centesimi
popolari giuocano le maestre e giuocano le alunne grandicelle, in comitiva, riunendo i soldi della colazione. Dove sono riunite, a vivere di peccato, le
bigliardo, al primo piano un albergo dove si pagano tre soldi per notte, al secondo una raccolta di poverette, al terzo un deposito di cenci. Per distruggere
sono finiti ed essi si sono contentati di veder sempre più scarsi i soccorsi della loro lega, si sono contentati di pochi soldi. Ogni tanto, qualche
soldi mercati (gobbi), dei ragni, degli scorpioni, della gallina: superstizioni vecchie, chi se ne occupa? I napoletani credono ancora alle sibille: vi