Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Trasparenze

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Praga, Emilio 34 occorrenze

Coll'ultima cadenza l'aurora in ciel spuntò, coll'ultima cadenza la bella si svegliò! Al davanzal la povera fanciulla accorsa è già, ed occhieggiando

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,... non si levano il cappello. Splendi agognando al dì della partenza; e ristucco di farci il zolfanello, di tanto in tanto perdi la pazienza! Sole, il

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Quanti vivon cercando un po' d'oblio, quanti sono in esilio e quanti in fuga! Come si paga d'esser nati il fio, come ogni dì novello è nuova ruga! Si

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, badate al fanciullin di quando in quando, se mai la coltre allontanò sognando. Triste si fa la vita al cantoniere ed al soldato per gli spalti perduto e

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, consoli, schiavi, liberti e sacerdoti, si fanno immoti. E fosse anche il pontefice di Giove, errante nella sua sedia di avorio, umilmente si inchina

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corrente in cui si specchia la ricciuta fanciulla oppur al vecchia che ti guarda ridente. Aneli alla mestizia solitaria per cui l'arte respiri insiem

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. Traversa il cielo un vento accidioso, della sua meta incerto e senza lena; al suo passaggio il bosco pensieroso saluta , ma rispettoso appena. Giù nel

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glauche scogliere: ché all'albe e alle sere le ho viste brillar! Volete la nenia dei fulvi ragazzi che a Noli riposano sui bianchi terrazzi? Si spande

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fascino di arcana ebbrezza avvinti, si curvavano, quasi invitando umilmente; il cielo era sereno, limpido, trasparente, la farfalla volava, e volava, e

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, sulle fosse dei monaci estinti; se all'inferno non giacciono avvinti lo sa Iddio che stupor li corrà! Dove il cantico, inutile, lento, si perdea per la

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Quando muore un poeta il ciel sorride; quel sorriso lo sente il volgo umano, e si guardano in faccia, e li conquide uno sgomento arcano. Veggono il

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Un lenzuolo di nebbia avvolge il cielo, e la pioggia minuta e lenta cade; le colline lontane han messo il velo, e di fango si coprono le strade

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. La timida lucertola; che lambe i muri infranti si arresta a udir dei canti e a contemplar i fior. Le nuvole sorvolano tutte color di rosa, e la

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di eroe: la scossa foglia il bagna, lo punge il rovo... ei va, sosta, si arrampica, scende, incespica, cade..., e non si lagna. E va, lento, ma va

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, prima ancor che un altro mese scocchi, il mondo intiero si ricrede, e tace col pianto agli occhi! E che perciò? Gemendo accanto al fuoco spesso io mi

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si sarebbe detto fosse per lui la vita un dì festivo. Amo i vecchietti allegri, i bei sorrisi fra i capelli bianchi, gli entusïasmi che son giunti

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giocondo! Ma poi non ti rincresca pensar che questi tuoi giorni beati son giorni a me rubati; fa' che un sospiro al tuo gioir si mesca, ma poi non ti

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montagna truce; il primo alito lieve che vien dalla vallea, bacio, sospir di Dea. Amo laggiù fra le tremule foglie la nebbia che si scioglie, candida

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disprezzo, e la manìa di cercar perle al lezzo. Ti lascio - forse - alcune avite botti, il vecchio Dante onde al cielo si arripa, e, ausigliatrice di

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, che ride e non sorride!... Eppur nel fondo vergine del core una fede ci resta, che si rivela in preghiera d'amore... e la preghiera è questa: casto

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eterei sorrisi, i nostri s'infiammino due pallidi visi! Facciam delle coltrici gli Elisi e l'Inferno!... Si ingoii l'assenzio se manca il Falerno! Te

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brami. Qui vendemmian. Bei giorni, allegre notti. Tripudiano le valli e le pendici; si arrotondan nel gaudio, al par di botti, mille pancie felici. Son

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questa tomba uscita, una parola : " Io v'amo! ". Amor sia dunque il motto, Amor di tutto che fu culto di lui ch'oggi si plora!... Certo egli or geme di

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garriti e fischïate fesse… fin le tegole anch'esse, forse per l'abitudine dei nidi, si credon rondinelle e volan via. Fra le spighe gli steli e gli

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te". Andrai con essa ai lidi dove si fanno i nidi dal tramonto all'albor; dove compendian gli attimi un secolo d'amor. Vedrai colline e valli di perle

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, pian piano, compare un nano. E il bel mar degli azzurri e delle calme si popola di chiostri e di romiti, ed ecco Abido e il suo serto di palme, e il

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' sentieri agresti, delle canzoni! Del focolar con cui spesso, nel verno, si viveva del prossimo in disparte, rimescolando fra di noi l'eterno tema

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Quanti sogni, quante favole, che follie, che visïoni, non scandemmo, o Musa, al facile rimeggiar delle canzoni! Si cantò la luna, il pallido astro

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questo improbo viaggio che si chiama la vita, una sorella e una madre miraggio dei miei pensieri facesti, o mia Musa. soccorrimi! un bel canto

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sfuggivano cercando invece - materna imagine di paradiso! - del bimbo pallido l'intento viso. Oh! - ritessimi qualche armonia che mi risusciti

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cantando! Andiam nei prati. E intorno a noi si susurri: "...Giuliva coppia di innamorati! ". - Deh! resta, resta, o santa Musa, il mio immacolato

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, io m'ho tante vaghezze, tante nel cor dolcezze, e so bene errar da me lontano, per entro al mondo arcano, che, dican tutti ciò che voglion dire

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moscherin che su un verso si posa. Amo la casa mia, penso al deserto, all'oasi ed ai ghiacciai... ho ancor sogni bizzarri alle mie notti... e crudi e cotti. I

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lo ciel! mio fanciullo, perché così mi guardi ? E quel mostro è sparito? * , quando tu bussasti. * * Né tu ardisti affrontarlo, e non lo interrogasti

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