vegetativa dei terreni, ma non muta la configurazione orografica del paesaggio, che offre pertanto allo spettatore che volge circolarmente il suo sguardo
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personaggi sullo sfondo di un paesaggio brullo e disadorno, sotto una striscia di cielo basso, che non invita a inoltrarsi con lo sguardo oltre i primi piani
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Se ora volgiamo lo sguardo a quest’altra celeberrima tavola con la Madonna della Misericordia (fig. 100), che fu eseguita tra il 1445 e il 1460
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artificiale (ma quanto mai credibile) delle nostre concrete modalità di visione. Di norma, lo sguardo che posiamo sulle cose è binoculare e, al tempo
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quello di un imperatore su un’antica moneta. La bocca sigillata, Sisto IV guarda diritto dinanzi a sé senza degnare di uno sguardo i quattro nipoti, né
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palazzo, ma un’aulica e sovrabbondante cornice, che invece di fare da sfondo convoglia lo sguardo dello spettatore al di là di se stessa, nello spazio
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conoscitore quando getta lo sguardo su un’opera avvolta nell’anonimato o erroneamente attribuita, consentendogli spesso di esimersi dall’effettuare lunghi e
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un’uniforme fissità, che conferisce allo sguardo un’immobile opacità, una sensazione di «assenza». Al contrario, con un’audacia davvero sorprendente in
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condizionamenti del linguaggio ufficiale, ricavato grazie alla modesta dimensione delle figure e alla loro ragguardevole distanza dallo sguardo dei visitatori
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durata temporale, mentre le arti figurative sono «arti dello spazio», perché si offrono allo sguardo simultaneamente, avendo, diremmo noi oggi, come
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spettatore a riconnettere la sequenza degli eventi, spostando il proprio sguardo ora qua, ora là sulla superficie del dipinto, e aiutandosi nella decifrazione
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propria destra. Seguendo l’indicatore vettoriale delle due mani tese (tav. 8c), lo spettatore può ora dirigere il suo sguardo verso sinistra, dove trova
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gli ha consegnato sul Monte Sinai. Restando sempre sul primo piano del dipinto, ma spostando il nostro sguardo sul lato opposto (tav. 9e), troviamo l
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civiltà, quell’idea dell’artista veggente, colui che sa spingere il proprio sguardo oltre l’apparenza, laddove gli altri non vedono o non sanno
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sguardo sull’asse frontale, e dunque sulla pala d’altare piuttosto che sulle due tele che la fiancheggiano. D’altro canto, a ben vedere, l’aver
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