Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: segno

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Il divenire della critica

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Dorfles, Gillo 24 occorrenze

di situazioni ambigue a riscattare l’opera artistica, ma bisogna che questa abbia già in sé il segno e il significato d’un superamento e d’un riscatto.

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una strutturazione plastica, volumetrica. Mentre la qualità di «segno» del singolo foro o della serie degli stessi si riallaccia alla particolare

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, di studiare l’opera come un sistema di segni, egli afferma, occorre sin dall’inizio precisare i due termini di «sistema» e di «segno», per chiarire

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considerate come unità in senso semiotico; e se il representamen iconico (in senso peirciano) possieda o meno qualità di segno indipendente, dall

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Non c’è dubbio, infatti, che voler ricondurre l’opera pittorica (e in genere grafico-plastica) a livello d’un segno verbale - o anche di quello

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aleatorietà, d’un’arte affidata al segno e al gesto; in seguito, quasi ad opporsi a codesta accidentalità, l’importanza che venne a rivestire l’aspetto

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-geometriche, ecc. in cui, anzi, il colore, ad esempio acquista una precisa valenza di segno, anzi di segno dai peculiari denotata concettuali, quando lo si

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beffardo e il minaccioso; o infine, come nelle poesie visive della brasiliana Mira Schendel che rivendicano alla parola, alla lettera scritta, al segno

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costituiscano che uno dei suoi attributi e non dei più essenziali (soprattutto ai nostri giorni), mentre la globalità del segno pittorico risiede più addentro

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accorgersi come il problema dell’iconicità del segno pittorico rimane avvolto nelle nebbie dell’imprecisione e dell’indeterminatezza semantica. Far

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«segno» unitario, o s’identifica con un segno (che potremo addirittura definire «gestaltema», appunto per la sua globalità e pregnanza), il quale non

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estrapolazioni quanto mai complesse, partendo da un singolo segno, da una linea, da una figura geometrica; ma era possibile far realizzare dalla macchina delle

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Il passaggio dall’idea al segno, e dal segno all’idea, è una delle peculiarità di molte di queste opere.

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fotografica - ecco che possiamo facilmente scorgere l’identificazione di immagine e segno: la presenza d’un’iconicità ridotta ai minimi termini eppure

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ambivalente», ossia dei pannelli portatori di segni a mo’ di stalattite-stalagmite, i quali compongono una fitta griglia dove il segno ripetuto

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determinato signifiant del segno artistico, togliamo le condizioni necessarie alla realizzazione dell’opera d’arte; e abbiamo delle operazioni

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meditata del colore, e attraverso una rinuncia sovrana ad ogni forma, ad ogni composizione, ad ogni grafismo, ad ogni intervento del tratto, del segno, del

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col loro valore di «segno», ma avremo l’entità rosso, l’entità blu, nel cui universo ci sentiremo esaltati o inibiti, indolenziti o eccitati

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questo interesse «mercantile» si è venuto risvegliando - non può essere un segno della ricomparsa in molta arte moderna di quel quoziente di

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alcuni movimenti recenti (pittura del segno e del gesto, action painting, tachisme, ripresa figurale e ripresa geometrica) noi continuiamo a credere - o a

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luminescenze, dove ogni riga, ogni grumo, ogni segno, viene a rientrare nel mare magnum del «contesto»; di quel contesto che, per dirla coi gestaltisti, attinge

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nettamente tanto ai giochi informali e tachisti, che a quelli (cui presto accenneremo) del «segno» e del «gesto», attraverso una più meditata ricerca dei

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’istantaneo (questa però non legata al materiale ma al «segno» e al «gesto») è quella d’un Mathieu (non presente alla Biennale ma di cui una mostra

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descrivere. Quella di Berni, comunque, è una delle poche esperienze neofigurative di questa Biennale che riesca a colpire nel segno. A meno che non

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