Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

VODIM

Risultati per: scurpiddu

Numero di risultati: 16 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1
notte  Scurpiddu  era stato destato da un confuso rumore che veniva dal
trovare uno scampo. - Soldato !..Massaio! ... Fuoco! Fuoco!  Scurpiddu  urlava, chiamando aiuto. Scalzo, senza curarsi del freddo
soglia e visto il bagliore delle vampe, si precipitò fuori,  Scurpiddu  andò a picchiare alla porta della masseria: - Fuoco! Fuoco!
casa. Gli altri versavano acqua su la catasta della legna.  Scurpiddu  riempiva brocche nella vasca vicina, insieme con sei
da tutte le parti. Le fiamme cominciavano ad abbassarsi.  Scurpiddu  , dalla vasca, guardava atterrito le due ombre nere che si
stanzino, accanto alla stanza dove era morta la mamma di  Scurpiddu  ; e, nel trambusto, nessuno si era rammentato della
della poveretta, che forse il fumo soffocava lassù.  Scurpiddu  corse di fretta dietro il frantoio, e chiamò: - Z'a
spiccare un bel salto e non mettere il piede in fallo.  Scurpiddu  diè un'occhiata attorno. Due grossi tronchi di fichi
buttati a traverso il profondo spacco della roccia; e  Scurpiddu  , curvo, con le braccia aperte per equilibrarsi,
volavano portate via dal vento e piovevano addosso a  Scurpiddu  , scottandogli mani e faccia, Ora però che egli aveva
la stanza si fu vuotata per l'aria nuova penetrata, dentro,  Scurpiddu  si precipitò verso il letto, con uno strillo: - Z'a
e di massaio Turi che già si preparavano a scendere,  Scurpiddu  uscì su la terrazza e chiamò. - Che fai costì? - gli
alto, e poi saltò su la terrazza. Era stupito di trovare  Scurpiddu  colà. - Come hai fatto? - Ve lo dirò dopo. E trassero la
aperta. Quando l'incendio fu domato, tutti erano attorno a  Scurpiddu  per sentirgli raccontare come si era accorto delle fiamme e
che il figliuolo ci manda di lassù! - un po' anche perchè  Scurpiddu  era sempre pronto a qualunque servizio, instancabile e
attorno, e non scorgendo il ragazzo, esclamavano. - È  Scurpiddu  ! E il Soldato andava a snidarlo, a furia di scapaccioni,
e nessuno, richiudeva il portone ridendo: - È quel boia di  Scurpiddu  ! E Scurpiddu compariva poco dopo, lieto della burla fatta.
il portone ridendo: - È quel boia di Scurpiddu ! E  Scurpiddu  compariva poco dopo, lieto della burla fatta. Un giorno,
con cautela ai fichi d'India, e al lume di luna scorse  Scurpiddu  che soffiava dentro uno stelo di cipolla come in una tromba
bene il muggito d'un bove, da ingannare. - Ah, sei tu! E se  Scurpiddu  non scappava, avrebbe ricevuto quattro bei scappellotti. Il
tornò maravigliato, alla masseria: - È quel discolo di  Scurpiddu  ! La cosa parve così strana, che il massaio volle
lo zi' Girolamo era tornato indietro scornato, minacciando  Scurpiddu  con la mano, dopo che si accorse della burla. Le sere di
per asciugarsi i vestiti, gli uomini lo invitavano: -  Scurpiddu  , fa' la rissa del cane col gatto. Non se lo faceva dire
mosse, e così abilmente che pareva di vederli. - Bravo,  Scurpiddu  ! E battevano le mani. - Soltanto la lettura stenti ad
era destro nell'insegnare quel pochino che sapeva. E poi  Scurpiddu  , era ragazzo, si distraeva facilmente. Quando aveva
tacchino giovane avea appiccato fin il proprio nomignolo di  Scurpiddu  , ed era il tacchino che gli dava più da fare, sempre
masseria ignoravano quel battesimo, sentendolo esclamare: -  Scurpiddu  infamaccio! - non capivano perchè si sgridasse da sè. -
capivano perchè si sgridasse da sè. - L'hai con te stesso,  Scurpiddu  ? - gli domandava il Soldato . Si distraeva pure con fare
la guerra, come egli diceva, ai tacchini. Il prepotente era  Scurpiddu  che l'aveva con Notaio e Soldato , chi sa perchè. Stirava
e violacei, si scagliava addosso all'avversario. Allora  Scurpiddu  li incitava con la voce e coi gesti, li aizzava, gridando:
Spesso erano quattro a una volta che entravano in lizza.  Scurpiddu  faceva far largo agli altri e batteva le mani, saltava di
inferocivano. Notaio afferrava col becco il bernoccolo di  Scurpiddu  e glielo tirava, glielo tirava, quasi volesse
glielo tirava, glielo tirava, quasi volesse strapparglielo.  Scurpiddu  tramortiva un po', ma riprendeva subito la lotta; e quando
un branco di capre si arrampicava tra le rocce, brucando. E  Scurpiddu  tornava a cavar fuori dalla tasca il sillabario e
poi al Soldato : - È vero che qui dice così? - Bravo,  Scurpiddu  ! Ora che il massaio gli aveva regalato una tàccola
regalato una tàccola piccina, appena coperta di piume,  Scurpiddu  aveva un altro motivo di distrazione. La portava con sè
da un tacchino all'altro, ora che aveva messo le ali.  Scurpiddu  l'addestrava anche a volargli addosso ad ogni richiamo.
alto e poi andava a posarglisi su la spalla o sul braccio.  Scurpiddu  l'accarezzava, le lisciava le penne lucide e nere, le dava
in prestito cinque lire allo zi' Girolamo, - pensava  Scurpiddu  , - Gliele renderei sùbito con le prime coroncine vendute,
- Mattiniero! - gli disse il vecchio, - Su, dammi una mano,  Scurpiddu  prese la grossolana granata, che era più alta di lui, fece
con le dita affettuosamente: - Questi sono i miei figli!  Scurpiddu  l'osservava senza ancora sapersi risolvere a domandargli: -
calcolassero il valore, - Dunque?- egli disse finalmente a  Scurpiddu  , - Quanto volete? - rispose il ragazzo, - Secondo,
- Tre lire, tutto compreso; ma in danaro sonante.  Scurpiddu  si grattava la testa, guardando lo zi' Girolamo. - Vuoi
zi' Girolamo. - Vuoi diventare zanni ? - disse il bovaro a  Scurpiddu  ridendo. - Vo' fare coroncine e venderle, zi' Girolamo. -
venderle, zi' Girolamo. - Bravo! La prima te la compro io.  Scurpiddu  lo trasse in disparte e gli parlò in un orecchio. Il bovaro
la pipa di bocca e facendo schizzare la saliva tra i denti.  Scurpiddu  tornò a grattarsi la testa e a guardare lo zi' Girolamo,
venite lassù, soggiunse il bovaro. Fu una gran giornata per  Scurpiddu  . La sera, tornando alla masseria, gli pareva di possedere
impratichirsi bene. Quella prima coroncina mal fatta  Scurpiddu  pensava di tenerla per sè, come ricordo. E non spense il
arrivato coi tacchini e con Paola nel posto del pascolo,  Scurpiddu  si sedeva per terra, cavava fuori i suoi arnesi e si
occupato, incurante di lei. - Quante coroncine,  Scurpiddu  ? - gli domandava lo zi' Girolamo. - Cinque. Quando avrò
venderle voi, e riprenderete i vostri quattrini. - Quante,  Scurpiddu  ? - Otto. - Fammi vedere. Bravo, Scurpiddu ! - E solide!
- Quante, Scurpiddu ? - Otto. - Fammi vedere. Bravo,  Scurpiddu  ! - E solide! Guardate. Le stirava per mostrare la bontà
- Per voi, sceglierò la meglio, all'ultimo. - Grazie,  Scurpiddu  ! Scurpiddu era divenuto serio. Non si sentiva tranquillo,
voi, sceglierò la meglio, all'ultimo. - Grazie, Scurpiddu !  Scurpiddu  era divenuto serio. Non si sentiva tranquillo, con quel
fatto bene? ... .Le tre lire me le darai un' altra volta.  Scurpiddu  si mise a saltare dalla gioia. Quanto fil di rame! Quanto
ne compra quante ne avrai fatte. Anche questa sembrava a a  Scurpiddu  una gran fortuna. Che bella idea aveva avuto d'imparare
carabinieri nella saletta di aspetto avevano così atterrito  Scurpiddu  , che non gli era parso vero di scappar sùbito e tornare
la ruota, quasi per mostrar meglio la sua dignità; allor  Scurpiddu  lo toccava sul dorso con la canna e gli faceva ritirare
dal branco, e spesso, sul punto di ritornare alla masseria,  Scurpiddu  doveva richiamarla a lungo col fischio e gridare più volte
tra le piume del collo a forza di scosse e di strappate.  Scurpiddu  rideva: le rimetteva la collana a posto, e aggiustava gli
E lassù, dopo un quarto d'ora, era riuscita a cavarseli.  Scurpiddu  la vide tornare tranquilla. Pareva gli dicesse: - Vedi se
cercava di tirarla su ma smetteva sùbito. Il giorno che  Scurpiddu  regalò la corona alla massaia, e si seppe alla masseria il
di animali, ossicini d'ogni specie, sassolini, e preso  Scurpiddu  fra le gambe, gli attaccava quella corona al collo,
Turi aveva mantenuto la promessa.  Scurpiddu  sapeva già potare e innestare, ed era divenuto la mano
un altro ragazzo. - L'anno venturo, - rispondeva sempre  Scurpiddu  . Voleva bene ai tacchini e sapeva duro il separarsene. Il
mantenimento e i vestiti, ma anche venti lire all'anno, che  Scurpiddu  metteva da parte pel tempo in cui sarebbe andato a fare il
di Napoli, di Roma, di Torino, Catania era niente,  Scurpiddu  non vedeva l'ora di giungere ai diciotto anni per arrolarsi
- Io il nuzzaru , da massaio Turi Serra. Quel giorno  Scurpiddu  voleva vedere il telegrafo. - Come parlano con quel filo? -
che giusto in quel momento trasmetteva un dispaccio.  Scurpiddu  non arrivava a persuadersi che con quel tic-tac si potesse
buco e una lente, che attrasse soprattutto l'attenzione di  Scurpiddu  . - È pei terremoti, - spiegò Mauro. Ma Scurpiddu capì che
di Scurpiddu . - È pei terremoti, - spiegò Mauro. Ma  Scurpiddu  capì che i terremoti li facevano là, con quel pilastro,
ne scampi! Don Corrado si mise a ridere. E accortosi che  Scurpiddu  moveva le labbra guardando gli avvisi affissi al muro, gli
accoppiata al sillabario. - Chi mi dà i libri? - disse  Scurpiddu  , - Te ne regalo alcuni io; ti piaceranno. Erano tre
suo figliuolo già studente di ginnasio. Una ricchezza per  Scurpiddu  , che non finiva di ringraziarlo. - E un'altra volta te ne
d'istruirsi, era caso così raro che don Corrado guardava  Scurpiddu  dalla testa ai piedi. Scurpiddu intanto, coi libri in mano,
che don Corrado guardava Scurpiddu dalla testa ai piedi.  Scurpiddu  intanto, coi libri in mano, rivolgeva spesso gli occhi a
chiusi là? - domandò. - Sì, vuoi vederli? Non aver paura.  Scurpiddu  vide un pendolo che andava e veniva lentamente davanti una
meteorologico. - Tromometro! Osservatorio meteorologico!  Scurpiddu  uscì di là con la convinzione che don Corrado avesse
e quei monumenti erano assai più belli, ma assai assai! A  Scurpiddu  sembrava quasi impossibile. - Qui c'è sepolto re Vittorio,
così. Capriccio! - Stupido chi l'ha fatta! - conchiuse  Scurpiddu  . - E se piove di domenica, mentre la gente ascolta la
sentendo uscir tali osservazioni da la bocca di  Scurpiddu  . Il quale poi non avrebbe più dovuto essere chiamato così.
per massaio Turi e pel Soldato . Il Soldato canzonava  Scurpiddu  mentre il barbiere gli insaponava il viso con lesta mano. -
piuttosto di non farmi qualche braciola! - si raccomandava  Scurpiddu  , E aveva ragione, perchè mastro Ciccio il Vecchio , che
contadini è rosolata dai sole. Coi precoci baffetti però  Scurpiddu  sarebbe stato parimente un ragazzo senza malizia e senza
prendere per pècoro, s'intende. - Oh, questo no! - disse  Scurpiddu  . Il massaio e la massaia però credevano che quella pazzia
scomunicato? E si fece il segno della santa croce. ***  Scurpiddu  tornava per l'ultima volta coi tacchini alla masseria.
i buoi e le vacche che facevano tintinnare i campanacci.  Scurpiddu  non si era mai immaginato che quel verde, quel silenzio, e
che Dio non voglia! - Ma il cuore che vi dice? - insistè  Scurpiddu  E voleva che il bovaro intendesse: - Che vi hanno detto le
- sentenziò gravemente il bovaro. - È vero, - rispose  Scurpiddu  . E aveva un tremito nella voce. Otto giorni dopo,
. E aveva un tremito nella voce. Otto giorni dopo,  Scurpiddu  diventava SCAGLIO GIROLAMO nel 3o@ 3o reggimento
mancava una delle rosse che accennava a divenir chioccia.  Scurpiddu  non intese a sordo. E il giorno dopo, mentre le sue
a farti benedire! Sei pazzo? - Dammi la tacchina! - replicò  Scurpiddu  con aria minacciosa. - Mamma! - chiamò la ragazza. E alla
sei qui. - Lasciatemi vedere: l'avete in casa; - insisteva  Scurpiddu  , niente intimidito dalle parole e dai gesti della
donna gli diè uno spintone che lo fece ruzzolare per terra.  Scurpiddu  si rizzò infuriato e prese una zolla per lanciargliela.
tua massaia. Mi sentirà! Vedendola prendere la viottola,  Scurpiddu  tornò mogio mogio tra i tacchini; e di là seguì con gli
del diverbio tra la massaia e lei davanti la masseria.  Scurpiddu  credeva di aver fatto una bella cosa, andando a chiedere la
vedendo che Don Pietro e Capobanda , si inoltravano troppo,  Scurpiddu  tirò loro due sassolini. richiamandoli con la voce. E
lasciava fare. - E sessantuno!- finì di contare la massaia.  Scurpiddu  , che questa volta non se l'aspettava affatto, esclamò: -
queste bestie? - gli domandò la massaia un po' stizzita,  Scurpiddu  non sapeva che rispondere. Gli era balenato in mente il
male a questo povero orfanello! - piagnucolò la mamma di  Scurpiddu  per difenderlo. - No, si distrae con Paola , con lo zùfolo,
a cercar le pulci ai cani. Almeno servirà a qualche cosa!  Scurpiddu  si era sentito trafiggere il cuore. Seduto su un mucchio di
Massaio Turi stette un po' a riflettere, e domandò a  Scurpiddu  : - Non hai sentito nessun grido? - Niente! - C'è una volpe
volpe non verrà fin là, specie di giorno! - Ecco!- esclamò  Scurpiddu  che si sentiva giustificato. Ma il giorno dopo, lassù,
avea chiuso la tàccola in una stanza nel momento che  Scurpiddu  conduceva via i tacchini. E Scurpiddu era partito con un
nel momento che Scurpiddu conduceva via i tacchini. E  Scurpiddu  era partito con un po' di broncio, perchè la coscienza gli
sparivano dietro le colline. Altri stormi seguivano.  Scurpiddu  li guardava, li guardava pensando tristamente alla
Quasi la povera donna si vedesse proprio in punto di morte.  Scurpiddu  la vedeva la mattina, appena alzàtosi da letto; e la sera,
per tempo, figlio mio! E quella mattina, nel prato,  Scurpiddu  brontolava: - La mamma a letto… e Paola carcerata! Rimaneva
furia di sentirsi dire: E se ti ammazzavano?  Scurpiddu  concepiva ora la paura che avrebbe dovuto aver in quel
si ragionava d'altro che del furto tentato e dell'ardire di  Scurpiddu  che era riuscito a impedirlo. La stessa mattina, più tardi,
uscivano d'agguato, tornavano ad appostarsi, e  Scurpiddu  non aveva potuto riconoscerli, nonostante il lume di luna,
stranguglioni le due tacchine, brutta bestiaccia! - esclamò  Scurpiddu  , osservando la volpe intrisa di sangue, stesa per terra
una pedata, aspettando che Paola venisse a stuzzicarlo. - A  Scurpiddu  daremo a rodere la coda! Così erano trascorsi una
ricordo, - disse il Soldato che cavò di tasca il coltello.  Scurpiddu  volle almeno tenerla da cima mentre il Soldato la tagliava.
dalla gioia, e tutti ridevano e battevano le mani: - Bravo,  Scurpiddu  ! Egli aveva confidato alla mamma come si era trovato fuori
divertito e cominciò a canzonarlo davanti a tutti: - Bada,  Scurpiddu  ! Con le Nonne non si scherza! - Se lo sa zi' Girolamo! -
arrestati nelle campagne di Rammacca, lontano. Quel giorno  Scurpiddu  fece una diecina di capriole sul prato, e ordinò la banda
Parte di essi si era sbrancata dal lato della fontana e  Scurpiddu  borbottava: - Accidenti! - vedendo che non gli davano
Ooh, Ooh, ragazzo! Lasci indietro la tacchina coi pulcini!  Scurpiddu  credette che il mezzadro di Poggio Don Croce, venuto ad
tacchina: e tirava diritto. - Ooh! Ooh! Che non senti?  Scurpiddu  si voltò. Per la china della strada, rasente al muricciuolo
affollandosi per entrare e ripararsi nel pollaio, e  Scurpiddu  lo scompigliò per pigliare in mano due pulcini e mostrarli
Grassi! La tacchina li conduceva qui. Hanno fame poveretti!  Scurpiddu  sorrideva. - Belli! Grassi! Sfido!- esclamò, - li ha
tirato il collo alla chioccia. Secondo la mamma di  Scurpiddu  , quello era un miracolo della Madonna, per giustificare il
pure. - Se trovi l'altra covata, - disse massaio Turi a  Scurpiddu  , - te ne faccio un regalo. - Davvero, massaio? - Quando io
regalo. - Davvero, massaio? - Quando io do parola ... ! A  Scurpiddu  , dalla contentezza straluccicavano gli occhi. Pestava coi
melogranati che formavano quasi siepe attorno alla casa,  Scurpiddu  volle fare il malizioso. - Abbiamo trovato la tacchina! E
fissava negli occhi la mezzadra. - Sì? Buon pro vi faccia!  Scurpiddu  si attendeva tutt'altra risposta. La mezzadra, con le
mala grazia che la ragazza strillò: - Ahi! Vedendo che  Scurpiddu  restava là fermo, con le mani dietro alla schiena, la
gli si rivolse come una cagna arrabbiata: - E ora che vuoi?  Scurpiddu  avrebbe voluto rispondere: - L'altra tacchina. - Ma non
per la pioggia che le avea lavate nella nottata. E  Scurpiddu  , pur pensando che quella strega della mezzadra non avea
dell'uovo da cui doveva essere uscito poche ore addietro.  Scurpiddu  si strizzava le mani, si faceva piccino piccino;
rovescione di pioggia cominciò a venir giù all'improvviso.  Scurpiddu  però non affrettava il passo, per non far male ai pulcini.
l'aria della persona parecchi giorni dopo la disgrazia,  Scurpiddu  non sembrava più lui. Tutte le mattine andava via coi
tra i mandorli di Rossignolo, sorrise scotendo la testa: -  Scurpiddu  riprende a sonare. Così è la vita! I morti se ne vanno, e
e chi resta deve pensare ai fatti suoi. E i fatti suoi per  Scurpiddu  erano gli otto pulcini che venivano su vispi e grassi e si
contorto e la testa per aria. - Paiono ubbriachi! - disse  Scurpiddu  . I suoi, che tra le piume avevano ancora un po' di
covata, dando colpi di becco a destra e a sinistra,  Scurpiddu  rideva: - Vorrebbe ingoiarsi tutto lui! Per distinguere le
tutto lui! Per distinguere le covate e far contento  Scurpiddu  , la massaia aveva cucito a uno stinco di tutti i pulcini
oltre allo zùfolo e al coltellino col manico di ferro,  Scurpiddu  teneva risposti una scatoletta di latta da fiammiferi,
Don Pietro , questi gli disse: - Che te ne fai? Dàmmele. E  Scurpiddu  gliele diede. Il Soldato e gli altri contadini, mentre Don
celebrava la messa, si erano divertiti a far credere a  Scurpiddu  che quelle monete valevano per lo meno dieci lire l'una, e
dei Saraceni intendevano parlare d'una grande antichità.  Scurpiddu  alzava le spalle, voleva mostrare di non credere a quel che
per ripetere, aprendo le braccia: - Dominus vobiscum -  Scurpiddu  brontolò dentro di sè: - Dovreste ridarmi le monete
prima comunione. - Ha tanti peccatacci addosso! È vero,  Scurpiddu  ? - Io? Che peccati, massaia? Esclamò Scurpiddu stupito. -
È vero, Scurpiddu ? - Io? Che peccati, massaia? Esclamò  Scurpiddu  stupito. - Vieni qua, - disse Don Pietro. - Lo sai tu cosa
no, c'è l'inferno che ci inghiotte. - E dunque ... - disse  Scurpiddu  , esitando. - Dice il Soldato che valgono dieci lire l'una.
le ho prese le monete; me le hai regalate. - Io? - protestò  Scurpiddu  . - Sono mie; le ho trovate io! E l'intonazione voleva
il Soldato tentava di frugargliela. - Vediamo il tesoro,  Scurpiddu  ! E siccome il ragazzo si scansava, stizzito, il Soldato
sapendo di farlo arrabbiare: - Ora che è proprietario,  Scurpiddu  non dà confidenza a nessuno! ... Ehi! ... Proprietario!
Ora che  Scurpiddu  è proprietario non guarda in viso a nessuno! Il Soldato si
che lo vedeva. - O che li ho rubati, forse? - rispondeva  Scurpiddu  . - E tu credi davvero che il massaio ti ha regalato i
con Don Pietro venuto a celebrare la solita messa,  Scurpiddu  non aveva nessun'idea del grave pericolo di perdere sua
una tasca un suo libro scucito e mezzo strappato, e chiamò  Scurpiddu  : - Vieni qua, vediamo se più riconosci un a o un b ! E
per sentir compitare il ragazzo. Era un bel pezzo che  Scurpiddu  non guardava una pagina del sillabario: pure quella sera
prontissimamente. Il Soldato n'era stupito e lo stesso  Scurpiddu  più di lui. Il Soldato , invece di dargli i soliti
già in pronto un cencio nero da mettere attorno al collo di  Scurpiddu  , in segno di lutto. Ma non volevano farlo assistere al
sur un tavolino. Aveva chiuso a chiave la stanza. E ora che  Scurpiddu  era andato a dormire, gli uomini recitavano il rosario in
massaio Turi si rivolse al Soldato . - Domani andrai tu con  Scurpiddu  per tenerlo distratto e non farlo accorgere di niente. - Io
poco. - No, no. Andrete lassù, all'Arcura, di buon mattino.  Scurpiddu  si era levato all'alba, e, raccolte le uova delle tacchine
presto. Prendi intanto un po' di legna per ardere il forno.  Scurpiddu  obbedì. - E due corbelli di sansa, - ordinò la massaia. -
le ulive nere salate. Ti piace? - Chicchirichì ! - rispose  Scurpiddu  per ringraziamento. A quell'allegria spensierata, la
spensierata, la massaia si sentì stringere il cuore. - Ehi,  Scurpiddu  ! - chiamò il Soldato . - Andiamo; oggi verrò con te; vo'
ritorno, - gridò la massaia dalla cucina con voce commossa.  Scurpiddu  esitò un momento, poi s'avviò verso il pollaio. Il sole già
dall'altro, che la brezzolina agitava, Il Soldato e  Scurpiddu  procedevano muti, dietro il branco di tacchini, l'uno
col pensiero alla sua mamma non potuta vedere da ier sera.  Scurpiddu  ruppe il silenzio: - Quando eravate alla guerra chi sa che
Gli amici , vedete, erano qui, tra questi mandorli, - fece  Scurpiddu  , non si rammentando più delle raccomandazioni di non
del Galluzzo i tacchini si sbandarono sotto gli ulivi.  Scurpiddu  li rincorreva, chiamandoli per nome minacciandoli con la
- Lasciali pascere un po' qui. - gli disse il Soldato .  Scurpiddu  lo interrogava intorno a quei paesi lontani, di là del
le sue case, le sue chiese, i monasteri e i conventi ...  Scurpiddu  stava ad ascoltarlo un po' incredulo. - Dalla porta di
maggiore sembra un bambino di tre anni. - Bum: - fece  Scurpiddu  . - A chi volete darla a bere? - Vedessi poi quante vie! Un
all'improvviso, a piè dell'ulivo, con la pipa in bocca.  Scurpiddu  si era affacciato dal ciglione da cui si scopriva tutta la
si destava dal sonno e si rizzava da terra già indovinando,  Scurpiddu  , quasi gli occhi e la mente gli si fossero snebbiati
del nomignolo in quel punto. Lo raggiunse a stento.  Scurpiddu  gli sguizzava tra le mani dibattendosi, gridando: «Mamma!
- E allora ... perchè non mi lasciate guardare? - balbettò  Scurpiddu  tra i singhiozzi irrompenti. - Oh, mamma! Oh, mammuccia
di lì a un mese, tutti i bei progetti di  Scurpiddu  erano andati a un tratto per aria in modo inatteso. Una
Vedrai Catania senza spendere un soldo; sei contento,  Scurpiddu  ? - Io l'ho già fatta la mia testimonianza. - Dovremo
là ammanettato. - Malannaggia chi dà colpi di falce!  Scurpiddu  quasi piangeva. Immaginava che avrebbe di nuovo trovato
con altri contadini testimoni, alla stazione di Valsavoja,  Scurpiddu  non diceva una parola. Invece il Soldato chiacchierava per
che vada lesto lesto e si lasci dietro mille fiammelle! ...  Scurpiddu  spalancava gli occhi. - Ecco il treno! - s'interruppe il
bianchiccio che correva, spariva, ricompariva. Il treno!  Scurpiddu  non aveva nessuna idea della ferrovia. E intanto che il
fischiò, prese la rincorsa. All'improvviso, gran buio!  Scurpiddu  diè uno strillo e si aggrappò forte forte al Soldato . -
sotto terra. Non aver paura. E come ricomparve la luce, e  Scurpiddu  vide dagli sportelli la corsa degli alberi e delle case di
Si sentì diventare piccino piccino. In quei tre giorni  Scurpiddu  passò di meraviglia in meraviglia. Andava dietro al Soldato
due passi per esaminar bene ogni cosa. - Ti piace Catania,  Scurpiddu  ? È meglio della masseria? - È un paradiso! Una compagnia
Beati loro! Li invidio! Li invidiava in quel punto anche  Scurpiddu  Gli sembrava che il cervello, in due giorni, gli si fosse
militi andavano a vederli, andavano a divertirsi, pensava  Scurpiddu  , come avrebbe fatto anche lui se avesse potuto fare il
un punto nero appena; fra poco non si sarebbe scorto più!  Scurpiddu  non sapeva persuadersi come mai tutta quell'acqua non
nessuno. Ma il Soldato non parlava a bastanza serio che  Scurpiddu  non capisse ch'egli scherzava, - Voglio comprarmi un
un sillabario, un bel libro per imparare a lèggere, - disse  Scurpiddu  . E andarono da un libraio. - Di quelli con le figure, -
mano. Era stato bersagliere, e quelle trombe lo eccitavano.  Scurpiddu  si mise a camminare in cadenza allegramente, eccitato pure
piumato, - Dove vanno? - Alla caserma. Era stanco. Mai  Scurpiddu  aveva fatto tanta strada a quel modo. - Così, - pensava, -
feroci; non hanno paura della morte. Questo dispiaceva a  Scurpiddu  : che alla guerra si dovesse morire, - A chi tocca, tocca!
e non hanno mai avuto una scalfittura. A chi tocca, tocca!  Scurpiddu  si rasserenava, quasi avesse dovuto partir domani per la
detto tante volte il massaio. - Com'è il re? - domandava  Scurpiddu  al Soldato . - Un uomo come te e me, con tanto di baffi e
non cresci. Sei un ranocchio. Glielo diceva per ischerzo,  Scurpiddu  veniva su diritto come un fuso, mingherlino sì, ma forte e
domandò: - È vero che hai già appreso a lèggere? Sentiamo.  Scurpiddu  cavò sùbito fuori il sillabario, che portava sempre in
e fissare Don Pietro negli occhi. - Bravo! Avanti! Bene! E  Scurpiddu  riprendeva a lèggere, lieto dell'approvazione del prete. -
- si canta l'ufficio. Devi lèggere piano, come parli,  Scurpiddu  si sentì offeso. - I soldati lèggono così; mi ha insegnato
Mestiere di ammazzar la gente e di farsi ammazzare.  Scurpiddu  guardò il Soldato ; toccava a lui rispondere. - E San
il nostro dovere, sforzandoci di essere uomini, non bruti.  Scurpiddu  stava a sentire. Gli sembrava che il Soldato però non
e non dar retta al Soldato che è più ignorante di te.  Scurpiddu  , zitto zitto, si rimise in tasca il sillabario
ad ascoltare, deliziato. - E tu, non vai ad accovacciarti,  Scurpiddu  ? - egli domandò, scorgendolo seduto su un sasso, vicino al
di guardia; apprenderà prima lui, che tu. Vuoi scommettere?  Scurpiddu  fece una spallucciata: - Se non sa neppure abbaiare! Abbaio
dalla terrazza con voce roca e ringhiosa. Senza dubbio  Scurpiddu  abbaiava meglio. - Va' a dormire e non fare il buffone! La
la porta della stalla restava aperta tutta la nottata; e  Scurpiddu  sentì il Soldato picchiare con la mano su la groppa di una
dar la voce a un'altra, accarezzare la groppa d'una terza.  Scurpiddu  stette un momentino fermo; in piedi. Il cuore gli batteva
- Guarda! Due conigli che si rincorrono! E grossi!  Scurpiddu  tese le braccia, come per prendere la mira col fucile. Non
grido stridulo rimbalzante, che sembrava quasi una risata.  Scurpiddu  cominciava ad aver paura di trovarsi là, solo solo, a
errasse tra le siepi, tra le erbe alte e i sassi ...  Scurpiddu  aguzzava gli occhi per indovinare che mai fossero quelle
per terra. Il cuore tornava a balzargli così rapido, che  Scurpiddu  dovette fermarsi. Brividi lo scotevano dalla testa ai
spiare con gli occhi spauriti e le sopracciglia increspate,  Scurpiddu  era arrivato vicino alla stalla quando fu arrestato dal
amici ! - Madonna Santissima! ... ... Rubano la giumenta!  Scurpiddu  si sentì strozzare il grido in gola. - La portano via! -
Ooh! Ooh! - per mostrare che era sveglio anche lui. Allora  Scurpiddu  si sentì diventare un altro, e corse dietro agli amici ,
di un quadrupede e poi, a cavallo della giumenta, vide  Scurpiddu  che agitava le gambe percuotendo i fianchi coi tacchi per
- Eccola ... Sono scappati ... Ecco la giumenta! - gridava  Scurpiddu  , Dalla gioia, gli brillavano gli occhi su la faccia rossa,
o ripigliava da capo. Gli pareva impossibile che  Scurpiddu  , quell'animuccia del Purgatorio, avesse potuto avere tanto
avesse potuto avere tanto coraggio e tanta audacia.  Scurpiddu  se ne stava zitto. Temeva che gli domandassero: - E tu che
Massaio Turi, per consolarla, si mise a fare l'elogio di  Scurpiddu  . - Bravo ragazzo! Attento, ubbidiente: allegro poi! Ora
Pure la sera rideva insieme con tutti gli altri allorchè  Scurpiddu  rifaceva la rissa del cane col gatto, o il canto del gallo,
- Caricat'arm! - Fuoco! - Bumh! Bumh! - aggiungeva  Scurpiddu  . E poi i saluti della sentinella. - Passa il caporale! E
- Passa il caporale! E il Soldato passava lui davanti a  Scurpiddu  , che non sbagliava mai il saluto. - Passa il capitano! E
stato in tanti posti quel Soldato ! - Rompete le file! E  Scurpiddu  buttava all'aria il bastone, facendo il grido del
col fieno, quasi volesse accertarsi di non dormir sola,  Scurpiddu  da qualche sera in qua stentava ad addormentarsi. Pensava
anche Paola prendesse gusto al gioco, perchè due volte che  Scurpiddu  non era stato lesto ad abbassarsi, essa non si era fermata,
lontano verso i mandorli di Rossignolo. E fu per questo che  Scurpiddu  si accorse di quei due che con la mano gli facevano cenno
che coloro tenevano in mano col calcio a terra. E siccome  Scurpiddu  intimorito, non si risolveva, quei due si mossero verso di
devi dirgli. Va'? - E i tacchini a chi li lascio? - rispose  Scurpiddu  piagnucolando. - Li guarderemo noi, non aver paura. Digli:
portare tutto io e non altri. E non tardar troppo, va'!  Scurpiddu  si avviò subito, giacchè quell' amico comandava con modi
scordato. Quale avrebbero preso? Notaio ? Don Pietro ?  Scurpiddu  ? Questo poi no. Gli piangeva il cuore all'idea che
Posò per terra il fiasco e le pagnotte, e li rincorse.  Scurpiddu  era là che faceva la ruota, ponzando, col bernoccolo rosso
te. Gli mise in mano dieci soldi. - Dice il massaio ... . E  Scurpiddu  ripetè quel che massaio Turi gli aveva dato incarico di
dorso; e i buoi la scacciavano con la coda o con le corna.  Scurpiddu  corse fino alla punta del ciglione e chiamò: - Paola !
- È in collera, povera bestia, perchè l'ho lasciata sola.  Scurpiddu  e la tàccola s'intendevano così bene, ch'egli non fu
dei covoni aspettavano su l'aia le mule per la trebbia: e  Scurpiddu  intanto conduceva i tacchini fra le stoppie piene di grilli
l'asino, e li salutava. - Dovresti darci un bel tacchino,  Scurpiddu  . - Se fossero miei! Non diceva che nel branco c'erano già
vedendolo arrivare, lo aveva subito chiamato: - Ehi,  Scurpiddu  ! Vuoi farti cavare un dente? C'è qui lo zanni. Lo zanni e
e due bisaccette di tela cruda ripiene di oggetti diversi.  Scurpiddu  , fatti entrare i tacchini nel pollaio, si era avvicinato
sdraiati per terra. - Fatevene cavare uno voi! - rispose  Scurpiddu  , che si era messo a osservare più da vicino l'armeggìo
rubarmi il mestiere? - gli disse lo zanni , sorridendo.  Scurpiddu  ebbe quasi paura vedendo le pupille nerissime tra il bianco
il quale parlava con un accento strano, vibrante, che  Scurpiddu  non aveva udito mai. Ma egli ebbe davvero paura più tardi,
assottigliandosi, Poi alzò il coperchio della cassetta.  Scurpiddu  , che era salito su la base della màcina per veder meglio,
vomeri in giù, o tra i toppi dello strettoio lì accosto.  Scurpiddu  era contento di essersi messo al sicuro; volgeva però
San Paolo con due serpi ritte dappiè ai due lati.  Scurpiddu  si domandava: - E ora? Le serpi rimarranno qui? Non osava
Al nuovo acuto e lungo fischio dello zanni, il povero  Scurpiddu  allibì. Di qua e di là, strisciando, ondeggiando, le serpi
astanti, Tutti prendevano la figurina e davano un soldo,  Scurpiddu  esitava a prenderla, non avendo in tasca un soldo da dare,
zanni , - perchè sei più magro di me, - Infatti si chiama  Scurpiddu  , - soggiunse il Soldato , - Soldi però ne ha più di tutti,
Soldato , - Soldi però ne ha più di tutti, È proprietario  Scurpiddu  , - Vi adatterete a dormire con gli uomini, nel fienile;
il massaio doveva dar loro domani, per levarseli di torno,  Scurpiddu  aveva seguìto lo zanni fino alla porta del fienile, -
su quella faccia nera come il pepe, non parvero a  Scurpiddu  un buon augurio pel suo affare,
anche lei. - Chi sono quegli amici ? - voleva sapere  Scurpiddu  . - Gente che può far del male: a te no, perchè sei
Gente che può far del male: a te no, perchè sei ragazzo. Ma  Scurpiddu  si tranquillò soltanto più tardi quando massaio Turi venne
Un giorno o l'altro, Massaio , Don Pietro , Soldato e anche  Scurpiddu  saranno venduti per essere ammazzati e mangiati. Prima o
di maschi dietro. Gli era venuto in testa di addestrare  Scurpiddu  a fare il capobanda, diceva, cioè a marciare solo in capo a
egli gridasse: Marcia! e agitasse in alto la canna, perchè  Scurpiddu  prendesse il suo posto di Capobanda, come il Capobanda di
che pareva una gran cassa. Per ciò ora non lo chiamava più  Scurpiddu  ma Capobanda . E se voleva far suonare come una banda i
da una albero all'altro, gracchiando. - Ecco la banda di  Scurpiddu  ! - esclamava il Soldato , sentendo da lontano quel coro di
a meraviglia. Ma cinque o sei ore dopo, l'allegria di  Scurpiddu  , appena arrivato davanti al cancello del pollaio, glorioso
- Si sarà smarrita tra le ginestre, perchè piangi, sciocco?  Scurpiddu  rifece a corsa la strada, singhiozzando, guardando di qua e
- Ohi ... Ohi ... L'hai trovata? - Nooo!- rispondeva  Scurpiddu  , mettendo le mani ai lati della bocca perchè la voce
colline ed echeggiava nelle rocce dirimpetto alla masseria.  Scurpiddu  tornava indietro, seguitando a sbattere con la canna ogni
piangi? - Ora il massaio mi manda via! - singhiozzava  Scurpiddu  . - Che farnetichi, sciocco? Va' piuttosto a mangiare la
giorni dopo,  Scurpiddu  tornò dal pascolo senza marcia e senza banda di tacchini,
Paola ? - Nooo! - rispose il bovaro, prolungando la voce.  Scurpiddu  , dato un calcio alla carrozza, l'avea mandata per aria
tàccole. Non ti fidare! Indovinava sempre il vecchiaccio!  Scurpiddu  pensava a lui con un po' di rancore, quasi il pover'uomo,
verso le rocce della vallata dov'erano i loro nidi,  Scurpiddu  attese che gli passassero, in alto, sul capo, per chiamare
come una conquista gloriosa, a viver libera tra le rocce.  Scurpiddu  notò infatti che, un istante, Paola si era arrestata, aveva
gracchìo di vittoria. Lo stormo era già lontano, e  Scurpiddu  , immobile, con gli occhi gonfi di lagrime, credeva di
Non sei più un bambino! A letto, prima di spegnere il lume,  Scurpiddu  si sentiva solo senza Paola . Guardava il paniere vuoto
la scorgesse. Gli rispose soltanto l'eco, due o tre volte.  Scurpiddu  tornò addietro a capo chino, e sfogò la stizza coi tacchini
un calcio, Garibaldi un urto con la gamba. E per via,  Scurpiddu  guardava in alto, osservando gli stormi di tàccole che
tra le mani. Più tardi però l'appetito si fece sentire.  Scurpiddu  a ogni boccone, masticando lentamente, quasi il pane o le
Paola , con la catenina di rame che luccicava al collo!  Scurpiddu  non aveva forza di chiamarla, tanto la commozione gli
il volo e la condussero via. - Infamaccia! - singhiozzò  Scurpiddu  . Da quel giorno in poi la infamaccia non si fece vedere
volte però  Scurpiddu  era triste, mùtolo; appena appena badava a Paola che lo
strappando boccate di erba ai lati della strada; e  Scurpiddu  disse allo zi' Girolamo: - Oggi saremo insieme lassù. - Tu
- E tua madre? - domandò improvvisamente il bovaro a  Scurpiddu  . - Chi ne sa niente? - Vedrai che tornerà: tornerà! - Come
Io prendo da questa parte. E il bovaro non aggiunse altro.  Scurpiddu  lo vide allontanarsi per la viottola, a sinistra, e stette
andò a posarglisi su la testa, beccandogli il berretto.  Scurpiddu  allora la prese, e pòstala su l'indice di una mano, con
colpi di tosse. - Non lo so: domandatelo a quel cristiano.  Scurpiddu  additava lo zi' Girolamo che, appoggiato al bastone con
ai buoi che pascolavano, pareva dormicchiasse in piedi.  Scurpiddu  seguì con gli occhi la povera donna; e siccome colei non
la tua mamma! Figliuolo mio! Mommo mio! Sono la tua mamma!  Scurpiddu  era così sbalordito, che non sapeva dirle niente. Stentava
Trovarti qui! ... - Mio padre è morto ... - balbettò  Scurpiddu  . - Lo so, lo so! Ed è stata la mia mala sorte. Ti
Prima il servizio; starò qui con lui. - Sei contento ora  Scurpiddu  ? Lo chiamiamo così, - riprese lo zi' Girolamo. E Scurpiddu
Scurpiddu ? Lo chiamiamo così, - riprese lo zi' Girolamo. E  Scurpiddu  non seppe rispondere altrimenti che mettendo in grembo alla
secondo il solito, per fare la rassegna dei tacchini,  Scurpiddu  parve impazzito dalla gioia. - La mia mamma! La mia mamma!
senz'altro, gli aveva già appiccicato il soprannome di  Scurpiddu  , perchè era magro e sfilato come uno steccolino. Mommo, le
chiamo Mommo io! E non voleva rispondere a chi gli diceva  Scurpiddu  . Poi si era rassegnato. - Tanto, non ti dicono ladro. Non
anche la massaia esclamava: - Senti come suona bene  Scurpiddu  ! Ora egli conosceva tutti i fondi della masseria palmo per
uno strillo: - Zi' Girolamo! Il vecchio si riscosse. Allora  Scurpiddu  prese animo, e gli domandò: - È dunque vero che andate con
a darti dei pizzicotti. - Lo dirò alla massaia! - minacciò  Scurpiddu  piagnucolando. - Sciocco! Parlo per chiasso. Giusto la sera
colpo. - Corbellerie! - ripeteva il massaio. Ma il povero  Scurpiddu  si sentiva venire la pelle d'oca e stava ad ascoltare il
Diciamo piuttosto il santo rosario. E quella sera il povero  Scurpiddu  tremava dalla paura nel suo bugigattolo, sotto la coperta

Cerca

Modifica ricerca