sua stessa passione per la cura dei particolari narrativi di una scena.
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, però, fa parte di un ciclo affrescato in una chiesa di Sanseverino Marche, paese natale dei Salimbeni. Si tratta di un particolare di una scena sacra
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, infatti, la scena raffigurata non è suddivisa in tre scomparti distinti, ma si articola in uno spazio unitario, la cui antica tripartizione sopravvive
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, ma ad una spazialità di tipo empirico. Al centro, in primo piano, il giovane Re Mago biondo svolge la funzione di spartire la scena sacra, con la
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ciascun corpo proietta sul terreno, individuando i diversi piani di profondità determinati dalla disposizione di ciascun gruppo sulla scena. Siamo agli
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Lippi). La scena più famosa della Cappella è quella in cui Masaccio ha rappresentato II tributo (fig. 92). L’episodio centrale costituisce una delle
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Nel battesimo dei neofiti (fig. 94), scena dipinta quasi interamente da Masaccio, è rappresentato san Pietro che battezza i nuovi convertiti al
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loro ideazione e la direzione dei lavori esecutivi. Questa scena rappresenta San Francesco che realizza il primo presepio a Greccio (fig. 106): in essa
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spaziale, della tavola di Ambrogio. Si tratta di un trittico, ma che rappresenta una scena unitaria. Sfruttando la tripartizione scandita dalle
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tavola con la Natività della Vergine (fig. Ili), ambientando la scena in un sofisticato dispositivo spaziale prelevato di peso da un perduto affresco
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delle chiavi (fig. 113), capolavoro eseguito da Pietro Perugino verso il 1480, sulla parete destra della Cappella Sistina in Vaticano. La scena
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Siamo dunque di fronte ad una scena in cui l’organizzazione prospettica dello spazio è utilizzata non solo in funzione compositiva, per rene eie
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scena affrescata e più imponenti i personaggi che la abitano: è il cosiddetto «scorcio di sottinsù», ovvero la rappresentazione di una scena come se
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Mantegna, che non erano certamente abituati a questa messa in scena così radicale della salma di Cristo, impietosamente scorciato perché preso da un punto di
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sommerge (fig. 120). Ma la finzione messa in scena da Giulio Romano implica che anche il visitatore abbia la sensazione di vedersi crollare addosso la
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(Brunelleschi era nato nel 1377, Ghiberti un anno dopo), entrambi erano destinati a sostenere un ruolo di primissimo piano sulla scena artistica
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, dimostra maggiore abilità nell’organizzare la scena in modo chiaro ed accattivante, alternando parti più lisce e levigate, su cui la luce scorre e risplende
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gli oggetti in primo piano sono quasi a tutto tondo; mano a mano che la scena digrada verso piani visivi che simulano una maggiore distanza dall
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che come scena in cui si svolge la narrazione di un evento miracoloso: la prospettiva racconta se stessa attraverso questo gioco di linee di fuga, di
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e la testa di un negro. Paolo Uccello ha costruito questa scena, in cui le piccole figure della donna e del mercante sono quasi ridotte ad elementi
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delle scene a seconda del genere di spettacolo rappresentato: scena tragica (edifici nobili e regali), scena comica (edifici privati comuni) e
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di fabbrica, le cosiddette versurae. Il genere considerato più nobile dalla civiltà classica era la tragedia, che metteva in scena vicende drammatiche
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attribuito al senese Baldassarre Peruzzi (fig. 152), che fu molto attivo in tale Fig. 152. Baldassarre Peruzzi (?), Scena prospettiva con edifici
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dalla contemporanea pratica prospettica, abbia interpretato la scenae frons in maniera del tutto impropria. Nel teatro antico, infatti, la scena a
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scena tragica, comica e satirica con altrettante incisioni (figg. 153-154). Inoltre ci mostra anche il modello di un teatro moderno, chiaramente
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allo spettatore, passando, ad esempio, dalla veduta di una città ad un paesaggio campestre, da una scena marina ad una montana, da atmosfere
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La scenotecnica cinquecentesca finge ogni sorta di fenomeno naturale. Rompendo la staticità della scena fissa, la mutazione a vista delle scene
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, il Fig. 159. Baldassarre Lanci, Scena prospettica con edifici fiorentini, 1569, Firenze, Galleria degli Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe
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rivelare l’architettura della scena, mettendo in evidenza certi particolari e lasciandone in ombra altri, mentre il pavimento tassellato accentua l
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formulata da Charles Hope e Paul Taylor, che interpretano la scena in primo piano come il Rilascio di Barabba. Secondo tale interpretazione, il personaggio a
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della storia con il «filo d’Arianna» costituito dalla riconoscibilità dei protagonisti che si presentano più di una volta sulla scena, dove appaiono
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spaziale che è propria dell'immagine: se vediamo un personaggio che compare due o anche più volte in una stessa scena, esso deve essere rappresentato in
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’Angelico, l'Annunciazione del Museo Diocesano di Cortona (tav. 7e). La scena ci mostra l’arcangelo Gabriele che porta il suo annuncio divino alla Vergine
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una scena e l’altra non solo attraverso la dislocazione spaziale e un’accorta distanziazione prospettica, ma anche usando i gesti e gli sguardi dei
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sopra ogni scena sottolineano i significati teologici di tale confronto, che si svolge nel segno della tradizionale concordantia tra Vecchio e Nuovo
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Ma vediamo come Luca Signorelli e Bartolomeo della Gatta hanno organizzato il racconto per immagini della scena mosaica (tav. 9a). In un paesaggio
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parallelismo con quelli della scena mosaica che è di fronte. Egli ha disposto in modo che la fastosa sala ottagonale in cui ha ambientato l'Ultima Cena si apra
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ultimo episodio occupa gran parte della zona a destra e in alto della scena, dispiegandosi lungo la scala curva e nella camera da letto circolare
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mostrarci una sequenza di azioni correlate in cui compare il medesimo protagonista. Una finalità che definirei di carattere espressivo. La scena
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battaglia. Io invece voglio conferire a questa scena un che di più grave, di più meditato, di più religioso [...]. Voi l’avete fatto animato e deciso a
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Tutto ciò non poteva dunque non provocare una profonda crisi nel mondo dell’arte, che reagì all’entrata in scena della fotografia in due modi opposti
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riferisco Fig. 39. Nicolas Poussin, L'inverno o Il diluvio, 1660-64, Parigi, Musée du Louvre. Fig. 40. Anne-Louis Girodet-Trioson, Scena di diluvio, 1806
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fossero grida l’uniforme e sordo grigiore della scena segnalando i guizzi di vita non ancora spenti, in Girodet è appesa ad un ramo che appare
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una scena che, per la sua impressionante miseria, incita alla rivolta. Immaginiamo invece l’epoca sognata della felicità e del benessere e
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paese è ormai un fatto compiuto, i cittadini italiani non sono più padroni delle loro acque: dominano la scena 12 gruppi quotati in borsa, da gruppi
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con continuità (e cioè non in modo analogico) ma con 24 fotogrammi al secondo. Ogni fotogramma è un “campione” prelevato dalla scena che l’attore
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percorso a spirale, uno per scomporre la scena tra trasmettere e uno per ricomporla, ma i tempi erano prematuri. Nel 1926, quando ormai erano disponibili
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’antenato delle telescriventi, macchine che hanno tenuto la scena, nei giornali, dagli Anni 40 agli Anni 90 del secolo scorso: il collegamento era
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, i fatti fondamentali da cui tutto il resto discende. È lì che si susseguono grandiosi colpi di scena. Il seguito, a paragone, sarà soltanto una
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Entra in scena il fosforo.
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