rimaste senza fiato tutt'e due. Al di là di quel muretto la galleria si allargava formando come una stanza, una sala col soffitto a volta, tutta piena
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Non l'avevano mica chiusa in una cella Ippolita. Quando io e i suoi zii eravamo entrati in quella sala d'aspetto, lei c'era già, seduta dall'altra
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ero entrata in sala da pranzo col cuore nei tacchi dei sandali, dall'apprensione. Almeno, io lo sentivo circa a quel livello li. C'era già la contessa
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accompagnamento. C'era come una specie di sala d'aspetto, divisa a metà da una panca di legno scuro con lo schienale molto alto. Non c'era altro mobile
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e non rispondeva nessuno. Mi stufai e tornai dentro. Ormai era l'ora della prima colazione: in sala da pranzo la contessa versava il caffè al conte
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sala da pranzo c'era una luce viola e gialla come in chiesa, perché i vetri delle finestre erano colorati e rappresentavano pavoni e girasoli. Remigio
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una catena pure di ferro. A vederla seduta sotto quel macchinario, in quella sala cupa, la mia amica incominciava sul serio a sembrarmi una prigioniera
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