con il corsetto rosso a fiori» (per i bianchi manettiani, le esemplificazioni «mattinali» della luce), infine la magnifica tempera pastellata su tela
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cappello rosso, il vestito a strisce, che sembra in rilievo, il dito indice teso, che tocca la guancia. È un gaio, gioioso ritratto, condotto con una
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terribile bambina dal titolo «Paloma su fondo rosso», colta in un momento furibondo del suo giuoco, quando vuol dar propulsione, premendola con le mani
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altrettanto puntualmente leggibili: fatto sta che molti preferiscono il Kandinskij di «Forma appuntita e forma rotonda», «Esteso», «Rosso da due lati
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plasticare, vicino al rigorismo mentale dei cubisti, anche una scintilla «luministica» di Medardo Rosso.
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È la tenace e rinnovata virtù del moribondo, che ammiriamo nelle sue tele? È quell’addio mai definitivo, quel vespro fra rosso e nero, di un giorno
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formali del Novecento. E quei semi neri gettati sulla tenda rosso-bruna dietro il «Mafai che disegna», quei grani di luce rossa nei campanili di sfondo
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più autonomo e severo «figlio» dell’Ottocento e della Rinascenza, il più responsabile traduttore per via plastica e ritmica dei modi di Medardo Rosso.
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frequentazione religiosa, della sua «chiesa in casa»; e poi delle sue prime commissioni di «arte sacra», del suo incontro con l’arte di Medardo Rosso, così
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Manzù maturo dopo il 1950 una maggiore autonomia dalle strettoie ottocentesche ed umanistiche, in modo particolare dalla sudditanza di Medardo Rosso.
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Assai felicemente il Ragghianti ha additato fin dai primi passi di Manzù ancora nell’orbita del Rosso, le peculiari differenze fra il maestro
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Ragazza alla finestra dello stesso anno e il grande Ritratto di Signora del 1946) è arrivata, verso il Cinquanta, ad una maggiore autonomia da Medardo Rosso
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mostra personale del pittore romano a «Il Torcoliere»; ma anche qui queste opere appaiono condotte con maggiore energia e pienezza. In quel rosso intriso
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battuto, l’incontro dei due toni verde e rosso, fusi nella penombra! Brulicanti di luci argentee come su un catafalco, le teste e le liste dei pesci sul
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drammatico incontro dei modi espressionisti e luministici di un Medardo Rosso, con quelli plastici ed astratti di un Brancusi o di un Arp: ma, anziché
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personalità di Leger), Antoine Pevsner (con una «testa di donna italiana» del 1915 di un lirismo pari alla intensità, in quel rosa arancio e rosso
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del dolore: la faccia pallida, le labbra livide, tese, gli occhi d’odio e di paura cerchiati di rosso, il respiro della vita che si allenta nel corpo
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