Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: re

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il Re! (La Regina osserva, stupìta, la trasformazione del  Re  che sembra un otre sgonfiato.)
e sembra non debba terminare più! E, intanto, il corpo del  Re  si va di mano in mano sgonfiando.)
S. V.  Re  dei Re e Pastore dei Pastori l’ultimo dei servi e figli
S. V. Re dei  Re  e Pastore dei Pastori l’ultimo dei servi e figli DOMENICO
 Re  Mangia-Mangia Lo Scaleo del Re Il primo Ministro Un Usciere
Re Mangia-Mangia Lo Scaleo del  Re  Il primo Ministro Un Usciere del Re Centovite Un Vecchio Il
Lo Scaleo del Re Il primo Ministro Un Usciere del  Re  Centovite Un Vecchio Il Gran Mago Una Ragazzina. La Regina
... che attende da un pezzo un  Re  saggio, un Re buono! (Ridendo) E a me che cosa offrite,
... che attende da un pezzo un Re saggio, un  Re  buono! (Ridendo) E a me che cosa offrite, Maestà?
portano un gran vassoio con un gallinaccio ripieno al  Re  e un galletto lesso al Ministro. Appena i servi sono andati
dal Re): Grazie, Maestà! ... Ecco, ora mi ricordo ... (Il  Re  ha già divorato il pasticcio; un altro servitore posa sulla
Centovite):  Re  nuovo ... Ministri nuovi!
Non svegliate il  Re  che dorme ...
un'esitanza) E sia! (Tocca le palpebre del  Re  e quelle della Regina, soffia leggermente sulla fronte
quel che diceva il mio povero ex  Re  ...
per i bracci il  Re  e la Regina) Maestà! Maestà! ...
Ormai, la verità si può dire!  Re  nuovo, vita nuova!
parlare col  Re  ! Voglio parlare col Re! (Irrompe violentemente nella sala
Maestà, il popolo desidera una Regina. Talché finalmente il  Re  si decise, e mandò a chiedere la figlia del Re di Spagna.
il Re si decise, e mandò a chiedere la figlia del  Re  di Spagna. Ma, andato per sposarla, si accorse che era un
via: - Maestà, buona caccia! - Senti, strega - le disse il  Re  - se ti trovo un'altra volta per la strada, te la farò
- Maestà, buona caccia! - La buona caccia te la darò io! Il  Re  avea condotto con sé le sue guardie, e ordinò che quella
una prigione. Da quel giorno in poi, tutte le volte che il  Re  andò a caccia, non poté tirare un sol colpo. La selvaggina
Non potendo più fare il solito esercizio della caccia, il  Re  cominciò a ingrassare, a ingrassare, e in poco tempo
già allargato tutti gli usci delle stanze, perché il  Re  potesse passare; e una volta gli architetti dissero che se
Sua Maestà col gran peso gli avrebbe sfondati. Il povero  Re  si disperava: - O che non c'era rimedio per lui? E chiamava
perché è piccina come un cece. - Sposerò la tua Cecina! Il  Re  avrebbe anche fatto chi sa che cosa, pur di levarsi di
pancione, correndo di qua e di là, come se il pancione del  Re  fosse stato per lei una collina. Il Re, con quei piedini,
una pulce, non si lasciava acchiappare. Pel solletico, il  Re  rideva, ah! ah! ah!, e il pancione gli faceva certi sbalzi
ah! Allora la Cecina: - Pancione del Re, Palazzo per me! Il  Re  dal gran ridere, teneva aperta la bocca; la Cecina, dentro
che dal suo palazzo ordinava: - Datemi da mangiare! E il  Re  doveva mangiare anche per lei. - Datemi da bere! E il Re
il Re doveva mangiare anche per lei. - Datemi da bere! E il  Re  doveva bere anche per lei. - Lasciatemi dormire! E il Re
il Re doveva bere anche per lei. - Lasciatemi dormire! E il  Re  dovea stare fermo e zitto, perché la Cecina dormisse. -
del Re, ce ne volea della roba! E bisognava pagare. Il  Re  fece un bando: - Chi gli cavava la Cecina dallo stomaco,
Cecina cresceva, per quanto poco crescesse, il pancione del  Re  si gonfiava e pareva dovesse scoppiare da un momento
e pareva dovesse scoppiare da un momento all'altro. Il  Re  la pregava: - Cecina bella, vieni fuori, ti faccio Regina!
da bere. Se non fosse stato il timore della morte, il  Re  si sarebbe spaccato il pancione colle proprie mani. E il
pancione colle proprie mani. E il popolo che brontolava: -  Re  pancione ingoiava tutto! Lavoravano per Re pancione! Come
brontolava: - Re pancione ingoiava tutto! Lavoravano per  Re  pancione! Come se Re pancione ci avesse avuto il suo
ingoiava tutto! Lavoravano per Re pancione! Come se  Re  pancione ci avesse avuto il suo piacere! Lo sapeva soltanto
dalla fatica, sudavano. Arrivati nella pianura, e messo il  Re  a pancia all'aria, uno degli uccellacci gli diè una beccata
Tutti cioncavano e si ubriacavano. E il pancione del  Re  si sgonfiò un poco. Allora l'altro uccellaccio gli diè la
ed ecco rigurgitar fuori tutto il ben di Dio mangiato dal  Re  in tanti anni; maccheroni, salsicciotti, polli arrosto,
a crepapancia, come fosse di carnovale. E il pancione del  Re  sgonfiò un altro poco. Allora il Re disse: - Cecina bella,
E il pancione del Re sgonfiò un altro poco. Allora il  Re  disse: - Cecina bella, vien fuori; ti faccio Regina! La
da uno dei buchi, e ridendo rispose: - Eccomi qua. E il  Re  tornò com'era prima. Si sposarono; ma il Re, con quella
Cecina piangeva: - Ah, poverina me! Son Regina senza Re! Il  Re  per questo lamentìo, non la poteva soffrire. Andò da una
Grazie, Maestà! Ah, poverina me! Son Regina senza Re! Il  Re  rimase stupito: - Come lo sapeva? Tornò dalla Strega e le
a dormire. - Più tardi, Maestà; per ora non ho sonno. Il  Re  aspettò, aspettò, e si addormentò lui per il primo. La
Grazie, Maestà. - Ah, poverina me! Son Regina senza Re! Il  Re  rimase stupito: - Come lo sapeva? Tornò dalla Strega e le
dalla Strega e le raccontò la cosa. - Maestà, invitate  re  Corvo; appena la vedrà, ne farà un sol boccone. Venne re
re Corvo; appena la vedrà, ne farà un sol boccone. Venne  re  Corvo: - Cra! Cra! Cra! Cra! E come vide la Cecina, alta
una spanna, cra! cra! ne fece un boccone. - Mille grazie,  re  Corvo. Ora potete andar via. - Cra! Cra! Cra! Ma prima di
gli occhi. E con due beccate gli cavò gli occhi. Il povero  Re  piangeva sangue: - La Cecina morta, e lui senz'occhi! Ah,
buon luogo; son nella gobba della Reginotta di Spagna. Il  Re  si trascinò fino al palazzo reale, dove questa abitava, e
- Spellarla, lessarla, O arrosto mangiarla. Allora il  Re  capì che la Reginotta di Spagna e la Cecina erano una sola
La Reginotta scese giù e gli disse: - Ecco gli occhi. Il  Re  la guardò sbalordito. La Reginotta non era più gobba e
(La Regina riprende a dormigliare. Per i Ministri, un  Re  che dorme tanto è quasi una fortuna! Quando si sveglia,
cavalieri. La Regina versò furtivamente nel calice del  Re  il filtro fatato e attese, ansiosa di vederne l'effetto.
ansiosa di vederne l'effetto. Aveva appena bevuto che il  Re  stralunò gli occhi, come preso da sdegno e da meraviglia, e
amorosamente. Tutta la Corte, seduta a mensa, rideva. Il  Re  aggrottò le ciglia. - Perché si ride? Allora un cavaliere
Dio, quelle non sono le tre reginette, sono tre scrofe. Il  Re  lo fece decapitare all'istante, per lesa Maestà. E la Corte
regali, adorne di gioielli, servite da cento cameriste. Il  re  le voleva vicine sempre, le accompagnava a passeggio, a
Ma tutti soffocavano le risa, mormorando: - Passa il  Re  ammattito, passa il Re Porcaro!...
le risa, mormorando: - Passa il Re ammattito, passa il  Re  Porcaro!...
sé): Sono sciocchi e maligni! Per fortuna il  Re  dorme la grossa ...
di vedere il  Re  divorare a quel modo): Più tardi, Maestà. Ora digerite
sé): La disgrazia è di noi Ministri, ora che il  Re  non dorme più!
Voi non mangiate mai abbastanza ... quanto si conviene a un  Re  pari vostro!
del Re! Esse piangevano, disperate. - Comando del re! Se il  Re  si sapesse disobbedito farebbe sgozzare anche noi. Ma
una volta un  Re  molto giovane, che voleva prender moglie, ma voleva sposare
Ciabatta ... Maestà, non sta bene: rifletteteci meglio. Il  Re  rispose: - La figliuola del ciaba è la più bella ragazza
domandava l'elemosina: - Fate la carità! Fate la carità! Il  Re  non se ne dava per inteso. La vecchina arrancava dietro il
cavallo. - Fate la carità! Fate la carità! Il cavallo del  Re  s'adombrò, e urtò la vecchina che cadde per terra. Il Re,
al dito; sarà la tua fortuna. Arrivati in quel paese, il  Re  accompagnato dal servitore passò e ripassò davanti la
quello dovrà essere il suo sposo. Possiamo provare. Il  Re  a questa notizia rimase un po' turbato; ma poi pensò: - Se
servigio: mi fido soltanto di te. Portami questa lettera al  Re  di Spagna, e attendi la risposta; ma nessuno deve sapere
Allora lui prese la lettera della vecchina, e quella del  Re  la buttò via. Ringraziò e proseguì il viaggio. Era già
passato un anno, e non si era saputo più nuova di lui. Il  Re  tornò dal ciaba, e disse alla ragazza: - Quell'Uomo
fare è lo sposarci noialtri. - Maestà, come voi volete. Il  Re  fece i preparativi delle nozze, e quando fu quel giorno,
trovarono una granata ritta in mezzo alla stanza, e il  Re  disse ai ministri: - Ecco Sua Maestà la Regina! I ministri,
viso senza osar di rispondere. - Maestà, è una granata! Il  Re  in quella granata ci vedeva la figliuola del ciaba, la più
e si sussurravano nell'orecchio: - Che disgrazia! Il  Re  è ammattito! Il Re è ammattito! Però, prima di arrivare in
nell'orecchio: - Che disgrazia! Il Re è ammattito! Il  Re  è ammattito! Però, prima di arrivare in città, dove il
- Maestà, perdonate!... Ma questa qui è una granata! Il  Re  montò sulle furie; la prese per un'offesa alla Regina. Fece
tornò sano e salvo, colmo di regali. - Che rispose il  Re  di Spagna? - Maestà, il Re di Spagna rispose: Fai, fai,
di regali. - Che rispose il Re di Spagna? - Maestà, il  Re  di Spagna rispose: Fai, fai, fai, Non l'hai avuta e non
rispose: Fai, fai, fai, Non l'hai avuta e non l'avrai. Il  Re  fece finta di esserne contento, ma chiamò un Mago e gli
la mano! - Ahi! Ahi! Ahi! Ora la cosa andava bene, e il  Re  ordinò di bel nuovo i preparativi per le nozze. E quando fu
questo è il vostro appartamento. Ma, poco dopo, quando il  Re  volle andare a vederla, gira di qua, gira di là, non
molti invitati; poi si ritirava nel suo appartamento. Il  Re  voleva andare a vederla; ma, gira di qua, gira di là, non
rubato l'anello. - Non ti diSperare, non è nulla. Quando il  Re  avrà sposato, appena la Regina sarà entrata nel suo
questo chiodo sulla soglia dell'uscio e vedrai. Perciò il  Re  non trovava mai l'uscio, quando voleva entrare nelle stanze
C'era quel chiodo piantato lì, che glielo impediva. Il  Re  scoppiava dalla rabbia. Fece chiamare novamente il Mago, e
e cadde per terra? - Sì. - Era lei, la fata Regina. Il  Re  dovette persuadersi che era inutile lottare con una Fata, e
di Francia. Il servitore sposò la figliuola del ciaba; e il  Re  gli diè una ricca dote e lo fece intendente di casa reale.
gli diè una ricca dote e lo fece intendente di casa reale.  Re  e servitore ebbero molti figliuoli: E noi restiamo da
Púuh! Púuh! Púuh! Una mattina arrivò primo un garzone del  Re  con una mula carica di grano. Terminato di macinare, il
macinare, il garzone non se n'andava: - Che attendi? - Il  Re  vuole il contentino. - Portagli questa qui. E gli diè Rota,
questa qui. E gli diè Rota, la figliuola maggiore. Il  Re  gliela rimandò: - Contentino che mangia pane Sua Maestà non
vuole. - Portagli questo qui. Gli diè un corno di bue. Il  Re  si sentì offeso, e se la legò al dito. Un altro giorno il
Púiuh! Púuh! Púiuh! Arrivò primo il solito garzone del  Re  con due mule cariche di grano. Terminato di macinare, il
macinare, il garzone non se n'andava. - Che attendi? - Il  Re  vuole il contentino. - Portagli questa qui. E gli diè
questa qui. E gli diè Tramoggia, la figliuola minore. Il  Re  gliela rimandò: - Contentino che mangia pane Sua Maestà non
con uno ce n'è d'avanzo. Chi non lo crede, suo danno. Il  Re  aveva ripensato la risposta del mugnaio: "Intendo i corni
sposare una di esse. Il garzone riferì la risposta. Il  Re  ci ripensò su: - Se fosse davvero il corno dell'abbondanza?
Il mugnaio rispose: - Chi non lo crede, suo danno. Il  Re  si persuase che il mugnaio diceva il vero. Anche per un Re,
Era una bellezza. - Se accadesse come nel sogno! Il  Re  ormai aveva fitto il chiodo lì; e radunò il Consiglio della
sposare una delle figlie del mugnaio! - Maestà, sangue di  Re  richiede sangue di Re! - Quando avrò in mano il corno
sceglie Rota. Si sposarono. La stessa sera delle nozze il  Re  disse a Rota: - Vieni a vedere la tua camera. Le fece
messe tanto di catenaccio. - Ah, Maestà, che tradimento! Il  Re  tornò su, prese il corno per la punta e ordinò: - Perle e
un giorno solo! Il povero mugnaio andò via piangendo. Il  Re  pensò: - Se possedessi l'altro corno dell'abbondanza,
Tramoggia la do per nulla. Quel corno è la sua dote. Il  Re  e Tramoggia si sposarono. La stessa sera delle nozze egli
messe tanto di catenaccio. - Ah, Maestà, che tradimento! Il  Re  tornò su, prese l'altro corno per la punta e ordinò: - Oro
macinare, il garzone non se n'andava: - Che attendi? - Il  Re  vuole il contentino. - Portagli questo. E gli diè uno
questo. E gli diè uno stivale vecchio, rattoppato. Il  Re  pensò: - Anche questo stivale dee avere qualche virtù. Ma
macinare, il garzone non se n'andava: - Che attendi? - Il  Re  vuole il contentino. - Portagli questo. E gli diè uno
stivali furono colmi fino al collo, parvero impazziti. Il  Re  non sapeva come ripararsi dai calci che gli assestavano
anche loro. All'ultimo, nel ruzzolare una scala, il  Re  inciampò e cadde bocconi quant'era lungo. Gli stivali gli
per terra, uno di qua e uno di là, affatto vuoti. Il  Re  si alzò tutto pesto e addolorato, lamentandosi: - Ahi! Ahi!
I Ministri tornarono su frettolosi: - Maestà, - dicono - il  Re  ci ha rinchiuse qui, e il Re ci dee far uscire. Non aveva
- Maestà, - dicono - il Re ci ha rinchiuse qui, e il  Re  ci dee far uscire. Non aveva faccia d'andare a presentarsi
torno torno come una vera Rota di mulino, sballottando il  Re  che urlava invano: Ahi! Ahi! E si sentiva mancare il fiato.
come una vera Tramoggia di mulino, dando scossoni al  Re  che urlava invano: Ahi! Ahi! All'ultimo, lo sbatacchia
Che debbo fare? - Per un anno, un mese e un giorno, io sarò  Re  e lei mugnaio. In questo frattempo, le mie figliuole
a bocca asciutta; né moglie né dote. Che poteva fare il  Re  con quel mugnaio indiavolato? Piegò la testa. Gli diede il
nell'acqua; la Tramoggia se la rodevano le tignole, e il  Re  sbadigliava davanti la porta con le mani in mano,
- Tanto meglio, compare! Ed eran passati sei mesi. Il  Re  sbadigiiava davanti la porta del mulino con le mani in
pochi giorni perché il suo gastigo terminasse. Il mugnaio  Re  venne al mulino accompagnato dai Ministri e da tutta la
E bisognò farle rifare. All'ultimo giorno, il mugnaio  Re  venne al mulino accompagnato dal Ministri e da tutta la
accompagnato dal Ministri e da tutta la corte. Ma il povero  Re  che per un anno, un mese e un giorno non avea mangiato
sta! - disse, rivolto al mugnaio. - E giacché ti trovi Re,  Re  rimani. Detto questo, morì. La gente fu contenta. In un
il mugnaio non gli aveva macinati peggio dell'altro. Evviva  Re  mugnaio! Chi ne vuole una sporta e chi uno staio.
pazienza. Ecco il Reuccio e la Reginotta. (Scuote il  Re  e la Regina) Maestà! Maestà!
grandi vassoi con le pietanze fumanti. Posano davanti al  Re  quello che contiene un capretto arrostito. Il Re approva
davanti al Re quello che contiene un capretto arrostito. Il  Re  approva subito con cenni del capo, e subito lo scalco tira
arance d'oro. Quando arrivava la stagione delle arance, il  Re  vi metteva a guardia una sentinella notte e giorno; e tutte
e canta, canta, canta ..., ho dormito finora! Il  Re  non gli fece nulla. Alla nuova stagione, incaricò della
la nanna! E canta, canta, canta ..., ho dormito finora! Il  Re  volle provarsi lui stesso; e arrivata la stagione si mise a
che si posa sopra un ramo, e comincia a cantare. Il  Re  avrebbe voluto tirargli, ma faceva buio come in una gola.
occhi. Il cardellino cominciò a canzonarlo: - Pss! Pss! Il  Re  dorme! Pss! Pss! Il Re dorme! E canta, canta, canta, il Re
a canzonarlo: - Pss! Pss! Il Re dorme! Pss! Pss! Il  Re  dorme! E canta, canta, canta, il Re s'addormentava peggio
Re dorme! Pss! Pss! Il Re dorme! E canta, canta, canta, il  Re  s'addormentava peggio d'un ghiro anche lui. La mattina
mano della Reginotta, e in men di tre giorni l'avrete. Il  Re  lo prese per le spalle, e lo messe fuor dell'uscio. Il
mano della Reginotta, e in men di tre giorni l'avrete. Il  Re  lo prese per le spalle, gli diè una pedata e lo messe fuor
ritorno. - Maestà, eccolo qui. La Reginotta ora è mia. Il  Re  si fece scuro. Doveva dare la Reginotta a quello zoticone?
- Tenetevi ogni cosa. Sarà quel che sarà! E andò via. Il  Re  disse al cardellino: - Ora che ti ho tra le mani, ti vo'
due soli: il mercante e quel contadino che mi ha preso. Il  Re  mandò a chiamare il contadino. - Facciamo un altro patto.
è questo: "Secca risecca! Apriti, Cecca." - Va bene. Il  Re  andò, disse il motto, e la Grotta s'aperse. Il contadino
diamanti, sempre a mucchi, eran più grossi e più belli. Il  Re  si vuotava le tasche, e tornava a riempirsele di questi.
d'oro del giardino reale. C'era lì una bisaccia, e il  Re  la colmò. Or che sapeva il motto, vi sarebbe ritornato più
che lo attendeva. - Maestà, la Reginotta ora è mia. Il  Re  si fece scuro. Dovea dare la Reginotta a quello zoticone? -
al palazzo ve ne accorgerete. Arrivato al palazzo, il  Re  mette giù la bisaccia e fa di vuotarla. Ma invece di arance
due soli: il mercante e quel contadino che mi ha preso. Il  Re  lo mandò a chiamare: - Facciamo un altro patto. Dimmi il
è questo: "Ti sto addosso: Dammi l'osso." - Va bene. Il  Re  andava e ritornava più volte colla bisaccia colma, e
presentò il contadino: - Maestà, la Reginotta ora è mia. Il  Re  si fece scuro. Dovea dare la Reginotta a quello zoticone? -
padrone? Quello zotico? - Quello zotico, Reginotta, è più  Re  di Sua Maestà. - Se fosse vero, lo sposerei. Va' a
aperse la gabbia. Ma il cardellino non tornò. Una volta il  Re  domandò alla Reginotta: - O il cardellino non canta più? É
bel pezzo che non lo sento. - Maestà, è un po' malato. E il  Re  s'acchetò. Intanto la povera Reginotta viveva in ambascia:
piccino piccino. Intanto venne un ambasciatore del  Re  di Francia che la chiedeva per moglie. Il padre ne fu lieto
più ritirarla? - Maestà, le parole se le porta il vento. Il  Re  non lo potevan trattenere: schizzava fuoco dagli occhi. Ma
Non lo voglio! Vo' rimanere ragazza. Il peggio fu quando il  Re  di Francia mandò a dire che fra otto giorni arrivava. Come
- Di' di sì, o ti faccio affogare! E la Reginotta zitta. Il  Re  la calò fino a metà. - Di' di sì, o ti faccio affogare! E
- Di' di sì, o ti faccio affogare! E la Reginotta zitta. Il  Re  la calava più giù, dentro l'acqua; le restava fuori
padrone! Per mantenere la parola ora patisco tanti guai! Il  Re  di Francia arrivò con un gran seguito, e prese alloggio nel
Non vuol farsi vedere? - Maestà, è un po' indisposta. Il  Re  non sapeva che rispondere, imbarazzato. - Portatele questo
le arance d'oro, e il giorno appresso la Reginotta sposò il  Re  di Francia. E noi restiamo a grattarci la pancia.
una volta un  Re  che aveva un vocione così grosso e forte, da poter essere
tuonasse; e per ciò gli avevano appiccicato il nomignolo di  re  Tuono. I Ministri e le persone di corte, dovendo praticare
Re: - Maestà, siete voi che Fate assordire i Ministri? Il  Re  credeva di parlare con lo stesso tono di voce di tutti gli
le cose andavano benino. Parlando con loro però, il  Re  s'accorgeva ch'essi, di tanto in tanto, portavano le mani,
nuovi Ministri soffrivano sempre di gattoni per iscusa. Il  Re  non si capacitava di questa malattia così comune a tutti i
le mani in pasta, sopportavano zitti ogni tormento. Il  Re  andava a visitarli, e alzando la voce pel dubbio che quella
E stavano bene davvero, perché erano già mezz'assorditi. Il  Re  intanto credeva che gli affari del suo regno procedessero
vecchietto mal vestito, che faceva cosa tanto insolita, il  Re  s'accorse ch'egli aveva due tappi di sughero negli orecchi.
col vostro vocione fate assordire la gente. Dapprima il  Re  montò in furore; non voleva credergli. In che modo egli non
soggiunse: - Tant'è vero, che Vostra Maestà vien chiamato  re  Tuono. Il Re fu afflittissimo di questa scoperta. Tentò di
- Tant'è vero, che Vostra Maestà vien chiamato re Tuono. Il  Re  fu afflittissimo di questa scoperta. Tentò di frenar la
non provenga da qualche malefizio che voi avete addosso. Il  Re  decise di fare un bando. E volendo andare per la più corta,
il bando non fosse conosciuto. E quei tuoni della voce del  Re  erano stati così forti, che per un paio di settimane piovve
dietro all'altro, e nessun Mago si presentava. Il povero  re  Tuono cominciava già a disperare, quando una mattina
paesi; diceva di conoscere il segreto della malattia del  Re  e la ricetta per guarirlo. Alla vista di quel Mago, così
di quel Mago, così grasso e grosso che pareva una botte, il  Re  si grattò il capo, pensando: - Ce ne vorrà dell'oro per
Mago. - Il vostro male proviene da un capello incantato. Il  Re  si rallegrò interamente. Gua'! Si sarebbe fatto radere la
me, da ambasciatore, il vostro Ministro. Per un momento il  Re  esitò: - Se quel furbo lo canzonava? Dove riacchiapparlo?
avuto più notizia. - Cercate e troverete. Il destino dei  Re  vuole così! Erano parole del Mago. - Facciamo un altro
parole del Mago. - Facciamo un altro bando! - esclamò il  Re  molto seccato. E volendo andare per la più corta, salì di
avrà tant'oro quanto peeesa! E i tuoni della voce del  Re  furono così forti, che piovve dirotto dovunque, quasi
ma neppure una mosca recava notizia della Principessa.  Re  Tuono cominciò a perdere la pazienza. Ora, invece di
babilonia in luogo di dissipare i malintesi. Aveva voglia,  re  Tuono, di gridare alle guardie: - Fate giustizia! Fate
perde; e chi non l'ha non l'acquista! Pasticche! Pasticche!  Re  Tuono, trattandosi di voce, la prese per un'offesa alla sua
l'acquista?". - La verità, Sacra Corona. Provi e vedrà. Il  Re  lo guardava fisso. Dal vestito, colui pareva un uomo; ma le
la mise in bocca. O che fu? Un tocca e sana? Il vocione del  Re  aveva calato di metà. Va' a trattenere re Tuono! Si buttò
Il vocione del Re aveva calato di metà. Va' a trattenere  re  Tuono! Si buttò sulle pasticche come un galletto al
istanti. Parlò, e il suo vocione parve sparito sottoterra.  Re  Tuono non era più re Tuono, con quella vocina così fievole
suo vocione parve sparito sottoterra. Re Tuono non era più  re  Tuono, con quella vocina così fievole che si poteva udire a
attorno con le mani. - Meglio così! Dalla contentezza, il  Re  ordinò che si facessero grandi feste per tutto il regno,
Ti sia concesso! Avendo ora la vocina flebile flebile, il  Re  s'infastidiva di sentir parlare fin con la voce ordinaria.
a ufo e abitava nel palazzo reale, soltanto lui udiva il  Re  senza bisogno di accostargli l'orecchio alle labbra né
camera e vedere la Principessa Senza-lingua. Invano il  Re  diceva: - Non può entrarvi nessuno, neppur io; ho dato la
Il mucchio d'oro era proprio lo stesso regalato dal  Re  al Mago, grosso quanto una botte. Il Re, in un baleno, si
Principessa Senza-lingua! Grazie, mia Regina! - disse il  Re  col più bel suono di voce, che nessuno avesse mai udito. -
bel suono di voce, che nessuno avesse mai udito. - Grazie,  re  Tuono, mio Signore e mio Re! Insieme con l'incanto dell'uno
sposi. E ora posso andarmene. - Perché mai? Perché? Il  Re  non finì di dire queste parole, che il Ministro, diventato
Era un servitore delle Fate. Contenti come Pasque, il  Re  e la Principessa si sposarono, con feste e divertimenti
si sposarono, con feste e divertimenti d'ogni sorta. Il  Re  perdonò ai Ministri, li fece scarcerare e li rimise in
che vi prega di fermarvi un momento! (Si precipita verso il  Re  e lo riscuote bruscamente.)
un rimedio, Maestà. Ve l'ho già detto: Rinunziate di essere  Re  ... Rinunziate in favore di Centovite che è Principe di