in un succedersi di piani arretrati e salienti, in un succedersi di «praticabili» e di quinte, che palesemente alludono ad una vita che si svolge
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in fuori come quinte e sopra i quali la trabeazione continua senza interrompersi; in più il muro retrostante è traforato da porte, finestre e
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separano il primo dal secondo vano non sono tanto due quinte sceniche quanto, come ha notato il Lavagnino, «diaframmi che hanno la funzione di lenti
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quella dei Galliari, che sviluppa in quinte e fondali la spazialità tiepolesca. Ciò che importa è che lo spazio non sia contemplato, ma vissuto ed agito
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rapporto con la normale degradazione prospettica: sono come frammenti di quinte teatrali, e se spesso sono d’una verità da toccar con mano, non
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, dopo averlo, nelle affettazioni sociali, perduto. Infatti, quel giardino non è fatto, come il giardino italiano, di «valori» (prospettive, quinte
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