la immensa amarezza dei disinganni ; dirle la noia che precede gli anni; dirle che Iddio ci ha fatti al sogno, all'estasi e all'oblio! Questo vorrei
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sento un esule di tutti i mondi; se la fanfara delle tue parole mi profumasse di girani e viole questo povero petto che sospira all'odor del cataletto
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il fango mi conquista. Prega, prega che torni il ciel sereno! Tu non lo sai che l'uomo è anch'esso un bruto ? Fuggi, fuggi da me; su questo petto ti
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; sull'ara ove sacrifica e si lagna la creazione. Crederò, se tu credi, a questo Iddio senz'occhi e senza trono; se ti piace e ti serba al tetto mio
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mio pennello; come brilla la campagna, come è buio il mio cervello! Questo dente che si lagna il mio fango mi rammenta, par che gridi: - T'addormenta
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non so nulla, che ho intero il genio di un bambino in culla. Giù, giù, giù vino, giù sonno ed oblìo! E al primo albor su questo cranio mio, fanciulla
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, brilli il sereno! Dacchè, cullandoti su questo seno, vi scende il gaudio dal paradiso, più non interrogo che il tuo bel viso! Quel viso candido coi capei
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cattedrale è la stanzuccia mia! Qui la pace, la fede e l'esultanza, e qui l'asilo d'ogni tua speranza! Porgi a' miei baci questo cuor che geme, chiudiam
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agghiacci, e i posteri travolgi a ignoto abisso: brandisti il crocefisso e la fede crollò. - O musa! a questo pallido tuo giovane poeta, o eterna dea
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tessuto del pianto di un minuto l'orme nessun lavò. Questo, ironia satanica, due cuori ha chiusi in petto, e accanto a lui, crisalide di non terreno
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