Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: quella

Numero di risultati: 49 in 1 pagine

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Leggere un'opera d'arte

256051
Chelli, Maurizio 49 occorrenze
  • 2010
  • Edup I Delfini
  • Roma
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Cristo viene doppiata da quella dell’albero in secondo piano, mentre la traiettoria diagonale descritta dalla figura della Maddalena viene ripetuta

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Tiziano però elimina la mandorla e aggiunge l'immagine in scorcio dell’Eterno, sopra quella di Maria, che appare con le braccia sollevate e con una

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dal corpo del Santo e quella descritta dallo sterratore insieme all’uomo che tira la fune si intersecano suggerendo il simbolismo della croce. Non

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quella visione.

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. Guido Reni nel Davide con la testa di Golia, conservato agli Uffizi, usa un'iconografia vicina a quella caravaggesca, aggiungendo alcuni elementi

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quella di non osare mai vedere il volto di Amore, ma Psiche convinta dalle sorelle, che nel frattempo erano andate a visitarla, una notte accese una

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l’iconografia più diffusa è quella che mostra Amore, con le ali ancora spiegate, mentre abbraccia Psiche per riportarla in vita. È un’iconografia

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. L’iconografia più diffusa è quella che mostra Dafne, con le braccia sollevate che si stanno già trasformando in rami con delle foglie, mentre Apollo

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identità. La reazione di Procri fu quella di fuggire via per divenire sacerdotessa di Diana, ma quest’ultima fece in modo che i due tornassero a

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lanciate da Deucalione nacquero degli uomini da quelle lanciate da Pirra delle donne. L’iconografia ricorrente è quella che rappresenta Deucalione e

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coppiere. L’iconografia più antica è quella che compare nell’arte vascolare del V secolo a C. e mostra un giovane con berretto frigio, coperto da un mantello

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abbracciarla fini nell’acqua ed annegò, e fu poi trasformato nel fiore che porta il suo nome. L’iconografia è quella che mostra Narciso nell’atto di

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infierire su di lui: quella in primo piano sta per trafiggerlo con un bastone appuntito e le altre sono pronte a sferrare colpi di bastone e a lanciargli

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tentazione di raccoglierli perse la gara, e fu costretta a concedersi. L’iconografia più consueta è quella che mostra il momento della corsa con

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’azione, in quanto le loro figlie si erano innamorate dei loro rapitori. Quella del ratto è una iconografia molto affollata dove il racconto assume una

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parte avversa, i Curiazi; Roma ottenne la vittoria poiché l’unico sopravvissuto nello scontro fu uno degli Orazi. L’iconografia tipica è quella

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L’iconografia delle battaglie è quella in qualche modo codificata nel mosaico della Battaglia di Isso, conservato nel Museo Archeologico di Napoli

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sé tutte le caratteristiche tipiche di questo genere. Quella dipinta da Giulio Romano, su cartoni di Raffaello, nella Sala di Costantino mostra il

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incredibile. Ercole la inseguì per un anno e alla fine riuscì a catturarla usando una rete. L’iconografia ricorda molto quella della storia col leone, poiché

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Come significato artistico l’opera non può considerarsi eccezionale, ma è comunque assai suggestiva per l’acuta individuazione di quella famiglia di

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Nel volto la resa fisionomica è al tempo stesso precisa e generalizzata, quasi ad indicare che proprio quella particolare persona assume, per la

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Sotto questo aspetto è di particolare interesse la ritrattistica augustea specie quella avente per tema Augusto stesso, che fu raffigurato più volte

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, come possiamo vedere nel Ritratto di Marcella, conservato nel Nationalmuseum di Stoccolma (figura 115). L’immagine è quella di una ragazza dal volto

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La tendenza è quella di idealizzare la natura, con un paesaggio che si allontana sempre di più dalla realtà, una sorta di giardino delle delizie in

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costrittiva. Gli esempi che potremmo citare sono molti, ma credo che la pittura di Caravaggio sia quella che più si presta a rendere l’idea. Rimane

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cielo plumbeo, ostile alla vita, mentre quella descritta da Redon nel Ciclope, conservato nel Kroller Museum a Otterlo (figura 126), è un’esplosione di

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le iconografie, prova la sua importanza. All’inizio il nudo fu soltanto maschile, ispirato a quella emozione sublime che i giovani nudi in palestra

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quella desiderabile visione (figura 142). La seconda rivela quel sottile compiacimento estetico che spesso allontana l’artista dal dato realistico; la

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scultura arcaica, quella africana in particolare. Lo dimostra ad esempio Picasso con le sue Demoiselles d’Avignon, conservate nel Museum of Modern Art di New

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pittoriche realizzate dalle grandi civiltà del passato, a cominciare da quella egiziana, per poi passare a quella greca, presentano le caratteristiche

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Nelle raffigurazioni delle civiltà antiche, come quella egiziana, sumerica, minoica, micenea, lo spazio, o per meglio dire la rappresentazione dello

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schema (di cui ricordiamo la Maddalena penitente, il San Sebastiano curato dalle pie donne, l’Adorazione dei pastori), ma anche quella del cosiddetto

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pietra filosofale, quella che avrebbe permesso la trasformazione). Ma è anche il colore dell’ira e del delitto, del piacere fisico evocato nel

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assai curiosa la genesi di quella riferita al sangue blu, per esprimere nobiltà, coniata in terra spagnola: le vene di aristocratici che non avevano

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La prima rudimentale tecnica pittorica fu quella degli uomini delle caverne, che utilizzavano colori tratti dalle terre e dai cristalli di calcite

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Il termine deriva da “temperare”, ossia “stemperare i colori”, e serve ad indicare quella tecnica che usa l’acqua per sciogliere i colori e come

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preparare sull’arriccio soltanto quella parte di intonaco che poteva essere dipinto nell’arco di una giornata. Sull’arriccio veniva realizzato un

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, che serviva ad isolare la stesura precedente da quella successiva, per evitare che i colori si mescolassero. Inoltre la pittura ad olio ha una maggior

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tocchi sintetici ma fortemente evocativi. La tecnica del guazzo è simile a quella dell’acquerello, con il pigmento che ha la gomma arabica come

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È un’interpretazione dell’arte rivoluzionaria, completamente opposta a quella precedente, e come scriveva in un suo saggio Sergio Bettini (1966) non

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che la dimensione degli Angeli è la stessa di quella della Vergine, quindi che è del tutto assente il principio di gerarchia simbolica (figura 4).

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Quella che a prima vista sembra un’azione infantile e giocosa in realtà cela una forma rituale che risale alle antiche civiltà.

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È nel XV secolo che cominciano ad apparire delle varianti, e tra queste quella più importante riguarda il Bambino, che non è più nella mangiatoia ma

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quest'ultimo che induce gli altri apostoli a rivolgere progressivamente gli occhi verso Giuda, raffigurato dalla parte opposta a quella del Cristo. In

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cerca di enfatizzarne il contrasto con quella dei carnefici, tesa fino allo spasimo, sicché simbolicamente, sono loro a soffrire e non il Cristo

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intorno alla figura di Cristo compiono azioni di sbeffeggiamento e tra queste quella di porre sulla testa del Redentore una corona di spine. Così

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Solo a partire dall’XI secolo l’iconografia subisce una trasformazione: all’immagine del Cristo trionfante succede quella del Cristo sofferente con

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immagini a figura intera della Vergine e di San Giovanni sono disposte ai piedi della Croce, alle quali si accompagna quella della Maddalena, in genere

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Pagina 90

presenta dei riferimenti iconografici michelangioleschi: la figura di Cristo ha forti assonanze con quella scolpita nella Pietà in Vaticano, mentre la

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