Nella figura 1 della Tavola V diamo una figura del Sole ecclissato quale fu fotografato nel 1871 dalsig. Tennant alle Indie, simile a quella ottenuta
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Fra i fenomeni più belli della contemplazione del Cielo, vi è la scintillazione delle stelle: quella luce che si slancia or fiacca or viva a lampi
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La più antica stella comparsa d’improvviso di cui rimanga memoria nelle nostre tradizioni è quella che brillò ai tempi di Ipparco nel 125 G. C., e
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Anno 134 av. G. C. Nello Scorpione tra β e ρ. Questa probabilmente è quella stessa di Ipparco. La vivacità e la scintillazione di cui si parla negli
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Anno 1604. Dopo la bella di Ticone la più insigne fu quella che ai tempi di Keplero nel 1604 comparve nel piede del Serpentario: questa era da
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iscala ben minore e dopo quella del 1690 passarono 158 anni senza nessuna novità.
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loro aperto un campo ben più largo di ricerche. La prima stella a cui toccò in sorte questo studio fu quella del 1866, col che si inaugura veramente un
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’Orsa. Nell’intervallo non vi sono righe distinte, ma uno spettro continuo. Il tipo si accosterebbe al 4°, ma manca quella del verde intermedio.
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La prima è quella di un periodo più o meno corto determinato dalla occultazione della stella per un corpo opaco. Tale è Algol. La seconda quella di
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quella di un pianeta. Il loro colore è verde-azzurro. Una bella serie di questi oggetti è disegnata nelle figure della Tavola VI che dà i tipi delle più
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A questa classe appartiene quella del Delfino (H. 4572, A. R. = 20h 16m 8s Decl. + 19° 39' 41") la quale sembra uniforme, ma con la luce nel campo si
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si raccoglie tutta nelle prefate poche righe, onde conserva tutta la sua intensità, che riesce poi comparativamente molto maggiore di quella delle
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Una assai vasta è quella dell’emisfero australe in forma di Ω omega maiuscolo, che dà righe spettrali gassose. Essa sta in A. R. = 18h 12m 33s, 1
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Tra le nebulose irregolari ve ne sono molte che coi forti strumenti di Lord Rosse hanno manifestato una struttura spirale simile a quella de
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Una Nebulosa non meno importante è quella che circonda η Argo nell’Emisfero Australe, posta in A. R. = 10h 39m. Decl. − 56° 47' che è vasta quasi
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, assegnandone la direzione e la sua grandezza, era problema che esigeva un patrimonio di osservazioni di ben altra precisione di quella che non si possedeva
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distanze, come quella dei pianeti; 3.° da una forza residente in un punto interno qualunque dell’ellisse, purchè essa varii oltre la ragione inversa
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congiunte da legame fisico, è minore di quella del non avere a nascere domani il Sole in confronto di tutta l’esperienza storica che abbiamo di questo
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quella guisa che gli asteroidi tra Marte e Giove tengono luogo di un pianeta maggiore.
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stessa di quella che regge il nostro sistema.
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corteggio di quella stella che noi chiamiamo Sole. Questa cognizione poi ha per base le dimensioni stesse del nostro pianeta, e da questo dobbiamo dare
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che equivale alla determinazione della differenza delle loro latitudini geografiche. Sia Z S C la verticale del primo sito, e Z’ A C quella del secondo
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Astraendo per ora dalla piccola inclinazione che l’orbita del pianeta possa avere su quella descritta della Terra attorno al Sole: sia (fig. 55) S il
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Se a è la distanza della Terra dal Sole e a' quella di Venere, la differenza a – a' sarà la distanza di Venere dalla Terra, onde conosciuta questa
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, che basta sapere la distanza a cui arrivano due pianeti tra loro per avere quella di essi dal Sole, e tutta la scala del sistema La legge di Keplero
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Il primo a cui si attennero gli antichi fu di dedurre la distanza del Sole da quella della Luna: il metodo è però più ingegnoso che sicuro, ma merita
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distanza dalla Terra minore della metà di quella del Sole, e vi applicò il suo solito metodo e trovò pel Sole una parallasse di 12". Poscia colta l
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congiunzione inferiore viene a un terzo circa della distanza della Terra al Sole, quindi la sua parallasse sarebbe tripla di quella del Sole. Ma Venere non ha il
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fosse sarebbe data per una quantità notabilmente più grande di quella che si cercava, e se il dato dell’osservazione era di diversa natura, era però
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Ma questo pure è Fig. 70 soggetto a delle incertezze per le deformazioni che subisce il pianeta e sopratutto per quella apparenza conosciuta sotto il
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di 2,203, per la sua eccentricità veniva in certe opposizioni ad una distanza dalla Terra un poco minore di quella del Sole, quando essa stava nel suo
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grandi densità, circa 5 volte quella dell’acqua distillata. La seconda quella dei piccoli pianeti, notabile per l’incrociamento, e intrigo delle orbite
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Da questo specchio si rileva che la distanza massima del pianeta Nettuno, che è il più remoto dal centro del sistema è 30 volte quella della Terra
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quella dell’acqua stessa. È probabile che alcuni di questi corpi non sieno ancora ridotti a stato solido, ma siano ancora in istato caotico, o almeno
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delle grandezze fondandosi sui risultati già esposti al Capo III.° § I.° pag. 191, che diamo qui sotto in confronto con quella desunta dalla fotometria.
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Nettuno dal Sole, quindi l’azione deve essere insensibile. La cometa che ha orbita ellittica più sicura è quella d’Halley che fa il suo giro in 75 anni
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momentanea di una sera; perchè non ne conosce i cicli, così andrebbe errato chi credesse che le stelle non hanno altra disposizione che quella che noi
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esistere nello spazio, comparando i risultati ottenuti da diverse supposizioni, di cui han fatto uso finora gli astronomi con quella che può dedursi dalle
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quella del Sagittario, ma la scoperta fatta da noi nel 1855, che la Nebulosa di Orione può tracciarsi fino a limiti molto remoti per oltre 6° in
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suo piano; talchè a distanze 0,86 che corrisponde a 60° di elevazione sul piano galattico, la densità sarebbe appena 0,005 di quella del piano e le
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(v. Holden Am. jour. of science May 1876, che sostiene che sì, specialmente la nebulosa in forma di Ω e quella di Orione.
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diametro dell’orbita della terra sarebbe impercettibile. Appena potrebbesi scorgerne una pari a quella di Giove e di Saturno: vedemmo molte esser
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. V dà una idea di questo spettro osservato nella Cometa di Coggia nel 1874. La parte continua dello spettro è quella del nucleo che è in parte luce
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quelle delle stelle simili a quella del nostro Sole, ci persuadono che que’ corpi, o sono in uno stadio simile al presente del nostro sistema, o
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diremo poi di tante altre, comep.es. di quella di θ Orione che si estende per tanti gradi nella parte più viva, senza contare la più pallida?
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, 2016, 2032, 2044. La posizione è stata ridotta per tutte al 1870 che è quella dell’ultimo catalogo di Chambers. Molte di esse sono state verificate in
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Wollaston, d’onde quella del Sole ad α Centauro sarebbe come 21955009000 a 1, e siccome di α Centauro si conosce la distanza, si calcola che il suo
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Il Sole essendo una stella, si è cercato che rapporto abbia la sua luce con quella delle altre, il che giova a farci apprezzare l’intensità assoluta
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quella delle righe spettrali.
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intendere quella degli altri.
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