contribuisca in egual misura ad aumentare la statura, o la dimensione di quell’organo. Incrociamo due razze aventi rispettivamente le formule aabbccddeeff e
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nelle numerose ibridazioni interspecifiche (cfr. cap. XV) che sono state eseguite in varî luoghi da quell’epoca in poi, è mai stato accertato alcun
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ricerca fisiologica, ma non era ancora stato oggetto di ricerche genetiche. In quell’anno Th. H. Morgan pubblicò il suo primo contributo sull’eredità
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una «specie» zoologica o botanica, cioè di quell’insieme di organismi molto più simili fra di loro di quanto non lo siano ad altri, e che si
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, non riuscirebbero mai ad emergere. Se il Morgan, nel 1910, non avesse isolato quell’un maschio con occhi bianchi (white), che divenne l’origine di una
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., 1. 1, § 3). Ciò non è vero, alla lettera, che in un numero limitato di casi, ma anche oggi sogliamo indicare come maschio quell’organismo che consta
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maturi perché esse fossero comprese, e, con quell’avvenimento, si iniziò una nuova era per gli studi sull’eredità. Tosto gli esperimenti si moltiplicarono
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’iride, ecc., una lacuna non indifferente rimane ancora aperta nella nostra conoscenza, ed è precisamente come quell’unità ereditaria — il gene dell
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sono i «più adatti» alla vita in quell’ambiente, e hanno maggiori probabilità di sopravvivere, di prosperare, e quindi di riprodursi.
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. La forza primigenia di quell’impulso che spinge irresistibilmente gli organismi a conservarsi e a perpetuare la propria specie, cioè la lotta che ogni
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cane che abbia avuto la coda mozzata, abbia partorito un cucciolo senza coda; l’avrebbe fatto anche se non avesse subito quell’operazione. E così, per
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