Venezia peggio che altrove. E alcuni seguono il costume di quei non pochi veneziani, giovani e vecchi, ricchi e non ricchi, i quali sono affacendatissimi
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Nelle verdi lagune di Venezia, tra quei porti, così presso al mare, parrebbe che dovessero moltiplicarsi i pittori di marine; e in mezzo a tanti
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Nel visitare le mostre annuali dell’Accademia veneta, ci si sente cascar le braccia: s’indovina che quei poveri artisti vendono poco e male.
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di uno di quei palazzi archiacuti e arabi e bisantini, mezzo orientali e mezzo occidentali, che sono sparsi in tutte le calli e in tutti i rii della
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burbero, ma beato. Nessuno gli chiede conto di ciò ch’e’ spende, poichè nessuno potrebbe cavare da quei soldi neppure la metà delle opere che egli ne
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Tutte queste impressioni nascono nell’animo guardando alla figura del Grita; e si pensa alla consolazione che quei poveri disgraziati di ciechi
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Il Suicida del Cecioni è meno un suicida che il suicidio. L’autore ha saputo liberarlo da quei particolari minuti di concetto e di forma, i quali
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Un dì piovoso gli ha inspirato due quadri. Questo e il primo. In una via di Firenze, stretta e tortuosa, dinanzi ad uno di quei palazzi tutti bugne
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una panca di legno e, aspettando il magro pasto, lasciai volare la fantasia. Pensavo così vagamente a quei rari giorni felici, nei quali, digerendo la
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fantasimi di quei terribili trapassati, da cui io fuggo, ma dai quali viene la incomparabile magnificenza di Roma. L’unico Governo che le stia bene è
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adesso l’antico si diventa necessariamente accademici. Ridurre agli usi nostri quelle moli e quei concetti imponenti, piegare alle nostre misure quegli
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il disegno di un leone, similissimo a quei mostri che sorreggono sul dorso le colonne delle nostre antiche chiese lombarde. Indovinate che cosa c’è
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turchino quasi diremmo zuccherino e appiccicaticcio, a quei filetti d’oro, a quei vasi di un classicismo gonfio insieme e fiacco, a quelle miniature che
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matrona, non è senza un perchè. Quei Greci, maghi gentili, animavano tutto: la scienza, la filosofia diventavano arte, senza cessare di essere scienza e
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sgarbate. Il tessuto, che non ha quasi più traccia di colore, è invaso da quei colossi pesanti e pretensiosi, che mettono indosso i brividi della noia
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mille toni con dodici gradazioni per ciascheduno, e si imitò la pittura ad olio in quei quadri, in cui luci e ombre hanno più rilevato contrasto, i neri
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, con quei Ghinesi francesi d’allora, che parevano abatini travestiti e dame che, senza togliersi il neo dalla guancia, recitassero una commediola. Ma
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sfacciata, come que’ rossacci triviali s’accapigliano con quei gialli e con quei turchini!
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Dall’una all’altra parola Encolpo ed Eumolpione, che cosi aveva nome il poeta, vennero al discorso di quei dipinti, e il giovine chiese all’altro
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la curiosità di chi non conosce la maestrìa del suo pennello, ma lascia quasi indifferenti coloro, i quali non possono vedere in quei dipinti, buttati
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: il Fontana ha indovinato la luce di quei tristi paesi settentrionali: è fredda, diffusa, viene proprio dal cielo biancastro, e si riflette davvero nel
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sente troppo spesso lo spirito di quei buffi personaggi, che egli rappresentava tanto volentieri e che facevano venire dalle gran risa il mal di ventre
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’discendenti di quei sottilissimi intenditori di cose belle. I Romani non parevano degni a Cesare di gustare il suo canto. Comunque sia, l’opera del
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fosse la francese a quei tempi, ammaestra gl’intagliatori in legno, che la imitano ingegnosamente per gli altari e per i pulpiti delle chiese nuove; ma
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come perennemente bruciata dal sole. Così ha pensato il pittore. Ma fatto sta che la neve è in quei paesi una sgradita eccezione, e che il vedere il
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, che balla sulla corda alla maniera di quei piccoli saltatori di Ercolano, i quali si vedono ora nel Museo sul loro campo nero acconciarsi in atti tanto
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se tutto somigliasse al sodo del basamento inferiore, con quei semicerchi a’fianchi, dove sporgono, rallegrati di belle ghirlande, gli stemmi della
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, coperte di anelli: una cosa stomachevole insomma e, strano a dirsi, una cosa degna dell’arte, coraggiosamente statuaria. Quei Parassiti sono, è vero
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intanto che aveva visto egli stesso tirare innanzi nella creta dì per dì la figura. Il vero è che un professore, il quale aveva in quei giorni fama di
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cattolicesmo estetico, fece impacciato, sdolcinato e antipatico. Anche l’architettura, con quel cortinaggio di marmo e quei putti sull’alto dell’arco
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memoria alla famiglia infelice. Il bassorilievo di bronzo figura la strage di quei poveretti, tutti in terra ignudi, uccisi dall’Angelo della morte
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, accade che i più degli artisti inchinino, un po’per ammirazione, un po’per pigrizia, a imitare; e quei pochi i quali vogliono fare da sè, s
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