corsa. Io dietro, e lo zio pure. La mia amica era ancora drizzata in ginocchio sulla panca, come si era messa per gridare quei suoi «non è vero». Scese
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aspettare, fosse pure un minutino solo. Dunque il discorso restò a metà e cosí lo lascio anch'io. La continuazione al prossimo capitolo.
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? - Credo... credo un po' di mal di testa. Non si era affatto parlato di mal di testa, tra me e Ippolita. Era un'invenzione mia. Be' qualcosa dovevo pure
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l'automobile davanti al portone. (Quello davanti, si sa.) Lo zio, pure. La zia, pronta anche lei, inappuntabile con cappellino e borsetta, perché aveva
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insieme, e che pure il suo nuovo marito era ansioso di rivederla (Ippolita) perché conservava tanto un buon ricordo di lei dall'ultima volta che l'aveva
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dello zio Pio! - Ridi pure, tu: ma lo zio lo aveva detto tante volte, vi lascio un tesoro. E cosa ne è successo, vorrei tanto sapere? Dove sono finite
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e tondo di paglia, borsa grande e quadrata pure quella di paglia, e i baffi. Non sarà gentile dirlo, però li aveva davvero. Niente di spettacoloso
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una catena pure di ferro. A vederla seduta sotto quel macchinario, in quella sala cupa, la mia amica incominciava sul serio a sembrarmi una prigioniera
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