dopo che il giuoco lo aveva ridotto povero in canna. Lacero, unto, egli si metteva vicino alla cugina, e gli occhietti grigi gli si accendevano nella
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di dirlo, dopo avergliene fatte tante, a quel povero giovane, da farlo scappare per non sentir parlare più di voi? - Chi, il tenente? Ah sì, il
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tavolone da stirare, sforacchiandolo tutto. - Razza di ladri che mi ruba e mi spoglia! - riprendeva, più forte - Ma non importa: povero e onorato, e
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. - Bisogna che la disgrazia mi perseguiti! - Non sapete la disgrazia di quel povero - de Fiorio? - venne a dire una sera il Fornari. - Che gli è successo
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col barbiere. - Povero diavolo! Un vero cane senza padrone! - Tutti lo compiangevano. - Chi d'un asino ne fa un mulo, il primo calcio è il suo
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Vacirca - quella lì non è Anna Laferra? - Con Vincenzo Sutro, guarda! - disse Manfuso - E quel povero Salvatore che abbiamo lasciato a Napoli
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pestatori soltanto ballavano in giro sopra uno strato d'uva bianca di gesso e un altro spaccava legna, accanto il torchio. - Povero Alfiuccio! - diceva
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