(Il campanello squilla ancora una volta e più forte.)
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A sinistra del proscenio un caminetto a mensola, la quale sorregge una pendola e due candelabri: più indietro l’usciale della galleria.
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(Mentre Olga e Boleslao compiono a sinistra il giro, Fedora a braccio di Loris ricompare dalla dritta: ella freddamente istigante, egli più che mai
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, riscintillante al chiaror della luna. – Più in su, una credenza russa con suvvi il samovar e un servizio da thè.
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(Olga vacilla, si piega e cade riversa tra le braccia di De Siriex, il quale la depone sulla sedia più vicina. – A un suo cenno, Fedora accorre; e
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. – Una rustica squilla vicina suona la preghiera della sera: a quella, altre campane più discoste rispondono: l’Angelus si propaga di villaggio in
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contro e più indietro, affissa a un albero, un’altalena. – Pomeriggio di maggio.
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No, tu non sei più sola, Iris. – La luce scende a te.
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(no! – ecco di nuovo e più distinto il bagliore di prima. È la veste di Iris…)
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E le mani alte si stendono sopra le teste dentro ai cui occhi passa il rapido incendio della più esaltata cupidigia!
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Tu ora giaci nel cuore affannoso della città gaudente ove più accelerato batte il palpito delle esistenze nelle diverse febbri che agitano le genti
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In gruppo, le kamouro e le guèchas si ritirano nell’angolo più oscuro e abbandonano sola Iris così alle fiamme di tutti quegli sguardi umani!
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Iris non sente più le sue torture; – già vive, la fanciulla, di una vita tutta luce; – e al Grande amico che la guarda essa eleva la sua anima:
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Colle loro lanternuzze, bizzarre umane lucciole della Vita cittadina, errano, l’uncino acuto a mano, guardando, desiderando, sognando i più pazzi
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(Intanto Kyoto – imitando la voce rauca di un vecchio catarroso – fa le più pazze grida del mondo, picchiando forte sul legno del Teatro a dare l
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Mentre tu accorri al tuo vecchio e cieco padre dietro il gruppo dei pallidi e sottili bambou, due mostri, più maligni di quelli del tuo sogno, hanno
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più angoscie, affanni, paure, dolori. – Il suo sogno è di luce – è di fiori! – E raggi e fiori parlano il linguaggio eterno della pietà, dell’amore! –
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pensiero, strane e beffarde ricordanze con più strane e beffarde voci e ricti aliano intorno; gran confusione di voci, cose, sentimenti, persone, ironie
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Un dolcissimo suono di sàmisen, più sospiro che suono, piuttosto bacio che armonia, così è dolce e mite, bisbiglia querulo poco lontano. Iris ascolta
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