Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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ha realità, ma è puro oggetto dell' intendimento si conosce  per  via d' intuizione , laddove la realità si conosce per via
per via d' intuizione , laddove la realità si conosce  per  via di sensazione, e d' affermazione, o di percezione.
dell' Essere sussistente », e che quella è necessaria sia  per  arrivare a questa, sia per arrivare alla « Teoria dell'
», e che quella è necessaria sia per arrivare a questa, sia  per  arrivare alla « Teoria dell' ente finito »che è la
e di molte divenendo una sola. Ma da quell' una sola,  per  una astrazione teosofica può in appresso riavere di ritorno
vi è costantemente rapito, dove tutte le infelicità sono  per  voi e ciò che si chiama felicità è per gli uomini
le infelicità sono per voi e ciò che si chiama felicità è  per  gli uomini dell'altre classi, vi parlo io di sacrificio e
scuole rivoluzionarie predicarono all'uomo che egli è nato  per  la felicità, che ha diritto di ricercarla con tutti i suoi
ostacoli furono rovesciati: la libertà fu conquistata: durò  per  anni in molti paesi: in alcuni ancora dura. La condizione
le crisi che condannano migliaia d'operai all'inerzia  per  un certo tempo si son fatte più frequenti. L'accrescimento
di beneficenza, delle tasse pei poveri, dei provvedimenti  per  la mendicità bastano a provarlo. Questi ultimi provano
più, ma il lusso smodato di alcuni? La risposta è chiara  per  chi vuol internarsi un po' nelle cose. Gli uomini son
di credenze, libertà di commercio, libertà di ogni cosa e  per  tutti. Ma che mai importavano i diritti riconosciuti a chi
libertà d'insegnamento a chi non aveva né tempo, né mezzi  per  profittarne? Che importava la libertà di commercio a chi
come arnesi di lavoro, a quei primi e a qualunque patto,  per  vivere. Forzati a spendere in fatiche materiali e monotone
materiali e monotone l'intera giornata, che cosa era  per  essi, costretti a combattere colla fame, la libertà, se non
umana natura, fa quanto è richiesto di fare. Se v'è chi,  per  fatalità della propria condizione, non può esercitarne
egualmente rovinosa: guerra accanita, nella quale i forti  per  mezzi schiacciano inesorabilmente i deboli o gli inesperti.
della moltitudine dei vostri fratelli! Cos'è la Patria,  per  l'opinione della quale io parlo, se non quel luogo in cui i
dei diritti di ciascuno ?E voi, dopo avere insegnato  per  cinquanta anni all'individuo che la Società è costituita
cinquanta anni all'individuo che la Società è costituita  per  assicurargli l'esercizio dei suoi diritti , vorrete
occorrendo, a continue fatiche, alla prigione, all'esilio,  per  migliorarla? Dopo avergli predicato per tutte le vie che lo
all'esilio, per migliorarla? Dopo avergli predicato  per  tutte le vie che lo scopo della vita è il benessere ,
tratto ordinargli di perder il benessere e la vita stessa  per  liberare il proprio paese dallo straniero, o per
stessa per liberare il proprio paese dallo straniero, o  per  procacciare condizioni migliori a una classe che non è la
a una classe che non è la sua? Dopo avergli parlato  per  anni in nome degli interessi materiali , pretendere che
mali, chi ben li considera, non sono mali, ma beni. Ah!  per  chi ama Iddio, come noi procuriamo di fare, i mali di
povera donna, molestata da un orrido cancro, che, essendo  per  alcun tempo angustiata e infelice, venne un giorno un sant'
Gesù Cristo, alla sua Madre, e a tutti i Santi. Voi pregate  per  me, ed io farò similmente per voi. Vi prego di non mostrare
a tutti i Santi. Voi pregate per me, ed io farò similmente  per  voi. Vi prego di non mostrare questa mia a nessuno di
E voi pure innalzate al Padre dei lumi la vostra voce  per  noi, acciocchè apra le menti e i cuor nostri alla verità,
ha egli voluto che ricevesse la vista e lo Spirito Santo  per  l' imposizione delle mani di Anania che gliel mandò a
e quanti non ne usa egli? Egli ci parla amorevolmente  per  mezzo delle prosperità e delle disgrazie; per mezzo degli
amorevolmente per mezzo delle prosperità e delle disgrazie;  per  mezzo degli avvenimenti che secondano la nostra volontà e
mezzo degli avvenimenti che secondano la nostra volontà e  per  quelli che ce la impediscono e rompono; per mezzo di quelle
volontà e per quelli che ce la impediscono e rompono;  per  mezzo di quelle persone che ci amano e di quelle che ci
l' immensa bontà di Dio ci conforta, le braccia allargando  per  raccoglierci e stringerci a lui ritornanti, e il seno
mi parla il dotto e quando mi discorre l' indotto: anche  per  bocca d' una abietta servetta Iddio ci parla talvolta. Nè
sanno meno di me? e ricuserò un' istruzione che mi dà Iddio  per  la bocca eziandio degli ignoranti? anzi non è questa
ed il cuore alle istruzioni continue che ci porge Iddio  per  mezzo di ogni uomo. Voi percorrerete per questi mezzi una
che ci porge Iddio per mezzo di ogni uomo. Voi percorrerete  per  questi mezzi una via luminosa e sicura, sarete l'
non vi hanno ciò dimostrato colle loro cure e premure  per  voi? E per chi si può aver premura e usare sollecitudini se
hanno ciò dimostrato colle loro cure e premure per voi? E  per  chi si può aver premura e usare sollecitudini se non per
E per chi si può aver premura e usare sollecitudini se non  per  quelli che si amano? Coloro che non sono reputati degni di
lagnano altamente. E pur tutto questo è amore, è tenerezza  per  voi. Ah! no, caro fratello, non vogliate mai nascondere a
corrispondere e assecondare li sforzi che da altrui si fan  per  giovarmi, e dirò anche, se volete, nulla mi è più dolce che
gli altrui, godo di adempire la legge che ci dà Iddio  per  bocca di S. Paolo: « Alter alterius onera portate , » e di
dell' amore. Dirovvi anche di più: v' indicherò la strada  per  adempiere le mie brame. Pregate Iddio che diavi lume; molto
che vi diriga; allora assicuratevi quello esser l' organo  per  cui Iddio vi vuol ricolmare delle sue grazie: allora
quel libricciuolo latino in uso degli ecclesiastici. Io  per  me credo che sia un libro eccellente, e che avrà smercio,
e che avrà smercio, un po' più conosciuto che e' sia;  per  altro la conforterei a stamparlo latino, che agevolmente s'
della sacra Scrittura e delle pubbliche preci, di cui  per  poco è composto il libro, e che hanno tanto d' unzione e di
della « Società cattolica di Torino » potrebbe essere  per  lei un bel campo da seminare grandi azioni e c“rre grandi
frutti. Lo stesso disegno era venuto anche in capo a me,  per  l' esperienza che aveva della forza ch' hanno i libri sugli
di nocere; se buoni, di giovare. A' nostri tempi questa è  per  avventura la forza maggiore, e che abbia una attività più
Lascieremo che facciano essi più pel demonio, che noi  per  Iddio? e che l' amore al vizio si mostri più ingegnoso che
sacra unione, e dati di lei chiari argomenti, dovrebbe  per  fermo essere favoreggiata dai Prelati, dal governo, e da
società Torinese, nè so quali vicende possa avere sofferto  per  gli ultimi tumulti civili. Ella mi dice che una simile sia
Io pensai di fare il mio conto, e di prendere  per  ciò con questo possesso a dirittura della carissima sua
da Lei tracciato de' Figli della Carità , e comunicatomi,  per  sua singolare gentilezza, col mezzo di mia sorella
pei nostri tempi. Le dirò di più, che ho pensato un pezzo  per  vedere come si potesse avviare il principio. Rivolgendo
il clero che io conosco, ed esaminando i mezzi necessari  per  sì fatto negozio, specialmente per quello che spetta le
i mezzi necessari per sì fatto negozio, specialmente  per  quello che spetta le persone, ho trovato (e qual
recato a non pochi riflessi intorno a simile affare. Da  per  tutto ho rilevato una scarsezza grande di ecclesiastici,
in molti, o nessun gusto almeno a Comunità religiose.  Per  questo io non potrei trovare, per quanto cercassi, nè pure
a Comunità religiose. Per questo io non potrei trovare,  per  quanto cercassi, nè pure un prete solo, su cui io potessi
che si formi un numero grande di essi. Andrebbe adunque  per  mio parere benissimo, che in questi tempi supplissero alla
i preti, nella lettura, nella spiegazione delle sacre carte  per  quello che riguarda la vita, e nella pratica delle virtù.
o almeno che avessero una qualche idea di vita comune.  Per  fare questo io credo che gioveranno moltissimo gli
dei buoni cristiani e zelanti; anzi di questi ne abbiamo da  per  tutto, la nostra famiglia è veramente universale, la nostra
siamo i veri cosmopoliti, dacchè non solo una città sola è  per  noi tutto il mondo, ma anzi una sola casa, una sola
non vasti tempii, ma le case loro bastavano a raccogliersi  per  le unanimi preghiere! Con che confidenza, con che amore
di lei è avvenuto quello che erasi già prefigurato.  Per  l' abbondanza dei pesci la rete evangelica si venne
la consolazione di possedere e di trovare ad ogni ora  per  tutto il mondo de' fratelli carissimi, degli amici
s' onorassero, s' aiutassero; sicchè e fra di loro  per  l' unione fossero rinvigoriti e confortati nelle tristezze,
temuti. Quanti vincoli non potremmo avere noi  per  istare uniti! Ma d' una unità pura, d' una unità santa, d'
unità pura, d' una unità santa, d' una unità cristiana: non  per  motivi di questa terra, in cui non aspettiamo nè cerchiamo
questa terra, in cui non aspettiamo nè cerchiamo requie, ma  per  le ragioni dei beni celesti: per la carità di Gesù Cristo e
nè cerchiamo requie, ma per le ragioni dei beni celesti:  per  la carità di Gesù Cristo e per l' eterno congiungimento con
le ragioni dei beni celesti: per la carità di Gesù Cristo e  per  l' eterno congiungimento con lui nel seno del Padre!
facilità a cui sono ridotte le comunicazioni vicendevoli e,  per  la qualità de' tempi, parmi quasi necessaria; poichè o ci
di stringersi a quelli, in tutti i modi possibili, i quali  per  la loro luminosa e santa vita non lasciano formare
appoggi, troverebbe de' suoi fratelli cattolici, i quali  per  lui amorevolmente si presterebbero. Qual conforto
amorevolmente si presterebbero. Qual conforto specialmente  per  quei buoni padri, i quali costretti di consentire alle
E dovunque, oh quanti aiuti avrebbe ogni cattolico  per  innalzarsi nella virtù, quanti esempi! I buoni si tengono
non troverebbe in questa virtuosa società, e quanti motivi  per  ravvedersi? Quale presidio essa non sarebbe per la
motivi per ravvedersi? Quale presidio essa non sarebbe  per  la sicurezza pubblica? Quanta vigilanza indi non ne
della mia vita e le molte brighe da cui sono distratto, e  per  cui Dio sa quanto stretto conto dovrò rendere, fa sì che io
talora del necessario, questo poi farò con sommo piacere,  per  quanto portano le mie forze e gli altri miei impegni. Ella
che potrò. Oh Dio renda perfetta una cosa tanto utile e  per  li nostri tempi necessaria! Qui da noi sarebbero proprio
quella appunto di Gesù Cristo che arriva fino al sangue, e  per  cui S. Paolo diceva di essere crocifisso al mondo e il
1.22 Una lettera di amicizia da Lei sarebbe stata  per  me cosa gratissima. Ma Ella, scrivendomi, ha congiunto all'
ed amistà vicendevole! Questa gioverebbe ad ogni cristiano  per  crescere in virtù; questa sarebbe anche fatale agli
oppugnare salutarmente la moderna incredulità. A me stesso,  per  quella poca conoscenza che ho del mondo, pare avere trovati
opposti di caratteri, di errori, e di modi di pensare;  per  esempio, un tedesco si dovrebbe oppugnare diversamente da
anch' io così; al che mi sono offerito, e mi offerisco.  Per  altro Iddio certo benedirà le sue fatiche e le sue cure. Oh
di beni, che non si aveva proposti a principio, e che quasi  per  accidente debbono uscire da sè medesimi. Egli è ben facile
di uno sarebbe favoreggiato da tutti gli altri.  Per  esempio il Signore ispirò la buona Canossa, a introdurre in
raffreddi da parte mia il desiderio di conversare con Lei  per  lettera, e di parlare insieme di quelle cose che più ci
e così ammaestrate e avviate nella pietà, e avviate ancora  per  gli altri giorni feriali. Oh! io ben li credo quei piaceri
e mi mandò un fardello di libri stampati tutti, credo,  per  opera della medesima. Veramente la cosa è bella e di gran
Traversi, mentre egli si trovasse qui a Rovereto.  Per  altro, qualunque cosa tentiamo, fa d' uopo certamente, che
a seconda dei lumi, che Dio si degnerà di manifestarci, sia  per  mezzo de' buoni sensi che a noi stessi inspiri, sia per li
sia per mezzo de' buoni sensi che a noi stessi inspiri, sia  per  li suggerimenti di savie persone; se noi verremo
allora io mi confido che tanto faremo, quanto basterà  per  renderci alla fine consolati. Ella preghi, ella mediti: mi
esporrò la cosa, e sentiremo, qual consiglio ed aiuto sia  per  darci quell' uomo pio ed illuminato. [...OMISSIS...]
del Signore e non di noi conoscere i tempi ed i momenti: e  per  questo non mi faccio nessuna maraviglia, se dopo avere
a pieno. I suoi consigli mi sembrano prudentissimi  per  quanto posso vedere io da lontano, e non dubito che avranno
ma pregandola però di secretezza, aprirgliela. Ho disposto  per  qualche tempo di tutto quel poco che mi avanzerà, e a
carissimo potere adoperare quell' avanzo qualunque fosse  per  essere in favore de' nuovi Fratelli della Carità. Il
conosce: io mi confido che non trascurerebbe nessuna cosa  per  poter giovare l' opera. Qui da noi oh quanto sarebbe
introdurre questo Istituto! Ma è luogo troppo freddo  per  cominciare. Oltre che il nostro futuro Vescovo, sebbene d'
cosa, che le forme esteriori delle loro divozioni fossero,  per  così dire, di uno stile il più semplice, e, per quanto è
fossero, per così dire, di uno stile il più semplice, e,  per  quanto è possibile ne' nostri tempi, conformato ai modi
difficile, che l' universale de' cristiani gusti il succo,  per  dir così, di cui sono pieni gli uffici e le preghiere della
Questo servirebbe anche loro, mi pare, di uno studio  per  conoscere le nostre sante verità più a fondo, e nelle
in essi l' assistenza alle funzioni della Chiesa  per  divolgarlo poi ad altri e tirare molti ad una divozione più
di un tempo, e perciò più bisognevoli di cose esterne  per  sollevarli a Dio. Ma ciò non mi parrebbe però impossibile a
solidissimi di pietà e di affetti tenerissimi. Ma  per  il comune degli uomini sono divenuti quasi troppo sublimi e
in disuso, la poca istruzione che vi è nei cristiani,  per  cui difficilmente oggidì gustano certe idee sostanziose, ma
e finalmente anche il canto ecclesiastico che si ascolta  per  diletto, in vece di penetrare ne' sentimenti che esprime.
santissime ed ubertosissime pratiche della santa Chiesa.  Per  particolarizzare questo pensiero, osserviamo quanti difetti
santi, e lasciata da loro alla santa Chiesa. Ma poichè,  per  le cagioni dette, questa divozione si rese troppo
supplito al bisogno di que' fedeli che non arrivavano, o  per  mancanza di mezzo o d' altro, alla divozione grande e
pubbliche della santa Chiesa, sono però un bene minore  per  quelli che potrebbero usare, col loro studio, di quelle
altre fondamentali, poichè queste minori sviano alquanto,  per  la umana limitazione, i cristiani dalla pubblica, compiuta,
al comun popolo, perchè, dico io, non potrebbe proporselo  per  suo studio una congregazione di persone buone e che si
essere più istruite della moltitudine, e raccolte anzi  per  diffondere negli altri un buono spirito? In una parola,
carissima. La supplico di non credere che ciò abbia detto  per  dare a lei qualche istruzione, ma solo per spiegarmi un po'
ciò abbia detto per dare a lei qualche istruzione, ma solo  per  spiegarmi un po' meglio circa quanto forse oscuramente,
è mio debito di scriverne a V. S. Illustrissima, che sacro  per  me l' ha reso, non che dilettevole. Infatti presso di Lei
società di personaggi e dotti e pii e gentili e congiunti  per  la più soave amicizia, a cui Ella è capo. Oh quanto è
fra me ed infiniti altri, che ancor non conosco, sparsi  per  tutta la terra, oh quante volte non mi ha dato conforto e
volte non mi ha dato conforto e speranza di più bei giorni  per  la santa Chiesa! Le quali cose confido nell' animo suo,
nella mortificazione di tutti i suoi sensi, e nel ritiro  per  udire sempre più chiaramente la voce di quello che chiama
col più accurato esame discutere la cosa dai superiori,  per  bocca dei quali ordinariamente Iddio ci parla. In
poi quegli che è chiamato debbe in vero dare un addio  per  sempre alla vita ed ai pensieri secolareschi e colla più
nulla a sperare nel mondo, se non fatiche e patimenti  per  amore di Gesù Cristo: o se sperassimo qualche cos' altro,
vi tagli la chioma, e la consacri a Dio. Molto più poi  per  carità di voi stesso non v' ingannate, operando così forse
carità di voi stesso non v' ingannate, operando così forse  per  qualche fine umano, come per poter finire i vostri studi;
ingannate, operando così forse per qualche fine umano, come  per  poter finire i vostri studi; perchè vi rendereste colpevole
vostro padre, che non dubito, la sentirà con piacere. Ma se  per  caso vi foste lasciato tirare ad essa per un falso fine,
piacere. Ma se per caso vi foste lasciato tirare ad essa  per  un falso fine, per carità emendatevi, e ritiratela
caso vi foste lasciato tirare ad essa per un falso fine,  per  carità emendatevi, e ritiratela prontamente, perchè non vi
il faccia avaramente, tenendo piuttosto questa mia brevità  per  segno della mia opinione che non abbisognereste neppure di
e la più antica parte del Breviario, cioè quella che serve  per  le ferie. Dopo di ciò essendo instituite molte solennità o
le ferie. Dopo di ciò essendo instituite molte solennità o  per  celebrare più distintamente i misteri di Gesù Cristo, o in
la domenica prossima al giorno XIV della luna di marzo,  per  la differenza che tiene il mese della luna di 2. giorni con
e quarta parte contiene le feste de' Santi distribuite  per  l' anno ne' loro giorni fissi. E non è differenza dall' una
stampati, contiene la divisione de' salmi da recitare  per  ciascun genere di Santi cioè per gli apostoli, martiri,
de' salmi da recitare per ciascun genere di Santi cioè  per  gli apostoli, martiri, confessori pontefici e non
che nauseando tutti i cibi spirituali, trovano scandalo  per  alcuni nèi, che sembra loro di vedere in questo, che io non
signora Marchesa, veggendo che io nulla rispondo,  per  ben un anno, ad un gentilissimo suo foglio? Per farmela
rispondo, per ben un anno, ad un gentilissimo suo foglio?  Per  farmela buona, almeno che io debba essermi qualche solenne
di prima riga. Ella non ha potuto risparmiarmela se non  per  un atto della sua somma virtù. Ma le dirò (non già per
non per un atto della sua somma virtù. Ma le dirò (non già  per  sottrarmi a quanto mi spetta) che se non ho scritto, ho
m' ha tratto fin qua, e non s' è appagata di ingannarmi, ma  per  soprassello volle farmi scomparire. Vengo alla cosa che mi
ha detto più nulla nell' ultima sua lettera, ma crede Ella  per  questo che mi sieno usciti di mente? Li ho portati non solo
dove e come vuole, e uno divide i doni a molti: carità che  per  ciò si fa tutto a tutti. Considerando per ciò il bisogno
molti: carità che per ciò si fa tutto a tutti. Considerando  per  ciò il bisogno della santa Chiesa ne' tempi nostri, mi
e con voti. Ecco il primo abbozzo. Questi Sacerdoti uniti  per  la propria santificazione hanno il doppio scopo della
della carità di Dio e della propria santificazione li hanno  per  propria elezione: il loro desiderio è quello di contemplare
spirito. Gli esercizi della carità del prossimo li hanno  per  le richieste che loro vengono fatte dal prossimo; alle
non sono limitati a nulla. Quello che la Congregazione ha  per  assunto è di esercitare la carità del prossimo , alle
di se stessi alla volontà dei Superiori: non vivono che  per  la santa Chiesa, pronti per essa sempre a morire. Questi
dei Superiori: non vivono che per la santa Chiesa, pronti  per  essa sempre a morire. Questi diverrebbero in particolare i
negligenza: questa volta dovrei forse cominciare a scusarmi  per  questa mia troppa diligenza, per cui vengo sì presto a
cominciare a scusarmi per questa mia troppa diligenza,  per  cui vengo sì presto a disturbare V. S. Illustrissima,
potuto trattenermi dall' essere così alcun poco indiscreto,  per  l' interesse vivissimo che prendo all' Istituto da Lei
vivissimo che prendo all' Istituto da Lei meditato, e  per  approfittare de' suoi lumi. Per questo solo fine oso ancora
Istituto da Lei meditato, e per approfittare de' suoi lumi.  Per  questo solo fine oso ancora fare presente alla signora
di divenire Papa, disputò a lungo con un valente gesuita  per  sostenere che sarebbe stato meglio, se la Compagnia avesse
dell' ecclesiastico ministero; e che il Religioso non trovò  per  quanto cercasse, ragioni valevoli per dimostrare il
Religioso non trovò per quanto cercasse, ragioni valevoli  per  dimostrare il contrario che convincessero il Cardinale;
le quali provano che Iddio ha voluto così; e che però era,  per  quel caso, l' ottimo partito; ancorchè le regole della
è proprio solo del Padre conoscere i tempi ed i momenti ; e  per  questo, fino che Iddio non ha parlato chiaro, non si può
questo, fino che Iddio non ha parlato chiaro, non si può  per  quanto io credo, diffinire da questo lato la cosa.
sia cosa di tanto pericolo, quanto forse nessun' altra,  per  un Ordine religioso, nel quale è tanto facile ch' entri d'
è tanto facile ch' entri d' ogni lato il rilassamento,  per  cui infine, come ella riflette benissimo, non possa
veramente onnipossente e trionfatrice di tutte le cose; e  per  me credo fermamente, che Iddio vorrà procacciare alla sua
essere cara negli occhi di Dio; quanto utile agli uomini!  Per  me, lo credo forse l' atto della più perfetta carità; e
Pastore, quando disse « il buon Pastore pone la vita sua  per  le pecore »avendo già detto « che nessuno ha maggior carità
che nessuno ha maggior carità di quello che dà la vita sua  per  gli amici ». La professione adunque del ministero pastorale
». La professione adunque del ministero pastorale congiunge  per  tutti i lati, come proprio, l' atto della maggiore carità.
i lati, come proprio, l' atto della maggiore carità. E  per  questo S. Tommaso d' Aquino nell' operetta, che scrisse
perfetto di tutti, anche dello stato de' religiosi, appunto  per  questa perfezione di carità a cui stabilmente si trova
mi è facile di rispondere, che dove il pastore sia entrato  per  l' uscio nell' ovile, e non per la finestra, come il ladro,
dove il pastore sia entrato per l' uscio nell' ovile, e non  per  la finestra, come il ladro, nel ministero stesso si trovano
nel ministero stesso si trovano abbondanti grazie divine  per  sostenere il gran peso. Il gran Principe de' pastori è
queste ponderate deliberazioni debbono essere liberissime,  per  la costituzione stessa dell' Ordine, da ogni esteriore
sulla natura, e che si serve sempre dei progressi di questa  per  brillare di nuova luce, sembra anche che renda più facile,
santamente idiota: il primo ha mille ragioni, anche umane,  per  disprezzarle, il secondo debbe tutto aiutarsi con uno
il mondo è così sdegnoso e dilicato presentemente, che  per  apprestare ad esso un vero giovamento, bisogna, a mio
ministero, ella mi ripete, è pieno di pericoli. - Appunto  per  questo, a me pare, ha bisogno di maggiori aiuti e
studia di assistere quegli stati dell' umana vita che sono,  per  così dire, privi di pericoli, o più tosto quella che
ella stessa il medesimo ministero. - Signora Marchesa,  per  quanto io intendo, lo spirito della superbia è molto fino,
fa più paura di tutte le esteriori dignità. Non dico questo  per  una semplice previdenza, ma mi è avvenuto di sperimentarlo
cose come stanno, assai di rado sono bastevolmente dotti;  per  se stessi intendo bene che basta una vita illibata; ma
di tutto quello che non entra nel loro circolo, e di cui  per  ciò non intendono la importanza; e in conseguenza altresì
state più pericolose a questi Ordini, i quali avevano  per  loro scopo di starne privi e nascosti, che non ad un Ordine
scopo di starne privi e nascosti, che non ad un Ordine che  per  la sua natura ammettesse anche queste dignità. Ma osservi
dandoglisi un impianto contemplativo e facendo,  per  elezione sua propria, i soli uffici dell' orazione e dello
quello che risguarda l' attiva carità assumendolo solo  per  istanze e per preghiere che gli vengono fatte da chi è
risguarda l' attiva carità assumendolo solo per istanze e  per  preghiere che gli vengono fatte da chi è bisognoso di essi.
che quel Gesù Crocifisso non patisce solo colà sul Calvario  per  una privata divozione, ma adempie in quell' atto il sommo
sommo officio di pastore, che è quello di dare la sua vita  per  le sue pecore, esercita la maggiore dignità della Chiesa, o
le sue pecore, esercita la maggiore dignità della Chiesa, o  per  meglio dire, una dignità che congiunge nello stesso
La mi creda, che anche quel religioso che fugge il mondo  per  propria scelta, non lo fuggirebbe con tutta la perfezione,
di attenersi strettamente a quella regola, che pongo  per  la cosa quando sarà già avviata, dello stretto ritiro, e di
la loro unione al loro Redentore Gesù Cristo, crocifisso  per  eccesso di carità, a Maria Santissima Regina de' Martiri, e
mortificazione e totale sacrificio, assumono immediatamente  per  propria elezione ed istituto. Essi adunque amano di
questo essi non pensano già a solenne officiatura di coro  per  la ragione degli uffizi caritatevoli che in appresso si
è diviso in superiori ed inferiori. Gli inferiori, stretti  per  voto d' ubbidire ai loro superiori, debbono essere
di qualunque maniera e natura sieno. E` necessario adunque  per  verificare la vocazione di Sacerdote della Carità, che la
il proprio sangue ad esempio di Gesù Cristo crocifisso  per  la salute de' prossimi, ma questo però secondo la legge di
a tutte le opere caritative, essi non si limitano già  per  loro instituto a nissun ramo particolare di queste opere ,
di queste opere , pronti ad esercitare qualunque di esse,  per  quanto penosa ella sia, purchè venga comandata; ed è perciò
innanzi agli occhi e nei desideri del loro cuore.  Per  la qual cosa la Congregazione di questi Sacerdoti non debbe
più particolare che lo spirito di tutta insieme la Chiesa,  per  quanto la divina grazia il concede all' umana miseria, ha
ha intenzione di rivolgere i suoi speciali regolamenti.  Per  ciò poi che spetta il corpo de' Superiori della
persona che chiegga di loro essi debbono porgere orecchio  per  sentire, se qualche necessità del prossimo richiedesse
opere di carità, le quali non possono esercitare a dovere  per  mancanza di soggetti o di forze, poichè quando l' opera è
esistenza dell' Instituto, questo è sommamente necessario,  per  quello che abbiamo già di sopra detto, che egli non si
che i suoi membri vengano spediti fuori della casa comune  per  ragione di carità; il che però conviene riflettere che
riflettere che potrebbe indebolire di troppo la unione.  Per  questo appunto si pensa che al cominciamento converrà
intrinseco dell' opera assunta; e intorno a questo avranno  per  loro lume alcune regole fisse. La principale di tutte
che contengono la carità più fondamentale di tutte, o  per  dire meglio, il germe e la radice di tutti i possibili
da sè, ma tutto a tenore della conosciuta volontà divina.  Per  ciò stesso poi il sistema, con cui l' unione dei Sacerdoti
Avanti però di prendere qualunque disposizione  per  effettuare questa unione, prima di ogni altra cosa, si
di sottomettere al Sommo Pontefice tale concetto,  per  sentire se mai ostasse alcuna cosa, per cui il medesimo non
tale concetto, per sentire se mai ostasse alcuna cosa,  per  cui il medesimo non dovesse essere eseguito, ovvero anco
cui il medesimo non dovesse essere eseguito, ovvero anco  per  venire rassicurati e confortati dall' apostolica
gli ultimi suoi ramoscelli e più piccole foglie. Ciò posto,  per  vedere come tutte le cose umane debbano prender posto nella
spirituali stabiliti da Gesù Cristo, e così regolarizzarsi  per  modo che in ultimo ne riesca la perfezione della società
potestà centrali, il Papa, i Vescovi, ed i Parrochi. Egli è  per  questo che la Società della Carità non ricusa punto l'
che contengono la carità più fondamentale di tutte, o  per  dire meglio, il germe e la radice di tutti i possibili
si propone la propria santificazione e la divina gloria.  Per  rispetto adunque agli uffici del ministero ecclesiastico
divina; dall' altra vi è il sacrificio del pastore stesso  per  la salute delle sue pecore, poichè il buon pastore pone la
delle sue pecore, poichè il buon pastore pone la vita sua  per  le pecore sue; sicchè vi è inchiuso altresì qualunque atto
carità che in qualunque modo giovi alla salute del gregge:  per  cui lo stato del pastore è stato perfettissimo. Ma per
per cui lo stato del pastore è stato perfettissimo. Ma  per  quello che riguarda gli altri atti ed uffici di carità da
proposte dallo scrivente, può nascere difficoltà  per  quell' articolo che vuole che i sacerdoti che entrano in
di profondo raccoglimento e di una continua preparazione  per  essere idonei ad esercitare santamente gli uffici della
ubbidienza, alla quale necessariamente si stringono  per  voto; mediante la quale essi debbono fare tutto ciò che i
piacevole o sia spiacevole, sia glorioso od ignominioso, «  per  infamiam et per bonam famam ». Riguardo al secondo punto
spiacevole, sia glorioso od ignominioso, « per infamiam et  per  bonam famam ». Riguardo al secondo punto essi debbono amare
al secondo punto essi debbono amare la carità del prossimo  per  sè stessa, e non ammettere nell' esercitare le opere della
trattenermi un poco con Lei, mio ottimo e carissimo amico,  per  lettera; tuttavia ho avuto sempre presente la sua stimabile
tempo mi trovo a Milano, dove mi sono recato principalmente  per  attendere con un po' di quiete maggiore ai miei diletti
le città dove mi sono fermato qualche tempo sufficiente  per  portarne giudizio, non mi è mai avvenuto di trovare tanta
semi posti in questa terra fertile da San Carlo, di cui  per  tutto si veggono non solamente le grandi opere di cui ha
perfezione della pietà, non arrossendo di dare a Dio gloria  per  tutti i modi anche in faccia al mondo, che stoltamente
quella forza divina di cui la nostra religione è fornita.  Per  comprendere questo, bisogna riguardare in generale la cosa,
dovrebbero più tosto considerare in tale facoltà un mezzo  per  sentire con vivacità le cose lontane, e raunarle insieme e
il buon uso dell' imaginazione nel rappresentarci la verità  per  mezzo dei segni; dove a questo proposito fra le altre cose
offerire al Signore, e gli stessi mali torneranno in bene  per  voi. Quanto è mai mirabile questa nostra Religione divina
i più commoventi, di mezzi i più celesti e soprannaturali,  per  rendere il nostro fragilissimo petto, di bronzo, per
per rendere il nostro fragilissimo petto, di bronzo,  per  tramutarci quasi in Angeli impassibili, noi omiciattoli
in Angeli impassibili, noi omiciattoli pieni di infermità!  Per  me quanto più la studio, caro amico, e più intimamente me
terrene; l' eternità è quella che ci rimprovera e sgrida  per  gli affetti che abbiamo volti a qualche oggetto momentaneo,
oggetto momentaneo, mentre dovevamo tutti riserbarli  per  un oggetto eterno; ella ci nota e ci fa rincrescere per
per un oggetto eterno; ella ci nota e ci fa rincrescere  per  fino i momenti di tempo che abbiamo perduto per l' eternità
rincrescere per fino i momenti di tempo che abbiamo perduto  per  l' eternità e che sono irreparabili. Ben questa maestra mi
i santi di chiamare pazzo il mondo, che tanto si affatica  per  cose che debbe tosto irreparabilmente lasciare. Pazzo in
debbe tosto irreparabilmente lasciare. Pazzo in vero, che  per  queste cose muove guerre, nutre odii, cagiona stragi, e
continui stenti, in isforzi, e sollecitudini, in angustie;  per  queste cose, ripeto, che l' uomo ben presto lascierà per
per queste cose, ripeto, che l' uomo ben presto lascierà  per  sempre, entrando nudo in quella terra da cui è uscito e
in quella terra da cui è uscito e senza avere fatto nulla  per  l' ETERNITA`! Se questa non è deplorabile pazzìa, qual mai
pensieri! Bella è l' amicizia, ma più bello è l' amore  per  la santa Chiesa! L' affetto alla società domestica è pur
gran S. Carlo! quanto mi muovono i monumenti di lui che da  per  tutto s' incontrano, le moli materiali e quelle erette nei
quelle erette nei cuori de' cittadini, e venute a' posteri  per  eredità! Malagevole cosa parmi di trovare altra città più
ad abbracciarvi. Scrivetemi, ma ditemi ogni cosa più  per  minuto che potete delle circostanze in cui vi trovate, e
e l' uso del talento è un fatto nostro. Ora il talento  per  se stesso non ci aiuta ad adoperarlo bene, anzi ci può
e illustri nelle storie. Salomone, Origene, Tertulliano,  per  lasciare l' orgoglio de' filosofi greci e di altre nazioni,
Salutate tutti, specialmente il caro vostro fratello. Io  per  grazia divina lavoro, parmi, più del solito. Veggo
sparge di fiori veramente questi aspri sentieri, in cui da  per  tutto trovo degli ingegni caduti, precipitati.
amore che sapete fare, volendo. Sopra tutto poi vi lodo  per  li vostri sentimenti d' equità, di giustizia, di
spirito sottili e potenti percepiscono ciò che è nulla  per  l' immensa schiera volgare. Non solo vi farete onore
1.27 Ringrazio sommamente la bontà di V. E. Rev.ma  per  le osservazioni che ha avuto la degnazione di comunicarmi
si trovava esposta la idea del progetto che Le ho spedito;  per  la quale brevità moltissime cose rimanevano indeterminate,
stessi voti religiosi, non solo di loro natura, ma ben anco  per  particolare intenzione dell' Instituto in discorso, non
nel non mettersi nessun impedimento volontariamente e  per  legge del suo impianto: e sotto questo suo aspetto può
assumere tutto ciò, nel cercare di fare tutto quello che  per  la sua instituzione potrebbe fare, tutto quello che non gli
Congregazione si esercita nella formazione del suo spirito  per  essere atto ad estendere più che gli sia possibile la sua
assumere positivamente nulla della vita attiva, ma assumere  per  propria elezione solamente ciò che spetta alla
consistere in questo, che la contemplazione è scelta  per  elezione indipendentemente dal prossimo; ma all' attiva non
dal prossimo; ma all' attiva non si passa se non  per  le richieste del prossimo, abbandonando in tal caso per
non per le richieste del prossimo, abbandonando in tal caso  per  motivo di carità in parte la vita contemplativa, e così
in parte la vita contemplativa, e così lasciando Iddio  per  Iddio. Il principio poi regolatore, per dire così, delle
lasciando Iddio per Iddio. Il principio poi regolatore,  per  dire così, delle due vite è la maggiore salute spirituale
Instituto, estimata secondo il giudizio dei Superiori;  per  cui si vede che lo spirito di questo Instituto porta, che
padri spirituali dei loro soggetti: di che ne viene,  per  dirlo di passaggio, che i Superiori tanto è lungi che
privata, la quale non passa alla cognizione del pubblico  per  sua natura ma per accidente. Lo spirito della Congregazione
non passa alla cognizione del pubblico per sua natura ma  per  accidente. Lo spirito della Congregazione poi è certamente
in corpo negli altri instituti, e la Chiesa stessa  per  ciò che possiede; e la lite dovrebbe farsi a spese del
andrebbe ad essere sempre povera di soggetti, quando  per  l' impresa di quasi immensa estensione che assume fa
orazione, di studio; le mansioni della vita attiva non sono  per  essa, dirò così, che accidentali o almeno sopravvenienti,
hanno creduto necessario di aprire una scuola appositamente  per  ogni ramo di carità; come starà bene un Istituto che li
estendere; sicchè, come ho detto, il superiore ha  per  primo carattere quello di essere il padre spirituale de'
quello di essere il padre spirituale de' soggetti, ed ha  per  primo suo incarico ed ufficio di esaminare le loro forze, e
non solo le loro abilità, ma specialmente il loro spirito,  per  vedere ciò che possono portare. Oltre di questa limitazione
« Brevis descriptio » ecc. dal paragrafo 5 al 16, che anche  per  questo unisco alla presente; essendo necessario che V.
assicurare dell' umana malizia e dell' umana debolezza,  per  cui delle persone che avranno anche date tutte le prove e
avranno anche date tutte le prove e che avranno mostrato  per  lungo tempo un' apparenza favorevole, potranno poi
dell' Instituto; giacchè il superiore può trovare  per  esse un ufficio e collocamento esterno; appunto perchè non
ma non ripugna nè pure che qualche suo membro sia posto  per  giusto titolo fuori dell' Instituto, senza che cessi per
per giusto titolo fuori dell' Instituto, senza che cessi  per  questo di appartenere al medesimo. Non riguarda già questo
anche essa fosse ingannata intorno a ciò e avesse ricevuto  per  errore in questo numero di quelli che n' erano degni solo
era già noto il vostro cuore ardente di amor di Dio e fatto  per  lui! A me non torna più meraviglioso il vedere l' uomo di
e io tutto vi dirò, quando potrò vedervi e abbracciarvi: ma  per  ora vi basti il cenno che ve n' ho fatto. Non è però che io
esse non abbiano. Un uomo che si è reso vero umile e stolto  per  Gesù Cristo, trova rare volte assai un tale caso; ma non è
so che il vostro cuore dice: così sento che dice il mio,  per  la grazia del Signore, a cui male rispondo. Non v' ha nulla
che ho della negligenza in molte cose di seconda necessità:  per  l' animo, credete pure che l' ho pieno d' affetto per voi,
per l' animo, credete pure che l' ho pieno d' affetto  per  voi, che voi rammento spesso innanzi al Signore, che m' è
centro, questo è il mare dell' amore. Addio. Fate orazione  per  tanti bisogni che mi aggravano; intendo dire in primissimo
si trovano solo nella Religione, ma più assai nel mondo.  Per  questo abbiamo letto dello stesso Gesù Cristo « Angelis
o sia che in lui pienamente confidano. Noi camminiamo  per  questa terra, e non sappiamo dove andiamo, se in luoghi di
credere, dall' animo ogni nebbia anche sul dubbio proposto.  Per  altro il precetto di S. Ignazio non è così assoluto come
eccessivi; ma questi, ripetiamolo, non sono da temere  per  la misericordia del Signore: e, se anche permettesse il
ha bisogno di consiglio: ma che il consiglio è necessario  per  sapere scegliere fra i vari Instituti religiosi, qual
di Dio, e che vi darà consolazione, come l' ha data a me.  Per  altro non vi lasciate prendere dall' inclinazione o dall'
abitudine. A me sembra che il primo e principale requisito  per  conoscere la volontà di Dio e fare una buona scelta, sia il
orazione e fra di noi colla corrispondenza letteraria,  per  accertarci se egli sia uniforme, se egli sia un solo e
dovendo il suo amore dividersi fra la società e il gregge;  per  la quale divisione s' espone al pericolo o di negligentare
s' espone al pericolo o di negligentare la società stessa  per  l' amore del gregge, o di negligentare il gregge per l'
stessa per l' amore del gregge, o di negligentare il gregge  per  l' amore della società. Spero che esprimendo più
uno, o ad un altro, secondo che i superiori stimano meglio:  per  cui la prudenza dei superiori guidata dalle regole
di fare cose grandi, ma di fare bene quel poco che fa :  per  ciò non debbe fare niente con istento, e non debbe assumere
essendo il suo Signore liberale e magnifico, debbe tenere  per  fermo che a fare ciò che egli vuole, somministri ancora i
che le regole di S. Ignazio. Il disordine poi che nasce  per  eccesso consiste non già nel potersi amare troppo un
nè assolutamente; quest' ovile, queste pecore  per  cui l' Uomo7Dio ha dato il sangue, e delle quali ha detto,
e delle quali ha detto, che il buon pastore dà la sua vita  per  le sue pecore! L' amore dunque, che si porta alla Chiesa di
dunque, che si porta alla Chiesa di Gesù Cristo, è il fine  per  cui il religioso debbe amare il suo instituto; l' amore che
a cui appartiene; non si dividerà dalla carità di Cristo  per  cercare i propri interessi, ma incorporato al Re dei
Chiesa di Cristo, nel suo ovile, nelle sue pecore. Egli è  per  questo che nelle case che hanno annesso l' ufficio
in tal modo è simile ad Abramo, che riconosce Agar  per  serva, appunto perchè egli ha per moglie anche Sara. E`
che riconosce Agar per serva, appunto perchè egli ha  per  moglie anche Sara. E` stata la libera che ha condotto al
stata la libera che ha condotto al santo patriarca la serva  per  avere da esso figliuoli, non è stato Abramo quello che
non è stato Abramo quello che abbia scelta la serva  per  sua sposa. Se Abramo avesse sposato solamente Agar, questa
idea dominante particolarmente in un' istituzione, che ha  per  iscopo la santificazione del clero, sempre dipendentemente
che egli è difficile sostenerla, allorquando si stabilisce  per  regola generale, che tutti i pastori, senza eccezione,
si potè giammai mantenere a lungo nella Chiesa. Ma appunto  per  ciò, secondo l' instituzione nostra, non si stabilisce
non si stabilisce alcuna necessità di ciò conseguire  per  disposizione generale: anzi si stabilisce che ciò non
diviso dalla società e dato al gregge di Cristo, verrà  per  questo la società abbandonata; primieramente perchè il
abbandonata; primieramente perchè il Signore stesso,  per  le cui pecore si lavora, ci penserà: di poi perchè chi ama
sue pecore non può non amare la società fino ch' è un mezzo  per  la loro salute: finalmente perchè nella società la scala
in una realtà qualche bell' idolo dell' immaginazione.  Per  carità siamo cauti e prudenti, e diciamo piuttosto meno che
rilevante, non dico pel buon esito dell' opera nostra, ma  per  la salute delle nostre anime, che io credo dovere esporvi
necessario, ma debbe continuamente riguardarsi, com' è,  per  un servo inutile . Non essendo egli adunque necessario, non
tempo stesso che sa di essere un nulla ed impotente affatto  per  tali cose, sa altresì che Iddio e Gesù Cristo si può
lui, e in tal caso, confondendosi sempre più in se stesso  per  la grandezza della divina misericordia, si porgerà docile e
Primieramente dalle circostanze. La principale regola  per  interpretarle si è il sapere che Dio dispone tutte le cose
mentre Dio solo conosce ciò che è bene, e ciò che è male  per  noi. 3 Riguardo al futuro essere negativi; cioè non mettere
le gran cose, ma tutte quelle che piacciono al Signore.  Per  applicare questo discorso al nostro progetto, che facciamo
altri: [...OMISSIS...] . Non facciamo niente con violenza e  per  proprio impulso; non ci lusinghino le speranze; non
siamo abbandonati nelle mani della divina Provvidenza, non  per  presumere, quasi che ella ci dovesse dare ciò che a lei
di darci. E` generosa: anzi vince ogni generosità; ma non  per  ciò serve alle nostre opinioni, mentre le nostre opinioni
Il Signore sia quello che ci induca, anche che ci spinga,  per  dire così, ad ogni passo, sicchè non muoviamo piede, senza
dite benissimo, ed io ho sempre riflettuto lo stesso. Ma  per  la grazia del Signore, voi vedrete che l' Istituto ideato
vedrete che l' Istituto ideato sarà provvisto di tali mezzi  per  conservarsi nello spirito primitivo quanti umanamente si
la Chiesa di Gesù Cristo; perchè Gesù l' ottenne dal Padre  per  ispeciale favore con lacrime e con clamore possente. Laonde
forte quanto è necessario, e fornito di grandi aiuti  per  conservarsi nel Signore e nel suo santo Spirito quale a
a voi sembra l' Instituto alquanto indeterminato e sparso  per  la sua estensione, perchè non ho avuto tempo di comunicarvi
in pratica si restringe da se stessa, quanto è bastante  per  avere solidità. La sua definizione sarebbe, dovendo ridursi
colla maggiore perfezione tutti i doveri del proprio stato  per  essere d' esempio agli altri, e perciò attendono a
cercando prima di tutto la santificazione di questi ».  Per  venire alla pratica noi ci uniremo all' orazione e allo
orazione e allo studio, che saranno i due uffici assunti  per  elezione della vita interna. Lo studio a che sarà rivolto?
a conoscere profondamente il nostro stato sacerdotale  per  poterne comunicare la cognizione agli altri. Se il
comunicare la cognizione agli altri. Se il superiore  per  esempio vede fra noi persone capaci di dare gli Esercizi
gli Esercizi spirituali, comanderà a queste di prepararsi  per  tale incarico; e così si realizzerà questo ramo della
in una lettera senza fare un trattato. E` meglio dunque  per  ora che stiamo con tranquillità d' animo perseveranti nell'
li ho goduti pei buoni loro sentimenti, e specialmente  per  la stima e per l' amore manifestato verso il loro padre. Io
pei buoni loro sentimenti, e specialmente per la stima e  per  l' amore manifestato verso il loro padre. Io non posso che
di Gesù santifica tutti gli affetti naturali, e li dirige,  per  cui non ci accecano, ma anzi ci aiutano ad adempiere tutto
ci aiutano ad adempiere tutto ciò che troviamo essere bene  per  gli altri: gli affetti solamente naturali ed umani non
e si servono delle cose umane in rendimento di grazie,  per  ottenere quel vero bene, fuori di cui non c' è del bene che
tutto se stesso! Egli è di qui che riceverà forza  per  eseguire i doveri del suo stato presente, e consumare la
la sua santa vocazione. Egli è di qui che riceverà i lumi  per  bene dirigere i figliuoli, che il Signore le ha dati, nella
si può sapere, soggiunge l' Apostolo, che Dio voglia stare  per  noi? Come? Risponde: non avete un segno palese di ciò,
Padre, il quale non perdonò al suo proprio Figlio, ma  per  noi tutti lo diede? Come adunque se ci ha donato il suo
ci ha dato l' eterno Padre, e la certa sicurtà, che egli è  per  darci altresì tutte le altre cose; questo anzi è il fonte
la sua sorte, e tutte le cose sue, è certo che Gesù fa  per  lui. Non ci sia fatto dunque il rimprovero che Gesù faceva
che se ne sentono pungere ben bene le mani! La disgrazia è  per  coloro che non ci trovano che le rose. Il senso insensibile
di coraggio allo scontro della vita perfetta diventa  per  noi salutare, se ci fa dire in cuore sinceramente: ecco
Egli è così, che nell' uomo il quale ha cessato  per  amore di Cristo di pensare colla sua mente, pensa Cristo; e
mi scrive d' essere tutto nell' oro e nelle gioie quasi  per  farmi un gradevole contrapposto dello stato del suo corpo a
Il Signore permette quest' effetto del nostro nulla  per  questo stesso, perchè tocchiamo con mano che non ci vale la
al pieno sacrificio di tutti noi; giacchè conoscendoci  per  nulla, non vorremo più nulla arrogarci, ma tutto a Gesù
finisco supplicandolo di pregare costantemente il Signore  per  la Santa Chiesa acciocchè provegga a' suoi bisogni, e dia
e l' amicizia congiunta colla più sincera stima che ho  per  lei, mi obbliga questa mattina a farle ingenuamente questa
e ogni fedele è obbligato ad osservare tutte le cautele  per  conservarla pura ed incontaminata. Gli errori contro la
dall' inimico. Caro Visconti, io non sono niente scrupoloso  per  quanto spero: ma in materia di fede il lassismo è fatale.
nel suo spirito mescolati insieme errori e verità, Ella  per  separarle sarà necessitato ad entrare in questioni
ad entrare in questioni teologiche che le saranno  per  apportare il più grande disturbo. Quanto non sarebbe meglio
caro Visconti, anche di pregarla e di scongiurarla,  per  quell' alta stima e per quella sincera affezione che nutro
di pregarla e di scongiurarla, per quell' alta stima e  per  quella sincera affezione che nutro per lei, di tenersi
quell' alta stima e per quella sincera affezione che nutro  per  lei, di tenersi lontano specialmente in questi primi tempi
le parlo, quale pegno del più grande interesse che prendo  per  il suo vero bene: giacchè, considero, come assai rilevante
immobilità e impotenza è già santificata e a lui cara  per  questo primo sacrificio. Quanto c' è bisogno, nel caso
che egli annichili, e disfaccia tutti i nostri progetti,  per  ricostruire, per ricreare egli in noi o in altri suoi servi
e disfaccia tutti i nostri progetti, per ricostruire,  per  ricreare egli in noi o in altri suoi servi ciò che egli
conchiudiamo? Che voi preghiate instantemente il Signore  per  iscoprire se il vostro sentimento è simile al mio. Il mio
insieme, dimandassimo al Signore i lumi necessari  per  le ulteriori deliberazioni da farsi da noi, non secondo la
se così credete, se così vi inspira il vostro spirito,  per  il 20 di febbraio; io desidero di abbracciarvi in quel
ci costringeranno ad usarci scambievolmente, sarà un avviso  per  noi della dolcezza che dovremo usare verso degli altri, e
di quella Società che il Signore potrebbe volere  per  noi formare. Io finisco abbracciandovi caramente nel
abbracciandovi caramente nel Signore, a cui solo sia gloria  per  tutti i secoli, amen . Maria nostra Madre ci interceda di
consumato nella umiliazione e nella contrizione. Parlo così  per  rendere la gloria al Signore, che delle nostre miserie si
si compiace, e fa in quelle risplendere la sua pietà.  Per  altro quanto non è pure pericolosa questa vita, nella quale
la maggiore delle nostre miserie, ci tornerà a lucro  per  la bontà di Gesù che non lascia che sia confusa la nostra
Cristo. Che dolce cosa non avere una vita propria, ma avere  per  vita nostra la vita di Gesù! quella sempiterna
del suo zelo. Io sono inerte, indeciso nelle minime cose.  Per  questo non ho ancora rimesso mano alla fabbrica, ma aspetto
questo non ho ancora rimesso mano alla fabbrica, ma aspetto  per  tutte queste cose il Francese. Non oso nè pure accettare
cose il Francese. Non oso nè pure accettare de' compagni  per  ora, perchè non ci sarebbe chi tenesse bene la disciplina:
io non sarei buono che di dare loro de' mali esempi  per  la mia poltronaggine e mollezza. Ma se viene il buon
autunno; allora solo potrò avere disposte qui le cose,  per  quello che mi pare ora. Allora solo potrò essere preparato
a Lei. Se vede il Cardinale Cappellari, gli baci le mani  per  me, e gli dica, se crede, dove io sono. Mi saluti tanto il
facevamo a Milano, troviamoci almeno insieme qualche volta  per  lettera. Questo desiderio mi fa essere più sollecito questa
vedere se in questa od in altra è chiamato ». Appunto, non  per  altro fine ho eletto questo ritiro, non per altro fine ho
». Appunto, non per altro fine ho eletto questo ritiro, non  per  altro fine ho fatto su questo monte, dedicato alla passione
dedicato alla passione del Redentore, la quaresima, se non  per  consultare il Signore, acciocchè egli manifesti la sua
ci lascia all' oscuro. Mio carissimo, vi dico il vero, io  per  me non ne dubito, e spero nella sua infinita misericordia
che nel mondo non c' è nè basso nè alto. Ciò che io sento  per  me, che vuole il Signore, si è che non cerchi nulla, e
i mestieri alti di carità, quando la divina Provvidenza,  per  le circostanze esterne, me li offerisse, io non oserei
questo poco, che ho detto, c' è tutto ciò che intendo. Nè  per  questo sarà meno vero che si ritengano, come voi dite, i
divozione del Redentore e di Maria Addolorata. Continuiamo  per  quanto possiamo le nostre piccole pratiche. Non so se
ciò conveniente, che volle avere anch' egli un corpo  per  avvicinarlo al nostro, e perchè il nostro morto si
scrivo non ci siate tornato già a rendere grazie e pregare  per  voi e per gli amici. State di buon animo, mio carissimo, e
ci siate tornato già a rendere grazie e pregare per voi e  per  gli amici. State di buon animo, mio carissimo, e con ogni
. Ora alcune parole al Bonetti. Non vi affannate  per  la mancanza di sussistenza: il Signore provvederà. Ciò che
provvederà. Ciò che ho detto al Boselli, valga anche  per  voi: offerite tutto e basta. Conferite col vostro padre
il Signore ci possa fare, sia il farci patire qualche cosa  per  suo amore. Senza di questi patimenti, saremmo eternamente
che sembrano aver in voi cominciata. Pregate dunque anche  per  me, per me povero peccatore. Io passerò da Brescia sulla
aver in voi cominciata. Pregate dunque anche per me,  per  me povero peccatore. Io passerò da Brescia sulla fine di
peccatore. Io passerò da Brescia sulla fine di luglio  per  recarmi a bere le acque di Recoaro. Quanto mi sarebbe caro
dietro a Milano; che furono due passi falsi, com' Ella,  per  la grazia del Signore, ha molto bene riconosciuto; 3 Per
per la grazia del Signore, ha molto bene riconosciuto; 3  Per  rispetto a quello che dice di essere oltremodo facile a
patenti peccati, e potendo nascere da una occulta superbia.  Per  ciò cerchi di raffrenarsi; e quando Le sembra di vedere un
fare la correzione, dimandi al medesimo di essere instruito  per  proprio vantaggio ed edificazione; per esempio dicendo: «
di essere instruito per proprio vantaggio ed edificazione;  per  esempio dicendo: « caro fratello, mi è nato dubbio sulla
testa che facendo ciò si renda ingrato a Dio; mentre è anzi  per  Dio che fa ciò e per non essere svagato dall' opera della
si renda ingrato a Dio; mentre è anzi per Dio che fa ciò e  per  non essere svagato dall' opera della sua emendazione, e dal
a Lei non furono buone, e perciò molto meno poteva meritare  per  gli altri, se non ha meritato per sè. Si arricordi in
meno poteva meritare per gli altri, se non ha meritato  per  sè. Si arricordi in generale che il segno principale per
per sè. Si arricordi in generale che il segno principale  per  conoscere se lo spirito è buono, è la maggiore conformità
pensiero coll' avvilimento o col pensiero di non fare nulla  per  le anime anche se Dio volesse adoperarlo in ciò. L'
ciò, perchè non creda che anche voi la pensiate così; ma  per  istabilire dei principii di nostra condotta uniformi, e da
, della nostra fallacia, mobilità ed incostanza naturale;  per  la quale abbiamo sempre ragione di operare la nostra salute
della sua grandezza, del sommo bene, del tutto ch' egli è  per  noi; giacchè se noi faremo tanta stima di Dio da giudicare
imperfezione e mancanza di fede, e ricorreremo a Dio stesso  per  vincerla, e per ottener la grazia che egli illumini gli
di fede, e ricorreremo a Dio stesso per vincerla, e  per  ottener la grazia che egli illumini gli occhi del nostro
la grazia che egli illumini gli occhi del nostro cuore  per  vedere lui e conoscerlo, e per averlo a nostro unico
gli occhi del nostro cuore per vedere lui e conoscerlo, e  per  averlo a nostro unico tesoro, riputando nulla tutte le
senza accorgerci nel nostro amore la creatura col Creatore,  per  mancanza di uno spirituale discernimento e di una viva
Nulla è piccolo agli occhi della fede in ciò che si opera  per  Gesù Cristo Signor nostro: tutto è grande, giacchè in tutto
e un esemplare ministro del Signore: fate perciò di tutto  per  formare il suo spirito, riguardandolo come un' anima a voi
raccomando pure i vostri neofiti, e la giovane che istruite  per  ricongiungerla alla Santa Chiesa. [...OMISSIS...]
che vi siete dato in diverse opere buone, e specialmente  per  le prigioniere di Pallanza. Mi disse d' avere veduto il
che io attendeva l' elezione del nuovo Sommo Pontefice  per  non moltiplicare i viaggi inutilmente e le spese, e che
Io non posso in tutto questo tempo applicare la Messa  per  altro fine che per noi, e pel nostro piccolo affare:
in tutto questo tempo applicare la Messa per altro fine che  per  noi, e pel nostro piccolo affare: acciocchè Iddio ci salvi
voi, come certamente farete, le più fervorose orazioni  per  lo stesso fine; e massimamente perchè io non metta ostacolo
guardando sempre in Dio che dispone tutte le cose  per  nostro bene e per quello della sua Chiesa, dobbiamo altresì
sempre in Dio che dispone tutte le cose per nostro bene e  per  quello della sua Chiesa, dobbiamo altresì sofferire con
tutti gli stati, in tutti gli uffici, ed in tutti i luoghi:  per  questo egli permette che noi siamo alquanto divisi.
a tutto ciò a cui egli ci vuole assuefare; e,  per  non prendere un' impresa troppo ardua, seguiamo e non
di capo nostro, ma dietro la sua adorabile Provvidenza. Io  per  me vi assicuro che ho vergogna a parlarvi; perchè sento pur
a sentirli, e che ne sentiate la verità nel vostro cuore,  per  la grazia che vi dà il Signore. Certo, avanti che un uomo
essere novizio , e starsene novizio qualche tempo. Certo,  per  voi almeno, questo è il tempo del noviziato. Io non ne ho
ma il Signore me lo farà finire quando a lui piacerà;  per  altro da patire e nel corpo, e nello spirito massimamente,
che può essere falsa e può essere vera, e che io vi faccio  per  mostrarvi tutto il mio cuore aperto, e non tacervi nulla di
il mio cuore aperto, e non tacervi nulla di ciò che vi devo  per  fraterna carità. Se la mia osservazione è vera,
sempre più scarsi d' assai di ciò che si richiedeva  per  l' affare di cui si trattava. Ora permettetemi che io vi
forze, e che è necessario sempre che io la sappia tutta,  per  poter fare le mie ragioni, e disporre le cose in modo che
mio caro, e voi dovreste rigettarmi da voi, se forse  per  amore del danaro mi ritirassi dal fare qualche cosa buona.
fondamento; e voi aveste fatto i fa7bisogno più bassi  per  accidente o per isbaglio, io richiamo tutte queste parole,
e voi aveste fatto i fa7bisogno più bassi per accidente o  per  isbaglio, io richiamo tutte queste parole, e vi prego di
io richiamo tutte queste parole, e vi prego di perdonarmele  per  quel vivo desiderio che ho, che camminiamo in piena luce e
quelli che di me cercassero. [...OMISSIS...] 1.29 Vi scrivo  per  notificarvi la mia presentazione al Papa Pio VIII che fu
a otto giorni. Mi presentò un Cardinale che ha della bontà  per  me. Io trovai il Papa benissimo e graziosissimo. Dopo
quella di S. Ignazio, ma ordinaria; l' unica ragione,  per  la quale ricorro a Vostra Santità, è per sapere ed
l' unica ragione, per la quale ricorro a Vostra Santità, è  per  sapere ed assicurarmi bene, se io, camminando per la via
è per sapere ed assicurarmi bene, se io, camminando  per  la via per la quale sono, cammini diritto, o no; per potere
sapere ed assicurarmi bene, se io, camminando per la via  per  la quale sono, cammini diritto, o no; per potere o
per la via per la quale sono, cammini diritto, o no;  per  potere o avanzarmi per la stessa via, o abbandonarla ».
quale sono, cammini diritto, o no; per potere o avanzarmi  per  la stessa via, o abbandonarla ». Egli tornò a dirmi « Ella
egli di favorirla ». - Io qui gli domandai la benedizione  per  voi e per tutti quelli che abitano la casa di Domodossola,
favorirla ». - Io qui gli domandai la benedizione per voi e  per  tutti quelli che abitano la casa di Domodossola, per altri
voi e per tutti quelli che abitano la casa di Domodossola,  per  altri amici e benefattori dell' opera; ed egli me la diede
di Dio, operando come operiamo e come ci siamo proposti  per  l' avvenire. 2 Che la nostra principale regola, indicataci
2 Che la nostra principale regola, indicataci da Dio stesso  per  mezzo del suo Vicario, si è quella che ci eravamo proposti,
trattenessi, che io facessi un compendio delle Costituzioni  per  presentarle poi alla Congregazione dei Vescovi e Regolari
spero oltracciò che ci saranno accordate delle Indulgenze  per  la nostra chiesa di Domo, per noi, e anche per tutti quelli
accordate delle Indulgenze per la nostra chiesa di Domo,  per  noi, e anche per tutti quelli che contribuissero, o
Indulgenze per la nostra chiesa di Domo, per noi, e anche  per  tutti quelli che contribuissero, o direttamente o
qui; lavorerò intanto delle opere, che ci saranno utili  per  la riforma degli studi ecclesiastici. La composizione dei
parole piene di carità e di forza. Il farò dunque, giacchè  per  ora tale è la volontà di Dio. Godo di sentire che vi
e cerchiamo la santificazione delle anime nostre  per  modo, che in essa riponiamo ogni nostro desiderio, e che
e della vera fermezza in tutto ciò che si opera.  Per  carità raccomandate me particolarmente al Signore, perchè
in Gesù, e gli altri due nostri fratelli. Dite mille cose  per  me al nostro ottimo Canonico Capis; dite che ho continua
di rivederlo; ditegli che lo ringrazio della bontà che ha  per  voi e per gli altri compagni, e che preghi per me. A Dio. A
ditegli che lo ringrazio della bontà che ha per voi e  per  gli altri compagni, e che preghi per me. A Dio. A Dio.
bontà che ha per voi e per gli altri compagni, e che preghi  per  me. A Dio. A Dio. Siamo nel Signore cor unum et anima una .
umiliati e quieti, in orazione e in riposo di confidenza.  Per  quello che mi dite di Mellerio, certo il Signore ha voluto
Egli dà troppo ai liberali, perocchè egli viene a porre  per  motivo dell' obbedienza la ragionevolezza del comando: in
vi scontrerete sulla via, e vi unirete così di nuovo.  Per  altro ne' vostri studii io molto mi conforto. So che il
molto mi conforto. So che il demonio mette il suo capo da  per  tutto. Ma basta rispondergli quello che rispose S. Gregorio
ed il demonio gli metteva in pensiero « brucia l' opera  per  vincere la vanità »; s' accorse che il consiglio della
da colui che odia e non vuole che disfare, e gli rispose, «  per  te non ho cominciato e per te non finirò », e così proseguì
che disfare, e gli rispose, « per te non ho cominciato e  per  te non finirò », e così proseguì il suo lavoro, liberato
Così dobbiamo fare noi: lavoriamo pure allegramente, ma  per  Iddio, per Iddio solo. La sua santa legge sia la lucerna
fare noi: lavoriamo pure allegramente, ma per Iddio,  per  Iddio solo. La sua santa legge sia la lucerna de' nostri
mente; e che non istudiano nè indagano cosa alcuna se non  per  riuscire a quelle, e per conformare le cognizioni loro a
nè indagano cosa alcuna se non per riuscire a quelle, e  per  conformare le cognizioni loro a quelle, e come a certa
più bel desiderio da fare a tutti quelli che amo in lui e  per  lui. [...OMISSIS...] 1.29 La proposta di Mons. Scavini non
circa il loro mantenimento finchè restano al monte? ecc..  Per  altro in questa cosa dobbiamo contenerci come nell' altre,
opera, e sembra che Iddio voglia servirsi di quest' opera  per  qualche suo fine. Questo non ve lo dico per vanità, ma per
di quest' opera per qualche suo fine. Questo non ve lo dico  per  vanità, ma per incoraggiarvi e consolarvi nel Signore. Sarà
per qualche suo fine. Questo non ve lo dico per vanità, ma  per  incoraggiarvi e consolarvi nel Signore. Sarà infine quello
Francia abbiate buone nuove rispetto alla vostra persona.  Per  l' amicizia santa, che vuole che non vi taccia nulla, non
hanno parlato di voi poco favorevolmente. Ma non temete  per  questo: giacchè confidare si deve nel solo Iddio, e non
si deve nel solo Iddio, e non negli uomini: questa  per  altro è una città dove si sa tutto. Per questo anche credo
uomini: questa per altro è una città dove si sa tutto.  Per  questo anche credo meglio che per ora non veniate a Roma:
città dove si sa tutto. Per questo anche credo meglio che  per  ora non veniate a Roma: ma spero in Dio che venererete
tutti gli elementi di questo secolo! Egli ha insegnato che,  per  trovare la felicità e la grandezza, dobbiamo appunto
la felicità e la grandezza, dobbiamo appunto metterci  per  una strada che, secondo tutte le apparenze e secondo il
anima nostra; e chi in lei confida non può perire. Egli è  per  questo che Le parlo tanto più volontieri di questa Madre e
nostra, in quanto che io spero che Ella vorrà dire, anche  per  me, miserabile peccatore, un' Ave Maria , e mettermi con
poichè non è nessuno che sotto quel manto tremare possa  per  quanto sia misero. Oh conforto ineffabile, quello di poter
ho sentiti a protestare tante volte, che faranno di tutto  per  rendere consolato l' amoroso padre, per corrispondere alle
faranno di tutto per rendere consolato l' amoroso padre,  per  corrispondere alle sue sollecitudini ed alle sue assidue
tutti in somma gli attaccamenti ai beni della terra. Noi  per  grandi motivi abbiamo l' amore della giustizia, di Dio, dei
impressioni de' sensi. Intanto non conviene nulla ommettere  per  attemperare l' azione di queste, e dare luogo all' azione
grazia le infonde, acquistano dirò così un corpo spirituale  per  noi, e l' anima nostra le vede, le palpa, le amoreggia e si
». Ed io ho pensato molte volte qual fosse la ragione,  per  la quale Maria santissima non raccontò a Giuseppe l'
portasse qualche consociazione di persone in un corpo  per  servire a' suoi fini; l' esito di tutto questo corpo dovrà
da lontano i suoi disegni. Mio caro, pregate, come fate,  per  me. Io non celebro il santo Sacrificio che per voi, e per
come fate, per me. Io non celebro il santo Sacrificio che  per  voi, e per me indegnissimo peccatore, acciò Iddio ci salvi,
per me. Io non celebro il santo Sacrificio che per voi, e  per  me indegnissimo peccatore, acciò Iddio ci salvi, e ci
guida di ragione, e da queste è poi difficile lo staccarli  per  ragione, la quale pare che non abbia, quasi direi, più
que' legami, che non è intervenuta a formare. Ed è  per  questo che io credo che S. Giovanni dicesse che tutto ciò
di umiltà non ci dev' essere! E quanto non è consolante  per  noi stessi il compenso della nostra umiliazione, per
per noi stessi il compenso della nostra umiliazione,  per  ottenere la quale Iddio permette la stessa nostra
a questa Chiesa è grande; la dottrina cristiana sì  per  gli adulti che pe' fanciulli è frequentata e sentita con
giacchè dobbiamo aiutarci anche di questi mezzi esteriori  per  ottenere quello che la nostra infermità non ci concede di
quello che la nostra infermità non ci concede di ottenere  per  puro sforzo di virtù. Conviene però nello stesso tempo
vita e il corso di questo mondo è breve) noi riaveremo  per  virtù della sua onnipotenza quello che abbiamo perduto, o
la rassegnazione adunque nella perdita de' nostri cari,  per  noi cristiani, se abbiamo fede, non si riduce se non ad un
abbiamo, veramente parlando, perduto nulla, nulla è morto  per  noi: tutto vive, o al più dorme. Ma conviene, come dico,
quale certamente nulla mai si farà che sia veramente buono.  Per  questo tutto il nostro studio consiste nel non mettere
ne' quali nessuna istituzione può più sostenersi se non  per  la forza di questi centri inconcussi, su cui la Chiesa
incorporate armoniosamente in un corpo, purchè però abbiano  per  fine la vera gloria di Dio e la carità. Meditando questi
far uso di queste confidenze che con voi faccio, Marchesa,  per  l' alta stima che m' avete ispirato, se non colla massima
i miei abituali incomodi, li riconosco e li confesso  per  tali, e so di non poterne abbastanza ringraziare Iddio.
poterne abbastanza ringraziare Iddio. Nessun miglior tempo  per  esercitare la pazienza e l' umiltà che quello, nel quale
l' umiltà che quello, nel quale siamo infermi. Quale aiuto  per  essere compresi dell' altezza dei giudizi di Dio non è per
per essere compresi dell' altezza dei giudizi di Dio non è  per  noi il sentire la dissoluzione del corpo nostro, e quanto
confidenza tenerissima in Dio solo. Sì, mio caro, così è.  Per  altro rendo grazie a Dio del sentirvi privo di febbre ora,
di Dio, e noi adoriamola. Spero che de' passi da voi fatti  per  la partenza non ve ne verrà cosa alcuna di sinistro; perchè
mettono tanto in basso, e ci rendono così vili e spregevoli  per  noi stessi, che non si può esprimere nè concepirlo appieno;
nostro, ed in Maria nostra tenera madre. Abbracciate pure  per  me il signor Quin. Abbiate cura della vostra salute, e
[...OMISSIS...] 1.30 L' afflizione che voi dovete avere  per  la morte della povera Giovannina Patrizi, e che io divido
e che io divido con voi, mi stringe a scrivervi la presente  per  condolermi ad un tempo, e sfogarmi con un tanto amico. Non
e transitorio, e che non dura alcun poco di tempo, che  per  puro accidente. Se noi giudichiamo così delle cose umane,
freddo secondo i vostri consigli: faccio chiuder le scale  per  modo, che andando in refettorio non si debba toccar l' aria
Insomma si va migliorando, almeno pel corpo; così fosse  per  l' anima, mio caro, che è poi l' unica cosa importante! Oh
ma in quel poco tempo s' odono le parole della vita. Io  per  me vi conforto a farlo quanto so e posso, e spero che ci
dello star bene del mio corpo, cioè di questo corpo che  per  quanto stia bene, si va però tuttavia indubitatamente a
de' 22 ottobre, giuntami alquanto tardi, mi ha consolato  per  le notizie che racchiude, nelle quali vedo la misericordia
di nostro Signore Gesù Cristo, che è piaciuto al Padre  per  la sua ubbidienza. Anche qui le mie speranze si fondano nel
Ah sì, è più meritoria perchè colui che hanno eletto  per  Superiore è l' infimo di tutti! l' hanno voluto eleggere a
mutassero pensiero. Si fece anche un digiuno con orazioni  per  tre giorni pregando Iddio che rischiarasse le menti, ma fu
la vostra carità sa bene già, con questo solo che ho detto,  per  chi pregare. Mi consolano pure le notizie che mi date del
del Collegio e delle opportune persone che avete trovate  per  attendervi, e spero un grande bene dalle Conferenze
incamminate. Le « Massime di Perfezione », che avete scelte  per  materia delle medesime, mi sembra che sieno fondamenti da
delle nostre Conferenze secondo un piano regolare. Fin qui  per  argomento delle Conferenze aveva dato quelle materie che mi
», o si ripeteranno un' altra volta, o si prenderanno  per  argomento le Regole comuni , di cui vi manderò copia, coll'
altre occupazioni che non potete al presente abbandonare.  Per  ciò che dite dello scoraggiamento che sentite nel vostro
nel vostro spirito, io credo che ciò sia voluto da Dio  per  farvi sperimentare l' umana miseria e farvi conoscere col
avete bisogno di Lui, ch' è il solo fonte della forza, e  per  farvi incessantemente ricorrere ad un tal fonte e confidare
in noi stessi una disarmonia e deformità originaria, e  per  questo da piangere e da sclamare: « quis me liberabit de
meno anche nelle più piccole cose. Ciò ci servirà molto  per  allontanar da noi la tentazione di essere un qualche cosa
persona a cui l' ho insegnata, che la trovò efficacissima  per  acquistare la pace del cuore, giacchè prima di praticar
nutrizione del corpo, io confesso che è pure una gran pena  per  lo spirito, un gran timore, una gran croce; ed io la provo
Ogni sera nelle orazioni comuni qui preghiamo anche  per  voi. Abbracciatemi il nostro caro Giulio. Il caro don
vi piace, che me ne trovo io anche troppo onorato: ma via,  per  amore poi posso essere e vi sono fratello. Mi ha consolato
il nostro caro fratello Don Giovanni, primieramente  per  ciò che dite della vostra persona. Ringrazio il Signore che
abbia in animo di fare, ed io ho gran fiducia di ottenerla  per  alcuni buoni indizi che n' ho avuti. D' altro lato è meglio
vuole, una cosa sola, prescrivendo loro intanto di pregare  per  i loro confratelli che sono qui col corpo, ma insieme con
loro collo spirito nel Signore (come noi tutti preghiamo  per  tutti voi altri anche in comune in ogni sera nelle orazioni
ne fu molto edificato. E` la settima abiura che riceviamo  per  delegazione del Cardinale: ringraziamone Iddio. Anche de'
Iddio. Anche de' nostri cherici sono contento, e  per  misericordia divina parmi che ogni dì s' acquisti nelle
scoglio resistente al mare delle divine misericordie. Ah  per  carità pregate per me in particolare! Saluti a Don Giulio
al mare delle divine misericordie. Ah per carità pregate  per  me in particolare! Saluti a Don Giulio in osculo sancto .
Cotale stima ho io delle menti italiane! capaci  per  mio avviso di tutta la celerità e chiarezza francese, di
dove solo la verità riposa e la questione termina  per  cominciare la scienza. Non si faccia meraviglia di questa
ho io degli ingegni e degli animi de' miei connazionali,  per  non vedere que' frutti che io accenno; perciocchè troppe
che ad essa sieno servati i più grandi destini anche  per  quello che spetta alla diffusione delle umane dottrine;
delle umane dottrine; giacchè queste non possono crescere,  per  mio avviso, con istabilità e perfezione e con vera utilità
Ma il Cristianesimo, e più propriamente il Cattolicismo, è  per  mio avviso idoneo a degli immensi sviluppamenti, che
insieme e che faranno: il Cattolicismo porterà il lume da  per  tutto, da per tutto metterà l' ordine, la pace, l' amore; e
faranno: il Cattolicismo porterà il lume da per tutto, da  per  tutto metterà l' ordine, la pace, l' amore; e tutti i beni
molto ben ricordato. Ma La ringrazio poi particolarmente  per  l' allegrezza che mostra nelle sue lettere e l' interesse
che mostra nelle sue lettere e l' interesse che prende  per  questo piccolo Istituto, che, nato unicamente per opera
prende per questo piccolo Istituto, che, nato unicamente  per  opera della divina Provvidenza, viene soavemente da essa
scrive che già fa, e a supplicarlo sempre maggiormente che,  per  sua divina misericordia, non ci lasci mettere piede in
E giacchè Ella così vuole, Le aggiungerò liberamente, che,  per  la più vera amicizia che Le professo, La scongiuro a non
bella indifferenza, credola io la disposizione migliore  per  servire Iddio con sicurezza, secondo la sua santa volontà,
Iddio con sicurezza, secondo la sua santa volontà, e  per  mettersi al sicuro degli artifici della volontà nostra, che
di seguire perpetuamente le nostre inclinazioni  per  piacere a noi stessi, ed anche i consigli vani del nostro
pensando di non servire a se stessi, ma a Dio solo, e  per  Dio al bene de' prossimi, fossero indifferenti a tutto il
state al cuore, e quanto io senta l' amarezza del caso, sì  per  l' amore che io porto a lui, sì per la tenera amicizia che
amarezza del caso, sì per l' amore che io porto a lui, sì  per  la tenera amicizia che vi è fra di noi. Io ho raccomandato
stesso che, a ragione, siete immerso nel dolore, pregando  per  l' uno e per l' altro tutto quello, che per la vostra
a ragione, siete immerso nel dolore, pregando per l' uno e  per  l' altro tutto quello, che per la vostra salute eterna è
pregando per l' uno e per l' altro tutto quello, che  per  la vostra salute eterna è più confacevole, e, se ciò fosse,
alla nostra inclinazione, ripugni alla natura: non cesserà  per  questo d' essere bene; sarà una medicina amara, ma salutare
di mostrare che amiamo Iddio, e che il Paradiso lo contiamo  per  qualche cosa. Dimani molte persone divote faranno la via
cosa. Dimani molte persone divote faranno la via Crucis  per  voi e per Matteo. Noi tutti vi raccomanderemo
Dimani molte persone divote faranno la via Crucis per voi e  per  Matteo. Noi tutti vi raccomanderemo particolarmente nella
[...OMISSIS...] 1.31 Permettetemi, in primo luogo,  per  quella carità di Gesù Cristo che ci lega insieme, e che, ho
che, ho grande fiducia nel Signore, non ci slegherà più mai  per  tutta l' eternità, che vi avverta che non ho potuto
comunicatemelo, perchè possiamo maturarlo bene insieme,  per  vedere se è veramente secondo lo spirito giusto di
di stare bassi e quieti, quieti nel nostro proprio nulla,  per  non irritare maggiormente il nostro Iddio; cercando anzi di
E` Iddio solo che si può servire anche del nulla, se vuole,  per  fare qualche cosa, giacchè egli chiama « ea quae non sunt,
egli chiama « ea quae non sunt, tamquam ea quae sunt ».  Per  le viscere di Gesù Cristo vi prego adunque di meditare
case stiamo contenti. Non pensiamo ad altre fondazioni  per  la Diocesi ed altrove, fino che la volontà di Dio non si
fino che la volontà di Dio non si manifesti da se stessa.  Per  quella di costì, giacchè il passo è fatto, lo considero
ogni giorno in comune e in privato. Io dico sempre Messa  per  l' anima mia e per quella di coloro che il Signore sembra
e in privato. Io dico sempre Messa per l' anima mia e  per  quella di coloro che il Signore sembra associarmi. E` l'
dee tutto maturare; ma l' orazione, intendendo bene, fatta  per  le anime nostre, non per altri fini: qui c' è tutto. Se
orazione, intendendo bene, fatta per le anime nostre, non  per  altri fini: qui c' è tutto. Se attenderemo tutti alle anime
siamo buoni a nulla. Il Signore diffonde la sua bontà da  per  tutto, dove non trova ostacoli; noi non pensiamo dunque,
tutti i prinlipii della società nostra, che dee formarsi  per  se stessa, cioè non per la volontà dell' uomo, ma per
società nostra, che dee formarsi per se stessa, cioè non  per  la volontà dell' uomo, ma per quella di Dio che influisce
per se stessa, cioè non per la volontà dell' uomo, ma  per  quella di Dio che influisce nella natura stessa di tutte le
e soavità: « et disponit omnia fortiter et suaviter ».  Per  lo stesso principio andiamo pur lenti ad ammettere
conviene che presentemente diamo tutti i nostri pensieri,  per  procedere con vera maturità e sicurezza. V' abbraccio
nostro Gesù Cristo, a cui solo sia onore e gloria, amen .  Per  quanto io sia misero e nullo nel regno di Dio, non ho
a farsi conto d' una tal grazia, che sarà certamente  per  loro seme di felicità eterna. Per essere aiutati nel
che sarà certamente per loro seme di felicità eterna.  Per  essere aiutati nel coltivare questo desiderio santissimo,
Chiesa e tanto stretta, quanto rilassata e rotta di poi  per  le passioni, e massime per l' egoismo, per l' interesse,
quanto rilassata e rotta di poi per le passioni, e massime  per  l' egoismo, per l' interesse, per la freddezza, per l'
e rotta di poi per le passioni, e massime per l' egoismo,  per  l' interesse, per la freddezza, per l' ignoranza, e fin
le passioni, e massime per l' egoismo, per l' interesse,  per  la freddezza, per l' ignoranza, e fin anche per la falsa
massime per l' egoismo, per l' interesse, per la freddezza,  per  l' ignoranza, e fin anche per la falsa prudenza di questo
interesse, per la freddezza, per l' ignoranza, e fin anche  per  la falsa prudenza di questo secolo, a cui noia
società sotto la protezione dell' Apostolo S. Paolo; e  per  quanto essi me ne dicono nella loro lettera, e Molinari a
che odia queste sante congregazioni e muove terra e cielo  per  distruggerle, se gli riesce; e se non gli riesce, almeno
distruggerle, se gli riesce; e se non gli riesce, almeno  per  perseguitarle, inquietarle, e seminarvi mille zizzanie e
generale di unione e santa amicizia fra noi ecclesiastici.  Per  ciò io non posso che lodare molto il loro pensiero di
Iddio vuole fare egli tutte le cose, essendoci io piuttosto  per  figura che per altro. Miei cari consacerdoti e fratelli nel
egli tutte le cose, essendoci io piuttosto per figura che  per  altro. Miei cari consacerdoti e fratelli nel Signor nostro
a nulla di tutto ciò che mi offre da fare la Provvidenza  per  gloria di Dio »: abbandonandomi così nella stessa divina
miei figliuoli in Gesù Cristo, ed io li abbraccierò  per  tali, se il Signore li conferma in questo volere. Ma, prima
ben volentieri a comunicare loro quelle regolette, che  per  ora credo a proposito di osservare, e indispensabili; le
più cura ed esattezza nel mantenerle. Ciò che trovo  per  ora necessarissimo si è, che non comunichino al presente
Signore, a cui solo ogni onore e gloria. Non viviamo che  per  lui, non respiriamo che per lui: le altre cose non sono
onore e gloria. Non viviamo che per lui, non respiriamo che  per  lui: le altre cose non sono degne di un sacerdote nè di un
Non è dunque nè pure il predicare, nè il fare grandi cose  per  gli altri ciò che veramente dobbiam amare; ma il purificare
lo desideriamo sollecitamente. Qui preghiamo ogni giorno  per  voi: fate così anche voi altri, miei dilettissimi nel
fate così anche voi altri, miei dilettissimi nel Signore,  per  noi tutti. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.31 Mi scusino,
e anche nel pensiero di volere la mia infinita nullità  per  loro padre spirituale. Le mie occupazioni mi hanno
habitare fratres in unum! » dico io sempre; e questa unità,  per  la quale è così dolce trovarsi fratelli, non intendo che
comunicar loro qualche cosa di ciò che credo indispensabile  per  un buon effetto al loro santo desiderio. Vi ha una massima,
è la seguente: « di concentrarci in noi stessi seriamente,  per  fare unicamente conto della salute e perfezione propria »,
dal considerare i propri difetti, e, quasi che le cose,  per  rispetto a sè, fossero tutte in buon ordine, l' uomo
di questo secolo! « Venite ad me omnes », diceva appunto  per  questo Gesù Cristo. In somma l' unico fine della nostra
questo Istituto, ecco che cosa io suggerisco loro  per  ora. Conviene che ciascuno si faccia un librettino col
pratica è fondamentale, ed è quella che col suo peso tiene,  per  così dire, in equilibrio tutta la persona. In secondo
con sacerdotale gravità e maturità. Questi tre esercizi  per  ora io credo opportuni per incominciare; e, se li trovano
e maturità. Questi tre esercizi per ora io credo opportuni  per  incominciare; e, se li trovano eseguibili, scrivano nel
(e il demonio certo ne metterà in mezzo d' ogni sorte  per  iscoraggiarli, al suo solito); e finalmente tutto ciò che
avete qualche cosa da discutere intendetevela con lui solo  per  l' affare nostro. Mi è anche di somma consolazione il
disordinato ed inquieto, che viene dal falso spirito, e  per  la strada della fantasia entra a turbarci l' animo. Teniamo
in mente che Iddio non ha punto bisogno di noi miserabili  per  fare il bene, e che se noi saremo veramente umili e ci
e non assumeremo mai le cose di nostro moto, ma solo  per  ubbidienza; e anche allora tremando. Oh è pur fina la
ma dopo essere molto meditato. Egli serve ancora di testo  per  le nostre conferenze, e per ciascuna se ne dà una piccola
Egli serve ancora di testo per le nostre conferenze, e  per  ciascuna se ne dà una piccola particella, la quale è anche
interamente nel Signore, mio carissimo. Pregate tutti  per  noi, noi qui preghiamo tutti per voi. E` nell' orazione che
carissimo. Pregate tutti per noi, noi qui preghiamo tutti  per  voi. E` nell' orazione che si fanno le cose. Addio. Le
non passar leggermente sulle verità sante, che si prendono  per  soggetto delle medesime; ma calcarle molto molto nella
di questi principii, che credo gli unici salutari  per  la Chiesa (che è la gran Società) e per gli uomini tutti.
gli unici salutari per la Chiesa (che è la gran Società) e  per  gli uomini tutti. Meno mi affido delle mie proprie passioni
d' una radice vecchia, de' fiori d' una bellezza incognita  per  addietro, e che conviene riconoscere come spuntati dalla
coltivare. Guai, se, perchè il frutto ed il fiore è nuovo,  per  questo si disconosce figlio dell' antica e onnipotente
la morte, credendosi di cogliere il frutto della vita!  Per  evitare un sì deplorabile errore non v' è altra via che l'
candore, con pienezza, con costanza ai padri spirituali,  per  mezzo dei quali suole Iddio operare comunemente la
»! e le nostre cadute non sono bene spesso permesse se non  per  deprimere la nostra superbia; giacchè fino che siamo
siamo capaci se non di male. Copriamoci adunque di vergogna  per  la nostra tanta presunzione, di cui portiamo la radice nel
rettitudine d' intenzione nelle nostre operazioni. Spiamole  per  vedere se si mescolano nel nostro operare fini di amor
ed oziosa, ecc.. Consideriamo ancora i mezzi necessari  per  correggerci di un tale difetto, le ammonizioni scambievoli,
aspirazioni. Credo poi necessario prendere un solo libro  per  la materia della meditazione, il Da Ponte stampato dal
e due la stessa meditazione, essa potrebbe servire anche  per  materia della conferenza, come si fa al Calvario. Mi
Intanto qui finisco. Supplico la loro bontà di orazioni  per  tutti noi: io celebro ogni giorno messa unicamente per me e
per tutti noi: io celebro ogni giorno messa unicamente  per  me e per gli miei cari compagni. Li ringrazio della nota
tutti noi: io celebro ogni giorno messa unicamente per me e  per  gli miei cari compagni. Li ringrazio della nota de'
lodato in eterno. Io me ne devo restare qui qualche poco  per  affari appunto della piccola società del Calvario. Mi
un sommo conforto a chi l' intende, che noi non siamo fatti  per  questo misero luogo, ma per un altro migliore: che poniamo
che noi non siamo fatti per questo misero luogo, ma  per  un altro migliore: che poniamo in codesto altro luogo
il cuore. Non c' è che mirare alla mano in cui sta la verga  per  consolarci, e son ben certo, e il veggo già dalla vostra
paterna di chi percuote voi sapete derivare consolazione e  per  voi stesso abbondante e per altrui. Ah mio caro è pure una
sapete derivare consolazione e per voi stesso abbondante e  per  altrui. Ah mio caro è pure una grande stretta al cuore il
alle stesse miserie degli altri; che non avendo l' Istituto  per  fine essenziale se non la propria santificazione, per sua
per fine essenziale se non la propria santificazione,  per  sua natura riceve anche i vecchi, anche gli infermi (quando
anche i vecchi, anche gli infermi (quando però i superiori  per  non impedire un maggiore bene non reputassero talora di non
nè pure il superiore, a cui viene assegnato chi pensa  per  lui; che tutto viene regolato e dispensato dall'
verso gli altri (si chiama della carità) e il rigore  per  sè. Più frequente deve essere quel caso, nel quale uomini
non provvedesse loro; ed è questa la principale ragione  per  la quale si attribuisce a tutti chi abbia cura della sua
animo contento di ciò che è sufficiente: [...OMISSIS...] .  Per  altro tutto questo affare versatelo con Dio in una orazione
di quei sentimenti, coi quali vivendo voi, non potrete,  per  la grazia di Dio, che menare una vita piena della pace del
il combattimento che sentite in voi stesso, necessario  per  vincere la miseria umana, e conseguire quella perfezione a
vi consiglio e conforto a cercare tutti i mezzi possibili  per  umiliarvi e acquistare il santo disprezzo di voi stesso,
bassi, abietti ed afflitti, rendendovi servo di tutti  per  Cristo: in essi onorando Cristo, e imitando Cristo che
in essi onorando Cristo, e imitando Cristo che venne  per  servire e non per essere servito. Ed a voi è più necessario
Cristo, e imitando Cristo che venne per servire e non  per  essere servito. Ed a voi è più necessario operare tutto ciò
e carità e dolcezza che renderà efficace poi il vostro zelo  per  la salute delle anime, se Iddio, come credo, in ciò vi ha
delle anime, se Iddio, come credo, in ciò vi ha eletto,  per  la sua grande misericordia, suo strumento, e pel bene che
conseguirla: ed è un obbligo questo che dovete adempire. E  per  venire alla minima nostra società, non so se sappiate che
si è di aiutarci insieme a conseguire un tanto fine. Laonde  per  sua natura ammette in sè tutti quelli che desiderano
vi sia non solo di aiuto in questa vita, ma d' aiuto anche  per  l' altra. Dico che nella minima società nostra possono
la divina Provvidenza dimostra di volere. Il che vi dico  per  vostro lume, e fors' anco per vostra consolazione,
di volere. Il che vi dico per vostro lume, e fors' anco  per  vostra consolazione, muovendovi Iddio a prendere tanta
purchè sia dimandata, e di contentarsi poi di tutto ».  Per  il che circa i mezzi di sussistenza in Inghilterra, sa
chè di fame nessuno è mai morto di quelli che travagliano  per  Iddio, avendo questo Signore de' granai in abbondanza da
campo. Bensì infinitamente vi ringrazio del zelo che avete  per  una tale opera, che Iddio solo sa quali effetti produrrà
una tale opera, che Iddio solo sa quali effetti produrrà  per  l' onore e gloria sua in Inghilterra, e delle parole che
Conte Shrewsbury; nè dubito punto che la fondazione  per  l' opera vostra non debba avere luogo. Anzi perchè sappiate
che sto preparando, quando e come al Signore piacerà,  per  l' Inghilterra; giacchè non c' è, si può dire, cosa che mi
dove fu il Vescovo che ci volle; e le cose procedono,  per  la sola grazia di Dio, assai bene. Avrei altre chiamate, ma
nostro Santo Padre Gregorio XVI; al quale sta tanto bene,  per  la uguaglianza del nome col Magno che convertì l'
facciamo anche noi nelle nostre case orazioni in comune  per  voi, mio caro, e per i santi vostri disegni e desiderii
nelle nostre case orazioni in comune per voi, mio caro, e  per  i santi vostri disegni e desiderii sull' Inghilterra,
nel quale riposiamoci pur tranquillamente: e dicendo  per  i vostri santi desiderii sull' Inghilterra, intendo in
santi desiderii sull' Inghilterra, intendo in primo luogo  per  la salute di quelle anime che vi sono più care, cioè per la
per la salute di quelle anime che vi sono più care, cioè  per  la salute del padre vostro e della vostra famiglia. L'
Phillipps, aspetto delle glorie nuove ed inaudite, che sono  per  venire alla Chiesa di Gesù Cristo, in adempimento di tutto
siete ricordato, e il sacrificio stesso nol celebro, se non  per  questo, insieme cogli altri affari riguardanti la gloria di
mi permetta che io scriva quello che non ho potuto dire,  per  la ristrettezza del tempo che mi sono trattenuto in Verona,
Il fine del nostro Istituto è più semplice, perchè non ha  per  iscopo principale ed ultimo se non la sola santificazione
alcuna missione, se non quella di pregare e di sacrificare  per  sè e per il popolo, quando però il Vescovo non li chiami e
se non quella di pregare e di sacrificare per sè e  per  il popolo, quando però il Vescovo non li chiami e non li
nostro, che si compone di persone private, legate insieme  per  santificarsi mutuamente ne' doveri del proprio stato. Lo
laici e quei sacerdoti che pensano a se stessi, assumendo  per  divisa quello dell' Apostolo, attende tibi , possono essere
di carità, e ciò, non solo in modo straordinario, ma anche  per  le vie ordinarie. Perchè essendo tutti gli uomini, in
sulla strada. E Gesù Cristo stesso menò vita occulta  per  trent' anni, per darci una lezione contro il falso zelo; ed
E Gesù Cristo stesso menò vita occulta per trent' anni,  per  darci una lezione contro il falso zelo; ed anche quando
alle cose della sua missione, e non cercò punto gli infermi  per  risanarli, ma gli venivano portati, e ci volle molta
e ci volle molta instanza dalla parte della Cananea  per  essere esaudita, dicendo egli: « Non sum missus nisi ad
Istituto della Carità, perchè a queste non può ricusarsi,  per  la natura stessa del suo unico e semplicissimo fine. Ella
e semplicissimo fine. Ella qui soggiungerà che, appunto  per  questo che le opere di carità non sono determinate, si
io arbitrariamente prefiggermi di esercitare la carità solo  per  metà, in una specie di cose sì, e in un' altra specie no?
modo che li ha concepiti; perchè è somma la stima che ho  per  Lei, e ciò non mi maraviglierebbe punto: massime avendo
punto: massime avendo avuto un simile straordinario impulso  per  la formazione delle Figlie della Carità , che è
lontana da queste cose: ed io non posso che trascinarmi  per  le vie le più ordinarie e comuni; e Dio sa con quanta
e comuni; e Dio sa con quanta imperfezione vada anche  per  queste vie; e se non fosse la bontà de' miei compagni, l'
dopo che il superiore ha giudicato che convenga riceverli  per  ubbidire a Dio, la cui volontà nelle circostanze esterne si
fuori, non sono che un sopra più, degli ausiliari comodi  per  certe opere, nelle quali, adoperando degli interni, si
guerra in tutte le cose. Sicchè gli esterni vengono come  per  una conseguenza dello spirito della società. La prego,
a tutti i punti della vostra lettera, come vorrei,  per  la scarsezza del tempo, e per altre cagioni: ma risponderò
vostra lettera, come vorrei, per la scarsezza del tempo, e  per  altre cagioni: ma risponderò poi con comodo a tutto.
risponderò poi con comodo a tutto. Portate dunque pazienza  per  ora e ricevete quello che vi posso dare, che è forse il
che la pazienza e il sapere aspettare è di sommo momento  per  noi; che io sono nemico della fretta, e che mi è carissima
lodata. Ecco adunque le poche cose che ho da osservarvi  per  ora. Mi piace che si diano ai novizi delle meditazioni
ma solamente conducendoli a mano d' un gradino all' altro  per  la scala delle virtù. Conoscendo noi stessi, avremo
punto, non tenete nè pure memoria, non che ruggine,  per  i falli dei novizi, acquistate dominio di voi medesimo, e
che ricevete e mantenete una perfetta unione in casa  per  la via della dolcezza, della carità e della umiltà e
farmi innanzi fino a Torino e schivare l' occupazione  per  un privilegio odioso, e che è contrario, in generale
di questo riflesso, e desiderei sommamente che la sentiste.  Per  altro è necessario che mi diate de' lumi maggiori, e
i propri doveri; e in tal caso quelle parole non sono dette  per  voi. Ovvero mantenete l' inclinazione e il pensiero di
di farvi avanti e tentare d' intromettervi presso i grandi  per  avere la loro protezione; e, in questo caso poi, potete
zelo falso, e perfezionarlo col divino aiuto; e non si ha  per  questo da dubitare della vocazione. Insomma, mio caro,
ancora? E non sapete ch' io non voglio, se non il bene? Sì,  per  la divina misericordia, non cerco altro; intendete dunque
non cerco altro; intendete dunque bene ciò che vi dico: non  per  il male, ma per il bene; non per affliggervi o per
intendete dunque bene ciò che vi dico: non per il male, ma  per  il bene; non per affliggervi o per iscoraggiarvi, ma per
bene ciò che vi dico: non per il male, ma per il bene; non  per  affliggervi o per iscoraggiarvi, ma per perfezionarvi
non per il male, ma per il bene; non per affliggervi o  per  iscoraggiarvi, ma per perfezionarvi sempre più e acciocchè
ma per il bene; non per affliggervi o per iscoraggiarvi, ma  per  perfezionarvi sempre più e acciocchè possiate perfezionare
quale certamente dovete rendere conto. [...OMISSIS...] Qui,  per  la misericordia di Dio, le cose vanno bene. I compagni mi
tutto, come spero che farà. E qualche volta mi scriva non  per  complimento, ma per informarmi di sè e dello stato suo,
che farà. E qualche volta mi scriva non per complimento, ma  per  informarmi di sè e dello stato suo, parlandomi con apertura
in mente di scrivervi in un' altra lettera le mie ragioni  per  le quali temo che non sia stato secondo la prudenza l'
umile opera, incoraggiandola e aiutandola con molte grazie,  per  sì fatta guisa che fin d' allora ho messo in Lei la mia
dimandate, il che ho differito di fare fin adesso anche  per  aspettare che l' Istituto prendesse qualche consistenza; e
qualche caso particolare non mi sembrasse esigerlo, anche  per  esempio de' miei compagni); quanto nella direzione generale
Scienza morale » ed ho fatto umiliare a Vostra Santità  per  mano dell' Em. Card. Vicario, dove ho avuto anche per
per mano dell' Em. Card. Vicario, dove ho avuto anche  per  iscopo di distruggere il sistema degli Utilitari , cioè di
sistema che riprodotto in tante forme e introdotto oggidì  per  tutto sì negli affari pubblici che privati non cessa di
notizie che avete dell' Istituto; cioè a dire non operate  per  fantasia, nè vi lasciate lusingare da speranze vane. Se vi
una pia Società composta di Sacerdoti e laici uniti insieme  per  cooperare alla propria, e, ordinatamente, anche all' altrui
in tutti i bisogni delle Diocesi e delle parrocchie.  Per  questo fine l' Istituto non esclude veruna occupazione,
le forze dell' Istituto stesso. L' Istituto quindi ha  per  fondamento quella massima di San Francesco di Sales « nulla
fedeli, si prestano in tutto ciò che loro è possibile;  per  esempio in missioni, in cura d' anime, in iscuole, in
alcuni pii fedeli che vengono aggregati senza voti,  per  pura divozione e ad intendimento di cooperare alle opere di
e questi sono obbligati, avendo i soggetti opportuni  per  quell' opera, di servire ai medesimi assumendo quegli
Ho tardato alquanto a rispondere alla loro cara lettera  per  diverse occupazioni sopraggiuntemi. Intanto il caro
coronata. Ah! non trascuriamo nissun mezzo, miei cari,  per  infrenare la nostra mobilità, e por ferma legge alla nostra
converrebbe fossero fatti insieme con qualche solennità,  per  esempio in un giorno di ritiro tutto consecrato a
piccola di grazie celesti e un grande aiuto scambievole, sì  per  migliorare e confortare le anime nostre, come per
sì per migliorare e confortare le anime nostre, come  per  esercitare, secondo l' ordine della divina Provvidenza, la
tuam et exaudi me, quoniam inops et pauper sum ego ». Anche  per  me innalzino la loro voce, il più povero di tutti, ROSMINI
Maestà diffidando: « brachium Domini non est abbreviatum ».  Per  altro se le parole degli uomini ci recano qualche
ma vuole solo la protezione di Dio, non si turba punto  per  qual si voglia parola, che oda dagli uomini. D' altra parte
sempre a quel dolcissimo principio, che ogni bene  per  noi è racchiuso nel fare la volontà di Dio, nel
e costanza non acquisteremo! quale santissima indifferenza  per  tutto ciò che si compiacerà di fare avvenire la Provvidenza
combattuta, perseguitata? Lo sia pure; solo non succeda  per  nostra viltà, per nostra leggerezza ed imprudenza, per
Lo sia pure; solo non succeda per nostra viltà,  per  nostra leggerezza ed imprudenza, per nostra presunzione, in
per nostra viltà, per nostra leggerezza ed imprudenza,  per  nostra presunzione, in una parola per nostra colpa. Gli
ed imprudenza, per nostra presunzione, in una parola  per  nostra colpa. Gli piace in quella vece che la nostra
guerra alla increata Bontà. Dite al Gentili che le cose  per  la missione inglese vanno bene; che tutto saprà a suo
suo tempo; che ora non resta altro che fare orazione molta  per  quest' affare, e farne fare. Abbraccio teneramente tutti i
i miei carissimi fratelli. Preghino tutti fervorosamente  per  la salute delle anime nostre. Oh quanto sono pieno di
non meno pura che evidente si acquisteranno molto merito  per  l' eternità, se il faranno sinceramente per amor di Dio.
molto merito per l' eternità, se il faranno sinceramente  per  amor di Dio. Vorrei vedere i Gesuiti entrati su questa
farà? Pare a molti un prendere la cosa da lontano a voler  per  questa via giovare gli uomini, ed amano più i mezzi più
che penetra ovecchesia, e a cui nulla s' agguaglia: o,  per  dir meglio, gli uomini si metteranno in posto e in istato
sentimento che a creder così e a sperar tanto mi muova. Ho  per  certo che se fosse al mondo S. Ignazio m' intenderebbe: ma
me medesimo a prometterglielo, pure non mancherò di farlo  per  lei; nè mi sconfido per questo mai di essere esaudito «
pure non mancherò di farlo per lei; nè mi sconfido  per  questo mai di essere esaudito « quoniam inops et pauper sum
a rispondere alla cara vostra. Se ella mi ha afflitto  per  la compassione di quelli che patiranno dal sopravvenire
Certo non vi può essere via più sicura e preziosa di questa  per  assicurarvi l' eterna vostra salute. Io, se mi sarà
e dividere con voi, troppo avventurati, i travagli  per  Cristo. In quanto alla casa di cui sono livellario, io la
io la metto in pienissima disposizione del pubblico  per  farvi lo Spedale ; e anzi lo scriverò io medesimo al caro
cioè premunirsi di tutte le cautele tanto pel corpo , che  per  le anime nostre . Dico anche per le anime ; perchè in
tanto pel corpo , che per le anime nostre . Dico anche  per  le anime ; perchè in questi tempi di pubbliche malattie
tempi di pubbliche malattie occorrono dei pericoli anche  per  l' anima più del solito, per la libertà maggiore del
occorrono dei pericoli anche per l' anima più del solito,  per  la libertà maggiore del trattare, ed altre cagioni. Perciò
vi manderò, se ci sarà bisogno, un Regolamento definitivo  per  vostra buona regola. Addio, pregate istantemente e
al Vescovo, offerendovi in essa a qualunque uso e luogo  per  tutta la Diocesi, in che egli vi vorrà adoperare in aiuto
assolutamente), e dite in questa lettera che ciò ognuno fa  per  ispontaneo suo volere e maturo consiglio, fidando in Dio,
il paragrafo 16., che è l' ultimo delle Costituzioni,  per  accertarsi che non v' è nessuna cosa nelle Costituzioni che
eccetto i voti e quelle cose che già sono obbligatorie  per  altre leggi. Con meno vincoli di coscienza di questi non si
autorità tutta spirituale e dolcissima de' Superiori, son  per  dire che sia propria dell' Istituto della Carità, e che l'
nessuno eccettuato, che benedicono ogni giorno il cielo  per  la contentezza di cui godono. I Superiori ancora possono
degli . corrente mi ha prodotto incredibile consolazione  per  il pensiero che Le ha ispirato Maria santissima. Oh il bel
quello di fare opere della sua gloria, e farle unicamente  per  la sua gloria? Lungi da noi ogni altro pensiero: se noi
Provvidenza: seguiamola, ed essa ci scorgerà soavemente  per  la via della nostra eterna salute e della pace, « quae
un bene ed un amore, si rivolge finalmente a Dio, quasi  per  una felice necessità di cui si serve la grazia, ed in Dio
s' abbandona; ed allora incomincia a riconoscerlo  per  il solo bene, e ad averlo per il solo suo amore, e sente,
incomincia a riconoscerlo per il solo bene, e ad averlo  per  il solo suo amore, e sente, oh quanto! la verità di quelle
« Deus meus et omnia »! E gli pare d' essere troppo felice  per  quelle stesse infermità che tanto contrariano la natura,
stesse infermità che tanto contrariano la natura, giacchè  per  mezzo loro, privato della lusinga de' beni naturali, sente
il fiore della sua provvidenza in sul genere umano, che  per  essa ci ha lasciato le infermità e la morte, che fa di essa
». Quivi adunque, in questa gloria abitiamo, fin da ora,  per  la fede: chè la conversazione del cristiano dee pur essere
cielo collo spirito, colla mente e coll' affetto, che sarà  per  noi mai questo mondo corruttibile, sopra cui ci siamo
Christo ». E se pur viveremo, ciò non ci sarà tollerabile  per  altro, se non per fare la volontà di quel Signore appunto a
pur viveremo, ciò non ci sarà tollerabile per altro, se non  per  fare la volontà di quel Signore appunto a cui notte e
come sapete, del minimo Istituto nel quale Dio solamente  per  sua misericordia ci ha insieme congregati e congiunti. Se
almeno però con questa lettera vengo in mezzo di voi,  per  effondere a voi tutto il mio cuore, e per dirvi con quanta
in mezzo di voi, per effondere a voi tutto il mio cuore, e  per  dirvi con quanta pena io mi stia da voi diviso di corpo
egli vuol godere del bene loro, e vuole esserne certo, e  per  essere certo di quanto bene abbiano le persone amate, vuol
e in edificazione dell' uomo interiore, quanto io vi fossi  per  ripetere degl' insegnamenti del Signore, sebbene io sia
sebbene io sia tanto indegno di proferirli. Ed è appunto  per  questa santa disposizione, che spero essere negli animi di
quanto credo essere il più necessario e vantaggioso  per  le vostre anime, acciocchè consumino la santa vocazione,
acciocchè consumino la santa vocazione, nella quale sono  per  la singolare benignità e carità di Cristo, e nella quale
di carne e di sangue, che sono i più fatali di tutti  per  chi vuol darsi veramente e pienamente a Dio nella nostra
sopporti con piena carità i loro difetti, condonandoli loro  per  amore di Cristo, soffrendoli anche con gusto per propria
loro per amore di Cristo, soffrendoli anche con gusto  per  propria mortificazione, non pensandoci, e, se fosse
i difetti suoi proprii e avendone dispiacere, anche  per  quello che in conseguenza di essi fa sopportare agli altri
la Casa come il bene proprio, e faccia tutto quello che può  per  ispargere nella famiglia sempre più la dolcezza di una
dunque ognuno da parte sua studi di fare quello che può  per  la perfetta concordia e sanità delle membra. Specialmente
di quanto possono credere che sia utile loro sapere  per  vantaggio de' singoli. Questa carità santa, e questo
Questa carità santa, e questo impegno che ognuno prenderà  per  il bene spirituale e l' ordine di tutta la Casa, ci
con gratitudine tutte le cure che il Superiore impiega  per  suo bene. Le correzioni, le penitenze, le mortificazioni
e perciò vi prego di legger tutti in comune e di meditare,  per  convertire in succo e sangue, la bellissima lettera di
di sant' Ignazio sull' ubbidienza; ella par fatta a posta  per  noi, per la nostra società. Voi vedrete in essa, come il
Ignazio sull' ubbidienza; ella par fatta a posta per noi,  per  la nostra società. Voi vedrete in essa, come il gran
i Superiori, qualunque sieno: e se i Superiori fossero  per  se stessi dispregevoli, voi allora appunto acquistereste un
caldamente il Signore che m' illumini, e fatto pregare  per  trovare quello che meglio convenga, considerate tutte le
la mia premura e il mio amore continuo che anche assente ho  per  voi. Ed abbracciandovi tutti al seno in Gesù Cristo nostro
a parlar della natura della Società, e faccia così anche  per  l' avvenire, non comunicando a nessuno quello che ha, senza
d' alcun esame, come insegna san Tommaso; e ogni cristiano  per  seguirli non ha bisogno di dimandare consiglio di
« La buona novella, dopo diciotto secoli, è nuova tuttavia  per  il mondo che l' ha sentita, senza comprenderla ». Dite
senza comprenderla ». Dite bene, mio caro Tommaseo, è nuova  per  il mondo, « tenebrae eam non comprehenderunt », e sarà
in quest' ordine soprannaturale di cose è sempre inutile  per  se stesso: « servi inutiles sumus »; e guai a chi si
che è il suo bene, e di confessare Cristo; e non sa fare nè  per  viltà, nè per ingannevole speranza di produrre un bene che
e di confessare Cristo; e non sa fare nè per viltà, nè  per  ingannevole speranza di produrre un bene che Dio non vuole,
sia lo stimolo; un amore di Dio, un amore degli uomini  per  Iddio; tutto è possibile alla carità. In tal modo gli
di uomini soggetti alla tentazione, averle mostrato  per  un' amara esperienza che in lui solo ella è forte e può
sopra ogni bellezza muliebre, trae di nuovo a sè tutto,  per  tutto nuovamente deporre al cenno non degli uomini, ma
e te ne vieni ». [...OMISSIS...] Le due Case vanno bene  per  la grazia di Dio: lo scopo loro è tutto morale religioso,
doveri, il mantenere la legge di Dio, e perciò può prender  per  motto; « in lege Domini voluntas eius »: nulla di più
dunque perchè si distinguono dagli altri cristiani, non è  per  lo scopo, ma per l' essersi alcuni associati per aiutarsi
distinguono dagli altri cristiani, non è per lo scopo, ma  per  l' essersi alcuni associati per aiutarsi scambievolmente ad
non è per lo scopo, ma per l' essersi alcuni associati  per  aiutarsi scambievolmente ad ottenere questo scopo. Nel
non si parla in quel libro di Società. Addio, pregate  per  me. [...OMISSIS...] 1.33 L' indifferenza di S. Ignazio non
a questa parola Eternità . - Ma ella è futura. - Appunto  per  questo gli uomini, trattenuti dal glutine della vita
bene, Cercate di piantare in tutti un amore sviscerato  per  la verità e per ogni bene . Dominando in noi un grande e
di piantare in tutti un amore sviscerato per la verità e  per  ogni bene . Dominando in noi un grande e prevalente amore
e prevalente amore della verità , noi la cercheremo da  per  tutto, e ci chiameremo sempre felici quando potremo averla
d' averla insegnata. Se dovremo deporre una nostra opinione  per  la verità, qual cosa più dolce di questo? Subito con un
E l' ignoranza ricuserà d' imparare? oh questo poi no.  Per  tal fine non fuggiamo la disputa accademica : anzi, io vi
fine non fuggiamo la disputa accademica : anzi, io vi do  per  consiglio di cercarla voi stesso, ma sempre con buon umore,
salutarmente! Sapete già la bella dottrina dello Scupoli:  per  andare avanti nella virtù, conviene sfidare a battaglia,
dilatata, che corre nella via dei divini comandamenti.  Per  riuscire ad ottenere questo, spargiamo lagrime dinanzi a
». Le Figlie della Provvidenza prendono un buon avviamento  per  la misericordia divina. Da per tutto se ne vorrebbero: fin
prendono un buon avviamento per la misericordia divina. Da  per  tutto se ne vorrebbero: fin ora non ne abbiamo conceduto
ad altri luoghi. Preghiamo tutti d' accordo il Signore  per  tanti bisogni che abbiamo. Se egli non ci assiste, che
di voler entrar anch' io in parte della spesa necessaria  per  quest' opera. In quanto a quest' ultimo punto, io non mi
punto, io non mi ricuso; e scrivo al conte Salvadori di dar  per  me quella somma maggiore ch' io posso. Dopo di ciò però
già far torto alle intenzioni; e sono persuaso che molti  per  puro zelo del bene e per un sentimento di vera carità si
e sono persuaso che molti per puro zelo del bene e  per  un sentimento di vera carità si facciano promotori di
s' incontrano, e che gli uomini superficiali non calcolano  per  nulla. Un altro timore mio si è che questi istituti, i
sia in noi mai commosso, e da dover inventare un sistema  per  giungere a far sì che il pubblico non abbia mai bisogno di
la società si renderà migliore? Voi direte che non si fa  per  questo il reclusorio de' poveri; ma per impedire la mala
che non si fa per questo il reclusorio de' poveri; ma  per  impedire la mala vita di molti e l' ozio coperto sotto la
Signore, che si è servito della voce del vostro Superiore  per  trarvi d' inganno e farvi vedere la verità coll' esperienza
e confidando nella sua bontà e non nelle opere penitenziali  per  sè stesse. Tutti i pensieri che vi vengono contro questa
Tutti i pensieri che vi vengono contro questa dottrina,  per  quanto sembrino pii, non sono che sofismi, che vi fa il
pii, non sono che sofismi, che vi fa il finissimo demonio  per  ingannarvi. Iddio vuole che confidiate in lui solo: e Iddio
la vittoria vostra sarà certa. Attendo vostre lettere  per  sentire che vi scuoterete d' attorno le tentazioni; e
e negando il vostro giudizio, correrete ilaremente  per  la via giusta che il Signore vi mostra per sua
ilaremente per la via giusta che il Signore vi mostra  per  sua misericordia. Vi abbraccio teneramente. Salutatemi
[...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.33 Chiamandovi Iddio  per  la bocca de' vostri Superiori ad assumere (benchè per ora
Iddio per la bocca de' vostri Superiori ad assumere (benchè  per  ora solo in prova) la Scuola elementare de' fanciulli del
ma che anzi queste virtù in voi s' accrescano, rendendovi  per  amore di Cristo via più simile a que' fanciulli, che or
la mansuetudine, la sincerità, la docilità e la dolcezza.  Per  conoscere quanto dovete amare in Gesù Cristo i fanciulli,
questi pargoletti, che credono in me, meglio sarebbe stato  per  lui che, sospesagli al collo una mola da mulino, fosse
mantenendo e sviluppando in essi la grazia del Battesimo.  Per  infondere poi ai giovanetti un abito di operare con
in compagnia della sapienza, mentre alla stoltezza dà  per  carattere l' iracondia. « « L' iracondia, leggesi in
Ora ritornato da un viaggetto che ho dovuto fare  per  negozii del nostro Istituto, sono con voi, mio carissimo.
me la concederà almeno all' aprirsi della nuova stagione.  Per  quanto allo stato dell' anima vostra che diligentemente mi
principii che sono gli infallibili del Signore. Varrà più  per  voi un solo atto di rinunzia al vostro giudizio e alla
negate, o comandate, o permesse. Tutto sia lo stesso  per  voi. Nulla desiderate altro che la dolcezza, la pace, la
Trento. Ora sono con voi, la cui lettera mi fu carissima,  per  le notizie genuine che di voi stesso mi date. La ripugnanza
un solido merito. Questa vittoria sulla noia e sul tedio  per  la ristrettezza della vita e della libertà, non ha niente
pubblico perdono di alcune loro mancanze, non vi sentite  per  anco cuore di imitarli, ciò punto non vi turbi, perchè
sono in quel dato rispetto più umili o più perfetti di noi.  Per  altro, senza inquietarci, prefiggiamoci di vincere ogni
soavemente procederemo innanzi, senz' alcun turbamento.  Per  altro, circa il domandar perdono, egli non è necessario che
materia sia una colpa morale, dovendoci noi umiliare anche  per  le limitazioni della nostra natura, o per le mancanze della
umiliare anche per le limitazioni della nostra natura, o  per  le mancanze della nostra vigilanza: ma è bensì sempre
pare che il Signore non mi voglia dare questa consolazione  per  ora: al più lungo però spero d' essere al Calvario in
dirò dunque che l' Istituto della Provvidenza debba aver  per  direttore sempre un membro dell' Istituto della Carità; ma
è ingannato dal demonio, e l' eterna sua salute è  per  lo meno incerta assai, perchè ricusa i mezzi sicuri datigli
popoli: dunque abbandonerò il mio superiore e la religione  per  esser più libero e far tanto bene ». Povero lui, se avesse
dietro la vostra defezione dall' Istituto della Carità  per  un pretesto simile, delle quali la minima di tutte sarebbe,
come dico, sarebbe ancora il minimo male; il più grande  per  me sarebbe quello di veder voi tirato in un abisso, e per
per me sarebbe quello di veder voi tirato in un abisso, e  per  riparare ad un errore commetterne cento, e dopo aver
ne' capelli e coll' aver fatti moltissimi mali nel mondo  per  aver voluto far troppi beni, non secondo Dio , cioè secondo
non secondo Dio , cioè secondo le regole sicure de' santi.  Per  tutte queste ragioni e per molte altre voi vedete adunque
le regole sicure de' santi. Per tutte queste ragioni e  per  molte altre voi vedete adunque la risposta ch' io son
tutti i passi precipitati e falsi che potreste commettere  per  fantasia riscaldata. Voi poi in fine alla lettera vostra mi
lettera che mi consoli, mettetevi in viaggio voi stesso  per  venire a Rovereto, dove vi fermerete in casa mia, ed io ci
il caro vice7Superiore, ed io pure mi son qua recato tosto  per  conferire con lui. [...OMISSIS...] Appena mi vide si mise
senza indugiare, tosto con grande allegrezza si lasci tutto  per  conformarsi al desiderio del Superiore. Vi scrivo queste
del Superiore. Vi scrivo queste cose, mio carissimo,  per  la certezza che ho che voi non cercate altro a tutto vostro
ed amore della correzione. Oh che bel mezzo è questo  per  andare innanzi! [...OMISSIS...] Vi compassiono poi di cuore
troppi fra voi, sono poveri.  Per  i tre quarti almeno degli uomini che appartengono alla
agricola o industriale, la vita è una lotta d'ogni giorno  per  conquistarsi i mezzi indispensabili all'esistenza. Essi
attuale, è una vera ironia. Essi non hanno tempo né mezzi  per  progredire. Spossati, affranti, pressoché istupiditi da una
è meglio adatto il nome di covile che non quello di stanza,  per  ridestarsi allo stesso esercizio delle forze fisiche. È
a qual punto possiamo raggiungere oggi lo scopo? E come,  per  quali vie possiamo raggiungerlo? Taluni fra i vostri più
riuscirebbe superfluo o dannoso; e che la formola ciascuno  per  sé, libertà per tutti è sufficiente a creare a poco a poco
o dannoso; e che la formola ciascuno per sé, libertà  per  tutti è sufficiente a creare a poco a poco un equilibrio
,può farsi dalla Società: ogni suo intervento al di là è,  per  essi, sorgente di male. Se ciò fosse vero, la piaga della
questa risposta disperata, atea, immorale. Dio ha statuito  per  voi un migliore avvenire, che non è quello contenuto nei
rimedi non mirano infatti che ad accrescere possibilmente e  per  un certo tempo la produzione della ricchezza, non a farne
a renderlo più morale senza farsi carico d'accrescere,  per  dargli campo a migliorarsi, la ricchezza comune, gli
operaie è la stessa di prima. La libertà di concorrere  per  chi nulla possiede, per chi, non potendo risparmiare sulla
di prima. La libertà di concorrere per chi nulla possiede,  per  chi, non potendo risparmiare sulla giornata, non ha di che
concorrenza, è menzogna, com'è menzogna la libertà politica  per  chi mancando di educazione, d'istruzione, di mezzo e di
capitale, non danno i mezzi del lavoro a chi non li ha. E  per  difetto di un'equa distribuzione della ricchezza, d'un più
sulla produzione degli oggetti di prima necessità  per  la vita o si avventura in pericolose e spesso immorali
la libera scelta delle sue condizioni. Da un lato sta  per  lui l'assoluta miseria, dall'altro l'accettazione d'ogni
curare. I rimedi proposti dagli economisti sono inefficaci  per  questo. E nondimeno, v'è progresso nella condizione della
servaggio; perché non v'emancipereste dal giogo del salario  per  diventare produttori liberi, padroni della totalità del
uomini che i vostri padroni hanno cacciato fuori di patria  per  aver voluto giovarvi, che vi saranno apostoli di verità,
scritti che i vostri fratelli stampano qui nell'esilio  per  voi? Leggeteli e ardeteli, sì che il giorno dopo,
allargare la sfera dell'Apostolato, a compilare, a stampare  per  voi manuali di storia generale e di storia patria.
e la negligete: dal giorno in cui vi si mostrano mezzi  per  mutare una società che vi condanna all'ignoranza, e voi non
rinunziate a farne ricerca e accettate, senza esame,  per  verità l'affermazione del potente e del sacerdote venduto
primi vostri Doveri, primi almeno  per  importanza, sono, com'io vi dissi, verso l'Umanità. Siete
meschino o non vi sentiste chiamati, potendo, a combattere  per  risollevare gli ingannati o gli oppressi - voi tradireste
fra voi che s'uniscono a inalzare concordi un edifizio  per  abitarvi insieme è superiore a quella che compireste
la vostra potenza d'azione: Questo mezzo Dio lo trovava  per  voi, quando vi dava una Patria, quando, come un saggio
disegno di Dio che voi potete vedere segnato chiaramente,  per  quello almeno che riguarda la nostra Europa, dai corsi dei
a seconda delle capacità locali e associato, potrà compirsi  per  via di sviluppo progressivo, pacifico: allora, ciascuno di
e la terra ferma d'Italia. La forza brutale può ancora  per  poco contendervi quei confini, ma il consenso segreto dei
meglio e più rapidamente che non con altri, e che  per  la concentrazione sopra un dato terreno e per la natura
altri, e che per la concentrazione sopra un dato terreno e  per  la natura omogenea degli elementi che essa possiede, è
le nostre forze. Lavorando, secondo i veri principii  per  la Patria, noi lavoriamo per l'Umanità: la patria è il
secondo i veri principii per la Patria, noi lavoriamo  per  l'Umanità: la patria è il punto d'appoggio della leva che
a qualunque popolo le circostanze vi caccino, combattete  per  la libertà di quel popolo, se il momento lo esige; ma
vita: Italiani i segni sotto i quali v'ordinate a lavorare  per  l'Umanità. Non dite: io , dite: noi. La Patria s'incarni in
dite Roma e Firenze, Roma e Siena, Roma e Livorno, e così  per  tutti i comuni d'Italia: Roma per tutto ciò che rappresenta
Roma e Livorno, e così per tutti i comuni d'Italia: Roma  per  tutto ciò che rappresenta la vita italiana, la vita della
la vita italiana, la vita della Nazione; il vostro comune  per  quanto rappresenta la vita individuale. Tutte le altre
leggi fatte da una sola frazione di cittadini non possono,  per  natura di cose e d'uomini, riflettere che il pensiero, le
- finché uno solo, capace e voglioso di lavoro, langue  per  mancanza di lavoro nella miseria - voi non avrete la Patria
Patria come dovreste averla, la Patria di tutti, la patria  per  tutti. Il voto , l' educazione, il lavoro, sono le tre
della Nazione; non abbiate posa finché non siano  per  opera vostra solidamente innalzate. E quando lo saranno -
nell'anima ai popoli del mondo Cristiano. Albeggia oggi  per  la nostra Italia una terza missione: di tanto più vasta
chiamano diplomazia. La politica della patria sarà fondata  per  opera vostra sull'adorazione a' principii non
la missione della nostra Patria e seguirete altra via.  Per  voi l'Italia avrà, sì come un solo Dio nei cieli, una sola
rifulga sugli occhi a tutte le Nazioni, né la velerete mai  per  terrore di despoti o libidine d'interessi d'un giorno.
mai le Nazioni sorelle. La vita della Patria si svolgerà  per  voi bella e forte, libera di paure servili e di scettiche
libera di paure servili e di scettiche esitazioni, serbando  per  base il popolo, per norma le conseguenze dei suoi principii
e di scettiche esitazioni, serbando per base il popolo,  per  norma le conseguenze dei suoi principii logicamente dedotte
principii logicamente dedotte e energicamente applicate,  per  forza la forza di tutti, per risultato il miglioramento di
e energicamente applicate, per forza la forza di tutti,  per  risultato il miglioramento di tutti, per fine il compimento
la forza di tutti, per risultato il miglioramento di tutti,  per  fine il compimento della missione che Dio le dava. E perché
che Dio le dava. E perché voi sarete pronti a morire  per  l'Umanità, la vita della Patria sarà immortale.
lavoro del quale vi diedi già ragguaglio altra volta. Ma  per  non riescirvi troppo indiscreto lettore, trapasso molti
solitario, al che da Cartesio fino a noi si circoscrisse  per  due secoli la psicologia; e prendendo le mosse da questo
e prendendo le mosse da questo punto investigare, come,  per  ascendere a ulteriori ordini d'idee, sia necessaria la
vita intellettuale e morale. È superfluo premettere che  per  sistema intendo una serie d'idee fra loro intimamente
intendo una serie d'idee fra loro intimamente connesse  per  mezzo d'un'idea principale o principio, cosicché la mente,
principio, cosicché la mente, partendo da questa, perviene  per  forza d'associazione e di deduzione a tutte le altre; e
già parte d'un medesimo universo; e perciò queste sono già  per  origine loro collegate in sistema. L'idea d'unire in mazzo
ma dal mondo esteriore. In secondo luogo, siccome l'uomo,  per  la limitata natura della sua mente, non può rappresentarsi
vengono a darsi ricapito, e ad associarsi in varj modi sia  per  simiglianza intrinseca sia per diretta opposizione, sia per
associarsi in varj modi sia per simiglianza intrinseca sia  per  diretta opposizione, sia per circostanze estrinseche di
per simiglianza intrinseca sia per diretta opposizione, sia  per  circostanze estrinseche di luogo e di tempo, sicché la
il numero, l'essere, la sostanza, l'azione, ripetendosi  per  tutti i generi servono a collegarli sotto un aspetto
sotto un aspetto commune. Dagli universali si passa  per  deduzione ad altri universali; e questi rimangono legati
e nel connetterle in diversi modi; il che prepara,  per  così dire, i fili da tessere poscia in sistemi. L'uomo
dunque e perché vive in presenza ad un unico universoe  per  la limitata atura del suo intelletto: per l'unità ella sua
unico universoe per la limitata atura del suo intelletto:  per  l'unità ella sua coscienza: per l'identità degli
atura del suo intelletto: per l'unità ella sua coscienza:  per  l'identità degli universalie pel complessivo ffetto di
gruppo di viventi col quale egli è immedesimato, è nulla  per  esso; esso non lo vede e non l'ode. Tutti i viaggiatori
i viaggiatori hanno notato codesta incuria del selvaggio  per  tutto ciò che non entra nel rigido circolo de' suoi
equinoziale, che non hanno ancora trovato i numeri  per  contar le dita d'una mano. Molti popoli sono periti senza
Questa filosofia del selvaggio interpreta la natura  per  mezzo della volontà; perché la volontà è un principio
una miriade d'astri lontani,parve l'uomo che parlasse solo  per  deridere chi l'ascoltava. Verità pareva alle moltitudini
un altro avrà trovato il ferro. Uno avrà osservato li astri  per  guidarsi sul mare, l'altro per nutrire le sue superstizioni
Uno avrà osservato li astri per guidarsi sul mare, l'altro  per  nutrire le sue superstizioni o farsi animo nelle sventure.
animo nelle sventure. Se due popoli vengono a communicare  per  effetto di conquiste, di schiavitù, di commercii, di
un altro abbraccia maggior copia di scoperte. Talora anche  per  la via di grandi calamità un popolo viene spinto quasi per
per la via di grandi calamità un popolo viene spinto quasi  per  forza sotto i raggi di nuove verità. Concepisce quindi un
romana. Un sistema perpetuamente aperto poté continuare  per  più secoli ad accumulare presso di sè tutti quei vantaggi
riposarsi in quella pace mentale. E può rimanervi inoperosa  per  molte generazioni, finché qualche nuovo principio non la
sopravengono mano mano altre generazioni, che raccolgono  per  eredità e per passiva imitazione le idee già elaborate. Le
mano mano altre generazioni, che raccolgono per eredità e  per  passiva imitazione le idee già elaborate. Le facultà
decadimento. anno bisogno i popoli di sempre nuovo lavoro  per  tenere vivaci e sveglie le loro facultà. I sistemi devono
che lo ha tessuto. In tale torpore sono caduti li Asiatici  per  effetto di quella stessa precoce sapienza che si ammira nei
si ammira nei loro antichi sistemi. In tale stato giacque  per  mille anni la Grecia, dopoché all'instancabile agitazione
continua mobilità e incertezza di sistemi, se non in quanto  per  la loro verace utilità possano giustificarsi; quindi
interromperla se non cangiando il principio da cui partono  per  dirigersi? Come e in nome di chi convincerli che i pericoli
devono farli più forti, che hanno a combattere non  per  alcuni anni, ma per tutta la loro vita? Chi può dire ad un
più forti, che hanno a combattere non per alcuni anni, ma  per  tutta la loro vita? Chi può dire ad un uomo: segui a
la loro vita? Chi può dire ad un uomo: segui a lottare  per  i tuoi diritti, quando lottare per essi gli costa più caro
un uomo: segui a lottare per i tuoi diritti, quando lottare  per  essi gli costa più caro che non l'abbandonarli? E chi può,
la Nazione. Colla teoria della felicità, del benessere dato  per  oggetto primo alla vita, noi formeremo uomini egoisti,
d'una sola legge - che ognuno d'essi deve vivere, non  per  sé, ma per gli altri - che lo scopo della loro vita non è
sola legge - che ognuno d'essi deve vivere, non per sé, ma  per  gli altri - che lo scopo della loro vita non è quello
che la conoscenza dei loro diritti non basta agli uomini  per  operare un miglioramento importante e durevole, non chiedo
di doveri adempiti e che bisogna cominciare da questi  per  giungere a quelli. E quand'io dico, che proponendo come
miglioramenti materiali sono essenziali, e noi combatteremo  per  conquistarceli; ma non perché importi unicamente agli
dieci o dodici ore della giornata: come potete trovar tempo  per  educarvi? I più tra voi guadagnano appena tanto da
sostenere sé e la loro famiglia: come possono trovar mezzi  per  educarsi? La precarietà e le interruzioni del vostro lavoro
- ma dall'amore e dallo sguardo delle madri, cacciandoli,  per  alcuni soldi, ai lavori nocivi delle manifatture; come
vita: come potreste avere coscienza di cittadini e zelo  per  lo Stato e affetto sincero alle leggi? La giustizia è
svilupparvi moralmente: avete bisogno di lavorare meno  per  poter consacrare alcune ore della vostra giornata al
ma dovete cercarlo come mezzo, non fine : cercarlo  per  senso di dovere ,non unicamente di diritto :cercarlo per
per senso di dovere ,non unicamente di diritto :cercarlo  per  farvi migliori ,non unicamente per farvi materialmente
di diritto :cercarlo per farvi migliori ,non unicamente  per  farvi materialmente felici. Dove no, quale differenza
siano, ad agire ,ad associarsi, ad affratellarsi con voi  per  conquistare l'organizzazione sociale, che porrà fine, per
per conquistare l'organizzazione sociale, che porrà fine,  per  quanto le condizioni dell'Umanità lo concedono, ai vostri
agli uomini delle classi che vi stanno sopra, e compite,  per  quanto è possibile, i doveri vostri: predicate la virtù, il
della lotta inevitabile, alla quale essi devono prepararsi  per  conquistarla contro le forze dei tristi nostri governi e
è il primo, anzi l'unico vostro Dovere . Vi ho detto che  per  conoscere quale sia la legge della vostra vita, Dio v'ha
scritti, e vi manca il tempo; ma gli uomini che  per  ingegno e coscienza meglio rappresentano, da oltre un mezzo
che un solo Dio, non v'è né può esservi che una sola Legge  per  l'uomo individuo e per l'umanità collettiva, hanno raccolto
né può esservi che una sola Legge per l'uomo individuo e  per  l'umanità collettiva, hanno raccolto che il carattere
a Gesù, da Gesù fino agli uomini che muoiono ogni tanto  per  la Patria, i Martiri di una Fede protestano contro quella
del nostro cuore dicevano vivi! a ciascuno di noi, ma  per  la salute delle generazioni avvenire, scegliemmo morire?.
alimenti, così la vita morale, intellettuale, ha bisogno  per  ampliarsi e manifestarsi, delle influenze esterne e
sociali. Ogni essere al disotto di voi può vivere da  per  sé, senz'altra comunione che colla natura, cogli elementi
ignota all'antichità, sarà d'ora innanzi una parola sacra  per  l'Umanità. Essa racchiude tutta una trasformazione sociale,
nell'uomo: non intesero la potenza data da Dio all'uomo  per  compirlo, né la via per la quale si compie. Si limitarono
la potenza data da Dio all'uomo per compirlo, né la via  per  la quale si compie. Si limitarono essi pure a desumere le
immediata, unica, scesa ad un tempo stesso determinato, e  per  favore speciale di Dio. Videro il legame che annoda gli
terra, dalle cose concernenti l'Umanità intera, e finirono  per  mettere in opposizione la terra, che abbandonarono ad ogni
soggiorno d' espiazione, e il cielo a cui l'uomo poteva,  per  virtù di grazia e di fede, salire e dal quale esiliarono
virtù di grazia e di fede, salire e dal quale esiliarono  per  sempre chi ne mancasse. La rivelazione essendo per essa
per sempre chi ne mancasse. La rivelazione essendo  per  essa immediata ed unica in un dato periodo, ne dedussero
ma verrà dopo me lo spirito di verità, e vi parlerà  per  autorità propria ma raccogliendo l'ispirazione da tutti,
 Per  analisi delle menti associate, intendo dire quelle grandi
dire quelle grandi analisi le quali si vennero continuando  per  collaborazione, talora mutuamente ignota, di più pensatori,
del sole, della luna, delle stelle. Egli aveva dunque fatto  per  inconscia necessità di natura un primo passo
civiltà e le assidue scoperte della scienza, l'individuo,  per  sua propria forza d'analisi, ben poco oltrepassa
dei quali si move 'umile globo ella terra, traendo seco,  per  forza di più vicina attrazione, il globo ancor più esiguo
corso dei secoli or presso certe nazioni or presso altre,  per  lavoro sociale, allentato sovente presso quelle nazioni
r questa non considera che il genere umano è,  per  sua primitiva e spontanea necessità, gregario e sociale, e
della libera analisi. onsideriamo brevemente l'analisi  per  sè, come essa procede tanto nell'individuo uanto nelle
parti distintive d'un fiore, non è disunirle; bensì unirle  per  sempre nel concetto del numero. Coll'analisi numerica di
s'inflettono ponendosi alla base del pollice, discerne  per  qual modo la mano abbia la capacità di prendere e
interna e fedele non venga ripresa dalla posterità. È  per  tal modo che nella scienza primitiva li audaci voli
di Galileo, publicò il Discorso del Metodo, ra stato già  per  tutta la vita testimonio come nella fallace evidenza
chimica non tende solo a distinguere  per  le loro attive proprietà le sostanze che si manifestano
somma evidenza la dimostrazione di molte analisi eziandio  per  atti di composizione o di ricomposizione, scevri affatto
nel suo seno sopravivere all'individuo. iò che l'infante,  per  necessità di convivenza e per cieca imitazione, apprendeva,
iò che l'infante, per necessità di convivenza e  per  cieca imitazione, apprendeva, dovevagli apparire come
- ma imperiosa già fin d'allora com'essa è tuttavia  per  noi. L'analisi non era libera. Ogni individuo non era più
od omissioni di quelle analisi primitive. I Latini,  per  chiarire i fatti delle istorie, solevano risalire a ciò
è una continua analisi. È d'uopo analizzare il pensiero  per  tradurlo in parola; è d'uopo analizzare viceversa la parola
tradurlo in parola; è d'uopo analizzare viceversa la parola  per  estrarre il pensiero. Costretto l'uomo sin dall'infanzia a
delle lingue e nelle loro miscele e trasformazioni.  Per  un esempio: - nella numerazione, la lingua dei succitati
la lingua dei succitati Aztechi del Messico, procede, non  per  decine, ma per quintine. È manifesto ch'ella deve aver
succitati Aztechi del Messico, procede, non per decine, ma  per  quintine. È manifesto ch'ella deve aver preso le mosse
le quali non giunsero a compire i loro numerali, nemmeno  per  potersi contare tutte le dita d'una mano. Esse, fin
si avvezzano a far senza dei numeri, come fecero i loro avi  per  migliaia d'anni. Perciò tutti i loro concetti, non solo di
cose utili o dannose, dapprima inosservate. - Potevano, sia  per  attenzione ripetuta, sia per associazione d'idee, sia per
inosservate. - Potevano, sia per attenzione ripetuta, sia  per  associazione d'idee, sia per lampo di genio individuale,
per attenzione ripetuta, sia per associazione d'idee, sia  per  lampo di genio individuale, discernere negli oggetti già
e nuove corrispondenze ai communi bisogni. Avvenne,  per  esempio, che fra quei barbari alcuno più sagace, trovandosi
poteva fare eziandio l'orangotango o il gorrilla, potesse,  per  forza propria dell'intelletto umano, oltrepassare quel
che alcuno, cadendo in un fiume, si salvasse afferrandosi  per  mero istinto ad un tronco galleggiante; e che continuando e
marine sulle arene silicee del lido, vedessero scorrere  per  la prima volta il vetro liquefatto. Si narra che gli
il vetro liquefatto. Si narra che gli Spagnuoli scopersero  per  simil modo un copioso letto di cloruro d'argento. Quando
con istrumenti di legno. Così nell'Australia, nessuno  per  migliaia d'anni concepì la più rozza forma di casa o di
d'ostruire con pietre e legni le aque nei passi più angusti  per  imprigionarvi il pesce. Qui mi sia permesso di notare come
quelle vicinanze, fecero induzione che fossero colà recate  per  un primordio di communicazione vicinale con altri selvaggi
mutate nostre credenze. La partecipazione del foco rimase  per  sempre un diritto della famiglia, un diritto delle genti;
isola del grande Oceano, quando li aborigeni videro ardere  per  la prima volta il foco, lo stimarono una cosa viva, e
intraveduto in un tronco natante una nave, ha preordinato  per  sè e suoi come per gli stranieri, per i viventi come per i
tronco natante una nave, ha preordinato per sè e suoi come  per  gli stranieri, per i viventi come per i posteri, una serie
nave, ha preordinato per sè e suoi come per gli stranieri,  per  i viventi come per i posteri, una serie di successive
per sè e suoi come per gli stranieri, per i viventi come  per  i posteri, una serie di successive scoperte, che senza
nuove arti consistono nell'osservare le leggi della natura,  per  conformarsi d essa: - «Natura parendo vincitur, - disse
prede e i caduchi frutti. Oggi satollo e oppresso di cibo,  per  rodere dimani i fetidi avanzi - o cader di fame, - o
alcuno atterra un grosso animale, tutta la tribù accorre  per  prisca tradizione a dividerlo secolui; e chi alla sua volta
ad aver tempo. ciò che i Latini chiamano ozio; l'ozio  per  lo studio; otium studio, ome scrive Cicerone; cioè riposo e
fu impossibile. E così avvenne che ammessa pure anche  per  quei miseri abbozzi d'uomo l'ipotesi della commune natura
come un arbore che vive bensì di vita sua propria, ma che  per  vivere deve tenere le radici nella terra e stendere i rami
sola di codeste utili specie animali o vegetabili bastava  per  inaugurarvi la vita pastorale o l'agricola o entrambe.
fiere e dai nemici, soccorso dal vigile cane che lo seguiva  per  godere le reliquie del macello. Ma ciò non impediva di
ciò che non sa; precorre alla cognizione, esagera un'idea  per  compirla; scambia l'astronomia con l'astrologia, la
genus hominum... sperantibus fallax. Tacito. Mentre  per  tal modo le caste dotte mutano la dura e fedele
sapersi numerare le dita d'una mano! - altro che numerare  per  quintine! - altro che dire due paja ed uno per significar
che numerare per quintine! - altro che dire due paja ed uno  per  significar cinque, tre paja per significar sei, tre paja ed
che dire due paja ed uno per significar cinque, tre paja  per  significar sei, tre paja ed uno per significar sette e poi
cinque, tre paja per significar sei, tre paja ed uno  per  significar sette e poi non saper più andare avanti, e per
per significar sette e poi non saper più andare avanti, e  per  disperazione afferrarsi con ambe le mani i capelli e gridar
e vitali del mondo vegetabile non piovevano sulla terra  per  magico influsso degli astri, ma erano poco più che
vita consiste nell'attendere ad annunciarle. È l'analisi  per  l'analisi! oi fummo testimoni degli eventi che sottomisero
che inaugura finalmente la concorde libertà del pensiero  per  tutto il genere umano. Oramai non dobbiamo curarci di
procede alla libera unità del pensiero. ignori, questo è  per  me un breve capitolo; ma potrebbe essere ad altri un'opera
allora ministro, mi faceva sulla riforma da lui proposta  per  gli studi scientifici in Italia. Io gli proposi allora per
per gli studi scientifici in Italia. Io gli proposi allora  per  sommo principio da seguirsi nel complesso delle università
speciali, roprii ciascuno di ciascuna università. E così  per  esempio, supposto che avessimo in Italia dieci uniformi
supposto che avessimo in Italia dieci uniformi facultà  per  gli ingegneri, ciascuna delle quali avesse dieci catedre,
uniforme di scienze generali egualmente necessarie  per  tutte le varietà dell'insegnamento; ma l'altra metà delle
forti professori di questa famiglia di scienze, anche  per  le altre facultà, per i licei e le scuole tecniche e
di questa famiglia di scienze, anche per le altre facultà,  per  i licei e le scuole tecniche e militari. Questa facultà
e le scuole tecniche e militari. Questa facultà matematica,  per  conservare una certa tradizione locale si potrebbe
rami, dei quali cinque soli sarebbero uniformi da  per  tutto. Applicato il medesimo principio alla facultà medica,
darebbe l'esempio d'una splendida enciclopedia nazionale.  Per  aumentare vie più la divisione del lavoro e la intensità
o inceppato nel suo sviluppo. Voi dunque dovete combattere  per  tutte, e segnatamente pel diritto d'Associazione, senza il
e col potere temporale più appresso e imbevuta, anche  per  utile proprio, d'una tendenza all'aristocrazia che non era
illimitata, senza distinzione fra ecclesiastici e laici,  per  tutta quanta la famiglia umana, fu: comunione sotto le due
la storia di quelle lotte e le credono lotte di fanatici  per  questioni semplicemente teologiche. Ma quando, la Storia,
v'è casta privilegiata tra Dio e gli uomini; che i migliori  per  virtù e per sapienza di cose divine ed umane possono e
tra Dio e gli uomini; che i migliori per virtù e  per  sapienza di cose divine ed umane possono e devono
di classe; e che il diritto di comunione è eguale  per  tutti. Ciò che è santo nel Cielo è santo sulla Terra. E la
del pensiero. Sia dunque l'associazione dovere e diritto  per  voi. Taluni, a limitarne il diritto fra i cittadini, vi
aperte fra popoli e popoli o d'altra cagione, si manifesti,  per  un certo numero d'uomini appartenenti allo Stato, un nuovo
nel fine a cui tende, non contraria alle verità conquistate  per  sempre dal consenso universale dell'Umanità e della
e della Nazione. Una associazione che s'impiantasse  per  agevolare il furto dell'altrui proprietà, una associazione
Sarete liberi e migliorerete. Il lavoro ch'io ho impreso  per  voi sarebbe dunque compito, se una tremenda obbiezione non
d'esercitar quei diritti: l'ineguaglianza dei mezzi.  Per  compiere doveri, per esercitare diritti, sono necessari:
diritti: l'ineguaglianza dei mezzi. Per compiere doveri,  per  esercitare diritti, sono necessari: tempo, sviluppo
di progresso. La loro vita è una continua incerta battaglia  per  conquistare i mezzi di sostenere l'esistenza materiale. Non
i mezzi di sostenere l'esistenza materiale. Non si tratta  per  essi di progredire ; si tratta di vivere. Esiste dunque un
della libertà, fondar l'anarchia e cancellar la società  per  non lasciare che l'individuo co' suoi diritti, non ha
nega la libertà, chiude la via al progresso e impietra  per  così dire la Società. La formola generale del comunismo è
dell'organismo, né tra le forze e la capacità acquistate  per  un senso di dovere e le forze e la capacità ricevute, senza
i diritti di proprietà che il lavorante deve avere  per  i frutti del suo lavoro. Poi, chi sarebbe arbitro di
capi padroni nella proprietà comune, padroni dello spirito  per  mezzo d'una educazione esclusiva, padroni dei corpi per
per mezzo d'una educazione esclusiva, padroni dei corpi  per  mezzo della determinazione dell'opera, della capacità, dei
dell'opera, della capacità, dei bisogni? Non è  per  questo il rinnovamento dell'antica schiavitù? Non sarebbero
d' esempio, un cibo possibile non sazia la nostra fame,  per  quanto egli da noi si pensi, lo contemplassimo pur anco dei
e il reale : cioè che egli si manifesta e comunica con noi  per  due vie, per la via della mente , e per la via del senso .
cioè che egli si manifesta e comunica con noi per due vie,  per  la via della mente , e per la via del senso . Nè si dee
e comunica con noi per due vie, per la via della mente , e  per  la via del senso . Nè si dee credere possibile di ridurre
Nè si dee credere possibile di ridurre queste due maniere,  per  le quali l' Essere agisce in noi, e a noi si rivela, ad una
abbia esso inteso di significare e di distinguere  per  essi. Perocchè questo ricercando si vedrà che gli uomini
essere diverso il modo reale dell' essere dal modo ideale ,  per  sentenza del senso comune, quanto è diversa la potenza del
, l' essere in tutti e due i suoi modi originarii: quando  per  l' opposto ciascuna di quelle due facoltà non percepisce
. L' uomo può avere questa percezione compita dell' essere  per  la sua unità moltiplice, cioè perchè egli è uno, e tuttavia
imbarazzato fin qui i più grandi pensatori. Preesiste,  per  comune consentimento, negli uomini alle percezioni il lume
tutti gli oggetti non sieno poi luminosi e visibili se non  per  lei. Or poi una idea, la quale sia così universale da
d' idee, si rinviene avere in sè i caratteri necessarii  per  tenere questo alto luogo nella mente. Ora, posta questa
egli fa veramente, io la ho denominata sintesi primitiva .  Per  chiarire meglio come ciò succeda, come cioè L' IDEA7LUME,
sicchè la sintesi primitiva non è che un primo giudizio .  Per  le quali cose, come dicevo, la cognizione di un essere
tutta l' antichità a imporre i nomi proprii alle cose (1);  per  conoscere manifestamente che in questi nomi ella inchiudea
una sua significazione sempre comune, o sia generale, come,  per  recarne qualche esempio, fra gli orientali Abacucco
e fissi a segnare anzi questo che quello. Il perchè essi  per  sè non segnano niente di reale , ma solo una pura
l' elemento ideale delle cose (1). Ma tuttavia dall' uso,  per  una tacita convenzione de' parlanti, si fissano poi a
in questo peculiare uomo e non altrove, e a questo limita  per  quell' atto volontariamente l' attenzione sua e il
attenzione sua e il significato del vocabolo Bernardo , che  per  sè dice uomo forte . Di che si vede che la lingua, nella
dimostrato a questo proposito che l' idea di un cavallo,  per  esempio, (e il medesimo si applichi a qualsivoglia altro
di una cosa reale, egli ha bisogno della percezione di essa  per  acquistarla (1): e ciò perchè colla percezione della cosa
imagine o memoria, che serve allo spirito dell' uomo  per  misura e termine fisso a cui riferire l' essere ideale che
noi mediante un giudizio o affermazione che noi facciamo,  per  ciò in virtù di una operazione nostra propria: in questo
cosa, l' affermazione, degna di fede, di costui sarebbe  per  me l' indizio a cui penserei che una cosa è dentro a quel
2. determina un punto fisso a cui dirigere l' attenzione,  per  guisa che la mente possa distinguere quell' ente che ha
della cosa, è ciò che rende la nostra cognizione di lei  per  modo splendida che possiamo molto affermare del suo modo di
della quale noi possiamo però affermare l' esistenza,  per  solo questo che esiste un certo suo effetto, sebbene la
è qualche cosa, e questa cognizione è quella appunto che,  per  distinguerla dall' altra, ci parve poter chiamare
nessuna delle cose da me percepite. Da questa ultima parte,  per  la quale io posso dire ciò che la cosa conosciuta
cose diverso. E di questa distinzione in due parti che,  per  ragione di chiarezza, mi par bene di fare, della relazione
che degli esseri puramente mentali, sebbene ciascuno  per  sè non determini nessun individuo, ma solo delle specie e
quelle idee determinano l' essere che vengono a esprimere,  per  guisa che nessun altro può loro convenire; e così Iddio
segno e carattere. Di più quelle idee dalle quali risulta,  per  così esprimermi, il segno, la determinazione, al quale la
della mente mediante un segno sensibile nel quale,  per  così dire, la mente vegga la cosa possibile, ma non indurla
nome che nelle divine Scritture si suole sempre prendere  per  Dio stesso, perocchè veramente ciò che a noi in questa vita
specifica, e quindi possiamo di lei imaginare qualche cosa,  per  esempio, che sia un corpo o altro, secondo gli indizi che
(3) e nulla più: distinzione e luce che nasce appunto  per  la comunità dell' essere ideale alle creature che ne
comunanza, non ci sarebbe veicolo o passaggio veruno,  per  la quale potesse la mente dalle creature ascendere a un
La cosa, di cui affermiamo l' essere, non ci è nota se non  per  un concetto puramente ideale. Ove dunque vogliasi in altra
insieme varie e congiunte, con regole a cui obbediscano,  per  conseguire qualche effetto, queste azioni diventano un'
o di poesia o di altra arte liberale fu sempre tenuto  per  cosa interamente diversa dal saper dipingere o poetare. E
e virtuoso può ignorare la definizione della virtù: come  per  l' opposto non è forse vero che chi sa la dottrina morale
l' opposto non è forse vero che chi sa la dottrina morale  per  filo e per segno sia poi talora lontano assai dal renderla
non è forse vero che chi sa la dottrina morale per filo e  per  segno sia poi talora lontano assai dal renderla in pratica,
i confini della filosofia o dottrina naturale, e mostrando  per  che via si stenda oltre que' confini la Teologia rivelata.
i confini della filosofia. Una di queste condizioni,  per  le quali l' uomo può svilupparsi, sono gli oggetti esterni
essenze farne una sola, ovvero solo materialmente , quasi  per  una justaposizione. La sintesi e l' analisi non portano la
ma fuori al tutto delle idee che la mente possiede, quasi  per  salto, la mente viene tratta dalla facoltà della
mostra in sè la necessità di una causa di questo universo,  per  siffatto modo che noi acquistiamo la persuasione della
naturale, le quali però fu utilissimo l' essere rivelate  per  la troppa difficoltà che avevano di essere trovate dal
fatto però che dopo lungo spazio di tempo; quando,  per  la necessità che di quelle verità avevano, bisognava loro
sapere non trapassa i limiti del naturale ragionamento.  Per  un' altra cagione furono rivelate altresì cose, a cui forse
naturali del nostro intendimento, queste non avrebbero  per  avventura avuto virtù di sollevare l' uomo a uno stato
comunica delle notizie, è indifferente se resta ignota, e  per  chi riceve le notizie non c' è altro interesse che quello
questi nascosto), si restano le medesime e non fanno  per  questo che un ordine soprannaturale di cose sia in mezzo
materiale , perchè s' abbia una Teologia rivelata che  per  la sua materia sia distinta dalla Teologia naturale . E qui
la luce e i colori, non erano prima nè intieramente chiari  per  lui, nè intieramente oscuri, sicchè fossero composti di
sensazioni de' suoni od altre da lui sofferite; poichè  per  intendere questo gli basta osservare che anche le varie
. La luce dunque e i colori nella loro specie rimangono  per  lui perfettamente incogniti, perchè non ne riceve l' azione
un fascicolo di luce si spezza in sette fascicoli, passando  per  un prisma di vetro o per altro mezzo prismatico, perchè il
in sette fascicoli, passando per un prisma di vetro o  per  altro mezzo prismatico, perchè il prisma di vetro o di
acqua e le idee di passaggio e di divisione sono a lui note  per  gli altri sensi. Insomma può conoscere intorno alla luce un
luce un infinito numero di verità, quante possono essere  per  avventura le relazioni ch' ella si abbia coll' altre cose
e colle sensazioni dei medesimi. Questa è la parte chiara  per  lui della idea negativa della luce e dei colori. Ora dall'
tuttavia nel loro nesso riescono inesplicabili e misteriosi  per  quelli che hanno puramente idee negative delle cose, delle
idee negative delle cose, delle quali si ragiona. Così,  per  esempio, è un vero mistero per un cieco nato questa
quali si ragiona. Così, per esempio, è un vero mistero  per  un cieco nato questa proposizione che gli dice un veggente,
questa proposizione che gli dice un veggente, e gliela dà  per  vera:« Io percepisco una torre prima di avvicinarmi ad
è torre, distanza, campane, sommità, palla, croce. Ma che  per  ciò? Intende egli per questo come una simile affermazione
sommità, palla, croce. Ma che per ciò? Intende egli  per  questo come una simile affermazione sia possibile? Non gli
nè si palpa, nè si odora, nè si assapora, nè si ode? Questo  per  lui è al tutto impossibile: non può imaginarsi in nessun
può solo crederlo a chi l' afferma, intenderlo non mai.  Per  questa ragione l' astronomia pel cieco nato è un puro
pel cieco nato è un puro mistero e non può impararla se non  per  via di fede a quelli che veggono le stelle e gli parlano
capitali da trafficare a' suoi servi, se ne è partito  per  un viaggio in lontane regioni. Era questo un vero della
chiara e parte oscura e inesplicabile, che deve contenere  per  noi de' meravigliosi misteri, ai quali non possiamo altro
circa gli oggetti della vista? Egli deve certamente  per  l' udito raccogliere la narrazione che gli è fatta intorno
nella sua piccola sfera, quando ha una natura creata  per  non avere limiti di sorte alcuna. L' Infinito poi volle in
e confessa Iddio, riconoscendolo, anche non visto,  per  quell' infinito Essere che pur è. La materia della Teologia
cognite in un certo modo legate insieme fra loro. Sicchè  per  questa parte ciò che la rivelazione propone a credere può
naturale, perchè non si dànno con esse nuove percezioni, nè  per  avventura nuove idee specifiche, ma solo si scuopre ed
disegnate (1). Oltre la concezione delle verità rivelate  per  avervi fede in un uomo egli deve formare il giudizio col
non è atto molto diverso da quello che fa il cieco nato,  per  continuarci colla nostra similitudine, quando crede alle
come diceva, l' esser concepito colle potenze che s' usano  per  le cose naturali gli toglie il dare, che farebbe se fosse
cosa sopra natura, viene a darsi fede anche a questo  per  un cotal conseguente, senza però bisogno che queste cose
con ciò non averci bisogno della grazia semplicemente  per  credere. E Gesù Cristo dice: [...OMISSIS...] . Le verità
è privo il giudizio pratico, l' amore e l' opera naturale.  Per  veder questo, che cosa è, io domando, l' ordine naturale?
sono tutte le cose che compongono quest' universo e che  per  la via de' sensi influiscono sull' uomo, e un' operazione
della grazia : allora la nostra azione, sebben nostra, ma  per  lo stimolo che l' ha mossa si suol pur chiamare, e a
sarebbe mai veramente sollevato a Dio e con lui congiunto,  per  quali si fossero gli emblemi esterni, i segni, le parole,
con Nicodemo dello spiritual nascimento che avviene  per  essa, gli disse: « Tu sei maestro in Israello ed ignori tai
società. Ma gli stessi cattolici non insuperbiscano  per  questo, non sieno soddisfatti del solo aver questo nome: io
fede ad una non ideale ma reale azione di Dio nell' anima  per  la quale questa sia mossa alla fede, carità e buone opere,
contro i Semipelagiani la necessità della grazia anche  per  il principio della fede (3): della fede viva parlò pure il
[...OMISSIS...] . Il quarto effetto è l' unione con Dio  per  mezzo dello Spirito Santo: [...OMISSIS...] . Nelle quali
noi non possiamo torci dal vagheggiare ciò che amiamo; ed è  per  alcune faville d' amore che spande nell' animo che la
descrivendo la fede viva, la chiama « una fede che opera  per  la carità (2). » Ed è questa quella fede di cui dice che ««
avvertiva che questa religione (e la chiamava regno di Dio  per  la possanza che esercita Iddio nelle anime) non si poteva
l' uomo alla divinità. Quindi i riti esterni del culto  per  sè soli non formano, in modo alcuno, una religione, se non
agli occhi di chi lo mira. Le quali cose ho voluto toccare  per  rimuovere quei falsi concetti di religione che furono
è poi assai agevol cosa combatterla, quando si descrive  per  quella che non è, e, creato un ente odioso o frivolo o
(se mi si permette di così dire, che meglio si direbbe  per  una loro conseguenza ) ai riti esteriori. La Religione
gli sono essenziali o concomitanti o accessorie. Se tutti  per  tanto gli elementi indicati entrano nel concetto generale
aggiungere ai precedenti, e che forma la differenza,  per  la quale la soprannaturale religione dalle altre naturali
tutta la serie degli altri elementi, e reca questo tutto ,  per  così dire, che religione si nomina, all' ultimo suo
a prodursi anche al di fuori in riti e cerimonie,  per  le quali nasce il culto esterno (2). 4. Un' azione divina ,
virtù e dei vizii. Ma nell' ordine soprannaturale la grazia  per  sè considerata non è già una virtù od un vizio particolare,
uomo dalla grazia. Non si contenta di dire che diventiamo  per  la grazia una creazione di Dio, ma si bene dice il
di Dio, ma si bene dice il principio di una creatura,  per  esprimere che è tutto nuovo ciò che pone la grazia, fino il
è qualche cosa di più eccellente a tutto ciò che ha l' uomo  per  natura; e perciò perfeziona l' uomo nella parte sua più
espressa dell' Angelico dottore. [...OMISSIS...] e non  per  qualche potenza solamente e per qualche accidente, appunto
[...OMISSIS...] e non per qualche potenza solamente e  per  qualche accidente, appunto perchè è intelligente. Questa
aristotelica, la specie di tutte le specie ; poichè ciò,  per  cui ogni altra idea è idea, è per esservi mescolata la
le specie ; poichè ciò, per cui ogni altra idea è idea, è  per  esservi mescolata la concezione dell' essere, tolta la
immobile, e, se non gli viene mutato l' oggetto, egli  per  sè nè si rimuove da quel guardare equabilmente in esso, nè
altra cosa, consistendo esso stesso in questa immobilità,  per  legge di sua natura (2). L' azione adunque della grazia
che nell' uomo viene accresciuto con quell' azione; e  per  questo alcune espressioni delle divine Scritture sembra
ragione , perchè questa gli veniva rinforzata e rinnovata  per  sè stessa, quando l' intelletto, da cui ella nasce, fosse
a quella cognizione, non fredda, ma tutta calda, che si ha  per  grazia) (4). L' analisi delle idee dimostra, che il primo
concepir si possa in una natura, è la visione dell' ente.  Per  ciò, ove questa visione mancasse, non rimarrebbe più in
v' ha nulla d' intellettivo prima di questa idea; sicchè  per  lo meno conviene ammettere d' innato questa idea, acciocchè
una sussistenza, una cosa non solo iniziata, ma compita  per  modo che ha ricevuto l' essere in sè stessa. Non ci inganni
di forte spinta a ciò; l' idea della cosa non le serve già  per  darle movimento, ma ricordarle di eccitare in sè stessa
di eccitare in sè stessa quella grata percezione,  per  dirigere e mantenere quel suo movimento. Questa piega,
in noi dalla cosa reale, la quale impressione colorisce,  per  così dire, e incarna la pura idea. Si aggiunge alla piega
di ogni imagine, di ogni reminiscenza, di ogni affetto  per  lei contratto; se non se ne avesse che una pura idea
e come diciamo noi, negativa; se non si conoscesse se non  per  un segno, per una parola, come la si amerebbe? Che
noi, negativa; se non si conoscesse se non per un segno,  per  una parola, come la si amerebbe? Che attrattive avrebbe mai
si amerebbe? Che attrattive avrebbe mai una tale ricchezza  per  noi? Quanto non sarebbe fredda e nulla al muoverci una tale
al muoverci una tale idea di ricchezza? Le idee dunque,  per  sè sole, sono fredde, e tanto più fredde e inefficaci a
ente sussistente che in noi agisce, c' è l' atto in atto,  per  così dire, non l' atto già finito; e qui noi lo troviamo in
noi lo troviamo in quel momento, nel quale l' atto è vivo  per  produrre il suo termine. Or dunque distinta così l' azione
e dimostrarci quanto la legge di Mosè fosse inefficace  per  muovere la volontà dell' uomo, e quanto efficace fosse la
di Gesù Cristo aggiunge a queste idee una forza che elle  per  sè non hanno, le infiamma, le rende veramente possenti
Ora quest' ordine richiede che noi stimiamo e amiamo Iddio  per  quello che [egli è], principio e fine di tutte le cose, l'
nostro cuore che non può amare nessun' altra cosa se non  per  lui, come per lui ella esiste, nessuno l' ha mai veduto,
che non può amare nessun' altra cosa se non per lui, come  per  lui ella esiste, nessuno l' ha mai veduto, mai percepito.
idea della relazione di Dio colle creature, ma appunto  per  questo le creature stesse ricorrono alla mente, si
senza rappresentazione nè imagine, è languida e fredda  per  sè stessa, non ha virtù di mettere in noi un efficace e
essere subordinati, quando vengano in collisione fra loro,  per  forma che quello a questo ubbidisca? (1). E questa
continua illusione e di raffrenare i suoi appetiti appunto  per  questo di poter così maggiormente godere, tementi che, col
l' uomo si disingannasse delle cose sensibili e svanisse  per  lui quell' errore, giudicato da lor fortunato, col quale il
vista di Dio, sarebbe imperfetto e limitato, non però reo  per  questo necessariamente, nè disordinato, come non può non
alle forze naturali dell' uomo è impossibile, almeno  per  quella parte che riguarda Iddio: e come l' universo,
è troncata della sua parte capitale, è morta, è nulla  per  se stessa. Perocchè finalmente tutti gli amori verso le
verso le creature debbono terminare in Dio attualmente  per  essere perfetti, e debbono terminare in Dio virtualmente,
debbono almeno non contraddire all' amor di Dio,  per  non essere delitti. Confessano questa impossibilità della
loro che non sanno levarsi ai doveri morali che hanno Dio  per  oggetto. Parlo di quelli che riconoscono e confessano la
sensazione, e una cotal nobiltà di concetti vi si gusta  per  entro, pure sono tutti solleciti di schivare, siccome
riducono la morale agli interessi umani, non difficili  per  vero ad amarsi: molti la ripongono nei sentimenti naturali;
contrarie e ripugnanti ai nostri sentimenti, quell' azione  per  l' uomo naturale ha un' arduità insuperabile. Non è già che
deteriora sequor » di Ovidio è un detto reso comune  per  la sua notoria verità; e esprime benissimo [la differenza]
a essere de' vizii, vinti con altri vizii maggiori«; »  per  esempio, la intemperanza frenata dall' avarizia, la
disperati d' indur gli uomini ad amare la virtù puramente  per  sè stessa, vi avevano opposti degli emolumenti umani, dei
realmente con noi e permane con noi unito, sicchè in noi è  per  la grazia qualche cosa di divino che prima non esisteva,
nuova potenza, in virtù della quale può quello che non può  per  sè sola, senza la grazia. E S. Tommaso trova questo
azione sopra di lui, ma tale che in lui non fosse creata  per  questo una nuova attività, ma agisse Iddio come causa
potenze, che in ragione di attività sono ad esse superiori:  per  cagione di esempio, l' intelletto ha bisogno di essere
ha detto San Tommaso, PRINCIPIA ACTUUM, si possano dire,  per  quanto mi pare, potenze. I principii attivi sono tanti
indi il coraggio, l' eroismo di chi si sacrifica  per  la patria e di chi muore per la giustizia, indi tutto ciò
l' eroismo di chi si sacrifica per la patria e di chi muore  per  la giustizia, indi tutto ciò che v' ha e v' ebbe di grande,
della grazia in noi, noi non abbiamo coscienza alcuna.  Per  intendere la ragione del non essere noi consapevoli della
proporre così:« Tutti gli atti primi dello spirito umano  per  sè sono privi di coscienza: nessuno de' primi sentimenti ha
primo che in noi suscita l' azione divina, deve essere  per  sè stesso privo di consapevolezza in quel primo istante,
quale egli nasce. Ma rimane un' altra questione a farsi. Se  per  sè stesso è privo di consapevolezza, non potrà egli essere
non è osservabile in noi, perchè non è nè pur sensibile.  Per  quanto sembri maravigliosa questa proposizione, ella non
quell' atto ancora non è, e egli ha bisogno di essere già  per  sentire. Allo stesso modo non può esser sensibile l' atto
ed ella è un elemento, una parte della nostra essenza.  Per  la legge esposta adunque deve essere necessariamente
Io ho dimostrato che ogni potenza è un atto7primo :  per  esempio, la potenza di sentire è un primo sentimento che
trovano pressochè continuamente obliati. Ho dato ragioni,  per  le quali è tanto difficile osservarsi in noi il sentimento
nel Nuovo Saggio , Sez. V: ho dato pure le ragioni,  per  le quali è difficile osservarsi in noi l' idea dell' essere
Queste dottrine, che sarebbe troppo lungo qui ripetere, e  per  le quali mi riporto ai luoghi dove le ho trattate, vanno
vanno applicate al sentimento fondamentale soprannaturale.  Per  esse si parrà ragion manifesta dell' essere tanto difficile
« che sta dietro la parete e che riguarda cupidamente  per  le fenestre e rimira per le aperture de' cancelli« (1). »
parete e che riguarda cupidamente per le fenestre e rimira  per  le aperture de' cancelli« (1). » La grazia gli mostra
efficace nell' uomo il concetto di Dio ideale7negativo che  per  sè è freddo e impotente (2); II. dall' altra fa travedere e
è nulla verso all' idea delle cose sensibili, diventa  per  la grazia potentissima, a tale che può l' uomo nell' animo
concetto di cui si serve propriamente la grazia divina  per  signoreggiare l' uomo, per sollevarlo, per renderlo
propriamente la grazia divina per signoreggiare l' uomo,  per  sollevarlo, per renderlo potentissimo sopra tutte le sue
la grazia divina per signoreggiare l' uomo, per sollevarlo,  per  renderlo potentissimo sopra tutte le sue passioni. L' uomo
la vita spirituale, cioè soprannaturale. L' Apostolo mette  per  base di tutto l' ordine soprannaturale la Fede in quelle
»: e in quelle altre: «« Il mio giusto vive di fede« (4); »  per  modo che senza la fede il giusto, quegli che è tale non
la fede rimane la prima e condizione delle due seconde.  Per  questa cagione è che si suole chiamare tutto il complesso
a percepire Iddio come il TUTTO, l' Essere sussistente  per  sè stesso: percezione che ha necessariamente in sè dell'
Cristo disse: [...OMISSIS...] E ancora disse che pregava  per  solo quelli che credeano (2); esigendo così questo primo
credeano (2); esigendo così questo primo atto della fede  per  riconoscerli per suoi e metterli a parte delle ulteriori
esigendo così questo primo atto della fede per riconoscerli  per  suoi e metterli a parte delle ulteriori sue grazie. Ecco
descrive la formazione in noi dell' atto della fede, parte  per  la operazione di Dio, e parte per la cooperazione nostra.
atto della fede, parte per la operazione di Dio, e parte  per  la cooperazione nostra. [...OMISSIS...] Succede adunque
volontario. Questo assentimento non è solamente dato  per  motivi di credibilità, prodotti da cognizione ideale, ma
prodotti da cognizione ideale, ma principalmente  per  un motivo di credibilità veniente da percezione immediata:
suo alle verità rivelate e interiormente sentite:  per  questo si dice che la fede è il primo atto della grazia.
dice che la fede è il primo atto della grazia. Dicendo ciò,  per  grazia s' intende la potenza del credere, prodotta in noi
nostra, nostri devono essere gli atti di questa potenza, e  per  essere nostri devono procedere dalla nostra volontà: quindi
se non in un giudizio speculativo, il quale non è punto  per  sè morale. [...OMISSIS...] Questo nodo indissolubile tra la
dell' uomo il dividerne le altre due, spiega la ragione,  per  la quale nelle divine Scritture la salute eterna ora è
cioè la fede, la carità, e le opere esteriori, e li dà  per  segni dello Spirito Santo in noi, cioè della grazia che sta
della grazia che sta nella essenza dell' anima e da questa  per  conseguente li distingue: [...OMISSIS...] . Ho già mostrato
, e l' assiduità delle orazioni e delle contemplazioni  per  ire innanzi in quella notte oscura, dalla quale par loro di
e questa luce cammina il cristiano nella vita presente  per  un alto ordine della divina Provvidenza, acciocchè cioè
pietre, la scriverà ne' cuori, e così ognuno saprà da sè,  per  interiore ammaestramento di Dio, non per dottrina
saprà da sè, per interiore ammaestramento di Dio, non  per  dottrina comunicata al di fuori dell' uomo. [...OMISSIS...]
idee nuove alla mente, ma solo rinforza e colorisce,  per  così dire, le idee che già abbiamo per la ragione e per la
e colorisce, per così dire, le idee che già abbiamo  per  la ragione e per la esterna rivelazione. Che se talora
per così dire, le idee che già abbiamo per la ragione e  per  la esterna rivelazione. Che se talora nella divina
che disse Gesù Cristo: [...OMISSIS...] La seconda ragione,  per  la quale si può dire cognizione il dono della grazia, si è
della grazia, si è che l' essere reale che si percepisce  per  la grazia, non è che il compimento dell' essere ideale ; e
non differisce dalla cognizione essenzialmente, ma  per  gradi: sicchè, come noi abbiamo detto più sopra, la
L' essere insomma è essenzialmente conoscibile , e  per  ciò con ragione la percezione dell' essere stesso può dirsi
la percezione dell' essere stesso può dirsi cognizione .  Per  questo Cristo in S. Giovanni, volendo dire che gli Apostoli
Il qual grado nuovo di cognizione che si aggiunge  per  grazia, viene espresso anco da Cristo in quelle parole:
interiore rivelazione adunque è l' operazione della grazia,  per  cui nelle idee che hanno tutti gli uomini, l' uomo
nelle divine Scritture si chiama intendere col cuore (3).  Per  questo sentimento l' uomo della grazia percepisce e vede in
di Dio nelle creature si possa chiamare deiforme (2).  Per  operazione deiforme io intendo una operazione che non solo
deiforme io intendo una operazione che non solo ha  per  principio Iddio, ma che essa stessa e il suo termine è Dio.
principio e anche il fine, è la causa e anche l' effetto,  per  così dire: e perciò questa operazione è deiforme . La
suo fu il Verbo incarnato. La operazione deiforme, avendo  per  iscopo la comunicazione della divina sostanza, non può
e di intelligenza, perchè la sostanza di Dio è vita e luce.  Per  ciò tutte le operazioni che Dio facesse relativamente alle
alle creature non dotate di sentimento e di intelletto,  per  quantunque divine fossero e tali che solo alla potenza di
cotal percezione del sommo Essere , una comunicazione e,  per  così dire, un suo toccamento. Quanto insomma l' anima
i luoghi de' Padri stessi. Di sopra io dissi che l' uomo  per  la grazia percepiva realmente Iddio; ma che però questa
cogli altri beni da noi realmente percepiti. Ora è  per  una ricerca filosofica sullo spirito umano che si trova non
dalla sua cognizione; un bene che conosce, già lo appetisce  per  natura. Ora la cognizione dell' uomo è tale che non ha
osta che non si proceda alla cognizione di un' altra: e ciò  per  la idea dell' essere che essendo perfettamente
umana non finisce, se non quando tutto l' essere gli è dato  per  suo oggetto e pascolo. L' uomo dunque, per insegnamento
gli è dato per suo oggetto e pascolo. L' uomo dunque,  per  insegnamento della stessa filosofia, non si può acquetare
la pienezza dell' essere. Ma ciò appunto è che si trova  per  esperienza nella vita spirituale, nella quale si sente di
è che in Dio, perchè è appunto l' essere stesso, l' essere  per  essenza. Indi è che con ragione si può conchiudere,
percepirsi Dio stesso nella operazione della grazia; e ciò  per  due vie, egualmente certe e che fortemente conchiudono, le
natura non si acquieta perfettamente mai, se non gli si dà  per  oggetto cosa, ove nulla manchi e ove sia tutto l' essere.
si empisce da nessuna creatura: dunque quello Spirito, che  per  la grazia inabita nell' uomo, è Dio stesso. Ecco le sue
operazione si rinverrebbe. Perocchè nella mente umana vi è  per  lume e forma la idea dell' essere, la quale ha dei
anch' essa Dio. Io però sostengo essere ciò avvenuto  per  non avere bastevolmente conosciuta e osservata la
E perchè questo divino carattere non si tolga  per  una pura idea, soggiunge: [...OMISSIS...] . E prima ancora
o scienza; e dice che Dio è partecipato dagli uomini, come  per  essi si partecipa di una scienza, a ragion di esempio,
è di quelli che negano, che sia Dio anche ciò che si sente  per  la operazione della grazia; ma vogliono che noi
operazione della grazia; ma vogliono che noi partecipiamo  per  essa solamente di una similitudine di Dio, e non più: e
bene il significato di questa parola, causa formale .  Per  causa formale, o forma di una cosa, si suole intendere
universalmente quell' elemento che entra in una cosa,  per  la quale la cosa è posta in atto. Ma questa definizione è
primo luogo, quell' elemento costitutivo della cosa stessa,  per  modo che esso, con le altre parti aggiunte, è la cosa
dicono dello Spirito Santo che si unisce ai redenti  per  la grazia. Il contrario de' Manichei che sostenevano una
nel ferro, lo infiamma, e quel fuoco nel ferro si piglia  per  una forma che il ferro ha ricevuto. Ma qui, sottilmente
che ha però con quella forma uno strettissimo nesso, e che  per  ciò vien detto anche forma o causa formale , in quanto che
usata da' Padri e dalla Chiesa stessa ne' suoi riti  per  adombrare l' unione di Dio con noi, è quella del vino
sensitivo, e l' agente sensibile, osservata dagli antichi,  per  la quale, con ogni ragione, può dirsi che l' agente , in
senso . Ma qui è da osservare con attenzione quanto sono  per  dire. Il corpo sensibile non è punto sensitivo, non sente
il moto delle parti, moto ove è numero e estensione; ed è  per  questo che io ho chiamata questa parte reale della nostra
percezione de' corpi non si divide dalla fenomenale, se non  per  una operazione dell' intelletto, al qual solo per ciò
se non per una operazione dell' intelletto, al qual solo  per  ciò appartiene una conoscenza veritiera, sebbene limitata,
di divino, ma tutto si distruggerebbe il suo concetto.  Per  intendere la natura di questa quarta maniera di causa
pensi un qualche oggetto reale, cioè da lui percepito, ha  per  termine della sua operazione l' oggetto stesso e non una
le frutta stesse, di che altri mangia. Questo fatto,  per  quanto difficile sia da spiegarsi, è innegabile e ovvio.
della gloria, come si percepisce Iddio nell' altra vita.  Per  ben conoscere la natura della causa formale, di cui
l' essere stesso , allora questo opera nella mente, ed è  per  sè termine e oggetto della mente: il che si rileva
supplisce l' essere da sè nella percezione intellettiva;  per  aver questa adunque non è maraviglia se non si esiga una
non fosse del tutto contrario che anco in questa vita  per  la grazia Iddio stesso divenisse forma dell' anima: e pare,
di Dio?« (5). » E l' Apostolo dice la « gloria futura , »  per  distinguere quella del cielo dalla grazia che si ha in
beatifica e alla visione o percezione di Dio che si ha  per  la grazia, come il mostrano apertamente i luoghi delle
vi ha alcuna mistione o confusione, perchè l' oggetto ha  per  sua propria natura una cotale opposizione al soggetto , che
materia fino al contatto; e tuttavia riman sempre distinto,  per  sua natura, dalla materia che suggella. S. Paolo usa di
Ora ciò posto, basta sapere la natura dell' intelletto  per  intendere che Iddio non può altro che farsi suo oggetto:
nello spirito dell' uomo sarebbe fuori dell' intelletto  per  la stessa definizione dell' intelletto. Ora coerente a
intelletto, forza è che questa operazione avvenga appunto  per  le idee e nelle idee, o più generalmente avvenga in virtù
dell' essere in universale), questo intelletto, e l' uomo  per  esso, vien elevato alla dignità di uno stato soprannaturale
accresciuto il grado di quella vista dell' essere che ha  per  sua natura, cioè col venirgli mostrato l' essere non più
che Dio è l' essere stesso sussistente ; che perciò è  per  necessità, è per essenza, è per la stessa definizione. Per
essere stesso sussistente ; che perciò è per necessità, è  per  essenza, è per la stessa definizione. Per potere adunque
sussistente ; che perciò è per necessità, è per essenza, è  per  la stessa definizione. Per potere adunque conoscere Iddio,
per necessità, è per essenza, è per la stessa definizione.  Per  potere adunque conoscere Iddio, conviene conoscer[n]e la
pone questo inconcusso principio: « non si può partecipare  per  mezzo della creatura ciò che supera la creatura« (2) ». Il
[...OMISSIS...] . Or dunque secondo questo principio, non  per  mezzo della idea pura si conosce Dio, ma per Dio stesso
principio, non per mezzo della idea pura si conosce Dio, ma  per  Dio stesso sussistente; perocchè l' idea pura che noi aver
singolare proprietà di Dio solo, di essere conoscibile  per  sè stesso e non per nessun altro mezzo, sparge una luce
di Dio solo, di essere conoscibile per sè stesso e non  per  nessun altro mezzo, sparge una luce viva, a mio parere,
oscuro. Nel brano, di cui parlo, S. Basilio dice che,  per  conoscere Iddio, noi dobbiamo riceverne in noi medesimi la
il più si dice che« il Padre opera«, in caso retto: ma  per  indicare l' operazione stessa appartenente al Figlio, si
stessa appartenente al Figlio, si usa della preposizione  per  , dicendosi che« il Padre opera per lo figliuolo«: e
usa della preposizione per , dicendosi che« il Padre opera  per  lo figliuolo«: e medesimamente la stessa operazione si
Santo mediante la parola in , dicendo che« il Padre opera  per  lo Figliuolo nello Spirito Santo«. Le quali particelle sono
nell' universo le traccie di una causa una e trina (4).  Per  trovare quale sia il vestigio più completo della Trinità
più completo della Trinità nell' universo, o, a dir meglio,  per  trovare una formola che esprima completamente il più che
nelle cose create, e trova questo vestigio in ogni creatura  per  questo, che qualsiasi cosa non esiste se non a tre
necessario che, contemplando il Creatore coll' intelletto  per  quelle cose che sono state fatte, veniamo all' intelligenza
ivi sono beni piccoli: ove nulli, non v' è nessun bene. E  per  egual modo, ove que' tre elementi sono grandi, ivi sono
manifestamente dal senso comune degli uomini, i quali  per  nominare una classe di cose dicono una specie , usando
o con una sola idea insomma tutte quelle cose conosce,  per  questo quelle cose formano una classe da sè, distinta dalle
specie. Ma questo è un sembrarci ingannevole: e ciò avviene  per  ragione che non si possono rimuovere le idee delle cose,
un rapporto non è che un essere ideale , e non esiste punto  per  sè solo fuori della mente (1). Di più l' ordine, di cui
di tutti gli esseri, invece di dire la specie , dice « ciò  per  cui si discernono le cose « », che è appunto quello che noi
esso deduce la Trinità della causa appunto dalla Trinità,  per  così dire, dell' effetto. Ecco le sue parole fatte
le sue parole fatte italiane: « Ogni cosa che è, altro è  per  ciò onde consta, altro per ciò ONDE SI DISCERNE, altro per
« Ogni cosa che è, altro è per ciò onde consta, altro  per  ciò ONDE SI DISCERNE, altro per ciò onde ha convenienza. Se
per ciò onde consta, altro per ciò ONDE SI DISCERNE, altro  per  ciò onde ha convenienza. Se adunque qualsivoglia creatura
sue parti; forza è dire che anche la causa di lei sia trina  per  siffatto modo che sia , che sia questa cosa , e che sia
una espressione tolta dall' ordine morale, cioè all' amore,  per  esprimere il suo pensiero). «Or la causa, cioè l' autore
spiega, e tutto l' universo è un enigma impenetrabile. Che  per  ciò? Avrebbe per questo la ragione sola trovata la
l' universo è un enigma impenetrabile. Che per ciò? Avrebbe  per  questo la ragione sola trovata la soluzione di questo
la soluzione di questo enimma? No certamente; perchè  per  ricorrere al mistero della santissima Trinità, se si vuol
santissima Trinità, se si vuol anco come a una ipotesi  per  ispiegare sufficientemente l' esistenza del mondo,
che la ragion naturale ricorresse da sè a questo mistero  per  ispiegare il mondo, perchè non avrebbe giammai potuto
in qualche modo notificati da coloro che li vedono: e  per  ciò da sè solo, se dei colori non avesse giammai udito
non potrebbe mai il cieco nato aver ricorso a colori  per  ispiegare qualsiasi fatto della natura giunto a sua
mondo, non si vedranno le traccie delle distinte persone?  Per  rispondere acconciamente all' istanza che mi si fa,
atto tre relazioni sussistenti, in virtù del medesimo atto:  per  modo che i Teologi dicono, che la essenza nelle cose divine
Teologi dicono, che la essenza nelle cose divine si piglia  per  la forma «( quo aliquid est et operatur ) (2) »; e che la
procede, non è necessario che operi la sostanza vestita,  per  così dire, di tutte le sue relazioni, ma sol di quella
in quel modo di comunicazione di sè, a cui tende. E  per  ciò se questo modo è quello di generazione, non è
pel suo intelletto e pel suo amore, cioè pel suo Verbo e  per  lo Spirito Santo. La ragione adunque data da S. Tommaso,
lo Spirito Santo. La ragione adunque data da S. Tommaso,  per  la quale la produzione delle cose create esige la
la santissima Trinità, è degna di ogni osservazione, ed è,  per  ripeterlo, perchè in una tale operazione non si tratta di
Perocchè la natura di questo essere è limitata in modo, che  per  la sua limitazione non può ricevere delle relazioni
Così non è l' essenza sola, che ha generato il Figliolo  per  modum intellectus , come dicono le Scuole, ma è il Padre
come oggetto, il Padre ha generato, e il Figliuolo  per  questa generazione esiste. L' essenza divina conoscente,
la Potenza , ma la potenza viva, sussistente, generante,  per  via d' intelletto, il Figliuolo. Il Figliuolo non è
tuttavia si concepiscono da noi come fossero la via,  per  la quale le persone si costituiscono, e, nel nostro modo di
detto che operazione divina è ogni operazione, che abbia  per  principio e causa Dio; ma che un' operazione è deiforme,
e la causa di quella operazione, ma è anche il termine, e,  per  così dire, l' effetto (1). Quindi la creazione è bensì una
ma quando queste cose vanno all' infinito, si compenetrano,  per  così dire, fra loro e in ciascuna di esse è ogni cosa. In
al cuore dell' uomo: sono certamente cose differenti,  per  quanto l' una possa nascere dall' altra. E pure le divine
che se l' uomo dovesse dare tutta la sostanza di casa sua  per  l' amore, dispregerebbe quella sostanza per l' amore:
di casa sua per l' amore, dispregerebbe quella sostanza  per  l' amore: [...OMISSIS...] . Ed è a considerarsi che si
sente altra cosa ormai che amore: l' intelletto le è come  per  niente, e l' amore le è tutto, perchè tutto le si trasforma
avviene il fatto che accenno, di sentire tutto [unificato],  per  così dire, tutto sussistente nel solo amore, non è
un non rifletterci più, un non porvi più attenzione), non è  per  questo che l' uomo ami senza cognizione, perchè l' amore
dell' oggetto amato, che viene da lui come abbandonata  per  ritirarsi in sè solo; giacchè trova una nuova notizia e
in due modi, in due forme; vi si sente lo stesso Dio, ma  per  guisa che il primo affacciarsi di questo sentimento è cosa
tradizione. Recherò solo uno o l' altro passo de' Padri  per  non esser infinito, dove parlano della inabitazione delle
essa la capacità di ogni creatura. Sebbene l' uomo in cielo  per  la gloria e in terra per la grazia si faccia partecipe
creatura. Sebbene l' uomo in cielo per la gloria e in terra  per  la grazia si faccia partecipe della divina sostanza in
della divina sostanza in diversi gradi, tuttavia non è  per  questo Iddio divisibile: tutta la diversità della misura,
Trinità , come i Maomettani e gli Ebrei. E perchè ciò? Non  per  altro se non per una troppo limitata e tenue cognizione che
Maomettani e gli Ebrei. E perchè ciò? Non per altro se non  per  una troppo limitata e tenue cognizione che abbiamo della
delle persone dalla natura, che avviene nella nostra mente  per  la sua limitazione e perchè imperfettamente conosce quella
natura, avvenga altresì nel sentimento nostro appunto  per  la ragione stessa della limitazione del nostro sentimento,
E anzi nè pur si può dire che l' operazione sia triniforme  per  sentirsi in essa non pure la natura divina, ma quegli
le persone, e non si appropriano alle singole persone che  per  una cotale somiglianza che hanno col modo del loro
in ciascuna il medesimo tutto, il tutto in tre modi, quasi  per  tre vie, ci inabisseremo nel medesimo infinito e assoluto
si accorda e torna a un medesimo con quello che abbiamo  per  innanzi dimostrato, cioè che la fede è il fondamento del
fede viene dall' udito, cioè dalla esterna rivelazione che  per  l' udito si riceve (2). Ora la rivelazione delle divine
Ora la rivelazione delle divine verità fu data agli uomini  per  una serie successiva di secoli: non tutta svolta nelle sue
che prima è l' alba, e poi s' arrosa e indora il cielo, e  per  gradi tutto si illumina fino che il sole stesso sorge e
S. Ilario, nel suo primo libro della Trinità, raccontando  per  quali passi egli pervenne alla fede cattolica. Dagli errori
Iddio, e una speranza della immortalità, e di poter godere  per  sempre della contemplazione di un tanto Essere: e allora fu
di S. Giovanni, dove lesse la generazione del Verbo, e  per  questa tutto il misterio della Santa Trinità gli fu
la dottrina della sua natura e de' suoi attributi (3). Nè  per  questo egli è men vero che in tutto l' antico Testamento vi
sparsi nell' universo: i quali vestigi, sebbene sieno  per  sè manifesti a chi conosce già l' alto mistero, sono chiusi
questo ragionamento? Nessun uomo, il quale non sappia prima  per  fede il mistero della Trinità, come viene proposto dal
che la parola di Dio sussiste, che essa è una persona. Nè  per  questo è men vero, che non vi è altra via da intendere in
altri dell' antico Testamento, la Trinità vi è supposta  per  tutto (3), ad essa continuamente si allude, si menzionano
progressi, essendo questa che opera e si avviva nell' uomo  per  quella; apparisce manifesto che la grazia, la quale
di una grazia deitriniforme . In quell' antico tempo,  per  quella grazia sua propria, si manifestava nell' uomo una
caparra. Conciossiachè non tutti gli Ebrei servirono  per  un basso timore; ma ebbe luogo in alcuni anche un timore
timore ragionevole e un amore, i quali furono resi liberi  per  la grazia, come dice S. Agostino (2): grazia che ottennero
la grazia, come dice S. Agostino (2): grazia che ottennero  per  aver bene usato del primo aiuto dato loro insieme colla
cosa che esiga una comunicazione delle divine persone; ma,  per  quanto a me pare, un' operazione che lascia bensì nell'
fede all' incontro delle tre persone è il foco onde raggia,  per  così dire, la grazia del nuovo Testamento, la quale porta
medesimo; di poi fece conoscere il Padre; e lo Spirito fu,  per  così dire, l' ultimo a essere chiaramente, distintamente e
chiaramente, distintamente e universalmente conosciuto  per  Dio dagli uomini (3). Gesù Cristo attribuisce a sè l' aver
[...OMISSIS...] Cristo adunque era mandato dal Padre  per  istruire gli uomini e rivelare loro la dottrina della
mostra le altre cose, ma ella si presenta da sè, è visibile  per  sè stessa: [...OMISSIS...] . Finalmente egli si annunzia
al Verbo ogni rivelazione, ed anche l' antica, e ciò  per  quella appropriazione che abbiamo spiegata più sopra (3),
essendo egli la parola del Padre, il modo del suo procedere  per  via di parola intellettiva ha similitudine col rivelare ,
erano salvati, come dice S. Agostino, anche gli antichi  per  la fede in Gesù Cristo (1), ma per una fede implicita, per
anche gli antichi per la fede in Gesù Cristo (1), ma  per  una fede implicita, per la fede nel Verbo incarnato, non
per la fede in Gesù Cristo (1), ma per una fede implicita,  per  la fede nel Verbo incarnato, non ancora manifesto, ma
Persona in noi (2). S. Paolo dice appunto, che Cristo abita  per  la fede in noi (3). E qual maggiore e più intima
quando prima della sua passione pregò pe' suoi Apostoli e  per  quelli che avrebbero ricevuta la fede del Redentore
membra, del capo e del corpo, e altre tali che si usano  per  esprimere quella ineffabile unione che fa Cristo co' giusti
[...OMISSIS...] . Qui si parla di un' unione di sostanza,  per  la quale due parti formano un tutto solo. Tale è il
di cui scrisse S. Giovanni, « che la legge è stata data  per  Mosè, e che la grazia e la verità è stata fatta per Gesù
data per Mosè, e che la grazia e la verità è stata fatta  per  Gesù Cristo« (1). » E veramente anche nell' antico
la seconda Persona sussistente nel seno del Padre: perocchè  per  sentir questa, conviene sentire la luce della verità come
che servono loro di base. L' idea della grandezza divina,  per  esempio, e della perfezione della sua giustizia, diviene
Cristo del Patriarca Abramo: « Abramo, padre vostro, esultò  per  vedere il mio giorno : lo vide e ne giubilò« (3) »: nelle
conceduto a' quei pochi personaggi dell' antico tempo,  per  singolarissimo privilegio: come accadde nel nuovo
il che veggiamo nelle Scritture essere stato conceduto solo  per  grazia grandissima a S. Stefano, all' Apostolo Paolo e
Stefano, all' Apostolo Paolo e notabilmente a S. Giovanni.  Per  altro se l' uno o l' altro degli antichi ebbero la
antichi è però questa: che quel congiungimento fu dato  per  via di eccezione e solo di passaggio; ma il congiungimento
e la fede e i sacramenti, è costituito stabilmente  per  una cotal legge, è permanente, non [solo] attuale, ma
notare la stabilità , da parte sua, di quella unione già,  per  così dire, connaturata fra lui e i suoi eletti, e saldata
così dire, connaturata fra lui e i suoi eletti, e saldata  per  legge ferma. E prosegue ancora ripetendo lo stesso vocabolo
». E finalmente Cristo dà appunto questa PERMANENZA in lui  per  nota da contraddistinguere i discepoli suoi: « Se
chiamava pure lo Spirito Santo: « virtù santificante  per  sè sussistente (3). ». Or questo viene a battere con ciò
nostra. Dunque esso opera nella volontà . Nè meno opera  per  questo nell' essenza dell' anima, come il Verbo, perocchè
nell' intelletto, e ivi opera, ivi si manifesta. Egli è  per  questo che la terza persona della Santissima Trinità fu
ideale , ma è una operazione reale . Noi veggiamo  per  natura l' essere ideale , e questo costituisce il lume
e questo costituisce il lume della nostra ragione: ma solo  per  grazia abbiamo la percezione dell' essere reale . L' essere
addentro nell' oggetto amato, e ne conosce i pregi, sa  per  cognizione sperimentale i piaceri che indi si possono
forza della volontà che si pose nella cosa amata e a lei  per  così dire si diede benevolmente in braccio, come a suo
di frequente, che il Verbo non viene già nelle anime nostre  per  forza, ma per volontà egli s' invita per così dire, come ha
che il Verbo non viene già nelle anime nostre per forza, ma  per  volontà egli s' invita per così dire, come ha fatto con
nelle anime nostre per forza, ma per volontà egli s' invita  per  così dire, come ha fatto con Zaccheo, ma non ci viene se
E questa parola di ricevere è consacrata nelle Scritture  per  indicare appunto il buono accoglimento che fa l' uomo colla
cose, e i suoi non lo hanno RICEVUTO« (4) ». E tosto  per  dimostrare che non s' incorporano col Verbo se non quelli
E questo parlare nelle Scritture è comune, d' intendere  per  tenebre la volontà che ricusa di riconoscere ed aderire
ed aderire alla verità, e s' accieca da sè stessa (1), e  per  luce la volontà che si mette dentro nella verità e si
di questa; perocchè l' uomo non si può dire già illuminato  per  le cognizioni ideali del suo intelletto, ma solo per la
per le cognizioni ideali del suo intelletto, ma solo  per  la cognizione volontaria, colla quale cognizione la luce
perciocchè l' uomo non è già l' intelletto, ma l' uomo,  per  ripeterlo ancora, è la volontà, quando dicendo« uomo«, s'
che il Verbo non entra nell' uomo nè vi fa sua sede se non  per  un' azione che convenevolmente allo Spirito Santo si
come il Verbo sia in noi non già solo idealmente, ma  per  un' operazione reale, per una vera percezione della sua
noi non già solo idealmente, ma per un' operazione reale,  per  una vera percezione della sua sostanza. Usa anco della
l' ordine della natura e messa nell' ordine soprannaturale  per  una reale congiunzione con Dio che è il principio dell'
al ricevimento del Verbo in noi, venendo in noi questo  per  l' ammettere che fa la nostra volontà la mozione dello
bensì l' effetto, ma senza lasciarvi la propria imagine,  per  così dire, scolpita e senza informare di sè l' oggetto. Il
idea del sole, se noi nol vedessimo, nol conoscessimo  per  altro mezzo. Ora io dico, che anche nella santificazione
si attribuisce bensì allo Spirito Santo, ma solo  per  appropriazione , e non come una proprietà . All' opposto,
attribuire all' una più che all' altra persona, se non  per  quella che si dice appropriazione e che abbiamo più sopra
ai quali si comunicò talora, ma non in modo permanente e  per  legge, ma in modo passeggiero e per una eccezione e
in modo permanente e per legge, ma in modo passeggiero e  per  una eccezione e privilegio. Tuttavia anche nell' antico
parla Davidde, ove dice di Cristo, che ricevette dei doni  per  gli uomini (2). Questi doni non erano la personale presenza
al Verbo come a sua propria causa, ma solo a lui attribuire  per  appropriazione , in quel senso che abbiamo dichiarato (1).
di questo donatore? Egli stesso è stato a noi donato, ed è  per  lui che abbiamo le altre cose, secondo la dottrina dell'
confondere col tutto, e un solo raggio non si può prendere  per  il sole. La stessa distinzione, fra la persona dello
del quale egli stesso sia la forma , un sentimento,  per  cui l' anima senta l' amabilità di Dio per modo che quest'
, un sentimento, per cui l' anima senta l' amabilità di Dio  per  modo che quest' amabilità sola, rimossa ogni altra
sola, rimossa ogni altra considerazione, sia il TUTTO, sia  per  ciò qualche cosa di sussistente per sè colla pienezza dei
sia il TUTTO, sia per ciò qualche cosa di sussistente  per  sè colla pienezza dei doni. Nè per questo consegue la
cosa di sussistente per sè colla pienezza dei doni. Nè  per  questo consegue la necessità che l' uomo ne abbia
« spira ove vuole« », come dice Cristo. Nè meno avviene ciò  per  l' inabitazione del Verbo nelle anime: il quale sebbene sia
anime, nelle quali abita Cristo, le quali anime, dice,  per  consolarsene il cuore, devono essere istrutte nella carità
egli allora non si può nominare che dei7forme . Tuttavolta  per  l' appropriazione si attribuisce quel sentimento allo
sentimento non ha che a rendersi più perfetto, più integro  per  essere quello del divino Spirito. In tal caso, il divino
In tal caso, il divino Spirito è il principio della santità  per  appropriazione: all' opposto, ove lo Spirito Santo si
dunque non avevano lo Spirito i Profeti o, se l' avevano,  per  che altro modo l' avevano? E scioglie la questione colla
Verbo apparito in carne umana agli uomini, si annunziò loro  per  quella divina persona che è, Figliuolo Unigenito di Dio
e spiegazione di tutte le rivelazioni fatte precedentemente  per  lo spazio di quattro mila anni agli uomini, corrispose la
legge, quella di cui dice S. Giovanni: « la legge fu data  per  Mosè; la grazia e la verità fu fatta per Gesù Cristo« (2)
« la legge fu data per Mosè; la grazia e la verità fu fatta  per  Gesù Cristo« (2) ». In tal modo il Verbo divenne forma
l' immediato imparare che fa da Cristo l' anima  per  una comunicazione tale, che dà fino l' immortalità, che non
. Della grazia poi che usciva dal suo sembiante, e  per  la quale veniva pur data, a chi n' erano fatti degni, la
dimanda di Filippo: [...OMISSIS...] . E dice: non credete;  per  indicare che quella visione di cui si parlava, fondavasi
profetiamo« (2) », cioè vediamo a segni e a enimmi (3). Ma  per  vieppiù provare che la persona del Verbo, quando egli
sostanziale, giacchè la natura divina non ci si fa nota  per  altra via, come ho mostrato più sopra (2), se non per la
nota per altra via, come ho mostrato più sopra (2), se non  per  la percezione, e non si può conoscere per via di idee pure.
sopra (2), se non per la percezione, e non si può conoscere  per  via di idee pure. Il passo citato di nostro Signore:
(2) », la quale abbraccia eminentemente tutte le notizie. E  per  dimostrare che questo dar il sermone del Padre a' suoi
dire la pienezza del sentimento; e il sentimento, la vita,  per  essere piena, deve essere immortale. Onde soggiunge:
ha di più sollevato ne' discepoli di Cristo e costituisce  per  ciò il loro essere personale (3) soprannaturale: e indi è
Già abbiamo detto che il Verbo non si percepisce, se non  per  una operazione dello Spirito Santo, che muove soavemente la
i movimenti della volontà nostra e gli affetti santi,  per  appropriazione (5). Se dunque la percezione del Verbo si fa
appropriazione (5). Se dunque la percezione del Verbo si fa  per  la fede, anche prima della morte di Cristo dovevano di
in eterno« (5) ». Dove Cristo usa quella parola permanga ,  per  indicare che egli stesso era il loro consolatore, fino che
in altro modo, cioè invisibile o colla sua divinità: ma che  per  questo non sarebbe loro mancata ogni piena di consolazione,
di gaudio perenne e inesausto che sarebbe ridondato in essi  per  la visione non più esterna, ma bensì interiore, del Verbo.
miei discepoli« (1) ». E spiega tosto dopo, che ciò avviene  per  l' amore dicendo: « Siccome il Padre ha amato me, così ed
vi ho dato a sentire me stesso che sono verità. E perchè?  Per  comunicarvi il mio gaudio. Che è il gaudio suo in noi? Il
quello è lo Spirito Santo, è una percezione nuova, o,  per  dir meglio, un nuovo modo di percepire che noi facciamo il
mondo, appresso te« ». Non dimanda certo questa chiarezza  per  ragion sua o del Padre, dove non ebbe mai adombramento
Padre, dove non ebbe mai adombramento veruno; ma la domanda  per  cagion degli uomini, domanda che una tal luce sia resa
il primo consistente nella percezione del Figliuolo,  per  la quale diveniamo figliuoli di Dio; il secondo consistente
tempo, quei doni, e il riferirsi ora. Ora il Figliuolo, e  per  esso il Padre, è conosciuto; e si ricevono in una
volere implicitamente fare tutto quello che Dio fosse  per  manifestare. [...OMISSIS...] Nulla più ci vuole: la
dixero vobis ». Questo suggerire alla mente le verità,  per  la mente non già nuove, ma in lei esistenti, è un eccitare
Cristo, ma il conoscerlo si fa coll' aver lo Spirito Santo:  per  aver Cristo basta una percezione , per conoscere che lo
lo Spirito Santo: per aver Cristo basta una percezione ,  per  conoscere che lo percepiamo è necessaria una riflessione .
egli era in essi, ed essi in lui. Qual più manifesto luogo  per  mostrare che l' illustrazione dello Spirito Santo si fa per
per mostrare che l' illustrazione dello Spirito Santo si fa  per  via di riflessione? E innumerevoli sono i passi del Vangelo
loro, che vi ha dunque un modo nuovo di conoscerlo, cioè  per  cognizione riflessa, per la quale sapranno anche di
un modo nuovo di conoscerlo, cioè per cognizione riflessa,  per  la quale sapranno anche di conoscere ciò che sanno? (1).
ideale, ma qualche cosa di reale, di sussistente, si rileva  per  conseguenza dalla totalità di quel sentimento. Poichè se
il luogo« »; appunto allora quando andava al cielo  per  mandare di lassù lo Spirito. E questa abbondanza e quasi
opera datagli dal Padre e santificati i suoi, ancor prega  per  essi, ancor dimanda al Padre che li santifichi nella
d' esempio, quando S. Paolo dice che lo Spirito domanda  per  noi con gemiti inenarrabili (3); che egli grida nel nostro
che in noi cagiona, a lui stesso si attribuiscono, appunto  per  essere fatti noi con lui una cosa sola, essendo egli la
è questa la nuova personalità acquistata dall' uomo santo  per  la santificazione dallo Spirito comunicatagli. Finalmente
tempo di grave pericolo e tentazione pe' suoi. Il che era  per  la diminuzione de' doni e grazie che, togliendosi la sua
sebbene solo esteriormente, ne proveniva agli Apostoli; e  per  la permissione data all' inimico in quell' ora di operare
l' orazione, onde raccomandò al Padre i discepoli  per  quel tempo che egli li abbandonava andando alla passione e
Tuttavia il Padre a questo mondo non è visibile dall' anima  per  sè stesso, ma solo pel Figliuolo: e in questo non vedersi
dire che gli manifesterà anche il Padre che si vede in lui.  Per  la stessa ragione ancora non dice, che egli esaudirà le
stesso: il Verbo è la specie, la conoscibilità di Dio,  per  così dire, la [sua] luce. Nel ricevere noi questa specie,
infinita, ce la presenta, egli ce l' attacca,  per  così dire, allo spirito. Questa passività nostra e in
Padre. Dopo però che noi abbiamo questa luce, e dopo che  per  la rivelazione esterna noi sappiamo che questa luce procede
sensazione dalla forza o causa che l' ha in noi prodotta; e  per  la sensazione è che si conosce questa forza, sebbene questa
vi opera, vi produce un deiforme sentimento; conviene che  per  lui veniamo anche in cognizione di quel principio che
Non disse solamente il Principio ma il Principio parlante ;  per  indicare appunto, che egli è il Principio di ogni
cosa sappia l' uomo dal Padre, non può saperla che  per  lui (1). Le cose dette eccitano desiderio di sapere più
più che ad altro, a dare tale chiarezza alle cose dette,  per  la quale apparisca assai manifesto quanto ciò che abbiamo
che non parliamo di una manifestazione del Padre  per  segni e figure esterne, nel qual modo non è dubbio essersi
interiore che l' augusta Trinità fa di sè nelle anime sante  per  la grazia, benchè ad altre più e ad altre meno:
dal Padre (5); fu, quasi direbbesi, un generarsi o,  per  dir meglio, un apparir generato nella umanità. Si dice
Ecco le sue parole: [...OMISSIS...] . Ed egli è  per  questo che il divino Spirito si chiama Spirito della
esso sazia e empisce il bisogno dell' anima intelligente.  Per  questo è che lo Spirito divino dà chiarezza nelle anime al
Conciossiachè la fede negativa della Trinità che si ha  per  la rivelazione esterna, non è ancora l' immensa azione
di percezioni; quella perciò tale che fa conoscere Iddio  per  certe relazioni colle cose naturalmente cognite, questa che
cose naturalmente cognite, questa che fa conoscere Iddio  per  esperienza, immediatamente, per una comunicazione della sua
che fa conoscere Iddio per esperienza, immediatamente,  per  una comunicazione della sua propria sostanza fatta a noi.
veramente si può dire scienza, perchè Iddio è un oggetto  per  sè conoscibile, e quindi, a differenza dell' altre cose, il
parole non si intendono se non si sa che cosa significhino.  Per  intendere le parole che udiamo proferire, conviene dunque:
queste parole non avrebbero alcun valore positivo  per  tutti quelli che non avessero ricevuto in sè stessi e
la sua propria sapienza, e l' una non intende l' altra; e  per  così dire si sono presenti, e non si veggono: quindi la
insieme i soli credenti (1). Quindi s' intende ragione,  per  la quale i Padri insegnano che perfetto teologo non può
Chi non avesse mai avuta la senzazione della luce,  per  aver gli occhi velati, potrebbe assai più facilmente
colla cosa che vogliono esprimere. La parola« Dio«,  per  esempio, racchiude ella sola e vale assai di più per un
Dio«, per esempio, racchiude ella sola e vale assai di più  per  un uomo, a cui Dio siasi degnato di palesarsi
volumi, cui a leggere non bastino le vite di molti uomini,  per  chi non ha mai avuto interna comunicazione e percezione
consiste la sublime semplicità del Vangelo: ella è fatta  per  tutti gli uomini, perchè non ha bisogno di troppe parole,
implicatissimi di parole; perocchè ella crede di conoscere,  per  una cotal sua presunzione, ma veramente non ha mai
indefinitamente diverse e di continuo rimutabili (1):  per  creder loro si torcerebbero a significare un senso umano e
fede al narratore. Non è adunque che la filosofia sia  per  sè stessa mala cosa. [...OMISSIS...] E` bensì da incolparsi
necessità che così avvenga, ma pure così avviene il più  per  l' innata malignità che è nel cuore dell' uomo a quelli i
di scientifiche ricerche. All' opposto l' uomo di Dio sa  per  esperienza che vi ha un altro genere di cognizione e di
cui confrontarla, nasce una cotal freddezza e indifferenza  per  quell' apparato di scienza esteriore fucata, verbosa,
non capendo la sapienza di Dio, essi accusano appunto  per  questo quelli che alle divine cose sono applicati, di voler
terra e rimettere in fitte tenebre il genere umano (2).  Per  altro consente l' Apostolo che lo si stimi privo di ogni
che lo si stimi privo di ogni sapienza? No certo: anzi  per  fermo crede di essere savio e di parlare pur anch' egli una
uomini del secolo tutta resta occulta questa sapienza, e  per  ciò la dice ad essi tutta in ombra e in misterio, poichè la
le cose umane, e il solo spirito di Dio le divine; il quale  per  ciò deve essere dato all' uomo, perchè quelle divine cose
l' uomo a Dio accetto, e che Iddio ha una occulta virtù,  per  la quale rende immantinente i semplici e gli idioti più
ma quella parte della morale che riguarda Iddio resta  per  essi, almeno nella massima e spezial parte, vuota e
restringono la morale. D' altro lato gli uomini religiosi,  per  la propria imperfezione e limitazione e non già per difetto
per la propria imperfezione e limitazione e non già  per  difetto della religione, sembrano talora occuparsi talmente
egli si dà tutta la premura di eseguirle, e se prima  per  una cotale astrazione di mente le obbliava, poi tutto vi si
influire su tutto l' uomo e [trarre] le sue conseguenze  per  mezzo degli atti successivi della riflessione; ed egli
principio religioso, ebbero tutta la loro attenzione libera  per  collocarlo nelle umane conseguenze e negli interessi di
i veri distruggitori della morale; e la divina Provvidenza  per  provvedere incontro al male che fanno questi, si vale
di questa: infatto però la fede soprannaturale era perduta  per  essi, perchè n' era perduto il principio (1). Scossa d'
è l' empietà, il secondo è la fede [cattolica]: chi sta  per  quello, sta per l' abolizione di ogni religione
il secondo è la fede [cattolica]: chi sta per quello, sta  per  l' abolizione di ogni religione soprannaturale, chi per
sta per l' abolizione di ogni religione soprannaturale, chi  per  questo, entra nella cattolica chiesa. Invano fuori della
chiesa cattolica si cercherebbe ciò che veramente sia e  per  poco ciò che si dica soprannaturale; e quelli che ancora
Wegscheider. Nè sarebbe da farne parola, se si dichiarasse  per  un seguace della filosofia, senza più: ma egli insegna
accennare co' numeri, luoghi della divina Scrittura: ma non  per  altro se non per correggerla ed emendarla dove ella esce
luoghi della divina Scrittura: ma non per altro se non  per  correggerla ed emendarla dove ella esce dai limiti della
sana ragione sta di casa nel cervello del teologo nostro, e  per  istiracchiarla e torcerla dove può e crede potere, a dire
a lui par bene che ella dica: giacchè questo appunto mette  per  principio d' interpretazione, d' intenderla in modo
ciò, che la Scrittura deve dire: la Scrittura non è letta  per  imparare la verità che ella annunzia agli uomini da parte
da parte di Dio, ma viene citata al tribunale dell' uomo  per  essere giudicata dalla legge che l' uomo si è formata da sè
della loro natura; così senza dubbio , mediante la ragione,  per  la quale gli uomini superano gli animali, è stato a questi
dell' essere infinito, limitato come è ai sensi materiali,  per  questo non possa goderne nè pure l' uomo fornito di una
una tale sapienza. Ma la ragione, se avesse bisogno di Dio  per  illustrarsi, sarebbe una potenza imperfetta: l' uomo
un solo che, isolandolo dagli altri, possa sussistere? Ed è  per  questo male ideato e congegnato dal Creatore, perchè ogni
essere ha questa sua estrinseca limitazione di aver bisogno  per  esistere e per vivere di qualche cosa fuori di lui? E in
sua estrinseca limitazione di aver bisogno per esistere e  per  vivere di qualche cosa fuori di lui? E in quanto alla
E` imperfetto l' occhio, perchè ha bisogno del sole  per  vedere? E` imperfetto l' orecchio, perchè senza il fluido
vi ha che ci sia nell' uomo una potenza sublime che abbia  per  oggetto Dio, immediatamente Dio, per soddisfarsi e trovarsi
sublime che abbia per oggetto Dio, immediatamente Dio,  per  soddisfarsi e trovarsi veramente giunta al suo fine? Che è,
che debbasi ad essa consentire, senza muover dubbio,  per  un cotal cieco istinto o sentimento; questi toglie e
naturale? Il credere dunque a Dio, dopo conosciuto prima,  per  mezzo della ragione, che egli ha parlato, non è un ubbidire
un credere ciecamente? Quante volte l' uomo non tiene  per  guida un simile principio che non è altro veramente che uno
va avanti e ne tira le conseguenze, supponendo oggimai  per  vera la prima, e non torna indietro ogni passo a
indietro ogni passo a riprovarla, ma le conseguenze le dà  per  certe e per dimostrate con questo solo supposto, che sia
passo a riprovarla, ma le conseguenze le dà per certe e  per  dimostrate con questo solo supposto, che sia certo e
egli necessario trovare una nuova dimostrazione diretta  per  ogni nuova conseguenza che si cava da un principio? O non
che ella è conseguenza discendente da un principio certo  per  mettere anch' essa fra le cose dimostrate e certe senza
E il dar fede alle parole di Dio, che è se non un ammetter  per  certa la conseguenza d' un principio pur certo? Questo modo
trovare un risultamento, il quale si ha senza più  per  certo? Si vede forse una ragione diretta e immediata di
di questo risultamento? Nessuna. Come lo si tien dunque  per  certo? Unicamente perchè si giudica che quel metodo, col
alla infallibilità di quel metodo: e su questa fede si ha  per  indubitato quel risultato. Nella rivelazione invece si
veracità di Dio? La ragione adunque è quella che si prende  per  guida nel credere a Dio: ma si badi, diciamo la ragione , e
siete limitato e circoscritto. Certamente la ragione  per  sè è infallibile; ma voi, o uomo, non siete già la ragione,
Se la percezione adunque manca di dimostrazione, non devesi  per  questo dir cieca, nè escludere dalle funzioni ragionevoli,
ovvero a delle origini nascoste nella mente stessa. E  per  ciò è colpa di stolta arroganza il voler negare queste
cui non si può assegnare in alcun modo un certo carattere,  per  questo che di un qualche avvenimento osservato nella natura
starebbe a vedere se nel ragionamento surriferito ci fosse  per  avventura dell' arroganza aggiunta a della stoltezza di che
soprannaturale, e che si finga e inventi questa causa solo  per  questo motivo che non se ne vede subito una causa naturale
anche credono di essere mossi da gravi e ragionevoli motivi  per  ammettere una causa veramente soprannaturale; e in tal caso
seguitarla, ma di abbandonarla, travolgendosi nell' errore  per  un cotale sragionare che fa o sia per fare un mal uso di
nell' errore per un cotale sragionare che fa o sia  per  fare un mal uso di essa ragione. Ecco la questione:
altra. L' arma è pari, quest' arma è sempre la ragione  per  tutti e due gli osti. Or che fa il nostro professore? Chi
più vero che avesse condannato sè stesso ad ammettere  per  un istinto cieco e senza visione una causa soprannaturale,
che consista« nel rinunziare alla ragione«. E supposto  per  bell' e conceduto che il sistema degli avversari consista
dell' uomo? Ovvero basta aver fatta questa dichiarazione  per  avere poi il diritto pienissimo di sragionare, o anzi si
pretendono di far essi soli uso della ragione? Il fatto  per  avventura li smentisce, perocchè tutti i cattolici
razionale? A che l' addurre tanti argomenti? E` forse  per  mostrare di avere ragione? Ma se gli avversarii, come egli
come merce spregiata e di nessun pregio agli avversarii, e  per  sè ritenendo solo il cieco istinto? Si è forse il nostro
che, dopo aver fatto un sano uso della ragione, hanno avuto  per  risultamento che una causa soprannaturale non può essere:
aver fatto anch' essi un sano uso di ragione, hanno avuto  per  risultato che una causa soprannaturale ed è possibile e v'
corpo di questi votanti contro il soprannaturalismo è  per  avventura anche il nostro signor professore dell'
arena, cioè di deporre modestamente il suo voto, aspettando  per  avventura che si faccia lo scrutinio e che esca la
e che stimano non aver egli seguito la sana ragione, egli  per  sanzione del suo giudizio imprime in fronte la nota di
la ragione di un altro essere ragionevole? La mia ragione è  per  gli altri un' autorità: la ragione degli altri è per me un'
è per gli altri un' autorità: la ragione degli altri è  per  me un' autorità: ciò che a ciascun uomo è ragione a tutti
Or ciò non prova altro, se non che la sua opinione è  per  lui ragione: ma agli altri uomini può esser ella più che
dirà di tenere così, perchè la sua ragione gli dà  per  validi certi particolari suoi argomenti. - Debbono essere
prima che vediamo quali sieno questi argomenti, e se  per  avventura fossero atti a persuadere anche noi stessi colla
interno dell' anima. Il professore mette questo principio  per  inconcusso, e indi trae la condanna del soprannaturalismo e
ciò appunto che vuol dimostrare; e dopo aver messo  per  certissimo tale principio, che non è altro se non l'
diciotto secoli, nei quali ha convertito e mutato il mondo,  per  curvare il collo [a una filosofia] che, data dal torbido
di diverso da sè, e diverso dalla natura materiale. 2. Che  per  mezzo di quest' essere, col quale la mente umana è in
la mente umana è in comunicazione, l' uomo si vede fatto  per  un essere veramente e realmente infinito, fuori di tutta la
è un puro errore baldanzoso ad un tempo e sommamente tristo  per  gli uomini quello che toglie ad annunziar Kant, quando
se non di paragonare quelle dottrine con quelle altre che,  per  la natural via della retta ragione, si sono conosciute
norma di verità a esaminare la religione che si spaccia  per  soprannaturale, dovrebbe forte temere, non forse qualche
Dio e toglie a vendergli false e male sentenze, dandogliele  per  vere ed oneste, gli imponga da credere per rivelati dei
dandogliele per vere ed oneste, gli imponga da credere  per  rivelati dei dogmi indegnissimi dell' essere supremo«.
professore che sì villanamente li tratta, non dover esser  per  avventura la sua religione razionale molto amica della
si confronti colla dottrina della retta ragione punto  per  punto: basta solo che si confronti e convalidi colla retta
dell' Ente divino? Non sei tu fallibile? Non trovi da  per  tutto misteri, da per tutto difficoltà gravissime nella
Non sei tu fallibile? Non trovi da per tutto misteri, da  per  tutto difficoltà gravissime nella stessa natura? Non ti
innato quella perfetta religione che gli bisognasse. Così  per  giudicare della bellezza, non è necessario avere ogni
è la sua intelligenza che gli fa nascere quel diletto. Ma  per  far ciò non è già necessario che nello spirito dell' uomo
alcuna bellezza, ma aspetta che glie ne vengano offerte  per  aver materia a cui applicarsi. Quindi medesimamente sebbene
farlo: ed è vero insieme che la nostra ragione non potrebbe  per  questo tuttavia comporci e somministrarci una religione
ci sia nè sana ragione, nè senso comune, nè pudore. Dirà  per  avventura che sebbene il fatto gli sia contrario, egli non
ragione togliamo via i fatti e la storia, ella si rimane  per  avventura come quel gigante Polifemo, a cui s' è cavato un
che doveva pure mostrare qual confidenza meritasse,  per  la scoperta del vero, la ragione individuale e parziale,
in quella vece un sistema tutto opposto, nel quale si mette  per  solo e unico canone questo:« la sola ragione può indurre
carattere di verità, che nei placiti dell' umana ragione, e  per  ciò che le storiche verità, munite di quel sentimento,
da quelle cose che si leggono in qualche libro che si dà  per  scritto in modo soprannaturale: e pretendesi di conciliar
soprannaturale rivelazione. Qui havvi un circolo: si pone  per  dimostrato ciò che si vuole dimostrare«. L' argomento è
stessa, debbono ricorrere ai fatti contenuti nella Bibbia  per  dimostrare che la Bibbia è ispirata ed è la regola della
magistero vivente nei maestri della chiesa? Lo so io forse  per  altro se non per parole e i fatti di Cristo che sono tutti
nei maestri della chiesa? Lo so io forse per altro se non  per  parole e i fatti di Cristo che sono tutti contenuti nella
primi fedeli hanno creduto agli Apostoli sulla loro parola,  per  verbum eorum anche prima che il nuovo Testamento fosse
soddisfa pienamente. Le profezie, i miracoli, la diffusione  per  tutta la terra della religione della Croce, la sua
delle cose. Le operazioni di Dio si possono dire immediate  per  sè, per questa ragione che non sono circoscritte da limite
Le operazioni di Dio si possono dire immediate per sè,  per  questa ragione che non sono circoscritte da limite di tempo
alla mente. Di che avviene che tutte le cose che Dio opera  per  sè immediatamente, l' uomo rettamente giudichi operarle
forze di essa natura sebben limitate non possano produrre,  per  piccolo che sia quest' effetto, mostra però abbastanza una
abbastanza una imperfezione non necessaria nella natura, e  per  ciò anche in quello che ha fatto la natura. In terzo luogo
luogo chi volesse affermare che un qualche avvenimento,  per  essere oltremodo mirabile, non si possa spiegare colle
e del tempo: ed è l' uomo quello che, essendo soggetto  per  la legge del suo pensare allo spazio e al tempo, giudica
ovvia in tutte le teologie, e non punto una scoperta,  per  avventura, del signor professore di Hala, o di quei
con un atto solo e eterno, tuttavia non si sono tenuti  per  questo dal partire le divine azioni in mediate e immediate
atto semplice fin da tutta la eternità, e che quell' atto  per  la diversità de' suoi effetti si divida in azioni mediate e
questo fa creder che il signor professore di Hala combatta  per  avventura una dottrina che non si è punto dato cura d'
e mediate, ci opponiamo punto alla verità, la quale  per  noi è un dogma, che l' operare divino è semplice e coeterno
poi mediate e immediate , senza che ciò punto ripugni  per  nulla all' idea dell' operar divino unico e semplicissimo.
cause subordinate; tuttavia l' ordine di queste cause,  per  la concorrenza di Dio, nol fanno dipendere dal tempo, ma
critico, bevuto però come si beve un dogma filosofico, cioè  per  la via della materiale memoria, non della ragione: un
e immediate. La stessa mancanza di cognizione sufficiente  per  parlare con qualche senno in tale argomento, dimostra egli
dall' esser favorevole. Ma il sentimento comune, e,  per  mio avviso, il legittimo sentimento della Chiesa si è, che
di Dio e entrano a formar parte della natura, se s' intenda  per  natura non la materiale solo, ma tutta la natura creata, il
formarsi un giusto concetto di ciò che si debba intendere  per  azione immediata di Dio; io mi farò brevemente a
ma egli potrà intenderlo, se vorrà. E che gli bisogna  per  intenderlo? Che creda. « Non intenderete, se non crederete«
natura qualche effetto? Intende dire se havvi un effetto  per  sè naturale? Se intende così, certo che vi avrebbe difetto
ciò a cui non si estendono le sue forze? Che difetto sarà  per  un sasso il non vegetare? Che difetto a una pianta il non
cui ella non è ordinata, che è contrario alle sue leggi, e  per  cui fare non ha punto di natural virtù? Or s' ella è così,
chi dunque disse mai al signor professore che i cattolici  per  avventura ammettono di tali assurdi? Chi lo ha persuaso,
una difficoltà tante volte proposta e tante risoluta, che  per  accertarsi che un evento superi le forze della natura, sia
tutte le forze e leggi naturali, singolarmente prese,  per  accertarsi, che l' avvenimento sia miracoloso: sovente egli
parlando, come quelle delle subitanee guarigioni, che  per  lo meno inducono un sommo grado di probabilità e una morale
ha mostrato che il sommo grado della probabilità,  per  dir poco, che mostravano in sè certi fatti miracolosi ha
della volontà. [...OMISSIS...] E la Chiesa cattolica  per  ciò può dire a quelli che non intendono la verità divina e
cioè che vengono dagli uomini tutti generalmente assentite,  per  ciò basterà analizzare il significato che sta annesso a
il significato che sta annesso a questo monosillabo IO  per  rivelare quello che per comune sentenza (2) si contiene nel
sta annesso a questo monosillabo IO per rivelare quello che  per  comune sentenza (2) si contiene nel concetto del soggetto
universale, indeterminato, senza una sussistenza in sè e  per  ciò come possibile. Quest' essere possibile e indeterminato
Quest' essere possibile e indeterminato che l' uomo vede  per  natura e che applica poi ai sentimenti, l' abbiamo chiamato
solo le creature, ma Dio stesso colla vista dell' essere:  per  ciò questo essere di cui ci serviamo a conoscere Iddio
di tutte le altre cose, poichè esso solo è intelligibile  per  sè medesimo, sicchè esso forma la nostra intelligenza. Di
si desse a Dio ciò che prima cade nella nostra mente e  per  sè stesso s' intende; conciossiachè la natura divina deve
dell' essere la prima a doversi intendere, l' intelligibile  per  sè stessa, e però deve convenire con quell' essere che luce
ch' essa... [che l' anima è imagine e somiglianza di Dio;  per  tal modo presente a sè stessa e avente Dio presente che e
passo sembra che il santo Dottore prenda la parola imagine  per  indicare il medesimo presso a poco che significa la parola
, che Dio è tutto: in questo vocabolo si esprime tutto  per  modo che qualunque cosa si volesse aggiungergli che
ideale innato in noi niente hanno in sè di diverso e,  per  così dire, di eterogeneo, ma sono impermisti e
dedurre la cognizione di tutte le cose chi tanto valesse  per  forza dialettica, perocchè qualunque anche minima notizia
perocchè qualunque anche minima notizia dell' essere basta  per  sè a dedurne ogni notizia maggiore e a determinare, per
per sè a dedurne ogni notizia maggiore e a determinare,  per  così dire, il problema di trovare l' ordine intrinseco
tenuissimo, riceve però tal cosa, la quale suppone e chiama  per  necessaria illazione, cioè per intrinseca sua esigenza e
la quale suppone e chiama per necessaria illazione, cioè  per  intrinseca sua esigenza e necessità, l' intero a cui ella
in certo modo, staccata. E questa è la ragione appunto,  per  la quale l' essere innato nella mente ha l' attitudine in
lo osservi siccome avviene e l' analizzi, mostra avvenire  per  siffatto modo che sembra piuttosto un ricordarci che noi
e quindi è un' appartenenza dell' essere, traendone così  per  illazione che l' essere suo corrispondente deve sussistere.
tuttavia noi non l' abbiamo saputa trovare prima di udirla,  per  mancarci quel grado di perspicacia, che non è altro che una
visione della cosa, la quale ci sarebbe stata necessaria  per  trovare il conveniente scioglimento dell' enimma proposto.
vedervi le cose determinate e compite, ma di aver bisogno  per  veder queste che le cose stesse agiscano nel nostro
azione su di noi. Questo discorso è così generale che vale  per  Dio stesso. Se non che il toccarci di Dio è un toccare
in questa potenza niente altro opera nè può operare: essa è  per  tal modo esclusivamente la potenza dell' essere, e a
destinata, che se un' altra cosa agisse in lei, sarebbe già  per  questo solo un' altra potenza, nascendo da questo la sua
già l' essere, ma puramente la loro azione e che solamente  per  lo percepire che facciamo questa loro azione noi
che la teologia insegna, la creazione degli esseri nascere  per  un atto della intelligenza divina, cioè pel Verbo, luce di
conoscibilità delle cose è ciò che le costituisce cose, e  per  la quale si possono chiamare enti (2). Senza la
rimarrebbero quindi da lui infinitamente distinti, sebbene  per  lui e in lui solo esisterebbero. Quindi è che la
di stoltezza gli uomini, i quali pigliano quelle ombre vane  per  cose reali e a quelle in luogo che a queste volgono i loro
mostrano la loro contingenza , non propriamente, ma quasi  per  opinione (1) si applica la parola di esseri, che solo
esseri, che solo propriamente conviene all' essere primo,  per  sè, non prodotto da altri, cioè a Dio. Perciò S. Girolamo:
si distruggerebbe con ciò quel Dio, che è appunto Dio  per  questo, che egli è tutto essere sincerissimo e da ogni
tutte le altre cose non sono l' essere: non ripugna adunque  per  esse il non sussistere, quando anzi sussister non possono
sostanza soffermata quasi in un medesimo stato, perchè essa  per  un continuo e repentino impeto di mutazione di subito si
e se ne va. E che è dunque, soggiunge, ciò che veramente è?  Per  fermo quel solo che è sempiterno, che non ha nascimento nè
io sono« ». Ivi fra le altre cose dice: [...OMISSIS...] .  Per  tutte queste considerazioni si rende quindi manifesto, che
conosce le cose. E qui rispondo che perciò appunto noi  per  conoscere le cose contingenti abbiamo bisogno del senso e
altra potenza, un altro senso quello che le percepisce, e  per  restringerci alle cose corporee, è il senso animale.
l' atto dell' essere, il primo atto a quelle passioni che  per  sè non sono se non atti secondi i quali perciò
o soggette a nascere e morire, si conoscono pel senso e  per  la opinione«. Togliamo dall' antichità un altro luogo dove
le creature stesse; e indi è che tutte le cose stesse  per  questa faccia di esistenza che mostrano, la quale è come
e bellezza vana che seduce e trae a crederle qualche cosa  per  sè stesse, sono chiamate ora« vanità«, e ora« menzogna«, e
dal libro intitolato Della cognizione della vera vita ,  per  non essere infinito. Vi si dice adunque di Dio così:
ideale è più simile a Dio che non sia alle creature: che  per  ciò Dio si conosce immediatamente in virtù di quell'
applicato a Dio e applicato alle creature, deve intendersi  per  modo che l' essere, che affermiamo comune, non sia tale se
l' essere non è proprio se non di Dio solo (4). E` dunque  per  l' imperfezione, nella quale sussiste l' essere nella
sussistere. Perocchè l' essere che è nella nostra mente,  per  sì tenue modo il veggiamo che è piuttosto un iniziamento di
piuttosto un iniziamento di essere che l' essere stesso, e  per  ciò sotto questo aspetto, quasi diversando dall' essere,
Or poi la volontà non si unisce pienamente al bene se non  per  una cognizione reale; non potendola soddisfare pienamente
saziare il suo desiderio: come pure il suo intendimento  per  trascorrere di una in altra cognizione di tutti gli esseri
veramente in nessuno (1). Nè io voglio affermare  per  questo che l' uomo, anche lasciato da Dio nello stato
Conviene ben determinare il valore di questa parola imagine  per  conoscere la verità di ciò che io dico: nel che seguiremo
mette egli questa perfezione maggiore della similitudine  per  la quale essa prende convenientemente il nome d' imagine?
è nè pure propriamente parlando una nozione di Dio: egli  per  ciò non può essere un' imagine di Dio, perchè nè è simile a
aliena e dissimile la divina sostanza, che ha il sussistere  per  sè e in sè medesima. Or dunque qual cosa potrà essere
o parte comune? Impartibile è la divina sostanza, e  per  ciò essa o deve trovarsi tutta, o non può trovarsene una
una pietra nel legno e non il legno in una pietra si vede  per  la diversità delle sostanze, conseguente cosa è che Dio Re
appena vedute, si ha notizie anche di quelle non vedute,  per  ciò appunto che sono consostanziali (3). Dalle quali tutte
un titolo tanto eccellente. Or di qui tuttavia apparirà che  per  la grazia invece viene nell' uomo impressa l' imagine
mediante un' operazione reale di Dio nell' anima umana (4):  per  la grazia essere Iddio formalmente congiunto coll' uomo (5)
apparirà, se si considera] che il Verbo divino si fa ancora  per  opera dello Spirito Santo il principio della santificazione
che è quanto dire la vera imagine di Dio Padre. Egli è  per  questo, come abbiam veduto, che lo Spirito si paragona a un
che lo Spirito si paragona a un suggello che, impronta,  per  mezzo della fede che vi accende, nell' anime il Verbo, nel
insegnano che l' imagine di Dio nell' uomo non si dà se non  per  lo Spirito Santo, perocchè appunto allo Spirito Santo si
imagine di Dio impressa nelle anime nostre (1). Apparisce  per  conseguenza esser la grazia quella che nell' uomo mette
espresso il modo onde noi diveniamo imagini di Dio, cioè  per  diventar fratelli che facciamo del solo vero natural Figlio
cioè glien' abbia data prima una porzione insufficiente,  per  dover poi dargliene un' altra e così soddisfare al bisogno
di rimettere quasi di bel nuovo la mano all' opera sua  per  t“rne via l' imperfezione. Quindi nel seme è racchiusa la
uomo a imagine e similitudine nostra« (1) ». Dove pare che  per  similitudine venga espressa l' intelligenza e per imagine
pare che per similitudine venga espressa l' intelligenza e  per  imagine la grazia: usa due parole a significare i due semi,
imagine la grazia: usa due parole a significare i due semi,  per  così dire, posti nell' uomo a principio dai quali
che il fece a sua imagine il replica due volte, quasi  per  mostrare che in essa è tutto il nerbo e la perfezione della
dignità umana. Ma io non dò tuttavia questa interpretazione  per  sicura: e se più si vuole, al mio intento giova egualmente
distinguerle e separarle, ma si prendano tutte due insieme  per  un cotal superlativo, che venga a dire un' imagine assai
che rende questa similitudine una vera e viva imagine  per  la partecipazione appunto del Verbo, prima e sola imagine
quest' impronta non si scancella dall' anime interamente  per  lo peccato, dopo il quale rimane la natura umana e in essa
e pigliare il primo grado di lume cioè il lume naturale  per  una similitudine, e al secondo grado di lume cioè al
tal significato imagine di Dio è solo il Verbo, e l' uomo è  per  la partecipazione del Verbo, come dicevamo. In questo senso
parola imagine, che è il più vero, dice S. Ambrogio: « Nisi  per  imaginem Dei (per il Verbo) ad imaginem Dei esse non potes
pare che il peccato di quel Cherubino di cui dice Ezechiele  per  ischerno: Tu sei il suggello della similitudine (5); fosse
che impronta la stessa imagine nelle intelligenze. E  per  conciliare questi Padri e molt' altri, i più della Chiesa
non solo nella Grazia, ma ben anco nella natura dell' uomo;  per  fare, dico, questa conciliazione, senza mutare il
nella natura eziandio ragionevole non sono tali se non  per  una cotale appropriazione che noi facciamo di quelle
l' imagine di Dio uno e trino è nella mente umana  per  una cotale appropriazione che noi facciamo. Ma là dove si
che noi facciamo. Ma là dove si parla di un' imagine non  per  appropriazione, ma secondo la proprietà della parola, l'
la proprietà della parola, l' imagine di Dio è nell' uomo  per  la Grazia, allora quando si fa nell' uomo l' operazione
Di che la Scrittura dice « aver Egli operate tutte le cose  per  sè stesso« »; chè veramente il dare un altro fine alle cose
impregiabile (2). Ed ora questa comunicazione loro quasi  per  una cotal legge naturale riusciva come l' apice alle
legge naturale riusciva come l' apice alle creature sue,  per  la quale Egli medesimo congiunto e direi quasi il comignolo
pur voleva che nel mondo fossero degli esseri intelligenti,  per  la necessità che hanno questi di ricercare incessantemente
come è tutto l' operare divino e accomodato in tutto e  per  tutto all' umana natura. Per ciò come l' uomo ha una parte
divino e accomodato in tutto e per tutto all' umana natura.  Per  ciò come l' uomo ha una parte di sè interiore consistente
conveniva che anche il Creatore influisse nella creatura  per  questa via esteriore e per essa, quasi direi, si
influisse nella creatura per questa via esteriore e  per  essa, quasi direi, si introducesse nell' anima, quasi pei
E però il Genesi ci dipinge Iddio che va diportandosi  per  lo giardino della delizia, quasi a pigliarvi l' aria che
al bisogno dell' uomo, restringendosi e circoscrivendosi  per  essere accessibile ed acconcio all' umana bassezza: ma
cotale esterno adattamento che faceva il Creatore di sè  per  avvicinarsi alla sua creatura e che il rendeva, quasi
suo Creatore (1): era un glutine quella divina presenza,  per  così dire, che attaccava e infra sè commetteva le parti
intelligenze (2). Il Creatore adunque in quest' abito,  per  così dire benignissimo e affabilissimo si interteneva coll'
una cotal proporzione coi segni sensibili ai quali ella era  per  una cotal legge annessa. E questi erano i sacramenti del
innocenza, dove pure veggiamo la grazia venire inserita  per  la via de' sensibili segni, siccome ad uomini, cioè ad
della sua volontà, non la riceve in sè medesima. Quindi  per  quantunque doni avesse Adamo da Dio ricevuti, doveva però
di buon volere. Vi aveva dunque una scala di meriti  per  la quale Adamo doveva ascendere, fino a essere confermato
già nel primo istante alla percezione del sommo bene  per  tal modo, che questa non potesse ricevere nella sua mente
lo stesso concetto del bene in modo via più concreto,  per  un' induzione che movea dai beni sensibili, e conduceva al
e quindi dalle spirituali; e in queste stesse quasi  per  gradini di una scala ascendere al bello perfetto e ideale
accompagnava forse sempre un intelletto e un amore infuso  per  grazia, la quale grazia mostrava nell' idea la sussistenza
sommo bene e ne dava l' intima e beante comunicazione. E  per  questa via l' uomo doveva pervenire al sommo della
e dell' unione con Dio: la quale unione, ove divenuta fosse  per  tal modo piena e compita, io penso che allora l' uomo quasi
questo corso di cognizioni, di affetti, di grazie si avesse  per  Adamo a trascorrersi, il provano altresì quelle parole
fronte, alle altre creature sulle quali esercitava appunto  per  questo una pienissima signoria (1). Acciocchè poi questo
in tutta questa descrizione apparisce che l' uomo fu posto,  per  così dire, in basso luogo rispetto a Dio, fu rivolto a
verso all' immensa capacità della sua anima, doveva poi  per  suo merito sollevarsi di mano in mano e sempre più
doveva ognor più spiritualizzarsi, senza giammai,  per  così dire, tornare indietro. Doveva quindi per aumento di
giammai, per così dire, tornare indietro. Doveva quindi  per  aumento di sapienza, di santità e di grazia accrescersi
ripugniamo alla morte, e ripugniamo eziandio che sappiamo  per  fede che dopo la morte ci sta preparata una nuova vita per
per fede che dopo la morte ci sta preparata una nuova vita  per  Cristo: ma, come dice l' Apostolo, noi non vorremmo essere
nello stato d' innocenza. Non avevamo bisogno di morire  per  essere ammessi alla visione di Dio, ma passavamo a tanta
più dalla carne e dal sangue, non comincia dall' imperfetto  per  andare al perfetto, ma discende da Dio e viene dal perfetto
nello stato in cui ora è l' uomo, la santità? Nella fede,  per  mezzo della quale egli eseguisce quanto diceva a Dio
della sua peregrinazione, il rompimento de' suoi ceppi  per  essere con Cristo risorto per non più morire giammai, col
il rompimento de' suoi ceppi per essere con Cristo risorto  per  non più morire giammai, col quale il cristiano già vive fin
giammai, col quale il cristiano già vive fin di qua giù  per  una santa e inconfusibile speranza. Di che allontanato e
uomo, non diffondeva però a prima giunta tanto la sua virtù  per  le potenze, in modo da investirne anche il corpo, fino a
e la natura era supposta e data precedentemente alla grazia  per  soggetto. Vero è che anche quella natura dell' uomo primo
una parola l' operazione divina della prima creazione aveva  per  termine la natura limitata, l' uomo; ma l' operazione
l' uomo; ma l' operazione deiforme della seconda ha  per  termine Dio nell' uomo: sicchè questa operazione è tanto
spogliano i corpi di certe loro qualità anche essenziali  per  calcolare l' una dopo l' altra tutte le semplici forze di
di vigore da mantenere fedelmente la legge morale? O anzi  per  un cotal mancamento di forze sarebbe egli stato necessitato
è mostrato dalla ragione: e il riconoscerlo praticamente  per  tale è l' essenza dell' obbligazione morale. Il bene
tentazione che il togliesse dall' ammetterlo e amarlo  per  quel bene che è. Parimente se il bene oggettivo fosse
fedele al bene oggettivo e lo ammetterebbe e riconoscerebbe  per  quello che vale; perciocchè tale è l' indole della natura
indole della natura ragionevole che il bene oggettivo è già  per  questo solo suo bene e le è naturalmente dilettoso il fare
non si deve stimare e seguire praticamente il bene se non  per  quello appunto che vale in sè: dall' altra il sentimento
cieco suggerisce e persuade di seguire il bene non  per  quello che è, ma per quello che attualmente e
e persuade di seguire il bene non per quello che è, ma  per  quello che attualmente e momentaneamente diletta senza più.
tutti insieme. E quindi che gli bisognava farne scelta, sì  per  sè, che per gli altri uomini: la qual scelta non poteva
E quindi che gli bisognava farne scelta, sì per sè, che  per  gli altri uomini: la qual scelta non poteva farla con altro
fornito, e doveva essere ragionevole, cioè gli conveniva  per  obbligazione morale di scegliere il bene che nel complesso
fra loro estimati e pesati sulle bilancie della ragione:  per  la quale stima solamente quei beni soggettivi si rendevano
in sè quella stessa azione reale, che, se presenti fossero,  per  la via degli organi esterni, ecciterebbero. Il perchè così
ed esperienza, non poteva la sua virtù essere cimentata  per  modo da tentazione alcuna che egli col suo libero arbitrio
difficilmente potesse peccare in tale stato, nel quale,  per  la lucidezza e prontezza della sua mente, non poteva mai
questi suoi temporali interessi. E così si deve intendere,  per  mio avviso, la sentenza dell' Aquinate che dice:
e di un profondo sentimento, avrebbe senza dubbio, quasi  per  un cotal peso di tutta la sua natura, cercato di Dio
sua natura, cercato di Dio nascosto; egli avrebbe tentato,  per  così dire, di trovare nell' intimo dell' universo e di sè
avrebbe anzi veduto che a tutte le cose mancava l' essere  per  sè e che pure l' essere gli risplendeva alla mente e gli
a sostenere. Così le Scritture dicono che Cristo stesso  per  sostenere la croce si propose innanzi a contemplare il
patimenti gli sarebbe derivato (1). Ora all' uomo felice  per  l' affluenza di tutti i beni naturali e per la mancanza di
uomo felice per l' affluenza di tutti i beni naturali e  per  la mancanza di ogni male non poteva essere desiderio di un
tal bene perfettamente incognito, da lui sperato, pare che  per  sè stesso non sarebbe stato sufficiente da contrappesare l'
incontrare: purchè però due cose si fossero avverate, cioè  per  primo che fosse pervenuto a dar fede alla promessa di un
l' imaginazione, è un senso interiore e però non ha  per  suo stimolo il male ideale, ma il male reale e quel male
sensazioni o più generalmente i sentimenti già sofferiti: e  per  ciò la libera volontà dell' uomo innocente e beato non
potenza, e poco quindi avrebbe potuto ire innanzi  per  questa via del timore di un male minacciato. Quindi nella
che in Adamo questa debolezza era confortata dalla grazia,  per  la quale poteva, se avesse voluto, mantenere egualmente il
e necessaria limitazione di ogni natura finita, e  per  conseguente intorno altresì ai limiti che sono posti ad
creatura ragionevole. Ogni creatura ragionevole,  per  quanto eccellente ella sia, angelica, e sovrangelica, è
quale è infinito, incondizionato, eterno, ed è Dio stesso.  Per  ciò la legge morale esige e senza alcuna eccezione dimanda
intrinseca necessità morale, perocchè mai in nessun caso e  per  qualsivoglia danno, può essere la legge morale posposta e
considerare che l' operazione deiforme della grazia rompe,  per  così dire, le angustie in cui sono le creature, toglie via,
rimane in fondo di tutte le creature, ove si considerino  per  sè sole. Conciossiachè la grazia opera nell' essenza dell'
è Dio stesso che all' anima formalmente si congiunge. Ora  per  una cotale unione l' esistenza dell' uomo partecipa dall'
in grazia, poteva attingere forze alla sua libera volontà  per  essere compiutamente giusto. In Cristo dove non havvi altro
della conservazione e felicità di questa persona ha  per  oggetto Iddio. Ma questa stessa dirittura di affetti, che
Iddio. Ma questa stessa dirittura di affetti, che nasce  per  l' unione ipostatica in Cristo, nasce per l' unione
che nasce per l' unione ipostatica in Cristo, nasce  per  l' unione sostanziale nei cristiani: tutto l' amor dei
quali terminando in sè stessi, viene a terminare in Dio,  per  questo che sono fatti una cosa con Dio: « Io in essi dice
la ragione da Dio coll' essere a lui unita e sottomessa  per  grazia. Ecco le parole dell' Angelico Dottore:
era perfettiva di tutta intera la natura umana. Perocchè  per  natura umana s' intende il complesso de' principii che
e nobilitava la natura umana. Adunque l' umana natura  per  la grazia acquistava un tal prezzo, pel quale si faceva
arbitrio dell' uomo (2). La ragione, dice il santo Dottore,  per  la quale il primo uomo non ricevette questo dono di Dio
senza alcun peccato e senza aver nulla in sè stessa che  per  mala concupiscenza resistesse, aveva tali forze che cosa
hanno perseverato nel bene, e altri sono scaduti: non già  per  diversità della grazia, ma sì dell' uso che il loro libero
inoperosa: come una spada bene affilata che sempre vale  per  sè a tagliare eziandio che si lasci nel fodero dimenticata.
muovere i piedi a camminare o attinger acqua alla fonte  per  dissetarsi: la forza di muoversi non gli manca e ha pure il
in lui sta l' usare o non usare di tali beni. Egli è  per  ciò, cioè per la natura di questa grazia lasciata nel
sta l' usare o non usare di tali beni. Egli è per ciò, cioè  per  la natura di questa grazia lasciata nel libero arbitrio
cavarne i buoni effetti (2). Ma qui uscirà taluno dicendo:  per  questo uscire della grazia da quello stato di potenza alla
muovere, nè dare aiuto e forza al libero arbitrio, se non  per  virtù di Dio: essendo la grazia un' operazione deiforme .
tendente alle cose soprannaturali in quella maniera che  per  natura e per grazia fossero conosciute, la grazia stessa si
alle cose soprannaturali in quella maniera che per natura e  per  grazia fossero conosciute, la grazia stessa si attuasse via
inclinato alla onestà naturale e di più soprannaturalmente  per  grazia, cioè inclinato anco al bene soprannaturale. Ora
abito di grazia veniva mantenuto e alimentato,  per  così dire, dalla presenza sensibile della divinità in mezzo
divinità in mezzo alla natura, siccome dicevamo, quasi  per  l' uso d' un cotale sacramento. Dopo il peccato la volontà
Redentore, S. Agostino l' attribuisce interamente a Dio sì  per  riguardo alla potenza che all' atto conseguente alla
fortezza e costanza di virtù che nell' uomo intero e  per  ogni sua parte perfetto. [...OMISSIS...] E non è già che l'
limitate, come la libertà naturale dell' uomo integro; e  per  ciò è cotale quel principio onnipotente del bene che può
due cose in Adamo erano in perfetto accordo e l' una,  per  così dire, rientrava nell' altra, sicchè i beni dell' una
dominare gli altri principii tutti della natura stessa.  Per  natura all' incontro non s' intende quel solo principio
della natura dal perfezionamento della persona: e  per  la stessa ragione si deve distinguere il bene della natura
o acquista un bene di natura: ma la sua personalità è ella  per  questo, necessariamente per questo, più perfetta? Se
ma la sua personalità è ella per questo, necessariamente  per  questo, più perfetta? Se insieme colla sanità del corpo
attivi che entrano a costituire un individuo intelligente,  per  es. l' uomo, possono essere più o meno legati fra di loro,
la sua persona che la sua natura. Di che si vedrà ragione  per  la quale la morale dignità di Adamo, quella cioè in cui fu
dovesse passare a' figliuoli suoi. E di vero, ciò che passa  per  generazione nei figliuoli è la natura. Perciò i figliuoli
accadeva che questa natura, neppur comunicandosi  per  la propagazione, scadesse dalla sua perfezione in cui il
modo il più imperfetto, cioè al tutto indeterminato. Or poi  per  ispingersi innanzi da una cognizione così tenue dell'
stesso. Intendimento che non può mai pienamente conseguire  per  la tenuità e imperfezione del mezzo ch' ella adopera a
sue cognizioni e all' acutezza della sua vista spirituale  per  discernere dentro a esse il divino che gli si rivela; ma
uomo è fornito. Ma in luogo di questi vedeva l' essere già  per  natura assai più perfettamente dell' uomo, cioè vedeva l'
dell' essere non pure il principio, come il vede l' uomo  per  natura, ma anche molti termini dell' essere stesso. Non già
stesso. Non già che gli Angeli vedessero da principio,  per  natura, o per grazia, il termine essenziale e assoluto
già che gli Angeli vedessero da principio, per natura, o  per  grazia, il termine essenziale e assoluto dell' essere, cioè
essi: vista sommamente spaventevole, e onde ogni creatura  per  necessità di natura atterrita rifugge. Sicchè l' angelica
questa procede con quella gradazione che la natura (1).  Per  la stessa ragione è che l' uomo anche peccando non perviene
poi con più gradi, si penta di averlo offeso. Sicchè Iddio  per  convertir l' uomo non ha talora che a donargli grazie di
l' uomo trasfondere ne' figli ciò che non ha egli medesimo  per  costituzione di natura, non può comunicarlo. Ora quando l'
vedemmo, e però nè pure i nati da lui potevano ricevere  per  nascimento quest' ultimo grado di perfezione. Ma se i nati
Ma se i nati dell' uomo innocente non ricevevano  per  generazione dal padre la confermazione della grazia divina,
grazia del Redentore, la quale non passa nei figliuoli  per  la naturale generazione. Ora di che deriva adunque questa
aveva questa singolar natura di essere ingenerata,  per  così dire, nei figliuoli, e non così la grazia riparatrice?
anche a tutta la natura umana, come abbiamo veduto; sicchè  per  lei avveniva che tutte le potenze dell' uomo fossero
morale, apparisce da questo, che l' appetito animale  per  suo disordine non ubbidisce da principio perfettamente alla
l' intelligenza, sorge in lui un disordine veramente morale  per  lo squilibrio di quelle due potenze, cioè a dire per la
morale per lo squilibrio di quelle due potenze, cioè a dire  per  la insubordinazione della prima alla seconda. Sicchè quella
generata di natura sua è morale; e si richiede che Dio  per  un' azione esterna e sua propria vi porti riparo, non
veicolo della naturale generazione, ma convenendo che Iddio  per  nuovo straordinario dono l' affigga all' elemento
l' essere risplendente: essere che non è dato all' uomo  per  virtù propria della generazione, ma solo per una legge
dato all' uomo per virtù propria della generazione, ma solo  per  una legge annessa da Dio alla generazione medesima, e il
innocente fossero dovuti passare nei figliuoli; e se no,  per  qual ragione passar non dovessero, quando pur passava la
i figliuoli coi detti difetti accidentali del padre;  per  esempio, non è necessario che da un uomo zoppo o senza
nascano i figliuoli coi pregi accidentali dei loro padri.  Per  questo gli adulti non generano già adulti, nè da uomini di
uomini di grandi cognizioni nascono dotti i fanciulli: nè  per  la stessa ragione le virtù de' padri passano
necessariamente ne' figli. Ma quello che è necessario  per  legge di generazione si è: che i principii attivi, che
che nasce che da uomini nascono uomini (nei quali vi sono  per  natura i due principii della volontà e dell' istinto); e
che in un lungo corso di secoli ricevono le progenie. Ma  per  vantaggiosa che possa essere una tanta ricerca all'
alla potenza intrinseca di ciascheduno, questo è data  per  le leggi a cui soggiace la natura e la generazione, e ho
di sospettare che possa essere accresciuta o diminuita  per  l' influenza degli abiti virtuosi o viziosi, e in generale
ve ne hanno altresì di quelle che suppongono e richiedono  per  esistere una qualche imperfezione della natura. Delle prime
parola, sono altrettanti atti morali e meritorii, i quali  per  ciò ci accrescono la perfezione della persona. E tuttavia
di natura che ne formano come la materia o l' oggetto?  Per  quanto possa parere altrui strana questa opposizione che
medesima una necessaria ed essenziale limitazione, la quale  per  ciò nè pur Dio stesso avrebbe potuto fare che non ci fosse.
solamente nelle potenze inferiori, niuna delle quali  per  sè è morale, l' uomo però non si potrebbe dire
osservare l' illusione e l' inganno che si fanno gli uomini  per  ragione di queste due distinte perfezioni della persona e
che si mostrano infaticabilmente industriosi e zelanti  per  crescere sè stessi o anche gli altri uomini di beni
un vantaggio dai loro sforzi anche alla umana personalità  per  un effetto indiretto della maggior perfezione della natura:
essi astraggono dal perfezionamento veramente morale,  per  non avere in vista che il solo perfezionamento materiale
fra loro: ma l' una può cadere in collisione coll' altra  per  l' intrinseca limitazione della natura umana. In tutti
della natura umana: anche gli egoisti il vogliono almeno  per  sè stessi. Tutti dunque gli uomini, nessuno escluso,
ed altresì un ingrandimento. Qual è dunque la differenza  per  la quale alcuni sono detti buoni, ed alcuni altri sono
antepongono questa a quella. Dimodochè ciò che vogliono  per  assoluto, a qualunque costo e senza condizione alcuna, è la
preferiscono questa a quella: sicchè ciò che vogliono  per  assoluto e a qualunque condizione è una qualche perfezione
cotal loro perfezione, che risplendevano sopra gli altri  per  coraggio, intraprendenza, forza corporale, avvedimento e
natura a scapito della perfezione della persona; e che  per  ciò queste due perfezioni non si sarebbero trovate, quanto
cagione (senza che fosse intervenuta una legge positiva),  per  la quale l' uomo fosse addotto in necessità di coltivare la
della natura, e può fors' anco [dirsi] che questa cagione  per  sè non sarebbe nata giammai (1). Tuttavia non è ripugnante
tutti, pure si sarebbero distinti infra loro anche  per  li diversi gradi del merito morale, come pure per li
anche per li diversi gradi del merito morale, come pure  per  li diversi gradi dello sviluppamento delle altre parti
maestà del Creatore. Ma questo merito sarebbe lor venuto  per  indiretto e avrebbe illustrata la loro persona quasi come
le cose della sapienza, della virtù e la divina natura  per  collocare in essa direttamente tutto il loro amore, si
non meno che l' esame della costituzione dell' uomo, dà  per  risposta che sarebbe succeduto lo sviluppo diretto della
sensibilità animale. Le quali si trovano pur in contatto,  per  così dire, coi loro oggetti, che è tutta la natura
un appetito di sè che domandava di essere soddisfatto. Ma  per  la limitazione, che abbiamo accennata, dell' essere creato,
verso l' altissimo suo fine. E poichè la ragione  per  la quale non avrebbe atteso a principio direttamente a
forze rimanevansi occupate degli oggetti esterni sottoposti  per  natura alla sua sensibilità e alla sua contemplazione, a
sè stesso sarebbe succeduta poscia quasi come una scoperta;  per  ciò è da credere che i figliuoli dei primi uomini, dopo
della divinità che l' ha creata ove che sia risplende  per  modo che ogni pensamento umano vi si perde e smarrisce
una volta, ma che di continuo la sostiene e la crea, e,  per  così dire, la nutrica di sè medesimo. Basta domandarne ai
non solo perchè Iddio, infinito di natura, è  per  sè inesausto fonte all' uomo di cognizione; ma perchè l'
ciò trae seco che la legge di onorare Iddio si renda  per  l' uomo sempre indefinitamente più grave e tale che egli
indefinito, il quale non potrebbe interrompersi se non  per  morte. E il medesimo avviene tuttavia all' umanità; sebbene
non v' aveva morte, e convenia passare allo stato di gloria  per  successivi incrementi della grazia. La ragione per la quale
gloria per successivi incrementi della grazia. La ragione  per  la quale l' uomo non può ora congiungersi pienamente al
fedelissima. Allora tutto l' uomo congiungevasi a Dio  per  grazia, nè egli aveva nulla a distruggere in sè medesimo,
avrebbe cresciuto di perfezione morale e di meriti tanto  per  la via di una più chiara notizia che avrebbe acquistato di
di Dio, oggetto principale de' suoi atti morali, come  per  la maggior forza dell' adesione della volontà nell' atto
perde il suo merito, eziandio che quell' opera riguardata  per  sè stessa non avesse alcun pregio, o fosse inopportuna e
che l' autorità della divina rivelazione, va innanzi,  per  merito di fede, a quell' altro che viene sostenendo la sua
dalla ragione umana, ed ha bisogno di ricorrere a questi  per  rimuovere da sè ogni dubitazione. Nello stesso tempo però
rispetto alla perfezione del conoscimento, è più positiva,  per  così dire e ha più ragione di premio: quando l' altra che
merito che cresce di pari passo colla cognizione, procede  per  una legge, quasi direbbesi, più naturale e men dipende da
contempla la natura divina di una contemplazione amorosa  per  volontà di via più onorarla e servirla, viene crescendo di
medesima; pare che il conoscere gli cresca unicamente  per  la virtù del contemplare, e l' affezionarsi gli cresca
del contemplare, e l' affezionarsi gli cresca unicamente  per  la virtù del conoscere: benchè infatti la grazia si associ
virtù non pare che produca di sè stessa aumento di grazia,  per  modo che quell' uomo virtuoso ne rimanga più e più
Ora nello stato degli uomini innocenti, io mi penso che  per  queste vie dell' intelletto e della volontà gli uomini
pervenissero al pieno possesso di Dio; e alcuni di essi  per  l' una via, altri per l' altra prima vi pervenissero. Ciò è
possesso di Dio; e alcuni di essi per l' una via, altri  per  l' altra prima vi pervenissero. Ciò è consentaneo con
quella grazia, che mostra Iddio all' intelletto, questa  per  successivi aumenti potea pervenire fino a mostrare sì
già dimostrato che quel conoscimento di Dio che l' uomo ha  per  grazia, è un principio della visione di Dio (2), il cui
(2), il cui termine è il Verbo: e quell' amore onde l' uomo  per  grazia ama Iddio è un principio di quel possesso il cui
le vocali parole del Creatore risonavano ai loro orecchi, e  per  essi nelle menti e nei cuori; ma egli cadeva ancora sotto
e atteggiato alla loro capacità, usciva la grazia, che  per  la via dei sensi entrava nelle loro anime e le condecorava,
che nella legge di Cristo si chiamano Sacramenti. E  per  questa grazia poi cresceva in essi la percezione di Dio
veli sensibili onde il Signore si avvolgeva, si rendevano,  per  così dire, sempre men densi e lasciavano ognor più
Cristo tramandava di sè certi cotali raggi divini, sicchè  per  essa si potea travedere la sua divina natura. Per questo
sicchè per essa si potea travedere la sua divina natura.  Per  questo egli diceva a Filippo: « Filippo, chi vede me, vede
creature innocenti, avrebbe, in un somigliante modo, cioè  per  via di parole e di sensazioni, secondate dagli interiori
io sia padre o facitore. Queste opere sono indissolubili  per  cenno mio; sebbene tutto ciò che è colligato, di sua natura
molteplici sofferenze, non è cosa che esiga troppe parole  per  essere provata. L' esperienza della vita che ciascun
è dato all' uomo il sollievo della brevità della vita, che  per  legge di natura ama la vita e con essa la prolungazione
inattese sciagure, produca lo spettacolo di un essere fatto  per  una somma felicità che lotta indarno con una somma
di morire senza conoscere d' esser vissuto: egli campa  per  accidente, e ogni passo che fa, ogni respiro con cui
patimenti allevato e suoi ed altrui, egli non esiste quasi  per  far altro che per cercare i mezzi di vivere, giacchè alla
e suoi ed altrui, egli non esiste quasi per far altro che  per  cercare i mezzi di vivere, giacchè alla massima parte del
massima parte del genere umano non sopravanza tempo se non  per  spenderlo nel sudore della sua fronte; senonchè questo
e che tuttavia perì oppresso dalle sventure? Se l' uomo  per  natura è innocente, come poi per natura è misero? E che l'
dalle sventure? Se l' uomo per natura è innocente, come poi  per  natura è misero? E che l' uomo nasca colpevole, può egli
e la sua volontà: o non vede più la luce, e va barcolloni  per  le vie della iniquità; o la vede, e tuttavia non può
che la natura o Dio gusti inserendo in una creatura, fatta  per  la virtù, un seme che frutta la immoralità e che egli
l' uomo le ha sempre fatte a sè stesso; s' assottigliò  per  rispondersi, stupì della difficoltà che trovava a
un sistema che con ogni sforzo d' ingegno vuole imporre  per  vero non solo agli altri ma anche a sè medesimo. I sistemi
degli astri e che avendo colà peccato fossero poi  per  giusta punizione di Dio legate nelle carceri dei corpi.
delle anime, tolto a seguire e reso celebre da Pitagora,  per  la quale trasmigrazione gli spiriti, passando per varii
Pitagora, per la quale trasmigrazione gli spiriti, passando  per  varii corpi e secondo varie leggi, venivano appurandosi.
le presero e le si appropriarono, lavorandole e riducendole  per  quanto seppero ad espressioni scientifiche (1). I filosofi
o almeno credere qualche cosa. Lasciando adunque i filosofi  per  ora e ricorrendo al fonte ond' essi stessi attinsero, cioè
e di virtù, dalla quale poi gli uomini sono scaduti  per  qualche loro mancamento. Per ciò con ragione dice Voltaire:
poi gli uomini sono scaduti per qualche loro mancamento.  Per  ciò con ragione dice Voltaire: La caduta dell' uomo
Conviene adunque distinguere e separare tutte le frasche,  per  così dire, di che è stato imboschito questo fatto semplice
imaginazione dei popoli e considerare lui solo che  per  tutto uguale si trova; come pure convien separarlo da tutte
nelle tradizioni e credenze di tutti i popoli della terra  per  cagione del gran fatto della condizione misera e trista
della Trinità indiana, Dio padre che s' incarnò il primo  per  venire ad annunziare la sua dottrina avanti ben molti
lo illuminasse in una materia così oscura e misteriosa (1).  Per  due ragioni i popoli e i filosofi non potevano uscire dal
una cieca credenza al medesimo e alla spiegazione che  per  suo mezzo si dava all' esistenza del male fisico e morale
creduto da tutti i popoli, come abbiamo osservato, quasi  per  istinto, per un bisogno di credere pure qualche cosa che
tutti i popoli, come abbiamo osservato, quasi per istinto,  per  un bisogno di credere pure qualche cosa che desse ragione
dal presente, nel quale Dio e l' uomo conversavano insieme,  per  così dire, a tu per tu, stato di cui non si può avere
Dio e l' uomo conversavano insieme, per così dire, a tu  per  tu, stato di cui non si può avere esempio e già esso solo
di questo intrico: il peccato originale che mi si propone è  per  me un mistero, ma finalmente l' autorità che me lo annunzia
si possa propaginare e derivare nei figliuoli, non è  per  questo che non possa essere e che io medesimo non potessi
vedere se crescessero le mie forze. Or come io veggo  per  certo che l' autorità che me l' annunzia non può fallire,
di un' autorità infallibile, chè meno non si richiedeva  per  infondere negli uomini la ferma credenza a una cagione sì
che ripugnavano all' assenso di una piena persuasione.  Per  questo dice acconciamente Lattanzio, che [...OMISSIS...] .
non poteva soccorrere la ragione umana. La qual fede vinse,  per  così dire, la stessa ragione dell' uomo, convincendola
verità così alte e preclare, queste sarebbero state perdute  per  la umanità: conciossiacchè l' uomo non si sarebbe giammai
filosofica. Le quali cognizioni gli t“rranno d' attorno  per  avventura tutto quel duro e aspro che ripugna alla ragione
che ripugna alla ragione di coloro che non l' hanno se non  per  poco e superficialmente considerato. Gli espositori della
bruto, la possibilità che egli venga a conoscere e volere,  per  opera di Dio: ma questa possibilità meramente passiva non
non è che un affermare che la onnipotenza di Dio potrebbe  per  avventura dargli la potenza conoscitiva e volitiva. A chi
diligente inquisizione intorno a questo oggetto primordiale  per  conoscere che possa essere, abbiamo trovato che egli è l'
la volontà (volizione rispetto all' essere conosciuto  per  natura , e potenza di volere rispetto agli esseri non
, e potenza di volere rispetto agli esseri non conosciuti  per  natura, ma coll' aiuto dei sensi) si può considerare o
volontà può venire alterata e mutata intrinsecamente tanto  per  mutazione che nascesse nel suo oggetto naturale e primo,
che nascesse nel suo oggetto naturale e primo, come  per  alterazione del soggetto volente, l' IO, l' uomo stesso.
originale non si dice già con questo nome di peccato  per  una cotal metafora o traslato, ma s' intende cosa che, come
di peccato (1): il che è quanto dire di cosa immorale e  per  ciò di cosa essenzialmente volontaria. Quindi è che S.
non può consistere nella concupiscenza animale considerata  per  sè sola (2), e che non può consistere nella sola mala
animale e la volontà. E veramente questa lotta,  per  la quale lo spirito concupisce contro la carne e la carne
che egli deve essere una macchia morale dell' anima e che  per  conseguente deve affettare anche la volontà dell' individuo
lo commise. Dobbiamo adunque ora seguitare la ricerca  per  comporci, se ci riesce, la notizia positiva di questo
inclinazione, come dicevo, è necessaria e non libera.  Per  questo un peccato che sia nell' uomo fino dai primi momenti
del perchè S. Paolo dica che noi siamo figliuoli d' ira  PER  NATURA (1): e del perchè comunemente il peccato originale
il peccato originale sia chiamato dai Padri anco naturale .  Per  questo S. Giovan Grisostomo il chiama radicale (2),
tabificatione naturae ». Veduto che il peccato originale ha  per  primo seggio l' intima natura umana, conviene che noi
natura e che dichiariamo l' ordine della umana corruzione.  Per  natura umana intendiamo il complesso delle potenze che si
detto intorno a ciò, l' uomo è soggetto intellettivo  per  la visione dell' essere indeterminato. La volontà è l'
e non anco in quel della grazia. Quindi nel primo uomo  per  la sua stessa costituzione la volontà trovavasi edotta, non
che è il TUTTO, del quale cercava di pienamente sfamarsi,  per  così dire, e bearsi. Se la volontà dell' uomo primo si
non ci sarebbe stata cagione di volere di più, almeno  per  molto tempo. Ma coll' aver conosciuto e gustato l'
una necessità di esso e senz' esso uno sforzo di cercarlo  per  tutto, una incontentabilità, una affogata brama e tendenza
prima trovi la pace e il suo cuore gli sembri oppresso e  per  poco soffocato dall' angustia del casolare e dal ristretto
col quale il cercava, diede nel vƒno e tentò di trovarlo da  per  tutto, quando non era più in alcuna parte in ch' ella
a sè stessa quell' oggetto che non aveva, e nutricarsi,  per  così dire, di vento, cioè di sue vuote finzioni: e questo
posto a lei nella sua prima costituzione, da dover  per  inclinazione spontanea volare. Ma a ciò si sopraggiunse un
bene, cioè verso il frutto vietato, il mangiare del quale  per  la menzogna del demonio fu creduto atto a render l' uomo
stesso a cui la facoltà di eleggere appartiene (1).  Per  sopraggiunta accade che nel mangiamento del frutto l'
delle potenze e quindi è superiore alle potenze stesse e  per  così dire le signoreggia. Questa forza intima del soggetto
dire le signoreggia. Questa forza intima del soggetto è  per  sè stessa cieca, per così dire, perchè non ha altra ragione
Questa forza intima del soggetto è per sè stessa cieca,  per  così dire, perchè non ha altra ragione che pur sè sola: ma
morale) (2). La volontà già edotta in quell' atto che ha  per  iscopo l' essere completo (tutto l' essere, Iddio) e quindi
la facoltà di eleggere, come abbiamo detto avvenire  per  alterazione che nasca nella materia del sentire (4). Quindi
soggettivo elettivo; 2 la volontà; 3 l' istinto animale:  per  modo che ciascuno esercita un' azione corruttrice sull'
fino dal primo istante della esistenza dell' uomo; e ciò  per  un principio seduttore giacente nella natura stessa dell'
pure propriamente un atto ma un abito: e questo è l' abito  per  conseguente dell' uomo. Conciossiachè la potenza attiva, in
uomo conosca i beni ideali e astratti. E un tal guasto, che  per  tal modo ridonda dalla natura, cioè dalle potenze nel
natura, cioè dalle potenze nel soggetto, non si dee far già  per  intervallo di tempo; di modo che vi abbia un tempo nel
la produzione del soggetto: il quale abbiamo detto  per  sè subitamente esistere tosto che sia dato un sentimento,
si attribuisce al soggetto, ove egli pure è infetto,  per  quella unità e armonica comunicazione che le potenze hanno
E` adunque il peccato originale una infezione della natura  per  la disarmonia (1) e l' intimo guasto delle potenze, dalle
risiedere il peccato originale nella potenza della volontà  per  la ragione che abbiamo toccata di sopra, che la sola
e che tutto ciò che nell' anima vi è di morale esser vi dee  per  cagione della volontà; e che perciò anche il peccato,
la dottrina di S. Tommaso, fluiscono le potenze. Se dunque  per  essenza dell' anima s' intende il principio delle potenze,
che, tolta questa, è tolta l' essenza del peccato e che  per  ciò il peccato non comincia se non dove questa comincia,
formal peccato prima che non sia storta la volontà: e  per  ciò qualunque infezione e guastamento fosse nell' anima
della persona, poichè il soggetto uomo, in tutti quelli che  per  naturale generazione discendono da Adamo, è una persona.
generazione discendono da Adamo, è una persona. Egli è  per  ciò che il Concilio di Trento definì essere il peccato
S. Agostino nel medesimo senso dice: [...OMISSIS...] . Ed è  per  questo che il peccato originale tocca la persona, che ha
nella natura animale, conciossiachè l' animalità non ha  per  sè stesso niente che sia bene o male morale. Che tuttavia
si fa alla persona le azioni morali come a loro causa (3).  Per  ciò non vi è imputabilità dove il principio da cui muove l'
vero e formal peccato come da suo primo principio formale.  Per  ciò è manifesto il perchè per cui il peccato originale
suo primo principio formale. Per ciò è manifesto il perchè  per  cui il peccato originale venga imputato all' uomo che per
per cui il peccato originale venga imputato all' uomo che  per  generazione lo contrae. Ma di qual genere è ella l'
è manifesto, che il peccato di origine non si contrae già  per  un atto di libera volontà, ma si contrae solo per un atto
già per un atto di libera volontà, ma si contrae solo  per  un atto di volontà personale sì, ma non libera, del qual
la sua morale natura e storse la sua volontà, rendendolo  per  tal modo di un volere perverso, e che è la pena di questa
natura come un cotal morbo, viene colla natura trasmesso, e  per  ciò una tal pena viene naturalmente comunicata. Abbiamo
che vien lesa dalla corruzione originale. Egli è appunto  per  questo che la corruzione originale ha la propria e vera
persona, allora forma una cosa sola col guasto personale  per  l' unità individua che formano le potenze col loro
e tutta insieme dicesi peccato originale: e solamente  per  astrazione della mente si può considerare il guasto delle
ricevettero dalla infezione originale la disarmonia ,  per  la quale non si trovarono più egualmente sottomesse al
nell' operare delle potenze: di maniera che a ogni potenza,  per  così dire, riesce di tirare a sè il soggetto e interessarlo
riesce di tirare a sè il soggetto e interessarlo tutto,  per  così dire, dell' affare suo; quasi come un debole principe
o vien tratto a usarne in servigio dello stesso appetito e,  per  affetto dato a questo, anche a traviare il ragionamento in
due parti sono due essenze separate, l' una delle quali,  per  così dire, non sa niente dell' altra e per ciò non può
una delle quali, per così dire, non sa niente dell' altra e  per  ciò non può agire l' una sull' altra nè sturbarsi a
animale ha tirato a sè e guadagnato il soggetto, allora  per  mezzo del soggetto muove a sua voglia e turba l'
muove a sua voglia e turba l' intelligenza (1). Egli è  per  questo che nell' uomo perfettamente costituito dalla natura
menomamente turbare l' uso della intelligenza. Egli è  per  questo medesimo che nel divino Redentore i movimenti della
tenuti indipendenti come a lui piaceva. [...OMISSIS...] . E  per  contraddistinguere questa passione ammodata di Cristo che
volontà , dalla debolezza che impiaga quella interna forza  per  cui l' uomo è atto alle cose difficili, e che fu detta
tutti in detrimento e perversione della sua volontà ,  per  ciò noi ci tratterremo solo a raccogliere qui in poche
ne' quali si afferma la necessità della grazia divina  per  qualsivoglia opera salutare, eziandio per le parole e pei
grazia divina per qualsivoglia opera salutare, eziandio  per  le parole e pei pensieri (6). E ciò perchè sebbene l' uomo
cosa è detto nulla nelle Scritture, perchè è un vero nulla  per  l' uomo, conciossiachè è nulla al fine di esso uomo, cioè
tuttavia le proprietà del legno secco e sia idoneo  per  avventura a certi usi e ad ardere. Cristo dichiarò ancora
nuove , le quali corrispondono alle nuove notizie da lui  per  tal lume acquistate; 2 e certe modificazioni circa le
escluso dal celeste regno, il quale aver non si può che  per  la grazia di Gesù Cristo, non ne siegue da questo che egli
di Dio. Ma l' amore di Dio è certo non potersi avere se non  per  dono di Dio stesso. E perciò l' uomo senza la grazia non
con Dio, della quale partecipano tutte le potenze;  per  questo in virtù della grazia viene ordinato all' amore
al sommo, cioè a tale che non potesse più crescere,  per  quantunque grande fosse il suo amore, non valesse nulla, ma
che tu hai. E una dottrina contraria a questa addurrebbe,  per  mio avviso, ogni uomo in disperazione: perocchè qual uomo
natura, e tuttavia amarsi soprannaturalmente, se ciò si fa  per  istinto dello Spirito Santo. E questa è una di quelle
dello Spirito Santo. E questa è una di quelle distinzioni  per  mancanza delle quali io dicevo non essersi ancora
perchè non pochi teologi ritennero che fosse uopo la grazia  per  amare Iddio anche come autore della natura: e bene e
è vero bensì che la cognizione che l' uomo può avere di Dio  per  natura è sommamente tenue, perocchè essa non si appoggia a
non si può amar vivamente; perocchè sebbene si conosca  per  bene sommo e infinito, tuttavia il modo di questa
minima azione: un' azione che noi abbiamo chiamata ideale  per  distinguerla dall' azione che fanno su di noi le cose
la convenienza e suprema necessità; onde poi si dirà che  per  solo questo oggetto, il maggiore di tutti, gli sia
gli sia impossibile fare un atto di amore, quando pure ha  per  natura il poter amare ogni altro oggetto che conosca sotto
buona; ma che basti che il precetto naturale si eseguisca  per  amore della giustizia. Egli è vero che l' amore della
amore della giustizia si può, in un cotal senso, prendere  per  un amore di Dio, perchè Iddio è la verità e la giustizia
idealmente, non lo percepiamo come Dio, e ciò che facciamo  per  la riverenza e l' amore che riscuote da noi questo ente
non si può, a tutto rigore, dire che noi il facciamo ancora  per  riverenza e amore di Dio; sebbene divina sia quella forza
voglia mi accompagnerò a quelli che dicono operarsi da noi  per  amore di Dio tutto ciò che si opera da noi per amore della
da noi per amore di Dio tutto ciò che si opera da noi  per  amore della giustizia: purchè però mi si conceda di
non ci abbia peccato, è necessario che essi si eseguiscano  per  un amore di Dio mediato . Che se poi si eseguiscono per un
per un amore di Dio mediato . Che se poi si eseguiscono  per  un amore di Dio immediato , allora l' operazione nostra non
cioè che Dio giustissimo punisce le operazioni fatte  per  l' amore della giustizia; ma ben ancora il parermi solo fra
atto umano contrario alla retta ragione è un' offesa di Dio  per  sè, senza bisogno che colui che lo commette conosca Dio o a
certo che tutti gli uomini in questo senso conoscono Iddio  per  natura, sebbene molti il possano ignorare nella sua
stessa, e l' operazione non è punto difettosa se vien fatta  per  la giustizia. Vero è che gli manca un pregio, cioè la
qual grado di forza s' abbia una cosifatta libertà, e  per  farne un cenno, dico che questo grado di libertà non si può
veruna tentazione, egli è uno stimolo sufficiente all' uomo  per  operare: ma dove abbia incontro delle tentazioni forti, l'
forze naturali possa essere giusto (2). Certo che si ha  per  dimostrato da una funesta e universale esperienza che l'
che l' uomo non vale a reggersi giusto colle forze naturali  per  tutta la vita, nè per molto tempo, nè relativamente a tutti
reggersi giusto colle forze naturali per tutta la vita, nè  per  molto tempo, nè relativamente a tutti i precetti naturali;
le circostanze del momento, che qui e ora sia più bene  per  noi l' azione onesta, che la sua contraria: conciossiacchè,
abbiamo veduto, ciò che noi giudichiamo essere più bene  per  noi, tutto ponderato, nell' istante in cui operiamo, quello
speculativo non suole riguardare che una classe di bene,  per  esempio il bene onesto: come sarebbe che uno dicesse: si
speculativo e il giudizio pratico si vede la ragione  per  la quale il giudizio pratico si trova molte volte in
è tanto grande che io lo preferisco al bene onesto, e  per  ciò giudico che, nel momento presente, per me sia meglio il
bene onesto, e per ciò giudico che, nel momento presente,  per  me sia meglio il farla. Questo è un giudizio ingiusto ed in
nesso fra il conoscere e l' operare in un ente ragionevole;  per  modo che ogni colpa è figlia di un errore (1). A conoscere
l' onesto nol percepisce che assai languidamente, e ciò  per  quelle ragioni che abbiamo accennato altrove lungamente. Il
Perciò l' anima intelligente senza la grazia non ha più  per  natura che un principio di vivere, ma le manca la vita
che un principio di vivere, ma le manca la vita intera, e  per  ciò dicesi morta. A intender meglio questo vero si
solo essere, non discerne sè stessa, ma tutta esiste,  per  così dire, nel suo oggetto. In terzo luogo, ella non ha
quali parole viene descritta una azione incessante e che,  per  così dire, continuamente si rinnova e si finisce. Or perchè
è il sentimento sia compita, perchè nell' anima vi abbia,  per  così dire, un moto continuo, non è sufficiente che essa
Redentore anche degli altri uomini. Perocchè Iddio conservò  per  quest' uomo la sua provvidenza speciale, o piuttosto
e la condizione di fine insieme con quegli che era fine  per  sè stesso e che chiamava altri in parte di questa sua
come dicevamo, maggior grado non tengono che di mezzo : e  per  ciò fino che sono peccatori, di tanto la divina provvidenza
servano acconcissimamente al fine , a cui sono subordinati.  Per  la massima gloria adunque di Cristo sono stabiliti tanto
ed i secondi rimangono eternamente puri mezzi. Ai primi  per  ciò è destinata una piena beatitudine e soprannaturale che
favore le forze della natura e delle creature tutte, se non  per  accidente, cioè in quanto ciò potesse tornare bene ai
che Dio stesso. Sicchè converrebbe supporre che all' anima  per  essere tormentata dai demonii, fosse aggiunto un cotal
corpi e vive in questo stato di parte. Ma staccata da essi  per  la generazione, non muore, anzi quella vita, che aveva
che aveva prima, acquista una virtù e attività maggiore,  per  la quale sussiste da sè, ossia forma un animale nuovo,
il soggetto sensitivo. Ma se questo soggetto sensitivo,  per  legge da Dio fissata, è ordinato a dover avere anche la
sensitivo, è presente l' ente; conciossiacchè l' ente  per  legge costitutiva, come dissi, è fatto presente alla natura
distinta dalla natura ed è superiore ad essa.  Per  ciò la percezione della sostanza del Creatore è ciò che
grazia. E perchè questa grazia nel modo detto era congiunta  per  legge costitutiva alla natura umana, ella doveva essere
ne' quali si fosse moltiplicata questa natura: ed è  per  ciò che i figliuoli di Adamo innocente avrebbero ereditata
Iddio e l' uomo erano congiunti in modo da formare,  per  così dire, una cosa sola: cioè Iddio si comunicava all'
grazia e di Dio, sia avvenuta dalla parte di Dio, cioè  per  essersi Dio tolto da lei, o dalla parte dell' uomo, cioè
essersi Dio tolto da lei, o dalla parte dell' uomo, cioè  per  essersi la volontà rivolta da Dio e non trovato più il modo
nuovamente il sentimento della divina sostanza (1). Egli è  per  questo che i santi Padri riconoscono una cecità volontaria
cecità si chiama nelle divine Scritture cecità del cuore,  per  distinguerla dalla cecità dell' intelletto; conciossiacchè
cecità dell' intelletto; conciossiacchè il cuore vien preso  per  la sede della volontà. Il perchè dove la cecità consiste in
piega della volontà personale ha in sè ragion di peccato,  per  ciò qui s' intende la necessità che v' avea della
cagione alla celebre questione dell' origine dell' anima.  Per  ciò non vorrà essere inutile che qui frammettiamo alcune
l' anima ingenerasse di sè un' altra anima, e  per  tal modo che l' uomo intero, anima e corpo, fosse
e questa sentenza tenne Tertulliano, Apollinare e,  per  testimonianza di S. Girolamo, quasi tutta la Chiesa
opinarono che le anime fossero create immediatamente e  per  singola da Dio e da Dio infuse ne' corpi, mano mano
Agostino, che chiama una tale questione caliginosissima ,  per  quanto bilanciasse col suo raro ingegno, non potè mai
col suo raro ingegno, non potè mai venire a capo, sia  per  l' una, sia per l' altra parte (2); e invitava chi più di
ingegno, non potè mai venire a capo, sia per l' una, sia  per  l' altra parte (2); e invitava chi più di lui avesse potuto
e dubbiezza in siffatta questione passò, quasi direi,  per  ecclesiastica tradizione, a tale che fu tenuta da taluno
Ispalense non dubitò di porre fra le cose da doversi tenere  per  fede, che l' origine dell' anima fosse incerta (1). Nel IX
». Colle quali parole mostravasi non darsi da lui la cosa  per  al tutto assicurata. Nel secolo susseguente però S. Tommaso
traducatur cum semine (3) ». E dopo di lui si ritenne  per  cosa certa e fu universalmente ammesso da' Teologi, che non
erroneo l' affermarsi che le anime ragionevoli si seminino  per  l' unione de' corpi. Lo stesso e nulla più è riprovato
o atto di un corpo, poichè un tal atto non è sostanza  per  sè. Dunque l' anima non può esser fatta dal corpo. Ma per
per sè. Dunque l' anima non può esser fatta dal corpo. Ma  per  condurre la cosa all' evidenza e rimuovere ogni dubbio
questione era proposta. Dimandavasi: se le anime nascano  per  propagazione come i corpi e vengano da quell' una che nel
che comincia da Sant' Agostino, indottovi a trattarne  per  cercare un modo di spiegare la propagazione del peccato
sua sentenza fermò ogni altra investigazione e fu tenuta  per  indubitabile almeno sette secoli. E il terzo, a cui diedero
i corpi (1). E dopo tanta autorità ognuno tenne la cosa  per  definita: senza però badare che S. Tommaso non condannò la
punto di ostacolo, dopo che si è conosciuta la divisibilità  per  poco indefinita della materia e la sottigliezza a cui ella
la preesistenza dei germi, tuttavia questi non sono già  per  noi dei piccoli animaletti, nè molto meno degli omicciuoli,
ma de' puri germi, i quali diventano poi animali da sè  per  la generazione. Se non che noi abbiamo dato di questa una
noi abbiamo veduto che questo sentimento in ogni animale ha  per  materia il continuo, il quale non ha parti, e però tanti
la divisione del continuo ha fatto nascere due sentimenti  per  sè sussistenti, i quali, considerati come senzienti, sono
negli animali più imperfetti come i polipi, i quali  per  diventare di un animale solo due o più, basta segarli con
solo ciascuna ha in sè un cotale equilibrio di forze  per  le quali si può conservare nello stato suo e non perdere
non fa se non dare al germe quell' attività e forza vitale,  per  la quale, anche staccato nel debito modo dalla madre, possa
da principio, si costituiscono poi naturalmente quasi sarei  per  dire in uomini. Egli è difficile conciliare molti passi
« inspiravit in faciem eius spiraculum vitae », è la sola,  per  quanto io ne capisco, che possa render chiara e
ragione di una maniera di dire così sublime. Perocchè se  per  quello spiracolo della vita (3), s' intende l' ente
l' intelligenza« (4) ». All' incontro quelli che intendono  per  lo spiracolo della vita l' anima umana in quanto è
uno spiro di Dio: l' anima non è l' ente ma il vede, e  per  questo ella è così sublime, per questa sua congiunzione con
non è l' ente ma il vede, e per questo ella è così sublime,  per  questa sua congiunzione con un elemento divino, e
al contenuto, son date a lei delle divine attribuzioni.  Per  questa S. Giustino nel dialogo con Trifone chiama l' anima
quella di S. Metodio che dice « il seme umano contenere,  per  così dire, una parte divina di potenza creatrice« (7) ».
sia condannata nel carcere di un corpo corrotto e astretta  per  necessità e violenza di esso corpo a rendersi fino dal
peccatrice. Io so bene che si suole assottigliarsi  per  dare una plausibile risposta a tanta difficoltà: ma so
non fece se non lasciare che essa natura si moltiplicasse  per  se stessa. Perocchè supponendo che in quel primo atto Iddio
supponendo che in quel primo atto Iddio avesse posto,  per  così dire, visibilmente innanzi alla umana natura l' ente,
da sè l' ente, onde attinge l' intelligenza e nasce  per  tal modo l' anima intellettiva. Si consideri ancora che
vera la nostra sentenza, prende sua forza quella ragione  per  la quale S. Tommaso risponde alla difficoltà, come l' anima
l' anima venendo non dall' uomo, ma da Dio, ricever possa  per  eredità il peccato originale. Perocchè la sua risposta è
di questa natura. Or dunque sarebbe egli vero che  per  virtù del seme si traduca l' umana natura, non traducendosi
un senso verissimo il dire che la natura umana si traduce  per  virtù dell' umana semente. Si consideri ancora come solo
la verità di quel celebre passo di San Paolo: « Eravamo  PER  NATURA figliuoli d' ira« (1) ». Perocchè la nostra natura,
NATURA figliuoli d' ira« (1) ». Perocchè la nostra natura,  per  dirlo di nuovo, è composta di corpo e di anima, e questa ne
Or come, in senso proprio e stretto, potrebbesi dire che  per  la nostra stessa natura (2) fossimo figliuoli d' ira, se l'
di sua natura creata pura e monda e solo rimane viziata non  per  la sua origine divina, ma pel corpo nel quale s' introduce
stretto senso della parola che noi siamo figliuoli d' ira  per  natura, cioè per lo stesso nostro nascimento (3), per le
parola che noi siamo figliuoli d' ira per natura, cioè  per  lo stesso nostro nascimento (3), per le leggi che
ira per natura, cioè per lo stesso nostro nascimento (3),  per  le leggi che presiedono al contemporaneo nascimento del
da peccato dice: « Che il peccato entrò in questo mondo  per  un solo uomo - NEL QUALE tutti hanno peccato (4) ». E il
il padre dell' uman genere e i suoi discendenti siffatta,  per  la quale possa passare il peccato dall' uno negli altri.
una mano sia colpevole o che una mano si punisca; ma solo  per  un cotal modo traslato: e la imputazione che si fa ai
imputazione morale, ma solo una cotal imputazione legale  per  la quale sono involti in una pena che, considerata
o non è pena, ma disgrazia, come una famiglia incendiata  per  negligenza di un membro che appiccò il fuoco alla casa; o
un membro che appiccò il fuoco alla casa; o se ella si dà  per  pena, è pena ingiusta. Vi ha dunque bensì fra i discendenti
dottrina anzi insegna che Cristo ne fu immune: e ciò non  per  alcun privilegio, ma sì bene perchè egli non fu concepito
alcun privilegio, ma sì bene perchè egli non fu concepito  per  opera umana, ma dello Spirito Santo. Sicchè è intrinseco
è intrinseco nella dottrina cattolica il principio che solo  per  la generazione si trasfonda il peccato e che in questa vi
originale. Questa è intrinseca al sistema cattolico,  per  quanto a noi pare: questa è indicata nei passi delle divine
delle divine Scritture e massime in quelli di S. Paolo: e  per  misteriosa che ella sia, non si può in alcun modo
ed esorta tuttavia Giuliano, contro cui scrive, a tenerlo  per  fede, quantunque per argomento d' intelletto nol vegga (1).
Giuliano, contro cui scrive, a tenerlo per fede, quantunque  per  argomento d' intelletto nol vegga (1). La stessa parola
quando in se stessi ancora non erano (2). E questa origine,  per  mostrare che è la origine generativa del figlio al padre, è
dell' uomo da noi indicata: così che questa sentenza,  per  misteriosa e difficile che possa parere, forma per così
per misteriosa e difficile che possa parere, forma  per  così dire il fondo dell' eloquio biblico. Si consideri, a
volendo dire nel suo gran figliuolo Cristo (5). Egli è  per  questa maniera di vedere il padre propaginato nel figlio,
di Abramo, di Davidde e di Salomone, e questa è la chiave  per  la quale somiglianti profezie si possono letteralmente
(6) ». Ora in che modo nasce la vivificazione di Cristo?  Per  la rigenerazione. E in che modo la morte? Per la
di Cristo? Per la rigenerazione. E in che modo la morte?  Per  la generazione. Or la rigenerazione si fa, come abbiamo
anima vivente; e il secondo in spirito vivificante« (.) ».  Per  la generazione adunque si ha l' anima che dà la vita
generazione adunque si ha l' anima che dà la vita naturale:  per  la rigenerazione si ha lo Spirito Santo che dà la vita
a qual fine un' anima sensitiva, se ella non è fatta se non  per  corrompersi? Forse per apparecchiare il corpo a ricevere l'
se ella non è fatta se non per corrompersi? Forse  per  apparecchiare il corpo a ricevere l' intellettiva? Ma egli
e un corpo privo di anima non ha bisogno di un' anima  per  apparecchiarsi a essere tale. Conciossiacchè corpo privo di
modo avviene essa questa corruzione? Si fa in un istante o  per  successione di tempo? Se per successione di tempo, vi sarà
Si fa in un istante o per successione di tempo? Se  per  successione di tempo, vi sarà dunque nel feto un' anima
di quella forma e qualità di pera bergamotta, poniamo,  per  darle una forma in tutto eguale alla prima nè più nè meno!
e il cangiar di forme che le sostanze fanno, si prendesse  per  un cangiare di camicie. Io non intendo se non un solo
ed è quello appunto che descrive Aristotele medesimo,  per  successive corruzioni e generazioni. Ma il cangiamento
nella sentenza scolastica, della precedente, e nasce non  per  generazione, ma per creazione: oltre che non è possibile
della precedente, e nasce non per generazione, ma  per  creazione: oltre che non è possibile che a lei si
non abbiamo l' anima che abbiamo ricevuto dai nostri padri  per  generazione: non abbiamo nè pure ricevuto da essi l'
che voglio far notare nell' ipotesi scolastica si è, che  per  la infusione dell' anima intellettiva che succede alla
desso, ma è un altro: il perchè i genitori non avrebbero  per  figlio se non il feto fino che ha l' anima sensitiva; ma
piuttosto nella identità delle particelle materiali,  per  soprabbondanza e non per necessità, io chiamerò costui a
delle particelle materiali, per soprabbondanza e non  per  necessità, io chiamerò costui a considerare, che come di
quali sono in un continuo movimento e partono dal medesimo  per  dar luogo a delle nuove. Se non che io giungo fino a
alla fede cattolica essere, che il peccato originale passi  per  generazione e perciò nell' atto della generazione. Io
il fomite che rimane dopo il battesimo inclini al peccato e  per  questa cagione si chiami dall' Apostolo peccato (1),
che vi ha nell' uomo d' intellettivo e di sensitivo; e che  per  ciò i parenti non somministrano che la pura materia bruta e
non abbiamo l' origine da Adamo, ma da Dio, e non possiamo  per  ciò trarre da Adamo alcun peccato, ma tutto al più possiamo
Il che, se così pure avvenisse, non potrebbe succedere che  per  un miracolo; terzo assurdo che contiene la sentenza che
ed ha pur come gli altri la facoltà generativa, solamente  per  un miracolo potrebbe essere la virtù di questa sospesa e
medesima. Si dirà adunque: l' anima sensitiva non sussiste  per  sè, ma solamente unita al corpo, di maniera che, distrutto
non sofferisse alcuna alterazione, il principio senziente  per  sè non cesserebbe mai, e sarebbe immortale. Io non dubito
di ogni carne« (1) ». Or dunque se il principio senziente  per  sè non perisce, ma solo per il termine suo, ossia per la
se il principio senziente per sè non perisce, ma solo  per  il termine suo, ossia per la cosa sentita; che sarà ciò che
per sè non perisce, ma solo per il termine suo, ossia  per  la cosa sentita; che sarà ciò che il possa rendere al tutto
allora il connubio fra il senziente e il sentito è fatto  per  guisa che non può più venir dissipato; e quel principio
gli può venire mai meno. E se questo principio, oltre avere  per  cosa sentita l' ente, abbia per cosa sentita anche la
principio, oltre avere per cosa sentita l' ente, abbia  per  cosa sentita anche la materia corporea, in tal caso esso è
anima non si dissipa nè distrugge, ma rimane sussistente  per  sè, cioè per l' oggetto a cui è aderente e cui sentendo ha
si dissipa nè distrugge, ma rimane sussistente per sè, cioè  per  l' oggetto a cui è aderente e cui sentendo ha sua vita (2).
dei pregi di questi oggetti a cui ella aderisce; e  per  ciò della loro immateriale e eterna consistenza. E ora che
che l' anima umana è intelligente, immateriale, sussistente  per  sè, appunto perchè è congiunta coll' ente, noi abbiamo con
la natura. Che la natura guasta fu comunicata ai posteri  per  generazione. Che nei posteri la natura guasta, aggravando e
morali perverse, le quali vengono comunicate ai figliuoli  per  generazione, sicchè anche i figli rimangono maggiormente
che sembrano conservarsi in certe schiatte e tramandarsi  per  eredità; questi non terrebbe forse cosa contraria alla
. Nel fanciullo la natura è quella che infetta la persona .  Per  natura abbiamo detto intendere il complesso dei costitutivi
la parola« natura« con dire: ciò che si porta nascendo. Or  per  vedere adunque quel principio contenuto nella natura umana
cercare appunto nel nascimento dell' uomo, in ciò che  per  primo egli ha e riceve dall' origine, la causa prossima del
questa sarà quella stessa causa prossima e istrumentale  per  la quale egli vien concepito. Ora la causa istrumentale e
peccato originale, fu la circoncisione; e quelli si avevano  per  soggetti alla morte presso gli Ebrei che non subivano
gli Ebrei che non subivano questa ceremonia, indicandosi  per  tal modo e il principio del male e la necessità di una
originale una qualità morbosa e pestilente (4). Alcuni  per  questa mala qualità intendono la concupiscenza stessa. Ma
mala qualità intendono la concupiscenza stessa. Ma se  per  concupiscenza s' intende quell' insulto che fa la carne
è questa che assai agevolmente s' intende potersi contrarre  per  via di generazione; come succede di tutti i mali
loro corruzione contagiosa nelle prime radici della vita.  Per  ciò S. Agostino dice che Adamo peccando viziò in sè come in
stimolo questa viene sedotta e tolta dai beni intellettivi  per  bearsi degli animaleschi. Confermano questa dottrina tutte
morbosa e pestifera qualità della carne, che si trasmette  per  generazione e che è la cagione prossima della
tal materia delle conghietture, più volte essermi passato  per  la mente che Iddio potesse aver permesso al demonio di
nella carne e secondo la loro propria natura andate  per  avventura a unirsi colla seminale sostanza, il demonio
e tenerlo come sua conquista e passare egli stesso  per  il mezzo della generazione in tutti i figliuoli di Adamo,
Adamo, travagliandoli appunto principalmente e insultandoli  per  via di carne. Or non sarebbe questo conforme a quel dire
sulla volontà soggettiva e tutta a sè ne tira l' attività,  per  modo che ella rimane distolta e avulsa dai beni
accompagna l' atto della generazione, ove questa si faccia  per  via di esso seme paterno. Le quali due cose mancarono nella
poscia svilupparsi Cristo, passasse di parente in parente  per  tutta la serie de' suoi ascendenti, tuttavia rimanendosi
corpo purissimo di Maria Vergine Immacolata, fu protetto  per  modo, che non venne mai tocco nelle generazioni antecedenti
le sentenze apparentemente diverse intorno alla ragione  per  la quale Cristo naturalmente fu immune da peccato. Perocchè
parli, dandole l' epiteto di concupiscenza seminatrice . E  per  ciò dice di Cristo che quantunque anche egli sia secondo la
l' animale. Ma essendo da Dio congiunto con questo animale  per  ferma legge l' ente percettibile, egli non può essere
questo animale se non a condizione che veda l' ente: e  per  ciò all' operazione generativa, che di natura sua non
al perfetto. Ora comunicandosi il disordine adamatico  per  generazione, di che è che si chiama originale , egli deve
il suo principio nella parte più bassa della umana natura,  per  la quale entrato il disordine si comunicò alle altre. Ma
il male che precede al guasto della personalità non è cosa  per  sè morale, ma fisica e animale, essendo sola la persona la
che prima era fisico e animale, allora la persona comunica  per  così dire l' immoralità propria alle potenze subordinate e
generatrice, e quindi la causa prossima e istrumentale  per  la quale s' insinua nel neonato e vi si eccita il peccato
Chiesa Cattolica (4), si spiega lo spirito di questa, e  per  l' opposto lo spirito da cui è animato il mondo. La Chiesa
il mondo. La Chiesa professa che l' uomo nasce corrotto  per  natura: e quindi il figliuolo della Chiesa riceve da questa
quanto la dottrina del peccato originale: egli fa di tutto  per  ritorcere gli occhi da questa profonda piaga dell' umanità,
volentieri: l' uomo nascere uomo, ovvero le indoli formarsi  per  la educazione senza più. Dell' ignoranza pertanto, in cui
e ridenti colori, ma, ohimè! purtroppo menzogneri, e simili  per  avventura a quelli che facevano si bello e desiderabile il
da essa il fomento d' ogni peccato. [...OMISSIS...] .  Per  questa dottrina che possiede la Chiesa, avviene che il suo
là dove dice: [...OMISSIS...] . Or questa è nuova cagione  per  la quale il mondo non riceve o rifiuta di considerare la
suo stato. Or la morale deve esser acconcia al soggetto  per  il quale ella è fatta: e però un fatto che modifichi l'
tanto più lo ha negletto che esso è un fatto soprannaturale  per  così dire, cioè a dire un fatto che si lega con un ordine
con una primitiva e immediata comunicazione col Creatore; e  per  la stessa ragione questo fatto fu di sua natura proprietà
Di più la morale teologica mettendo tutta la forza,  per  la quale divien possibile all' uomo di resistere contro
nell' orazione e nei sacramenti della Chiesa. Ed egli è  per  queste vie, di domare la carne colla penitenza e colla
a lumeggiare meglio con esse una osservazione altrove  per  me fatta, cioè che la divina rivelazione, ossia quel
l' opera degli uomini una dottrina che gli uomini, i quali  per  molti secoli l' hanno insegnata, confessano inesplicabile e
dei secoli acquista sempre più luce: una dottrina che  per  quantunque nuove verità naturali si scoprano, ella non si
non vi era nulla che fosse più noto del peccato originale  per  la predicazione della Chiesa, così non vi aveva nulla che
terribile dogma del peccato originale che essi credono  per  fede, dovrebbe fare a lei appo loro buona raccomandazione e
a coloro i quali discredono la cristiana religione e  per  troppo forte nodo hanno il peccato originale, essa dovrebbe
abbiamo provato con ragioni naturali e che costituiscono  per  così dire la teoria filosofica dell' uomo, cioè: 1. Che si
e delle idee di cui l' uomo non ha nessuna avvertenza  per  molto tempo, acquistandola poi mediante l' uso della sua
che il cagionò, cioè colla volontà di Adamo (1). Egli è  per  ciò che con molta assennattezza, per nostro avviso,
di Adamo (1). Egli è per ciò che con molta assennattezza,  per  nostro avviso, Vincenzo Palmieri in un suo libro scrisse
senza fornirli di loro ragioni e spiegazioni: il ciò farsi  per  molti secoli e il venir solo in ultimo col progresso delle
a quel modo che egli risulta dai principi filosofici  per  noi dimostrati, non ci rende egli manifesto come la
cosa che il renda quasi di due viste diverse, e simile,  per  così dire, ad un colore cangiante che si mostra mutato al
sia che più terribile quando questo combatte, quasi direi,  per  disperazione; e che la divina provvidenza permetta le più
e si ristringe con avvolgimenti e ritorte infinite  per  essere con essa conservata: ed è sola la provvidenza quella
umane, ma sulla sola virtù della sua divina parola. Egli è  per  questo che non mai sì bella e sì fresca si mostra la sposa
si è prefisso un fine così vasto, così completo che  per  ottenerlo avea bisogno appunto anche di quelli stessi
vederlo felice nè pure nell' esterna sua vita: la quiete è  per  lui un tormento, come è all' odio un tormento la felicità!
qual furore mena uomini che hanno abbandonato la religione  per  una via angustiosa a trovare tutto quel castigo che essi si
Ed egli fu il gran numero di cotesti, male istruiti e  per  ignoranza traviati figliuoli della Chiesa, che ingrossò le
nostri nemici, ed esse ci apparvero sì formidabili: quelli  per  altro ignoranti insieme ed ingannati non hanno giammai
divini; questa verità che risplendette sull' uman genere  per  lo spazio di diciotto secoli sempre facendo progressi
allentare il fatale suo corso; questa verità che si mescolò  per  così dire colla coscienza stessa dell' uomo, che divenne
eternità; sarà essa subitamente spenta nell' uman genere  per  l' opera infernale di pochi lustri tenebrosi? E no; ch'
fatto che togliere le sue imagini esteriori ond' abbelliva,  per  così esprimermi, la superficie dell' umanità, e rendeva
della speranza tanti infelici? E quelli che rimanevano  per  tanto tempo da lei divisi, e che avevano da' loro stessi
come fanciullo piangente smarrito in una immensa foresta  per  essersi allontanato dalla sua madre. E che conforto di
i pregiudizi e quasi non fossero mai stati al contatto  per  così dire de' loro simili sembrano abitatori di regioni più
sciagure, e fargli acquistare un aspetto meno odioso,  per  così dire, agli occhi dell' Onnipotente: è l' educazione
tali ostacoli, che fanno assai ben conoscere come  per  ottenere alcun fine non basta averlo semplicemente
imprevedute rende inutile, o dannoso fors' anche  per  gli effetti accessorii che produce sull' uomo, ciò che
essere ed è, considerato solo l' effetto suo principale, o  per  dir meglio l' effetto preso direttamente di mira dalla
debbono produrre nell' animo smarrimento; nè l' istituzione  per  questo debbesi riprovare, o traviar dal diritto suo fine.
unità che pure fa un passo innanzi e ci porta sulla strada  per  eseguir quella prima; conciossiachè questa dimostra il modo
e mentre tutti credono d' ottenerlo nessuno l' arriva  per  freddezza, o per poco savio ardore di conseguirlo il
credono d' ottenerlo nessuno l' arriva per freddezza, o  per  poco savio ardore di conseguirlo il trapassa. Egli è per
o per poco savio ardore di conseguirlo il trapassa. Egli è  per  questa funesta esperienza, la quale dimostra come gli
che trovano i primi, talor anche malamente concepiti, cui  per  rispetto al fine a che intendono s' assuefanno a riguardare
si vorrebbe opportuna, tutti gli altri vantaggi umani, che  per  la povertà appunto di que' mezzi, vengono irragionevolmente
men disgustosa, e può sciogliere gl' ingegni a deliziarsi  per  i giardini vastissimi della verità, nel tempo stesso che s'
debb' essere religiosa l' educazione, ma debb' essere,  per  dir così, unicamente religiosa . L' unità della educazione
idee che travalicano ogni materiale ristringimento, spira  per  così dire l' anima nelle dottrine, v' infonde l' ordine ,
con tre parole, Pietà, Bontà, Giustizia: le quali parole  per  ripeterle ch' egli faceva dovevano suggellarsi, e quasi
superbia, è l' opinione, che basti sapere la massima  per  eseguirla, e ove l' hai detta se la ripeti e la inculchi,
unità nelle potenze che debbon tutte venir penetrate,  per  così dire, ed attuate dalle apprese dottrine o sia unità
che imitazione del modo col quale Dio alleva gli uomini  per  la pietà, ovvero una applicazione, o (mi si conceda dire)
smozzicata e imperfetta. E avviene questo appunto  per  la natura di quell' unico fine che propone all' uomo l'
potente, da cui quanto vive succhia, quasi direi, tutto ciò  per  cui vive; egli è quell' essere così assoluto, onde ogni
avere esistenza se non in quanto a quel primo assomiglia:  per  lui solo finalmente esiste il tutto, a lui tende il tutto,
intera, e il male da qualunque minimo difetto. E ciò posto,  per  vedere alcun bene nell' uomo, come sarebbero alcune buone
ma considera se tutte queste separate qualità e pregi sieno  per  modo tale ordinati nell' uomo che a lui veracemente
e a quella mutua azione, che comunicata e unita insieme  per  un certo temperamento e ordine nel quale ad un tempo tutto
piccolezza di vedere sempre finisce e si chiude, nasce  per  fermo (chi considera l' origine della cosa) dal disordine
ad alcuno oggetto particolare si fa cieco a tutti altri non  per  meno di naturale vigorìa d' intendimento, ma per iscemo di
altri non per meno di naturale vigorìa d' intendimento, ma  per  iscemo di attenzione. Di che agevolmente si spiega come gli
insieme appaiono pieni d' ignoranza. Nè con questo vengono  per  noi condannati gli affetti: ma come abbiamo distinta la
particolari, quasi a caso poscia trapassano e trabalzano,  per  così dire, sopra altri qui e qua confusamente: laddove gli
io ora le piglio, sono più possenti di lui: sicchè egli  per  necessità dipende da esse, come esse non dipendono da lui.
sta a vedere quale sia l' ordine delle cose fuori di noi  per  aggiustare a quelle le menti e gli animi, di cui si studia
d' istruzione riceve da essa il suo vero indirizzamento: e  per  essa s' impone al savio educatore, che fino da' primissimi
nella propria rovina tutta la natura; giacchè debb' essere  per  quella terribil sentenza tolto, distrutto, annullato tutto
Dio nella natura di Adamo, e in tutto quello che era fatto  per  essa. L' esecuzione della inevitabile sentenza è tuttavia
perfetta natura del comun padre che veniva loro comunicata  per  mezzo della naturale generazione; così nel nuovo, un uomo
un uomo che non aveva ricevuto la natura corrotta di Adamo  per  mezzo della generazione ond' essa si propaga, ma che aveva
ond' essa si propaga, ma che aveva ricevuto questa natura  per  mezzo di una nuova formazione, opera immediata dello
di tutti quegli uomini che verrebbero da lui propaginati  per  una generazione intatta dalla carne e dal sangue, ma tutta
sapienza di Dio, congiunto in una persona colla divinità.  Per  cui potè dire, alludendo al suo nascimento non fatto
conseguire la perfezione della nostra natura, se non  per  via della generazione naturale di Adamo, così nell' ordine
altro principio, il quale contiene il modo o il mezzo,  per  cui quanto propone quel primo si consegua, cioè per cui
mezzo, per cui quanto propone quel primo si consegua, cioè  per  cui quasi direi cadano sopra il nostro spirito i raggi
NUOVO DELLA GRAZIA, CIOE` INCORPORATI A GESU` CRISTO.  Per  le quali cose s' adagia quaggiù la pietà della Religione sì
le quali cose s' adagia quaggiù la pietà della Religione sì  per  l' unico necessario , a tutti aperto, che stabilisce; come
l' unico necessario , a tutti aperto, che stabilisce; come  per  l' unico modo di conseguirlo a tutti egualmente comune,
soggezione e avviamento a quel solo fine di tutte le cose,  per  quell' unico mezzo. E lo stesso disporle sotto di lui e per
per quell' unico mezzo. E lo stesso disporle sotto di lui e  per  lui, c' insegna che è un onorarlo, e adorarlo, e invocarlo.
indirizzate. Nelle quali parti della vita dell' uomo  per  questo medesimo apparisce, che la Religione distingue
che la Religione distingue quello che è necessario  per  l' acconcio mantenimento di questa vita, da quello che non
TANTO QUANTO ABBISOGNA LA PROPRIA DEBOLEZZA E IMPERFEZIONE  PER  ANDARSENE A DIO, E QUANTO PUO` GIOVARE ALLA INFERMITA`
essere rivolto in bene: mentre il solo uso di quelle cose  per  la loro naturale acconcezza a dilettarci è un indugio alla
e genera una infinita attività e una infaticabile energia  per  soccorrere collo studio e colla pratica delle medesime alla
mondo propone così superficialmente, e o senza ragione, o  per  la sola ragione del suo ammorbato istinto. Ecco radici
viene a farle crescere senza radici, e senza suolo fermo,  per  così dire, ove si abbarbichino, e posino: di che a lungo
quell' Ateniese che dannò Aristide coll' ostracismo  per  la noia d' udirlo sempre appellato giusto. E che questo
semplicissimo precetto della carità, che forma l' anima,  per  così dire, di tutto il Cristianesimo, sieno già indicate e
e considerata sola è subbietto di divisione. Nè io sono qui  per  contendere a cotestoro quel vanto, che fatto da uno di
attaccando l' affetto loro, promuove l' uso di queste cose  per  il bene della presente vita (2). Pur troppo i figliuoli di
all' evidenza, non mi sembra in vero spregevole dimanda  per  l' amico degli uomini quella, se sia più utile sapere molte
assennato non dubiterà che il valore della scienza  per  l' umana felicità sia riposto maggiormente nell' essere
che nell' essere molte. Ciò non ostante concediamo che  per  quel limite che ha ricevuto dalla propria natura il nostro
mirabilmente in tutte le arti risguardanti la materia  per  la divisibile natura di questa, ma che è al tutto opposta
a struggere quell' arti medesime, di cui si vantano autori  per  non so quale contrasto delle medesime arti e degli stessi
i variati studi delle arti materiali, dando all' uomo  per  istimolo acutissimo a tali industrie la vicendevole Carità.
e potentissima passione della carità le forze umane, e  per  essa creando nell' uomo un altro uomo maggiore del primo. E
tutte le scienze e le arti, anche quelle ch' hanno  per  iscopo gli onesti godimenti di questa terra, non è però ch'
fanno l' opera loro in parti, e senza disegno fisso danno,  per  così dire, de' tratti e delle pennellate e conducono quasi
società. Può essere messo in questione, come fu messo  per  molti, se l' educazione pubblica si debba anteporre alla
Queste quattro qualità e disposizioni dell' uomo hanno dato  per  mio avviso origine a quattro sistemi di educazione: a cui
direttamente si rivolgono, sono i seguenti. Alcuni posero  per  ottima certa educazione che essi chiamarono cosmopolitica ,
che essi chiamarono cosmopolitica , la quale mette  per  base l' uomo cittadino di tutto il mondo: bella sentenza,
sì il salvatico Rousseau che il molle Elvezio: i quali  per  due opposte vie cozzano e s' infrangono allo scoglio
in quattro parti (delle quali nessuna venga intralasciata  per  cieco partito ed esclusivo amore all' una od all' altra di
uscire dall' officina, ed essere posta nel decoroso luogo  per  cui era stata con tanta industria fusa o scolpita. E ben
o privata, che unisca le due seconde. La privata in vero,  per  quanto è detto, non può nè debbe essere uniforme; e a buon
di doti. E non è questa, generalmente parlando, la ragione  per  cui tanto si pena a trovare dei buoni testi scolastici che
scolastici che servano a' maestri non meno che a' discepoli  per  guida delle lezioni? E` egli per amore soverchio di
non meno che a' discepoli per guida delle lezioni? E` egli  per  amore soverchio di risparmio questa scarsezza de' buoni
sono universalmente nutriti gli studi ne' nostri tempi. E`  per  mala intenzione de' reggitori? Di ciò non può cadere
sarà maraviglia, anzi necessità, che coteste opere formate  per  la gioventù riescano se vuoi diligentissime sì nella
la scelta può e debb' essere apposta non al migliore  per  lo scopo, ma a colui che per gli accidenti migliore
essere apposta non al migliore per lo scopo, ma a colui che  per  gli accidenti migliore apparisce. Laddove scegliendo tal
fanciulli: essere più adattato al componimento d' un libro  per  la gioventù un ingegno mediocre, più giudizioso che
perito nella pratica della pedagogia, che nella teorica:  per  mancanza appunto di queste qualità patirsi generalmente
quella dei nostri costumi sarebbe la legge della facilità,  per  la quale si rigetta ad un tempo la virtù, perchè non tanto
dello spirito generale del secolo in cui viviamo?  Per  altro non cerco di oscurare la questione; anzi di
se non dopo uno studio lento e faticoso. Nè voglio  per  questo che si aggravino più del necessario le menti de'
più del necessario le menti de' fanciulli; ma sì, che  per  soverchia delicatezza e amore di questa seconda specie di
che nulla abbiano di profondo e che la loro natura sia  per  così dire di essere superficiali: tali sono le cose esterne
necessariamente, ed ha in sè dell' oscurità non solo  per  un giovanetto, ma per un adulto ancora e per un sapiente.
ed ha in sè dell' oscurità non solo per un giovanetto, ma  per  un adulto ancora e per un sapiente. Dio non ha educato il
non solo per un giovanetto, ma per un adulto ancora e  per  un sapiente. Dio non ha educato il genere umano al sublime
madri di luce; che si fanno alimento alla intelligenza  per  la stessa loro oscurità, la quale viene cangiandosi in luce
che cosa si richieda sopra ciò a formare un buon libro  per  i fanciulli. Ora io dico che a questo conviene bensì l'
e foggie di pensare loro proprie e quasi ammanierate:  per  cui quanto l' uomo sarà più ristretto nel suo pensare,
variatissimi non alla foggia che più loro conviene, o  per  dir meglio a quella quasi larga e vantaggiata forma del
molto presumente di se stesso, o molto bene altrui veduto  per  dolcezza di parole e di atti, si fa manifesto da quelle
quando la leggerezza e la facilità nel proporre libri  per  la gioventù è conseguente al sistema contrario. Questo
oltre trascorrere su tutte le cose con grande agilità  per  la naturale presunzione che alleggerisce le menti,
un disegno generale. Ed allorchè qualunque membro, ancorchè  per  se stesso picciolo, si considera in questo raggiungimento
altri dispendii, non gravi a dir vero, ma pel loro numero e  per  la loro continuità più dannosi a mio credere alla economia,
della comune verità? Nè solo ciò debbe avvenire quando,  per  avventura, si stia troppo aderenti al voto della persona
al voto della persona incaricata di questi affari, che  per  quanto sia rispettabile è sempre una; ma ben ancora per
che per quanto sia rispettabile è sempre una; ma ben ancora  per  quel difetto così solito fra gli uomini, che corrono a
degl' inferiori. E oltre essere nobile, utile, dignitoso e  per  avventura anche economico, questo collegio di uomini che la
questo collegio di uomini che la voce pubblica ha segnati  per  veri dotti, congiungerebbe un politico vantaggio
dotti, congiungerebbe un politico vantaggio notabilissimo.  Per  esso collegio verrebbero i membri che lo compongono
perchè non sanno elevarsi, ma di quelli che s' abbassano  per  condurre od avvicinare i minori alla propria altezza. La
assemblea, a cui sia commessa la composizione de' testi  per  le pubbliche scuole, sarebbe vana se non vi s' aggiungesse
sola che ne concepisca il generale disegno, e ne getti  per  così dire l' abbozzo. Tale piano debb' essere un'
e la contempla col pensiero, e l' affissa, e la fura  per  così dire al secreto suo spirito, e la mette in parole.
divina Provvidenza stessa, la quale potrebbe mandarlo, e  per  la negligenza degli uomini, egli rimanersi oscuro e
al giovanetto ». La seconda proposizione o regola generale  per  la formazione dell' opera di cui parliamo potrebb' essere
essendo posto tal fondamento da' legislatori, egli debbe  per  quanto è possibile venirlosi formando da se medesimo.
la seconda cosa è proposta negli studi della Università.  Per  formare compiutamente l' uomo, primo atto dell' educazione,
lui di sapere, perchè possa essere bastevolmente formato. E  per  ciò stesso non si vogliono trascurati gli aiuti a queste
cognizioni. All' incontro nella educazione data all' uomo  per  lo migliore della società, secondo atto dell' educazione,
perchè ciascuna di queste arti frutti bene ai molti  per  cui è posta, ella vuole essere innestata sopra l' uomo già
essere innestata sopra l' uomo già ben formato e compiuto  per  se medesimo. Il che recide un nuovo sofisma di certi
Le quali dottrine tutte possono entrare nell' uomo, quasi  per  diversi aditi, per le diverse sue facoltà. Laonde seguendo
tutte possono entrare nell' uomo, quasi per diversi aditi,  per  le diverse sue facoltà. Laonde seguendo i passi della
cede a noi, e della temerità nostra, se cozziamo con essa,  per  molti mali si vendica e ci castiga. Noi adunque seguaci
Imaginazione, dell' Intelletto, non sono altro che i mezzi,  per  cui formiamo il cuore dell' uomo, che è quanto dir tutto l'
che di formare il cuore dell' uomo, ma nella Grammatica  per  mezzo della Memoria, nella Rettorica per mezzo dell'
nella Grammatica per mezzo della Memoria, nella Rettorica  per  mezzo dell' Imaginazione, nella Filosofia per mezzo dell'
Rettorica per mezzo dell' Imaginazione, nella Filosofia  per  mezzo dell' Intelletto. E venendo a partire più
la prima parte di questi studi, che nominai Grammatica,  per  non usare vocaboli insoliti, ma con cui voglio intendere
e non soverchiamente difficili, se se n' allevia lo studio  per  questa lor parentela, non messa ancor bastantemente a
a profitto nell' istruzione; e 2 le stesse cognizioni.  Per  la lingua italiana facciam pure assai conto di quel sapore
da Firenze più difficilmente a gran pezza conseguiamo  per  arte; venendo a loro tal dono non so dir io se più dall'
di liberale natura. E mi piacerà che sia fatto uso altresì,  per  dettare al fanciullo, di qualche raccolta di frasi sì della
pe' naturali tragetti dell' uno nell' altro pensiero.  Per  la lingua greca, non solo giova quel metodo che vi ha
alle cognizioni, colle cognizioni stesse, oltre nascere  per  quel general vincolo del loro fine che vorrà esser fatto
esser fatto conoscere al giovanetto, si stringerà vie più  per  tutte quelle sentenze e que' tratti che si fanno tradurre,
tutte quelle sentenze e que' tratti che si fanno tradurre,  per  esercizio, da una in altra lingua: i quali vogliono esser
scritture non composte pel solo uso de' fanciulli, ma  per  la stessa educazione dell' uman genere, la cui vita si
de' dogmi, che dalla santità dei morali precetti.  Per  la Filosofia fosse la parte quarta, e trattasse della
fondato in soli due uomini Adamo e Gesù Cristo, e rivolto  per  un mezzo divino a riparare alla corruzione della primitiva
sulla sua distruzione una natura nuova vincente la prima  per  infinito numero di maravigliose magnificenze. Nella
vera , presentandola col corredo delle sue prove, non tanto  per  gli studiosi che nutriti alla fede ne sentono nel fondo
la verità, e splende in loro il lume di Dio, quanto  per  munirli contro agli sgraziati aggressori di lei: e i due
nostro catechismo; e foggiar la seconda sulle « Istruzioni  per  la gioventù » del sig. Gobinet; la terza sul « Genio del
tali libri, ancorchè eccellenti, a pieno non soddisfaranno  per  più ragioni, e fra queste perchè non sono composti sopra
Storia della Letteratura. Il primo di questi potrà giovare  per  la Grammatica; il secondo e il terzo per la Rettorica; e il
potrà giovare per la Grammatica; il secondo e il terzo  per  la Rettorica; e il quarto per la Filosofia. Nella Storia
il secondo e il terzo per la Rettorica; e il quarto  per  la Filosofia. Nella Storia Universale vi potrebbe avere una
de' suoi eletti (1); e questa che si lega colla prima sia  per  la terza scuola. Nella terza parte di Storia che serve per
per la terza scuola. Nella terza parte di Storia che serve  per  la quarta scuola del Ginnasio sieno dipinte le successioni
giudizio delle diverse opinioni, e dare in mano il filo  per  non ismarrire nell' infinito labirinto delle umane
ond' è circondata. Ed io credo esser questa una ragione  per  cui decadano le più fiorenti scuole della filosofia quando
è la storia della scolastica: i suoi principii stagnarono  per  così dire nelle memorie, e tosto imputridirono. La sola
conduce, non già trasportandovelo d' un tratto, e quasi  per  aria, senza ch' egli tocchi nè veda il sentiero onde altri
questa è disposta a ricevere le verità, sebbene non veda  per  che lato si possa alle stesse venire; l' ingegno all'
gran salto, ed ha bisogno di andarci, passo passo facendo.  Per  la qual cosa nè la Storia, nè la Filosofia sola dà una
e perchè ottengano il loro fine debbono essere fatte l' una  per  l' altra. Senza la Filosofia la Storia è cieca, e fassi un
di egual leggerezza, senza che vi si distingua giammai  per  entro la verità dall' errore, e che si possa l' una
quali gli uomini non sono mai giunti se non trapassando  per  le verità intermedie, e spesso per tutto lo smisurato campo
se non trapassando per le verità intermedie, e spesso  per  tutto lo smisurato campo degli errori e dei sogni. La
alla comune felicità. E in tutta questa storia dovrà essere  per  bel modo inserita la Cronologia e la Geografia antica e
due lumi della storia di loro carte e tavole, nelle quali  per  amena maniera si faccia viaggiare e trascorrere il
bensì prima nella Geometria, non operando l' ingegno umano  per  salto, come per salto non opera nessuna cosa nella natura;
Geometria, non operando l' ingegno umano per salto, come  per  salto non opera nessuna cosa nella natura; ed essendo la
e tentando la imitazione di que' Maestri di bello scrivere  per  componimenti italiani, latini e greci con versi e prose.
guasta le scuole di umane lettere; vizio che quasi passato  per  eredità e suggellato dalla lunga consuetudine si fece fors'
commuovere ad ammirazione, e quasi trarre fuori di sè  per  istupore, dimostrando l' apice dell' arte umana, ed un'
queste cose venivano dimostrate ad uomini quasi frenetici  per  bisogno d' intendere e di sentire, ma tanto in giù caduti
che arridesse speranza di toccar sì alte cime di perfezione  per  opere d' ingegno e di favella, conveniva muovere i passi a
alle loro imaginazioni quello, che vedevano in fatto:  per  il che dovevano imaginarsi che quelle scritture fossero
tempo del risorgimento delle lettere universalmente si vide  per  la sapienza greca e latina, e per la greca e latina
universalmente si vide per la sapienza greca e latina, e  per  la greca e latina letteratura; e il riferir quelle sentenze
materiale impressione stampata da' padri e tramandata  per  generazione ne' figliuoli? No, non si purga mai nell' uomo
irreconciliabili, i quali si giacciono in quello non  per  formare giammai alcuna unità, ma come due germi consegnati
d' altra parte a torre all' Egitto le sue ricchezze  per  arricchirne la casa di Dio; cioè a creare una nuova
dell' umanità stessa; e come l' umanità si rinnovellava  per  l' Evangelio, così doveva per esso rinnovellarsi la
l' umanità si rinnovellava per l' Evangelio, così doveva  per  esso rinnovellarsi la letteratura che n' esprimeva la
i suoi aggravati e profondamente intenebrati pensieri.  Per  questo forse dopo avere san Carlo Borromeo cercato di
al suo confronto risplendesse maggiormente ciò che è,  per  potenza dell' Evangelio. E quest' ultima ragione non
l' uomo soggiaccia a quella legge intrinseca a sua natura,  per  la quale solo mediante i confronti egli può conoscere le
ci diedero molti classici latini saviamente acconciati  per  l' istruzion giovanile; nel che tuttavia rimane ancora un
utilmente assaggiare: nella Filosofia dove si fa più maturo  per  ingegno gli si apre innanzi nella Storia della letteratura,
specialmente della Filosofia, tutto il campo o il giardino,  per  dir così, delle lettere; e nella Università finalmente gli
sostegno, anzi la loro generatrice. Da essa debbono quelle,  per  così dire, apprendere la favella, giacchè sino che gli
questa pacificazione fra due scienze che sono fatte l' una  per  l' altra, sembra che sia tratta in luce la combattuta
insieme ciò che sa ciascuno, ciò che ciascuno seppe,  per  farne un pubblico e ben assicurato tesoro; terminando
molesta proprietà esclusiva d' una scienza individuale,  per  la quale l' individuo aspira a nulla meno che alla tirannia
è rispondendo a queste interrogazioni che si scuopre la via  per  la quale verrà tempo che il filosofico ed il teologico
da capo a piedi, spurgando però innanzi quei luoghi che  per  mollezza o pravità di massima non sono da leggere a'
modo, e ti spregiano quello stesso concetto, che collocato  per  filo e per segno dentro a certo loculo da loro fissato ti
spregiano quello stesso concetto, che collocato per filo e  per  segno dentro a certo loculo da loro fissato ti lodavano a
di potere padroneggiare l' idea, e volgerla a piacimento: e  per  questa facilità di riconoscere l' idea stessa da qualunque
di trovare ed amare egualmente l' idea in qualunque veste,  per  così dire, s' avvolga, o a qualunque genere d' altre idee
nasce quella che io chiamo scienza delle convenienze;  per  cui quasi con tatto finissimo si sente in tutte le cose
e perciò s' accontentano ed appagano assai sovente  per  l' osservanza d' alcune cose minute, pel rispetto d' alcune
al tutto questa virtù del soave andamento dello stile: e  per  essa meritò bene della nazione Giuseppe Taverna per le «
e per essa meritò bene della nazione Giuseppe Taverna  per  le « Letture de' Fanciulli » e per quegli « Idillii », ne'
nazione Giuseppe Taverna per le « Letture de' Fanciulli » e  per  quegli « Idillii », ne' quali con lentezza di dolce
suo grande agio e diletto. Laddove lo stile rapido e focoso  per  l' incalzamento e quasi contrasto delle idee porta nell'
Nel che ognuno sa quello che fu sottilmente scritto  per  tanti savi, sicchè è vano su di questo più oltre ragionare.
le buone massime pronunciate, che frequente non sia  per  l' opera stessa degli educatori l' esercizio delle cattive
dell' allievo, difficile il farle eseguire. Perchè se  per  intonarle basta a lui il conoscerle, perchè riesca a farle
altri studi, e delle altre occupazioni disposte bellamente  per  la giornata, la seguano come ancelle ubbidienti e fedeli:
ordine della vita laborioso e pieno, fedelmente custodito  per  lungo tratto di tempo, ordina altresì tutto l' uomo, l'
reca la sì utile calma e tranquillità dello spirito. Ma  per  quello che riguarda la pietà mi rimetto a ciò che ho
inaspettate, così vantaggiose sotto tutti gli aspetti, che  per  trovarne di migliori invano si logorerebbe il cervello in
che il Governo lo dimentichi, ovvero accetta facilmente  per  buone tutte le scuse che gli siano date della dimenticanza,
di tutte è certamente quella della giustizia, e anche  per  questa cagione crediamo utile di determinare colle norme
difficile, quando si viene all' applicazione, non tanto  per  se stessa, quanto a cagione de' sofismi, ne' quali ella fu
modo d' insegnare: non c' è un diritto d' insegnare, quando  per  poter insegnare si dovesse disturbare altri che attualmente
attualmente insegnano, o si esercitasse qualche violenza  per  avere dei discepoli, il che sarebbe una lesione del diritto
ammettere che il naturale diritto d' insegnare abbia  per  condizione, che ciò che s' insegna sia onesto. Coll'
Da queste due specie di libertà bastarde è da tener conto,  per  non confondere i nostri pensieri. A queste condizioni il
francese nello stesso tempo che distrusse molti abusi, ebbe  per  effetto di recare il dispotismo de' Governi civili al più
libertà d' insegnamento. In questo modo i Governi istituiti  per  la tutela dei diritti di tutti gli uomini, diritti che
dei diritti di tutti gli uomini, diritti che preesistono  per  natura e per ragione all' istituzione dei civili Governi,
di tutti gli uomini, diritti che preesistono per natura e  per  ragione all' istituzione dei civili Governi, divennero i
una lotta violenta e incerta, s' ottiene con eccesso: ed è  per  questo che la società civile oscilla tra un eccesso e l'
che le appartiene, s' avrà ottenuta una conciliazione, e  per  questa parte cesserà la società di essere agitata. Le
insegnare la dottrina del Salvatore, o di dare la missione  per  questo insegnamento, quantunque costui fosse un potente
che viene tramandata di mano in mano, sia oralmente, sia  per  mezzo di scritti, i principali dei quali sono quelli che
Spirito Santo, e il dono dell' inerranza, riconosciuti  per  tali dalla Chiesa Cattolica, e raccolti in una Collezione
vedano di buon occhio, che egli si prevalga dei sacerdoti  per  un così utile ufficio, e tali Governi sono sicuri di
indisciplinati, scorretti e ribelli ai loro Vescovi: se  per  un bastardume di liberalismo distribuisca i posti più
usurparsi l' autorità vescovile, alla qual sola appartiene  per  diritto divino l' istruzione religiosa e la cura delle
come Clero, ma reclameranno i sacerdoti come uomini  per  l' offesa libertà naturale. Al prudente e conscienzioso
di quelli che hanno il diritto di scegliere i maestri, sia  per  sè, sia per altri (e vedremo in appresso chi siano cotesti)
hanno il diritto di scegliere i maestri, sia per sè, sia  per  altri (e vedremo in appresso chi siano cotesti) appartiene
è scienza anch' esso, e a quelli a cui spetta il tutto  per  giusta conseguenza deve spettare anche la parte. Sarebbe
lede il diritto, di cui trattiamo, tanto se lo fa  per  via di leggi , quanto se lo fa semplicemente per via di
se lo fa per via di leggi , quanto se lo fa semplicemente  per  via di atti arbitrari; perchè facendo servire le stesse
qual è la legislativa; e l' infrazione dei diritti fatta  per  via di leggi è costante, universale, quanto s' estende la
natural diritto d' insegnare. A questa specie di Governi,  per  lo più poco sinceri, appartengono quelli i quali con una
un tempo impedimento e danno ai dotti? E` egli necessario,  per  escludere gl' ignoranti dall' insegnamento, che il Governo
che il Governo civile aumenti leggi e disposizioni?  Per  incominciare da quest' ultima domanda, sembra affatto
alcuni che tali non sono, e tra quelli che egli corona  per  dotti, non se ne rinvengano dell' altra specie. Il prudente
Che se poi si considerano le accennate guarentigie, che  per  lo più i Governi, di cui parliamo, domandano a quelli, a
fortuitamente che altro lo rappresentano in questa bisogna,  per  essere da tali persone dichiarati dotti a sufficienza per
per essere da tali persone dichiarati dotti a sufficienza  per  insegnare, per insegnare dico qualunque cosa, incominciando
tali persone dichiarati dotti a sufficienza per insegnare,  per  insegnare dico qualunque cosa, incominciando dall' abbici
ad un atto non troppo modesto, obbligandoli a farsi avanti  per  dirgli: « Eccoci, noi siamo dotti, approvateci ». Questa
tra i dotti della nazione. Non basta però: i dotti,  per  ricevere l' approvazione governativa, devono subire esami
Governo faccia l' una di queste due cose, o che stabilisca  per  esaminatori di tutti i dotti, che possono venire a
altri dotti. Il Governo dunque in questo sistema chiama  per  la necessità della cosa molti, che sono o possono essere
insegnamento. Vengono in fine le spese: spese di viaggi  per  trasportarsi nel luogo degli esaminatori e dei giudici, e
trasportarsi nel luogo degli esaminatori e dei giudici, e  per  ivi dimorare fuor di patria il tempo necessario alle prove
scienza, provare la loro borsa. Intanto è evidente, che  per  quanta scienza o anche sapienza avesse un cittadino, ogni
impedimento all' insegnamento pubblico dei dotti, ma solo  per  allontanare dal medesimo gl' ignoranti. A questo è facile
leggi e disposizioni. Ma si risponde, che la legge è fatta  per  tutti, e che se molti uomini dotti non si danno all'
del medesimo. Essa è forse una delle principali cause,  per  la quale in detto ufficio si ha a lamentare una moltitudine
si ha a lamentare una moltitudine d' uomini mediocri  per  non dire inetti. D' altra parte, che il legislatore o il
che, a giudizio del Governo stesso, a lui si rivolgono  per  averne la necessaria approvazione. Un Governo civile
ed istitutori a seguire un unico metodo da lui stabilito  per  ogni ramo d' istruzione, non è solo violatore del natural
dell' insegnamento non si possono certo perfezionare se non  per  mezzo di liberi, assidui, e non contrastati esperimenti,
intende che devano uscire tutti uguali, quanti sieno  per  essere i maestri della nazione, salve però le pulighe, che
nel gettarli. Così questo grand' uomo sarebbe stato perduto  per  la società, e la società avrebbe perduto con esso il frutto
che uno stesso metodo possa essere buono ugualmente  per  tutti gl' insegnanti. Ma chi non sa, che l' indole varia
ch' essi d' altra parte abbiano la sapienza necessaria  per  trovare e decretare almeno un metodo ottimo in se stesso,
bene o male che il facciano, sono rei davanti il Governo, e  per  conseguenza sono molestati, rimproverati, puniti dal
di vivere. In tal modo il Governo si toglie ogni mezzo  per  conoscere e incoraggiare il vero merito degli istitutori, e
proibire severamente la prima, e nel maneggiare la seconda  per  diritto e per traverso, se non sui corpi, sugli animi e
la prima, e nel maneggiare la seconda per diritto e  per  traverso, se non sui corpi, sugli animi e sulla stessa
distributiva . Forse qualche Governo, o qualche governiale  per  lui, dirà (e non sono certo i soli Governi civili che così
dei diritti altrui ». Infatti il Governo è stabilito  per  amministrare i diversi rami che gli appartengono in modo da
servitori quelli che vuole; 2 Le prove legali usate fin qui  per  riconoscere la scienza dei candidati, prove che arrecano
ma piuttosto servono ad allontanarli dall' insegnamento,  per  le ragioni indicate di sopra; 3 I Governi devono stabilire
all' insegnamento ufficiale, un desiderio di distinguersi,  per  essere poi eletti od onorificamente invitati dal Governo
de' maestri e degli istitutori ufficiali non siano fatte  per  via delle consorterie: non ci vogliono nè consorterie
natura e non dalla legge civile il diritto di scegliere  per  maestri ed educatori della loro prole quelle persone, nelle
un suo dovere, perchè il Governo è istituito principalmente  per  tutelare i diritti di tutti. In secondo luogo, il diritto
quel metodo che stimano migliore e a non abbandonarlo  per  motivi di basso interesse. Riguardo, non di meno, alla
senza impedimento, ma poi aggiungono: « Ciò non ostante  per  al presente non conviene lasciare questa libertà ai padri
pregiudizi imbevuti nel tempo passato. Conviene dunque  per  ora privarli di quella libertà, fino che sieno formati alle
Infatti, qual principio seguono mai costoro? Nissuno  per  ripeterlo. Seguono forse il principio della libertà? Come
stessi acquistino sentimenti liberali, e sieno affezionati  per  istima di cuore al sistema costituzionale. Allora la
se non una consorteria, anche piccola, di dottrinari? E  per  dottrinari intendo tutti gli uomini inconseguenti del
liberali anche noi, cioè non impediremo la loro libertà.  Per  intanto vogliamo impedire la libertà altrui, contentandoci
che i padri di famiglia non siano liberali abbastanza  per  esercitare il loro diritto naturale di fare istruire ed
dunque fare servi e schiavi tutti i padri di famiglia,  per  renderli così liberali al modo che siete voi! Il vostro
altro che a fare dei proseliti alla vostra consorteria , e  per  questo volete disporre voi soli dell' istruzione e dell'
di forza. Voi dunque, lasciando la via del diritto  per  quella dell' opportunità, riducete la cosa a questo
veniamo al fatto positivo. Qual è la ragione intima  per  la quale giudicate che i padri di famiglia non siano ancora
i padri di famiglia non siano ancora abbastanza liberali  per  far buon uso del loro diritto naturale, di far istruire ed
impedire la loro libertà, con vincoli posti appositamente  per  questo dal Governo civile? Ecco la ragione che voi non
laico: e diverrà tale sicuramente quando noi prendiam tempo  per  insinuare nella vegnente generazione altri sentimenti. Il
politici che prevalgono in una data nazione (purchè  per  principii politici non s' intenda, con mala fede, principii
e in generale crederanno, che esso, dedicato come è  per  vocazione e per ufficio a tutto ciò che è santo, e che è
crederanno, che esso, dedicato come è per vocazione e  per  ufficio a tutto ciò che è santo, e che è intemerato, presti
che è intemerato, presti loro una assai maggiore malleveria  per  l' istruzione e l' educazione della loro amata prole, che
queste continuamente divisi e distratti. Non rimane dunque  per  venire a capo di secolarizzare l' istruzione e l'
costituzionali, vi servite di questa forma di Governo  per  non lasciare al popolo altro che una libertà di nome, e una
parola domandate all' ingiustizia e all' empietà la forza  per  fondare il sistema costituzionale, come è possibile, che
che dovrebbero imputare forse solo alla vostra imprudenza,  per  non dire di peggio? Insomma, o credete che la forma
degni, e v' erigete in giudici di quelli che sono degni? Ma  per  tornare a quello che dicevamo da principio, tutto il male
diritto nel suo vero significato, e non si servono di essa  per  coprire onestamente l' utilitarismo, è questo: « Il diritto
che risulta dal vostro particolare giudizio che imponete  per  legge a tutti). Nel secondo caso confessate che il
pratico, ed è penetrato in tutte le relazioni della vita.  Per  questa via si è messa nelle menti la persuasione, che chi
nelle menti la persuasione, che chi paga un altro uomo  per  qualche ufficio, acquisti una illimitata autorità su di lui
scuole e istituti educativi: poichè altri vi suppliscono  per  puro spirito di beneficenza; altri per ispirito di
altri vi suppliscono per puro spirito di beneficenza; altri  per  ispirito di speculazione, traendo da tali scuole ed
speculazione, traendo da tali scuole ed istituti guadagno  per  sè; altri finalmente suppliscono alle dette spese non del
che tutte le anime generose che vogliono far del bene, e,  per  non uscire dal nostro argomento, vogliono istituire e
e questa coesistenza simultanea è appunto quella, che  per  la stessa natura della cosa li modera reciprocamente e
nel loro esercizio, e gli armoneggia insieme. E  per  fare un cenno di questa specie di naturale limitazione
la piena libertà d' esercitarli, perchè la libertà è da  per  tutto dov' è il diritto, non essendo ella altro che « l'
altri insegnamenti in due modi; il primo colla concorrenza,  per  la quale si limitano i diritti delle varie persone
arbitrari e indeterminati, ma sì bene ad esami sufficienti  per  riconoscere con pratica certezza se gli aspiranti, in
a quella carriera di pubblici impieghi. Certo, che  per  fare tutto questo, senz' arbitrio, il Governo deve definire
l' esame dovrà essere egualmente rigoroso e concludente  per  tutti. A noi sembra che questi soli due mezzi legittimi,
tutti. A noi sembra che questi soli due mezzi legittimi,  per  tacere degli altri, potrebbero avere grande efficacia ad
da renderli capaci di sostenere l' esame richiesto, sia  per  passare nelle scuole ufficiali, sia per essere introdotti
richiesto, sia per passare nelle scuole ufficiali, sia  per  essere introdotti ne' pubblici affari, assai pochi vorranno
si dovranno ascriver quelli che non ritraggono guadagno  per  sè dalle scuole o istituti, che mantengono in tutto o in
di esse, costui deve computarsi tra gli speculatori.  Per  speculatori dunque intendo solo quegl' individui o persone
o pensione, calcolata a intento di cavarne guadagno  per  se stessi. Non si comprendono in questa classe i maestri o
ma si comprende in essa anche un maestro, se a suo nome e  per  conto suo facesse andare l' economia d' uno stabilimento di
il titolo della beneficenza. Il titolo della dottrina vale  per  insegnare: il titolo della paternità vale per la scelta de'
dottrina vale per insegnare: il titolo della paternità vale  per  la scelta de' maestri e degli istitutori dei propri
dei propri figliuoli: il titolo della beneficenza vale  per  istituire scuole e collegi. Il titolo della speculazione
scuole e collegi. Il titolo della speculazione non vale  per  nulla di tutto questo, e però ad essi non compete nessun
l' economico o finanziario. E` chiaro in secondo luogo  per  giusta conseguenza, che, qualora anche il Governo civile il
In terzo luogo è certo ancora, che molte ragioni militano  per  la proibizione assoluta di questo genere d' industrie,
Che anzi l' opera d' istruire e di allevare i giovanetti è  per  se stessa d' indole tutta caritativa, e solamente allora
quando è affidata a persone virtuose che l' assumono  per  impulso di carità, e co' più elevati e generosi sentimenti.
Così gli stabilimenti insegnativi ed educativi non avranno  per  fondamento nessun principio fermo e inconcusso di verità,
di verità, di giustizia, di dovere e di diritto, se non  per  un accidente delle circostanze. Aggiungete a questo, che l'
della pubblica opinione, è naturale, che l' imprenditore  per  procacciarsela, sia inclinato ad adoperare tutte quelle
quella attività smaniosa che tutto tenta e tutto sommove  per  dare ai propri stabilimenti una fama: il solo fine del bene
licenza di aprire tali stabilimenti solo a persone distinte  per  conosciuta probità e religione, c' entrerà l' arbitrio, e
dunque a condizione che lo stabilimento non abbia mai  per  capo lo stesso imprenditore economico, ma un' altra persona
sia affidata intieramente la direzione dello stabilimento  per  tutto ciò che riguarda l' istruzione o l' educazione? Forse
Ovvero il Governo, oltre prestabilire certe norme generali  per  tali stabilimenti, ricorrerà a visite, inquisizioni e cose
da esse essere violati, hanno giusta ragione di richiedere,  per  quello che riguarda l' insegnamento, delle guarentigie
è chiamata a godere il beneficio di tali istituti.  Per  arrivare a questo, io credo, che il metodo da tenersi nell'
ma non sempre dalle stesse, ma variate di volta in volta, o  per  via di sorte, o in altro modo senza regola fissa, come si
perchè si pone così comunemente; l' abbiamo posta così  per  avere l' occasione di osservare, che, così posta, involge
posta, involge un equivoco. Infatti, che cosa s' intende  per  Comune? Non altro che quel gruppo di persone che lo
e come suo rappresentante lo governa. Che cosa s' intende  per  Provincia? Non altro che quel gruppo di persone che la
intende utile e necessario a costituire una nazione. Ma da  per  tutto, dove c' è un sovrano e un Governo generale di
come un semplice organo e un aiuto del Governo generale  per  provvedere agl' interessi speciali delle Provincie, senza
abbia in diritto altra autorità che consultiva, e questo  per  non scindere l' unità del governo dello Stato e
governo sociale, grande o piccolo, non è istituito se non  per  supplire a ciò che non possono fare e non fanno le famiglie
lasciare illesi e proteggere tutti que' diritti che sono  per  loro natura anteriori ad essi. L' autorità comunale dunque,
dopo la morte de' benefattori acquistarono un' esistenza  per  sè. Quel diritto, che l' autorità comunale può esercitare
Credo che un uomo assennato direbbe al Governo che si mette  per  questa via: « Sciogliete pure l' autorità comunale da'
che altro è questa autorità, ed altro i Comuni stessi, e  per  isciogliere dalla tutela quell' autorità, non crediate di
ne' Comuni piccoli, che ne' grandi, poichè ne' primi  per  la scarsezza di persone istruite e capaci cade l' autorità
di licenziare i maestri già eletti a tali scuole, sia  per  rispetto all' ingerenza che la detta autorità possa
se si suppone che il signore sia una persona collettiva:  per  concepirlo in questo modo basta attribuire al Governo i
tanto un individuo, quanto una collezione d' individui; e  per  concepirlo in questo modo basta attribuire al Governo i
le altre. Ora noi abbiamo dichiarato fino al principio che  per  libertà non intendiamo altro che « il libero esercizio dei
ai diritti de' governati ». Un Governo civile che abbia  per  suo principio la libertà, ha tre doveri verso i diritti di
i diritti di tutti: 1 Di non offenderli, o diminuirli, nè  per  mezzo di leggi, nè in altro modo; 2 Di tutelarli; 3 Di
e in villanie. Convien dunque, che noi vi ritorniamo sopra  per  l' importanza dell' argomento, e però ci rifaremo a dire
articolista d' un giornale che esce in Piemonte, e che ha  per  iscopo di illuminare la nazione sulle vere teorie dell'
la nazione sulle vere teorie dell' insegnamento, e  per  troppa voglia di comunicare anche a' suoi lettori l'
falsificò quello che noi avevamo detto: « « Ogni laico,  per  cristiano e pio che egli sia (così egli espose il nostro
insegnarle liberamente tutti quelli che le sanno, i quali,  per  brevità di locuzione abbiamo raccolti sotto la
e di dottrine umane, le quali vanno in maggior parte  per  l' incerto e pel congetturale, sia desiderabile che molti
da tanto da riformar noi questa dottrina, nè siamo disposti  per  piacere al nostro articolista da rinunziarvi. Quest' unico
ha mandato il Papa e i Vescovi a ripetere la sua dottrina  per  tutti i secoli e a tutti gli uomini divisi in re e
pel diritto di natura che si consegue l' eterna salute, o  per  la grazia del Redentore? Capisco, voi vi formate un
salvata l' umanità! Noi credevamo, e crediamo ancora,  per  la grazia di Dio, che l' umanità non abbia che un Salvatore
in qualche modo, l' insegnamento in Piemonte, insegna  per  lo contrario « « così non sarebbe salvata l' umanità »! ».
umanità »! ». E come poi sarebbe salvata, se non è salvata  per  l' insegnamento e per la grazia di Cristo? Sarebbe salvata
poi sarebbe salvata, se non è salvata per l' insegnamento e  per  la grazia di Cristo? Sarebbe salvata coll' attribuire a
e peccatrice. V' ha una scuola, che è tutto zelo e fuoco  per  difendere i diritti di questa umanità. Quest' umanità del
quello che è venuto a sterpare e diradicare Gesù Cristo,  per  sè, e per mezzo degli operai da lui mandati nella sua
che è venuto a sterpare e diradicare Gesù Cristo, per sè, e  per  mezzo degli operai da lui mandati nella sua vigna. C' è
di esse vuol prevalere sull' altra, e vanta i suoi diritti.  Per  questo ha detto Gesù Cristo: « « Non sono venuto a portare
pace, ma la spada » » (1). Alcuni dunque prendono partito  per  la prima e ne vantano il diritto di natura, cioè della
cioè della natura corrotta: alcuni altri prendono partito  per  la seconda, e credono che sotto l' ali della grazia si
Cattolica il diritto all' insegnamento « « non già solo  per  la religione, sono sue parole, ma eziandio per la morale
non già solo per la religione, sono sue parole, ma eziandio  per  la morale che è pure la scienza di tutti i diritti e di
a' suoi discepoli un solo bocconcello della morale, e  per  l' altra parte avrà detto agli uomini: « « Fate quel che
con un' altra morale non fatta apposta da essi medesimi! E  per  maggior comodità essi non hanno una sola morale, ma ne
quel laico che, rispondendo al protestantismo, il quale,  per  organo de' suoi scrittori, censura la Chiesa per essersi
il quale, per organo de' suoi scrittori, censura la Chiesa  per  essersi insignorita della morale, scrive: [...OMISSIS...] .
ossia la missione, che è quello che abbiamo detto noi, e  per  cui menate scalpore: concede ai laici d' insegnarla senza
i diritti e di tutti i doveri » », immaginandovi forse che  per  esser ella la scienza di tutti i diritti e di tutti i
ella la scienza di tutti i diritti e di tutti i doveri,  per  questo tutti gli uomini dovessero avere il diritto e la
quelli che non poterono giovarsi del beneficio della Chiesa  per  essere vivuti in tempi, ne' quali non era ancora stata
ne' quali non era ancora stata fondata la Chiesa. Che  per  riguardo alle altre dottrine, nelle quali ci manca la
profane, non sono così perniciosi. Ma che, possedendosi già  per  un dono speciale di Dio compiuta e perfetta, ed anzi
» », il Governo, anche in virtù della legge fondamentale,  per  la quale esiste, e da cui ripete l' autorità, deve
che piena di moderazione, cede molte volte nel fatto  per  evitare mali maggiori alle anime de' fedeli, non può
in questo senso, ch' ella non cedette mai nella massima  per  questi diciotto secoli alcuno dei suoi diritti; e ciò per
per questi diciotto secoli alcuno dei suoi diritti; e ciò  per  la semplice ragione che non può cederli senza distruggersi,
colloca tra « « coloro che una cosa sola al mondo ritengono  per  funesta e maledetta, l' umana libertà » » (1). E questo
e maledetta, l' umana libertà » » (1). E questo perchè?  Per  l' unica ragione che vogliamo anche conservato il diritto
questo diritto della Chiesa è lo stesso che ritenere  per  funesta e maledetta l' umana libertà. Eccovi uno di quelli
e odiati. La rovina non è certamente immediata, sopravverrà  per  cagioni o interne od esterne che sembreranno accidentali;
forza, ed è contro questa forza che tutti i cittadini, e  per  sè e per la loro religione, dimandano guarentigie, è contro
ed è contro questa forza che tutti i cittadini, e per sè e  per  la loro religione, dimandano guarentigie, è contro questa
del colèra. Può forse il Governo civile dare alla Chiesa  per  riguardo al pubblico insegnamento una guarentigia simile a
dunque cosa ragionevole e desiderabile che il Governo, che  per  sua natura non ha dottrina definita, e la dee prendere alla
all' insegnamento; e la conservazione della libertà umana,  per  lo contrario, nel poter straziare e distruggere i diritti
la sua libertà umana, secondo il suo concetto? Ma si lasci  per  un poco da parte la Chiesa. Il sistema costituzionale
e comportarvi come suddito e da discepolo della medesima.  Per  altro nessun Governo di popoli cristiani osò mai di
tanto pericolo. Ma quali possono essere queste guarentigie?  Per  quanto si cerchi, non se ne trova alcun' altra, se non che
Stato, e che la rendano viva ed efficace nella pratica.  Per  riguardo dunque all' insegnamento, a quale condizione si
cattolica »; ma conviene che egli soffra che sia giudicata  per  tale dal giudice competente e dal legittimo maestro della
gran corpo ritornerà ogni insegnamento in questa materia  per  via della debita subordinazione. Il Governo non farà che
il diritto di visitare liberamente le scuole ufficiali,  per  conoscere le dottrine che vi s' insegnano, e trovatene di
incontro voi lo trattate lealmente , come clero, qual è  per  la sua situazione, non mostrate di averlo in conto di un
di mano le redini ». Il genio del male mente di nuovo,  per  gettare la discordia e la divisione tra il potere civile ed
leali, che altro non bramano che il bene, che hanno  per  norma delle loro azioni de' principii di morale, di
contro l' altra metà. La Chiesa adunque e il clero,  per  la stessa natura dell' istituzione, si trovano in un
si trovano in un perfetto accordo co' buoni Governi:  per  la stessa cagione i cattivi Governi considerano l' una e l'
e quindi lo spirito irreligioso ed antiecclesiastico passò  per  una eccellente massima di governo. L' infamia duratura
« Temete, dice loro, il potere della Santa Sede, e  per  velare il vostro astio, con un' accorta parola chiamatela
cattolici, e siete perciò obbligati a riconoscerlo  per  tale, se pur non siete protestanti, o se non volete che i
vogliono ingannare e confondere l' opinione popolare.  Per  riassumere dunque in poche parole quello che dicevamo, il
gerarchica, non è cattolico, ma è protestante. 1 Importanza  per  la società umana . Che l' uomo semplice e primitivo non ha
avere opinioni e sano criterio naturale. Ma sollevandosi,  per  uno sviluppo spontaneo, alla sfera di riflessioni più
ne' visceri delle principali questioni. 2 Importanza  per  le scienze . S' aggiunge che le scienze tutte hanno una
veleno sia portato in tutte le scienze, ecc.. 3 Importanza  per  la religione . La religione stessa ogni dì ne abbisogna
falsa filosofia. - Conviene adunque combattere ad armi pari  per  giovare a' traviati, i quali non ammettono altri argomenti.
filosofia normale. - Difficoltà e gravità dell' incarico.  Per  vincere queste difficoltà la prima cosa è d' intendere bene
metodo pel caso nostro. Conclusione, che l' unica via,  per  la quale si crede di poter condurre al suo scopo l'
scopo l' insegnamento normale, si è quella di « prendere  per  argomento del medesimo l' esposizione del metodo filosofico
l' uno di essi deve esser vero: noi vogliamo pervenirci  per  una via irrecusabile, quella d' una logica rigorosa. - Di
di que' canoni sì lucidi di pensare che egli sparge da  per  tutto. Sarebbe bene, per andar breve, che leggesse
di pensare che egli sparge da per tutto. Sarebbe bene,  per  andar breve, che leggesse qualcheduno de' principali elogi
leggesse qualcheduno de' principali elogi fatti al Galileo,  per  es. quello del Frizi; ovvero almeno prendesse l' operetta
del Frizi; ovvero almeno prendesse l' operetta che ha  per  titolo: « Il Galileo proposto per guida alla gioventù
l' operetta che ha per titolo: « Il Galileo proposto  per  guida alla gioventù studiosa », di Monsignor Colangelo,
; 2 La pigrizia degl' ingegni , abituati a tutto decidere  per  autorità; fomentata specialmente dallo studio delle leggi
pel metodo filosofico - De Maistre). Tentativi imperfetti  per  applicare il buon metodo nelle scienze filosofiche.
ha alcuna autorità d' imporre una dottrina all' altro uomo  per  sè, ecc.. 2 Che un' autorità infallibile può, ecc.. -
coll' imporre una dottrina, ma col propagare il metodo  per  rinvenirla. - L' autorità che dirige gli studi può esigere
a principio quel celebre detto di Goethe « l' arte  per  l' arte ». [...OMISSIS...] Lo scopo della Scuola normale di
spirito colla quale la mente trova una verità in altre e  per  mezzo di altre verità ». Il ragionamento adunque suppone
fisiche paressero provare una contraddizione nell' essere,  per  es., che lo stesso corpo nelle stesse circostanze riscalda
- Non si fa che studiare le condizioni del problema  per  rinvenire il rapporto che hanno coll' ultima conclusione
con chiarezza, si fraintende, non s' intende la condizione  per  quella che è, ma si crede che sia una condizione diversa da
già contenga nel suo seno o supponga la soluzione falsa ,  per  es., la questione di D' Alembert « qual sia il punto di
della questione finalmente rimane oscuro e intralciato  per  difetto del linguaggio - o troppo abbondante - o equivoco -
nasce la confusione delle idee, onde innumerevoli errori,  per  es., l' idea dell' essere viene denominata essere
Molti rimangono imbarazzati da queste diverse denominazioni  per  non intendere che tutte esprimono lo stesso concetto
o proposizioni equipollenti. - Qui si può addurre,  per  es., le diverse definizioni dell' idea, confutando l'
intorno a cui si volge il suo ragionamento, egli l' abbia  per  lo meno in mente, od ancora l' abbia data espressamente, o
che a quella parola che esprime la materia del discorso,  per  esempio alla parola virtù , s' egli parla della virtù, essi
quale esprimiamo quella cosa. Laonde, se colui che ragiona,  per  esempio della virtù, è già in necessità di far una di
al tutto necessario; poichè in essi l' autore toglie a dire  per  ordine tutto ciò, che si deve sapere intorno alla cosa di
cosa alcuna; che il sottointendere non è un dire  per  ordine, e neppure un dire; ma sibbene egli converrà di
prima di tutte, quella di cui tutte l' altre hanno bisogno  per  essere intese, è appunto una qualche definizione della
giacchè ogni notizia della cosa suppone dinanzi di sè,  per  essere intesa, che la cosa stessa in qualche modo sia
e che valga a distinguerla da tutte l' altre, a isolarla  per  così dire, sicchè essa non si possa più coll' altre
che non hanno alcuna connession nè proposito, ed egli  per  errore, scambiando l' una cosa coll' altra, crede che lo si
fonti degli errori, nei quali altri incappa favellando.  Per  questo difetto appunto, di non aver la cosa ben definita,
fine di un discorso, e questa debba esser vera e propria  per  fissare la cosa; tuttavia, come dicevo, non è ancora
scienza intera, e non al principio dove non sarebbe intesa  per  avventura, ma solo dovrebbe esser creduta sull' autorità di
contenesse espressamente riuscirebbe al lettore gratuita e  per  riceverla dovrebbe fare un atto di fede. All' incontro a
dal proprio sentimento; ognuno saprà definir l' uomo almeno  per  un essere simile a se stesso: definizione certamente ancora
filo conduttore nello studio che si fa intorno ad una cosa,  per  es., intorno all' uomo, allora si può coll' osservazione
questo progresso nella serie delle formule, che io ho usate  per  esprimere la legge morale (1), la prima delle quali messa
e che credo esserle attribuito dal senso comune, cioè  per  significare ciò che si pensa coll' idea della cosa (2): e
come fanno a mio credere i filosofi moderni, che intendono  per  la parola essenza qualche cosa di intimo, di misterioso, d'
evidenza, ed è questo gran lavoro che resta ancora a fare  per  intero ai dotti, a por mano al quale è desiderabile che
termine: nulla resta più ad obiettare, nulla a desiderare.  Per  questa lezione mi pare che La possa trovare materia
da altre passioni, s' aggiunge una segreta tendenza,  per  la quale l' uomo brama di trovare che sia vero ciò che
diffidenza di se stessi. - Vantaggi dell' umiltà filosofica  per  la scienza e per l' umanità. Ella sola mette a profitto
stessi. - Vantaggi dell' umiltà filosofica per la scienza e  per  l' umanità. Ella sola mette a profitto tutta l' eredità
umana: consiste ancora nell' intraprendere grandi fatiche  per  giungere al vero. - Al coraggio filosofico è opposta l'
sono le varie fatiche fatte dai più grandi filosofi  per  giungere al vero e fondare le scienze: meditazioni,
rendere un conto esatto a se stesso dei propri ragionamenti  per  assicurarsi ch' egli sa ciò che pronunzia. 2 Per far questo
per assicurarsi ch' egli sa ciò che pronunzia. 2  Per  far questo egli deve ridurre il suo pronunciato a rigorosa
vero dimostrato. - Ancora, che un tal metodo è utilissimo  per  la disputa urbana, nella quale il filosofo deve rispettare
nel persuadersi della forza di certe dimostrazioni,  per  es., vi hanno alcuni i quali non trovano mai una prova che
es., vi hanno alcuni i quali non trovano mai una prova che  per  loro sia convincente dell' esistenza di Dio. Questa loro
si può trarre dalla « Teodicea », dove si dimostra che,  per  quelli che ammettono la esistenza di Dio, deve logicamente
sopra di essi; osservarli attentamente e paragonarli  per  conoscere se si identificano, o se sono fatti diversi, l'
potenze contemporaneamente a produrre un unico risultato  per  via di sintesi, il quale essendo unico, se non si pone
un altro elemento che non sia sensazione, ma altra cosa  per  esempio concetto, in tal caso si dee attribuire ad un'
e non universale, si deve inferirne primieramente che  per  lo meno vi sono alcune cognizioni che non sono sentite;
che pretendono che l' ufficio degli universali si compia  per  mezzo di nudi vocaboli [...OMISSIS...] . Stabilito che
Aristotile, il quale dice che la cognizione che si ha  per  via di sensi non si chiama cognizione se non per una certa
che si ha per via di sensi non si chiama cognizione se non  per  una certa similitudine che ha colla cognizione vera (si
essenza in nessun modo, non si può neppur affermare, poichè  per  affermare una cosa conviene in qualche modo conoscere che
nasce perchè la sensazione o l' immagine serve all' uomo  per  dirigere il suo pensiero e per fissarlo: quindi da tali
l' immagine serve all' uomo per dirigere il suo pensiero e  per  fissarlo: quindi da tali filosofi si crede or che la
nascosto; e gli autori di quei sistemi ricevono quasi  per  ingiuria l' appellazione di sensisti. Tanto più conviene
svelare quel sensismo che in essi si giace nascosto; e  per  isvelarlo convien definir bene che cosa sia il sensismo.
dire che non tutte le cognizioni si traggono dai sensi. E  per  vedere quali questi sieno, convien stabilire il carattere
Questi sono: 1 Tutti quelli che prendono le sensazioni  per  altrettante idee, o che prendono le idee per un aggregato
le sensazioni per altrettante idee, o che prendono le idee  per  un aggregato di sensazioni. - L' idealismo di Berkeley è un
ma solo le idee, prendendo manifestamente la parola idea  per  un aggregato di sensazioni. 2 Quelli che aggiungono altri
e natura della sensazione, cioè che prendendo la sensazione  per  modello, il cui carattere è di essere soggettivo, riducono
di cui si vuol trattare; II Le scienze di percezione usano  per  primo loro istrumento o modo di conoscere l' osservazione;
percezione interna, una delle quali è la psicologia, usano  per  primo loro istrumento o modo di conoscere l' osservazione
positiva . Quando l' oggetto è tale che si può conoscere  per  via di percezione, allora la definizione volgare da cui
e difesa del terzo principio. 5 Quarto principio. -  Per  trovare il vero è necessario osservare ciò che il lavoro
condizionata ad un' altra ». 22 Il principio senziente, che  per  esistere è condizionato al sentito, da poi che esiste ha
- Distinzione dell' anima dallo spirito puro. - L' anima  per  esser tale dee animare, ossia dar vita a ciò che non l' ha.
pel godimento di Dio, a cui è condizione il riconoscerlo  per  quello che è (Religione). 40 Il pieno possesso di Dio non
e sostanzialmente all' uomo. Cominciare dallo stabilire  per  principio che le menti finite, quantunque abbiano per loro
per principio che le menti finite, quantunque abbiano  per  loro oggetto la verità, tuttavia per la limitazione degli
quantunque abbiano per loro oggetto la verità, tuttavia  per  la limitazione degli atti con cui la conoscono v'
fino che il pensiero è giunto all' assoluta cognizione.  Per  fare intendere come ciò sia, convien discendere alle
discendere alle speciali funzioni dell' intendimento; e  per  non andar troppo a lungo limitiamoci all' analisi ed alla
una sola sostanza. - Ogni qual volta adunque la mente unì  per  suo comodo, per comodo de' suoi ragionamenti, in una sola
- Ogni qual volta adunque la mente unì per suo comodo,  per  comodo de' suoi ragionamenti, in una sola concezione o in
di queste sintesi erronee che si vogliono disfare. - Questo  per  la Lezione VII. In questa lezione si dovrebbe fare una
avvertire: 1 Che la moltiplicità numerica degli atti ha  per  ragione la moltiplicità degli stimoli o eccitamenti
la varietà accidentale degli atti della stessa facoltà ha  per  ragione le accidentali diversità ne' detti stimoli, o anche
delle facoltà stesse. 3 Che la varietà poi delle facoltà ha  per  sua cagione la diversità specifica delle virtualità che
specie e de' generi, quale è data nel « Nuovo Saggio »).  Per  questa lezione parmi che si possano raccogliere de'
fondamentale - corporeo. Ora questi due sono atti distinti  per  la loro natura, e però sono innati. La distinzione poi
quel proverbio delle sacre carte: che la vista non si sazia  per  vedere, nè per sentire s' empie l' udito » (2). In fatti,
delle sacre carte: che la vista non si sazia per vedere, nè  per  sentire s' empie l' udito » (2). In fatti, non già le cose
(2). In fatti, non già le cose che noi leggiamo ci giovano  per  se medesime, ma la disposizione dell' animo, che dentro di
trovare ognora lumi migliori nei recenti, e in quelli che  per  avventura non si hanno, ma si sentono nominare, appalesa
come noi, e ne sapevano tuttavia di virtù più che noi.  Per  nulla dire de' filosofi antichi, molti fondatori di ordini
pazza cosa l' insuperbirsi, come fanno i savi del mondo,  per  molti libri, i quali sono un rimedio alla nostra ignoranza;
perchè sappia chi ci abbia recato il lume dell' evangelio,  per  mezzo di quai Santi si sia diffuso, e successivamente
come qualunque altro libro umano; pare quasi che si leggano  per  giudicarle, e non per esserne giudicati. Voi leggetele
umano; pare quasi che si leggano per giudicarle, e non  per  esserne giudicati. Voi leggetele senza posa, e abbiatevi a
Testamento » tutto. Questo è il libro soprammodo fatto  per  noi che viviamo nel tempo della grazia; questo la chiave e
a ciascuno, sì come i « Salmi » e il « Testamento Nuovo ».  Per  altro in questo studio vi sarà vantaggiosissimo qualche
segua » (1), allora parlò di questa disposizione di animo,  per  cui siamo sommessi ai nostri superiori; sieno tali o per la
per cui siamo sommessi ai nostri superiori; sieno tali o  per  la natura loro, o per l' offizio, o per la elezione nostra.
ai nostri superiori; sieno tali o per la natura loro, o  per  l' offizio, o per la elezione nostra. A Dio e ai pastori da
sieno tali o per la natura loro, o per l' offizio, o  per  la elezione nostra. A Dio e ai pastori da lui stabiliti
E perchè non v' ha cosa più eccellente della volontà umana,  per  questo non v' ha sacrifizio più a Dio gradito nè più a lui
è un' ubbidienza di consiglio. Alla quale se ci obblighiamo  per  voto, entriamo in quella che si dice perfezione religiosa.
una persona che ci diriga, cioè nel soggettamento elettoci  per  nostro volere, e nel facilitamento che tiriamo da' suoi
che tiriamo da' suoi consigli a vivere santamente.  Per  altro S. Francesco di Sales v' insegna ad esercitare l'
l' ubbidienza verso di tutti, e a sentire anche da  per  tutto la voce del Signore (1). E voi felice se esercitar
affetto, [...OMISSIS...] . Ecco quanto incarico abbiate! Se  per  negligenza vostra quest' anime soffrono danno, voi siete
misteri suoi, le sue dottrine, gli uffizi della perfezione,  per  questo con ingratitudine si dimentica il pregio loro, se le
della piccola vostra congregazione: « Io sono gelosa di voi  per  zelo di Dio. Poichè vi ho sposato a un uomo solo, a Cristo,
come pura vergine » (1). Che dunque fare? Apparecchiarvene.  Per  non rimuovermi dai luoghi sopraccennati della Scrittura,
disse GESU` Cristo di se medesimo: « Io santifico me stesso  per  essi » (1). GESU` Cristo era santissimo, e non bastò. Si
vale in quel senso santificarsi , cioè « entrare nel Sancta  per  mezzo del proprio sangue, ritrovata una redenzione eterna »
sua, ma nostra. Così compiè tutto quello che poteva fare  per  le sue pecore. Compitelo dunque anche voi, essendo egli il
santa come lui. Avete dunque due maniere di santificarvi  per  le fanciulle affidatevi. L' una di crescere nella virtù e
molestie, e supponiamo ancora che veniate perseguitata o  per  malizia, o per errore. Quanto alla prima cagione, qual
supponiamo ancora che veniate perseguitata o per malizia, o  per  errore. Quanto alla prima cagione, qual conforto non ci dà
fu Iddio che dispose così, come gli aveva detto (1); e fu  per  un fine grande, come sono tutti quelli d' Iddio, cioè di
raccoglietevi un fascicolo di brevi orazioni da dire spesso  per  la giornata, adattate all' uopo, e che possano cadere in
perchè sono partecipe di tutti quelli che ti temono »,  per  la comunione dei Santi (.). 16 « Insegnami la bontà, la
Andate innanzi in tutto. Non trasgredite adunque mai nè  per  freddezza di stagione, nè per noia che v' assalga, nè per
trasgredite adunque mai nè per freddezza di stagione, nè  per  noia che v' assalga, nè per piacere, nè per dolore parte
per freddezza di stagione, nè per noia che v' assalga, nè  per  piacere, nè per dolore parte veruna della regola prefissavi
di stagione, nè per noia che v' assalga, nè per piacere, nè  per  dolore parte veruna della regola prefissavi a principio.
e spontaneo colla voce e col gesto, sicchè il senso venga,  per  quanto è possibile, ad apparire e sporgere con quella
sommo della vita regolata, v' ha un Ordine apposito  per  leggere, cioè il Lettorato, a cui però non è commessa la
scontento di se stesso quando ordinato prete se ne provò,  per  le difficoltà che sentì d' incontrare ad adempierlo quale
lasciar alcuni giorni sino alla prossima Pasqua in ritiro  per  apparecchiarsene colle preghiere e lo studio? E fra l'
misura altrui, e distribuire a tutte secondo lo stomaco,  per  così esprimermi, di ciascheduna, a cui latte, a cui
di S. Agostino, « Del modo di catechizzare gl' idioti »,  per  me reso volgare (2). Sebbene in esso non tutto sia adatto
contente, vi torneranno altre volte. E questa è gran via  per  far del bene. Dite loro di spesso questo detto dello
sugli animi. Li fortifica, gl' infiamma, li fa operare.  Per  questo S. Paolo raccomanda spesso tale offizio a Timoteo e
e sempre con carità, dolcezza e gaudio della corretta.  Per  altro è pur malagevole anche questo offizio a farlo bene; e
diretta a Paolino e a Terasia se volete vedere quanto ei  per  sè n' era turbato. [...OMISSIS...] Quanto al gastigare , è
il suo braccio » (3); e dopo averla esso Savio lodata  per  l' opere, che pare ella faccia quasi in silenzio, così dice
cristiano, forte dubbio s' affronta: Se l' uomo vende tutto  per  solo il cielo, come vivere? come tener gli amminicoli della
di loro natura spirituali non sono, ma farle a lui conviene  per  lo scopo spirituale, che in esse vi mette. Anzi col lume
infinitamente l' uomo disopra degli animali tutti, e  per  cui è fatto ad immagine e similitudine della divinità (1).
che cosa infinitamente da lei distante. Quanto dunque è  per  noi da educare quella illustre facoltà, e la cultura di lei
di Gesù, non abbiano che merito naturale, il quale è nulla  per  la vita eterna. Mostrate, che un' azione fatta in nome di
che un' azione fatta in nome di Gesù Cristo vuol dire fatta  per  dare piacere a lui, per fare la volontà sua, e quasi per
nome di Gesù Cristo vuol dire fatta per dare piacere a lui,  per  fare la volontà sua, e quasi per incombenza ricevuta da lui
per dare piacere a lui, per fare la volontà sua, e quasi  per  incombenza ricevuta da lui medesimo, fatta ancora insieme
d' Adamo, cioè dell' uomo del peccato, e quindi fatta  per  virtù della grazia sua, fatta in somma rendendo per mezzo
fatta per virtù della grazia sua, fatta in somma rendendo  per  mezzo di Cristo grazie a colui, che è Dio di Cristo uomo, e
ne consegua. Primieramente di essa viene, non avere già più  per  l' uomo cristiano azione veruna onesta in questo mondo, la
della condizione sua, o ricusi di fare alcuno offizio  per  la ragione che a voi sembri vile, non avendo esso che una
indicata la via d' andarvi. Voi poi dovete anzi prenderle  per  mano e condurvele. Per esempio, intorno al mangiare
Voi poi dovete anzi prenderle per mano e condurvele.  Per  esempio, intorno al mangiare ammaestratele del modo come si
dell' anima. In primo luogo persuadetele, che il mangiare  per  sè è azione che non aggiunge dignità veruna all' uomo,
che è pure cosa vilissima, e che Iddio ce l' ha dato  per  confortarci nella miseria che abbiamo di prendere cibo; ma
nella miseria che abbiamo di prendere cibo; ma molto più  per  farci esercitare la virtù di ordinarlo a lui o a lui
bel modo come il nostro Signore apportò veramente a noi,  per  così dire, la pietra filosofale (spiegando loro che cosa s'
la pietra filosofale (spiegando loro che cosa s' intendea  per  essa) onde possiamo fare oro da tutte cose le più spregiate
cinque vizi. In fine persuaderete una bella indifferenza  per  qualunque maniera di cibo, l' amore alla sobrietà, e a
rammenterete que' primi fedeli, i quali « spezzando il pane  per  le case, prendevano cibo con gaudio e simplicità di cuore,
ragione, giace inerte, simile ad uomo raggiunto da morte;  per  cui i poeti sogliono dire il sonno fratello di morte. E` il
il sonno cosa comune alle bestie. Quindi da non attaccarvi  per  nulla affetto umano, da prendere per la sola necessità, nè
da non attaccarvi per nulla affetto umano, da prendere  per  la sola necessità, nè dormire di più del necessario, da che
da che viviamo tanto meno, quanto dormiamo. Allora  per  tanto che andiamo a riposo, ricordiamoci della morte,
la morte; dopo Cristo la morte a noi dee sembrare un sonno.  Per  questo Cristo della figliuola di Jairo capo di una sinagoga
e lodare Iddio attualmente, e perciò merita e impetra;  per  il che anche sobriamente dormendo puossi conservare il
continuo di meditazione, ed « un' armatura di Dio »,  per  esprimermi con Paolo, « contro alle insidie del diavolo »
essendo « la vita eterna il conoscere Iddio » (1); ma che  per  mezzo del Vangelo « si spoglia quell' uomo vecchio e si
Cristo mandò gli Apostoli suoi a predicare quasi folgori  per  lo splendore e la celerità dell' opera loro (3): lo riformò
a' precetti morali, non esagerare mai nè in più nè in meno,  per  non produrre de' falsi giudizi sulla gravità de' peccati;
sensi di gratitudine verso un Dio sì buono: buono non solo  per  aver egli rivelata e portata agli uomini tanta ricchezza,
e portata agli uomini tanta ricchezza, ma sì ancora  per  aver avuto special cura di esse, senza padre e senza madre
rudimenti, e facendo loro apprenderli prima quasi  per  consuetudine di memoria che non sia per chiara
prima quasi per consuetudine di memoria che non sia  per  chiara intelligenza: e so altresì che tal cosa riesce
abbassamento lievissimo e dilettosissimo. Oh! non dee  per  avventura bastare a un cristiano l' esempio del suo
Romano », opera messa insieme da varii dotti nel secolo XVI  per  decreto del sacro Concilio di Trento, e approvato da' Sommi
in due uomini, che sono Adamo e Gesù Cristo, e  per  questa maniera si vede la grande unità e continuità della
Cristo, da Adamo venuta insino a noi invitta e immacolata.  Per  questi sacri racconti più salde si figgono nelle menti
della Chiesa, anzi di Dio stesso, tanto essendo avvenuto  per  suo comando, camminarono anco i primi maestri della legge
l' animo vostro, mi conviene così guarentir l' opuscolo, e  per  così dire assieparlo, che non vi entri non pure errore, ma
si nutre dello stesso cibo, nè ogni animale lo vuole  per  egual modo disposto. Perciò nuovamente è da vedere la
saranno altresì satollate » (1). Facciano prima ogni cosa  per  assaporare quella sapienza, e nutricarsene; di poi non
insegnamenti stillate in esse la virtù della docilità ,  per  la quale l' uomo si apre a comprendere quanto di vero, di
col lume naturale, e perciò capendola male o angosciandosi  per  accorgersi di non capirla. Oltracciò segue Paolo a mostrare
farne la più acconcia preparazione: ma di ciò è abbastanza.  Per  quello che fa al masticare, codesto cibo dell' intelletto è
Ciò sarebbe loro gravoso, arido, intollerabile, poichè nè  per  l' età, nè pel sesso hanno bastevol forza di raccorsi e di
della scienza la fede , parlò di una fede che « opera  per  mezzo della carità » (5). Ma in questo passo, che
come la scienza sceverata da ogni pernicioso elemento,  per  mezzo di sola la carità torni utilissima. Adunque date alle
varie cose, quanto a' particolari usi viene bisognevole. E  per  aver un filo, che sicuri ci conduca e ci scorga in tanta
lega e aduna insieme, e ci dovrebbe formare una cosa sola  per  lo scambievole amore. Quando i fedeli colà ne' tempi primi
quali essi sieno fatti dalla redenzione di GESU`, e  per  quale porta entrati in questa santa città o regno di
tuttavia sposo di lei amorosissimo dispone in suo bene, e  per  suo amore tutte l' altre cose di questo mondo. Appare
dell' Evangelio. Ecco di che vocazione parla S. Paolo. «  Per  la qual cosa », aveva già detto innanzi (2), « ricordevoli
gentili, e secondo l' origine carnale detti incirconcisi »  per  contumelia « da quelli che circoncisi s' appellano secondo
« da quelli che circoncisi s' appellano secondo la carne  per  la manofatta circoncisione », pegno della predilezione di
e spiccarci da questo edificio nobilissimo e divinissimo.  Per  questo Paolo dopo aver detto, che dobbiamo camminare nella
l' Apostolo S. Giacomo « fa l' opera perfetta » (4);  per  ultimo poi spurga lo « zelo inordinato ». Conciossiachè nè
ultimo poi spurga lo « zelo inordinato ». Conciossiachè nè  per  superbia, nè per ira, nè per impazienza solamente, ma nè
lo « zelo inordinato ». Conciossiachè nè per superbia, nè  per  ira, nè per impazienza solamente, ma nè anche per
inordinato ». Conciossiachè nè per superbia, nè per ira, nè  per  impazienza solamente, ma nè anche per inconsiderato fervore
nè per ira, nè per impazienza solamente, ma nè anche  per  inconsiderato fervore e zelo si può romper la pace. Per
per inconsiderato fervore e zelo si può romper la pace.  Per  questo aggiunge: « sopportandovi gli uni gli altri nella
Ora questa VOCAZIONE UNICA, questa PACE Cristo addomandò  per  noi all' eterno Padre [...OMISSIS...] . Per mezzo adunque
addomandò per noi all' eterno Padre [...OMISSIS...] .  Per  mezzo adunque di queste virtù dall' Apostolo annoverate, e
Apostolo annoverate, e di questa pace, che da esse stilla  per  così dire qual mele e come olio odoroso dilata per tutto la
stilla per così dire qual mele e come olio odoroso dilata  per  tutto la fragranza sua, è fatta e vien mantenuta la unione
al vers. 15. Veniamo poi a Cristo incorporati e congiunti  per  l' abito della fede, che è pure unica in tutti, e questo
al proposito del battesimo, a Cristo ci incorporerebbe,  per  dir così, mentalmente, o, a esprimermi meglio, ci farebbe
Dio ». Adunque e la fede ed il battesimo sono di necessità  per  esser l' uomo raggiunto con questo capo. All' adulto la
della salute, perchè non esercita le opere della vita.  Per  mezzo poi della fede ricevuta dalla grazia del battesimo si
di cui noi siamo templi (4). E dice innanzi tratto Dio ,  per  indicarci questi fare la nostra beatitudine infinita ed
cammino seguendo la voce che ne chiama; e appresso padre ,  per  confortarci, avvisandoci, che colui, che acquieta i
nella misura e materialmente anche nelle operazioni che ha  per  oggetto. Quindi prosegue Paolo: « Ma a ciascheduno di noi è
« secondo la donazione di Cristo ». E appresso: «  Per  la qual cosa dice il Salmo (1): Asceso in alto ne menò
discese è quegli stesso che ascese sopra di tutti i cieli  per  empiere tutte le cose ». Colle quali parole recando un
recando un testo di Davide, spiega onde traesse Cristo  per  noi tali doni. A voi è noto, dice l' Apostolo, come non
congiungendo a sè l' uomo intimamente, e così scendendo «  per  un poco di tempo di sotto agli angeli » (1). Di più, quest'
quegli che s' è umiliato. Competeva, alla sua natura, che  per  se stessa contiene un bene morale infinito perchè connessa
dice Davide, secondo la lettera ebraica, « ricevette doni  per  gli uomini ». Da chi li ricevette? Certo da quello, che è
di Paolo avea già il Verbo distribuiti questi doni ricevuti  per  gli uomini. Ma come mai bisogno aveva il Verbo di ricevere
bisogno aveva il Verbo di ricevere doni? Avea bisogno: non  per  sè, che come Dio aveva tutto dal Padre per necessità di
bisogno: non per sè, che come Dio aveva tutto dal Padre  per  necessità di natura, e come uomo per necessità di merito o
aveva tutto dal Padre per necessità di natura, e come uomo  per  necessità di merito o sia di perfezione di volontà mediante
unione medesima. La necessità di ricevere doni o grazie era  per  gli uomini, che niente meritavano; e ciò vuol dire di
la schiavitù ». Ci narra il suo trionfo, a detta di Paolo,  per  farci intendere la sua battaglia. Perciocchè l' Apostolo
» Coll' umiliazione adunque Cristo guadagnò il trionfo  per  se stesso, cioè l' ascensione sopra tutti i cieli, e menò
indica un valore ed una conquista infinita; poichè  per  quanti fossero peccati e delitti, poniamo numero infinito,
non solo alcuno non uscisse, ma nè pure uscirne potesse.  Per  il che in quello stato di cose non potea Cristo distribuir
schiavitù infernale, da questa necessaria dannazione,  per  un tratto d' infinito amor gratuito di Cristo, e pel
Cristo distribuire tali doni a sua volontà, avendo fatto  per  avere questa facoltà quello che fece. E` però certo che
non volle dire di più se non che « ha ricevuto dei doni  per  gli uomini », o sia il potere di compartirne. Ne
adunque, e ne compartisce secondo la grandezza del suo amor  per  gli uomini, secondo la bontà e tenerezza del suo cuore.
dovute; e in primo luogo questi doni sono appunto i meriti.  Per  questa maniera « empiuto ha egli tutte le cose ». Dagli
intendono le abilità a trattare bene il proprio ministero;  per  ministeri gl' incarichi a ciascuno affidati; e per
per ministeri gl' incarichi a ciascuno affidati; e  per  operazioni il buon uso di quei doni, ordinato, mercè l'
santificazione, e all' adornamento della Chiesa. Come poi  per  queste diverse misure di efficace grazia l' uomo fassi più
Chiesa, che nella sua miglior parte sta in cielo: così  per  quelle diverse abilità ed uffizi, che rendono rispettabile
quindi s' intendono sovente con questa voce i mandati  per  eccellenza, quelli che hanno ricevuta autorità maggiore:
quello di Pontefice: distingue poi a chiarezza maggiore, e  per  torre ogni dubbio in sulla trascendente dignità di Cristo.
tuttavia lo vuole anche mostrare a Mosè superiore. Segue  per  ugual ragione a mostrarlo in ultimo anche superiore ad
», a detta di S. Tommaso d' Aquino (2), si può intendere  per  quel primo sacrifizio spirituale , di cui sopra parlammo.
a lui solo aveva Iddio comandato di pigliarla in mano (7)  per  adempire gli ordini suoi. E s' ella dicesi verga d' Iddio
dicendo: « Guidasti il tuo popolo come un branco di pecore  per  le mani di Mosè e di Aronne » (1). E questo egli è pur
promessa terra del cielo colla verga della grazia, che solo  per  la sua potenza è detta di ferro ne' « Salmi » (3). Nell'
Numeri » (4): [...OMISSIS...] . Preghiera, che Iddio esaudì  per  allora col dare Giosuè a capo del popolo, sì nel nome che
disse ancora: « Ti scongiuro: Signore, manda colui che sei  per  mandare ». Nel qual titolo di mandato , o Apostolo per
sei per mandare ». Nel qual titolo di mandato , o Apostolo  per  eccellenza, racchiuse qui Mosè tutti i pregi e gli uffizi
non pose limiti. Oltre poi a questa generale missione,  per  cui gli Apostoli divennero luogotenenti di Cristo presso
e glielo comandò nell' ultima cena (1): quando avendo  per  la virtù di sue parole nel proprio corpo e sangue
e priva di un suo vigore, ma anzi d' infinita efficacia;  per  questo a' mandati suoi aggiunse l' altra facoltà divina
che non ha limiti non limita, là dove l' ignoranza che  per  sè è nulla, ristringe e impicciolisce l' umana volontà.
volontà. Somma è dunque l' apostolica dignità. L' Apostolo  per  eccellenza è Cristo, e i dodici per la partecipazione dell'
dignità. L' Apostolo per eccellenza è Cristo, e i dodici  per  la partecipazione dell' apostolato di Cristo; Mosè e gli
la mira, su questa speranza in gran parte si erigeva? Era  per  tal modo il Messia l' espettazione non solo di que' Santi,
Messia l' espettazione non solo di que' Santi, che sparsi  per  le nazioni e istruiti da Dio con peculiar cura sapevano di
di quei sapienti, che meditando sopra se stessi ritraevano  per  ultimo frutto di loro speculazioni la ignoranza umana, e la
scontentissimo, quella curiosità somma delle future cose,  per  cui alle pagane superstizioni ognora inchinava. Era tale
lui nocevole, perchè facile il rendeva a venire ingannato.  Per  l' altra gli fu vantaggiosa: poichè vegliando Iddio alla
grande fine predisposta. Oltre di ciò salvandosi ogni uomo  per  Cristo, il solo nome in terra, sotto cui si fosse posta una
uomo, dovea riguardare il Cristo, dovea essere Profezìa.  Per  questo Paolo: « Tutte le cose a questo popolo accadevano in
legge sua (3). Il perchè nel « Deuteronomio » dà agli Ebrei  per  indizio di riconoscere il falso profeta del secondo genere:
espresso: « Lui ascolterai »; allora non dà più agli Ebrei  per  indizio di riconoscere l' ingannatore il rimuoverli dalle
mare onde escono. Cristo dunque sommo de' profeti, Profeta  per  eccellenza, quegli da cui gli altri profeti furono
della loro verità, perchè in Cristo si videro verificate.  Per  opposito essi formano la prova della verità di Cristo, non
di vero e sommo Profeta in Cristo. Che poi Cristo abbia  per  mezzo de' profeti parlato, da tutto ciò si argomenta, da
» (sono parole rivolte ad Aronne e Maria, che si ergevano  per  invidia contro a Mosè), « io gli apparirò in visione, o gli
A voi è dato d' intendere il mistero del regno d' Iddio: ma  per  quelli che sono fuori, tutto si fa per via di parabole »
regno d' Iddio: ma per quelli che sono fuori, tutto si fa  per  via di parabole » (1). Paolo nella « Epistola a' Galati »
egli « stato eletto » a tal dignità « dagli uomini nè  per  mezzo d' uomo, ma da Gesù Cristo e da Dio Padre, che
non hollo io ricevuto, nè l' ho imparato da uomo, ma  per  rivelazione di Gesù Cristo »: e ancora conferma il medesimo
e, quattordici anni passati, fu di nuovo a Gerusalemme  per  rivelazione a confrontare col collegio apostolico il
s' intende esser detto alla maniera degli Ebrei, i quali  per  profeti toglievano qualunque veggente, e per la natura
Ebrei, i quali per profeti toglievano qualunque veggente, e  per  la natura dell' antico patto aveano ragione. Ora Cristo
Ora Cristo mandò loro gli Apostoli, che erano profeti  per  eminenza, come Mosè tra' profeti del Testamento Antico; ed
all' esemplare passato appareggiarli. [...OMISSIS...] E  per  la ragione medesima noi veggiamo in Isaia (3) Iddio
e più lieto e più splendido. Quest' Evangelista poi, di cui  per  eccellenza Isaia parla, egli è il Cristo, che insieme è
città santa, pur l' adito hanno e la vicinanza ad essa  per  l' unità dello stipite suo che le rende tutte una tribù.
» è pure chiamato col nome di Evangelista (2). La ragione,  per  cui S. Paolo a' Corinti (3) mette gli Apostoli ed i
che un supplemento agli Apostoli, che non poteano esser  per  tutto; a cui provvedere furono eletti anche i diaconi, e
in genere tutto l' ecclesiastico durevole ministero.  Per  dirne alcun poco è a sapere, come anco l' antico Israele
e se v' ebbe bisogno a principio di straordinari commissari  per  fondare la Chiesa tutta spirituale, com' ella è, di GESU`
assorbito, di straordinario potere appresso non fu bisogno  per  reggerla. L' essere stata poi fondata con sì rapido e
eseguimento, sì come piacque alla virtù divina,  per  una parte domandò uomini fuori dell' usato sì per autorità
divina, per una parte domandò uomini fuori dell' usato sì  per  autorità e potere, che per doni di spirito, dall' altra
uomini fuori dell' usato sì per autorità e potere, che  per  doni di spirito, dall' altra abbreviò il tempo di sì fatto
i Sacerdoti nostri sopra quelli sommamente s' innalzano  per  la consecrazione del pane e del vino, e per gli effetti di
s' innalzano per la consecrazione del pane e del vino, e  per  gli effetti di questo divino sacrifizio, che vengono
d' interpreti, acciocchè la legge giammai non dovesse  per  falsa intelligenza essere contraffatta. Tornano tali Scribi
(2) come generatore di quistioni e altercazioni infinite.  Per  questo Cristo non fe' parola di costoro quando disse: «
uomini . Cristo poi, dice il Dottor nostro, li ha spediti «  per  lo perfezionamento de' Santi ». Ecco il fine di tutte le
è l' ultimo fine di tutte le cose, e tutte cose ha fatto  per  sè (4). [...OMISSIS...] Cristo adunque è quegli, nel quale
Cristo adunque è quegli, nel quale Dio vuole essere  per  noi glorificato. La santità nostra dee fruttare gloria a
. Quanto alla prima dice Paolo: « in opus ministerii »,  per  « l' opera del mistero »; quanto al secondo, « in
quanto al secondo, « in aedificationem corporis Christi »,  per  « l' edificazione del corpo di Cristo ». L' una di queste
mio indeficiente, questa mia divina autorità e virtù.  Per  tanto la prima di queste due podestà, che ha l' incarico
sposi della Chiesa, i compiuti esemplari di GESU` Cristo.  Per  questo non si può dare Vescovo senza Chiesa, come non si dà
non discende nè podestà alcuna nè grazia alle membra se non  per  la via del capo: da lui hanno tutto, in guisa che in lui
lui hanno tutto, in guisa che in lui spirano, in lui vivono  per  mirabile modo e nascosto. Onde conviene che solamente il
gran sacrifizio; possa sopra di loro esercitare autorità.  Per  questo i pastori hanno sempre obbligo di pregare e
i pastori hanno sempre obbligo di pregare e sacrificare  per  le pecore. Or questa podestà sopra il corpo reale di Gesù,
della episcopale, contiene tutti gli uffizi necessari  per  sì fatto sacramento. [...OMISSIS...] Tutti questi uffizi
quella del capo, o come il vestimento quella del corpo (2):  per  questo il Vescovo è denominato compimento del Sacerdozio .
e preordinato, non perchè egli perfettissimo non sia, ma  per  l' opera della sua bontà, per la quale volle patire a
perfettissimo non sia, ma per l' opera della sua bontà,  per  la quale volle patire a redenzione di molti. E come i
sul Taborre dal corpo, cui vestiva, candidezza di neve (1).  Per  questa parte adunque Cristo è veramente un corpo in tutte
parte alcuna non forma della sustanza del corpo stesso. Ma  per  tornare alla similitudine delle membra e del capo, in che
di giurisdizione: essere fatti membri acconci pel Cielo.  Per  lo che a quella foggia che il corpo reale di Cristo in
Qui si rende adulto, quanto può essere uomo perfetto,  per  la fermezza della medesima fede: in Cielo poi per la
perfetto, per la fermezza della medesima fede: in Cielo poi  per  la cognizione del Verbo , non più per ispecchio o enimma,
fede: in Cielo poi per la cognizione del Verbo , non più  per  ispecchio o enimma, ma faccia a faccia. Questa fede è
e là da ogni vento di dottrina pei raggiri degli uomini,  per  le astuzie onde seduce l' errore; ma seguendo la verità
ma seguendo la verità nella carità, andiamo crescendo  per  ogni parte in lui, che è il capo, cioè Cristo » ». Ecco
Cristo » ». Ecco adunque come crescono le membra: crescono  per  la fedel carità che ci incorpora in Cristo, e ci fa
, prosegue Paolo, tutto il corpo compaginato e commesso  per  via di tutte le giunture di comunicazione, in virtù della
sopra di ciascun membro prende l' aumento proprio del corpo  per  sua perfezione mediante la carità ». Nel che nuovamente si
questo corpo viene dal capo, cioè Cristo. Le giunture poi,  per  cui è somministrato quel nutrimento, sono i Sacramenti
degli altri. Chi non ama Gesù è anatema (2): non v' ha  per  lui giuntura che l' attenga al corpo, dacchè essere non
qualità del membro, poichè ognuno ha d' uopo della grazia  per  lo stato suo, e questa tanto gli è donata, quanto egli ama.
a' Vescovi è l' amministrazione de' Sacramenti, perchè ha  per  fine l' edificazione del corpo mistico di Gesù Cristo: per
per fine l' edificazione del corpo mistico di Gesù Cristo:  per  questo stesso il Vescovo deve necessariamente essere
dobbiamo, malgrado di questo, tenere il vivere de' celesti  per  imagine del viver nostro, se nol possiamo conseguire
conseguire compiutamente, dobbiamo tuttavia affaticarci  per  conseguirlo nella parte maggiore che per noi è possibile. «
affaticarci per conseguirlo nella parte maggiore che  per  noi è possibile. « Vegliate », dic' egli con grande animo,
misericordia sarà un giorno glorificata: senza compatir  per  conseguenza i suoi difetti, che Dio permette, senza
dà uno sviluppo maggiore; pensiamo di maturarci ancor noi  per  quel tempo in cui l' agricoltore celeste ci spiccherà per
per quel tempo in cui l' agricoltore celeste ci spiccherà  per  riporci nella sua dispensa. E allorchè già viene l'
da tutti i beni momentanei e ingannevoli? Così da  per  tutto ci parla la sapienza nel succedere delle stesse
presente al Signore, chi forma sì fatta consuetudine,  per  cui ad ogni suo atto consulti ed interroghi l' eterna
più come Dio che come uomo: e sembra che si tema,  per  dire così, di accostarsegli. Non si discorre di lui con
dire i sensi amorosi, che pur da molti si nutrono di dentro  per  lui: l' unirsi a caso fuori della chiesa o delle ore
se dalla Chiesa approvate; ma chi può negare che non  per  difetto di esse, ma talvolta per imperfezione di chi le
ma chi può negare che non per difetto di esse, ma talvolta  per  imperfezione di chi le usa, molti non sieno trattenuti in
la divozione di Gesù! Io vorrei che ogni cosa si facesse  per  ristorarla e raccenderla dai Cristiani. Alle vostre
questo è il più bel modo di tutti. Giova ancora  per  rimanere in ispirito d' orazione, come ci è comandato, l'
l' affetto, come avviene frequente in orazioni prolungate.  Per  le quali cose, questa innocenza della vita, questo vegliare
Ma colui che prega Iddio in ispirito , cioè col cuore bene  per  ogni parte disposto, questi prega in Dio che è spirito, e
Romani quando scrivea (3): « « Io vi scongiuro, o fratelli,  per  la misericordia di Dio, che presentiate i vostri corpi
e a noi stessi; e finalmente quell' apparecchio alla morte,  per  cui in essa non altro veggiamo che lo scioglimento del
sempre false, ove verranno anteposte alle pubbliche, o  per  quelle queste posposte; essendo sconvolto l' ordine che d'
le gote sclamando, accusando, e calunniando la Chiesa?  Per  serrare la bocca a' quali, quanto è possibile, comandava
uso che si conviene, lascia loro di pregiar più quelle, che  per  antichità, solidità, dignità e istituzione hanno eccellenza
chi ha il fiume; e pur giovano principalmente a chi non sa,  per  propria imperfezione, all' abbondanza delle maggiori
in esse contenuti, e de' modi d' avvicinarsi ed intimarsi  per  Cristo con Dio. Ma sulle bellissime e semplicissime forme
cielo non si dà alcuno atto di culto più augusto: gareggia  per  questo la terrestre Gerusalemme colla celeste, nè a' cori
pascolo, che non solo pel suo povero e angusto cuore, ma  per  quello di tutti gli angeli del Cielo ne sia
e manifestissime pratiche da Gesù Cristo instituite, e  per  mano de' santi Vescovi della Chiesa successivamente
successivamente tramandateci, non punto s' intende: ovvero,  per  meglio dire, essendo queste purissime, divotissime,
appetiscono, e oltre queste niente trovano, niente veggono.  Per  sì grande infermità, postergate o poco curate o non
e si nutrica invece sua la propria carnalità. Vorrei  per  tanto richiamare lo spirito di costoro alla santissima e
della santità; e nelle imagini venera il santo oggetto, che  per  esse è figurato o dipinto; e nelle reliquie onora quella
coloro, che assistono alla Messa indivoti, che l' hanno  per  cosa triviale; perchè resa frequente dalla profusa
che s' immola, meglio unirsi alla comunion de' Santi, che  per  mano del Sacerdote fa all' Infinito un dono, niente minore
tutta, ed ogni fedele, e segnatamente colui che è presente.  Per  la qual cosa chi ascolta la Messa deve pensare all' atto
offerendo il pane disse in numero singolare, fece egli solo  per  gli astanti, ed offerì veramente prima per li suoi peccati,
fece egli solo per gli astanti, ed offerì veramente prima  per  li suoi peccati, e poi per quelli del popolo (1). Queste
ed offerì veramente prima per li suoi peccati, e poi  per  quelli del popolo (1). Queste parole perciò, o questo
o Signore, e il Sacrifizio oggi si faccia al cospetto tuo  per  modo che a te sia gradevole, Signore Iddio » ». Le quali
cantavano appunto così: [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] E  per  doppia ragione il Sacerdote chiama quel Sagrifizio suo, e
(1). [...OMISSIS...] Ben è pertanto a meditare e pregiare  per  noi un sì bello offerimento della servitù nostra, e di
croce in ispalla porgendoci pronti e di dare il sangue  per  la legge sua e di sacrificare la concupiscenza nostra all'
e conformato in ogni cosa a Cristo. Di questa grazia  per  la stessa ragione se ne prega già avanti Iddio, là dove
con ciò numerati tra i legittimi fratelli di Cristo,  per  cui patì, fra i molti per cui effuse il sangue), «
i legittimi fratelli di Cristo, per cui patì, fra i molti  per  cui effuse il sangue), « ragionevole » (vengono in tal modo
di noi, e rinunzie alla vita, e a quanto è nella vita  per  Cristo, sono ciò che rendono verissimo Sacerdote qualunque
sacerdote è chi sacrifica a Dio. E sebbene Cristo solo  per  sua eccellenza sia il Sacerdote eterno giusta l' ordine di
il Sacerdote, e 'l Laico fedele, che Cristo è Sacerdote  per  sè in eterno; gli altri partecipano del Sacerdozio suo: che
cose del suo Signore. Or poi cotesta unione nasce non solo  per  mezzo del Sacrifizio, con cui noi ci diamo a Dio; ma ben
del Sacrifizio, con cui noi ci diamo a Dio; ma ben anco  per  mezzo del sacramento, con cui Dio e Cristo in sue carni ed
a Dio in sacrifizio Cristo, e con Cristo noi stessi (cose  per  altro tutte sue), esso Iddio tutte ce le restituisce, e sè
con noi sotto specie di cibo, e con noi immedesimandosi:  per  cui questo convito chiamossi con vera ragione: « Principio
e beneficato, e poi ridonando e ribeneficando vinca non  per  l' eccellenza del dono, ma per l' eccellenza del
e ribeneficando vinca non per l' eccellenza del dono, ma  per  l' eccellenza del contraccambio! Il che dee mettere nell'
divin dono, dimanda al Signore: « « Che ti darò, Signore,  per  tutte cose che tu m' hai regalate? » » e non sapendo che,
Basta accostarsi alle memorie de' Santi d' ogni tempo  per  ammirare e l' avidità incredibile che a questo pane celeste
formava nè un desiderio, nè una speranza; ma un precetto, o  per  lo meno un universale costume. Essendo adunque « le cose
che d' un bacio: il vende agli appetiti suoi, e non  per  altra ragione il vuol morto: non vuole il sacrifizio che
della grazia, che in noi aumenta; e soavemente diletta sì  per  imagine de' celesti diletti come per una parte di quelli
soavemente diletta sì per imagine de' celesti diletti come  per  una parte di quelli che in lui si pregustano.
dal consorzio de' divini misteri. La quale penitenza andava  per  certi gradi, secondochè proprio è dell' uomo, che tutto ad
a' piedi del popolo fedele che entrava al Sacrifizio  per  dimandare co' pianti caritatevole aiuto di sue orazioni.
il « principe della penitenza, e 'l capo di coloro, che  per  la penitenza si salvano » (1). Laonde volle mai sempre la
alla pace della Chiesa, fiorire un novello modo di Martiri  per  austerità e mortificazioni incredibili. In quel tempo di
essa ancora a' suoi ministri lo studio degli antichi canoni  per  regolarsi nell' amministrazione della penitenza collo
E vorrebbe pure, che tutti i fedeli ne prendessero notizia,  per  conoscere l' enormità de' peccati, e la purezza desiderata
di disciplina, perchè tengono lo stesso spirito; ma  per  li cattivi oggidì è rimosso uno scandalo, o pietra d'
verrebbero da loro trasandate quelle severe ordinazioni  per  lo poco fervore, e produrrebbero nuove colpe. Perciò, dalla
a' leggeri, e sopra ciò grande desiderio del comunicare; ma  per  comunicare ogni dì bisogni di più avere superata la maggior
piissimi uomini migliorarono in molte parti i costumi; e  per  cooperare a detta frequenza, Buonsignore Cacciaguerra,
popolo: si fa alla natura del Sacrifizio, che dal Sacerdote  per  sè e pel popolo s' offerisce; onde è ragione che egli e 'l
anco alla inclinazione, ed alla retta natura degli uomini.  Per  questo l' antichità tutta e tutto il mondo fu sempre pieno
le sacre pompe, le orazioni, i sacrifizŒ, non sono nuovi  per  intero: avvegnachè tutte le genti antiche usavano, sebbene
alle nostre. Le Mosaiche però erano molte pel numero, gravi  per  rigore, e mere figure di quell' esemplare veduto da Mosè in
di pace di Cristo, da abbondanza di sua parola, che schiumi  per  dire così, e travasi dal petto ricolmo. Ecco in poco quando
solito (7). Invece poi della lingua abbiamo l' Evangelio,  per  la manifestazione del quale ne' tempi primi era dato il
del quale ne' tempi primi era dato il dono delle lingue; e  per  l' interpretazione del medesimo, che allora si facea da
quanti intorno all' Evangelio sentivano pii sentimenti:  per  questo Paolo tempera e regola quel fervore, insegnando che
della persona indicano gl' interiori sensi. E ancora  per  mezzo delle cose esterne l' uomo rappresenta e parla:
quali chiese le materiali non danno che un emblema: ed è  per  questo, che il Vescovo consacra i templi murati con alcune
ai templi vivi. I luoghi però usati da que' Cristiani  per  le sacre unioni, o fossero nelle case private, o ne'
Costantino Imperadore, e dare così pace alla Chiesa  per  trecento e più anni vessata e sbattuta da' feroci Signori
superbia, o la diabolica superstizione. Di questo tempo  per  la Chiesa felice in tutto il mondo s' onorò Iddio con gran
s' onorò Iddio con gran templi e ricchi; come veggiamo  per  grazia divina anche a' dì nostri. Osservarono alcuni, come
quelle ricchezze dunque si mettono in chiesa non già  per  dare a queste il prezzo che non hanno, ma anzi per farle a
non già per dare a queste il prezzo che non hanno, ma anzi  per  farle a quello servire, che di ogni pregio è fornito:
Così nell' antico patto le egiziane dovizie servirono,  per  comando del Signore, alla vera religione degli Ebrei.
a' sensi, tanto ha maggior bisogno d' essere tratto a Dio  per  mezzo di esteriori oggetti, quasi per gradi che a Dio l'
essere tratto a Dio per mezzo di esteriori oggetti, quasi  per  gradi che a Dio l' innalzino. Quindi la pompa della chiesa,
non veniamo intoppati, ma solo dilettati de' superiori » ».  Per  la quale non meno la semplicità antica si commenda, che la
antica si commenda, che la pompa presente si giustifica.  Per  altro, molto si lagnano i Padri del veder le chiese
l' altare nostro è imagine anche della croce, su cui patì.  Per  questo a' tempi apostolici gli altari erano costrutti di
altari erano costrutti di legno. Ancora più propriamente  per  l' altare si esprime Cristo stesso; avvegnachè, essendo il
s' infrangono e spezzano quelli che in lei cozzano; già  per  antica legge gli altari si fanno di marmo, e si sacrano
A pie' dell' altare stanno de' gradini, che sono le virtù,  per  cui si va a Cristo. Prima di ascenderli nella Messa il
gli avversarŒ, mandi a lui la sua luce e la sua verità,  per  essere da queste condotto nel santo suo monte, ne' diletti
segna la fortezza, o la veste d' immortalità acquistata  per  la croce di Cristo, e la pianeta finalmente raffigura il
il Cristiano è nel tempio del Dio suo, e quasi ministro,  per  dire così, insieme cogli altri fratelli suoi, e con tutte
universo, esercita atti di religione. Tuttavia non vengono  per  avventura sotto questo aspetto bastevolmente considerate le
ecclesiastiche cerimonie sono ancora semplici e naturali .  Per  esempio: levarsi in piedi al Vangelo dopo essere stati
in piedi al Vangelo dopo essere stati seduti all' Epistola,  per  dimostrare prontezza di sostenerlo e difenderlo quali prodi
altrettali atteggiamenti, riti, e cerimonie, i quali, nati,  per  così dire, insieme colla cosa ch' esprimono, non hanno
ci vengono a mente i nostri preghi che ascendono a Dio  per  Cristo; e per Cristo, giusta la frase scritturale, si
a mente i nostri preghi che ascendono a Dio per Cristo; e  per  Cristo, giusta la frase scritturale, si odorano dal Padre,
la benedizione prima di leggere le lezioni nel Mattutino. E  per  tutto s' umilia di sotto agli altri, quando prende aspetto
è con quelli che pregano, ed essi nel Signore sono uniti,  per  cui al Dominus vobiscum segue l' Oremus , cioè l' invito a
del nostro Signore Gesù Cristo torni a noi, che siamo  per  riceverlo, a vita eterna; così sia ». Colla quale cerimonia
col sangue di Cristo, cioè la nuova ed eterna vita da lui  per  la risurrezione racquistata; si prega, che noi, membra sue,
a tutti i fedeli desidera dal Signore: e bacia l' altare  per  riceverla da Cristo, che l' altare rappresenta, e abbraccia
il Salterio di Davidde ne' sette giorni della settimana  per  modo, che dentro a ciascuna si svolgeva cantando tutto quel
sparse le feste della Madonna, rassomigliata dalla Chiesa  per  la sua spirituale bellezza alla luna. Ogni mese poi, nel
Sole, che appresso sorge, regola l' anno ecclesiastico,  per  così esprimermi, come il sole materiale regola l' anno
Battesimo, col quale in noi s' incomincia la vita eterna,  per  darvi esempio del modo, con cui giova studiare in questa
basterà di porgervi quasi un indice di materie, o poco più,  per  non ingrossare maggiormente il volume senza bisogno. Sarà
effetti, e bene intendere quali gravità di promesse in esso  per  noi si fanno. Queste promesse, da S. Agostino chiamate non
sacri ritegni da peccare, e l' infrangerle si avea, come è,  per  sommo infortunio (2); riputando dopo il Battesimo più alta
difficile il risorgimento, più dura la debita penitenza.  Per  questo era prolungato il catecumenato: si dava luogo con
e utile una cosa, che qui non voglio preterire. La Chiesa,  per  ricordare i fatti illustri della bontà divina, che a lei
o splendore, stabilisce pubbliche feste. Ogni Cristiano ha  per  simile modo de' fatti privati della divina bontà, i quali
era specialmente rappresentato dal Battesimo conferito  per  immersione, mostrando in quello, per così dire, come il
Battesimo conferito per immersione, mostrando in quello,  per  così dire, come il figliuolo dell' uom peccatore si
acqua indica la nascita dell' uomo nuovo. [...OMISSIS...]  Per  questo Cristo dopo risorto comandò agli Apostoli di andare
ora è chiamato a parte di suo sacerdozio e di suo regno.  Per  questo la Chiesa unge in sulla fronte colui che battezza,
di quella pugna, che coll' arma della croce e' vincerà, e  per  cui sarà coronato: gli dà il lume acceso, additandogli come
Ogni Cristiano sarà sempre sacerdote, perchè una volta  per  sempre al culto divino è sacro: ma perderà la corona di re
Eritreo. Nel Battesimo veniamo battezzati in Gesù Cristo; e  per  li meriti suoi, mentre l' acqua ci lava il corpo, lo
salute a tutto il popolo eletto in ogni parte della terra?  Per  quelle acque, in cui si sommerse l' orgoglioso Faraone,
morte, pure militiamo ancora fra mille rischi, e traendoci  per  lo deserto di questo mondo dobbiamo arrivare alla patria?
di quella prima misericordia a chieder l' estrema,  per  la quale ha suo prezzo la prima. Or se sì alta canzone
e corteggio. La verginal purezza, dice s. Agostino (2),  per  questo dalle Scritture è commendata come pregio altissimo,
in sè stessa. Non parlo solo di quella Verginità consacrata  per  voto, ma di quella consacrata per affetto, che a tutte le
Verginità consacrata per voto, ma di quella consacrata  per  affetto, che a tutte le cristiane donzelle vuole essere
che dubbia restava la prova; sa l' esempio del vergine  per  eccellenza, di Cristo, che chiama tutti a sè perchè tutti
innocente di te: se' mandata a chi è più santo, a quello,  per  cui tu se' santa. Ecco il Vergine esempio de' vergini, cui
l' autore della purità, non pel fascio del peccato, ma  per  lo peso della carità: davanti a lui vedrà sè stessa spoglia
ad esser buona quando comincia ad essere mortificata  per  la carità o per la fede: perchè allora luce in lei quella
buona quando comincia ad essere mortificata per la carità o  per  la fede: perchè allora luce in lei quella Fortezza, che
quella di cui, al dire de' Padri, si formavano i martiri, e  per  cui un' Agnese ed altre tali eroine prima, per dir così, d'
i martiri, e per cui un' Agnese ed altre tali eroine prima,  per  dir così, d' esser della vita in possesso, attesa la tenera
in numerosa famiglia? Carità è non vivere a capriccio  per  seguire una perfezione imaginata: la perfezione è nel
mortificazione. - Orazione più bella e più grata a Dio è,  per  non dispiacere altrui, diminuir l' orazione. Mortificazione
vita comune, ove la carità de' prossimi è in uso continuo,  per  non esserne capace, ad una vita più parziale e sequestrata.
che cagionasse il suo divisamento a quelli, co' quali è  per  naturali legami congiunta. Ma s' ella non è chiamata al
sempre qui favellare degli atti indifferenti del vivere, e  per  sè stessi innocenti. Ora conceduto, che questo trattar
da piacere proprio che se ne senta, allora ne debbe essere  per  lo meno sospetto. Dobbiamo vedere dentro di noi da che ci
e buon garbo, o finalmente da quella ambizioncella,  per  cui si desidera altrui piacere con doti esteriori o di
Tutte coteste fonti di diletto sono guaste, o poco nette, e  per  lo meno non eccedono le propensioni naturali. Sì, ve lo
pur di quello che superiore a natura non sia, cioè di Dio.  Per  quanto si possano fare sottili scuse a simili compiacenze,
è suo » (2). E bene: non conversi con altrui il Cristiano  per  cagione di proprio piacere; conversi per rendere bello ed
il Cristiano per cagione di proprio piacere; conversi  per  rendere bello ed onesto piacere agli altri. Or quando
loro l' insegnava Paolo. [...OMISSIS...] Dirà taluno  per  avventura, che questa bellezza interiore dell' anima
anima raccorrà lode e premio da Dio che la vede, giusto e  per  noi troppo sufficiente estimatore: ma non dagli uomini.
in favore d' altrui, e negligenta sè stessa con dignità  per  soddisfare agli altrui desiderŒ, che fa dei servigi a
evita di prestare altrui occasione di scandalo e di dicerie  per  loro bene e non perchè ella le tema, che porta le altrui
pensa con ogni dolcezza e benignità degli altri! che ignora  per  fino i difetti loro, di loro virtù si consola ed edifica,
di un franco e nobile tratto, alle leggi attemprato altrove  per  noi descritte (1); ei rende, un sì vero Cristiano, amabile
debbe desiderare, come dicea, d' essere piacevole se non  per  la virtù, e pe' modi di sua carità; e che colei, la quale
carità piacendo, ma loro spiacendo; purchè si spiaccia non  per  altro che per la virtù, cioè pel monile più ricco e più
ma loro spiacendo; purchè si spiaccia non per altro che  per  la virtù, cioè pel monile più ricco e più bello di femmina
vero, che anche i mondani debbono amare e lodare, non solo  per  quello insuperabile segreto testimonio, che forza d' eterna
dar piacere agli altri uomini, cioè colla virtù, colle cose  per  sè indifferenti come sono i fregi del vestire, ed ancora
cose indifferenti poi ha luogo una particolare saviezza  per  la quale nè si usino perchè si amino, nè si usino di più di
più di quello che giovassero ad edificare, quasi funicelle  per  le quali attenendosi i deboli salgano mano mano a gustare
che anche a noi appartiene (1), usando veste troppo logora  per  amore di povertà, e udendo come a una sorella del monastero
non solo de' tristi, ma degli uomini naturali è difforme,  per  non dar luogo senza bisogno a noia, od occasione di mali
cose, se non imparate ad ubbidire? E` una grande illusione  per  uno che è chiamato alla vita religiosa, nel nostro Istituto
di Dio medesimo, senza distinzione di persone.  Per  me starei certo che se nell' Istituto vi fosse anche un
Gesù e Maria vi benedicano e vi diano quel bene vero  per  cui siete stato creato e chiamato alla perfezione. 1.43 Che
queste mie parole, se le riceverete come venienti da Dio  per  mezzo del vostro superiore (memore che anche Caifas profetò
un nemico terribile, che si traveste in angelo di luce  per  ingannarvi. Vi avviso adunque colla libertà che credo dover
e ad attristarsi. Questo difetto, a cui conviene riparare  per  tempo, suole produrre dei funesti effetti: col mezzo di
ha dato una terribile battaglia a don Giulio, che vinse  per  la sola eroica e cieca ubbidienza che prestò alle parole
del passato, e pensate unicamente a servire il Signore  per  l' avvenire, attenendovi a queste massime: Non pretendere
confidenza, senza che questa ci si diminuisca mai, nè pure  per  le nostre miserie, tenendoci certi che egli è disposto a
nella conversazione, gustare l' altrui letizia, ecc.. Usare  per  meditazioni materie liete: la bontà di Dio; la
noi. A questo proposito voi dite di voler fare gli Esercizi  per  acquistare la compunzione; ma io voglio che li facciate per
per acquistare la compunzione; ma io voglio che li facciate  per  acquistare l' ilarità ed allegrezza di spirito. Perciò vi
cioè quella giustizia che egli dona all' uomo unicamente  per  sua misericordia, quella giustizia che S. Paolo chiama anco
nimis »); chè anzi dobbiamo andare persuasi di essere  per  parte nostra peccatori sempre, e in fatto quanto alle
gratuitamente a' nostri peccati, e di giustificarci  per  la fede avvivata dalla carità, mentre non possiamo
avvivata dalla carità, mentre non possiamo giustificarci  per  le pure nostre opere. Separate adunque il sentimento della
Ieri ed oggi ho celebrato il santo sacrifizio della Messa  per  Lei, affine di ottenere che il celeste Padre, pe' meriti
la Scrittura lo chiama. E non basterebbe questo solo segno  per  escluderli da noi, combatterli ed abborrirli? Dai frutti si
nemico è scaltro, e noi dobbiamo essere molto prudenti  per  iscoprirne le frodi. Come ingannò egli la nostra prima
e queste sono le armi perpetue che usa il demonio  per  sedurre gli uomini; perchè il demonio vuole sempre apparire
sottili che insinua il demonio nell' animo nostro  per  distaccarci dalla fede alla parola di Dio. Come potremo
guarentirci da un tanto inganno? Vi sono dei segni generali  per  distinguere i ragionamenti dolosi e falsi dell' inimico,
dalla nostra mente, a non volerlo punto nè poco ascoltare,  per  non rimanere sedotti o morsi dal serpente. Eccole alcuni di
in Dio e credete in me ». «(Giov. XIV). » Un altro segno  per  distinguere i sottili ragionamenti di Satana da quelli che
cristiana cattolica, sia questa prova qualsivoglia,  per  esempio, un miracolo, la risurrezione di Lazzaro, la
proprio ragionamento. Questo non fa: basta una sola prova  per  assicurarsi della verità della cattolica Fede: è dunque
che se non ne penetra la forza, ciò può benissimo avvenire  per  la limitazione dell' umana ragione. Che se invece di ciò,
Non importa: la Religione cattolica è stata provata vera  per  lei; se è provata vera, ella è vera in tutto e non in una
ragionamenti che vorrebbe insinuarci il nemico del bene  per  traviarci e travagliarci. Non è egli forse ragionevolissimo
che l' abbiamo conosciuta, senza trattenerci a cavillare  per  metterla ancora in dubbio? Se una sola verità della Fede
Fede : dunque io n' ho abbastanza, non debbo cercare altro  per  crederli: tosto li debbo abbracciare, benchè il serpente mi
dal quale non so se potrò uscire. E intanto che io giro  per  le sinuose vie di questo laberinto, io non credo: intanto
amor divino verso di noi. Un Dio che si fa uomo e muore  per  noi, affine di salvarci dal peccato, liberarci dall' errore
che oltrepassa i brevi limiti della nostra ragione, noi  per  questo appunto negheremo fede al suo amore? Infatti non
le difficoltà che troviamo in tali misteri debbono essere  per  noi un nuovo argomento della loro verità, e un nuovo
amore: Ella corrisponderà all' amore di GESU` Cristo morto  per  lei, quand' ella adorerà in lui il VERBO FATTO CARNE, come
Ella pur ama. Mia signora Contessa, io aveva preso la penna  per  suggerirle qualche libro secondo il desiderio da Lei
almeno se prima Ella non istabilisce il principio, che «  per  credere non è necessario avere la soluzione di que' dubbi
adiuva incredulitatem meam . Io stimo indispensabile a Lei  per  poter vincere d' un colpo tutti i nemici della sua quiete,
altra le risolve. Chi volesse aspettare di studiarle tutte  per  credere, non crederebbe mai più, e in sulla via ne
dimostri la verità della Religione cattolica in generale,  per  convincersi bene che questa Religione è vera ed al tutto
sue misericordie. Egli è infinitamente buono e paziente, e  per  questo non mi sfiducio, benchè se dovessi pensare a me
infedele e mancante alle grazie divine (il che non dico  per  abbassarmi, ma perchè mi sforza a dirlo la verità che mi
dee sperare Ella, che fuor del mondo visse sempre a Dio e  per  Dio? Quantunque mi pare che circa il quanto che dobbiamo
colla sua liberalità verso i malvagi. Onde io mi propongo  per  questa ragione di voler sperare ancor più di Lei, avendone
non sono veri, ma apparenti: cose tutte che Iddio permette  per  esercizio delle anime a lui più care, acciocchè stiano
attive nell' amor suo, e si purifichino colla tribolazione.  Per  altro non creda che siano punto pericolose, nè da farne
caso. Anzi quanto più si disprezzano, e si considerano  per  quel che sono, movimenti della fantasia e del sentimento;
Padre! Ringrazi di tutto Iddio che sta seco e la conduce  per  sicura via agli eterni suoi amplessi. Deh! si ricordi di
il Signore l' abbia trascelta e mandata in cotesta Diocesi  per  de' gran fini, perchè vi faccia grandi opere di sua gloria.
i punti principali, che un Vescovo può prender di mira  per  operare la riforma e far fiorire la propria Diocesi:
dire, che il Signore, insieme allo spirito di sapienza  per  concepire, Le ha infuso altresì quello, non meno necessario
quello, non meno necessario ad un Vescovo, di fortezza  per  eseguire. A tutta ragione Ella dà il primo luogo tra le sue
secolari, come ottimamente Ella osserva, è indispensabile  per  poter dare ai primi un' educazione consentanea alla sublime
che alla santità e allo zelo congiunga una bella mente,  per  mezzo del quale anche i buoni libri ascetici si propagano e
con certa onoranza e con stipendi i più abbondanti che  per  lui si possa; acciocchè i buoni ingegni, collocati da
ai posti del Seminario; e che sia poi provveduto bene  per  la loro vecchiaia, venendo, a ragion d' esempio, provveduti
sieno dal Vescovo onorati con imparziale giustizia, e  per  l' autorità loro conciliata opportunamente divengano
molta autorità, e ispirando al resto del clero rispetto  per  essi con una ben regolata subordinazione, sono del pari
l' ufficio di confessore, l' immensa importanza di esso  per  la salute dell' anima, il merito di chi fedelmente l'
mostrano più zelo in tal ministero; sono altrettanti mezzi  per  metterlo in onore e farlo fiorire. Quanto alla riforma del
dai giovani che sappiano di catechismo, e che ricevano  per  tempo il sacramento della confessione: non v' ha dubbio che
usanze invalse in quelle popolazioni, e introducesse da  per  tutto per l' opposto opportune cristiane consuetudini. Ma
invalse in quelle popolazioni, e introducesse da per tutto  per  l' opposto opportune cristiane consuetudini. Ma ben sento,
degli Ascritti , serve a propagar il bene anche là dove  per  impedimenti esterni non si può introdurre l' Istituto
E qui debbo rendere a Monsignore i miei vivi ringraziamenti  per  essersi degnata di formar parte di essa e di incaricarsi
e generale, che ogni pio cristiano vi può appartenere.  Per  lasciar aperto l' adito a tutti i buoni cristiani di unirsi
o sviluppo. Quindi la Società generale e comune, buona  per  sè stessa, ed utile perchè unisce i fedeli in Cristo ed
costà dei religiosi di un Istituto da esso governo non  per  anco riconosciuto. Ma è ben tempo che finisca questa
della propria fantasia , della quale il demonio si serve  per  insinuare in essa lo spirito di superbia. Conviene che si
del presente, e specialmente del presente suo stato morale,  per  conoscere i propri difetti ed emendarsene: allora solo egli
i propri difetti ed emendarsene: allora solo egli cammina  per  una via sicura dalle diaboliche illusioni. Di poi, io
sol peccato, una sola offesa di Dio è materia sufficiente  per  piangere mille anni. E che dico io mille anni? anzi per
per piangere mille anni. E che dico io mille anni? anzi  per  bruciare in eterno. Se una persona acquista questa
della santa umiltà. Ad un fine sì grande e sì importante  per  l' eterna salute, ad un fine, per ottenere il quale è
sì grande e sì importante per l' eterna salute, ad un fine,  per  ottenere il quale è necessario di fare ogni più gran
mezzi principali. Il primo sarebbe di ritirarsi dal mondo  per  dieci o quindici giorni almeno, per fare i santi esercizi
di ritirarsi dal mondo per dieci o quindici giorni almeno,  per  fare i santi esercizi colla maggior esattezza sotto un
attigne, quando vi pensa, in faccia all' eternità, e quindi  per  finire la vita passata con una confessione generale, dopo
vita al tutto nuova. Il secondo mezzo sarebbe di scegliere  per  confessore un uomo veramente santo, confessandosi a lui
ci somministra la bontà del nostro Signor GESU` Cristo  per  abbattere la nostra superbia e tutta la illusione e la
di tutto ORAZIONE. Oh quanto non è possente questo mezzo  per  ottenere la grazia e i lumi che ci bisognano, qualora lo
mente e inaridiscono il cuore e sono tanto meno importanti  per  l' uomo che lo studio della propria eterna salute. « Quid
tratta, una somma vigilanza sui propri interni sentimenti,  per  reprimere tutti quelli che sapessero di presunzione e di
gioverebbe, che la detta persona facesse degli atti esterni  per  umiliarsi: ed io le rispondo che gli atti esterni fatti con
al prossimo, e onde l' uomo dimentica affatto sè stesso  per  cercare i vantaggi degli altri. I ministeri di carità più
fede, quando è veramente simile a quello che nutriva Mosè  per  la liberazione del suo popolo, il quale pregava Iddio che
E` buona anche la domanda che mi fate di far pregare  per  la conversione della Svizzera, e in questo con gran piacere
mente de' suoi discepoli la necessità della missione divina  per  le imprese evangeliche! Egli stesso dichiarò replicatamente
che io aspetterò le vostre preghiere e le vostre suppliche  per  ispedirli? No, mio caro Arnoldo, non tarderò un momento
nostre forze naturali, coi nostri beni di fortuna, ecc.. Ma  per  adempiere la seconda l' uomo non trova nella sua natura
Provvidenza dispone ogni avvenimento piccolo e grande  per  nostro bene: onde non ci è maggior gioia che il conoscerla,
non permettano di dire delle mille cose l' una, tuttavia  per  esserle ubbidiente Le dirò parermi ottimo mezzo di educare
occupazioni di questi santi esercizi, voglio scrivere a voi  per  certa cosa che mi diè noia nell' ultimo fascicolo dell'
fervente della Madonna Santissima, che l' avete non solo  per  madre, come l' abbiamo tutti, ma quasi anche per
non solo per madre, come l' abbiamo tutti, ma quasi anche  per  compatriotta. Or come avete lasciato correre nel detto
espressione? Ve ne può essere alcun' altra che sia cotanto,  per  dir poco, piarum aurium offensiva? La Madonna avere
delle altre madri? Or dove avete trovata che sia fatta  per  Maria la legge, che fu solo intimata ad Eva peccatrice, «
caduta, son certo, dalla penna dell' illustre scrittore  per  mera inavvertenza, ma che stride tuttavia e lacera gli
emendazione a vantaggio de' comuni lettori, ne prego voi  per  l' amore che voi portate a Maria. Io per me non solo veggo
ne prego voi per l' amore che voi portate a Maria. Io  per  me non solo veggo che la divina Scrittura favella sempre in
sola, come sola genitrice in terra, ha tutto il diritto? E  per  darvi maggior prova di quel parlare vigilantissimo della
che Dio voleva, fu eletta cioè a limitare quella legge  per  modo, che ella avesse sì vigore per tutte le madri,
a limitare quella legge per modo, che ella avesse sì vigore  per  tutte le madri, venendone nel tempo stesso eccettuata la
tali, che dichiarano quella legge non essere fatta se non  per  le femmine ordinarie, non già per colei, che senza aver
non essere fatta se non per le femmine ordinarie, non già  per  colei, che senza aver conosciuto mai uomo divenne Madre e
celeste Gerusalemme, a cui le applica la Chiesa, di quella  per  la quale passò il Verbo incarnato siccome raggio solare per
per la quale passò il Verbo incarnato siccome raggio solare  per  cristallo purissimo, come uscì dal sepolcro senza
merito dello stile e della erudizione, è pieno di affetto  per  MARIA, ed io credo che a lui stesso gradir dovrebbe l'
presente mia lettera. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.44  Per  esser breve, e soddisfare alle sue diverse interrogazioni,
sue dimande la risposta: D. Qual autore reputa migliore  per  dare gli spirituali esercizi? R. S. Ignazio. Sulle tracce
e pio ritiro. D. Qual regola particolare mi proporrebbe  per  mantenere la gioventù nella santa castità? R. Già le regole
che: 1 Convinca i sudditi che il superiore non opera che  per  puro amore del loro vero bene, senza alcun puntiglio, nè
[...OMISSIS...] 1.44 Se ha qualche cosetta da sofferire  per  amor di Dio, va bene che se ne rallegri, pensando nello
quanto passa continuamente in questa valle di lagrime,  per  poter raccogliere che il Signore tratta noi assai
che le ho scritto Ella avrà già inferito, quanto sarei ora  per  dirle, cioè che io non consiglierei mai ad una società
una tale denominazione, si canonizzano da sè stesse, mentre  per  essere canonizzate converrebbe prima che morissero, e poi
e l' abbracciarlo le riuscirà di profitto. Non cesserà già  per  questo di fare il più gran bene ch' ella possa al prossimo,
dell' anima, può essere utilmente studiato dai direttori  per  altrui direzione; ma è di poco profitto, di grande
cercare lui specialmente ne' prossimi, e non assottigliarci  per  misurare i passi nostri, con cui l' andiamo cercando.
dell' amor del prossimo. A questo gioverà infinitamente,  per  dirlo di nuovo, ch' ella diriga le principali sue cure e
e languida formalità, com' è accaduto ad altre divozioni  per  sè stesse ottime. Egli anche suggerisce che il titolo della
regole, all' offerta sussegua il modo di praticarla o,  per  dir meglio, i sentimenti e gli affetti da cui essa deve
venissero più ampiamente esposti in forma di soliloquio,  per  chi ha comodità di usarne, anche questo potrebbe riuscir
amor suo; e penso che ciò Le basti. Non cessi di pregare  per  me e pei sommi bisogni miei propri e di quelli che meco
il Signore da cui provengono. Avendomeli Essa mandati  per  ubbidire al suo Direttore, il quale pure mi prega di dire
In generale non dubito punto dire, che Ella si trova,  per  misericordia del Signore, in sulla buona via, per la quale
si trova, per misericordia del Signore, in sulla buona via,  per  la quale non è a pensare altro se non che a tirare avanti
che continui a scrivere quanto passa nell' anima sua,  per  sua propria edificazione, e per informazione di quelli che
passa nell' anima sua, per sua propria edificazione, e  per  informazione di quelli che la debbono guidare nel suo
feci che poche osservazioni e sono queste: La prima, che  per  altro calcolo poco o nulla, riguarda certe espressioni
interamente sopra certe altre cose più necessarie a sapersi  per  chi la deve guidare, e questi sono massimamente tutti quei
dove Iddio l' ha collocata, converrà esaminare le cose  per  minuto, ma poi non ci sarà forse difficoltà. Ma non così la
dal luogo, in cui ora felicemente si trova: perocchè, già  per  questo solo, la cosa dovrebbe tenersi per sospetta, fino a
perocchè, già per questo solo, la cosa dovrebbe tenersi  per  sospetta, fino a tanto che Iddio non desse delle prove
che Iddio non desse delle prove palmari della sua volontà,  per  esempio, che il Papa gliel' ordinasse; il che non è per ora
per esempio, che il Papa gliel' ordinasse; il che non è  per  ora verosimile. Su di questa materia dunque trovo
che passa nell' anima sua, essendo il punto più importante  per  chi la deve dirigere; a meno che Ella deponesse ogni
col cuore a se stessi, e non vissero e non operarono che  per  Cristo. Questa immolazione adunque di tutto l' uomo in
chiamati martiri, benchè avessero sofferto moltissimo  per  Gesù Cristo, perchè dicevano: « non siamo ancor morti, il
il nostro martirio non è ancor consumato ». In terzo luogo,  per  formare una società di vittime, converrebbe conoscerle, ma
dall' altare. In quarto luogo le società religiose hanno  per  iscopo di prendere gli uomini imperfetti e di aiutarli
e quest' atto è l' opera di Dio; onde nessuno al mondo  per  quanto predicasse, eccitasse al bene o somministrasse i
il sacrificio di se stessi, come l' ha fatto Gesù Cristo  per  nostro amore e per nostra salvezza, adempiendo così il
se stessi, come l' ha fatto Gesù Cristo per nostro amore e  per  nostra salvezza, adempiendo così il precetto di Gesù Cristo
del libretto progettato, che dee contenere gli esercizi  per  l' offerta di se stessi . Il tempo destinato a questo
a così dolce fatica: ma quando il potrò? Dio solo lo sa; ma  per  qualche mese vedo la cosa impossibile. Ella preghi che il
Onde il Signore che ama i suoi d' un amore perfetto, che ha  per  oggetto il loro miglioramento spirituale, permette che
esser portata, e tuttavia questa veste non l' ha dismessa  per  sempre, ossia l' ha dismessa per cangiarla poscia in una
veste non l' ha dismessa per sempre, ossia l' ha dismessa  per  cangiarla poscia in una nuova, magnifica, nuziale, che non
ai benefizi ricevuti nella pristina vita, ed è potente  per  rimeritarceli; perocchè ella sta vicina al trono della
agiato secondo il senso, è termine e scopo principale  per  non dir unico! Quanto poco si va al fondo per scrutinare la
principale per non dir unico! Quanto poco si va al fondo  per  scrutinare la coscienza dei chierici; ond' entrano nel
un' altra generale osservazione, ed è che il Rettore,  per  quantunque grand' uomo egli sia, non può cavare gran frutto
ciascuno a suo posto, e formino con essolui buona unione,  per  la quale il piano che viene abbracciato si possa eseguire
studio delle varie scienze teologiche e delle ausiliarie.  Per  l' insegnamento di questa scienza gioverebbe trovare un
dell' Inghilterra dalla Chiesa cattolica è avvenuta  per  un atto di questa potestà ». Quando io lessi nella medesima
rimanga legato. Specialmente noi lo bramiamo e lo speriamo  per  quelle che, riconoscendo già il potere delle chiavi,
Dio, che non abbandona le anime religiose di questa chiesa,  per  condurle soavemente allo stesso termine, cioè nell' unico
si può negare che la separazione dell' Inghilterra si operò  per  un atto della podestà delle chiavi, non si può nè pur
non si può nè pur negare che vi avesse una giusta ragione  per  un tal atto, cioè l' eresia che Ella, col lume datole dal
può negare che l' eresia fu considerata sempre nella Chiesa  per  un giusto motivo di separarne le parti infette, privandole
divisa dalla Chiesa non può esservi ricongiunta, se non  per  un altro atto della potestà delle chiavi che riapra loro la
all' unità! E parmi che il suo cuore, pieno di zelo  per  la gloria di Dio, miri a questo, ed aspetti questo, e lo
egli aspettasse a venire a lavorare nella vigna del Padrone  per  entrarvi insieme con quelli che fossero chiamati all' ora
cattolici tendono a questo: ma noi preghiamo specialmente  per  colui, di cui il Signore si servì e si serve per purificare
per colui, di cui il Signore si servì e si serve  per  purificare la chiesa anglicana dall' eresìa, per mezzo del
e si serve per purificare la chiesa anglicana dall' eresìa,  per  mezzo del quale ha fatto nascere in essa un movimento sì
natura! La volontà di Dio: che sublime parola! che luce  per  l' intelletto che conosce ed ama Dio! che bene ineffabile
colla patria intrasmutabile. Onde se noi rimaniam privi  per  brev' ora di Lei, ella non rimane però priva nè di Dio, nè
macchia tenesse questa carissima anima, che fu viatrice  per  questo cammino del mondo, tutto fango e belletta, dove è sì
sua immensa bontà ci ha lasciati anche i mezzi efficaci  per  accelerare, coll' applicazione de' suoi meriti, la
stimolo altresì possiamo cavare da sì duri avvenimenti  per  istaccarci e liberarci vieppiù dalla servitù delle cose
il tempo della vita presente come datoci dalla Provvidenza  per  fare il maggior bene possibile a' nostri prossimi e così
non avanza loro tempo (nella presente condizione di cose)  per  coltivare, quanto importa, la vita religiosa ed interna de'
universalità dell' Istituto, colla indipendenza necessaria  per  poter esistere in un corpo ben unito, e perciò stesso
formare i loro soggetti alla santità; ma ebbe in pari tempo  per  sua regola e massima fondamentale di considerarsi come
aspettando dai Prelati della Chiesa la missione necessaria  per  esercitare la cura delle anime e la predicazione
anime e la predicazione apostolica; esercitando in tutto e  per  tutto questi ministeri secondo il voler dei Vescovi e
stabilite dalle Costituzioni. Così l' Istituto è diviso  per  parrocchie, diocesi, provincie ecc., divisione rispondente
al rito latino od altro; o almeno io giudico che  per  tali nazioni sarebbe uno sforzo assai più difficile mutar
a diventar Missionari e Pastori di quelle pecore sbrancate.  Per  riguardo all' Istituto della Carità basta il nome che porta
un Collegio di Missionari pei Russi, uno pei Greci, uno  per  gli Armeni, e così discorrendo per le diverse chiese
uno pei Greci, uno per gli Armeni, e così discorrendo  per  le diverse chiese scismatiche di rito diverso. Vero è che
usano il rito romano; ma questo fu detto unicamente  per  escludere i diversi riti occidentali, che discordano dal
che l' Occidente abbia un rito solo; ma non fu detto  per  escludere i riti orientali. Per altro, come Ella osserva,
rito solo; ma non fu detto per escludere i riti orientali.  Per  altro, come Ella osserva, dovrebbe sempre intervenire in
che le eccellenti vedute di Lei e l' ardente suo zelo  per  l' avvenimento del suo regno apportino un frutto
degli Angeli che non furon ribelli, nè fur fedeli a Dio, ma  per  se foro (Dante) ». E benchè anche i primi sappiano qual sia
quelli che occupando il mezzo, partecipano dei due estremi.  Per  additarvene il carattere mi basta che voi consideriate
procede che gli si può dare tutto, anche l' anima,  per  ottenere, quell' uno necessario; quindi agli occhi o almeno
o almeno nella pratica di costoro, tutti i mezzi sono buoni  per  arrivare a quell' uno. Questo principio spiega
è buono, tutto è santo, tutto è perfettamente cristiano  per  ottenere il grand' uno necessario del loro nuovo
e da tante occasioni nelle quali avremmo potuto offenderlo.  Per  me ne giubilo, e non ho lingua da ringraziarnelo a
vie maggiore nell' adempimento di tutti i nostri doveri.  Per  questa via le due parti, in cui non voi solo, mio
parole ancorchè buone in se stesse, e di buoni, e fatte  per  bene, o sub specie boni , che la potessero raffreddare o
e specialmente di tutti i Santi schierati in ogni secolo, e  per  nominarne due soli, di san Basilio che raccolse le
del prossimo, e di compire le più grandi opere possibili  per  la gloria del Signore e della Chiesa; e ciò perchè un
esercito del Signore. E` impossibile che individui divisi,  per  quantunque siano attivi, possano fare quello che possono
ed ubbidisce nel superiore, perocchè colui che fa tutto  per  Iddio, ha Dio che lo guida. « Justum deduxit Dominus per
per Iddio, ha Dio che lo guida. « Justum deduxit Dominus  per  vias rectas ». Iddio dunque è quello in cui l' ubbidiente
dunque l' uomo ubbidiente, ogni dì più, al vero suo bene, e  per  fare questo si può servire ugualmente d' ogni cosa, fin
la somma loro santità a cui risponde una somma gloria.  Per  questo lo Spirito Santo dice in modo assoluto: « vir
umane, ma non è cieca di ragioni divine: si rinunzia  per  essa alle ragioni piccole e minute, ma non si rinunzia alle
delle cose più care. Così Iddio permise che fossimo ridotti  per  effetto del primo peccato, acciocchè il patire diventasse
cielo, dove ora adora ed esalta la divina bontà, e reputa  per  la maggiore di tutte le sue fortune la ricevuta ferita e il
pervertita. Deh quanto mai non v' ha a temere e a tremare  per  la gioventù in questo secolo nequam! Quand' io considero i
all' eterna città dei santi. Tutto ciò che Iddio fa, lo fa  per  salvare le anime: questo è il fine della creazione: per
fa per salvare le anime: questo è il fine della creazione:  per  questo fine è morto Gesù Cristo: i santissimi Sacramenti
è morto Gesù Cristo: i santissimi Sacramenti sono istituiti  per  questo ed hanno un' efficacia infinita, perchè hanno in sè
Signore anche prima della sua fine: celebrerò la S. Messa  per  l' anima sua, e raccomanderò a tutti i miei compagni di
subbiettive disposizioni, riescono forse pure venialità, o  per  mancanza di piena cognizione, o per mancanza di
forse pure venialità, o per mancanza di piena cognizione, o  per  mancanza di deliberazione al male ch' essi contengono! Si
mancheranno in morte al suo Augusto: e l' orazione fatta  per  Gesù Cristo ottiene ogni cosa. [...OMISSIS...]
che il nostro carissimo fratello Giov. Battista Boselli sta  per  abbandonare il consorzio di noi suoi compagni nel terreno
come è pegno e preludio della prossima mercede che sta  per  isborsargli il Padron della vigna, così deve essere a noi
essere a noi d' ineffabile conforto e stimolo acutissimo  per  imitare i suoi esempi, la sua instancabile assiduità nel
quel Bene che ha sempre e solo amato, noi non dimentichiamo  per  questo di tenerlo vivo e presente agli occhi nostri, come
profitto. Io intanto mi sono subito a Dio rivolto, sia  per  offerirgli il sacrifizio di questo caro compagno, sia per
per offerirgli il sacrifizio di questo caro compagno, sia  per  pregarlo che se qualche macchia dell' umana infermità lo
che nel suo seno il nostro felice compagno gli rivolgesse  per  noi che lasciò quaggiù pellegrini. Ma nel mentre che la
la soma che ci ha imposto il Signore, quasi sfiduciati  per  la mancanza dell' aiuto che ci prestava quell' operaio, che
applicazione, volendo Gesù Cristo stesso in via ordinaria,  per  la sua infinita bontà e sapienza, che i Santi apostolici,
che sembravi fare tra questa popolazione, dovendo anzi  per  ciò stesso essere più cara al cuore del pastore partecipe
E` dunque mio sentimento e mio volere (e questo equivale  per  voi altri a una manifesta dichiarazione della volontà
e non c' impedisca d' operare tutto il bene che possiamo, e  per  operarlo d' aprirci un campo più largo... Conviene dunque,
e che v' impaurisce all' imaginarlo, vi si rendesse  per  l' età più grave, d' essere esonerato sopra quello che sarà
le sue secrete dolcezze, le quali sono tali e tante  per  un' anima amante che vincono le amarezze, ed anzi rendono
si tratta di levare dal pericolo qualche zitella, sia  per  ogni altro grave bisogno, come la educazione di qualche
si saprà in Verona che a S. Zeno vi sono uomini zelanti  per  sovvenire alla poveraglia. Oggi 23, ho ricevuto anche l'
in qualsivoglia politica controversia e dal dichiararsi  per  qualsivoglia fazione, si limiti a predicare a tutti
altri la fanno malamente. Conviene cominciare dal poco  per  renderla facile, e il mezzo che conduce a ciò è appunto la
di cui mi onora, giacchè l' esule Pontefice ha sospeso  per  intanto la promozione degli stabiliti Cardinali, non pel
Cardinali, non pel motivo che addussero i giornali, ma  per  le dolorose circostanze in cui si trova al presente la
Signor Gesù Cristo. Egli disse beati i poveri di spirito,  per  encomiare e raccomandare il distacco di cuore da tutte le
contatto, e cavandone anzi grandissimo merito di carità  per  le sollecitudini spinose che sostenevano nella loro
degno, come assai ben mostrò quando invece di accettarlo  per  re lo confisse al patibolo, e Cristo voleva che il suo
il mondo, ma lo aspettava da Dio e dai Santi che operano  per  impulso di Dio: e qual dubbio che, se la nazione ebrea
al P. Provinciale, giacchè questo è un mezzo utilissimo  per  rinforzarsi coll' aumento della grazia del Signore. Di poi
passati e risoluzioni più forti d' abborrimento al male  per  l' avvenire. Ma come si può avere la compunzione? Non si
mai compunzione nè umiltà, nè distacco da se stesso, nè  per  conseguenza fortezza spirituale. Molto più se s' incolpano
quella infallibile maestra e madre, nel grembo della quale  per  grazia di Dio sono nato e sono rinato alla grazia. Il
grazia, La supplico che una tale definizione si solleciti  per  mia quiete e per edificazione del prossimo. [...OMISSIS...]
che una tale definizione si solleciti per mia quiete e  per  edificazione del prossimo. [...OMISSIS...] 1.49 Ier sera mi
1.49 Ier sera mi fu recata la veneratissima sua scrittami  per  ordine di N. S. il Santo Padre, colla quale mi dichiarava,
In conseguenza di che io mi dirigerò domani verso Capua  per  trattenermi qualche tempo, ed ivi in appresso prenderò
anime; e questo stesso sentimento me l' ha infuso Egli  per  pura sua bontà. Qualunque decisione poi fosse per emanare
Egli per pura sua bontà. Qualunque decisione poi fosse  per  emanare dalla Santa Sede, io l' accoglierò con tutto l'
quale Ella mi significa che, essendosi radunata in Napoli  per  espresso comando di Sua Santità la Sacra Congregazione
Padre, che si dovessero proibire le mie due operette aventi  per  titolo, l' una: « Delle cinque piaghe della Santa Chiesa »,
figliuolo più devoto ed ubbidiente alla Santa Sede, quale  per  grazia di Dio sono sempre stato di cuore, e me ne sono
che non si possa parlar più di Cardinalato. Tuttavia,  per  le ragioni stesse che voi dite, io mi devo trattener qui
proibita, e darei nuovo appiglio ai nemici. Le ragioni,  per  le quali io vi prego di non fare alcun fatto in questa
onore: « Iddio sa di qual grado d' onore noi abbisogniamo  per  poterlo meglio servire; quel tanto d' onore che ci bisogna
conoscere nè immaginare questo orribile caos. Iddio adunque  per  la sua singolare misericordia mi salva ora dal perdermi in
deboli amici; ma noi dobbiamo sapere servire al Signore «  per  infamiam et per bonam famam ». E se possiamo sperare di
ma noi dobbiamo sapere servire al Signore « per infamiam et  per  bonam famam ». E se possiamo sperare di avere Iddio con
d' aver ricevuto la presente. Dite al caro Gilardi, che  per  ora non si può più parlare della ristampa del libro delle «
delle Cinque piaghe , e la Costituzione ; e vi riusciranno  per  certo non avendo io alcuna via aperta a difendermi. Io mi
che errori non ve ne sono: saranno probabilmente proibite  per  l' inopportunità di quegli scritti e il pericolo d' abuso.
venire in Italia, io ve lo permetto: nè sarebbe da tardare  per  non incontrare la stagione troppo fredda al ritorno.
soffrisse cotesta cara e importantissima Missione inglese  per  la vostra assenza. Voi coi vostri Consultori giudicherete.
Buttaoni, a cui ho somma devozione e stima, aggiungerò che,  per  pura grazia di Dio, non ho mai avuta in vita mia alcuna
istante a condannare qualunque cosa la santa Sede fosse  per  condannare ne' miei scritti o altrove. Quando nel mese del
operette che mi avrebbe fatto indicare da Mons. Corboli, io  per  desiderio di uniformarmi colla più saggia esattezza alla
lui, ne lo ringraziai e mi recai tosto dal detto Cardinale  per  adempire tutto ciò che mi avesse indicato; ma ebbi per
per adempire tutto ciò che mi avesse indicato; ma ebbi  per  risposta dal Cardinale, che egli non avea voluto accettare
Brignole, sempre avverso alle cose del nostro Istituto, e  per  consultore si adoperò Secchi7Murro: niuno che fosse a noi
mie opericciuole ascritte all' indice de' libri proibiti  per  nulla alterò la mia pace e la contentezza dell' animo mio,
divina, che disponendo ogni cosa coll' amore, anche questo  per  solo amore permise. Ma non crediate tuttavia che questa
care vostre del 2 e 7 corrente, che non è d' affliggersi  per  la proibizione delle mie due operette; e ciò perchè non è
obbligato ad accettare la porpora e a fare gravissime spese  per  provvedermi del corredo cardinalizio, se ne fu differito il
corredo cardinalizio, se ne fu differito il conferimento  per  la fuga del Papa da Roma, se ora, come credo, il Papa non
essere ugualmente disposti a servire Gesù Cristo « sive  per  infamiam, sive per bonam famam ». Stiamo dunque tranquilli
disposti a servire Gesù Cristo « sive per infamiam, sive  per  bonam famam ». Stiamo dunque tranquilli ed allegri, se
scossa da questo avvenimento; e se dovesse sofferirne, sarà  per  risorgere più bello e più glorioso nel Signore. Quanto a
dall' alto. Una somma bontà e sapienza il tutto dispone  per  nostro bene e per la sua gloria. Quindi ho benedetto il
somma bontà e sapienza il tutto dispone per nostro bene e  per  la sua gloria. Quindi ho benedetto il Signore nella
il Maestro del sacro Palazzo m' aveva scritto officialmente  per  domandarmi se io mi sottomettevo. Per quantunque improvviso
scritto officialmente per domandarmi se io mi sottomettevo.  Per  quantunque improvviso mi sia riuscito un tal decreto
della proibizione, e proibendosi certi libri non solo  per  errori che contengano, ma ben anco per una prudente
certi libri non solo per errori che contengano, ma ben anco  per  una prudente economia che intende sottrarre agli occhi del
dottrine di cui si potesse temere abuso, è verisimile che  per  quest' ultima causa si sia venuto alla accennata
lavoriamo allegramente, e senza avvilirci od abbatterci,  per  la sua gloria e pel bene de' nostri fratelli: e questa
egli sa qual sia il grado d' onore che ci faccia bisogno  per  meglio servirlo in quelle cose nelle quali egli vuole
del decreto fu ottenuta orretiziamente e surretiziamente, e  per  una umana e diplomatica pressione. Ma come dicevo, tutte
abbandono intieramente al Signore, da cui viene ogni cosa e  per  la causa del quale ho scritto quello che ho scritto: perchè
cara vostra lettera, che dimostra ad un tempo ardente zelo  per  la causa di Cristo e della Chiesa, e molta amicizia per me.
per la causa di Cristo e della Chiesa, e molta amicizia  per  me. Ora lasciamo fare a Dio, mio carissimo, e noi non
perocchè conto di partir da Roma in pochi giorni e  per  la via di Firenze, Livorno e Genova, affine d' evitare i
e contraddizione di avvenimenti, io penso di tornare  per  intanto a Stresa ed ivi aspettare l' esito definitivo che
conoscere la volontà divina. Tu già sai che io nulla omisi  per  declinare l' onore e il peso del cardinalato, e che fui
della più vera cristiana amicizia, ricevuta anche tardi,  per  diverse occupazioni che mi sottraevano il tempo destinato
ed inaspettato, non ho fatto che un semplice atto doveroso  per  ogni figliuolo della Chiesa, di cui io sono l' ultimo; nè
ogni figliuolo della Chiesa, di cui io sono l' ultimo; nè  per  grazia di Dio un tale avvenimento mi diminuì punto nè poco
inferisco che debbano probabilmente essere state proibite  per  timore dell' abuso, e perchè non rimanessero offesi alcuni
e i popoli stessi non prendano un vivo interessamento  per  tutte quelle cose che riguardano la religione e la Chiesa.
nulla affatto ci penso, come nulla so di quanto sarà  per  disporre il sommo Pontefice, dopo tutti i precedenti.
vedendo i tentativi sacrileghi che si stanno ordendo  per  ispogliare la Chiesa delle sostanze temporali, e renderla
prima in Albano, come pure ho consegnata l' acchiusa  per  l' Em.mo Tosti, a cui fu aggraditissima. Non è facile a
quanto La ami e La stimi; egli ha dovuto tornare in Roma  per  alcuni giorni, dove lo rivedrò domani. Mi usò ogni
alla vostra precedente lettera; ora aggiungo poche linee  per  rispondere all' ultima che mi avete scritta in data 17 p.
non ci avevano dottrine condannabili, ma era stato proibito  per  una cotal prudenza ed economia della Chiesa. Conviene
perchè fondamento di tutte) e di saviezza. Domani parto  per  Roma, e di là m' incammino verso coteste anime a me
da voi bramato, di erigere costì un Collegio di Missionarii  per  le Nazioni estere. Ora mi sembra cosa di somma importanza
e concetti, dandovi intanto su di ciò un cenno de' miei.  Per  quanto ho potuto osservare, parmi che nel preparare i
dei vocati, il cui numero potrà essere accresciuto soltanto  per  virtù d' orazioni, avendo detto Gesù Cristo: « « La messe è
d' orazioni, avendo detto Gesù Cristo: « « La messe è molta  per  certo, ma gli operai sono pochi: pregate dunque il Signore
a questa cooperano. L' altro errore si è di credere che  per  le Missioni agli infedeli faccia bisogno una grande scienza
i Sacerdoti in Europa. Io credo che si dovrebbe studiare  per  trovare un modo d' instituire tali missionari all'
un compendio di Morale, un altro di Diritto ecclesiastico  per  ciò che riguarda specialmente la gerarchia della Chiesa,
medesima; laddove formare in un solo Collegio missionari  per  più Missioni, sembrami cosa impossibile. Mi pare che noi
vi paresse meglio assumere l' impresa di formare missionari  per  l' America, o per le Indie. [...OMISSIS...] 1.50 Voi mi
assumere l' impresa di formare missionari per l' America, o  per  le Indie. [...OMISSIS...] 1.50 Voi mi proponete due
uomini può insegnare, e che Iddio ha riserbato a se stesso  per  insegnarle egli solo ai suoi servi. Ed egli le insegna un
questa scienza, o piuttosto questa sapienza è troppo grande  per  essere ricevuta tutta in un tratto da noi così poco
libro che io raccomando ai nostri Predicatori, e che ha  per  titolo: « Guide de ceux qui annoncent la parole de Dieu
ed operazioni, alla giustizia; quegli che non usa frodi  per  comparire più che egli non è, e che non fa uso di cavillose
che egli non è, e che non fa uso di cavillose riflessioni  per  fare che la verità sia quello che a lui piace, ma accetta
tutto in buona parte, nè perde il sereno dell' animo suo  per  qualunque contegno gli altri tengano con esso lui. Questi è
possibili e le difficoltà che potrebbero incontrarsi, e sa  per  tempo evitarle: quegli che per tempo antivede ancora le
potrebbero incontrarsi, e sa per tempo evitarle: quegli che  per  tempo antivede ancora le difficoltà opposte o contrarie,
migliore e più perfetto di quello che aveano prima: chè  per  verità il verme o la crisalide non muore quando diventa
Se dunque non vogliamo faticare indarno ed esserci messi  per  questa via della religione senza pro, conviene che quelle
e siano da noi adempite coll' opera, acciocchè diventino  per  noi un titolo alla mercede e alla gloria, e non anzi una
avere quella carità a cui ci obbligammo, a cui, in cui, e  per  cui debbono essere tutte le nostre operazioni. Voi direte
profano e distoglie l' animo dalle cose di Dio. - Appunto  per  questo dovete più fortemente e più assiduamente pregare; il
della carità non prende propriamente a insegnare se non  per  questo gran fine, in cui la carità di Gesù Cristo consiste.
ed esternamente altresì, sommettendo il collo in tutto e  per  tutto al giogo santissimo della religiosa disciplina ed
avanti io tenga gli occhi aperti specialmente sopra di voi,  per  conoscere i vostri andamenti e il vostro profitto nella via
se lo pregheremo: perocchè questo, mio caro, egli è  per  verità, più che ogni altro, tempo di preghiere e di
peccati; e dobbiamo perciò congiurarci insieme, direi,  per  fare alla lotta con Dio, siccome Giacobbe. Questo io mi
carissimo D. Michele, che facciate qualche sforzo di bene  per  me in questi momenti, e suggeriate ai fratelli di farlo
e adoperiate i seguenti mezzi: 1 Ogni giorno fate almeno  per  tre volte una fervorosa protesta di odiare e aborrire
giusto, l' onesto, ciò che in una parola vuole Iddio santo  per  essenza, e ciò che piace agli occhi suoi. 2 Siate semplice
mai le persone pericolose, non avvicinandovi mai ad esse  per  pura inclinazione, ma solamente quando lo vuole la
voi nella mia lettera suggeritivi de' mezzi opportuni  per  uscire dallo stato di tentazione in cui vi trovate? E` vero
ma se sarà necessario, farò anche questo, farò tutto  per  vostro bene. Ma badate di non angustiarvi senza cagione,
a credere d' avere acconsentito e d' esser caduto, quando  per  grazia di Dio, non avete acconsentito e non siete caduto.
ferma nel Signor vostro amabilissimo. E poi fate di tutto  per  poter conoscere ed amare questo Signore, e trovar piacere
e dove potete assicurare la vostra eterna salute; e  per  una leggerezza non inclinate mai l' animo a buttar via un
meco lasciando un altro a fare le vostre veci nella scuola  per  alcuni giorni, e spero che, variando un poco tenore di
Del resto consideriamo che siamo posti in questa breve vita  per  fabbricarci una casa eterna, dove riposeremo dalle fatiche
alle cose e alle persone, reprimiamole, mio carissimo,  per  l' amore del nostro Dio; perchè esse sono un difetto, e ci
e diminuiscono in noi la carità e le forze spirituali  per  progredire costanti nel cammino della virtù. Non così
ogni parte, fu suo cibo il fare la volontà del Padre suo, e  per  fare questa volontà, li sopportò, visse con loro, e patì e
questa volontà, li sopportò, visse con loro, e patì e morì  per  loro, anzi per noi tutti: perchè anche noi, noi stessi, l'
li sopportò, visse con loro, e patì e morì per loro, anzi  per  noi tutti: perchè anche noi, noi stessi, l' abbiamo
portare con fortezza le nostre afflizioni, e si rallegra  per  l' amor che ci porta, cioè perchè vede che il nostro patire
di viole, e di gigli, tutte le nostre occupazioni, le quali  per  se stesse ci fossero pure ingrate, ma specialmente quelle
pure ingrate, ma specialmente quelle che noi facciamo  per  amor di Dio e per amor del prossimo; e così aggiungerà vita
ma specialmente quelle che noi facciamo per amor di Dio e  per  amor del prossimo; e così aggiungerà vita alla nostra vita,
vita, e come noi dell' Istituto ci proponiamo di fare tutto  per  questi amori, tutto altresì ci ritornerà abbellito, e
orazione, ci arrecherà quella luce di cui abbisognamo  per  intendere praticamente tutto quello che ho scritto in
in questa vita tutto il bene che la Provvidenza ha disposto  per  lui, se non a condizione, che egli, come a termine fisso,
appoggio così fermo che mai non ceda, dove puntar la leva  per  movere, in qualunque circostanza, l' uomo alla virtù, se
mostra il mondo, potrebbe forse essere una ragione di più  per  insistervi. Ecco quanto affido alla sua saviezza ed alla
di alcuni nostri fratelli. Io voglio darvi alcune regole  per  arrivare a toglierli, se si può, e quando usati tutti i
tutti i mezzi che sono in nostro potere, non si riesca,  per  licenziare dall' Istituto gli inosservanti. Le regole sono
risulti, senza che sia mai trovato in contraddizione  per  ragione di parzialità o di fiacchezza; 3 Questa ferma
questi atti gentili non debbono essere tali da rilasciare  per  nulla l' osservanza delle Regole, il che sarebbe contro il
sua onnipotenza quelli che confidano in lui, e che operano  per  lui. 1.50 Quello che mi dite nella cara vostra è tutto
stesso tempo questa prova gli riuscirà infinitamente utile  per  emendare e formare se stesso, se con grande spirito di Dio
1 disciplina ; 2 dolcezza. Disciplina , non lasciandosi  per  debolezza o per alcuna leggerezza rimuovere dal proposito
; 2 dolcezza. Disciplina , non lasciandosi per debolezza o  per  alcuna leggerezza rimuovere dal proposito di mantenere e
la debita discrezione. Dolcezza , non potendo egli  per  la sua età far uso di molta autorità e rigore, e dovendo
relazioni de' casi, ne' quali debbono intervenire  per  sostenerlo. Questo vi scrivo per incoraggiarvi, e perchè
quali debbono intervenire per sostenerlo. Questo vi scrivo  per  incoraggiarvi, e perchè tali documenti vi saranno sempre
testimonianza si manteneva egualmente vivo: in prova di che  per  ben due volte Le aveva ordinato di scrivermi su questo
volte Le aveva ordinato di scrivermi su questo proposito  per  manifestarmi questa sua disposizione, ed insieme farmi
di quelle proposizioni, di cui hanno abusato gli avversari  per  sollevarmi contro la censura ». Grato a tali sentimenti
di soddisfare al volere della Sua Santità medesima  per  quanto aveva potuto conoscerlo, dichiaravo di esser pronto
dichiaravo di esser pronto a fare con egual docilità quanto  per  mezzo di Lei mi si richiedeva di nuovo: al qual fine
o ritrattazione che mi fosse richiesta dal Santo Padre; Che  per  fare alcuna delle dette cose, io ho bisogno che mi venga
io non ho mai scritto una linea, nè ho mai fatto un passo  per  appianarmi la via al Cardinalato. Io considero quest' onore
Concistoro ad una tal dignità. Io feci quello che potevo  per  declinare un tanto onore; ma obbligato ad accettarlo per
per declinare un tanto onore; ma obbligato ad accettarlo  per  ingiunzione di chi mi poteva comandare, io abbassai il capo
mi poteva comandare, io abbassai il capo e l' accettai. Non  per  lusinga della mia ambizione, come ora dicono i miei nemici,
sulla parola del Papa io mi sottomisi alla gravissima spesa  per  fornirmi delle cose necessarie. Quelle carrozze ed altri
rendono la favola del pubblico, non gli ho venduti sinora  per  rispetto alla parola del Sommo Pontefice. Ora però io mi
opportuni perchè sia venduta ogni cosa: non lasciando  per  questo di rimanere fermo e inalterabile il mio sincero
una parte di quella mercede, che ad esse è promessa. Ora,  per  grazia di Dio, è scoperto, convien dunque impedirlo di
« Io desidero di essere separato (dal godimento di Cristo)  per  la salvezza de' miei fratelli ». Tanto più che conoscerete
provvedute di un Superiore pieno di sollecitudine e di zelo  per  l' incremento vostro in Gesù Cristo. Non di meno, ora che
non posso a meno di accompagnarlo colla presente, sì  per  ringraziarvi dei doni che mi ha mandato la vostra carità, e
e che mi sono pegno della vostra filiale devozione, e sì  per  rispondere brevemente alle tre importanti questioni che mi
deve almeno tornare di consolazione e di conforto nel bene,  per  quell' affetto in Gesù Cristo, e quell' ubbidienza che mi
l' eseguisca, ma di mala grazia, senza persuasione, e quasi  per  dispetto; l' altra poi eseguisca la stessa cosa cercando
membri di un Istituto religioso, vedrete che tutti operano  per  ubbidienza, se hanno spirito, foss' anche il Generale dell'
nel comando che danno vi sia qualche cosa da osservare. Ma  per  fare queste rispettose osservazioni con vero spirito di
comando. Che se si trattasse di un negozio molto importante  per  la gloria di Dio, e sembrasse proprio che la cosa non
dopo tutto ciò avviene che quello che si deve fare e si fa  per  ubbidienza, porti qualche inconveniente (che non sia però
delle più grate a Dio. Chi mortifica sè stesso  per  ubbidire, sia perchè nega la propria volontà, sia perchè
Cristo, in una unione la più attuata possibile. Ed Egli  per  sua misericordia ne ha già preparati i mezzi nella sua
o lo sapessimo desiderare. Quali adunque sono i mezzi  per  ottenere questa unione intima, e continuamente attuata con
in Gesù Cristo, e di cavare da loro anche edificazione  per  noi stessi. Se noi abbiamo un vivo zelo per la salute delle
edificazione per noi stessi. Se noi abbiamo un vivo zelo  per  la salute delle anime, noi faremo tutto il possibile per
per la salute delle anime, noi faremo tutto il possibile  per  acquistarle ed avvicinarle a Gesù Cristo; epperò saremo
delle superflue conversazioni e di ogni vana curiosità. Ma  per  fare che ogni nostra parola, ogni nostra operazione sia
in Dio, perchè la Scrittura dice: « Dio è la Carità ». Ma  per  acquistare quest' abito ed ottenere che questi quattro
la volontà da se stessa non si dà al male, non si perde più  per  nessuna azione esterna. Convien sapere che quella potenza,
ed a quelli che in Gesù Cristo sperano e ne lo pregano?...  Per  rispondere adunque anche a quest' ultima vostra dimanda,
al nulla, ma al tutto, epperciò non voglia alcuna gloria  per  sè, ma voglia bensì procacciare a Dio solo tutta la gloria
esser lodato senza usurpazione, e che senta un gran diletto  per  l' opposto quando vede che gli uomini glorificano Dio. Ma
ma qualche cosa di peggio, cioè un peccatore (non solo  per  i peccati che ha commessi, ma perchè ne potea e ne può
e di più soggetto ad ogni peccato, tuttavia Gesù Cristo  per  sua gratuita misericordia lo ha redento, lo salva, e lo
lo ha redento, lo salva, e lo riveste di se stesso  per  siffatto modo che il cristiano ha intorno gli ornamenti di
a Dio solo anche la gloria dei medesimi, senza usurparne  per  sè la più piccola parte. Ma come Iddio donò all' uomo
Iddio donò all' uomo questi tesori di virtù e di grazia  per  un suo preveniente e gratuito amore, così egli, gli
attribuita, come gloria non sua, ma di Gesù Cristo, che  per  sua misericordia l' ha voluta diffondere anche ai suoi
e loro partecipare. Ciò posto, le regole da tenere  per  unire insieme il desiderio di condurre a perfezione le
qualche danno ne procede, questo è voluto dal Signore,  per  i suoi fini, e allora non dobbiamo averne dispiacere, ma
da quel danno altri beni maggiori. Non far mai nulla  per  acquistare applauso dagli uomini, che è un fine
da sè, attribuirlo a Gesù Cristo, a cui solo appartiene, e  per  conto proprio averne paura come di un pericolo, e per
e per conto proprio averne paura come di un pericolo, e  per  cautelarsene fare nel proprio interno atti di umiltà e di
si può anche averne piacere, purchè se ne abbia piacere  per  questo solo fine, e senza alcun riguardo a se stessi,
l' applauso, più umiliati di prima e persuasi di non essere  per  quell' applauso divenuti nulla più di quei miserabili che
al buon cuore di chi la dà, che non bada alla misura.  Per  conoscere poi se siamo distaccati da noi stessi, dobbiamo
fratelli, è lo stesso che far loro un' ingiuria: onde  per  non esporci a commettere contro di essi un' ingiustizia,
tuttavia si deve cercare di coprire le proprie virtù,  per  quanto si può, agli occhi altrui, e qualche volta si può
è presa, dopo consultato Iddio, una deliberazione in cosa  per  se stessa buona od attenente alla perfezione, convenga
e non lasciarsene debolmente svolgere, se non fosse  per  ragioni gravissime ed evidenti. E reputo una sottile
di far meglio. Tale è la mia ferma opinione, non solo  per  ciò che riguarda la vocazione ad uno o ad un altro Istituto
mi domanda, se nel nostro Noviziato ella potrebbe attendere  per  quattro o cinque mesi ad ultimare il compendio dell'
ordinariamente parlando, gli studi severi, tuttavia  per  qualche grave cagione e quando si tratta di poco tempo, il
cose dell' essere vostro e dell' andamento della scuola. E  per  rispetto agli Esercizi spirituali, non dubitavo della
di ciò, non cessa di gridare a Dio dal profondo del cuore  per  ottenerla e averla sempre in ogni atto, in ogni istante
sì con tutto l' impegno e lo zelo la scuola, ma piuttosto  per  rassegnazione che per amore. E pure io vorrei che la
e lo zelo la scuola, ma piuttosto per rassegnazione che  per  amore. E pure io vorrei che la faceste proprio per amore .
che per amore. E pure io vorrei che la faceste proprio  per  amore . V' assicuro che in questo sta l' eccellenza della
, » come dice S. Paolo: onde ogni opera di carità ha  per  questo solo un infinito valore; 2 Se nella carità verso il
infinito valore; 2 Se nella carità verso il prossimo avrete  per  oggetto continuamente presente il divin Redentore GESU`, il
miei minimi, l' avrete fatta a me stesso ». » Quali parole  per  chi ha viva fede! quale incoraggiamento a qualunque
che egli vi tenesse d' occhio con ispecial cura. Ma che  per  questo? Interpretate bene, riputate all' affetto che ha per
per questo? Interpretate bene, riputate all' affetto che ha  per  voi la sua sollecitudine. Badate che qui non ci sia
illimitato di azione quant' è illimitato l' amor di Dio  per  gli uomini e la sua Provvidenza, e l' indifferenza perfetta
o d' uffici, e senza limitazione di pericoli e di travagli  per  la divina gloria. Egli è adunque da preferirsi senza
è, che le relazioni tra i Vescovi e l' Istituto avessero  per  base comune i grandi principii della carità di Cristo: e la
mal occhio che qualche religioso abbandoni la sua Diocesi  per  arrecare un bene maggiore al regno di Dio sopra la terra. E
ma o adoperandola soverchiamente, o ad altro uso da quello  per  cui è fatta, si logorasse in breve tempo, disordinasse od
si logorasse in breve tempo, disordinasse od infrangesse. E  per  conservarsi in suo buono stato, senza di che non può
Famiglie religiose: come fanno i padroni di un gregge, che  per  la cura del medesimo ascoltano i pastori e i mandriani, e
o facile, leggera o faticosa, non si abbandoni più  per  nessuna ragione umana, e si procuri di adempierla,
alla disposizione dei reverendissimi Vescovi, giacchè  per  essa l' Istituto si obbliga di fare tutto quel bene che
si obbligano di governare il seminario in tutto e  per  tutto come piace a lui, e in questo gli sono pienamente
insorgono, resistono; ora da pretensioni acquistate  per  meriti e per dottrina; ora finalmente da inclinazioni o
resistono; ora da pretensioni acquistate per meriti e  per  dottrina; ora finalmente da inclinazioni o avversioni
opera buona, che loro venga ingiunta da esercitare; hanno  per  voto rinunziato ad ogni interesse temporale, ad ogni onore,
una dominazione di carità, che nel fatto è la più potente  per  fare il bene, e vi avrà dalla parte dell' Istituto la più
con questo e giovare e servire a questo, tirandolo,  per  quanto gli concederà il Signore, a quei sentimenti di
dunque con tale interceditrice? Rimuova il pensiero,  per  quanto mai può, dal figlio, abbandonandosi nelle mani di
e incoraggi. Abbiamo bisogno di coraggio e di confidenza  per  andar avanti in questo misero mondo, e Iddio volle farne
celeste di cui fanno uso ancor prima con sè stessi  per  attenuare il partecipato dolore? Laonde come le Vostre
Salmista nelle citate parole, quanto quella degli spiriti:  per  questa è che noi siamo fratelli e che abitiamo insieme, e
nella loro venerata lettera una verità che io riconosco  per  esperienza, cioè che la presente tribolazione non manca
modi poco decenti, sono mossi in qualche guisa dallo zelo  per  la purità della fede, cosa così preziosa che va a tutte le
i vantaggi più preziosi e più cari le tante orazioni che  per  me s' inalzarono al Signore da un gran numero di fedeli,
e di molta dolcezza tragga profitto il mio povero spirito  per  servire il Signore con maggior fedeltà e maggiore alacrità
quidquid corrigere est nefas ». Del rimanente a me passò  per  la mente che vi potesse recare qualche sollievo il fare
di venire a Stresa, ma prendendo il cammino inverso, cioè  per  la valle Vigezzo, la Canobbina, facendo un devoto
dopo aver domandato a Pietro se lo amasse, gli soggiunse  per  tre volte « « pasci il mio gregge » »; donandogli questo
vivendo della vita nascosta in Gesù Cristo; la quale ha  per  intento di spogliarci d' ogni qualunque attacco alle cose
di spogliarci d' ogni qualunque attacco alle cose sensibili  per  attaccarci totalmente alle invisibili. Da per tutto la
sensibili per attaccarci totalmente alle invisibili. Da  per  tutto la cattolica fede trova contrasti, ma da per tutto
Da per tutto la cattolica fede trova contrasti, ma da  per  tutto ancora trova trionfi: « oportet ut veniant scandala .
concepito grandi speranze. Diverranno operai zelantissimi  per  la divina gloria: che Iddio li difenda dal maligno.
che vi prefiggiate di vincere questo difetto e di rendervi  per  l' opposto santamente coraggioso. I mezzi di vincere o
s' intende. Chi ha grand' impegno di condur bene un affare,  per  la gloria di Dio, questi si dimentica del timore, e fa il
fastidio di tutte le piccole ragioncelle, che vengono  per  la mente, e fermando il passo ad ogni lontano pericolo d'
il che non facevano già i santi, nè farà mai cose grandi  per  la gloria del Signore colui che si obbligasse a questo; ma
confidenza in Dio, che opera in noi, quando noi operiamo  per  ubbidienza o per carità; ed allora egli cava la sua gloria
Dio, che opera in noi, quando noi operiamo per ubbidienza o  per  carità; ed allora egli cava la sua gloria anche dalla
e migliorar sè e gli altri. All' incontro l' uomo che  per  amor di Dio ha fatte delle battaglie, non può mancare d'
e quando lo fa, è beato , come Dio stesso ha detto  per  la bocca di san Giacomo, perchè diventa un servo di Dio
il pensiero di abbandonare l' Istituto, nel quale Iddio,  per  sua misericordia, v' ha fatto la grazia d' entrare; ma di
vi sarebbe più facile salvarvi in un altro stato: quasicchè  per  chi ha fede in Dio e conosce chi è Dio, l' abbandonare il
e morire in esso, con azioni molte di grazia a lui, che  per  pura misericordia vi ci ha condotto. Dar opera diligente ad
nostra occupazione, e fare tutto quello che si può da noi,  per  riscaldare in essa il nostro cuore e acquistare un gran
Dio e che ci ottiene indubitatamente le grazie più preziose  per  l' anima, facendo di conseguente grande stima di un'
oziosa coi compagni, e in quella vece servirsi della lingua  per  edificarli e santificarli, giacchè la santità che noi
che speravamo; perchè la nostra emendazione viene a gradi  per  lo più, qualora Iddio non faccia qualche cosa di
al presente di usare della mano di una fidata persona  per  istendere la presente. Del resto quest' incomodo non è gran
gradito. Ma senza questa condizione sarebbe un' illusione e  per  certo un inganno dell' inimico che è sottilissimo,
dell' inimico che è sottilissimo, prendereste il male  per  bene, e quella che è vostra propria, per cosa di Dio.
il male per bene, e quella che è vostra propria,  per  cosa di Dio. Quando amaste cotesto luogo e cotesta vita,
attacco impeditivo dell' ubbidienza, benchè apparentemente  per  un fine e un intento buono e santo, quell' attacco vi
nè è già la prima volta, che quelli che dicevano di volere  per  puro amor di Dio un certo genere di vita che credevano
di Dio un certo genere di vita che credevano indispensabile  per  salvarsi l' anima, poi si cangiassero, prendendo sentimenti
si cangiassero, prendendo sentimenti del tutto opposti, e  per  la stessa ragione del salvarsi l' anima ne volessero un
tutto diverso e con un' uguale ostinazione. Onde mettiamo  per  inconcusso fondamento il principio che non falla e che non
collo studio assiduo e ordinato le cognizioni necessarie  per  rendervi atto a esercitare i ministeri della predicazione e
alcuni del minimo nostro Istituto si rechino in Inghilterra  per  esercitare in quella contrada la cristiana carità. Questi
al servizio di quel Vescovo nelle opere caritatevoli. Ora  per  ubbidire alla voce di Dio, fu deliberato di mandare voi,
più altri, che il Preposito Generale, e quelli che ei fosse  per  indicarvi in avvenire. A ciò si esige specialmente, che non
di nascondervi studiosamente agli occhi altrui, e ciò  per  un sentimento, che ovunque vi accompagni, della vostra
dell' animo, e la disposizione che il sacrificio di sè  per  la carità del prossimo, secondo la conosciuta volontà
d' un Superiore nostro. Porrete ogni cosa in opera  per  soddisfare pienamente a tutti i desiderii del Vescovo,
e la cui assunzione gli dispiacesse. Ma al tempo stesso  per  compiacere al medesimo, se accadesse il caso, non farete
a luogo di ritiro pel tempo degli spirituali esercizi  per  voi e per altri. In Collegio però non prendete mai il tono
di ritiro pel tempo degli spirituali esercizi per voi e  per  altri. In Collegio però non prendete mai il tono di maestri
una mia, voi e i vostri compagni, di accusarmene ricevuta  per  mia quiete e lume. Voi e Rey siete sempre liberi di
bello il consenso pienissimo degli inferiori coi superiori!  Per  esso l' uomo è come morto in virtù della carità di Gesù
l' uomo è come morto in virtù della carità di Gesù Cristo;  per  questa carità si fa stolto, cioè rinunzia interamente al
proprio e l' intiera negazione di ogni vostra volontà  per  seguitare nella pratica il giudizio e la volontà del
mente) quando l' ubbidienza ha prescritto alcuna cosa  per  la bocca o per la conosciuta volontà del Superiore. Ed io
l' ubbidienza ha prescritto alcuna cosa per la bocca o  per  la conosciuta volontà del Superiore. Ed io credo, che l'
con lui; se saprete vincere ogni ripugnanza in contrario  per  amor di Dio, se saprete rendervi superiori anche ai difetti
potessero essere in chi è bensì il rappresentante di Dio  per  voi altri, ma senza deporre per questo l' umanità. Sì, a
il rappresentante di Dio per voi altri, ma senza deporre  per  questo l' umanità. Sì, a questa vostra virtù dell'
io che vi sarà dimandato conto dall' eterno Giudice, e  per  mancanza di essa, di tutto quel bene che fosse stato
rimunerazione. E tenendo io questo punto dell' ubbidienza  per  lo perno su cui tutto s' aggira nella vita religiosa, sì il
caldamente a Dio il miserabile vostro fratello, e  per  amor Padre A. ROSMINI arcip.. [...OMISSIS...] 1.35 La
A. ROSMINI arcip.. [...OMISSIS...] 1.35 La divina volontà  per  mezzo dei vostri Superiori pare destinarvi, all' apertura
1.35 Sono debitore di molti ringraziamenti a V. A. Rev.ma  per  la veneratissima sua dei 26 corrente scritta con quella
l' Istituto della Carità potrebbe applicarsi a quei bisogni  per  modo che non facesse nessun' altra cosa, ma solo si
tempo che non potrebbe applicarsi a quei bisogni pienamente  per  le seguenti ragioni. Il concetto dell' Istituto non è altro
sebbene non quanto alcuno potrebbe desiderare. La ragione  per  la quale l' Istituto non promette di più, ma si contenta di
limitazione prestarsi a delle opere esterne ». - Egli è  per  questo appunto che l' Istituto ha per base che ogni qual
esterne ». - Egli è per questo appunto che l' Istituto ha  per  base che ogni qual volta alcuno de' suoi membri deve
non avrebbe potuto conservare il suo spirito primitivo  per  lungo tempo, ma avrebbe ben presto degenerato, e prodotto
ben molti di vario spirito, che talora fanno partito  per  questo o per quel religioso insubordinato, non sempre
di vario spirito, che talora fanno partito per questo o  per  quel religioso insubordinato, non sempre benevoli verso l'
(e non credo ciò dicendo di mancare di riverenza) che  per  lo zelo di provvedere ai bisogni urgenti della Diocesi l'
essi quello che non possono dare e che è contrario al fine  per  cui furono istituiti. Così in una città d' Italia un
lo stesso spirito, spirito che viene tramandato quasi  per  eredità nelle religiose famiglie, hanno contratte le
Istituto, e a tale conservazione si devono sacrificare,  per  mio avviso, anche delle cose ottime. Ora tutti i santi
spirito del loro Istituto, quando dovessero essere dispersi  per  la Diocesi in qualità di cappellani, senza poter convivere
ma anzi variatissimi fra di loro di pensare e di operare.  Per  questa ragione si è, che nella Chiesa non vi è esempio, ed
nella Chiesa non vi è esempio, ed egli non vi è mai stato,  per  quanto io sappia, che un Istituto religioso in virtù delle
Parrocchia, e che la Parrocchia perciò sia immobilmente e  per  sempre affidata alle loro mani. In tal modo sono costituite
debba convivere almeno con due altri suoi correligiosi, io  per  me lo veggo assolutamente indispensabile al conservamento
lo spirito potessero essere ad nutum Episcopi mandati  per  cappellani in ogni punto della Diocesi secondo i bisogni;
Superiore immediato de' suoi religiosi cappellani. Ed anche  per  ciò si richiederebbe, che il Superiore interno dell'
nell' applicare i soggetti alle opere esterne di carità. Se  per  tanto Ella troverà di poter accordare all' Istituto questo
che ho fatto, avendolo fatto di buona fede e lealmente,  per  la gloria di Dio. Un altro punto essenziale V. A. mi tocca
vorrei mancare certamente d' impiegare i mezzi opportuni  per  implorare una tal deroga, recandomi anche io stesso a'
chiara sua volontà, cioè quello che lo Spirito Santo sarà  per  suggerirle. Diversi altri punti tocca il veneratissimo suo
sinceramente, che i vostri difetti sieno a me conosciuti  per  vostro bene, allora avverrà che non istarete già contento a
difetti, ma molto più gradirete che gli altri la facciano  per  voi. L' accusa fatta da voi stesso non è così umiliante,
libretto. [...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.36 Don Luigi  per  vostro ordine mi annuncia la malattia del Giacomino
la perdita. Io m' immagino quanta sia la vostra afflizione  per  un caso sì impreveduto, e questo è quello che più mi
altra parte rifletto alla cristiana vostra fortezza provata  per  tante sciagure, alla bontà infinita di Dio che suole
circostanze tutto ciò che rammenta quanto sia preziosa  per  un cristiano la croce. Certo io provo contento a rammemorar
siete voi, col quale so di avere i sentimenti ed il cuore,  per  così dire, comuni. La mano di Dio toccando voi, ha toccato
ha creato l' universo, sebbene sia un magistero occulto, e  per  quanto apparisce di fuori, piuttosto di distruzione, che di
che di edificazione. Infatti distrugge le cose visibili  per  creare dentro di noi le invisibili, toglie dal nostro cuore
le invisibili, toglie dal nostro cuore gli oggetti terreni  per  darcene uno eterno, immenso, infinito, che valga per tutti
per darcene uno eterno, immenso, infinito, che valga  per  tutti i terreni e più e più senza misura. M' imagino la
sorella e di casa Somaglia, e anche questa sarà occasione  per  voi di merito, il comunicar loro della vostra costanza. Io,
la salvezza, la virtù intera e la felicità dell' uomo.  Per  conseguente egli è d' uopo, che l' istitutore non ponga
detti mezzi materiali e dispositivi, in modo che trascura  per  questo appunto i mezzi immediati e formali, genera senza
all' animo del giovinetto alcun vero amore della virtù  per  sè stessa, per la sua ineffabile bellezza e intrinseca
del giovinetto alcun vero amore della virtù per sè stessa,  per  la sua ineffabile bellezza e intrinseca giustizia; ma vi
come si crede, il non mentire! Ora qui considerate bene,  per  avvicinarci al quesito che mi fate « come si possa render
dare alla verità morale quell' infinita luce che divinizza,  per  così dire, le anime umane, che in sè la ricevono,
quella grazia che è la verità stessa sussistente , la quale  per  Cristo rifulge mirabilmente da sè in noi. Tuttavia ci sono
voce della buona natura, che ci chiama a seguire la virtù;  per  esempio, la compassione, l' amor de' nostri simili, ecc.. 2
ecc.. 2 L' utilità che ci viene dalla pratica della virtù;  per  esempio, dalla temperanza la salute del corpo, dall'
educazione collegiale; solo svaniscono i simulacri di essa.  Per  il che uno scrittore nella sua semplicità sapientissima
nella sua semplicità sapientissima soddisfa appieno,  per  mio avviso, alla vostra domanda « come si può istituire la
bene afferrato che, fuori di voi non c' è nè bene nè male  per  voi, ma tutto il vero vostro bene sta nella vostra
cose esteriori non dipendenti dalla vostra volontà (sieno  per  sè buone o cattive) possono essere e sono, nelle mani della
meno docile, meno ubbidiente? In tal modo vi turbate  per  una cosa che non è male per voi, e turbandovi fate una cosa
In tal modo vi turbate per una cosa che non è male  per  voi, e turbandovi fate una cosa che è vero male per voi,
è male per voi, e turbandovi fate una cosa che è vero male  per  voi, perchè danneggia l' anima vostra. Voi mi rispondete,
» Abbassati, abbassati , e troverai la pace. Tu sei qui  per  conseguir la virtù, e non per far il censore agli altrui
troverai la pace. Tu sei qui per conseguir la virtù, e non  per  far il censore agli altrui difetti. Iddio vuol questo da
tutto in voi stesso; a separare quello che spetta a voi  per  dovere, e quello che non ispetta a voi. Se voi foste
vostri pensieri e volontà. Ecco il gran bene, il solo bene  per  voi! Coraggio adunque, mio carissimo fratello; credete a
di seguire consigli e non precetti; e però non v' è peccato  per  colui che non li segue; perocchè il peccato consiste sempre
privo di un aumento di bene spirituale è, a dir vero,  per  chi ha lume di fede ed amor grande di Dio, un danno
che non vuole dal comune degli uomini, e che può diventare  per  essi precetto quello che non è, comunemente parlando,
esortare le anime, acciocchè esaminino bene se stesse, e o  per  amor proprio, o per attacco ai beni terreni, non vogliano
acciocchè esaminino bene se stesse, e o per amor proprio, o  per  attacco ai beni terreni, non vogliano villanamente
cristiano e di sacerdote, cui porterete vivo e rosseggiante  per  tutta l' eternità, vi allontanate adesso da quella Chiesa
sta mirando se ella resiste, o se miseramente vien meno,  per  giudicarvi secondo l' esito. Ah! che non sia mai vero, che
sovrumana, si richiede a sacrificare dei pensieri che hanno  per  tanto tempo dominata l' anima intera. Ma qual dubbio, che
vostra (permettetemi che non vel taccia), sdegnata forse  per  cose accessorie, non altro brami che di fare vendetta.
perchè « tendono di lor natura a eccitare e a propagare  per  tutto uno spirito di sedizione e rivolta dalla parte dei
circostanze la prudenza esige di tollerare quelle libertà  per  lo minor male ». E che? pretendereste che la libertà dei
sia da Dio permesso affine di trarne un bene maggiore. Ed è  per  questo appunto che Cristo disse: « Necesse est, ut veniant
l' autore? « Vae autem », soggiunge, « homini illi,  per  quem scandalum venit! » Sì certo, tutti i tiranni che hanno
scisma, l' apostasia, l' inferno stesso non travaglia che  per  la gloria del Redentore e della sua Sposa, che mai da lui
sua Sposa, che mai da lui si disgiunge. Lavoreremo adunque  per  la causa della Chiesa, o sia che lo vogliamo o che non lo
o con lei congiunti o anco divisi. Sia vero adunque,  per  una cotale supposizione, che vi riesca di mover i popoli
l' opera sarà stata buona nel suo effetto, ma non  per  voi. Voi avrete cooperato alla gloria della Chiesa, ma come
quello che essa non dice, e così rendete a voi stesso, son  per  dire, impossibile la figliale obbedienza. No, la Santa Sede
da delle false premesse. Calmate, io ve ne scongiuro  per  amore del nostro comune Signore Gesù Cristo, quell'
nessun obbligo preciso di rimanervi nell' Istituto: dunque  per  me conchiudo decidendo, che non avete peccato. Ma che cosa
avete peccato. Ma che cosa è questa mia decisione? nulla  per  la vostra quiete: io, se fossi nel vostro caso, non la
in sano modo le mie parole. Ogni peso sostenuto  per  amor di Gesù Cristo è in questo senso il dolce e soave
di sorte alcuna: vi ripeto tuttavia, che non oserei mai  per  questo pensar male della vostra anima. Ma fino a tanto che
e che bramiate di spogliarvi intieramente di voi stesso  per  vestirvi di Gesù Cristo, e della sua umiltà, e della sua
alla perfezione »: io non posso crederlo, e tengo  per  certo che nè pur la vostra intima coscienza lo crede. Per
per certo che nè pur la vostra intima coscienza lo crede.  Per  quanto esamino i motivi del vostro divisamento, quali
tentazione che vi ha fatto precipitare in un tal passo.  Per  questo appunto, persuaso, come io sono, che voi non abbiate
comunica alla creatura che a Lui si rivolge, e l' ha creata  per  questa ineffabile comunicazione. Certo: « Qui coepit opus
di san Paolo, fede nell' onnipotenza della bontà divina,  per  la quale l' uomo, che sente sè stesso nulla, spera tutto;
ci comunica Gesù Cristo, ha i suoi gradi; ma ogni grado,  per  minimo che egli sia, è sempre infinito, perchè è sempre una
a voi alcuni altri fratelli, bramo scrivervi poche parole,  per  rammentarvi la vocazione vostra nella santità della carità.
in altro, che nello aver presente la vostra vocazione  per  dirigervi secondo quella, uniformandovi allo spirito e alla
dando ragione del suo operare, non diceva già che operava  per  questo o quel motivo, ma diceva sempre che operava per fare
per questo o quel motivo, ma diceva sempre che operava  per  fare la volontà del suo Padre Celeste, e acciocchè si
di cercare quali siano i segni della divina volontà  per  eseguirla fedelmente e semplicemente, con pace interiore e
regola del divino volere che pur vogliamo seguire, e  per  questo siamo nell' Istituto. Il secondo segno che ci fa
uomo che comanda, ma contro Dio che manifesta il suo volere  per  mezzo di quell' uomo. Egli è vero, che si può trovare nel
Superiore ai suoi altissimi e sapientissimi fini, che noi  per  la nostra cortezza ed ignoranza non arriviamo a conoscere.
non giudichi, non censuri, non calcoli cosa (se non forse  per  rappresentarla sommessamente al Superiore); ma presti con
allora dobbiamo studiarci di conoscere il voler di Dio  per  mezzo del lume di ragione e della grazia che il deve
ragione e della grazia che il deve accompagnare, il quale  per  non fallire non deve prevenire, ma seguire la Provvidenza
confessione; tanto più che possiamo sempre temere  per  cagion d' essi, sebbene sottomessi già al giudizio del
cose proprie. Questo è un mezzo eccellente specialmente  per  quelli che fossero inclinati ad assottigliare, ai quali il
stessi il giogo del Signore. Anche qui conviene procedere  per  la via di quell' amore che dilata il cuore; ma perchè
sostenere, perocchè la specie umana è costituita dall' aver  per  lume l' essere iniziale , e questo l' hanno tutti o lo
l' eccellenza altissima dell' ubbidienza cieca prestata  per  amor di Gesù Cristo, ella è cosa al tutto divina , e quelli
a capire la preziosità di questa virtù dell' ubbidienza,  per  la quale l' uomo spirituale è sempre pronto anco a morire,
audit, me audit ». Le quali parole del divin Maestro sono  per  vero un inconcusso fondamento all' ubbidienza cieca,
all' ubbidienza cieca, imperciocchè esse furono dette  per  gli Apostoli alla Chiesa, e la Chiesa parla ed opera pe'
e la Chiesa parla ed opera pe' suoi ministri, e massime  per  li superiori delle sante Religioni e Congregazioni. Sicchè
a Cristo, si rinunzia bensì a tutte le altre ragioni, ma  per  attaccarsi ad una ragione altissima, ed unica vera ragione;
Voi lasciate fuori il principale, che è Dio che parla  per  mezzo del superiore e vale molto più della nostra ragione
ubbidire ciecamente alla volontà divina, che Dio manifesta  per  la bocca del suo ministro e del suo rappresentante sopra la
di cercare ciò che è meglio pel nostro fine, cioè a dire  per  l' acquisto della virtù, della perfezione, dell' umiltà,
discepolo, che ogni giorno portasse certa quantità d' acqua  per  inaffiare una pianta disseccata da molto tempo, se quel
Ed ora chi non vede, che in ogni atto di ubbidienza, fatto  per  amor di Dio, al proprio superiore, vi è sempre rinchiuso l'
sta in quell' annientamento che l' uomo fa di se stesso  per  amor suo, ed a sua imitazione, chi non vede che vi è sempre
la ragione del rendere noi stessi perfetti, annientandoci  per  amor di Cristo, è tanto grande che non ve ne può essere un'
vi può essere più grande di quella di ottenere il fine,  per  cui siamo creati, e di ottenerlo nel più perfetto modo
, e con essa si rinuncia a tutte le ragioni frivole e vane  per  solo attenersi all' unica ragione vera, solidissima e
sapienza e della scienza di Dio, che prostrati bocconi  per  terra innanzi al trono della Maestà, domandiamo, come
ma vedremo di più che, povero il nostro naviglio, se avesse  per  proprio conduttore noi stessi e la nostra propria ragione e
umile sapienza di Cristo, rispetto al bene che potrebbe  per  noi farsi ai prossimi nostri ed alla santa Chiesa. Perocchè
all' ubbidienza dei superiori, rinunciando una volta  per  sempre a noi medesimi, e otteniamoci una grazia sì squisita
da capo a fondo è religiosa la sua « Introduzione », e  per  entro ad essa lo scrittore non si vergogna mai di far
i quali parlano umanamente della cristiana religione e,  per  così dire, la rifanno a lor modo: sogliono evitare tutto il
ad invocare il Padre nostro , ci fè riconoscere tutti  per  fratelli ». Niente di più vero nella sostanza: tuttavia
non potendo Dio ricevere nome di Padre se non ha un Dio  per  figlio. - Siccome in questi ed in altri simili luoghi la
più bassa ed angusta, e non sogliono essere concludenti  per  la pratica, nè mai si esauriscono, perchè ripullulano
contento di tutto ciò che non dipende da me: debbo tenere  per  certo, che anche ciò che mi sembra storto è l' istromento
che anche ciò che mi sembra storto è l' istromento migliore  per  la massima mia santificazione e beatitudine se io me ne
della Chiesa, de' Sommi Pontefici, e oltracciò il senso e,  per  così dire, l' istinto de' Santi. Il senso de' Santi e l'
il mio ingegno sia a piena disposizione della mia carità.  Per  l' opposto debbo diffidare infinitamente di me stesso, di
sono certo, che gli effetti di quest' atto saranno buoni  per  me: e se io mi butto in Dio (per quanto miseramente posso)
strada che dovrem percorrere ed i cimenti che incontreremo  per  essa? O bella e santa Fede! a te, quantunque abbi le bende
si può a meno di conformarsi alla generalità de' fratelli  per  non dare scandalo. Se si tratta semplicemente di
Il pensare il contrario e il perdere la stima dei fratelli  per  così piccole cose, è una vera ignoranza: io voglio che
vita comune: sebbene anche questa uniformità la desideri,  per  quanto ella è possibile. Desidero tuttavia nel medesimo
tristezze, o perchè mi espongo al pericolo della morte?  Per  lo contrario « obedivit usque ad mortem ». E notate che i
certamente chi si fida intieramente a lui, e da lui riceve  per  mezzo de' propri Superiori il bene ed il male. Questo
della vita mista il Signore la vede, e se ella è reale  per  l' anima, e non per il corpo, vi provvede sicuramente a
il Signore la vede, e se ella è reale per l' anima, e non  per  il corpo, vi provvede sicuramente a favore di un servo che
de' suoi Superiori, e che dice: io voglio fare l' apostolo  per  impedire l' attacco de' miei nervi? come può esercitare l'
che le fatiche apostoliche non si debbono assumere nè  per  inclinazione, nè per gusto o consolazioni che vi si
apostoliche non si debbono assumere nè per inclinazione, nè  per  gusto o consolazioni che vi si trovino; ma perchè Iddio
imitazione di Gesù Cristo sa aspettare la missione celeste  per  30 anni nell' oscurità della vita occulta. Ecco la virtù
. Quest' unico pensiero vi occupi più che non ha fatto  per  lo passato. Il membro dell' Istituto della Carità è
illustrata la mente, non finirete di benedire il suo Nome  per  la grazia grande che vi ha fatto. Intanto vi raccomanderò
quella consolazione che mi ha fatto perdere la precedente,  per  la giusta sollecitudine che ho dell' anima vostra. Addio.
del nostro cuore; vi entra se noi gli apriamo, e vi entra  per  renderlo più bello e per fugarne tutte le tenebre. Oh! ma
se noi gli apriamo, e vi entra per renderlo più bello e  per  fugarne tutte le tenebre. Oh! ma quanta è mai la nostra
che da turare gli occhi dell' anima nostra, fatti pure  per  ricevere quella luce e vivificarsene, e ostruire gli
Quand' io considero da una parte l' insistenza di Dio  per  fare del bene a me, sua povera creatura, e dall' altra non
entrare anco nella vostra. Ma che perciò? non ci sarà  per  noi, mio carissimo, anche una larga vena di consolazione?
egli stesso il coraggio e la fortezza che ci manca  per  fare quelle risoluzioni generose e grandi di cui
il modo! Chi sa, che forse non vi gioverebbe l' assentarvi  per  qualche tempo da Roma, e dalle vostre ordinarie
delizie, ma povera vita. Se non poteste fare il viaggio  per  la spesa, ciò non vi trattenga; pagherò io per voi. In
il viaggio per la spesa, ciò non vi trattenga; pagherò io  per  voi. In somma disponete di me, come si fa de' veri amici.
sempre avanti gli occhi la vita di Gesù Cristo vostro sposo  per  imitarla, e i suoi celesti insegnamenti; fra gli altri quei
la perfezione, se Iddio ce le concede. Eleggete dunque  per  vostro maestro nella via della perfezione il solo Gesù
divina e la carità del prossimo . Iddio vi aiuterà da  per  tutto dove andrete per amor suo, e per far bene alle anime
del prossimo . Iddio vi aiuterà da per tutto dove andrete  per  amor suo, e per far bene alle anime da lui redente. Ciò che
Iddio vi aiuterà da per tutto dove andrete per amor suo, e  per  far bene alle anime da lui redente. Ciò che ora dovete fare
suole disturbare le anime coll' apparenza del meglio. Fate  per  me una santa comunione, e ogni qualvolta abbiate bisogno di
più compita ubbidienza al medesimo sia la strada più sicura  per  Lei di piacere a Dio, come desidera, e di far progresso
nelle virtù. La voce del suo Direttore deve essere  per  Lei la voce di Dio stesso, e perciò se il Direttore Le
il Direttore Le concede licenza di accostarsi all' altare  per  ricevere la SS. Comunione tre o più volte la settimana, e
volontà di Dio, riconosca che Iddio stesso La dispensa  per  ora da tali penitenze, che si contenta del suo desiderio, e
più a lui delle vittime. Nell' ubbidienza adunque stanno  per  Lei racchiuse le penitenze, di cui si sente verso Dio
sue colpe; dee considerarsi come doppiamente debitrice e  per  le soddisfazioni delle quali Iddio La dispensa, e per la
e per le soddisfazioni delle quali Iddio La dispensa, e  per  la grazia della quale Iddio La ricolma. L' essere
Cristo, riflettendo ch' Egli La dispensa così dal patire  per  aver patito Egli a sua vece; giacchè se Gesù Cristo non
Egli a sua vece; giacchè se Gesù Cristo non avesse sborsato  per  noi peccatori il prezzo del suo sangue, noi non potevamo
essere dispensati dal dovuto pagamento. Ecco la ragione  per  la quale il suo Direttore, qual organo di Dio stesso, Le
della soddisfazione dovuta: la penitenza fatta da Cristo  per  noi n' è la gran ragione: sopra questa ci possiamo
se stessa. Ne vuole ancora di più? Eccogliene. Faccia  per  quanto può una vita di carità; faccia il maggior bene ch'
ma non se ne sgomenti: questi li permette il Signore  per  tenerci umili: approfittiamocene per questo appunto,
li permette il Signore per tenerci umili: approfittiamocene  per  questo appunto, staccandoci sempre più da noi stessi e dal
il Signore anch' Ella (come io farò pure indegnamente  per  Lei) per i molti miei bisogni d' ogni specie. Mi son
Signore anch' Ella (come io farò pure indegnamente per Lei)  per  i molti miei bisogni d' ogni specie. Mi son servito, com'
quale lo mostrò ad un mio amico. Questi n' andò in traccia  per  Genova a fine di rinvenirlo: tutti i librai lo conoscevano,
affatto da questa diversa. Quindi, come ho sempre tenuto  per  falso quel ragionamento che fosse anco menomamente opposto
in me dell' ignoranza e della fallacità di giudizio, ma non  per  questo la mia fede ne soffrirebbe. Ora io non sono già nato
questo la mia fede ne soffrirebbe. Ora io non sono già nato  per  esser dotto o per acquistarmene la gloria presso gli
ne soffrirebbe. Ora io non sono già nato per esser dotto o  per  acquistarmene la gloria presso gli uomini, nè mai a questa
fama ho rivolte le povere mie fatiche; ma sono nato bensì  per  esser credente e fatto degno delle promesse di Cristo, qual
qualsiasi riputazione di letterato che Ella mi dice avermi  per  l' addietro acquistata, e che l' esser io convinto d'
il dovere, nè alcuna difficoltà sentii mai a correggerlo  per  amore di quella verità che sola voglio ed amo in tutte le
in un involontario errore, purchè senz' altrui danno,  per  potergliene rendere una confessione più alta e solenne. -
perversa in cui quelli eransi incamminati, e qual sia  per  ciò la contraria che noi dobbiamo percorrere; più volte mi
che secretamente si sparge, sarà stato mosso da buon zelo  per  la purità della fede; egli è probabile assai, che siasi
nel « Trattato della Coscienza » come nelle altre mie opere  per  ridurre le questioni complicate ai loro semplici principŒ,
nascere necessariamente da una tal frode qualche sussurro  per  ogni canto, massime che vi sono anche assai di quelli a cui
superseminavit zizaniam ». Io ne addoloro pel ben comune:  per  veder quelli che doveano esser meco uniti, così dividersi.
non conosce egli i suoi servi? non dispone egli forse tutto  per  la sua gloria e pel bene della sua Chiesa? che c' è a
questa sia la più bella disposizione che Ella possa avere  per  ottenere da Dio i lumi e la fortezza di cui Ella abbisogna
quale specialmente noi abbiamo bisogno del divino aiuto, e,  per  averlo, di domandarlo incessantemente. [...OMISSIS...] come
vera cristiana amicizia che mi professate. Vi assicuro  per  altro, che nella « Risposta al finto Eusebio Cristiano » ho
vi credete che io abbia fatto. Ma io protesto che questa è  per  me una ragione che non val nulla; giacchè, per grazia di
che questa è per me una ragione che non val nulla; giacchè,  per  grazia di Dio, non mi curo nulla delle ingiurie personali,
curato. Laonde se non avessi temute le conseguenze funeste  per  le opere della gloria di Dio e per la dottrina vera del
le conseguenze funeste per le opere della gloria di Dio e  per  la dottrina vera del nostro Signore, state pur certo che
risposto nè pure una parola ad Eusebio. No, ve lo ripeto,  per  ispirito di vendetta, grazie a Dio, non iscrivo, nè ho mai
più speditamente e pienamente questo bene che ho in vista.  Per  ottenere questo bene non si deve mentire, che Iddio me ne
pregava pei suoi crocifissori. Il bene che si deve avere  per  fine è sempre un solo, e questo è la carità anche verso gli
di dir volpe a chi è volpe; come è pur troppo il caso mio,  per  quanto mi pare. Io non ho avuto in vista altro che di
mio avversario; spero che il vostro avviso mi sarà utile  per  l' avvenire, se non mi può più essere utile nella causa
non sono ingiurie, se esprimono il vero; non è ingiuria,  per  esempio, il dire ladro al ladro , e perciò Gesù Cristo non
che nostro Signore nella sua prima venuta abbia mai operato  per  vendetta , la quale fu intieramente da lui riserbata per la
per vendetta , la quale fu intieramente da lui riserbata  per  la seconda sua venuta. Egli ha adoperato sempre per carità
per la seconda sua venuta. Egli ha adoperato sempre  per  carità e per dare a noi esempio di essa, e non ha mai
seconda sua venuta. Egli ha adoperato sempre per carità e  per  dare a noi esempio di essa, e non ha mai offesa la
vendetta, e senza abbandonare la sua divina mansuetudine, e  per  insegnarci che talora conviene essere acerbi nelle parole e
che talora conviene essere acerbi nelle parole e duri  per  carità ; il che ha luogo quando si crede che questo sia il
mezzo di essere utili al prossimo, pel quale si parla. Ma  per  esercitare questo atto di carità, bisogna certamente essere
anche nel dire parole acerbe contro i suoi avversari, o,  per  dir meglio, contro gli avversari della gloria di Dio. Al
nella lettera vostra del risentimento che avete sofferto  per  non essere stato ascoltato, come voi volevate, e interrotto
mortificarvi! Oh felici contraddizioni e mortificazioni  per  un' anima che ama GESU` Cristo e sospira di rendersi a lui
enorme presunzione, qual deplorabile cecità sarebbe questa!  Per  carità di voi stesso, riconoscete da questa infausta
e dovete riputare di aver fatto un gran guadagno quando  per  essa avrete dovuto lasciar lo studio e ogni altra cosa.
qui, ed altrove non vi ha di esse che il simulacro. Nè solo  per  amore della verità e della giustizia usate di lasciar da
ragioni e i diritti che vi paresse d' avere secondo natura,  per  purissimo amor di Dio e ardore di rassomigliare al vostro
a fare a Dio anche questo sacrificio. E tutto farete  per  la grazia che vi darà valore. Ma vi arricorda di rivolgere
il rimedio, mio caro: umiliarsi, ma interamente e non  per  metà, ma con tutta l' anima, e non con uno sterile
e misura; e non esser mai contenti di temere e tremare  per  noi stessi, di compungerci, e di sospettare dei nostri
quando ci sembra che nulla di male sia in esse: tenendo  per  fermo che noi siamo stolidi e ciechi e che non possiamo mai
e più puzzolenti. Mio caro, che dunque sia finito fra voi e  per  sempre ogni segno di dissidio da parte vostra . Se gli
in causa propria », voi distinguete: chi giudica sè stesso  per  passione, non è buon giudice; ma giudicando senza passione,
il sentire dal venerato suo foglio, che Ella stessa soffre  per  la malattia manifestatalesi. Io la farò raccomandare al
e faccia il tutto ridondare in aumento di meriti  per  l' anima sua, acciocchè diventi più pura e più bella, con
nostra ha al patire, come quella che sarebbe fatta da Dio  per  godere, non essendo lo stato di patimento che una
del suo male, lodo il Signore che l' ha permesso  per  tutto quel gran bene, che egli ha destinato di cavarne.
inquieti la vista dei propri difetti. GESU` Cristo è morto  per  noi; ci ha conservata fin qui la vita, perchè abbiamo tempo
dolore che si perda e trasmuti in amore: i timori  per  altro, che talora inevitabilmente si suscitano nell'
ed al sentir nostro, che non la possiamo nè raggiungere  per  acume d' intelletto, nè adempire per forza di volontà;
nè raggiungere per acume d' intelletto, nè adempire  per  forza di volontà; sicchè non ci resta che di pregare colla
in noi da sè medesima colla sua efficacia in noi trasfusa.  Per  questo dobbiamo essere in verità fanciulletti, come ci ha
perfezione morale nostra propria (il solo bene assoluto  per  noi), avverrà che la volontà divina sarà fatta in noi in un
disposto altramente. Egli è buono anche quando ci castiga.  Per  altro parmi veramente di poter dire, che il padrone è
egli ne volea imbandire la celeste sua mensa. Vero è che  per  noi che l' abbiamo conosciuta e l' abbiam trattata, e
l' abbiamo conosciuta e l' abbiam trattata, e specialmente  per  le sue indivise sorelle, per tutti i suoi congiunti, a cui
trattata, e specialmente per le sue indivise sorelle,  per  tutti i suoi congiunti, a cui s' era resa tanto amabile, e
esempio, e mi trovai sì fattamente legato di stima ad essa  per  quella sua religiosa cordialità, per quel suo candore, per
di stima ad essa per quella sua religiosa cordialità,  per  quel suo candore, per quell' avidità insaziabile di sentir
per quella sua religiosa cordialità, per quel suo candore,  per  quell' avidità insaziabile di sentir parlare delle cose di
avidità insaziabile di sentir parlare delle cose di Dio,  per  la rettitudine delle sue intenzioni, e in somma per la
di Dio, per la rettitudine delle sue intenzioni, e in somma  per  la solida sua virtù; che l' annunzio che ella mi dà del
passo che ha fatto la buona dama in lasciandoci quaggiù  per  sempre, mi trapassa il cuore, e mi fa troppo partecipare
e di tutta cotesta famiglia, di cui ella era divenuta  per  affetto sì cara parte. Se non che dando poi luogo alla
mi domanda nella sua lettera. Quanti motivi non abbiamo,  per  grazia di Dio, di credere che la sua amata sorella or si
è vero; ma finalmente non è che un punto, e questo punto  per  la defunta è passato. Hanno pur troppo ragion di temere per
per la defunta è passato. Hanno pur troppo ragion di temere  per  dopo la morte coloro, che durante la vita non hanno amato
di fede e di viva speranza nella divina misericordia, ah!  per  queste fortunate che è mai la morte? Un istante di merito,
un sospiro prezioso; dopo il quale ogni patire è cessato  per  sempre, la salvezza è assicurata, il gaudio eterno
facciamo un po' tacere in noi questa cieca nostra natura,  per  contemplare in quella vece silenziosi al lume di santa
impedivano di goder pienamente il suo Dio, e nel quale uscì  per  sempre da ogni battaglia di spirito e da ogni sofferenza di
e da parte mia ho celebrato a tal fine questa mattina  per  la cara estinta, e le feci fare altri suffragi. Ma da una
anche questo soccorso, prova della tenerezza che egli ha  per  le sue inferme creature; dall' altra possiam riflettere che
spose di Dio: la gloriosa loro destinazione è assicurata  per  sempre, non si tratta che d' un po' di ritardo posto al
la scena; ci cadranno piuttosto lagrime di dolce letizia  per  la sua felicità che di dolore per la nostra solitudine.
lagrime di dolce letizia per la sua felicità che di dolore  per  la nostra solitudine. Sarà questa una prova che le daremo
egualmente, e che tutto dispone collo stesso amore infinito  per  noi. Che se noi oltracciò piglieremo questo avvenimento, sì
aspetta, altro non ci domanda: ed altro non domanda altresì  per  noi al celeste suo Sposo. Che se noi dopo di ciò, dopo
se all' improvviso ella ci si affaccia alla mente come  per  dirci che non c' è più, che non la rivedremo mai più in
che ci restituisce di nuovo in vita Colei che è morta,  per  rapircerla subitamente, questa imaginazione che ci mette lì
quella con cui eravamo soliti di passare tante ore,  per  dissiparci un momento dopo crudelmente la cara illusione,
e ci manda agli occhi delle lagrime involontarie; e che  per  ciò? Non inquietiamoci punto; chè non sarà per questo meno
e che per ciò? Non inquietiamoci punto; chè non sarà  per  questo meno perfetta la nostra rassegnazione, men piena la
massimamente in famiglia. Sono stato sfortunato quest' anno  per  non averlo potuto aver meco a Stresa qualche giorno, come
sperare. Ora dovendo io partire in sui primi di settembre  per  Bergamo, dove debbo dettare gli spirituali Esercizi a quel
loro ad un tempo i sentimenti dell' umana mia condoglianza  per  la perdita fatta, e più ancora quelli della spirituale
alla Provvidenza divina, non risparmiandosi in nulla  per  secondarla. Or se io rimando un aspirante senza esser certo
fa tutto quello che può da parte sua con pazienza longanime  per  formare quell' aspirante, istruendolo, educandolo,
sel guadagnasse col merito delle fatiche, coll' orazione  per  lui fatta al trono della sua Maestà? Perocchè, stiamone
vuole, non che aspettiamo da lui le cose belle e fatte  per  intero, ma che ce le procacciamo coi nostri sudori, che
viva fiducia in lui solo. Niente, niente trascuriamo mai  per  indolenza da parte nostra: « particula boni doni non te
la madre dei giudizi temerari; ed è più sicuro il procedere  per  via di ragioni intellettive e positive, ricorrendo anche al
niente affatto; e dobbiamo avere speciale tenerezza  per  i nostri fratelli poveri, difettosi secondo la carne, e
libro, verrà utilissimo come maestro di scuola, foss' anco  per  insegnare l' abbiccì. Vengo ora al secondo punto, cioè alle
Come non ricuso nessuno senza avere delle ragioni positive  per  rifiutarlo, così stimo essere assolutamente necessario di
un giudizio prudente: se non mi dà prove positive nè  per  l' una parte nè per l' altra, porto pazienza, procurando
se non mi dà prove positive nè per l' una parte nè  per  l' altra, porto pazienza, procurando che gli sia usata ogni
scioglimento della cosa. Abbiamo avuto persone in Casa  per  lungo tempo senza che neppure siano state ammesse al
che neppure siano state ammesse al Noviziato. La trafila  per  cui devono passare i nostri è lunghissima, come sapete, vi
e ad ogni sua lusinga, un sacrifizio totale di se stesse,  per  servire Gesù Cristo, sposo delle anime loro, ne' prossimi,
si è l' educazione delle fanciulle povere e ricche,  per  le città e per le ville, dove la divina Provvidenza le
educazione delle fanciulle povere e ricche, per le città e  per  le ville, dove la divina Provvidenza le vuole. Esse si
povere serve delle serve dei poveri . Professano la povertà  per  imitare anche in questo Gesù Cristo, fanno i tre voti, da
manca il Signore di aiutar sempre le anime, che lo scelgono  per  unico loro bene, signore, maestro, esempio e sposo. A lui
le direi certamente cosa ch' ella non sappia: e tuttavia  per  ubbidire a quanto m' ingiunge nella cara sua non tralascerò
ben intendere la religione, che sol intesa è amabilissima  per  sè stessa. A tal uopo è più necessario che non si creda,
che l' istruttore religioso studi assai prima di tutto  per  intenderla a fondo egli stesso: il che non è piccol affare
del giovanetto! Non ha bisogno che d' intendere la verità  per  amarla, che di vedere la virtù per eleggerla. Ma di solito
d' intendere la verità per amarla, che di vedere la virtù  per  eleggerla. Ma di solito la verità si copre di troppe vesti,
troppo spiegare, s' oscura; la virtù poi si falsifica  per  troppe distinzioni umane, e la s' impiccolisce sperando
anela più tosto d' ergersi a volo, che di serpeggiare  per  terra. Se nel cuore d' un giovanetto si giunge a inserire
non riscuote più ammirazione, nè attira a sè l' uomo creato  per  l' infinito. Io vorrei che si parlasse ai giovanetti sempre
animo la volontà risoluta di conseguirla. Cose scritte  per  la gioventù ve ne sono tante, e molte di buone; io
i figli del popolo, il Comunismo non ha che un rimedio  per  proteggerli dalla fame . Or non può farsi questo, non può
colla sua virtù, e questa virtù è la stessa sua essenza.  Per  la ragione medesima si può dire, e anche con più proprietà,
di Gesù Cristo incorporati con lui e con lui comunicanti  per  mezzo dei sacramenti. L' uomo che è giusto in questa
di sè come agli altri uomini, ma gli dà di più sè stesso.  Per  intendere dunque come Iddio sia presente nell' anima del
una differenza di grado, ma di specie. Beato chi la conosce  per  propria sperienza! Pure cerchiamo di spiegarla come si può
quello che dà a tutti gli altri uomini, ma dà sè stesso  per  modo che quell' anima ha non solo presente, ma unito con sè
alle opere della natura, ma solo alle opere della grazia. E  per  qual ragione? Perchè nelle opere della grazia, ch' è nell'
giusto, comunica se stesso, si manifesta, e si manifesta  per  modo che il giusto vive della vita di Dio, cioè della vita
parte superiore dell' anima, di quello come di questo.  Per  me io non posso finire di ringraziare il Signore, che mi fa
nella mia umiliazione, che non vorrei uscirne, se non fosse  per  uniformarmi di nuovo al divino volere. D' una cosa sola ho
solamente da voi, ma anche da quelli che sanno il metodo  per  senno, purchè abbiano un po' di zelo. Grande è l' arte
non può arrecare notabile frutto, se non viene applicata  per  lungo tempo con costanza e vigilanza. E non giova il voler
ambizione. Non ho dunque bisogno di vedere nel vostro cuore  per  ammonirvi di questo difetto dell' ambizione, secondo l'
dovrebbero render conto a Dio: e quanti vanno all' inferno  per  la passione dell' ambizione! Non sono questi che noi
piaghe, e non interpretar male gli avvisi dei Superiori:  per  eccitarvi a ciò fare, conviene mettere il ferro alla radice
e nè pure v' irriterete quando i Superiori vi correggono  per  vostro bene. Il darvi a credere, come rilevo con dolore
infetta, la quale vi rende cieco, e prendete l' amore  per  odio, le necessarie ammonizioni per persecuzioni. Ma quanto
e prendete l' amore per odio, le necessarie ammonizioni  per  persecuzioni. Ma quanto siete ingannato! E quello che è
quella felicità di cui potreste godere, e non volete,  per  rendervi infelice, lasciando che la passione vi acciechi.
a conoscere che è buono il Signore, il quale conduce i suoi  per  varie strade, e assegna a ciascuno la sua, cui battendo
L' aridità è di due specie: 1 talora è un castigo di Dio  per  la superbia, per l' accidia, per la tepidezza, e anche pe'
due specie: 1 talora è un castigo di Dio per la superbia,  per  l' accidia, per la tepidezza, e anche pe' piccoli e
talora è un castigo di Dio per la superbia, per l' accidia,  per  la tepidezza, e anche pe' piccoli e continui mancamenti che
da sè col levarne le cause; 2 talora poi è permessa da Dio  per  purificare ed esercitare le anime sante nella pazienza,
prime, e poi conchiudere di aver bisogno delle seconde  per  poter sostener il peso dell' aridità volontaria, e ciò col
dell' uomo; ed anzi esse in parte sono obbligatorie, sia  per  soddisfare alla divina giustizia, sia per reprimere la
obbligatorie, sia per soddisfare alla divina giustizia, sia  per  reprimere la concupiscenza. Gesù Cristo e tutti i santi,
di essa ed effetto. E` dunque un errore il credere che,  per  essere perfetti, basti « avere l' intenzione e il desiderio
senza che l' uomo (secondo la volontà di Dio manifestata  per  la dottrina della Chiesa e le parole di Cristo) neghi se
carità, e però è necessario eccitare in sè la compassione  per  tutte le miserie spirituali e corporali del prossimo; e si
amato anche coll' opera esterna, e colle fatiche sostenute  per  giovargli, e queste, come si dicea, secondo l' ordine della
san Giovanni insegna che dobbiamo esporre la nostra vita  per  i nostri fratelli, come Cristo la diede per noi (I Io. III,
la nostra vita per i nostri fratelli, come Cristo la diede  per  noi (I Io. III, 16). E` un errore il credere che tutti gli
che tutti gli atti che si fanno contro le tentazioni  per  aborrire il male che suggeriscono, non sieno buoni, utili,
il bisogno a tutti i mezzi, che furono praticati da' santi,  per  liberarsi il più presto dalla tentazione, e non lasciarla
disordinati della natura ed anche ammortirli »; essendo  per  lo contrario obbligo nostro di reprimerli e contraddirli
nel cercare tutti i mezzi indicati dal Vangelo e da' santi  per  praticare le virtù e reprimere i moti contrarii, crede di
sente la voce di Dio, ma quella del demonio che lo illude  per  tirarlo alla dannazione. E` un errore il dire che « le cose
maggiore; ed io certo mi sento che di gran cose vorrà egli  per  questo operare in me », quasi Iddio non voglia anzi
anzi servirsi delle tribulazioni e afflizioni della natura  per  purificare le anime dai loro difetti, e quasi l' oggetto
regola isolata che accomoda alla propria immortificazione,  per  cavarne il pretesto di fare un rimprovero ai Superiori:
gli sia dato ciò che v' ha di più vile e logoro in casa,  per  la di lui maggiore annegazione e spirituale profitto (Reg.
trasformare i loro avvisi e correzioni in parole esagerate,  per  avere occasione di menarne lamenti e chiamarsi offeso della
eos , e: Justum judicium judicate ». E` un atto di vanità  per  un religioso dell' Istituto della Carità, e contrario alle
Carità, e contrario alle proprie regole, il ricusare, anche  per  più volte, d' indossare un vestimento per essere alquanto
ricusare, anche per più volte, d' indossare un vestimento  per  essere alquanto logoro o rappezzato. E` un atto d'
il credere che sia contrario alla perfezione il pregare  per  persone o classi di persone particolari, come fa la Chiesa
[...OMISSIS...] [...OMISSIS...] 1.52 Il far molto  per  il Signore è una parola che ha bisogno d' essere certamente
parola che ha bisogno d' essere certamente interpretata,  per  esprimere un sentimento giusto ed evitare tutte le
Ma come si conosce questa volontà di Dio? Una via sicura  per  conoscerla è quella dell' ubbidienza religiosa. Essendo
di molto servirlo e di far molto la sua volontà, e  per  arrivare a conoscerla sottopongono se stessi all'
vuole da essi molte opere esterne, il fa loro conoscere  per  mezzo de' Superiori, non mancandogli mai il mezzo di farlo;
se poi vuole altro da essi, anche questo il fa conoscere  per  lo stesso mezzo. Così l' uomo è sempre guidato da Dio, ed è
col merito di più d' aver annegato interamente se stesso.  Per  questo Gesù Cristo ha invitato ai consigli evangelici tutti
di tutte le forze de' suoi membri. Conviene certamente  per  intraprendere la fabbrica di questa torre prendere la
nella sua coscienza, ben troverà le tristi cagioni  per  le quali s' è più o meno alienato dal primo santo
l' uomo spirituale vegliare e pregare senza intermissione  per  arrivare a conoscere sè stesso e quello che di giorno in
stesso come sia arrivato ad un termine così funesto. Quanti  per  questa neghittosità ed inconsideratezza non fecero gitto
Quali sono i mezzi più efficaci, o carissimi figliuoli,  per  impedire che le anime nostre non si rendano brutte di tanta
coscienza, scrupolosa no, ma delicata, che senta e rimorda  per  ogni offesa, anche la più leggera, di Dio; e specialmente
ogni offesa, anche la più leggera, di Dio; e specialmente  per  tutte quelle mancanze che riguardano la vocazione medesima,
Il secondo mezzo poi è quello di usare ogni sollecitudine  per  mantenere l' animo sempre tranquillo, mansueto, pacifico,
pace, e non permettere che dentro di noi sia mai turbata  per  qualunque sia interno movimento meno ordinato; e quando
ordinato; e quando incomincia a turbarsi, accorrere subito  per  impedire che la turbazione non duri e non si accresca, e
impedire che la turbazione non duri e non si accresca, e  per  rimettere tutti gli affetti nella bella calma e serenità di
vostri Superiori, e loro mostrare gratitudine riconoscente  per  le sollecitudini molte e continue che si prendono del
una sola persona morale che bene ordinata e concorde lavora  per  lo stesso fine, Iddio; che ha per mano la medesima impresa
e concorde lavora per lo stesso fine, Iddio; che ha  per  mano la medesima impresa e i medesimi interessi, la gloria
membro di questa società, che si propone di adempire,  per  quanto l' umana infermità il permette, il precetto del
sono veramente congregati in suo nome, perchè sono uniti  per  adempire il suo precetto: « Hoc est praeceptum meum, ut
si aggiunge alla schiera di quelli che vogliono vivere  per  adempire uniti e quasi congiurati insieme il precetto di
e quasi congiurati insieme il precetto di Cristo, e non  per  alcun' altra cosa, assumendo, quasi direi, per unica loro
e non per alcun' altra cosa, assumendo, quasi direi,  per  unica loro professione, il soffiare in quel fuoco che
volo nisi ut accendatur? » Possiamo esser tutti legna aride  per  la mortificazione, e unte per la dolcezza e la
esser tutti legna aride per la mortificazione, e unte  per  la dolcezza e la mansuetudine, acciocchè quel divin foco ci
acciocchè quel divin foco ci s' accenda e ci consumi!  Per  le quali ragioni fu cosa giusta e naturale se io e noi
riuscì anche più viva, perchè la vostra risoluzione fu  per  me improvvisa. Non vi pentirete giammai d' aver rimosso da
gloria di Gesù Cristo; e poi non cerchiamo il resto troppo  per  sottile, nè facciamo questioni che potrebbero turbare la
che Iddio vuole tutti santi, e che perciò si dee pregare  per  tutti: la condizione che vi si pone è solamente per
pregare per tutti: la condizione che vi si pone è solamente  per  togliere le inquietudini alle anime; perchè se queste
anime; perchè se queste credessero che all' orazione fatta  per  altri fosse promessa da Cristo la certa esaudizione, e poi
esaudizione, e poi vedessero di non esser esaudite, morendo  per  esempio uno, per cui si prega, impenitente, esse potrebbero
vedessero di non esser esaudite, morendo per esempio uno,  per  cui si prega, impenitente, esse potrebbero turbarsì, o
E` dunque necessario che si sappia, da chi prega  per  la salute altrui, che deve sempre pregare con rassegnazione
deve sempre pregare con rassegnazione al divin volere, che  per  un maggior bene, talora non esaudisce; e però deve in fine
convertito; ma se ci fosse rivelato da Dio che una persona,  per  la quale noi abbiamo pregato, fosse morta in peccato e si
Fate pure con tutta diligenza la cura prescrittavi, anche  per  quello che riguarda il mangiar cibi grassi nei giorni d'
voi stesso quando fate qualche buona azione, se non forse  per  via di congettura. Invece dunque di parlare di voi in
Ma questo sentimento è di due maniere, che chiameremo,  per  intenderci meglio con poche parole, un piacere oggettivo, e
dall' amor del bene in sè, senza riguardo a noi stessi,  per  esempio, dall' amor della giustizia, dall' amor della
Saverio godesse ed esultasse della salute delle anime che  per  suo mezzo si salvavano, e ne ringraziasse Iddio: questo era
delle grazie che ci ha date Iddio e delle buone azioni che  per  sua grazia facciamo, riservandone a lui ogni onore e
dire altrettanto? Questa specie di piacere è quello che ha  per  fine noi stessi e la nostra propria eccellenza. Se in
eccellenza. Se in questo godimento ponessimo noi stessi  per  fine ultimo, ci sarebbe peccato grave, peccato
alcun merito, può accompagnarsi a lui non piccolo merito  per  la fatica che l' uomo fa a raffrenarlo e a tenerlo nell'
guasto dal peccato d' origine, il diletto soggettivo che  per  se stesso e per sè solo non è morale, ma piuttosto fisico,
d' origine, il diletto soggettivo che per se stesso e  per  sè solo non è morale, ma piuttosto fisico, e però nè
facilissimamente trasmoda, e si rende sproporzionato, e  per  ciò stesso disordinato. Se noi vogliamo fare l' analisi di
il diletto istintivo, e vediamone la natura ed i pericoli  per  la cristiana umiltà; e poi faremo lo stesso del diletto
gli pare d' essere ingrandito, si ingalluzza e trionfa.  Per  darvene un esempo dei più bassi, ma pure atto ad intendere
sentimento adunque delle proprie forze ha seco un pericolo  per  l' umiltà e per la giustizia; e per reprimere questo senso
delle proprie forze ha seco un pericolo per l' umiltà e  per  la giustizia; e per reprimere questo senso insolente e
ha seco un pericolo per l' umiltà e per la giustizia; e  per  reprimere questo senso insolente e baldanzoso, che s'
ogni giudizio favorevole che di sè volesse portare, sia  per  la consapevolezza di qualche grave od almeno leggiera
dalla fede e gli altri mezzi accennati, l' uomo può vincere  per  la grazia di Gesù Cristo tutte coteste tentazioni che
ed ingiusto a proprio favore, il quale giudizio suole avere  per  materia quel sentimento istintivo della propria eccellenza
con un giudizio oscuro ed implicito, sicchè l' uomo  per  accorgersi di questo tranello dell' amor proprio dee
molto sopra se stesso. E questa è una delle ragioni  per  le quali la superbia si nasconde talvolta in seno all' uomo
gli effetti, che non sia osservandola in se stessa. L' ira  per  cagione di piccole offese, cui sente e ingrandisce l' amor
in sè nell' operare, la temerità del giudicare, la baldanza  per  la buona riuscita di ciò che s' intraprende, ed altri
intelligenza, e da una parte c' è nell' uomo maggiore luce  per  conoscere il vero, il che aggrava la sua colpa, dall' altra
non di un atto, ma di tutto l' uomo, possono peccare  per  due ragioni di superbia, o perchè cadono temerariamente su
uomini: si arrogava dunque di sapere quello che non sapeva,  per  innalzare se medesimo; la superbia lo spingeva a quella
è più facile ad accadere che non paia, ed avviene a molti  per  quel giudizio abituale di cui abbiamo toccato di sopra, pel
qual volta antepone se stesso a qualche altro individuo,  per  rispetto alla virtù interiore o alla santità, come di nuovo
della propria eccellenza, pronunciando ciò che pur conosce  per  falso, accecandosi per non riconoscerlo. Questa è la
pronunciando ciò che pur conosce per falso, accecandosi  per  non riconoscerlo. Questa è la superbia propriamente di
a Dio che solo è fine di tutte le cose, e dee essere  per  tale riconosciuto, sia col pensiero, sia coll' affetto, sia
quale spero nel Signore che ritrarrete frutti abbondanti e  per  la perfezione dell' anima vostra e per la salute delle
frutti abbondanti e per la perfezione dell' anima vostra e  per  la salute delle anime altrui. Confidate nel Signore, ed
. Il zelo ardente del gran Pastore, che dà la sua vita  per  le sue pecore, vi sia guida e quasi stella nel vostro
e l' anima dell' anima vostra! Di questo prego il Signore  per  voi di cuore, e questi sono gli augurii che io vi faccio
voi di cuore, e questi sono gli augurii che io vi faccio  per  l' anno che abbiamo pur ora incominciato. [...OMISSIS...]
17 febbraio e 7 marzo corrente non mi sembra necessario,  per  vero dire, ch' io replichi ancora quello che voi già sapete
subito d' essere forti, e anche d' essere persuasioni  per  me, ove la legittima autorità parlasse in contrario. Quand'
della medesima sieno immuni da ogni pericolo, e che  per  conseguente sono sempre pronto a cangiarle o a dichiarare e
da dichiarare e da migliorare. E lo conoscerò tostochè,  per  mia gran ventura, il Santo Padre si degnasse di comunicarmi
diligentemente: io me ne farò carico, le metterò a profitto  per  emendare, dichiarare, migliorare comecchessia i miei
di dirmi quali sono queste espressioni, io farei di tutto  per  soddisfare a tutti i giusti desiderŒ. Una sola espressione
e, se fa bisogno, il mio fermo proposito di correggere,  per  quanto si stia in me, ogni mio detto che conoscessi, per
per quanto si stia in me, ogni mio detto che conoscessi,  per  qualunque sia rispetto o delle cose o delle parole,
che adopera con voi l' amorosa Provvidenza del Signore  per  umiliarvi e così santificarvi. Sarà facile che sulla fine
braccia di Dio dire: « voi vincerete la mia iniquità, e  per  occasione del mio peccato s' accrescerà la gloria della
la stessa disgrazia, confiderò ancora in voi, risorgerò  per  la vostra misericordia, e ricomincerò sempre di nuovo ». L'
Gesù Cristo istituito questo Sacramento senza limiti e non  per  una volta sola, ha mostrato la sua intenzione di perdonare
Dettando il secondo libro degli « Ontologici », che ha  per  titolo « Le forme dell' essere », gli fu necessario esporre
tutta intera la dottrina dello Stagirita, e s' avvide che,  per  intendere a pieno il concetto che presiedette alla mente
che ormai non poteva più appartenere al detto libro, e  per  la sproporzione della mole, e perchè il discorso usciva dai
dai limiti dell' argomento prefisso al medesimo, spaziando  per  tutta intera la dottrina del maggior discepolo di Platone.
politica, alle arti del bello, come posto hanno trovato,  per  esempio, nella « Filosofia d' Aristotele » di Francesco
delle parole (2), che sebbene non sia ricco abbastanza  per  dichiarare tutto il vocabolario e il frasario aristotelico,
con nuovo e maggiore studio? Se debbo addurre una scusa  per  meritarmi in qualche modo l' indulgenza che invoco, dirò
potrà forse giovare quasi d' eccitamento e di stimolo  per  altri a far troppo meglio. Le imperfezioni stesse dell'
meglio. Le imperfezioni stesse dell' opera contribuiranno  per  avventura a questo; perchè se l' opera fosse perfetta,
penetrarlo, d' intenderlo? ». In conseguenza, stavo quasi  per  dire che questa nostra esposizione d' Aristotele, se mostra
d' Aristotele, se mostra in sè qualche difetto d' ordine,  per  questo avrà in certo modo diritto di partecipare a quell'
modo diritto di partecipare a quell' impegno, che si pose  per  tanti secoli nello studio del « maestro di color che sanno
ci conduceva da se stessa a un altro chiamato in aiuto  per  illustrare il primo, e questo a un altro, e così via quasi
illustrare il primo, e questo a un altro, e così via quasi  per  una catena continua; per la quale strada se ne va
a un altro, e così via quasi per una catena continua;  per  la quale strada se ne va naturalmente e facilmente il
immutabili, come le forme delle statue degli Dei. E basta  per  convincersene dare uno sguardo al punto principale di tutta
d' Aristotele comparve la prima volta in pubblico a Venezia  per  le erudite cure di Aldo Manuzio (2), e che a Giovambattista
leggeri studi critici e brevi fatiche (è cosa doverosa  per  noi il non dimenticarlo) la prima edizione latina dell'
E già ce ne dà buon preludio un giovane ingegno, che sta  per  ora sul pubblicare colle stampe una traduzione italiana
vita lo studio di Aristotele, in Germania principalmente  per  le cure del Brandis e d' un gran numero d' eruditi che a
un gran numero d' eruditi che a lui seguirono, in Francia  per  quelle del Cousin e dei valenti giovani usciti dalla sua
o ripugnanti all' intero sistema e quali siano: quali pure  per  la loro indeterminazione non si possano ridurre a concetti
modo quello che noi abbiamo fatto, troppo leggermente  per  verità, sopra alcune speciali sentenze del medesimo
al presente rimosse quelle difficoltà che s' incontravano  per  addietro: prima della sua caduta, la venerazione
aristotelica non fu appieno conosciuta dai moderni sensisti  per  un soverchio d' avversione pregiudicata e pel vezzo
la verità stessa che veniva a contraddire al filosofo  per  eccellenza. Ma quando una venerazione che s' è posata nell'
sua passione a bestemmiare quello che prima adorava, quasi  per  rifarsi, con soverchia disistima e licenza, del soverchio
queste ire, queste licenze barbariche sono passate: ed è  per  più ragioni desiderabile che oggi si riprenda con calma lo
d' una dottrina, che ha occupati e affaticati e divisi  per  tanti secoli, non solo gli ingegni, ma gli affetti stessi e
aristotelismo non è solo desiderabile che oggidì si faccia  per  una semplice curiosità scientifica, o per dare con esso
oggidì si faccia per una semplice curiosità scientifica, o  per  dare con esso ragione di tante discrepanze e scissure, che
esse, o prese tutt' insieme come un sistema, o considerate  per  parti: ma molto più pare a noi esser desiderabile, per
per parti: ma molto più pare a noi esser desiderabile,  per  toglier via, s' egli è possibile, e del tutto annientare l'
che giacciono nella filosofia aristotelica sono vitali  per  lo uman genere, e la grandezza e l' importanza di queste,
di quelli che ne ignorano l' origine, e sono confitte,  per  così dire, in tutte le scienze, principiando dalle fisiche
questa disputa tutte le menti s' accendono di nuovo ardore  per  le discussioni, e la Scuola acquista un carattere e una
poi quella difficoltà, già da lui proposta con tanta forza,  per  fare intendere quant' ardua fosse la questione accennata da
di Boezio non agguaglia certo la forza della difficoltà. E  per  accorgersene, basta che noi poniamo mente all' incostanza
(1); e quand' ancora far si potesse, altro non s' avrebbe  per  risultato che una relazione di similitudine tra più cose
di ricorrere agli universali come a loro similitudini (1)  per  renderli noti. Era dunque naturale che tostochè si
divina Trinità, dove l' essenza è comune alle tre persone.  Per  salvare dunque la Trinità delle persone, egli cadde
in sostanza ad annullarlo altrettanto quanto Roscellino,  per  evitare l' errore condannato nel suo maestro, cadde nell'
non meno che il concettualismo d' Abelardo, non solo  per  l' autorità da cui procedevano, ma perchè richiamavano l'
della Porretta fu condannato dal concilio di Reims del 114.  per  aver dedotta dal suo realismo l' erronea dottrina, che
in Dio vera composizione, come accadrebbe se Dio fosse Dio  per  la sua forma, e non dipendesse dall' imperfezione del
idee, dicendo che sono reali; di che consegue, che anche  per  costoro rimangono in fatto i soli reali, le idee non più.
. Tutte queste dottrine diverse erano sempre anche  per  innanzi venute in sul labbro dei maestri e sulla penna
dialettica d' Abelardo, giunse fino agl' individui reali  per  la prima volta, allora nè pure s' accorse d' essere uscito
sotto un certo punto di vista, l' universale. Tutto questo  per  non essersi giammai distinto chiaramente e costantemente nè
degli individui erano comuni, ma questi poi si dividevano  per  mezzo degli accidenti ». Venuti qui, non era più difficile
e confessarono che gli individui si distinguevano  per  le loro essenze. Ma così furono presi nell' equivoco della
frequente. Confessando che gli individui si distinguevano  per  l' essenza , essi, con questo stesso prendevano la parola
la questione. Dovettero allora giocare di sottigliezze  per  dimostrare che l' individuo reale era egli stesso
che l' individuo reale era egli stesso universale , sia  per  la moltitudine , sia per la similitudine . Il realismo
era egli stesso universale , sia per la moltitudine , sia  per  la similitudine . Il realismo dunque delle idee, di cui si
si cangiò in un realismo di sussistenze : appunto  per  l' equivoco della parola; e così si può dire che i realisti
non c' era altra esistenza che quella dei sussistenti, che  per  vero sono i singolari. C' erano dunque tre sole vie per
che per vero sono i singolari. C' erano dunque tre sole vie  per  mantenere agli universali una realità di questa sorte, o
sono realità, come si dicono reali le cose sussistenti, e,  per  esempio, le sensibili, in tal caso la realità del genere e
della natura fatta più secoli prima dall' Eriugena  per  quattro differenze in quattro specie, la seconda delle
e subiettivo dall' ideale e obiettivo) si prendono le idee  per  cose reali , a quel modo che tali si dicono le cose
è mestieri la creatura dal Creatore, cioè di distinguerla  per  modo che la natura di questo rimanga di tutta sè ( ex toto
opere attribuite a S. Dionigi Areopagita e dall' Eriugena  per  la prima volta latinizzate, in cui si legge:
tempo armonicamente uniti, e questa distinzione medesima ha  per  suo fondamento quella delle due forme, l' ideale e la reale
», la seconda « è quella cognizione di Dio che l' uomo ha  per  una percezione intellettiva di Dio stesso »: in questa s'
poi, e certo in un altro modo, in molti altri uomini  per  Cristo ed in Cristo. Nondimeno l' uomo, impotente a
contribuì alla produzione degli ultimi sistemi di quella  per  altro dottissima nazione (1). A tutti costoro mancando la
è il nulla, e ciò quando s' avvedono di nulla stringere  per  quanto si sforzino; talora poi compongono Iddio di tutti
in una oscura potenzialità, alla grossa sincretizzati.  Per  tutti costoro il panteismo non suol essere tanto la causa,
di quegli uomini che ci parlano della realità di Dio,  per  averne un' interiore esperienza. Il loro linguaggio
mistica non si predica delle cose create, se non, quasi  per  una comunicazione d' idiomi, dell' anima umana in istato
119.): tutti realisti nel significato di cui parliamo. Ma  per  vedere come il realismo arabico s' infiltrasse nelle scuole
sì che l' umana mente sdruccioli da quella in questa, quasi  per  un suo proprio peso, confondendo due entità infinitamente
non già ch' esso non abbia o non faccia uso d' idee: ne ha  per  certo, e ne usa: ma elle sono in esso come un mezzo di
la terra nativa del panteismo; e di qui l' ebbero i greci  per  mezzo degli orfici e d' altri poeti mitici prima del
»ma con questo non si separava ancora l' oggettivo , che  per  l' uomo sono le idee, dal soggettivo , che è la potenza e
è la potenza e l' atto d' intendere. Platone fu il primo,  per  quanto pare, che, avuto l' indirizzo da Socrate, pose nella
quiete della sua mente, ferma attenzione all' oggetto  per  sè, cioè al mondo ideale: e senz' uscirne, dall' idea, mirò
come quella delle cose mondiali? Circa la quale questione,  per  quanto pare a noi, si suol prendere errore anche dai più
ma pare tuttavia indubitato che le idee proprie dell' uomo  per  Platone siano produzioni di Dio e non qualche cosa d'
è pure la parola solenne che esclude il realismo , perchè  per  essa s' intendono chiaramente contrapposte le cose reali
e indubitata: le idee operano solo in quanto Iddio opera  per  esse: l' attività si rifonde tutta in Dio. Ma se le idee si
idee (1). Era impossibile che Aristotele, avendo udito  per  vent' anni Platone, non ne ritraesse nulla della nuova e
d' Aristotele, tale anche la mente umana. L' oggetto non è  per  lui qualche cosa che involga un' assoluta esistenza
del mondo, possono essere separate dalla materia soltanto  per  opera del pensiero; ma anche nel pensiero umano sono
efficiente che Aristotele chiama arte . Le idee dunque  per  Aristotele sono principŒ attivi e non già puri oggetti
(dai quali svolgendosi, o separati o confusi insieme, come  per  lo più è avvenuto, uscirono le diverse dottrine che
bevevano grosso: tutta la fatica ch' aveva durata Platone  per  separare i prodotti dell' immaginazione dagli oggetti della
immaginazione dagli oggetti della pura intelligenza, e  per  distinguere ciò che andava confuso nelle dottrine
confuso nelle dottrine filosofiche precedenti, si perdette  per  essi interamente: essi con pieno sincretismo rimpastarono
difficoltà, tosto ella si biparte in due, e si differenzia  per  la contraria interpretazione e per la piega diversa che le
in due, e si differenzia per la contraria interpretazione e  per  la piega diversa che le danno quelle due società che a gara
e panteistico, fu del tutto vinto e dovette nascondersi  per  fare soltanto delle uscite momentanee: poichè, appena si
con la forma d' una religione, e però non domandando,  per  esistere, d' occupare il luogo del cristianesimo, potevano
d' occupare il luogo del cristianesimo, potevano mantenere  per  qualche tempo una propria esistenza, dissimulando la
opposizione alla dottrina cristiana. Questa la ragione,  per  cui l' averroismo infiltrato nelle scuole lungamente vi si
e discendendo fino a quelli del secolo XVI, sostennero  per  abbatterlo; e le rovine che tuttavia egli andò menando,
nemico sullo stesso campo? L' averroismo , figliuolo,  per  generazione logica, dell' aristotelismo, diede al mondo la
le più strane e le più empie, e che pure si riprodussero  per  molto tempo ancora (1). Sventuratamente la casa degli
la filosofia in Italia: entrato nell' università di Padova  per  opera di Pietro d' Abano (n. 1250, m. 1317) e cresciutovi
d' Abano (n. 1250, m. 1317) e cresciutovi d' autorità  per  opera di Gaetano Tiene (n. 13.3, m. 1465) vi durò fino al
contenevano di seducente. Coloro a cui basti la perspicacia  per  rannodare le conseguenze più remote ai principŒ e gli
e pertinacemente mantenutavi, c' entra molto da  per  tutto. Le sciagure morali, checchè ne dicano i vani e belli
dal realismo aristotelico e arabico, tenuto da essa,  per  sua sciagura, più tenacemente di tutte le altre nazioni
di corruzione che portava in se stesso (1): si tentò dunque  per  un poco di far senza della filosofia, ristorandosi di
di questo mancamento colle fisiche scoperte (2). E  per  vero l' avverroismo doveva necessariamente rendere la
furono spazzate le rovine. L' ultimo sforzo fatto da essa  per  prolungare la vita, se fosse stato possibile, ebbe ancora
e continuati con perseveranza anche dopo la sua caduta,  per  ristabilire il nominalismo, dimostrano la ripugnanza e
che ricomparve a pieno discoperta nel Kant e nel Fichte,  per  riapparire mistica e panteistica nello Schelling e nello
di testa, d' un eccesso appassionato e nient' altro? Così  per  vero considerano la cosa alcuni storici ed eruditi, che
considerano la cosa alcuni storici ed eruditi, che hanno  per  massima di dire sempre un po' di bene di tutto ciò di cui
nascosti dagli eredi di Neleo, e ci rimasero sì a lungo  per  sottrarli ai re di Pergamo, che mandavano a caccia di libri
sottrarli ai re di Pergamo, che mandavano a caccia di libri  per  le loro biblioteche; il disordine nel quale probabilmente
basta por mente alla maniera e al fine diverso in cui e  per  cui egli compose quei diversi scritti, per avvedersi tosto
diverso in cui e per cui egli compose quei diversi scritti,  per  avvedersi tosto quanto debba esser difficile il raccogliere
piace meglio, scientifiche (1). Ora i memoriali , scritti  per  uso proprio, altro non sono che annotazioni, tratti,
metodo scientifico, sol quanto bastasse allo scrittore  per  ricordarsene. Egli è manifesto che in questo genere di
posterità così uniti e sparpagliati come dicevamo, anche  per  la venalità dei librai, che non avrebbero trovato a
libro ora è composto di brandelli d' altri da distribuirsi  per  tutte e tre. Si crede tuttavia che Aristotele abbia
disapprova, s' avrebbe chiaro il suo pensiero: ma non lo fa  per  tutto, e dice l' una cosa e l' altra, rimettendo troppe
dovevano conoscere i suoi contemporanei. Ma non è questa  per  noi una delle più piccole cagioni dell' oscurità d' alcuni
contribuirvi nel caso d' Aristotele. Poichè un sistema sta  per  intero nei principŒ , e le conseguenze sono già tutte in
imputabilità morale di esse; ma glien' appartiene tuttavia,  per  dir così, l' imputabilità filosofica, poichè chi ha posto i
e possono esser vane in tal caso le contese dei discepoli  per  vincere chi abbia bene interpretato il maestro e ne abbia
più indeterminato del comune maestro: non l' ha nessuno, se  per  sistema del maestro si intenda la sua dottrina
nella quale egli la lasciò. Poichè i discepoli,  per  lo spontaneo progresso del pensiero, togliendovi d' attorno
esclude l' altra, onde il principio indeterminato sta lì  per  tutti, e questo solo ritengono dal comune maestro. E non fu
E non fu questa certamente la meno efficace delle ragioni  per  le quali i seguaci di Platone e quelli d' Aristotele si
immoralità, la eresia, l' incredulità che vedeano propagata  per  tutto e annidata nella corte degli Hohenstaufen e penetrata
e inconciliabili. Abbiamo posta ogni diligenza  per  iscoprire nei singoli luoghi del nostro autore quale dei
d' esser formulata in un modo indeterminato e di prestarsi  per  conseguenza a interpretazioni diverse e contrarie; il
a buona ragione, tutto il medio evo, nè potrà mai essere,  per  iscoperte nuove e nuovi progressi, obliata e dismessa:
progressi, obliata e dismessa: quest' è ancora la parte,  per  la quale l' aristotelismo recò grandissimo vantaggio alla
tutti gli altri, l' aristotelismo; ma ne fosse riconosciuta  per  sempre la separazione. Allora nessuno più abuserebbe d' una
al pubblico, cioè alla « Teosofia », l' ultima, e  per  vero la più elevata parte dell' edifizio filosofico, quella
stirpe, nella quale l' antica tradizione fu conservata  per  speciale provvidenza, noi vediamo i più dotti del popolo
la filosofia, e questa toccò tra i gentili il suo apice  per  opera di Platone. Aristotele fu il più celebre dei suoi
metafisici con queste parole: [...OMISSIS...] . E lasciando  per  ora i numeri, quelli che pongono le idee, « a un tempo
ma essere un altro che. Questo pensiero fu mosso da Socrate  per  le definizioni, come abbiamo detto avanti, ma non le separò
onde viene la necessità della scienza, e lodava Socrate  per  aver eretta la morale su definizioni delle essenze
le cose sensibili siano di continuo fluenti, e non possano  per  conseguenza avere nulla di stabile, come pur sono le
che esistesse una prima e suprema forma separata e  per  sè essente. Nè voleva certamente di più Platone, che,
significato ad ogni piè sospinto nel dettato aristotelico:  per  raggiungerlo conviene che teniamo dietro ai suoi
significati è la quiddità , ma questa si divide anch' essa  per  lo meno in tre significati. Poichè dice in un altro luogo
»(4) »: poichè questa è l' oggetto della definizione.  Per  questo la quiddità è una specie, «to eidos», ma non tutte
unità, senza di che non potrebbe avere definizione (2), e  per  composizione s' intenda quella che mette l' ente in atto.
dicendo che significa la specie e che significa il genere?  Per  Aristotele non c' è universale che non sia genere o specie.
dell' «usia» seconda ? La risposta non appagherebbe, poichè  per  lo meno il subietto deve appartenere alla «usia» prima ,
maniere diverse di concepire, vere in se stesse entrambe.  Per  legare a nomi questi due universali chiameremo l' uno idea
dell' intuizione e dell' affermazione (1). L' intuizione ha  per  oggetto un' essenza intelligibile , che, a quel modo che si
esiste esclusivamente in se stesso, e niuna sua particella,  per  menoma che sia, è comune a ciascun altro. Io non ho fatto
sè; ma in quella vece vi dirà come l' essere si predica o  per  accidente, o per sè (2); e quando parla dell' essere che si
vece vi dirà come l' essere si predica o per accidente, o  per  sè (2); e quando parla dell' essere che si predica per sè,
o per sè (2); e quando parla dell' essere che si predica  per  sè, vi dirà che l' essere sono le dieci categorie, di
la sola sostanza si divise in prima e seconda: intendendo  per  prima l' individuo reale (2), e per seconda l' essenza
e seconda: intendendo per prima l' individuo reale (2), e  per  seconda l' essenza sostanziale realizzata nell' individuo,
seconda l' essenza sostanziale realizzata nell' individuo,  per  esempio l' umanità realizzata in Socrate, di cui l' altre
ci sarebbe una dualità di sostanze nello stesso individuo,  per  esempio, in Socrate; [...OMISSIS...] . Convien dunque dire
universali separate, le idee, e i singolari esistere  per  la partecipazione di quelle, faceva questo argomento:
atto della mente sia un quale delle cose, se pure le cose,  per  esempio le pietre e gli alberi, sono sostanze diverse dalla
in queste parole due significati, cioè sia adoperata specie  per  forma reale , la quale è molteplice e può considerarsi come
come subietto [...OMISSIS...] , e sia pure adoperata  per  specie o idea universale, qual è nella mente, che
questo schema, come si potrebbe in quello di Platone  per  una cotale copia dell' idea esemplare, nel qual modo
poi dice, come testè vedemmo, che è diverso nei molti  per  la materia, ed è il medesimo per la specie, [...OMISSIS...]
che è diverso nei molti per la materia, ed è il medesimo  per  la specie, [...OMISSIS...] , allora non s' accorge, che
universale; onde il dire, che l' universale è il medesimo  per  la specie, è lo stesso che dire, che « « l' universale è il
è lo stesso che dire, che « « l' universale è il medesimo  per  l' universale » », cioè per se stesso, e se è il medesimo
« « l' universale è il medesimo per l' universale » », cioè  per  se stesso, e se è il medesimo per sè, come dunque sarà
l' universale » », cioè per se stesso, e se è il medesimo  per  sè, come dunque sarà diverso per la materia restando
stesso, e se è il medesimo per sè, come dunque sarà diverso  per  la materia restando universale? O come sarà identico al
O come sarà identico al singolare quello, che è universale  per  sè? L' attribuirgli un nome novo, quello di ragione,
ragione «logos» cioè la specie, in quelle cose che si fanno  per  natura, sono ad un tempo (2). Se sono dunque ad un tempo la
era probabilmente venuta, o certo più facilmente ammessa,  per  una falsa maniera di parlare già introdotta nelle scuole, e
e non raggiunge punto nè poco gli universali, se non  per  un certo parlare improprio e traslato. Laonde, quando
Laonde, quando Aristotele gli attribuisce gli universali  per  accidente (2), altro non fa che impacciare la nettezza del
singolare. Ora, secondo Aristotele, il solo intendimento ha  per  oggetto l' essere o la ragione della cosa (prendendo
apertamente, che la specie è anteriore all' opera. E questo  per  lui è un nuovo imbarazzo. Vediamo come anche di questo
, come l' arte non è l' artista, sostanza reale e prima  per  Aristotele. Di più, se la specie, per confessione d'
reale e prima per Aristotele. Di più, se la specie,  per  confessione d' Aristotele « « è ciò in cui tende il moto
delle idee, confessava ingenuamente, che la specie,  per  esempio: la sanità (nella mente del medico) non è
del medico) non è operativa, e però non è l' Arte, se non  per  la metafora; [...OMISSIS...] . Perchè dunque, quando nella
avvertito, svaniva l' argomento. Ed è da notarsi, che come,  per  via di metafora, confonde l' Arte colla specie, così
l' Arte colla specie, così confonde pure colla specie,  per  un' altra metafora, la Natura, che è l' altro motore, cioè
è la tendenza alla specie, che ancora manca nella materia.  Per  natura dunque intende la specie, ma con aggiungervi un
e dalla natura , sostituendo alla specie la natura, e  per  poter far ciò v' inserisce un abito attivo, e tuttavia non
secondo noi contiene uno sforzo, che fa Aristotele,  per  conciliare il suo sistema « delle specie non altrove
di materia e di forma. [...OMISSIS...] ; in un altro  per  verità da quello delle cose naturali. - Qui confessa, che
fine, e non della materia, che è indeterminata e senza fine  per  se stessa, e l' ultima materia si direbbe «eschate» ma non
A quell' «he teleutaia» dunque si deve sott' intendere,  per  quant' io credo, «usia», che è la specie sostanziale, la
[...OMISSIS...] ; il che ammette e riconosce costantemente  per  vero Aristotele per tutto, ov' insegna, che le seconde
che ammette e riconosce costantemente per vero Aristotele  per  tutto, ov' insegna, che le seconde sostanze,
insegna, che le seconde sostanze, [...OMISSIS...] , quali  per  lui sono le specie sostanziali, si predicano delle prime,
nell' intelletto, a cui dà la facoltà di prendersi  per  sè quell' elemento separandolo dalla materia? - Ma d' altra
molti »(3). Che se è uno , separato quest' uno da' molti  per  opera dell' intelletto, s' ha una specie sola partecipata
posteriore, e da queste partecipata all' intelletto umano,  per  un' operazione di questo, ritornando così indietro dal
intelletto non potrebbe separarlo), Aristotele è obbligato,  per  sostenere il suo sistema, d' adoperare delle frasi
che ci concede, che « le cose non si potrebbero conoscere  per  mezzo delle specie qualora queste non fossero nelle cose
censura, ch' egli fa a Platone, di moltiplicare gli enti, e  per  ispiegare i reali introdurne altrettanti e più d' ideali
poi, come sa egli che siano simili se non confrontandole? E  per  confrontare la specie reale e l' ideale, conviene avere
prima ancora che sieno conosciuti. Il che tanto più vale  per  Aristotele, che non riconosce necessario all' esistenza dei
è l' essere stesso delle cose, è separabile dalla materia  per  opera dell' intelletto. Nell' intelletto dunque la forma o
ne' reali sia veramente identica, poichè se dicesse questo  per  metafora, intendendo che sono simili, che forza avrebbe il
più difficile la spiegazione dell' esistenza delle cose? Ma  per  sostenere la detta identità, quanti assurdi non deve egli
scienza si possa dire il complesso delle cose intese, non è  per  questo che l' anima intelligente sia queste cose. Ignora
piuttosto manifesto, che Aristotele, quando dice separabile  per  la virtù dell' intelletto la forma dalla materia, non
in potenza, e questa mente che trae le forme in atto, è  per  essenza in atto, separabile dalla materia, immista e
immortale e perpetua. [...OMISSIS...] . Gli Arabi intesero,  per  questa mente separata, una mente separata dall' uomo,
poi, benchè non sia la forma, riceve da questa l' essere  per  sì fatto modo, che senza questa non esiste, e se si
il termine d' entrambi: la mente possibile dunque le riceve  per  la sua unione e aderenza colla mente agente; ma come le
dalla forma non è che un' astrazione, cioè un relativo (3)  per  Aristotele, e che ciò che è in potenza non è ancora. Onde
potenza, non è ancora anima intellettiva. Che cosa è dunque  per  Aristotele? Senso. Vediamo come questo senso sia suscettivo
all' infinito. Trova assurdo il dire, che noi li abbiamo  per  natura, perchè non ne abbiamo coscienza; trova pure
perchè i fantasmi sensibili se ne vanno col corpo.  Per  la stessa ragione Alessandro Afrodisio e Averroè
poi un intelletto agente separato dall' uomo, e unico  per  tutta la specie umana (1). Ma avendo Aristotele
essere costituita in un dato modo, ma qui non dice quale .  Per  conoscere adunque la natura di quest' anima, convien
ad Aristotele, che certo s' esprime assai oscuramente. E  per  raccogliere come noi crediamo doversi intendere Aristotele,
E poichè talora dà il nome di mente a ciò che non è mente,  per  traslato, come dice pure per un certo traslato, che il
mente a ciò che non è mente, per traslato, come dice pure  per  un certo traslato, che il senso giudica (4); perciò qui si
cura di definire di qual mente parli, e dice di quella « «  per  la quale l' anima conosce ed è prudente » [...OMISSIS...] ;
non nega questo comune alla mente, ma esso è appunto comune  per  questo che [...OMISSIS...] . Ora l' intelligibile è l'
in quant' è potenza, alla tavola rasa, ma questa tavola  per  Aristotele è una potenza viva, che quando vuole (1) si
Se dunque gl' intelligibili sono nell' anima, e  per  un atto di questa si attuano, la specie intellettiva e
la medesima nell' intelletto, e fuori dell' intelletto, e  per  similitudine, come hanno più espressamente detto gli
gli Scoliasti, e i loro successori, gli Scolastici. Ma che  per  via di similitudine non si possa spiegare la cognizione
ispiega più in nessun luogo, e che pur gli valgono di scusa  per  avere la facoltà di prendere la stessa proposizione quando
ci sieno: altramente la conseguenza dovrebbe essere,  per  non riuscire più larga della premessa, che « « la mente in
facile a risolvere. Poichè se gl' intelligibili si fanno  per  l' atto stesso dell' intendere, e sono la stessa mente in
conferma quello che dicevamo avanti, cioè che Aristotele  per  la Mente possibile di cui parla nel citato capitolo quarto,
pensate dalla mente, si prese l' atto che hanno i reali,  per  identico alla forma che non è in esse, ma solo nella mente,
che: « noi viviamo e sentiamo coll' anima », intendendo  per  anima « la vita animale e sensibile ». E probabilmente fu
componendo così l' uomo di corpo, organizzato sì, ma  per  sè del tutto materiale, e di specie , onde il puro corpo
e che ha quindi bisogno d' un subietto vivente e senziente  per  essere da questo intuìta, e così avuta; il che non può fare
ma non di tutto il composto; come nell' uomo, se si prende  per  materia il corpo e per forma l' anima, quello non è punto
come nell' uomo, se si prende per materia il corpo e  per  forma l' anima, quello non è punto il subietto di questa,
non è punto il subietto di questa, benchè si possa prendere  per  subietto delle sue proprie forme corporee. La materia
propriamente un subietto, ma un estrasubietto che si prende  per  subietto dalla mente per la necessità del pensare: il
ma un estrasubietto che si prende per subietto dalla mente  per  la necessità del pensare: il subietto poi d' una forma
ora noi alla confusione che fa Aristotele tra quello che  per  sè è atto , e non forma , e quello che è per sè forma:
tra quello che per sè è atto , e non forma , e quello che è  per  sè forma: vedesi questo equivoco nelle due forme che reca
è oggetto, e non fa sano nessuno; laddove la scienza è  per  sè forma, non potendo esistere che nella mente come un
si devono distinguere, quelle appunto che Aristotele prende  per  una sola, cioè l' atto della mente che contempla, e questo
ricevuta. E veramente quello che nega Aristotele all' uomo  per  natura sono, come vedemmo, degli « abiti di sapere
una scienza determinata, come in questo luogo adduce  per  esempio la grammatica. Aver dunque l' anima intellettiva ed
intellettiva ed essere sciente in potenza è il medesimo  per  Aristotele. Ora l' atto che s' esprime colla parola sciente
della contemplazione d' una cosa determinata che già si sa  per  abito (2). Il primo che è l' essenza dell' anima, e che
atti, che da lei procedono (4). Di più ella non ha bisogno,  per  fare alcuni di questi atti, di alcun organo corporale.
poi alla mente (3). Ma, di nuovo, come quest' anima,  per  sè subietto, passa dal primo suo essere di potenza, cioè di
gli Scolastici tradussero intelligentia : questa mente ha  per  suo oggetto i principŒ, [...OMISSIS...] (4) e non è
ragionando, «noein, dianoeisthai» (3). Ora Aristotele,  per  ispiegare questo passaggio concepì una facoltà di sentire
la sensione dall' attuale sentire , che prende la sensione  per  ciò che rimane nell' anima intellettiva dopo l' atto del
«epagoge», inductio (2), e chiama gli universali, che  per  essa si conoscono, «prota», quasi primi conosciuti. Poichè
diversa dall' induzione introdotta da' moderni sensisti  per  ispiegare l' origine delle idee: i moderni introducono il
alcuno, anzi dice, che i singolari si conoscono dalla mente  per  mezzo degli universali: è una operazione sola, che fa la
che è prima la sensazione singolare che non è cognizione,  per  secondo l' universale, che è la prima cognizione, e per
per secondo l' universale, che è la prima cognizione, e  per  terzo la cognizione del singolare o l' affermazione: e
della cognizione universale al particolare. Ed è  per  questo che Aristotele rappresenta la mente come un senso, e
e la distingue dalla facoltà di ragionare [...OMISSIS...]  per  indicare, che opera immediatamente, senza moto di
accorda alla mente ancora in potenza un' attività propria,  per  la quale all' occasione delle sensazioni, ella si mova a
gli accade, perchè la mente risulta veramente dall' unione  per  così dire dell' una e dell' altra esistenza, cioè dell'
o la facoltà che ha presente l' oggetto e lo intuisce e  per  esso conosce l' altre cose » ». Aristotele all' incontro,
la dice: 1) abito , che si suol prendere subiettivamente  per  una facoltà del subietto, perchè chi ha, è il subietto; e
ragionamenti. Ma quando parla della « mente agente », egli  per  lo più la prende in senso obiettivo, ed è questo che
qualche primo e fondamentale oggetto. Tale dunque è  per  lui la mente attiva, «nus poietikos». Questa dunque l'
come il lume produce ne' corpi i varŒ colori.  Per  questo noi già vedemmo, che la mente è chiamata altrove da
aristotelica, da noi accennata di sopra, circa la materia.  Per  Aristotele la materia è un puro relativo, e però non può
aspetti diversi sia materia ideale , come quello che giace  per  fondo di tutte le specie determinate e subietto, e forma
specie, ma ben anco genere », poichè ammette nell' uomo  per  natura un « che sciente, [...OMISSIS...] (6) e tosto
domandando cioè, « « se questa, la mente, esiga un oggetto  per  esistere, se l' uomo abbia per sua propria natura
la mente, esiga un oggetto per esistere, se l' uomo abbia  per  sua propria natura immobilmente presente un oggetto, col
stesso oggetto o istrumento, la mente, «nus», e l' uomo  per  lui è il subietto, che opera con essa, e questa mente
delle specie », e la rassomiglia alla mano (3), che è  per  l' uomo « l' istrumento degl' istrumenti »(4). E questo
di novo quello che dicevamo, cioè che questa mente non è  per  Aristotele una facoltà subiettiva d' intendere, ma il mezzo
all' umana consapevolezza, e non si scopre se non da poi  per  una riflessione che fa l' uomo sulle proprie operazioni
il mezzo , con cui conosce, conferma ad evidenza, che  per  mente agente Aristotele non intese il subietto o la facoltà
Allo stesso modo avea detto che l' uomo conosce prima «  per  l' anima »intendendo « l' anima intellettiva o la mente ».
l' altre cose. Ma tornando alla necessità de' fantasmi  per  conoscere, l' argomento col quale i Sensisti credono d'
d' attirare a sè Aristotele, svanisce loro in mano anche  per  un altro modo, solo che si consideri ciò che veramente ne
In terzo luogo Aristotele trova la necessità del fantasma  per  contemplare, «theorein», le dette cose sensibili, e questo
(fantasma) nel possibile, nell' essenza, di che s' era  per  un momento accorto Aristotele stesso quando scrisse che «en
la mente stessa colla sua attività ve li pone, benchè  per  sè non ci sieno punto. E porre ne li deve indubitatamente,
dunque che la mente sia qualche cosa di oggettivo e di  per  sè conosciuto, acciocchè sia il primo principio della
nelle mani d' Aristotele un' esistenza subiettiva, da  per  tutto dove la fa operante. E congiunge egli espressamente
congiunge egli espressamente questi due modi di esistere da  per  tutto dove dice che « è il medesimo la mente e l' inteso »
Ma quella mente che fa gl' intelligibili, è essa stessa  per  natura sua in atto, altrimenti ci vorrebbe un' altra causa
mente è separabile, e immista, e impassiva, ed essente  per  sua essenza in atto » » (3), ond' anco asserisce, che di
della mente » », e c' è nell' uomo una mente, che è atto  per  sua propria natura, consegue, che questa mente sia un
principio aristotelico, che « « ciò che è immateriale è  per  se stesso intelligente ed intelligibile » » (6). Ora la
gli altri. Cercando quale sia il primo degli intelligibili  per  l' uomo, noi abbiamo trovato che è « l' essere possibile »
in atto, ossia il primo intelligibile, tanto necessario  per  ispiegare la natura delle cose mondiali, da dichiararlo per
per ispiegare la natura delle cose mondiali, da dichiararlo  per  sè sostanza , [...OMISSIS...] : onde ammette che possa
, [...OMISSIS...] : onde ammette che possa sussistere  per  sè separato dalle cose corporee. Perciò dice che questa
col corpo, benchè possa essere impedita da certi suoi atti  per  l' infermità del corpo (3). Dice dunque, che la mente è da
non esiste, è un concetto della mente; se esiste, è solo  per  essere unita a qualche atto; 2) la potenza non opera; che
onde altrove usa le parole «to noein» e «to theorein»,  per  la stessa mente, «nus» (6). Convien dunque osservare quale
ma ben anco all' anima sensitiva, poichè dice che  per  vecchiezza il principio sensitivo non perisce, ma solo l'
un principio o rudimento della facoltà di conoscere; onde  per  indizio, che gli uomini per natura amino di conoscere,
facoltà di conoscere; onde per indizio, che gli uomini  per  natura amino di conoscere, allega l' amore, che hanno,
del composto e l' anima la forma, e la materia essendo  per  lui potenza, e l' anima di conseguenza atto, fece il corpo
senta la compassione e impari e raziocini [...OMISSIS...]  per  mezzo dell' anima (2); e pure, come vedemmo, l' intendere
dell' anima, anche dell' anima sensitiva, riconosce questa  per  subietto, che adopera quegl' istrumenti, e la considera
anche come potenza de' suoi atti (3). Come dunque il corpo  per  natura vivente sarà il subietto e non l' anima? A questa
suoi principŒ dialettici, come si vede dalla ragione che dà  per  provare che il corpo vivente è il subietto; [...OMISSIS...]
Aristotele, ogni sostanza che sia pura da materia, è  per  sè un intelligibile e un intelligente, ed è pura specie.
e menti in atto, e sono eterne appunto perchè sono in atto  per  loro propria essenza, [...OMISSIS...] . Dice in appresso
senza materia, separate al tutto dalle cose sensibili,  per  ispiegare, come per una prima causa, i movimenti mondiali e
separate al tutto dalle cose sensibili, per ispiegare, come  per  una prima causa, i movimenti mondiali e la generazione e
a quella di appetibile, perchè si appetisce una cosa  per  la ragione che sembra tale, e non sembra tale per la
una cosa per la ragione che sembra tale, e non sembra tale  per  la ragione, che la si appetisce: laonde il principio dell'
l' intelligibile è anteriore a tutto e forma una serie  per  sè: tra gl' intelligibili poi la prima è la sostanza che
Aristotele, se non fosse egli stesso, quest' intelligibile,  per  sè intellezione e così atto o mente intelligente. C' è
e intelligente nel tempo stesso, poichè l' intelligibile è  per  Aristotele l' estremità dell' atto della mente. Riconosce
dunque Aristotele la necessità che preceda un intelligibile  per  sè a tutto, il quale abbia non solo un' esistenza
questo è Dio »(1): questo, dico, lo riconosce necessario  per  ispiegare non meno l' origine della mente umana, che la
, che poi ne emette una sensitiva [...OMISSIS...] ,  per  la quale il concepito diventa animale (3), finalmente una
il concepito diventa animale (3), finalmente una razionale,  per  la quale diventa uomo (4). Di queste tre anime ossia gradi
d' intendere i sensibili e tutto ciò che da questi si trae  per  astrazione; 2 che essa mente somministra da sè i primi
questa viene da Dio, ossia dalla mente separata e pura.  Per  non essersi distinte queste due maniere di cognizioni, fu
de' « Posteriori », dove cerca l' origine dei principŒ.  Per  venire a questi, prima di tutto descrive la formazione
E veramente la scienza che descrisse, è quella che si fa  per  via di discorso, come egli stesso dichiara, [...OMISSIS...]
l' avea mostrato anche dicendo che si conoscevano i primi  per  analogia, che è una specie di ragionamento come vedemmo;
. E lo chiama « « principio del principio » »  per  distinguerlo da quello, che prima avea chiamato «technes
immediati [...OMISSIS...] , e l' uomo non può saper nulla  per  via di dimostrazione, a cui appartiene la scienza, se non
il triangolo. Il concetto generale di triangolo si forma  per  l' induzione aristotelica che abbiamo descritta. Conosciuto
principŒ del ragionamento, e vuole che quello si formi  per  via d' induzione dal senso, questi vengano immediatamente
occasione di sillogizzare mediante l' universale conosciuto  per  la detta induzione. L' universale individuo [...OMISSIS...]
dipendono in ultimo da due principŒ o prime proposizioni  per  sè evidenti ed indimostrabili: 1 il principio di
che egli non denomina nè chiama principio, ma che noi  per  maggior chiarezza, parendoci che così si determini meglio
sia vero, ma solo, che l' uno o l' altro è vero; non basta  per  conoscere la verità, ma dee esser soccorso da qualche
in atto, [...OMISSIS...] . C' è dunque un altro principio  per  le cose necessarie, che dice: [...OMISSIS...] . E come il
[...OMISSIS...] . E come il principio di contraddizione ha  per  fondamento la natura dell' entità in astratto, senza che si
stesso principio di contraddizione che pone l' alternativa,  per  gli altri poi è già tolta l' alternativa, e al principio di
detto che sieno o non sieno, e restano solo possibili,  per  la mente, ma l' ente affermato è completo (se l'
a se stesso s' accorge, che questo avviene necessariamente  per  la natura dell' ente , che è la specie o essenza prima e
gli enti, qualunque sieno, [...OMISSIS...] , sono atti  per  natura ad apparire quali non sono o quelli che non sono,
delle cose », i quali, mettendo a confronto le specie  per  giudicarle, non poteano essere le specie stesse, e doveano
poteano essere le specie stesse, e doveano avere altresì  per  regola de' principŒ evidenti e precogniti: onde disse, che
a quello stesso uomo [...OMISSIS...] che è atto ad imparare  per  dimostrazione, devono precedentemente esser noti e più noti
i principŒ indimostrabili [...OMISSIS...] sono il medesimo  per  Aristotele, e questi sono noti all' uomo prima d' ogni
questi sono noti all' uomo prima d' ogni sapere acquistato  per  dimostrazione: ora dopo aver dimostrata la necessità che
principio della scienza è la mente, [...OMISSIS...] .  Per  mente dunque intende Aristotele il complesso de' primi
genere d' entità a cui si applica. E questo primo principio  per  Aristotele è quello di contraddizione. Del quale dice
quello di contraddizione. Del quale dice espressamente che  per  natura sua è « « il principio di tutti gli altri assiomi »,
gli altri assiomi, questi sono sue conseguenze, e però  per  lui, come per un primo lume, si conoscono: dice ancora, che
assiomi, questi sono sue conseguenze, e però per lui, come  per  un primo lume, si conoscono: dice ancora, che
E dire esser necessario che si preconosca questo principio  per  concepire o imparare qualunque ente o ragione, nel
e concezione, distinguendosi poi solo in appresso  per  un atto di riflessione scientifica. 3 E qui si ha la chiara
sensibili , e quantunque faccia venire la scienza nostra  per  via d' induzione , [...OMISSIS...] nel modo spiegato, e
termine sensibile dall' intelligibile. E già vedemmo, che  per  senso non si dee intendere i sensi particolari ed esterni «
nell' intuizione « un senso intellettivo »che tocca ,  per  usare una parola Aristotelica, l' intelligibile. E che per
per usare una parola Aristotelica, l' intelligibile. E che  per  senso Aristotele intenda in genere questa potenza interna
(1), che non è niuno de' cinque. Oltre di che il sensibile  per  Aristotele non è che l' accidente degli enti (2), e anche
ma come un' altra cosa, qual è la mente obiettiva (6). Ora  per  anima propriamente distinta dalla mente Aristotele intende
« quel principio immateriale, che usa nelle sue operazioni  per  istrumento il corpo da esso animato ». E tra queste
a produrre un effetto congiunto in uno nell' anima, che  per  la sua unione è talora da Aristotele chiamato sensazione
Il termine dunque del senso corporeo è interamente diverso  per  Aristotele dall' oggetto della mente; ma questa ha due
. Il sensibile dunque è un relativo che domanda  per  condizione qualche altra cosa d' anteriore a sè, del tutto
cosa asserita è sempre « « la natura dell' essere » ». Ora  per  la costanza e immutabilità di questa natura procede che « «
ma che possiede impliciti nell' essere che intuisce  per  natura, vede nelle sensazioni, cioè nelle specie sensibili
in universale perviene all' essere stesso che intuiva  per  natura, e che ora conosce coll' atto consapevole della sua
de' sommi ed immediati principŒ che si hanno dall' uomo  per  natura e che tutti sono contenuti nella natura dell'
e non restino le cose al buio. Tentò dunque di provare, che  per  universale altro non si può intendere se non ciò che gli
in un singolare reale, ma questo pensiero si può replicare  per  molti individui reali successivamente: onde il poter sempre
solo il nome), la quale non è le cose, essendo queste  per  loro essenza singolari, e quella per sua essenza universale
cose, essendo queste per loro essenza singolari, e quella  per  sua essenza universale , e per conseguente comune . D'
essenza singolari, e quella per sua essenza universale , e  per  conseguente comune . D' altro lato veniva a turbare i sonni
ammettere in qualche modo le specie separate , intendendo  per  separate, prive della materia reale. Ma il valent' uomo
, a proposito delle sue idee esemplari (1). Infatti è  per  ogni verso impossibile sostenere, che la specie
non tenendo conto delle divergenze apparenti, anzi,  per  tutto dove ne incontriamo sciogliendo l' apparenza della
tutte le vie di conciliare il maestro e il discepolo  per  tutto colà, dove una conciliazione è possibile. Diciamo
spiegare la cognizione umana de' medesimi reali sensibili ,  per  la stessa ragione, che quelle idee, essendo pienamente
ragione, che quelle idee, essendo pienamente separate  per  loro natura, non sono l' essenza di questi, e però,
tutte le cose, e che abbia coerenza. Poichè è molteplice da  per  tutto il significato degli stessi vocaboli da lui usati, e
quasi sempre l' Ideologia e l' Ontologia. Assegna dunque  per  primo carattere della sostanza individuale che
e nè pure esiste in altro che in se stesso, cioè,  per  concepirlo non ha punto bisogno di essere concepito in
due classi di sostanze, cioè le specie e i generi, hanno  per  carattere comune che si predicano « delle sostanze della
voler contrapporre a quella di Platone. Poichè questi  per  trovare un punto fermo cercava l' universale, e d'
sostanziale, assoluta, non ipotetica (6); così Aristotele  per  lo contrario disse, che anzi prima di tutto è la sostanza
ultime determinazioni, colle quali si ha la specie piena ,  per  esempio, la specie piena di una data sostanza «( Ideol. 5.9
attualmente, bastando che siano affermati ipoteticamente  per  mezzo dell' immaginazione, come reali possibili. Questa
Dialettica platonica è il determinare [...OMISSIS...] . E  per  questo fine di dimostrare come si connettano tra loro le
un certo organismo, deve la Dialettica dividere le cose  per  generi [...OMISSIS...] , e non confondere una specie coll'
. La Dialettica platonica adunque non ha solamente  per  ufficio di dividere le cose in generi, ma di mostrarne la
ciascuna idea, presa in separato, egli riconobbe ancora che  per  varŒ nessi comunicavano e si connettevano tra loro, e
anche Aristotele. Se però Platone diceva che i sensibili  per  se stessi non hanno consistenza e sono apparenze, non
stessi non hanno consistenza e sono apparenze, non negava  per  questo la realità dell' essere, checchè possa parere
«( Ideol. 646) ». Nell' idea Platone vedeva ciò che esiste  per  sè, assolutamente. Diceva dunque che acciocchè una cosa
veramente esistesse, dovea partecipare di questa cosa  per  sè esistente. E non dice Aristotele lo stesso in altre
che il nostro filosofo non dice necessaria l' induzione  per  formare gli universali, quand' anzi egli li dichiara sempre
universali, quand' anzi egli li dichiara sempre eterni, ma  per  contemplarli, [...OMISSIS...] , la qual maniera di dire li
idee, ma anzi in queste vuole che si veda l' essenza che è  per  sè ed assolutamente, e vuole che le cose mutabili
e vuole che le cose mutabili partecipino di questa  per  essere e che in queste noi conosciamo quella; e del pari
veramente e si predica delle cose reali e singolari, e  per  quella queste si conoscono, perchè quella è la propria
che fa Aristotele, ridotto ad espressioni più chiare  per  noi, è il seguente: « Io osservo, viene egli a dire, che le
che tentano di spiegare l' esistenza delle cose reali  per  la partecipazione delle idee, converrà dire che la
« Voi tormentate la dottrina di Platone, contraffacendola  per  confutarla. E` verissimo, che Platone nega ai sensibili, e
Negare dunque al sensibile e al continuo mutabile l' essere  per  sè, e dire che questo l' ha bensì, ma non è lui, non
Ora ella acquista il titolo d' universale unicamente  per  la sua partecipabilità a molti individui, il che è ammesso
relazione agli individui a cui può essere partecipata, ella  per  sè, nella sua essenza anteriore al concetto della sua
godono della intelligibilità intrinseca a tali essenze, e  per  questa loro intelligibilità le essenze si chiamano
[...OMISSIS...] : confessa ancora che le pongono ne' molti,  per  modo che ciascuna, rimanendo una, sia ne' molti,
sono equivoci colle specie presi da queste in separato  per  astrazione in quanto così presi non sono che fenomeni; ma
ideale: e che il secondo di questi due modi, cioè il reale,  per  tutte le cose finite sia contingente e mutabile, e il
cioè l' ideale ed universale, sia necessario ed immutabile;  per  l' infinito poi ed assoluto essere, entrambi quei modi
affatto di spazio com' è il mondo metafisico. Pare dunque  per  un gioco d' immaginazione, che se s' ammette « un' essenza
singolare, essi non sono più a quest' anima, perchè  per  questa non è ciò che non è intelligibile. Che se si suppone
si risponde di sì, alla seconda si risponde di no, se  per  « toglier via l' intelligibile », s' intenda non già
termine, non possa stare senza il suo principio.  Per  la difficoltà d' intendere questa dottrina, si perpetuano i
reali che a ciascuna corrisponde, ognuno di essi abbia  per  suo fondamento la stessa essenza e la mente veda il detto
tutt' insieme que' sensibili si vedano nella stessa idea, e  per  questo ella si chiami comune o universale, [...OMISSIS...]
immutabile, senza la quale non sarebbero, perchè l' essere,  per  confessione d' Aristotele stesso, non è sensibile ma
sono, se si predica di essi con verità l' esistenza, se  per  questo si conoscono, e si conoscono quali sono in verità: è
dell' essenza , e non senza questa, ma solo con questa e  per  questa, e in questa siano. Ma posto che sono in questa,
1 Che Aristotele ammette una sostanza separata non  per  semplice concetto, ma di essere proprio, dalle sostanze
le prime nozioni separate, non separate dall' ente  per  sè, da Dio, ma separate dalle cose reali e finite. Come
l' ente com' ente e quelle cose che in esso inesistono  per  sè » ». Ecco di novo i due oggetti della Teologia e della
Filosofia prima: ecco le cose che inesistono nell' ente  per  sè, [...OMISSIS...] . Che cosa sono queste cose che
. Che cosa sono queste cose che inesistono nell' ente  per  sè? Certo quelle che nel passo precedentemente citato disse
, laddove la prima tratta delle cose che sono nell' ente  per  sè, [...OMISSIS...] . Ma i principŒ e le supreme cause
. Ma i principŒ e le supreme cause appartengono, all' ente  per  sè, o sono accidentali? [...OMISSIS...] . Ammette dunque
accidentali? [...OMISSIS...] . Ammette dunque una natura  per  sè, di cui siano i principŒ e le cause supreme,
completa d' ogni altra sostanza. Questa natura o sostanza è  per  sè ente e non per accidente, e di essa sono i principŒ e le
sostanza. Questa natura o sostanza è per sè ente e non  per  accidente, e di essa sono i principŒ e le cause supreme,
in esso inesistono, e che, essendo prive di materia, sono  per  sè intelligibili (1), è « «comune a tutti i generi e a
in un doppio aspetto: 1 come separato, proprio dell' ente  per  sè, inesistente in questo, senza materia, [...OMISSIS...] ;
ne viene che il comune può esistere, come diceva Platone,  per  sè indipendentemente dalle sostanze sensibili, non
di comune , ma in quella d' appartenenza d' un primo ente  per  sè, cioè di Dio. A questo dunque ricadeva Aristotele stesso
precedere ciò che è in potenza ». Il qual principio  per  la sua stessa confessione non vale per ciascun ente
». Il qual principio per la sua stessa confessione non vale  per  ciascun ente singolo, rispetto al quale può preesistere la
rispetto al quale può preesistere la potenza all' atto, ma  per  l' università delle cose, e però basta a soddisfarvi che ci
Lasciava forse Platone le idee disunite, vaganti a caso,  per  così dire, senza una singolare e compiuta sostanza in cui
che non si predichi d' altro, in cui sieno, non ha forza  per  due ragioni: l' una , che le idee non sono universali se
espresso. Ora Platone soddisfa a questa condizione dando  per  subietto delle idee Dio stesso. E questo non è già un fuor
appartiene, secondo Platone, di conciliare i contrarŒ, e  per  mezzo di questa egli non solo non si ferma ai numeri e alle
appigliato allo studio delle ragioni, ossia delle idee,  per  poter sollevarsi da queste più alto, cioè a Dio, che
l' atto (1), riponendole in Dio, a cui ascende appunto  per  un simile argomento, ricopiato poi da Aristotele, il quale
attesta, che secondo Platone « « i sensibili sono enti  per  la partecipazione delle specie, come i Pitagorici dicevano
delle specie, come i Pitagorici dicevano esser enti  per  la imitazione di esse »(2) »: non ci sono dunque due serie
insegna, che l' essere sta in queste cause delle cose,  per  modo che la loro definizione e quiddità si predica delle
cose reali sensibili. E questo è quello che fa Platone  per  confessione dello stesso Aristotele, dicendo che quelli che
preesistano, nè potendo ammettere che esistano come primi,  per  la loro universalità e potenzialità, dice che si devono
dunque, a cui tutti i generi inferiori si riducono, sono  per  la partecipazione dell' ente, e pure nessuno di essi è l'
non ci deve turbare, nè dobbiamo, uscendo di senno  per  la maraviglia di un risultato che non aspettavamo,
speciali che prese da sè sono il non ente, hanno bisogno  per  esistere dell' ente: dunque consegue che l' ente si copuli
stesso, il «to on», ha bisogno d' essere unito col non ente  per  sussistere, perchè s' egli pure non avesse alcun' altra
Qui converrebbe inserire un' altra dottrina di Platone,  per  la quale questo filosofo dal concetto dell' essere,
se non partecipassero dell' essere , e che perciò sono  per  la partecipazione di questo: ma che tuttavia non sono
Poichè accade che una cosa si possa dire in due modi:  per  sè, e per quello di cui partecipa. Quindi una prima
accade che una cosa si possa dire in due modi: per sè, e  per  quello di cui partecipa. Quindi una prima antinomia nasce
e l' altro. Poichè è vero che il moto è, intendendosi che è  per  partecipazione dell' essere; ed è vero che il moto non è,
dell' essere; ed è vero che il moto non è, intendendosi  per  sè solo, come moto, astraendo dalla partecipazione dell'
ma sotto un diverso aspetto, perchè l' essere si move  per  la partecipazione del moto, ma non si move per sè come puro
si move per la partecipazione del moto, ma non si move  per  sè come puro essere. Dunque, dice Platone, non c' è
da sè sole prese differiscono dalla natura dell' ente, ma  per  partecipazione di questa sono. Ed osserva, come dicevamo,
avendo il sensibile bisogno dell' insensibile essenza  per  essere concepito e per essere. Così se si separa il
bisogno dell' insensibile essenza per essere concepito e  per  essere. Così se si separa il sensibile dalla sua essenza,
se lo si lascia unito, s' intende, ed è come s' intende:  per  sè solo adunque non ha la essenza, ma partecipata questa, è
non ha la essenza, ma partecipata questa, è anch' egli  per  questa partecipazione: non già che egli sia avanti di
ma l' esser suo è il parteciparla, [...OMISSIS...] ,  per  usare una frase d' Aristotele. Platone dunque non deduce, e
e le sensibili; nè che egli ammetta gli universali  per  sè esistenti, l' uno separato dall' altro, e separati tutti
che farebbero credere non poter esser d' uomo che ascoltò  per  vent' anni le lezioni di Platone. Platone ammette un solo
essenze e queste incorruttibili, le quali sono in due modi,  per  sè, e partecipate. Ma nè nell' uno nè nell' altro de' due
In quanto sono partecipate sono le stesse che esistono  per  sè, e i sensibili sono in esse, frase ripetuta da
appropriatasi quando disse: [...OMISSIS...] in quanto sono  per  sè (il che altro non significa se non che per essere non
quanto sono per sè (il che altro non significa se non che  per  essere non hanno bisogno de' sensibili, e che possono esser
colle essenze copulati, in modo che ogni sensibile ha  per  fondamento suo la essenza colla quale è copulato; e il moto
e il sensibile , ha un' essenza immobile ed insensibile  per  la quale e nella quale è, e si conosce (3). Poichè l'
non è corruttibile: e tutte queste essenze sono  per  l' essenza prima (che si chiama semplicemente essenza),
essenza prima (che si chiama semplicemente essenza), cioè  per  l' essere, che sotto di sè le contiene, senza confondersi
nel Sofista), che dividevano le idee dalle cose reali  per  modo che non ponevano tra le une e le altre una vera
dell' « impassibilità delle essenze ». Platone più forse  per  dimostrare quanto quella questione fosse implicata, e più
dimostrare quanto quella questione fosse implicata, e più  per  confonderli che per convincerli e dare la vera soluzione
quella questione fosse implicata, e più per confonderli che  per  convincerli e dare la vera soluzione delle difficoltà, li
Se i successori e discepoli di Platone in questo peccassero  per  non aver abbracciata colla mente la dottrina del maestro in
dunque questo consiste? - Qui siamo obbligati di uscire,  per  rinvenirlo, dalla sfera della Ideologia, e questo
propensioni del cuore umano e l' educazione ricevuta, che  per  via d' un limpido ragionare, l' uomo si è venuto formando
le idee a riscontro di queste, e quanto più può s' affatica  per  ridurle a tale condizione e natura, che a quelle sue
anche di più, che il letto che serve d' esemplare al fabbro  per  farne molti, non può essere che uno, col principio degl'
ed organate insieme, il che mostrò a lungo nel Parmenide  per  riguardo alla idea dell' uno , che svanisce ove si separi
può applicare il principio a più casi. Se dunque si prende  per  tutto il mondo intero delle idee, certamente allude alla
(3). Dice d' assumere questi tre soli principŒ  per  ora (1), dando così ad intendere che n' aggiungerà loro
sono « veri enti », o enti semplicemente (6), pure hanno  per  autore Iddio, come potrà ammettersi per increata quella
(6), pure hanno per autore Iddio, come potrà ammettersi  per  increata quella natura, che non ha verità in se stessa, ma
come dicemmo, Platone parla della materia separata solo  per  astrazione dalla forma; ma come esistente, egli la fa
ma non divisa della forma. Quando si concepisce poi divisa  per  astrazione dice, che « « sembra che si veda onniforme »,
indicante che Iddio « « fa in natura e questo » » (il letto  per  essenza) « « e tutte l' altre cose » » dove «alla panta»
e la sua propria condizione è questa di soggiacere,  per  fermo essa da que' tre elementi non si può in alcun modo
come d' un elemento da sè indefinito, ciò non facesse che  per  un processo dialettico, pel quale distinguendosi le cose
un processo dialettico, pel quale distinguendosi le cose  per  considerarle meglio nelle loro distinzioni, non si lasciano
potenza, che in noi stessi osserviamo, possiamo salire  per  analogia a Dio, e vedere come l' atto suo può abbracciare
pone colla materia la specie nella materia che crea, o  per  meglio dire figura la materia sul tipo della specie e ne fa
da' sensi, che sono pania alle sue ali, onde contraddizioni  per  tutto e, diviso in due, ora sembra innalzarsi alle cose più
Onde recando i diversi significati della parola «usia» pone  per  primo che significhi « « i corpi semplici, come la terra,
da Dio l' esistenza, si trova la ragion sufficiente,  per  la quale sia tanta e non più: chè la volontà del Creatore
che dovea in sè realizzare; ma ad una materia esistente  per  sè ed eterna chi può assegnare una misura? Onde non rimane
è « l' idea del bene ». Non si creda che quest' idea sia  per  Platone interamente diversa da quella dell' ente, che è da
Italia, che a noi s' oppose da principio con grand' impeto  per  quest' appunto, ma finì poi coll' esserci non concorde, ma
i corpi, che, riflettendolo (2) all' occhio, si rendono  per  esso visibili. [...OMISSIS...] Il lume dunque, che viene da
generato analogo a Dio stesso [...OMISSIS...] , cioè simile  per  via di proporzione, e spiega questa proporzione così. Il
e della bellezza (2). Onde definendo ciò che intende  per  intelligibile e per visibile così s' esprime:
(2). Onde definendo ciò che intende per intelligibile e  per  visibile così s' esprime: [...OMISSIS...] . Le azioni
quest' espressioni in senso diviso «( Logic. 373) », cioè  per  azioni, che poi dalla mente, che aggiunge loro l' idea del
all' intelligibile, onde, senza dubbio il lume delle menti  per  Platone è una prima idea, quella che egli chiama massima, e
la formazione dell' anima, poi quella dei corpi, questo fa  per  ragione di metodo e per la priorità logica, ovvero di
poi quella dei corpi, questo fa per ragione di metodo e  per  la priorità logica, ovvero di eccellenza, non perchè
l' essere delle cose; 2 che quest' essere è oggettivo, cioè  per  sè intelligibile; e talora, usando il vocabolo Idea,
perchè hanno una esistenza relativa all' essere, ma sono  per  l' essere, e pure per l' essere, di fronte al quale sempre
relativa all' essere, ma sono per l' essere, e pure  per  l' essere, di fronte al quale sempre si pongono, sono
diversa dall' Idea, perchè l' idea è l' essere, e questo  per  sè intelligibile; ma nelle seconde altro è l' esistenza,
adunque i noumeni , cioè di tutte le cose che sono essere e  per  sè intelligibili, il primo e massimo è Dio, ossia il Bene.
nel Fedone di quelli che nè investigano quella potenza  per  la quale l' Universo è così ottimamente disposto, nè
, e poi quelle cose che ad essa consonano ha  per  cose vere, quelle che ad essa ripugnano per cose false. Ora
consonano ha per cose vere, quelle che ad essa ripugnano  per  cose false. Ora qual è questa ragione? Ella è la causa
Se si domanda perchè una data cosa abbia una data qualità,  per  esempio perchè sia bella, si può rispondere in due modi, l'
la prima risposta paia forse rozza (1), pure mi attengo  per  intanto a quella. Poichè il resto non oserei affermarlo
c' è qualche altro elemento, di cui le cose partecipano  per  esser quello che sono, ed esser così denominate come si
e vedere ciò che alle idee si confà, o che ad esse ripugna,  per  trovare ciò che è vero, o non è. Ora lo studio della natura
è. Ora lo studio della natura delle idee, causa prossima,  per  la quale le cose sono quello che sono, conduce a conoscere:
si richiama la filosofia. Essendo dunque le idee tra loro  per  natura aggruppate (e la dialettica è quella che cerca di
separata, ma il gruppo di quelle idee che la rappresenta e  per  il quale s' intende, che noi chiamiamo specie piena, avendo
specie piena, avendo quel gruppo una perfetta unità  per  l' unico subietto, che è l' idea fondamentale, a cui sono
che Aristotele dissimuli tutto questo? Veduta dunque la via  per  la quale procede Platone, cioè per ragioni ed idee, e
Veduta dunque la via per la quale procede Platone, cioè  per  ragioni ed idee, e tenuto conto della sua dichiarazione,
prese, ma che conducono a conoscerla piuttosto  per  analogia , che per la propria essenza: vediamo come si
ma che conducono a conoscerla piuttosto per analogia , che  per  la propria essenza: vediamo come si venga componendo per
per la propria essenza: vediamo come si venga componendo  per  idee e ragioni la dottrina del sommo essere. Primieramente
privi di lui non sarebbero: l' essere stesso dunque è  per  sè essere, perchè questa è la sua essenza, ma l' altre cose
hanno l' esistenza da lui (2). Ma egli stesso l' Essere  per  sè non potrebbe concepirsi se non avesse in sè altro che
uno esistente nasce dall' indicato metodo di procedere  per  via di ragioni , le quali danno necessariamente una
(4). Conviene però osservare, che se l' essere è essere  per  sè perchè è l' idea, l' essenza dell' essere; anche quelle
dell' essere; anche quelle cose che noi, discorrendo  per  via di ragioni , come l' unica che ci resti, troviamo
che ci resti, troviamo necessarie perchè esso sia, sono  per  la stessa necessità dell' essere, essendo a lui essenziali
pluralità apparente, nascente dal nostro modo di concepire  per  via di ragioni. Il che non so se espressamente dica in
al principio. Vediamo dunque che cosa deva avere l' essere  per  sè, ossia l' idea dell' essere, acciocchè esista, cioè sia
avvertire che il moto, secondo l' uso di Platone, si prende  per  azione in genere, senza che involga di necessità il
causa » » che è in lui, parole che sembrano fatte a posta  per  ribattere l' obbiezione che Aristotele fa a Platone, quando
non può spiegare il movimento; quand' anzi Platone appunto  per  ispiegare come Dio possa essere causa delle cose,
come quello che noi concepiamo raccogliendolo  per  astrazione dalle diverse specie di anime, ma per sè
per astrazione dalle diverse specie di anime, ma  per  sè determinato intrinsecamente. Laonde io stimo che quest'
esemplare, essendo quel complesso d' idee, che pensò Iddio  per  formare il mondo, è in Dio ed appartiene a Dio, benchè da
fine, li congiunge e congiungendoli li adorna e dispone, e  per  questi effetti si chiama giustamente mente e sapienza,
prole della Causa di tutte le cose » » (3) e ciò certamente  per  quella ragione appunto, che è nel X della « Repubblica »,
mente. Ora si dice questo Giove dirsi figliuolo di Saturno  per  indicare che « « egli è prole d' un qualche gran pensiero »
corrispondono ai «ta prota noemata» d' Aristotele (6).  Per  questo mostra nel « Parmenide », che l' uno puro d' ogni
mai mancare l' attività, la vita, l' anima, la sapienza; ma  per  distinguere queste cose, quali sono nell' Ente assoluto, a
cosa, ma come avente valore di « essere », e di « essere  per  sè intelligibile », onde Iddio è puro essere e
veduto gliel' avesse rivelato, se ne compose il concetto  per  via di ragioni (2) e così fu obbligato a comporre questo
essenziale bontà di Dio. Laonde volle che il mondo fosse,  per  quanto esser potesse, a sè similissimo. L' Esemplare dunque
Più difficile è il determinare che cosa intenda Platone  per  quel componente dell' anima che chiama il diverso «to
da noi percepito, e quello unito e conformato a questo  per  modo che dove c' è il diverso corporeo percepito, ivi sia
laddove l' esistenza del corpo bruto è solitaria, e di più  per  la continua divisione irreperibile, dall' altra conferma
unità, senza la quale unità niente esiste, poichè l' ente è  per  sua essenza uno. La pluralità dunque delle parti
con questa commiste [...OMISSIS...] : la materia ideale poi  per  Platone è indubitatamente l' ente (indeterminato) «to on»
appunto l' abbiamo costituita, ponendo cioè che l' anima  per  sua natura sia partecipe d' un primo identico , «tautu»
del Filosofo, si rileva: 1 Che l' anima conosce sempre  per  quel suo elemento che Platone chiama il Medesimo, e che
poichè la prima intuizione nella quale il soggetto parte  per  così dire da sè e va nell' idea, non è ancora movimento
costitutivo della razionalità. Questo poi costituito opera,  per  una certa riflessione, su di ciò che è in sè, cioè o sul
ai due termini dell' anima, cioè lo spazio sentito  per  natura, e l' idea universalissima; rimane a vedere di
ed inteso , e questa percezione è quella che dà all' anima,  per  così dire, una figura circolare, perchè essendo una per l'
per così dire, una figura circolare, perchè essendo una  per  l' unità del principio che è la terza sostanza, si fa una
del principio che è la terza sostanza, si fa una anche  per  la riunione de' termini; giacchè ella col suo atto primo e
che l' anima abbia preesistito al corpo: opinione  per  vero erronea, ma che nel ragionamento di Platone annunzia,
sola possono accadere tali cose (2). Egli vide ancora come  per  questa forza di sentimento armonico, di cui l' anima è per
per questa forza di sentimento armonico, di cui l' anima è  per  sè stessa dotata da Dio, ella era e dovea essere la
dell' anima sensitiva e la universalizzò, prendendola  per  tipo, o tema d' ogni armonia non solo di tutta l' anima
armonia unica e sola. Essendo dunque pervenuta a Platone  per  mezzo di Filolao la dottrina pittagorica dell' armonia, il
in cui era occupato, di meditare una teoria più ampia  per  compiere la lacuna del suo sistema filosofico, accettò,
lo spazio sentito e la sostanza media (3), giacchè solo  per  questa percezione può avverarsi, che in tutti gli istinti e
ottave, più un intervallo di quinta e un tono intero (4).  Per  trovare poi le consonanze in queste quattro ottave, Iddio
ciascuna, ossia una serie di venti numeri. Finalmente  per  trovare e distinguere i singoli toni e mezzi toni, da per
per trovare e distinguere i singoli toni e mezzi toni, da  per  tutto dove c' era l' intervallo di quarta, lo riempì con
c' era l' intervallo di quarta, lo riempì con divisioni  per  toni interi, avanzandone il mezzo tono minore, la cui
a consonanze, a toni e mezzi toni il Diagramma; e Platone  per  dimostrare meglio la grandezza di quest' armonica
la sostanza una e trina, distribuita in altrettante membra  per  una serie di numeri rappresentanti ragioni armoniche, fu
rappresentanti ragioni armoniche, fu divisa da Dio tutta  per  lungo, di che si ebbero due serie, ciascuna dotata delle
un primo sentimento, che s' estende a tutto lo spazio, c' è  per  così dire la morsa a cui attaccare il corporeo. Poichè il
generato, cioè al mondo (1). Ma acciocchè questo imitasse,  per  quanto era possibile, quell' eterno, fece « « una mobile
non dovea rappresentare l' eternità di Dio, ma il tempo,  per  solo il quale può il mondo imitare la divina eternità.
nè immutabile, ma volendo tuttavia Iddio renderlo simile  per  quanto esser potesse alla propria eternità e consistenza,
di che apparisce che l' esemplare e il mondo, appunto  per  questa natura relativa, si chiamano e sintesizzano, ma
un certo numero d' altre anime che distribuì ai grandi e  per  divina virtù immortali animali, cioè agli astri, un' anima
immortali animali, cioè agli astri, un' anima seminale  per  ciascuno di essi, lasciando a cotesti divini il carico di
ricevendo di novo in sè la materia (1). Poichè le anime  per  una certa necessità, e non per colpe precedenti devono
materia (1). Poichè le anime per una certa necessità, e non  per  colpe precedenti devono essere copulate ai corpi (2). Non
allo scopo del nostro discorso esporre qui più ampiamente  per  quali ragioni Platone volle distribuite da Dio le anime
il mondo, avesse in esso collocato la virtù generativa;  per  modo che l' astro avendo una soprabbondanza di vita, cioè
«theosebestaton» (3), il quale poi, come pure gli altri,  per  una sua propria generazione, atteso il continuo aiuto della
quest' intelligenza è priva di idee, poichè ancor prima che  per  la virtù organizzatrice degli astri a cui appartengono le
di particelle di fuoco e d' aria e d' acqua e di terra  per  provvedere all' anima seminale dei corpi, allora quelle
particelle rapite in turbine con movimenti molteplici  per  apprendersi ed accozzarsi assaliscono in folla ed in
facilmente, se si considererà la materia corporea tutta  per  la sua stessa essenza esser dentro all' anima contenuta
altresì dall' anima pienamente dominata. La ragione dunque,  per  la quale le diverse particelle di materia hanno di
dall' anima, e in un altro dai corporei sensibili, ed è  per  questo che da Platone, come dicemmo, sono assomigliate ad
Sofista, ove dice che l' anima diventa giusta e sapiente  per  la presenza e per l' abito di tali idee, [...OMISSIS...]
che l' anima diventa giusta e sapiente per la presenza e  per  l' abito di tali idee, [...OMISSIS...] (4). Pure la
essere intelligibili . Non essendo dunque intese, non sono  per  sè stesse ricevute da' corpi, ma questi partecipano solo di
loro similitudini . Similitudini poi si dicono, perchè, ove  per  mezzo del senso sieno date all' anima, essa vede le
mondo sensibile coll' intelligibile, con quello comunicando  per  mezzo del suo elemento del diverso , e con questo mezzo del
atto del conoscere e una luce che diventa anche subiettiva  per  l' appropriazione naturale dell' intelligibile essenza,
Onde distingue il considerare che fa l' anima gli esistenti  per  mezzo del corpo [...OMISSIS...] , dal considerarli per sè
per mezzo del corpo [...OMISSIS...] , dal considerarli  per  sè stessa [...OMISSIS...] , recandole il primo modo
« di non creder nulla fuorchè a sè medesima, in quant' ella  per  sè stessa intende ciascuna di quelle cose che sono per se
ella per sè stessa intende ciascuna di quelle cose che sono  per  se stesse »(1) », il che è quanto dire che le essenze
devono essere conosciute immediatamente dall' anima e non  per  alcuna effigie o copia che gliele presenti. A malgrado di
superiore all' opinione che in essa si trova, quando lascia  per  la morte il corpo, spera di migrare in quello a sè cognato
esemplare; ma l' esemplare imitandolo imperfettamente,  per  questi vestigi sono condotte sempre con un' inclinazione
umani al Bene, come una tendenza a Dio, oscuramente e quasi  per  enimma conosciuto, e pur incessantemente desiderato.
niuna cosa può esser misura ciò che è imperfetto »(3) ». Ma  per  quali vie può dunque l' uomo pervenire a quella, se non
alcun' altra meno. Da questa intuizione naturale l' anima  per  mezzo del raziocinio può innalzarsi ad una sufficiente
ed è con esso intimamente connesso come effetto ottimo,  per  quanto può essere, d' una causa assolutamente ottima. Ma a
esercizio di meditazione e continuo sforzo della mente  per  astrarsi dal corporeo ed ascendere all' invisibile e all'
cose conosciute, come da supposizioni ammesse gratuitamente  per  vere, senza ascendere colla mente al primo principio ed
raziocinio che movendo da supposizioni, non ammette queste  per  vere, ma da queste ascende a trovare il principio evidente,
quale poi, discendendo, si conoscono poi indubitatamente  per  vere le cose dedotte. L' affezione che nell' anima
dell' essere. Quando conosciamo la cosa sensibile  per  mezzo di qualche suo ritratto esterno, come, per servirci
sensibile per mezzo di qualche suo ritratto esterno, come,  per  servirci dell' esempio che usa Platone stesso nel X della «
la parola «eikasia». Quando conosciamo la cosa sensibile  per  se stessa, dopo la percezione sensitiva e la percezione
, la sola filosofia il principio non supposto, evidente  per  sè, necessario, [...OMISSIS...] . Platone, con tutto il
ingegnoso della riminiscenza . Questa però non s' operava  per  via d' un semplice ricordarsi, ma imperfettamente per mezzo
per via d' un semplice ricordarsi, ma imperfettamente  per  mezzo della percezione, perfettamente per mezzo del
imperfettamente per mezzo della percezione, perfettamente  per  mezzo del raziocinio riflesso . A questo dunque Platone
che vi ascende. La distinzione di questi due gradi ha  per  fondamento la distinzione tra due classi d' idee, ossia d'
di cui sono l' intelligibilità, move il raziocinio  per  due vie a diverso intento. Poichè o si parte da esse per
per due vie a diverso intento. Poichè o si parte da esse  per  arrivare ad altre idee parimenti inferiori, per arrivare
da esse per arrivare ad altre idee parimenti inferiori,  per  arrivare alle idee ultime: queste sono le idee superiori .
e le cose tutte che ad esso sono inerenti, e che l' anima,  per  questa via d' alto raziocinio, può arrivare, in qualche
corpi. Vediamo quali queste sieno, e come la mente giunga  per  esse al principio dell' universo, procedendo sempre nei
da alcun corporeo e sensibile, ma solo dall' anima  per  l' intelligenza. Da queste idee dunque vuole Platone, che
Poichè il lume pel quale l' anima intuisce quelle idee e  per  esse è scorta alla cognizione di Dio, è ciò appunto che
onestà, della virtù e di somiglianti essenze, la causa  per  la quale l' uomo si rende giusto, onesto, virtuoso e in
pratico ed effettivo, e non di astratta speculazione, dà  per  ultima e suprema essenza, non questa del nudo essere ma
su cui deve dipingere, e poi lo istituisce alle virtù  per  modo che lo conduce fino a Dio, rendendolo teofilo.
tre specie d' anima (4), in rapporto a quel che è giusto  per  natura, quel che è per natura bello e onesto, quel che è
(4), in rapporto a quel che è giusto per natura, quel che è  per  natura bello e onesto, quel che è per natura saggio e
natura, quel che è per natura bello e onesto, quel che è  per  natura saggio e temperato [...OMISSIS...] (5), Platone
della sapienza del Bene » ». In tal modo ricorrono al Bene  per  determinare quella sapienza nella quale dicevano di riporre
dunque di conoscere il Bene prima della sapienza, e  per  mezzo di quello definiscono questa, non viceversa (1).
altre cose più eccellenti, ed è che il Bene è sempre amato  per  se stesso, onde non è possibile che nessuno intorno a lui
che Platone chiama il Figliuolo del Bene che è la luce ,  per  la quale l' umano intendimento conosce tutte queste cose;
questo lume delle menti, effetto, ossia prole del Bene, che  per  mezzo di questo lume, ascendendo dall' effetto alla causa,
ragioni ultime (3). Il Bene dunque è il sovraintelligibile  per  Platone, perchè sta più su dell' ente indeterminato e
e della stessa scienza; pure se ne può avere una cognizione  per  analogia , perchè queste cose tutte date alla mente umana
sè stesso, è causa effettrice di tutte le cose, ond' anche  per  questo Platone lo rassomiglia al sole: [...OMISSIS...] .
altre cose sensibili da dominarsi, ordinarsi ed effigiarsi,  per  quanto esser potesse, alla stessa similitudine. Le
fino a quella della stessa virtù, cioè a quello che è « «  per  sua natura giusto, per sua natura bello, per sua natura
virtù, cioè a quello che è « « per sua natura giusto,  per  sua natura bello, per sua natura sapiente » » e da queste
che è « « per sua natura giusto, per sua natura bello,  per  sua natura sapiente » » e da queste finalmente ascendendo
stesso, causa del tutto, lo dimostra in questo modo. Pone  per  caratteri del Bene primo che sia perfetto (4), quindi
e sufficienza è un carattere così proprio di lui, che  per  esso si distingue da tutti gli esistenti (5), niun altro di
fattamente che niun' altra cosa si ama e si cerca, se non  per  lui (6). Dopo stabiliti questi distintivi del Bene, mostra
d' un bene ancor più perfetto? Sì, risponde Platone, ma non  per  alcuna positiva esperienza; bensì per via delle ragioni ,
Platone, ma non per alcuna positiva esperienza; bensì  per  via delle ragioni , cioè raziocinando da quel bene che
, cioè raziocinando da quel bene che sperimentiamo; e così  per  analogia arriviamo ad una cognizione ideale e negativa
effetto, cioè all' accoppiamento de' due elementi (1) e  per  natura di entrambi più eccellente. Essendo dunque quella
meno si esperimenta, vuole Platone che la mente ragionando,  per  una certa scala d' idee, ascenda al Bene stesso
è disegnato quel Bene. Onde, dopo aver lungamente mostrato  per  quali vincoli opportuni il piacere dee collegarsi alla
non si può esperimentare quaggiù, ma argomentare, ed ecco  per  qual via. Primieramente questa causa deve essere una Mente,
menti: quella partecipata dall' ente creato e quella che è  per  sè Mente. Chiama questa « «vera e divina Mente »,
avendo in sè alcuna cosa che sia di natura sua indefinita,  per  questo stesso è immutabile . Poichè l' indefinito è quello
semplice, tuttavia noi dovendone raccogliere la cognizione  per  via di raziocinio induttivo e analogico dal bene
idea (5). L' idea stessa dunque del Bene, cioè, ciò che è  per  sè il Bene quaggiù ci manca. Possiamo in quella vece
cioè della verità, della commisurazione e della bellezza; e  per  sì fatto modo che, tolte via queste, non resta più nello
interrogare la stessa sapienza e mente, se loro bisognino,  per  formare il compiuto bene dell' ente creato, oltre i veri
la misura, e la misura , che è quell' idea che noi caviamo  per  astrazione da questo commisurato, e che si deve attribuire
la giustizia, la prudenza ed ogni virtù. Tutte queste cose  per  sè stesse non appartengono al mondo o all' uomo, ma sono di
[...OMISSIS...] acquistiamo una cognizione oscura bensì «(  per  speculum et in aenigmate ) », ma preziosissima e la più
ma anche delle visibili; il che dimostra due cose: 1 che  per  « idea del Bene »intende l' essenza stessa del Bene, il
Dio; 2 che nulla ammette fuori di Dio, che non abbia  per  causa Iddio. Questo dunque ha il primo luogo nell' ordine
della serie totale. Dice dunque « « se tu dunque porrai  per  terzo bene la mente e la sapienza [...OMISSIS...] , non
beni, perchè sola non è sufficiente all' animale, benchè  per  essa comunichi colle cose divine, perchè egli non è pura
divine, perchè egli non è pura mente, ma oltre a ciò ha  per  sua natura l' elemento dell' indefinito, [...OMISSIS...] ,
, che deve essere dalla mente governato. Appunto  per  questo, oltre alla prima e più sublime delle facoltà
anche questi piaceri (3): poichè non ammette punto  per  beni i piaceri sensibili, in quanto sieno scompagnati dalla
piacevolezza. [...OMISSIS...] . Se noi dunque vogliamo  per  conclusione e ricapitolazione di questo discorso segnare il
il mondo, e con esso il moto e il tempo, è cominciato  per  opera di Dio: secondo Aristotele è eterno, e Dio non fa che
riferiscono al mondo; esemplare formato dalla mente divina  per  creare il mondo; secondo Aristotele, il mondo, essendo di
similitudini, ossia alle essenze de' medesimi sensibili, e  per  queste essi si conoscono. Aristotele nega, che gli enti
esistere nè concepirsi, senza la specie, e si parla di lei  per  via d' astrazione; della specie non osa dire il medesimo.
In fatti riconosce una essenza immobile che appunto  per  questo dee essere pura specie secondo il suo principio;
sono i generi formali che abbracciano le une e le altre;  per  esempio: sotto il genere di sostanza si comprendono tutte
o composte di materia e di forma. Poichè le categorie hanno  per  base della classificazione la nostra maniera di concepire
base della classificazione la nostra maniera di concepire  per  via di predicazione, sono una classificazione di predicati
la classificazione delle specie in pure e composte ha  per  sua base la natura delle forme stesse, è una
uomo fuori della sua intenzione e aspettazione incontra  per  accidente qualche cosa, dicesi fortuna (1). Ma queste sono
in un altro modo la stessa forma e specie » »: ma questo  per  astrazione in quanto colla mente si considera la specie
c' è qualche impedimento, allora dicesi avvenire l' effetto  per  caso o per fortuna. E Aristotele per assegnare un fine agli
impedimento, allora dicesi avvenire l' effetto per caso o  per  fortuna. E Aristotele per assegnare un fine agli agenti
avvenire l' effetto per caso o per fortuna. E Aristotele  per  assegnare un fine agli agenti naturali dice non esser
la forma nella mente e ne' reali sia presa da Aristotele  per  la medesima, è chiaro da queste sue parole: [...OMISSIS...]
una mente che sia fuori di lei (bastando un primo Motore)  per  questo appunto che ha in sè la specie , come opera appunto
di questa necessità è la materia (2); altre si fanno  per  un fine e la ragione dell' operare con un fine utile e
che le impone la materia, ha in sè tutto ciò che le bisogna  per  operare ad un fine, il che Aristotele crede di dimostrare a
risponde, che nella natura la materia è quella che acceca,  per  così dire, la forma, e le toglie l' intelligibilità, e di
quello che volea Platone, che fossero necessarie le idee,  per  ispiegare la natura ed il suo operare sapiente, e la sua
questo: « le forze della natura sono connesse e concatenate  per  modo che conducono un ente da uno stato o da una natura
conducono un ente da uno stato o da una natura all' altra  per  una serie di azioni ed effetti di queste, e quindi di gradi
e nell' arte dicesi caso e fortuna . Essendo dunque tutto  per  Aristotele materia e forma (subietto e predicato nell'
dice dell' ultima materia e dell' ultima specie, vale anche  per  le ultime delle altre cause. Dice dunque che sussiste in
proposizione si potrà rilevare meglio che cosa intenda  per  materia ultima ed estrema. Egli argomenta dall'
soltanto rinvenire il cangiamento. Si produce, dunque,  per  esempio « la sfera di bronzo », ma non si produce a parte
come son fatti gli enti specialmente sensibili e materiali,  per  foggiare su di essi e sul loro operare una perfetta
l' uomo. Deduce ancora che quella specie, che non si trova  per  anco in ciò che è in via di prodursi, deve preesistere nel
[...OMISSIS...] (5). L' anima che vuol produrre un effetto,  per  esempio la salute, trascorre col pensiero la serie dei
fino che arriva ad uno, che è in suo potere di produrre,  per  esempio la frizione per produrre il calore. Allora colla
che è in suo potere di produrre, per esempio la frizione  per  produrre il calore. Allora colla sua potenza d' operare
colla sua potenza d' operare produce questo mezzo, il quale  per  una serie di effetti produce quello che cercava, la sanità,
, trova la specie ultima a cui si rattacca l' azione,  per  esempio la frizione; allora eseguendosi questa, comincia la
ma abbisogna di materia. Ma basta forse la materia,  per  modo che a questa sovrapponga la specie, senza che quella
prodotto il primo moto, la frizione, si trasmutava,  per  diverse trasformazioni, in modo da acquistar l' ultima,
e delle Chiese dell' Asia «(Epiph., Haeres. LI, 12) »,  per  opporsi a Cerinto e ad Ebione che negavano la divinità del
XIV; Hier., De Vir. illustr. et prolog. in Matth. ) », e  per  sopperire a quello che gli altri Evangelisti avevano
orale, e da un Evangelo primitivo alterato; ma rispettano  per  lo più l' autenticità di quello di Giovanni «(V. Gieseler,
di questo Vangelo fatta col nome espresso di Giovanni,  per  quanto io credo, trovasi in un passo di Teofilo d'
aveva ed esprimere nuovi dogmi, e nuovi sentimenti morali,  per  esprimere i quali non serviva l' angustia della lingua
acciocchè fosse idoneo e congruo alla scuola del Maestro  per  eccellenza? 2 Per tutti quelli poi che credono nelle parole
idoneo e congruo alla scuola del Maestro per eccellenza? 2  Per  tutti quelli poi che credono nelle parole di Cristo, il
una cosa stessa divina possa venire significata in parole  per  due modi diversi l' uno e l' altro divino. Che se l' uno
fino al valore d' un apice e d' un jota. - Il che vale anco  per  le varianti lezioni che nei varii Codici si possono notare:
in Joann.) »: onde si dà allo stesso Evangelista l' aquila  per  simbolo. Questo fine del suo Vangelo lo espresse egli
- avanti la formazione del mondo era - «ab eterno era » »,  per  maniere sinonime, o tali l' una delle quali spiega l'
nelle menti l' idea dell' eternità; anzi la infondono  per  una via più facile alla moltitudine, ed ecco in che modo.
« avanti il principio del tempo », la parola avanti non ha  per  relativo una parte o momento preso nella serie del tempo,
una parte o momento preso nella serie del tempo, ma ha  per  suo relativo tutto intero il tempo; sicchè ella non può
quelli che venivano appresso, dovevano esser prodotti o,  per  dir meglio, comprodotti dall' atto di Dio creante, e non
semplicissimo atto col quale il mondo fu creato risponde e,  per  così dire, si combacia non solo col primo istante delle
vedemmo, che il Verbo è fuori del tempo, nell' eternità. E,  per  intendere ciò che noi diciamo più chiaramente, si
sotto quest' altro rispetto generato o Verbo: e ciò  per  l' imperfezione della nostra maniera di concepire. Per
ciò per l' imperfezione della nostra maniera di concepire.  Per  altro egli pare non difficile neppure il sollevarsi ad
distinto da sè, ma sia egli stesso il proprio termine.  Per  la stessa ragione poi, per la quale il Verbo non uscendo
egli stesso il proprio termine. Per la stessa ragione poi,  per  la quale il Verbo non uscendo dall' atto che lo produce s'
dall' atto che lo produce s' immedesima con quest' atto;  per  la stessa ragione, dico, anche l' atto creante si dice
paragona col mondo, si dice che quello era prima di questo,  per  esprimersi con ciò che quello è nell' eternità e questo nel
a significare « quello che è Verbo assolutamente, Verbo  per  sè, che ha condizione di Verbo e nient' altro, che è Verbo
sè, che ha condizione di Verbo e nient' altro, che è Verbo  per  sua essenza, ossia la cui essenza è di esser Verbo ». Una
è Dio, perchè Iddio è quegli la cui essenza è l' essere.  Per  tal modo quell' espressione assoluta « il Verbo »distingue
il Verbo divino da ogni altro verbo che ha bisogno  per  essere significato di qualche aggiunta, di qualche epiteto,
aggiunta, di qualche epiteto, perchè questo non è verbo  per  sè, ma per analogia col Verbo, e non è puramente verbo ma
di qualche epiteto, perchè questo non è verbo per sè, ma  per  analogia col Verbo, e non è puramente verbo ma qualche cos'
Che se quel Verbo che era al principio è il Verbo  per  sè, quindi ogni altro verbo è tale per partecipazione di
principio è il Verbo per sè, quindi ogni altro verbo è tale  per  partecipazione di lui: il che si deve vedere come sia.
il primo, e perciò non sono verbi in senso assoluto, ma  per  partecipazione. E veramente un essere intelligente non può
tuttavia la Verità assoluta è una, la quale è Verità  per  sua essenza, cioè è lo stesso Essere divino; per la quale
è Verità per sua essenza, cioè è lo stesso Essere divino;  per  la quale Verità tutti i verbi sono verbi. Alla stessa guisa
v' ha una Sapienza assoluta elevata sopra tutte le cose,  per  la partecipazione della quale tutti i sapienti sono
sono sapienti; e v' ha pure un solo Verbo assoluto,  per  la partecipazione del quale tutti quelli che hanno un verbo
detti parlanti. Ora è il Verbo divino quello che è Verbo  per  sè elevato sopra tutte le cose. L' Evangelista adunque, per
per sè elevato sopra tutte le cose. L' Evangelista adunque,  per  significare questa sopraeminenza del Verbo divino, ci
di tali dandine, ella inventa parole nuove e proprie  per  quelle cognizioni che non le sono più nuove; ovvero le
significato e ritenendo solo il nuovo. Sant' Agostino,  per  fare in qualche modo intendere al suo popolo il significato
nella grand' opera che scrisse sulla Trinità. E veramente  per  i platonici il Verbo di Dio era l' idea del mondo ossia il
Giovanni). Gli stoici del pari usavano del «logos» di Dio  per  ispiegare la creazione contro gli epicurei che attribuivano
non sono che luoghi piuttosto sfuggiti ai loro autori  per  entusiasmo e senza coerenza co' loro principii, che luoghi
è uopo che noi ci fermiamo ancora meditando e ricercando,  per  quanto ci è dato di potere, che cosa sia il Verbo, il
idea conosce l' essenza della cosa, ma non la sussistenza;  per  esempio, noi quando abbiamo l' idea dell' animale sappiamo
possa esser pronunciato. Ora è qui da cercare la ragione  per  la quale nella mente umana l' idea ed il verbo sieno così
nella mente umana l' idea ed il verbo sieno così divisi,  per  modo che con un atto di intuizione si contempla l' idea, e
è cosa diversa al tutto dalla sussistenza; non sussistono  per  propria essenza, ma perchè un atto libero di Dio gli ha
umana le apprende: l' uno dei quali, l' intuizione, ha  per  suo termine l' essenza; l' altro, cioè l' affermazione
altro, cioè l' affermazione (preceduta dal sentimento), ha  per  suo termine la sussistenza dei contingenti. E consegue
La sussistenza adunque dei contingenti non è cognita  per  sè, ma per l' essenza che la illumina nella mente nostra e
adunque dei contingenti non è cognita per sè, ma  per  l' essenza che la illumina nella mente nostra e così la
conoscibile. Ma se si avesse una sussistenza che fosse  per  sè cognita, cioè che fosse ad un tempo sussistenza ed
Ora tale oggetto non potrebbe essere un contingente  per  la ragione detta, ma converrebbe che fosse necessario:
la cui sussistenza è l' essenza. Se dunque Iddio sussiste  per  propria essenza, consegue che Iddio sia l' essere assoluto
l' essere essenziale, realissimo. Iddio dunque è l' essere  per  essenza. Ciò che è per sua propria essenza, non può non
realissimo. Iddio dunque è l' essere per essenza. Ciò che è  per  sua propria essenza, non può non essere intelligibile,
la parte intelligibile delle cose. Ora, se quell' essere è  per  sè intelligibile nella sua propria sussistenza, se quell'
essere una semplice intuizione, perchè l' intuizione non ha  per  termine che l' essenza, e quell' essere è anche
coll' affermazione stessa. L' essere adunque sussistente  per  sua essenza, cioè Iddio, non si apprende neppure per un'
per sua essenza, cioè Iddio, non si apprende neppure  per  un' affermazione simile a quella che l' uomo fa nella
intende se stesso. E di vero, se la sussistenza divina è  per  sè essenza, dunque è intelligibile per se stessa. Ma se è
sussistenza divina è per sè essenza, dunque è intelligibile  per  se stessa. Ma se è per se stessa intelligibile, dunque è
sè essenza, dunque è intelligibile per se stessa. Ma se è  per  se stessa intelligibile, dunque è anche per se stessa, a se
stessa. Ma se è per se stessa intelligibile, dunque è anche  per  se stessa, a se stessa intesa . Perocchè ciò che è
è l' essenza di quell' essere. Dunque questa sussistenza  per  la propria essenza è intesa e nota a se stessa. Non vi ha
e la sussistenza medesima: non v' ha che questa sussistenza  per  sè intesa, per sè lume, per sè notizia, per sè oggetto
medesima: non v' ha che questa sussistenza per sè intesa,  per  sè lume, per sè notizia, per sè oggetto intellettivo, di
v' ha che questa sussistenza per sè intesa, per sè lume,  per  sè notizia, per sè oggetto intellettivo, di modo che l'
sussistenza per sè intesa, per sè lume, per sè notizia,  per  sè oggetto intellettivo, di modo che l' atto conoscitivo di
è la medesima sussistenza. La sussistenza divina adunque,  per  sè intesa, ha una doppia relazione, quella di soggetto
la sussistenza è identica ed una perfettamente. Ma ella è  per  sè intesa in virtù dell' atto intellettivo che la rende
intesa a se stessa. In quanto poi la sussistenza divina è  per  sè intesa da se stessa, soggetto ossia persona, in tanto è
quella stessa sussistenza che è ad un tempo intelligente  per  sè, ed essere per sè. Noi abbiamo riconosciuto che Iddio è
che è ad un tempo intelligente per sè, ed essere  per  sè. Noi abbiamo riconosciuto che Iddio è l' essere
compiuto ed assoluto: che questa sussistenza divina è  per  sè intesa, e che in quanto ha condizione di essere intesa
sè intesa, e che in quanto ha condizione di essere intesa  per  se stessa, in tanto è il Verbo divino. Dunque tutta la
tutta la sussistenza divina, tutto l' essere assoluto è  per  sè inteso; la sussistenza divina comprende totalmente se
divina comprende totalmente se stessa, è di continuo e  per  sua essenza compresa da se stessa. Questa comprensione
non ha limitazione di sorta, e quindi è Verbo semplicemente  per  sua essenza, e questo Verbo non può essere che uno (1). Or
l' essere non potrebbe essere totalmente inteso e compreso  per  propria essenza da se stesso, se in questa comprensione non
il fa cessare dall' essere quello che è, cioè assoluto  per  essenza; quindi i modi, con cui l' essere può ricevere
Quindi la sussistenza dell' essere da se stessa e  per  propria essenza compresa, cioè il Verbo divino, racchiude
Verbo, ma non le cose contingenti, le quali non sono se non  per  un' operazione divina e libera che le fa sussistere e che
essere limitato; ma non vi ha la creatura: vi ha la ragione  per  la quale la creatura può esistere, perchè vi ha l' essere
limitato manifesto nell' idea, egli ha tuttociò che bisogna  per  rendersi creatore, creatore dell' essere limitato, cioè
Il Verbo divino adunque, in quanto è sussistenza  per  sè intesa, ha l' idea delle cose contingenti; in quanto poi
secondo le idee che ha in se stessa in quanto ella è intesa  per  sè, ossia in quanto ella è Verbo: e però la creazione è una
ancora la sussistenza divina che conosce intimamente e  per  propria essenza se stessa e quindi la propria virtù. Di che
della sussistenza creatrice. Ma la sussistenza divina è  per  sè intesa totalmente; dunque anche la sua potenza creatrice
intesa totalmente; dunque anche la sua potenza creatrice è  per  sè intesa. Ma convien formarsi un giusto concetto di questa
uomo, secondo natura, non è e non ha la sussistenza cognita  per  se stessa, giacchè l' esser cognita per se stessa non
sussistenza cognita per se stessa, giacchè l' esser cognita  per  se stessa non appartiene se non alla sussistenza di Dio.
uomo ha bisogno della possibilità logica, cioè delle idee  per  conoscere gli enti finiti sussistenti, che non sono cogniti
conoscere gli enti finiti sussistenti, che non sono cogniti  per  se stessi; laddove la possibilità logica, l' essenza
logica, l' essenza ideale, è data all' uomo ed è cognita  per  se stessa. Qualora dunque l' uomo voglia conoscere a che s'
indispensabile dello stesso concetto dell' essere. E  per  seconda conseguenza troviamo la dimostrazione della potenza
contenuti nel concetto appunto dell' essere. Finalmente  per  terza conseguenza deduciamo che, quantunque l' umana mente
è la relazione che que' due termini hanno in se stessi,  per  la quale il concetto dell' essere procede dall' essere
dell' essere procede dall' essere stesso sussistente  per  sè noto. Nel concetto dell' essere, diciamolo ancora, si
divina come essere assoluto e illimitato, è la sussistenza  per  sè manifesta; rispetto poi all' ente finito non ancora
dell' essere in universale, ma non la sussistenza divina  per  sè manifesta; e quindi non gli è comunicato il Verbo, ma
tal modo, relativamente all' uomo, viene limitato l' essere  per  sè manifesto, per guisa che all' uomo rimane solo l' idea o
all' uomo, viene limitato l' essere per sè manifesto,  per  guisa che all' uomo rimane solo l' idea o il concetto dell'
non può esser che Dio. L' universo adunque non poteva avere  per  fine dell' ultimazione sua altro che Dio, cioè la
Iddio non poteva amare che se stesso, e l' ente finito non  per  lui, ma per se stesso. Ma, oltre la sapienza di questo
amare che se stesso, e l' ente finito non per lui, ma  per  se stesso. Ma, oltre la sapienza di questo ottimo fine che
seconde, e con leggi stabili, in modo da formare anche  per  questo di tutti gli enti un solo ordine, un solo universo.
questo si può aggiungere un terzo argomento, una terza via  per  la quale Iddio doveva volere ordinata l' opera sua; e
cose tutte contingenti non sono adunque da Dio conosciute  per  molte idee staccate, ma per un' idea sola emergente dall'
sono adunque da Dio conosciute per molte idee staccate, ma  per  un' idea sola emergente dall' atto della creazione, che s'
che l' essere è amabile a Dio: amando Iddio se stesso  per  essenza, egli ama l' essere in tutti i modi; quindi non
ma ama che sussista anche l' essere finito che imita  per  quanto può il primo. Se dunque ama che sussista, egli ha
avverare quelle leggi sapientissime, secondo le quali opera  per  sua natura l' infinito Creatore. Ora si può dire che egli
facciamo, che dall' amore necessario ed essenziale di Dio  per  se stesso rampolla l' atto libero della creazione, perchè è
la creatura proviene dall' amore che ha Dio essenzialmente  per  se stesso, di guisa che suole attribuirsi ogni atto anche
e della santità, e quindi che l' ente finito che sussiste  per  creazione è tutto ciò che di finito poteva sussistere,
5 Finalmente che questo tipo istesso non fu trovato da Dio  per  via d' alcun discorso, ma gli fu sempre presente ed
necessario, perchè la sussistenza divina è necessariamente  per  sè manifesta; questo è volontario, producendolo Iddio
questo è volontario, producendolo Iddio liberamente  per  l' amore che Iddio porta a se stesso, e perciò a tutto
est, et ratio, et supputatio, et causa uniuscujusque rei,  per  quam sunt singula quae subsistunt. Quae universa recte
divina, che è l' Essere assoluto e sussistente manifesto  per  se medesimo in virtù d' un atto suo proprio sempre
è intimo al Padre. La quale analogia ha maggior forza, se  per  «logos» s' intende la facoltà della ragione in quant' è
senza il Verbo, giacchè l' essere assoluto, cioè Dio, ha  per  sua propria essenza di dover esistere in tre forme che si
atto primo, cioè l' atto stesso con cui è Dio; atto  per  conseguente che è Dio stesso. Avanti quest' atto compiuto
di pensarlo incompiuto , quando l' atto di cui si parla è  per  propria essenza compiuto, senza possibilità alcuna di uno
dai suoi effetti immanenti che restano nell' anima  per  un certo tempo e anche per sempre. Il Verbo divino non è
che restano nell' anima per un certo tempo e anche  per  sempre. Il Verbo divino non è una mera affermazione, perchè
non è essenziale alle cose contingenti il sussistere; onde  per  conoscere la sussistenza conviene affermarla nell' essenza:
All' incontro la sussistenza divina è anche essenza nota  per  se stessa, senza bisogno che alcun' altra cosa la renda
alcun' altra cosa la renda nota; ed appunto l' essere ella  per  sè nota e per sè affermata, è ciò che la costituisce Verbo
cosa la renda nota; ed appunto l' essere ella per sè nota e  per  sè affermata, è ciò che la costituisce Verbo dell' atto
pel quale ella è tale. Non v' ha dunque a farsi una sintesi  per  costituire Iddio come oggetto, dico, fra la sua essenza e
la sua essenza e la sua sussistenza, perocchè questa è già  per  sè oggetto. Onde per ciò appunto questa è Verbo senza
sua sussistenza, perocchè questa è già per sè oggetto. Onde  per  ciò appunto questa è Verbo senza bisogno d' altro, senza
d' altro, senza bisogno di alcuna sintesi necessaria  per  oggettivare le realtà contingenti. 5 Oltrediciò, quando l'
resa continuamente manifesta a se stessa, perocchè è  per  essenza luce a se stessa. 6 Il verbo umano è molteplice,
perchè a questa è essenziale l' esser Verbo, cioè l' esser  per  sè oggetto, per sè luce, per sè a se manifesta. E`
è essenziale l' esser Verbo, cioè l' esser per sè oggetto,  per  sè luce, per sè a se manifesta. E` produttivo delle
l' esser Verbo, cioè l' esser per sè oggetto, per sè luce,  per  sè a se manifesta. E` produttivo delle creature perchè l'
modo che può l' essere finito, la sussistenza divina, amata  per  natura, nella quale è amato il mondo. Conciossiachè
appartiene alla perfezione dell' Essere divino che sia  per  essenza morale, e che perciò abbia per essenza amore al
divino che sia per essenza morale, e che perciò abbia  per  essenza amore al mondo. Onde l' atto stesso essenziale alla
dal Padre, a cui è uguale, perchè è la sussistenza divina  per  sè intesa, cioè intesa per un atto suo proprio d'
perchè è la sussistenza divina per sè intesa, cioè intesa  per  un atto suo proprio d' intelligenza che la rende intesa, la
finito, e in pari tempo ha relazione colle creature che  per  quel Verbo sussistono, ed imitando, come possono, l' essere
di sè, cioè senza il Verbo, non sarebbe completa.  Per  la stessa ragione non sarebbe completa ed ultimata se ella
è la più nobil parte del creato, e l' altre cose sono fatte  per  lui; possono essere da lui conosciute ed usate: egli poi è
possono essere da lui conosciute ed usate: egli poi è fatto  per  Iddio, cioè per conoscerlo ed amarlo. Il mondo dunque fu
lui conosciute ed usate: egli poi è fatto per Iddio, cioè  per  conoscerlo ed amarlo. Il mondo dunque fu fatto perchè Iddio
sono tostochè è loro dato l' essere essenziale ideale,  per  sè manifesto. Il qual essere, essendo per natura sua
ideale, per sè manifesto. Il qual essere, essendo  per  natura sua manifesto, non si dà in altro modo che col
da se stessa risiede. Mediante l' essere essenziale  per  sè manifesto a noi comunicato, noi pronunciamo il nostro
questa maniera, onde noi conosciamo le sussistenze finite  per  un' affermazione o verbo, ha un' analogia speciale col
non è essenza, e quindi dobbiamo vederlo nell' essenza  per  conoscerlo; laddove il sentimento divino è l' essenza
il sentimento divino è l' essenza stessa, e perciò è noto  per  se stesso. Onde la conoscenza nostra del mondo (gli oggetti
un' analogia col Verbo divino. L' uomo dunque non conosce  per  natura il Verbo, non lo percepisce per sua natura; e quindi
dunque non conosce per natura il Verbo, non lo percepisce  per  sua natura; e quindi le speculazioni della ragion naturale
Il Verbo non si percepisce e conosce positivamente se non  per  una comunicazione che fa di sè all' uomo il Verbo stesso,
sentire e conoscere la deficienza della sua natura incapace  per  sè sola di elevarsi all' unione con Dio, e la impotenza
uomini: e la fece compiuta nell' incarnazione; a misura  per  la grazia che ai suoi fratelli comunica il Verbo incarnato.
o comunicazione del Verbo alle create intelligenze si fa  per  opera dello Spirito Santo. Per opera di questo divino
create intelligenze si fa per opera dello Spirito Santo.  Per  opera di questo divino Spirito si fece l' incarnazione che
in te et virtus Altissimi obumbrabit tibi (1) ».  Per  opera di questo stesso Spirito si fece l' antica
di questo stesso Spirito si fece l' antica rivelazione  per  man de' Profeti, di cui dice S. Pietro: « Spiritu Sancto
vobis autem ministrabant ea quae nunc nuntiata sunt vobis  per  eos qui evangelizaverunt vobis, Spiritu Sancto misso de
vestris (5) ». Il Verbo dunque è comunicato agli uomini  per  mezzo della operazione interiore dello Spirito Santo, il
gli uomini, la quale è come la lettera: onde a quelli, che  per  propria colpa non vedendo che l' umanità non giungono alla
occhi carnali, e il divino che si rivela solo alle anime  per  opera dello Spirito Santo, è significato altresì dal
animali, ai quali applicando l' essere ideale egli forma  per  via di diverse operazioni la naturale sua scienza. Di poi,
è la cognizione positiva e percettiva che non s' ha se non  per  una operazione occulta del Santo Spirito nell' anima umana;
ed interpretato dallo Spirito che opera interiormente  per  modo che l' anima insieme con essa percepisca almeno in un
il nostro discorso, che imprimendosi in noi il Verbo divino  per  una operazione dello Spirito Santo, che è quasi il dito che
pacis, et iter ad eam non invenire, et frustra conari  per  invia, circumsidentibus et insidiantibus fugitivis
scienza soprannaturale è il Verbo, cioè l' essere reale  per  sè manifesto. Le divine scritture, che contengono la
che si rende manifesto è il Verbo, il quale è l' Essere  per  sè manifesto, ed è pel Verbo che si conosce il Padre. Onde
a che gli uomini, avendo conosciuto il Verbo, non vengono  per  questo a conoscerla. Laonde degli stessi Ebrei prima di
positiva e personale del Verbo, la quale non s' ha se non  per  quella percezione che fu data agli uomini quando il Verbo
». Tuttavia era anche allora Iddio che parlava , sebbene  per  mezzo degli Angeli che rivelavano ai Profeti le verità che
le verità che questi comunicavano agli altri uomini.  Per  ciò le verità rivelate si chiamano anch' esse parola di Dio
stessa del Verbo, ma solo de' suoi doni. 2 Che appunto  per  ciò quelle verità sono molte, laddove il Verbo, al quale
forma oggettiva. Ora, quantunque il Verbo sia l' essere  per  sè manifesto, e quindi medesimo per sè oggetto, tuttavia,
il Verbo sia l' essere per sè manifesto, e quindi medesimo  per  sè oggetto, tuttavia, essendo egli in pari modo la
soggetto e persona, di maniera che egli è un soggetto  per  sè oggetto. Ma nelle speciali verità rivelate, appunto
il nome di percezione . Il lume naturale è l' essere ideale  per  sè oggetto, e quindi questa si può chiamare un'
cioè alla Verità sussistente, all' Essere reale soggetto  per  sè oggetto, che è il Verbo. Ora come, essendo una l' idea ,
che chiamiamo più propriamente concetti? Questo accade  per  tre cagioni: 1 per la moltiplicità delle sostanze create,
più propriamente concetti? Questo accade per tre cagioni: 1  per  la moltiplicità delle sostanze create, ognuna delle quali,
applicazioni dell' essere a più sostanze che si raffrontano  per  rilevarne le varie relazioni. 3 La terza ragione deriva
limitazioni delle sostanze create la più notabile è quella  per  la quale la loro sussistenza non è contenuta nella loro
la materia delle sue cognizioni, non essendogli dato  per  natura che la realtà dell' animalità propria. Ora ogni
di Dio con lui, molteplici i mezzi che adoperasse Iddio  per  condurlo a sè, dove giace la sua perfezione e la sua
la sua beatitudine; che la rivelazione di Dio si frangesse,  per  così dire, in molte verità speciali, e che vi avessero
del Verbo che agisce nell' anime come soggetto e persona  per  sè oggetto, e suol dirsi Teologia mistica . Ma è mestieri
speciali, questa natura divina, che davasi a percepire come  per  sè manifesta, oggetto reale per sè manifesto, era il Verbo,
che davasi a percepire come per sè manifesta, oggetto reale  per  sè manifesto, era il Verbo, ma soltanto oggettivamente
e quindi, propriamente parlando, era la divina sussistenza  per  sè manifesta, ma non operante, e dicente « « Io e il Padre
vorrai dire in cuor tuo: Chi ascenderà in cielo? » » cioè  per  trarne Cristo (che ti possa salvare dai tuoi peccati e così
dalla fede in lui). « « O chi discenderà nell' abisso? cioè  per  risuscitarne Cristo » » (da cui è la salute). « « Ma che
viene a dire che quel Cristo Salvatore degli uomini  per  la fede, ne' meriti del quale vengono rimessi i peccati di
anime); viene dato all' anima pel carattere indelebile e  per  la grazia, in virtù di cui sta eziandio sulla bocca dei
vede che quello, che era sermo, praeceptum, mandatum, ecc.  per  gli Ebrei, pei Cristiani è il Verbo, o Cristo; perocchè, se
gli Ebrei, pei Cristiani è il Verbo, o Cristo; perocchè, se  per  quelli tali voci significavano una dottrina rivelata da Dio
una dottrina rivelata da Dio oggettivamente considerata,  per  questi, cioè per noi, significa lo stesso Cristo rivelante
da Dio oggettivamente considerata, per questi, cioè  per  noi, significa lo stesso Cristo rivelante soggetto e
diventa ai Cristiani un soggetto ossia una persona divina  per  sè oggetto, per sè manifesto come tale, manifestantesi come
un soggetto ossia una persona divina per sè oggetto,  per  sè manifesto come tale, manifestantesi come persona. Laonde
contiene tutta la dottrina stessa, poichè egli, in quanto è  per  sè noto, è per sè dottrina. Laonde que' Padri della Chiesa
la dottrina stessa, poichè egli, in quanto è per sè noto, è  per  sè dottrina. Laonde que' Padri della Chiesa che in luogo di
sermone suppone pluralità di voci o di concetti, onde anche  per  questa ragione la parola Verbum, come toccammo, meglio
della mente, ma il Verbo di Dio che è ad un tempo dottrina  per  sè manifesta e persona. Laonde si vede quanto differiva la
Chiesa mera dottrina, divenne nella nuova anche persona  per  sè nota, e da questa nuova luce ricevono le antiche carte
che manifesta l' essere di venire amato come quello che è  per  sè amabile all' essere intelligente. E se uno è l' oggetto
e diviene soprannaturale, perchè l' amore morale acquista  per  oggetto l' Essere assoluto positivamente conosciuto,
della virtù soprannaturale. Ogni grazia viene infusa  per  operazione del Santo Spirito, ma, come dicevamo, questo non
siccome avvenne il di della Pentecoste, e tuttodì avviene  per  mezzo del sacramento della Confermazione. Il sentimento
Il sentimento personale dello Spirito Santo è tale che  per  esso si sente, non solo l' ispirazione al bene, ma lo
si riconosce appunto come persona divina, perchè si sente  per  sè agente, per sè amabile, per sè amore, per sè virtù. Ma
appunto come persona divina, perchè si sente per sè agente,  per  sè amabile, per sè amore, per sè virtù. Ma la riflessione
divina, perchè si sente per sè agente, per sè amabile,  per  sè amore, per sè virtù. Ma la riflessione dell' intelletto
si sente per sè agente, per sè amabile, per sè amore,  per  sè virtù. Ma la riflessione dell' intelletto difficilmente
a che intende S. Luca; acciocchè finalmente quasi  per  questi gradi ascendesse l' umana mente a contemplare in
l' essere assoluto, la pienezza dell' essere oggetto  per  sè noto e persona: onde il nostro spirito affissantesi e
ferisce i sensi. Un' altra ragione più prossima,  per  la quale S. Giovanni cominciò il suo Vangelo dall'
constitutionem invisibilium potestatum, et pervenit ad eum  per  quem facta sunt omnia (4) ». Dopo aver detto che avanti a
che non poteva non essere, perocchè egli era l' Essere  per  sè noto; passa ad insegnare dove era, e risponde: appo Dio.
è perfettamente logica, dovendosi partire da ciò che è  per  sè manifesto, e venir poscia al manifestato; partire dal
manifestato; partire dal lume e venire all' illuminato. E`  per  il Verbo che si rivela il Padre agli uomini, come abbiamo
il Padre agli uomini, come abbiamo veduto: il Verbo è  per  sè luce che illumina ogni uomo. Quest' è dunque l' ordine
come dalla prima cosa che conosce: l' essere ideale è  per  sè noto, è pura luce, non può essere negato da alcuno,
di lui; tuttavia l' esistenza dell' assoluto si conosce  per  mezzo di lui, giacchè prima si trova la necessità d'
soltanto l' umana natura. Quindi i teologi ammisero  per  buona questa frase Deus generat Deum, perchè viene a
l' Essere sussistente, che con un atto suo proprio si rende  per  sè manifesto ed amato, il che è la processione delle due
generante si chiamasse Padre, chiamandosi Padre appunto  per  questo che egli ha appo sè il Verbo generandolo; laddove se
il quale volevasi anzi dall' Evangelista far conoscere  per  mezzo del Verbo, e della relazione che il Verbo aveva colla
la durazione del mondo, il corso del tempo , aggiunge  per  dimostrarne l' eternità « est ante aevum », è avanti il
aevum », è avanti il tempo, usando il verbo E` in presente,  per  escludere ogni successione e modificazione, e significare
delle cose create, propriamente parlando, può essere  per  se stessa appo Dio, come quelle che hanno un' infinita
perciò eterno, il quale non può star solo, ma richiede  per  una relazione necessaria Colui che lo pronuncia. Oltracciò
è in se stesso, il che non è agevole il far loro ammettere  per  l' imaginazione che giuoca in essi, e che dimanda che venga
Or quattro maniere si adoperano nelle divine scritture  per  esprimere la connessione di Cristo col Padre. Si dice che «
all' umanità di Cristo innalzata sopra tutte le creature  per  l' unione ipostatica col Verbo, e collocata vicino al trono
Ora nessuna di esse, presa in separato, sarebbe stata  per  sè idonea ad esprimere convenientemente la congiunzione del
quello che non può convenire alla divinità, e così si venga  per  esse ad intendere quanto di questa si debba pensare. Ora le
di dignità, tuttavia vi ha una relazione d' origine  per  la quale il Padre genera il Figliuolo, onde acconciamente
cose divine non può significare altro che quella relazione,  per  la quale il Padre genera il Figlio, ossia la proprietà di
all' Evangelista era opportuna questa espressione eziandio  per  significare con essa altre verità. Perocchè, volendo
Verbo; non trattasi d' un verbo accidentale, ma sussistente  per  sè, il quale, essendo appo Dio, doveva conseguentemente
quando era e dove era: e risponde che, essendo il Verbo  per  origine presso Dio, conveniva prima dimostrare che egli era
Verbo » », dimostrando che il Verbo come persona è l' Iddio  per  sè noto, il principio della dottrina teologale cristiana,
queste venendo annunziato agli uomini, questi assentendo  per  la grazia che gli illumina ad intenderle, sono trasportati
data del Verbo essente nel seno di Dio che lo pronuncia,  per  continuarsi a ragionare come esce alle opere sue ed alla
Dio fin dal principio, alle creature che furono fatte  per  esso, e quindi insegna, come osservò Leonzio, che il Verbo
posare sulla mala intelligenza di quelle parole: « omnia  per  ipsum facta sunt », separandole da quelle altre che le
acciocchè dicendo poi: « « Tutte le cose furon fatte  per  esso » » non s' intendesse che furon fatte per esso quasi
furon fatte per esso » » non s' intendesse che furon fatte  per  esso quasi per un istrumento distaccato da Dio Padre
esso » » non s' intendesse che furon fatte per esso quasi  per  un istrumento distaccato da Dio Padre creatore. L' essere
Evangelista preferì dire, che « tutte le cose furon fatte  per  esso », al dire esso fece tutte le cose? Quale è qui il
luogo dell' Apostolo dove parla del Padre: « Fidelis Deus  per  quem vocati estis in societatem filii ejus (1) ». E per ciò
per quem vocati estis in societatem filii ejus (1) ». E  per  ciò appunto, giusta l' esposizione di Sant' Ilario, l'
intransitiva, non indicava altra causa; laddove, qualora il  per  viene soggiunto ad un verbo costrutto attivamente, non
compagnia di causa, come in quel luogo dell' Apostolo «  per  quem fecit et saecula (2) ». Dove apparisce che Dio Padre
rimane egualmente solida. Dicevamo dunque che la parola  per  nel luogo di S. Giovanni: « omnia per ipsum facta sunt »,
dunque che la parola per nel luogo di S. Giovanni: « omnia  per  ipsum facta sunt », ha valore di significare compagnia di
operazioni; ma dee intendersi in un modo tutto divino,  per  modo che una ed identica sia l' operazione del Padre e del
si esprimono le divine, un valore novello. La particella  per  adunque fu istituita a significare o piuttosto indicare il
Iddio fece il mondo », ovvero « il mondo fu fatto da Dio o  per  Dio », cioè per mezzo di Dio causa efficiente del medesimo.
», ovvero « il mondo fu fatto da Dio o per Dio », cioè  per  mezzo di Dio causa efficiente del medesimo. In questo senso
efficiente del medesimo. In questo senso la particella  per  conviene egualmente a tutte tre le persone, potendosi dire:
il mondo fu fatto pel Verbo », egualmente che pel Padre, o  per  lo Spirito Santo. Nella maniera del pensare umano si
maniera di causa astratta si esprime usando la particella  per  co' verbi intransitivi. Lo stesso convien dirsi della causa
quindi anche questa causa materiale mediante la parola  per  co' verbi intransitivi o passivi. Quindi si dice egualmente
o passivi. Quindi si dice egualmente questa statua sussiste  per  la sua forma, ovvero sussiste per la sua materia. Ora in
questa statua sussiste per la sua forma, ovvero sussiste  per  la sua materia. Ora in questi due ultimi significati la
sua materia. Ora in questi due ultimi significati la parola  per  non si può applicare ad esprimere la creazione fatta da
non solo queste possono significarsi colla particella  per  col verbo intransitivo o passivo, ma ben anco col verbo
la costruzione esprime la causa principale, e la parola  per  esprime la causa subordinata ed istrumentale . Così si dice
ed istrumentale . Così si dice che « il falegname opera  per  l' ascia o per la pialla, lo scultore per lo scalpello,
. Così si dice che « il falegname opera per l' ascia o  per  la pialla, lo scultore per lo scalpello, ecc. ». E se si
falegname opera per l' ascia o per la pialla, lo scultore  per  lo scalpello, ecc. ». E se si vuol costruire passivamente,
causa, come a ragion d' esempio: « Questo scanno fu fatto  per  l' ascia e la sega del falegname; questa statua fu scolpita
l' ascia e la sega del falegname; questa statua fu scolpita  per  lo scalpello del tale autore », di maniera che le due cause
Non si può dare in alcun modo questo valore alla particella  per  nel luogo di S. Giovanni ove dice del Verbo « « tutte le
Giovanni ove dice del Verbo « « tutte le cose furon fatte  per  esso » », perchè il Verbo non è una causa subordinata al
ch' egli produce: onde si dice, a ragion d' es., che «  per  la mente l' uomo pensa », ovvero che « per la mente o per
d' es., che « per la mente l' uomo pensa », ovvero che «  per  la mente o per la scienza sua l' uomo compone un libro ».
« per la mente l' uomo pensa », ovvero che « per la mente o  per  la scienza sua l' uomo compone un libro ». Ma in Dio non v'
divina essenza, la quale opera. Il dire poi che Iddio opera  per  la sua propria essenza non è un parlare molto proprio,
quando si intenda dire con quella maniera che Iddio « opera  per  se stesso ». E quando si dice che Dio opera per la sua
« opera per se stesso ». E quando si dice che Dio opera  per  la sua sapienza o per la sua virtù, devesi intendere
». E quando si dice che Dio opera per la sua sapienza o  per  la sua virtù, devesi intendere egualmente che Dio opera per
per la sua virtù, devesi intendere egualmente che Dio opera  per  la sua essenza, ossia per se stesso, perchè la sapienza e
egualmente che Dio opera per la sua essenza, ossia  per  se stesso, perchè la sapienza e la virtù di Dio è la stessa
di parlare esattamente dicendo che Iddio creò il mondo  per  la sua sapienza e per la sua virtù, distinguendo questa
dicendo che Iddio creò il mondo per la sua sapienza e  per  la sua virtù, distinguendo questa sapienza e virtù parziale
nella stessa sapienza divina; nella quale, quello che è  per  noi raggio, trovasi esser sole infinito senza potersi in
il mondo pel suo Verbo », s' intende dire che creò il mondo  per  la sua sapienza essenziale, allora non si parla in senso
si suole attribuire al Verbo, perchè il Verbo procede  per  via d' intelletto e quindi vi ha una cotale affinità tra la
ideo appropriate dicimus quod Pater omnia operatur  per  Filium, id est per sapientiam suam. Et ideo dicit
dicimus quod Pater omnia operatur per Filium, id est  per  sapientiam suam. Et ideo dicit Augustinus quod hoc quod
hoc quod dicitur: « Ex quo omnia »appropriatur Patri, «  per  quem omnia »Filio, « in quo omnia »Spiritui Sancto (1) ».
significato di queste parole: « « Tutte le cose sono fatte  per  esso » » che non è appropriato, ma proprio: e questo
che il Verbo divino è la sussistenza dell' essere nota  per  se stesso: esso è oggetto, ma non oggetto ideale come sono
sotto due aspetti noi possiamo considerarlo: 1 come oggetto  per  essenza, che è quanto dire come luce; 2 e come sussistenza
dire ch' egli è costituito causa delle cose pel Padre, cioè  per  cagione del Padre che gli dà tutto l' essere medesimo di
considera come oggetto, cioè come l' essere luce, l' essere  per  sè noto, in tale aspetto dicesi con tutta proprietà che il
Ora se si considerano rettamente le predette parole, Omnia  per  ipsum facta sunt, appare ad evidenza che l' Evangelista ha
nella mente dell' artefice è la ragione dell' arca che sta  per  fare. Così adunque Iddio non fa nulla se non pel concetto
e così apparisce che tutte le cose che il Padre fa le fa  per  esso »(2) ». Sotto questo particolare aspetto di essere il
questo particolare aspetto di essere il Verbo l' oggetto  per  sè, lo considerarono quelli autori i quali trassero la
senza supporre che vi avesse un primo oggetto, un noto  per  se stesso, una luce in cui tutte le cose si vedessero; ma
del mondo, ma non giunsero neppure a conoscerlo come Iddio  per  sè cognito: dalla qual parte altresì difetta la dottrina
ed a quelli che lo conoscono, onde basta che sia conosciuto  per  esser glorificato (quando la libera volontà non si opponga
non hanno figura o tipo diverso da se stesse, qualora  per  sostanza s' intenda la sussistenza che è ciò che v' ha di
non può esser altro che lei stessa, in quanto essa è  per  sè intelligibile, per sè intesa. Non basta adunque a
che lei stessa, in quanto essa è per sè intelligibile,  per  sè intesa. Non basta adunque a dichiarare come il Padre
esemplare. Perocchè, quantunque sia vero che l' artefice,  per  esempio lo scultore, faccia la statua pel concetto che ne
operante egli stesso. All' incontro il Verbo, oltre essere  per  sè oggetto, e quindi contenere anche l' idea del mondo,
Se dunque si considera che il Verbo è la sussistenza divina  per  sè conosciuta, e conosciuta pienamente, perciò conosciuta
comune alle tre persone augustissime. Ed essendo l' essere  per  sè amabile, anche in quanto sussiste limitatamente, per l'
per sè amabile, anche in quanto sussiste limitatamente,  per  l' analogia che ha coll' essere sussistente
illimitatamente, perciò questa volontà non può mancare  per  tutto l' essere limitato possibile, possibile dico non
conosciuto in modo limitato ha bisogno della volontà divina  per  essere realizzato a cagione che egli non è necessario ma
Verbo. Ma perocchè il Verbo è la stessa sussistenza divina  per  sè nota e che ha in sè le cose finite per sè note, perciò
divina per sè nota e che ha in sè le cose finite  per  sè note, perciò questa sussistenza del pari ama in sè, e
ha del pari la stessa identica sussistenza, in quanto è  per  sè amata (ed è per sè amata in quanto è per sè nota),
stessa identica sussistenza, in quanto è per sè amata (ed è  per  sè amata in quanto è per sè nota), quindi anche lo Spirito
in quanto è per sè amata (ed è per sè amata in quanto è  per  sè nota), quindi anche lo Spirito Santo crea colla stessa
piuttosto, che il Padre crea pel suo Verbo, anzichè crea  per  lo Spirito Santo? Per una ragione analoga a quella per la
crea pel suo Verbo, anzichè crea per lo Spirito Santo?  Per  una ragione analoga a quella per la quale si dice che lo
crea per lo Spirito Santo? Per una ragione analoga a quella  per  la quale si dice che lo statuario fa la statua pel suo
persone sia quella che crea pel Verbo, che è ella stessa  per  sè nota. Una qualche analogia di questo fatto della
esseri, e così sia creato. In fatto, se l' immaginazione,  per  usare questo termine analogo, non può rappresentare un
tale, dee sussistere a se stesso e agli altri enti a cui ha  per  sua natura rapporto. Ma in Dio non può esservi
può esservi imperfezione, e ciò che vuole immaginare dee  per  conseguente essere pienamente vero, dee essere l' oggetto
se non sussistesse a se stesso e agli altri enti a' quali  per  sua essenza è legato. Dunque Iddio conviene che abbia
della notizia; e talora si prendono in un senso oggettivo  per  l' oggetto stesso della scienza, per la notizia posseduta.
in un senso oggettivo per l' oggetto stesso della scienza,  per  la notizia posseduta. Ora se si prende la sapienza in un
si dice che il Verbo è la virtù di Dio, perchè in esso e  per  esso Iddio crea, ossia vede le cose sussistere. Convien
la propria sussistenza, pronuncia un oggetto reale;  per  questo pronunciamento la sussistenza divina è divenuta
tanquam se ipsum dicens, Pater genuit Verbum sibi aequale  per  omnia » (anche nell' essere una persona). « Non enim se
relatività dell' essere; all' incontro Iddio è l' essere  per  se stesso, assoluto, infinito, onde l' azione sua termina
tempo o di natura) allo Spirito Santo. L' essere divino è  per  sè cognito perchè è per sè pronunciato ossia generato come
Spirito Santo. L' essere divino è per sè cognito perchè è  per  sè pronunciato ossia generato come oggetto per sè cognito,
perchè è per sè pronunciato ossia generato come oggetto  per  sè cognito, e come tale soggetto, persona. Ma nell' essere
e come tale soggetto, persona. Ma nell' essere divino  per  sè cognito, cioè nel Verbo, sono cogniti anche tutte le
nel concetto di essere. Ora, posciachè l' essere cognito è  per  sè amato, quindi sono per sè amati anche tutti i possibili
posciachè l' essere cognito è per sè amato, quindi sono  per  sè amati anche tutti i possibili enti finiti. Ma poichè la
di essere finito fisico, connesso fra sè nel miglior modo  per  l' ottenimento di tale scopo, e questo è il mondo creato.
essere finito così concepito ed ordinato, che nell' essere  per  sè noto è per sè noto anch' egli; non poteva essere che per
così concepito ed ordinato, che nell' essere per sè noto è  per  sè noto anch' egli; non poteva essere che per ciò stesso
per sè noto è per sè noto anch' egli; non poteva essere che  per  ciò stesso non avesse il suo realizzamento. Così la facoltà
unisce e quasi porta se stesso nell' oggetto conosciuto  per  realizzarlo. E` un atto completo d' intendimento dove la
logico di relazioni. Poichè essendo il Verbo l' essere  per  sè noto, quindi posto dal Padre per sè oggetto, l' essere
il Verbo l' essere per sè noto, quindi posto dal Padre  per  sè oggetto, l' essere non può essere amato prima d' essere
posteriore d' origine alla generazione ed alla spirazione  per  cui è lo Spirito Santo, e posteriore all' amor divino,
è lo Spirito Santo, e posteriore all' amor divino, quindi  per  un atto di libera volontà . Iddio dunque crea le cose
di questo pronunciamento sia nel Verbo, in cui le cose sono  per  sè note, e quindi nel Verbo e pel Verbo sono fatte. Il
sussistente in tre persone crea pel Verbo, perocchè crea  per  l' essere conosciuto, giacchè non potrebbe creare se non
dee creare; crea nel Verbo giacchè pronunciando ciò che è  per  essenza in quest' oggetto, che è il Verbo, le cose
sieno anch' esse generate in senso proprio della parola, ma  per  la povertà della lingua greca che dice egualmente generato
delle creature. E così anche S. Paolo disse che « omnia  per  ipsum et in ipso creata sunt, et ipse est ante omnes, et
ed aggiunge che le porta colla parola della sua virtù,  per  indicare che anch' egli il Verbo è creatore, e non è
quale è assolutamente. Onde S. Giovanni nell' Apocalisse,  per  indicare questa doppia esistenza delle cose contingenti,
et verus non si rappresenta il Verbo solamente come oggetto  per  sè noto, e lume in astratto, ma come oggetto personale ed
gli conviene nel modo più assoluto, perchè egli è l' essere  per  sè noto e conseguentemente l' intelligibilità stessa.
ha due quasi parti o modi: poichè ella, o è interna, infusa  per  grazia mediante una comunicazione immediata del Verbo o de'
(persona Filii) secundum rationem virtutis activae, et  per  modum sapientiae quae est ratio eorum quae fiunt (2) ». E
ancora la personalità del Verbo, perchè si possa indurnela  per  illazione, quando pur la mente umana abbia tanta saldezza
che S. Giovanni disse più con una sola parola, « omnia  per  ipsum facta sunt », che non dicesse Mosè con molte (3);
sussistenza divina comune alle tre persone; come oggetto, è  per  sè intelligibile, e l' intelligibilità contiene la ragione
non può passare dal non essere all' essere se non  per  un' azione creante, per la volontà creante, senza che l'
dal non essere all' essere se non per un' azione creante,  per  la volontà creante, senza che l' idea ancora le prescriva
prodotta sul tipo di alcuna idea, non ha tipo; non è dunque  per  l' idea che esiste, ma è prodotta immediatamente dall'
è nell' idea compresa; quindi l' artefice ricorre all' idea  per  formarla, e così si dice che la forma per «l' idea (2) ».
ricorre all' idea per formarla, e così si dice che la forma  per  «l' idea (2) ». La sussistenza adunque, ogni sussistenza si
Verbo come a principio in quanto il Verbo è oggetto, cioè  per  sè noto, per sè intuibile. Iddio dunque creò la sussistenza
a principio in quanto il Verbo è oggetto, cioè per sè noto,  per  sè intuibile. Iddio dunque creò la sussistenza delle cose
E però quantunque S. Giovanni, dicendo: « « Omnia  per  ipsum facta sunt » », venga ad abbracciare ogni cosa creata
ha distinzione dall' una all' altra nell' opera che stanno  per  intraprendere, giacchè tutte e tre si eccitano a far l'
altra inferiore, e che si riducono alle stesse relazioni  per  le quali sono persone distinte. Così il Figliuolo conosce
nello stesso Spirito Santo, che è la sussistenza divina  per  sè amata; e quindi altro non vi è nella Triade eccetto le
« « le parole predette: Tutte le cose sono fatte  per  esso , apparisce con evidenza che l' Evangelista favellò
nella mente dell' artefice è la ragione dell' arca che sta  per  fare. Così adunque Iddio non fa nulla se non pel concetto
e così apparisce che tutte le cose che fa il Padre, le fa  per  esso » ». Ora, le ragioni, le forme, i concetti delle cose
nel Padre, il Padre ha in sè il Verbo, cioè la sussistenza  per  sè nota, e però il Padre niente mutua dal Verbo in modo che
stesso modo, perocchè lo Spirito Santo, che è l' essere  per  sè amato, comunica l' amore soprannaturale agli uomini.
factum est in ipso vita erat, intendendo quell' in ipso  per  in ipso Verbo, reca la stessa dottrina in queste parole:
l' Evangelista discende a parlare in ispecie degli uomini,  per  salute dei quali egli scrive l' Evangelio, e a dimostrare
l' Evangelio, e a dimostrare che cosa il Verbo ebbe fatto  per  essi, o piuttosto che cosa è il Verbo per essi. Dichiara
Verbo ebbe fatto per essi, o piuttosto che cosa è il Verbo  per  essi. Dichiara adunque colle indicate parole qual sia l'
uomini, nè potrebbe esser luce agli uomini se non fosse  per  sè luce; solo essendo luce per sè ed a sè, egli poteva
agli uomini se non fosse per sè luce; solo essendo luce  per  sè ed a sè, egli poteva esser luce agli altri, e non solo
e formazione dell' uomo. Perocchè la generazione si fa  per  un pronunciamento intellettivo del Padre, col quale il
oggetto ossia luce sussista come vita, cioè come persona  per  sè vivente. All' incontro nella creazione e formazione
di quella parola, di maniera che la parola vita non indica  per  sè alcun soggetto, alcuna persona. Ritenendo adunque la
i quali tutti appunto perchè soggetti hanno vita; ma  per  sè la parola vita non esprime più un soggetto che l' altro,
e la vita » », soggiunge: « « Niuno viene al Padre se non  per  me »(3) ». E nel testo greco in queste parole vi ha l'
laddove in questo si dice semplicemente che il Verbo non è  per  avventura cosa morta, ma avente la vita. E non dicendosi
piante sentimento, attribuiscono loro nondimeno la vita  per  un' analogia con ciò che osservano avvenire negli animali,
dicesi vita. Ora nelle piante vi ha pure vegetazione, e  per  questo si suol dire che vivano, benchè quella vegetazione,
nè sentirebbe, nè sarebbe principio d' alcun sentimento, nè  per  conseguente sarebbe. Dunque l' uomo non ha la vita in se
non avesse bisogno della materia e dell' idea dell' essere  per  vivere della sua doppia vita sensibile e intelligibile,
di essa, e però ad essa straniera come nell' uomo, in cui  per  conseguente la persona è distinta realmente dalla natura.
identico a ciascuna delle tre divine persone; come tuttavia  per  appropriazione si attribuisca piuttosto una che l' altra di
sentimento e la triplice vita, di cui abbiam favellato.  Per  appropriazione poi il sentimento semplice, ossia la vita
dunque vedere come ciascuna persona divina concorra  per  sua parte a costituire una delle tre vite da noi distinte
tempo essenzialmente oggetto. Questa sussistenza, come è  per  sè intelligibile ond' è anco oggetto inteso e persona, così
intelligibile ond' è anco oggetto inteso e persona, così è  per  sè amabile nella sua intelligibilità, onde è anco per sè
è per sè amabile nella sua intelligibilità, onde è anco  per  sè amata. Il Padre che pronuncia il Verbo, cioè la
di un tale amore, cioè la sussistenza divina  per  sè nota e per sè amata in conseguenza dell' amore della
di un tale amore, cioè la sussistenza divina per sè nota e  per  sè amata in conseguenza dell' amore della sussistenza
a tutte e tre le divine persone. Dopo aver noi veduto,  per  quanto ci è dato, quale sia la vita che è nel Verbo,
Eutimio (1) stimano che S. Giovanni dica nel Verbo è vita,  per  dimostrare che il Verbo conserva e governa le cose, non
conserva e governa le cose, non pure le crea, intendendo  per  vita quel vigore che il Verbo imprime in tutte le cose, e
è vita, viene a dire che egli non fa e produce le cose  per  una cieca necessità di natura, ma per volontà ed
fa e produce le cose per una cieca necessità di natura, ma  per  volontà ed intelletto, onde anche sapientemente e
intelligente: non è oggettiva, perocchè essa non è oggetto  per  sè sola e s' intende soltanto nell' oggetto o idea che vi
quod factum est in ipso (Verbo), vita erat, ne abusarono  per  sostenere i loro errori. Questi sono due: Il primo
alla divina essenza, senza considerazione delle persone, e  per  approssimazione al Padre, nel quale l' essenza divina
se non aggiungendovi la considerazione del Verbo che è  per  sè oggetto. E questo viene a dire l' Evangelista colle
rende intelligenti. Se il Sacro Scrittore non avesse avuto  per  iscopo d' insegnare la creazione ed istituzione degli
della vita in significato oggettivo, la quale, essendo  per  sè oggetto, fosse luce alle umane intelligenze, e così
(in ordine logico) al Verbo generato; che, essendo  per  sè oggetto, può solo divenir luce degli spiriti creati, e
il termine dell' umana intelligenza, che è l' essere ideale  per  sè oggetto, è un' appartenenza del Verbo divino, benchè non
o sia fatto onnipotente. Ma in quelle che si dicono di lui  per  comparazione a noi, ovvero nell' uno e nell' altro modo, si
le divine persone. Di più l' essenza vitale di Dio, oggetto  per  sè noto, per sè inteso, è anche per sè amata, e quindi la
Di più l' essenza vitale di Dio, oggetto per sè noto,  per  sè inteso, è anche per sè amata, e quindi la vita per sè
vitale di Dio, oggetto per sè noto, per sè inteso, è anche  per  sè amata, e quindi la vita per sè intesa, per sè amata, è
noto, per sè inteso, è anche per sè amata, e quindi la vita  per  sè intesa, per sè amata, è sollevata dalla spirazione unica
è anche per sè amata, e quindi la vita per sè intesa,  per  sè amata, è sollevata dalla spirazione unica del Padre e
non perchè ella non sia dell' essenza divina, ma perchè ha  per  condizione l' oggetto e la forma oggettiva dell' essere che
o Verbo; la vita morale che è pure dell' essenza divina, ma  per  appropriazione attribuita allo Spirito Santo, perchè ella
attribuita allo Spirito Santo, perchè ella ha  per  condizione l' oggetto per sè amato, e la forma dell'
Spirito Santo, perchè ella ha per condizione l' oggetto  per  sè amato, e la forma dell' amabilità dell' essere è propria
è vita7oggetto, e di più è oggetto vitale e sussistente  per  sè amabile e per sè amato. Da questo procede: 1 Che nelle
e di più è oggetto vitale e sussistente per sè amabile e  per  sè amato. Da questo procede: 1 Che nelle parole di S.
onde la vita intellettuale, ma di più è vita7luce  per  sè amata nello Spirito Santo, onde viene la vita morale.
parola verbo indica oggetto pronunciato, e l' oggetto, se è  per  sè oggetto, è luce della mente, onde significa un verbo che
e materiali degli idolatri; e S. Pietro usa la frase: «  per  Verbum Dei vivi (3) », attribuendo la vita a Dio, cioè al
uomo fu fatto in anima vivente (1) » », conviene intendere  per  questo spiracolo della vita quella vita che è la luce e che
altro che si manifesti se non il lume, il quale è visibile  per  se stesso, e l' altre cose per lui che le illumina. E
il lume, il quale è visibile per se stesso, e l' altre cose  per  lui che le illumina. E posciachè quello che si conosce
di dire del divin Verbo, il quale è luce, o vita lucente  per  se stessa. L' uomo adunque fu istituito ad imagine di Dio,
Eva furono dotati di doni soprannaturali, e di quello che è  per  natura sua soprannaturale, cioè della grazia, di modo che
istituito da Gesù Cristo, o in che differisse. Lasciando  per  intanto questa seconda questione, parmi poter sciogliere la
nel Cristiano è del tutto attuale ed indelebile; e forse  per  questo non si dice espressamente nelle Scritture che i
il peccato, ma alla prima sua istituzione. Egli sembra che  per  questo appunto l' Apostolo chiami rinnovazione dell' uomo
può perderla, com' è avvenuto ad Adamo: e perciò non era  per  se stesso incorruttibile ed immortale, come non era
ma la grazia di Cristo, e comunicata al Cristiano da Cristo  per  mezzo del suo spirito, è un ajuto, col quale si opera il
a vestire l' uomo nuovo, e spogliare il vecchio, allora  per  quest' uomo nuovo s' intende Cristo, e quelle parole
principii, che l' uomo non fa nulla di bene soprannaturale  per  sè, ma che tutto il bene lo fa Cristo in lui e con lui, e
se stesso. E come il Leone potentissimo di Giuda divora,  per  così dire, nel cuore dell' uomo l' uomo stesso, facendo che
colle quali ottenere il compiuto suo bene. Adamo era creato  per  godere della felicità naturale, entro i limiti della
della felicità naturale, entro i limiti della giustizia, e  per  passare poi gradatamente ad una felicità soprannaturale,
l' azione buona ed ordinata, quantunque l' azione abbia  per  oggetto cosa materiale e non morale, come il mangiare e il
è quando l' uomo si occupa direttamente d' un oggetto  per  sè morale, come di Dio, e della virtù prendendola per fine.
per sè morale, come di Dio, e della virtù prendendola  per  fine. Ora questa seconda specie di moralità era quella a
a dilatarsi nell' infinito, e ad abdicare se stessa  per  lasciare il governo dell' uomo e il principio dell'
pel peccato, l' essersi reso l' uomo inetto al fine  per  cui fu creato. Da questo principio muove S. Paolo nella sua
Onde quella che peccò fu la natura umana in Adamo;  per  la qual cosa il peccato originale ne' posteri dicesi «
e la volontà come natura morale può rendersi difettosa  per  un agente disordinato che la disordina, quale nel caso
in modo da esser sottratta alla dominazione dell' uomo, o  per  dir meglio alla libertà determinantesi pel bene; la qual
gli chiama inescusabili. E rispetto a questo gli accusa  per  due capi. Dice in primo luogo che col lume della ragione
contemplatrice dell' universo, e ad essa fossero ricorsi  per  ajuto, ella avrebbe loro sovvenuto nella sua essenziale
reprobo senso, il quale, già originalmente viziato, divenne  per  la volontaria corruzione viziato ancor di più e privo dell'
viene distrutto. [...OMISSIS...] . Ora a questo è impotente  per  sè l' uomo concepito in peccato, e perciò l' uomo non può
posseduto ed investito. Così, nel congiungersi al demonio  per  mezzo del cibo, aspirò alla somma grandezza fisica ed
poteva innalzarsi alla percezione sempre maggiore di Dio  per  mezzo della fedele ubbidienza che avesse prestato alla sua
voler solo la propria grandezza fisica ed intellettuale, e  per  ottenerla, senza la suggezione alla legge morale, tentò di
Avviene però che il fedele rare volte cerca miracoli  per  sè, e quasi sempre li desidera perchè i popoli conoscano
sè, e quasi sempre li desidera perchè i popoli conoscano  per  essi la verità evangelica: egli che già crede non ne ha
accadono quando sembrano necessarii agli uomini apostolici  per  diffondere alle nazioni infedeli l' evangelica verità. Del
rimanente può anche accadere che si desiderino i miracoli  per  aumento della pietà o per la glorificazione dei santi; e se
che si desiderino i miracoli per aumento della pietà o  per  la glorificazione dei santi; e se sorge nel cristiano
avviene ancora ove il santo desiderio insorga nell' animo  per  qualsiasi altro onesto motivo, e quel desiderio sia
dimandarla conseguentemente senza esitazione, se non nasce  per  una speciale ispirazione di Dio o non vi abbiano i motivi
il possesso ch' egli ha di tutte le cose, lo ha in Cristo e  per  Cristo che è in lui, onde si considera come un figlio di
Dei et justitiam ejus et haec omnia adjicentur vobis (2) ».  Per  le quali cose l' Apostolo descrive il ministro di Cristo
quando Iddio non muova e chiami all' opere straordinarie; e  per  l' opposto è l' intraprendenza e il coraggio perseverante
di Cristo, non possono essere inquieti e solleciti  per  ottenere umani avanzamenti e ricchezze, ma vivono nel loro
tranquilli. Ma nè pure il cristiano esce dalla sua quiete  per  intraprendere di proprio moto e senza conoscer prima la
di umiltà, pel quale sa di essere un nulla e di nulla  per  se stesso capace. Di poi perchè non ignora che Gesù Cristo,
lui e il qual solo può fare in lui e con lui le cose grandi  per  la divina gloria, se le volesse, gliene darebbe l' impulso
intraprendenza, il coraggio, la perseveranza del Cristiano  per  la salvezza delle anime e per l' opera più stupenda di
la perseveranza del Cristiano per la salvezza delle anime e  per  l' opera più stupenda di carità non ha limiti. Già egli
essere nel primo uomo, perchè egli non era annientato  per  lasciare in sè luogo a Cristo; ma Adamo viveva della vita
fisica7intellettuale7morale dell' uomo con Cristo,  per  la quale Cristo diviene il capo, i fedeli le membra che dal
essi, procedessero essi pure dal Padre. « In Christo Jesu  per  Evangelium ego vos genui (2) ». Generare in Cristo è lo
il principio supremo dell' operare, ossia suscitando  per  la sua congiunzione coll' uomo una nuova attività nell'
rinnovarsi l' intera natura umana e tutto ciò che è fatto  per  essa, giacchè, ottenuto il fine, non possono, secondo la
quae in coelis et quae in terra sunt, in ipso (3) ». Dove  per  quelle cose che sono ne' cieli s' intendono le spirituali,
macchie, perviene al cospetto di Dio nel Cielo de' Cieli.  Per  le cose poi che sono in terra deve intendersi il corpo
suo tempo saranno restaurate, e già incominciano ad essere  per  la Provvidenza che le guida e rivolge a favore di quelli
riformato e fatto anch' egli degno della vita di Cristo; ma  per  la sua congiunzione collo spirito incorporato in Cristo, e
la sua congiunzione collo spirito incorporato in Cristo, e  per  l' influenza dell' umanità di Cristo, come vedremo in
o che egli fa. Basta aprire le scritture degli Apostoli  per  abbattersi in questa fecondissima espressione in Christo,
contenendo il seme dell' immortalità ed essendo veramente  per  sè immortale ed eterna. Onde S. Paolo diceva ai Romani
mortale, corruttibile e corrotta ricevuta da Adamo  per  via di naturale generazione; e la vita di Cristo a noi
naturale generazione; e la vita di Cristo a noi comunicata  per  la generazione soprannaturale. Alle quali due maniere
conto, come sua propria vita. La frase poi esse in spiritu,  per  opposto di esse in carne, significa appunto la perfetta
che solo col ricevimento della grazia di Cristo, e non  per  la sola impressione del carattere, e molto meno per una
e non per la sola impressione del carattere, e molto meno  per  una cognizione esterna priva della fede o della carità, si
nequitiae in coelestibus (2) ». E dice in coelestibus  per  significare la parte superiore dell' uomo, cioè la volontà,
S. Pietro, « non ex semine corruptibili sed incorruptibili  per  Verbum Dei vivi et permanentis in aeternum; quia omnis caro
colle quali virtù si tiene in suggezione la carne, e ne dà  per  ragione: « quia adversarius vester diabolus tamquam leo
Cristo disse agli Ebrei: « Vos ex parte diabolo estis (3) »  per  indicare la loro consumata malizia comunicata loro dal
Cristo; nel qual pensiero erano pur venuti gli Ebrei; e  per  indicare l' ultimo grado di malizia del discepolo
più o meno dell' uomo adamitico, e solo Gesù Cristo  per  se stesso è inaccessibile al demonio, onde potè dire: «
Maria SS fu certamente immune da ogni invasione del diavolo  per  grazia singolare ricevuta dal Figliuolo di cui ella era
la volontà suprema, l' uomo è imperfetto, ma salvo tuttavia  per  Cristo, e non sarà in lui distrutto dal fuoco se non quello
Ora S. Paolo enumera specialmente le armi che valgono  per  ottenere il primo effetto in queste parole: [...OMISSIS...]
come colui che dee viaggiare, cioè sia pronto a far viaggio  per  cagione dell' Evangelio o debba egli esulare per la
viaggio per cagione dell' Evangelio o debba egli esulare  per  la persecuzione, o sia chiamato ad annunziare il Vangelo ad
iniquo, cioè dal demonio. E chiama queste saette di fuoco,  per  la loro sottigliezza e nequitosità, e per rammentare la
saette di fuoco, per la loro sottigliezza e nequitosità, e  per  rammentare la perdizione a cui sono destinate nel fuoco
istanza [...OMISSIS...] . Questa assidua orazione dee farsi  per  sè e per tutti i santi, cioè per tutti i fedeli che
. Questa assidua orazione dee farsi per sè e  per  tutti i santi, cioè per tutti i fedeli che costituiscono
assidua orazione dee farsi per sè e per tutti i santi, cioè  per  tutti i fedeli che costituiscono insieme un solo corpo di
un solo corpo di cui è capo Gesù Cristo, e particolarmente  per  i ministri evangelici, acciocchè Iddio conceda loro il dono
la vigilanza cristiana nello spirito d' orazione,  per  la quale l' uomo sta continuamente svegliato a ricevere le
ed attento sopra se stesso e su tutte le sue operazioni  per  evitare ogni offesa di Dio, ed ogni mal passo. « Igitur non
se stesso, dandole della propria vita. Il demonio cerca  per  opposto sedurla operando nell' animalità, e col gioco de'
la carne rendere inutili gli sforzi dell' inimico  per  rinforzarla, il qual nemico d' altra parte viene ad essere
la sola carne formi l' uomo, o perchè si debba intender  per  esso la sola vita animale, ma perchè nell' ordine naturale
soggettivo, radicalmente animale, si fa razionale  per  l' intuizione dell' essere, col quale ragiona sulle cose
sapienza e perfezione che sussista una cosa senza fine.  Per  questo già all' intimazione del precetto dato ad Adamo vi
aveva tolto a correre una sfida con Dio. Perocchè Iddio,  per  mettere alla prova la soggezione e fede degli Angeli, aveva
così renderlo oggetto d' adorazione agli angeli stessi, che  per  natura sono tanto più eccellenti dell' uomo. Alla qual
amorevole dalla parte di Dio era d' altra parte opportuno  per  dar all' uomo occasione di sollevarsi al Creatore
conchiuse esser cosa migliore il divenire pari a Dio  per  grandezza naturale, cioè fisica, e intellettuale, come le
e disordinare l' umana natura, che rimase in tal guisa, e  per  giustizia divina, e per fragilità umana, e per istrazio
natura, che rimase in tal guisa, e per giustizia divina, e  per  fragilità umana, e per istrazio diabolico, soggetta alla
tal guisa, e per giustizia divina, e per fragilità umana, e  per  istrazio diabolico, soggetta alla morte. L' uomo naturale
il capo al serpente (2). In questa Vergine s' incarnò  per  opera di Spirito Santo il Verbo, e così l' uomo che ne
Gli altri uomini morendo pagavano la pena del peccato;  per  essa erano disfatti da uomini perdendo la vita soggettiva;
Ai suoi parenti, che lo esortavano a recarsi nella Giudea  per  farsi conoscere, rispose: « Non potest mundus odisse vos:
secondo gli istinti di questa vita, non ha più in se stesso  per  avversario un altro uomo, ma solamente delle forze nemiche
se stesso, cioè gli interessi proprii soggettivi,  per  non vivere che a seconda dell' oggetto; e quindi esigendo
non la fisica e l' intellettuale, ma che anzi sopportasse  per  la giustizia l' estremo dei patimenti e la morte. Il Padre
l' estremo dei patimenti e la morte. Il Padre celeste,  per  la ragione appunto che amava il Verbo incarnato d' un amore
il Figliuolo a tanto patimento senza una necessità?  Per  rispondere a questa difficoltà conviene prima di tutto
dello Spirito Santo, che è l' essere oggettivo amato  per  se stesso, procede dal Padre per mezzo del Figliuolo per
l' essere oggettivo amato per se stesso, procede dal Padre  per  mezzo del Figliuolo per modum voluntatis, come dicono i
per se stesso, procede dal Padre per mezzo del Figliuolo  per  modum voluntatis, come dicono i Teologi, giacchè amare e
stesso, onde l' essere oggetto persona, amato ossia voluto  per  se stesso dalla sussistenza, cioè dal Padre, è lo Spirito
divinità sussistente in tre forme persone. A questa volontà  per  tanto si riferiva Gesù Cristo quando diceva di cercare non
una sola spirazione, lo Spirito Santo; di volere l' essere  per  sè voluto, per sè amato. Quest' essere adunque, in quanto è
lo Spirito Santo; di volere l' essere per sè voluto,  per  sè amato. Quest' essere adunque, in quanto è infinitamente
verso l' essere stesso, sia in Dio dov' è assolutamente e  per  essenza, sia negli uomini dov' è contingente, relativo e
della vita temporale, la quale è passeggiera e momentanea,  per  modo che nulla si debba riputare il getto di questa pel
debba riputare il getto di questa pel guadagno di quella.  Per  adempire dunque questo mandato, e mostrare il suo amore al
[...OMISSIS...] . Il che è quanto dire che non moriva  per  necessità di giustizia, giacchè il demonio, che in lui non
uomini. Ma che egli nulladimeno moriva non costretto, ma  per  ispontaneo amore al Padre: il quale amore tuttavia era una
di Cristo trovasi la conferma di quanto abbiamo detto: «  Per  questo, dice, mi ama il Padre, perchè io depongo l' anima
dice, mi ama il Padre, perchè io depongo l' anima mia  per  riprenderla ». Ora l' amore, che il Padre ha al suo Verbo
amato, e non in quanto è Verbo cioè oggetto sussistente  per  sè cognito, è la persona dello Spirito Santo, la quale
Figliuolo, a capello in accordo col Padre, non la dimette  per  dimetterla, ma per riassumerla dimessa; e in questo ancora
in accordo col Padre, non la dimette per dimetterla, ma  per  riassumerla dimessa; e in questo ancora è amato dal Padre,
è amato dal Padre, e in questo ancora ama il Padre: «  Per  questo mi ama il Padre, perchè io depongo l' anima mia per
Per questo mi ama il Padre, perchè io depongo l' anima mia  per  assumerla di nuovo. Nessuno me la toglie; ma io la pongo da
altresì alla risurrezione del Figliuolo: il male ed il bene  per  amore egualmente; e l' amore del Padre che vuole, è l'
un' appendice, un compimento di questo. Fra le ragioni,  per  le quali il Padre permise che il suo Figliuolo incarnato
rimprovera alla turba stessa che volesse ammazzarlo (2),  per  indicare che, quantunque la turba a cui favellava non
degli uomini, e morire calunniato e perseguitato  per  la giustizia, il che è appunto il maggiore esercizio e
loro nulla che potesse restituirli in vita, erano morti  per  sempre. Ma la morte di Cristo non era atto di giustizia,
era abbandonato sino alla fine nelle mani del Padre suo; e  per  quella illimitata confidenza non aveva sottratto se stesso,
una generosità illimitata ed eroica. Ma il Padre  per  un istante lo abbandonò, non lo protesse contro i suoi
colla divinità in modo che si poteva dir veramente,  per  la comunicazione degli idiomi, che Dio stesso aveva patito
persona. Questa comincia nel tempo a fruire di tal gloria  per  una cotale partecipazione, quando il Verbo la fruì ab
resurrexit a mortuis primitiae dormientium: quoniam quidem  per  hominem mors et per hominem resurrectio mortuorum. Et sicut
primitiae dormientium: quoniam quidem per hominem mors et  per  hominem resurrectio mortuorum. Et sicut in Adam omnes
concordi. Questa imagine viene adoperata nelle Scritture  per  indicare la stabile, perpetua e reale unione di Cristo co'
non possit compati infirmitatibus nostris; tentatum autem  per  omnia pro similitudine absque peccato (3). » Dove è da
ella ritenga una positiva cognizione di esso, la quale,  per  la legge della simpatia che è fra individui aventi una
dovutagli piuttosto come impetrata con umili preghiere, che  per  giustizia meritata: o certo nell' uno e nell' altro modo.
sacerdotium. Unde et salvare in perpetuum potest accedentes  per  semetipsum ad Deum, semper vivens ad interpellandum pro
dalla quale risorse glorioso, fu accettevole ed efficace  per  sempre a rimettere i peccati e salvare gli uomini.
sempre Cristo quello che in essi opera quando sacrificano,  per  modo che un solo Cristo in tutti essi è il vero
meritata, non era una soddisfazione che dovesse dar Cristo  per  i proprii peccati; ma era un credito ch' egli acquistava
di doni da distribuire agli uomini stessi da lui liberati  per  giusta conquista. Laonde Cristo stesso avea detto agli
che pregherà il Padre, mostrando che come uomo egli impetra  per  gli altri uomini il dono dello Spirito Santo, di cui siamo
gli altri uomini il dono dello Spirito Santo, di cui siamo  per  conseguente obbligati all' umanità di Gesù Cristo, che dopo
in ogni suo desiderio, pregò mosso dalla sua carità  per  noi, e il priego che manifestava il suo desiderio non
erit: giacchè lo Spirito Santo non si può conoscere se non  per  lo Spirito Santo, onde il mondo non lo vede e non lo
Santo caparra della loro gloria futura: [...OMISSIS...]  Per  le quali cose S. Paolo attribuisce alla risurrezione di
fu però attuata e compiuta mediante la risurrezione;  per  la quale Cristo acquistò la signoria sopra di noi, e potè
loro stato pel presente godimento a cui fossero ammessi, ma  per  la speranza, perchè « spes illorum immortalitate plena est
la risurrezione sembrerebbe inutile il pregare pei morti  per  la remissione de' loro peccati. E le parole son queste:
la nostra felicità, la nostra speranza di felicità, si fa  per  essa dipendere dalla risurrezione: la remissione stessa dei
dipendere dalla risurrezione medesima. Ora noi sappiamo  per  fede che l' anima separata dal corpo, se non ha macchia di
non dovessero risorgere, mentre pure giova intercedere  per  le anime purganti acciocchè cessi presto il tormento, e
ed abbandonata intieramente a se stessa; a ciò che ella ha  per  natura sua, senz' altra aggiunta o azione esteriore: 2 Che
altra aggiunta o azione esteriore: 2 Che cosa s' intende  per  la risurrezione, opera del nostro Gesù Cristo, che cosa s'
che hanno sempre bisogno di qualche segno sensibile  per  esser pensati. Ella dunque non ritiene se non l' intuizione
non avrebbe alcun sentimento, in quanto questo si definisce  per  la forma reale dell' essere; e però sarebbe senza alcuna
e il loro ferreo ed eterno sonno. Questa fu una delle cause  per  le quali alcuni filosofi, che non ricevettero il lume della
santi, e dice di questi che nella risurrezione vivranno  per  non più morire. Perocchè, avendo i Sadducei proposta la
di chi sarebbe nella resurrezione la donna che avesse avuto  per  mariti successivamente sette fratelli, Cristo risponde
sint filii resurrectionis (4): » e nulla disse dell' anima  per  sè sola considerata, nè tampoco de' reprobi che pure
è quella che dà ai giusti l' immortalità; la seconda è, che  per  la risurrezione i giusti sono figliuoli di Dio, tolti per
per la risurrezione i giusti sono figliuoli di Dio, tolti  per  conseguente da ogni pena o sequela del peccato, fatti
però che a Dio tutti vivono, omnes enim vivunt ei,  per  indicare che Iddio ha virtù di far tornare a vita tutti
(3). Veniamo alla seconda questione: che cosa s' intenda  per  la resurrezione che opera nostro Signor Gesù cristo ne'
altrove ci accadrà di parlare più estesamente. Ma lasciando  per  un momento da parte questa misteriosa vita, conviene
corpo naturale può aggiungere un' altra realità, che tenga  per  essa luogo del proprio corpo. Il qual termine noi stimiamo
quelle parole: « « il pane che io darò, è la mia carne  per  la vita del mondo »(3), » cioè la mia carne, sotto forma di
anima sua potessero patire, come abbiamo detto, e dividersi  per  morte; il che non toglieva che la vita immortale e gloriosa
Santo, e preda del demonio: in Cristo, perchè Cristo  per  la sua magnanimità, come abbiamo detto, volle prendere su
altra vita nascosta e al tutto misteriosa: e questa vita è  per  comunicarsi al mondo, dat vitam mundo: dà al mondo, che ha
il Padre e meritato colla sua passione e morte, di cui  per  questo pure è la vivente memoria, perchè egli dura e vive
che questa maniera occulta di vita comunicandosi agli altri  per  modo di cibo, suppone che essi già vivano: ed è per ciò che
altri per modo di cibo, suppone che essi già vivano: ed è  per  ciò che l' eucaristia non si può ricevere se non da quelli
acqua viva della fede, come la farina pure divenuta pane  per  l' acqua. Per questo si suol dire giustamente che l' acqua
della fede, come la farina pure divenuta pane per l' acqua.  Per  questo si suol dire giustamente che l' acqua nel calice
unisce strettamente e s' incorpora a Cristo, il che avviene  per  la fede viva di esso popolo: l' acqua rappresenta dunque il
e gli darò finalmente me stesso a suo nutrimento,  per  guisa che egli vivrà della mia vita, di quella vita che io
avrà più sete, perchè io gli darò me stesso a sua bevanda  per  guisa ch' egli pure vivrà di quella vita che io ho sotto la
non voglia più bere di quest' acqua; ma non avrà più sete  per  penuria di essa acqua; non vi avrà più pericolo che quest'
giorno restituirà la vita naturale che aveano perduta  per  insidia del demonio col peccato del primo uomo; A quelli
in Lui. Attesa questa vita eterna di cui l' anima è dotata  per  la grazia di Cristo, nel quale ella è incorporata, non s'
judicabit Deus occulta hominum, secundum Evangelium meum  per  Jesum Christum (4). » E tuttavia anche questa si
pel quale durano in essere ed operano, ed ancora la ragione  per  la quale certi uomini sembrano incontrare nella vita minori
prima che l' uman genere si separasse in nazioni, e  per  gli Ebrei erano le rivelazioni speciali e tradizioni orali
quegli che avrà mangiato, vivrà in eterno. Se la Fede basta  per  avere la vita eterna, come poi mette per condizione all'
Se la Fede basta per avere la vita eterna, come poi mette  per  condizione all' uomo per vivere eternamente, ch' egli mangi
la vita eterna, come poi mette per condizione all' uomo  per  vivere eternamente, ch' egli mangi del pane della vita? E
. » E` dunque da dirsi che questa fede in Cristo trae seco  per  natural conseguenza il desiderio del battesimo e degli
quando non può essere soddisfatto, basta all' uomo  per  l' eterna salute. Ma in tal caso, in qual modo Cristo dice
in se stessi: e che il pane che egli darà è la sua carne  per  la vita del mondo, [...OMISSIS...] ovvero, come dice il
come dice il testo greco « « è la mia carne che io darò  per  la vita del mondo » », [...OMISSIS...] quasi dicendo:
glorioso: dice che lo avrebbe bevuto « con esso loro »,  per  indicare la partecipazione ad essi della sua vita
ripetendo: [...OMISSIS...] Nelle quali parole Cristo mette  per  condizione ad avere in se stessi la vita il mangiare la
renderli atti alla visione di Dio; la fede loro era  per  essi il titolo, con cui sono morti, di un diritto ad rem,
. » Vede in quelle parole il mistero, e non osa quasi  per  riverenza svelarlo; non osa per la profondità sua
il mistero, e non osa quasi per riverenza svelarlo; non osa  per  la profondità sua investigarlo: perocchè veramente ella è
cattolica Chiesa. Che se noi osiamo favellarne, è solo  per  la persuasione in cui siamo che così voglia Iddio in questo
cioè che la porti a' celesti comprensori, egli prega  per  le anime dei defunti non ancora pervenute allo stato di
Nobis quoque peccatoribus, colla quale il sacerdote prega  per  sè, per gli assistenti, e per tutti i fedeli che
quoque peccatoribus, colla quale il sacerdote prega per sè,  per  gli assistenti, e per tutti i fedeli che costituiscono la
quale il sacerdote prega per sè, per gli assistenti, e  per  tutti i fedeli che costituiscono la Chiesa militante su
diventasse comune a Dio, od agli Dei, ed agli uomini, e  per  tal modo gli uomini partecipassero della stessa vita di Dio
quale il demonio aveva posto il guasto della natura umana e  per  la quale il peccato si propagava di padre in figlio, benchè
di padre in figlio, benchè Gesù Cristo, non concepito  per  umana generazione ma per opera dello Spirito Santo, ne
benchè Gesù Cristo, non concepito per umana generazione ma  per  opera dello Spirito Santo, ne andasse del tutto immune,
ne andasse del tutto immune, come ne andava pure immune  per  essere in pari tempo Dio) per rinnovare e rialzare dal suo
come ne andava pure immune per essere in pari tempo Dio)  per  rinnovare e rialzare dal suo avvilimento lo stesso
dire: Il figliuol dell' uomo fu corrotto dal peccato  per  insidia del diavolo: ora, a scorno del medesimo corruttore
suoi danni in se stesso, non avrà bisogno d' uscire da sè  per  rinvenirlo. Il che tutto dimostra un ineffabile amore per
per rinvenirlo. Il che tutto dimostra un ineffabile amore  per  l' umana natura, di cui Iddio si rende il campione
Verbo ha comune col Padre la vita, e come uomo partecipa,  per  l' unione ipostatica, di quella vita. Questa non è la vita
Questa vita è la sussistenza vivente nel Padre, conosciuta  per  essenza nel Figliuolo, amata per essenza nello Spirito
nel Padre, conosciuta per essenza nel Figliuolo, amata  per  essenza nello Spirito Santo. Questa vita della persona
vita divina e da questa governata sotto la forma di cibo  per  potersi così comunicare agli altri uomini. Perocchè l' uomo
l' uomo non acquista il termine reale del suo sentimento,  per  il quale egli vive, se non per generazione e per
reale del suo sentimento, per il quale egli vive, se non  per  generazione e per nutrizione: in questi due modi il suo
per il quale egli vive, se non per generazione e  per  nutrizione: in questi due modi il suo spirito si unisce
primo modo, con cui si doveva propagare la vita naturale,  per  opera del demonio; restava intatto il secondo, giacchè l'
agens fregit (2). » Essendo dunque questa vita divina, e  per  sè indipendente dalla carne e dal sangue ma per divino
divina, e per sè indipendente dalla carne e dal sangue ma  per  divino consiglio all' umanità di Cristo comunicata, Cristo
è vita divina; e che questa non si può ricevere se non  per  opera dello Spirito Santo, che è lo Spirito di Cristo: onde
S. Agostino, parlando di questo Sacramento [...OMISSIS...]  Per  mangiare adunque veramente il corpo e il sangue di Cristo,
l' obice del peccato, questo, che di natura sua avverrebbe  per  la forza del Sacramento, non può avvenire, perchè « quae
esprime l' effetto della Santissima Eucaristia, quale essa  per  sua virtù arreca, prescindendo dall' accidentale
manducazione del pane e del vino consacrato l' uomo possa  per  altra via venire in possesso di tutte queste grazie, e
di grazia, quantunque non glie ne dieno il possesso, e,  per  così dire, il diritto in re , tuttavia glie ne danno il
questione: « Che cosa s' intenda nelle divine scritture  per  risurrezione ». La qual parola riceve più significati dalle
3 la vita spirituale di Cristo viatore, che consiste  per  Cristo nell' unione teandrica dell' uomo con Dio, e pel
pel Cristiano nella partecipazione della grazia di Cristo,  per  la quale l' uomo non solo percepisce il Verbo ma vi
vivente della vita naturale; 4 la vita gloriosa cominciata  per  Cristo dopo la sua risurrezione e completata dopo la sua
vite, sono una sublimazione soprannaturale della prima, o,  per  dir meglio, hanno la prima per loro base e quasi subietto:
della prima, o, per dir meglio, hanno la prima  per  loro base e quasi subietto: la seconda, cioè l'
è una vita miracolosa e misteriosa. Ciò premesso,  per  risurrezione nelle divine scritture s' intende: Talora
nelle divine scritture s' intende: Talora quello che accade  per  la fede e pel battesimo che restituisce all' uomo la terza
Perduta la vita naturale, egli si rimarrebbe morto  per  sempre: l' anima sua cadrebbe in quello stato di tenebre e
sua vita naturale e corrotta, e si tiene rispetto a questa  per  morto, ponendo tutto il suo bene e il suo affetto nella
nell' arca « « pauci, idest octo animae, salvae factae sunt  per  aquam » ». E soggiunge: « « Quod et vos nunc similis formae
sordium, sed conscientiae bonae interrogatio in Deum  per  resurrectionem Jesu Christi, qui est in dextera Dei,
maniera di vita gli è comunicata dall' umanità di Cristo  per  un segreto contatto del suo corpo vivente e glorioso colle
una virtù vitale col solo suo contatto, e questo basta  per  legare a sè ed incorporare con una comunicazione di vita
la virtù nutritiva, non potrebbe rendere il cibo, preso  per  bocca, sua propria carne viva, e suo proprio vivo sangue, e
se chi la prende non ha già la vita di Cristo, o  per  non essere battezzato o per essere attualmente morto alla
non ha già la vita di Cristo, o per non essere battezzato o  per  essere attualmente morto alla grazia a cagione di peccati
il velame delle specie; il pane ed il vino consecrato passa  per  il suo corpo come per una macchina; riceve gli effetti
il pane ed il vino consecrato passa per il suo corpo come  per  una macchina; riceve gli effetti fisici delle specie, ma
Cristo adopera queste parole di mangiare e di bere solo  per  indicare la manducazione e la bibita che fanno del
sua bocca, e fatto passare pe' suoi visceri. Dice ancora,  per  dimostrare la cooperazione dell' uomo alla nutrizione
ma quella viene all' animale e all' uomo dal di fuori  per  una operazione anteriore al nuovo vivente ch' ella produce.
di Cristo. Il passaggio da questa vita alla futura è dunque  per  costoro una vera risurrezione, e però s' adempie nel Nuovo
più sopra allegati tutto attribuisce alla fede. Egli prega  per  quelli che credituri sunt, vuole che questi sieno là dove è
non possono aver la vita in se stessi; quando pure è certo,  per  testimonianza di Cristo, che « omnis qui videt Filium et
del Figliuolo di Dio e bevano il suo sangue dopo morti, e  per  esso risuscitino alla vita eterna. Gesù Cristo adunque
adunque parla prima della Fede, e poi del cibo eucaristico,  per  comprendere nel suo discorso anche tutti i santi dell'
i santi dell' antico testamento, e tutti i credenti sparsi  per  le nazioni in tutti i tempi. Perocchè tutti questi si
in tutti i tempi. Perocchè tutti questi si salvarono  per  la fede in Cristo venturo, o in Cristo già venuto. Onde l'
ma bensì nella risurrezione che avrebbe loro dato Iddio  per  Gesù Cristo, cioè nella restituzione di una vita ed
tantosto resuscitati alla vita eucaristica e gloriosa, e  per  questa vita vediamo Iddio; nè l' anime nostre separate
viene pure espresso negli antichi monumenti cristiani,  per  indicare la beatitudine che gode l' anima in cielo; e
che il citato Concilio si giovi di questa ragione appunto  per  raccomandare a' fedeli la venerazione e l' uso della
che saranno trovati vigilanti alla venuta del loro Signore,  per  la quale s' intende da' Padri la morte: « Beati servi illi,
comunicata gradatamente la salute e la grazia di Cristo  per  que' gradi stessi pe' quali venivano comunicate agli uomini
divino. Onde la parola pasqua, che viene a dire passaggio  per  indicare il passaggio dell' Angelo, che non sommise alla
che il principio sensitivo riceve da essi un' azione,  per  la quale egli ha il suo atto di sentire e di essere; così i
che dagli Angeli essi corpi ricevono quell' attività  per  la quale possono agire nel principio della vita sensitiva
stessa parola denominarsi, non avendo l' uomo altre parole,  per  significare quanto appartiene alle sostanze pure che non
Angeli che stanno in cielo, e un' imaginazione sarebbe  per  la manna, ma non pel vero pane celeste che da un altro
pane celeste che da un altro cielo spirituale discese, e  per  ragione del quale Iddio permise che così gli Ebrei
dell' anima, onde niun mezzo si dee dell' uomo trascurare  per  averne ajuto e conforto. E di tutti validissimo è l' ajuto
che non osti la mala disposizione della volontà dell' uomo,  per  la quale disposizione malvagia l' uomo riceve il cibo
ma altresì rispetto alla condizione della loro morte. E  per  dare maggior luce a questo concetto, distinguiamo tre casi:
ma non ancora di fatto, e però passano in certo modo  per  quello stato di morte naturale dell' anima, dal quale
deposto che abbiano il corpo, essi non passano neppure  per  un istante per quello stato di morte naturale dell' anima,
abbiano il corpo, essi non passano neppure per un istante  per  quello stato di morte naturale dell' anima, ma passano per
per quello stato di morte naturale dell' anima, ma passano  per  quello stato di vita iniziale qual è quella che hanno
e di manifestarsi, senza che l' anima loro passi  per  alcun grado inferiore. Rimane ora a dichiarare come,
fare tutte queste cose mediante la fede di cui vive (1),  per  la quale egli le fa senza averne la piena consapevolezza, e
come ha fatto Cristo, la cui carne era innocente e solo  per  sua volontà ebbe condizione mortale e passibile, per aver
e solo per sua volontà ebbe condizione mortale e passibile,  per  aver voluto assomigliarsi a noi, la cui carne materiale,
che conduce nel più segreto ed augusto luogo del Santuario,  per  la quale c' invita ed esorta l' Apostolo di metterci. Di
che si conserva nei cieli pe' fedeli, e che sta pronta  per  rivelarsi e manifestarsi luminosamente quando finirà la
Vi ha dunque l' eredità immarcescibile conservata in cielo  per  noi [...OMISSIS...] , colassù palese, a noi ora nascosta:
insieme; cose che assai spesso S. Paolo congiunge;  per  esempio scrivendo a Tito si dice nel saluto apostolico di
et agnitionem veritatis, quae secundum pietatem est (2). »  Per  il che lo stesso S. Paolo distingue quasi più maniere di
Evangelio di Cristo di fede in fede », quasi l' uomo passi  per  esso da una fede all' altra, da una fede di minor luce ad
», che risponde ottimamente a quello: « videmus nunc  per  speculum (2). » E questa eccellenza, questa maggior luce
incarnandosi in esso. All' incontro l' umanità di Cristo,  per  la virtù divina di cui è informata, poteva operare
le facoltà inferiori operative soggettive. Laddove,  per  la congiunzione di Cristo a noi, per l' unione a noi del
soggettive. Laddove, per la congiunzione di Cristo a noi,  per  l' unione a noi del Verbo incarnato, cioè non meno del
del versetto: « participes enim Christi effecti sumus . »  Per  la partecipazione adunque della vita umana7divina di Cristo
, come abbiamo notato più sopra, ponendosi l' imagine  per  la stessa cosa incipiente, siccome in quel luogo: « Umbram
Padre, dimostra quanto sia illuminata la fede de' Cristiani  per  la partecipazione della vita soggettiva di Cristo sopra la
Vi era una vita anche avanti Cristo (sebbene anch' essa  per  Cristo), ma questa vita era oscura e non illuminata perchè
perchè non era soggettiva, ma soltanto oggettiva,  per  modo che il soggetto debole ed esile non poteva fare gli
non gli poteva dare l' immortalità soggettiva. Ma Cristo,  per  mezzo dell' Evangelio, cioè della fede e de' sacramenti,
in quell' esistenza oggettiva che hanno le cose nel Verbo  per  una interiore comunicazione del Verbo più o meno chiara, ma
di fuori colle parole. 2 Ma, quantunque gli Ebrei vivessero  per  questa loro fede, tuttavia quella fede non dava loro la
cotal prigione, e perciò, che venisse Cristo e pregasse  per  essi, e fosse esaudito secondo il mandato che aveva
la morte, nè l' uomo di conseguente si poteva salvare  per  l' adempimento perfetto di quella legge, ma per la fede in
salvare per l' adempimento perfetto di quella legge, ma  per  la fede in Colui che toglieva e cancellava i loro peccati,
che toglieva e cancellava i loro peccati, i cui meriti  per  la fede si sarebbero loro applicati. Quindi gli antichi
quello: « Charitas Dei diffusa est in cordibus nostris  per  Spiritum Sanctum qui datus est nobis (2), » e ancora: «
amore accidentale, essendo sussistente persona divina) ha  per  oggetto Cristo umanato, quale ci è proposto dalla fede;
l' Apostolo de' Gentili afferma che la sua predicazione ha  per  oggetto « il mistero di Cristo », perocchè nella dottrina
parla d' una cognizione e manifestazione soprannaturale,  per  la quale i Santi dentro illustrati dal lume della fede
mondo la conobbe, soggiunge: « « Nobis autem revelavit Deus  per  Spiritum suum. Spiritus enim omnia scrutatur, etiam
edunt, absque ullo velamine manducaturi . » Quindi,  per  indicare quel passaggio dalla condizione presente del
mi sembra poter essere che quella è più solenne e compiuta  per  la risurrezione dei corpi, e doveva forse essere più
sotto gli accidenti del pane e del vino, che naturalmente e  per  la fisica legge de' corpi non produce nessun effetto sul
Spirito di Cristo che diffonde la carità nelle anime: ed è  per  ciò che Cristo disse, parlando dell' Eucaristia: « Spiritus
et vita sunt (2). » Ma egli conviene che noi esponiamo,  per  quanto ci è dato, in che modo Cristo col suo Spirito
Verbo unì a sè la natura umana? Certa cosa è che il Verbo  per  questa unione non sofferì passione, nè cangiamento alcuno,
stesso) senza che queste ancor fossero. Laonde le creature  per  la sola esistenza oggettiva non sono a se stesse; e, quando
ch' egli si congiunga soggettivamente a quella creatura, o  per  dir meglio congiunga quella creatura soggettivamente a sè.
operazione dello Spirito Santo: quindi il Verbo s' incarnò  per  opera di esso Spirito: [...OMISSIS...] E Cristo chiama se
dell' incarnazione medesima. Il Verbo poi, incarnato così  per  opera dello Spirito Santo, estese la sua unione a tutte le
Queste operazioni che lo Spirito Santo fa nell' adulto  per  disporlo alla giustificazione battesimale, le fa pure nel
bambino, quanto alla sostanza, ma in altro modo occulto,  per  mozioni abituali della sua volontà e contemporaneamente
sed et sanctificatio et renovatio interioris hominis  per  voluntariam susceptionem gratiae et donorum (2), » e l'
Pietro, « non ex semine corruptibili, sed incorruptibili,  per  Verbum Dei vivi et permanentis in aeternum (2). » Or, come
virtù vitale di Cristo si comunichi all' acqua battesimale  per  un segreto contatto del suo corpo glorioso, in virtù e nel
viventi e gloriose, e il sangue di Cristo dentro di noi (e  per  concomitanza altresì l' anima e la divinità), le quali
nostra è viva, e viva è pure la carne gloriosa di Cristo,  per  questo contatto spirituale si comunica della vita di Cristo
indelebile l' uomo è posto in comunicazione col Verbo  per  mezzo della sua intelligenza essenziale; per la grazia l'
col Verbo per mezzo della sua intelligenza essenziale;  per  la grazia l' uomo è posto in comunicazione collo Spirito
grazia l' uomo è posto in comunicazione collo Spirito Santo  per  mezzo della sua volontà essenziale. Essendo aperta,
ma il rimanente del corpo e del sangue vi rimanesse unito  per  concomitanza, il che non par contrario alla dottrina
la sostanza materiale passa questa dal corpo del fedele  per  altra via. Quella parte di carne e di sangue di Cristo, che
nel suo corpo naturale, come abbiamo di sopra accennato, e  per  cui fu esaudito, come dice S. Paolo, quando pregò d' essere
di Cristo, oggetto del sacerdozio, si fosse sciolta anche  per  poco tempo, non sembra che si potesse chiamar più vita
ricevono tutto Cristo nella Santissima Eucaristia riceva  per  termine quella porzione del corpo e del sangue di Cristo
(1). » E come l' amore ha più gradi, ma il massimo è quello  per  il quale gli amanti s' uniscono sostanzialmente in quella
l' acqua battesimale operi gli effetti soprannaturali  per  virtù del contatto segreto dell' umanità di Cristo,
come luce, immediata operazione del Verbo, ma ben anco,  per  mezzo del suo corpo santissimo, come luce e sentimento e
di grazia, e lo Spirito Santo è aperta una comunicazione,  per  la quale l' uomo, cogli atti della sua volontà stessa, può
l' effetto quand' anche l' uomo non fosse in grado,  per  malattia o per sopore, di fare alcun atto d' affetto
quand' anche l' uomo non fosse in grado, per malattia o  per  sopore, di fare alcun atto d' affetto volontario, dopo aver
Cristo ha due modi, l' uno de' quali si fa immediatamente  per  Cristo, l' altro per lo Spirito Santo che diffonde nell'
l' uno de' quali si fa immediatamente per Cristo, l' altro  per  lo Spirito Santo che diffonde nell' anime la carità che da
del fedele comunicante con Cristo che si fa immediatamente  per  Cristo è fondata in due ragioni. La prima, che tutti
L' unione del fedele comunicante con Cristo, che si fa  per  mezzo dello Spirito Santo, nasce dall' emissione dello
un corpo con Cristo, col quale diventano in pari tempo,  per  così dire, uno spirito. Per ciò adunque che riguarda l'
quale diventano in pari tempo, per così dire, uno spirito.  Per  ciò adunque che riguarda l' Eucaristia, l' unione che forma
la sola natura dell' uomo con Cristo, la quale s' unisce  per  la sopradescritta unione corporale, ma lo stesso uomo, la
Essendo dunque il medesimo Cristo in tutti, tutti hanno,  per  lo Spirito Santo che in essi si diffonde, e sanno d' avere
e l' attività sua dal termine immanente con cui è legato  per  sintesi ontologica, e il termine del principio intellettivo
le unifica anche realmente: perocchè, in quanto hanno  per  termine lo stesso Verbo, il principio intelligente che le
eucaristico, nel quale tutti gli uomini acquistano  per  termine della loro vita sensitiva una porzione del corpo di
dal Padre, di cui dice l' Apostolo: « Fidelis Deus,  per  quem vocati estis in societatem Filii ejus Jesu Christi
Il Verbo si rimane distinto dal soggetto uomo in cui dimora  per  quella differenza che v' ha fra l' oggetto e il soggetto,
sente la carità, possiede le azioni sante; ma non iscorge  per  questo alcun oggetto nuovo, perchè lo Spirito non ha la
Paolo distingue la mente dell' uomo, la quale ha l' oggetto  per  forma, dallo spirito che è a foggia d' istinto senza
lo credo con gli uomini di buona fede. Ma che fa bisogno  per  intendersi? Avere un concetto chiaro dello Stato e della
essere sovrumano calato giù dalle nubi, e collocatosi  per  prodigio in mezzo agli uomini? - Certamente, mi si
di dare un ordine pacifico alle loro reciproche relazioni,  per  così fatta maniera, che tutti i diritti di ciascun
diverse forme del suo governo; abbiamo altresì un criterio  per  definire a che cosa s' estenda l' autorità e la potestà del
indicato, avessero da principio voluto stabilire in comune,  per  via di discussioni tra loro, le dette disposizioni, che
solo, o che sia diviso in più parti e affidato a più mani,  per  esempio ad un Re, e ad un Parlamento, e ad alcuni
mai pretendere di possedere un' autorità, che ecceda o  per  eccellenza di natura, o per ampiezza d' oggetti ad essa
un' autorità, che ecceda o per eccellenza di natura, o  per  ampiezza d' oggetti ad essa subordinati, quell' autorità
individui, che costituisce, come dicevamo, lo Stato; e ciò  per  la ragione semplicissima, che l' effetto non può essere
prossima del suo potere, e quindi ancora un criterio  per  definire fino a qual limite si possa estendere la sua
e secondo l' opinione che si è formata della Chiesa.  Per  questo noi dicevamo da principio, che è impossibile andar
dello Stato, ma ancora della Chiesa. Restringiamoci adunque  per  intanto a vedere in che modo questa questione di somma
ordine morale, in tutta l' estensione di quest' ordine, sia  per  quella parte che riguarda i doveri che hanno per oggetto
sia per quella parte che riguarda i doveri che hanno  per  oggetto immediato Iddio, e sia per quella parte che
i doveri che hanno per oggetto immediato Iddio, e sia  per  quella parte che riguarda gli altri, che hanno per oggetto
e sia per quella parte che riguarda gli altri, che hanno  per  oggetto il prossimo. Essendo questo indubitato, e, come
dicevamo, né pure due, né pure tre, né pure mille uomini; e  per  la stessa ragione né pure molti milioni; niente aggiungendo
prive; come se mettete insieme molte gocce d' acqua pura,  per  quante esse sieno, riuscirete ad ottenere neppure un
e gli sarà facile convincersi, che non ci sono che due vie  per  le quali mettersi, o quella di rinunziare alla Religione
benefico della loro materiale potenza e della forza bruta.  Per  essa tutti questi, ricevendo la luce e l' ordine della
separazione dello Stato dalla Chiesa. Che cosa s' intende  per  separazione dello Stato dalla Chiesa? Questo è quello che
di giudicare se chi la proclama abbia ragione o torto, e  per  lo meno ha torto nel non ispiegarsi a sufficienza. Diamo
che ne fanno più uso. Diremo dunque d' intendere  per  separazione dello Stato dalla Chiesa « quel sistema, che
ed è indipendente ogni altra società umana, la famiglia,  per  esempio, ed ogni altro individuo particolare. Infatti
padre di famiglia, od un uomo qualunque. Se poi la Chiesa  per  lo contrario dice allo Stato: « Questa cosa è illecita: non
è indubitatamente la dottrina della Religione Cattolica.  Per  vedere dunque se lo Stato che ha per fine l' utilità
Religione Cattolica. Per vedere dunque se lo Stato che ha  per  fine l' utilità temporale, e che circa questa è giudice
questa nuova forma, diviene di facile ed evidente soluzione  per  tutte le persone che tengano in qualche pregio l' onestà e
e che non si sono ancora date al più abietto utilitarismo.  Per  tutte queste persone non può esistere il menomo dubbio; ma
qui osservare la somma differenza tra le false religioni,  per  esempio quelle del paganesimo, e la vera religione di Gesù
uomo e tutte le sue azioni private e pubbliche, e che ha  per  iscopo la intera santificazione e salute dell' uomo stesso.
false, che sono piuttosto superstizioni, Gesù Cristo pose  per  fondamento della sua la verità, la giustizia, la
collocate in un luogo inferiore, e di rado o debolmente, e  per  una impotente imitazione della Chiesa, hanno tentato d'
sue prescrizioni e ai suoi materni insegnamenti. Quindi  per  sostenere il sistema della separazione dello Stato dalla
stessi con la forza privata. E` dunque il governo civile,  per  la natura della sua istituzione e per il suo fine,
il governo civile, per la natura della sua istituzione e  per  il suo fine, obbligato a difendere efficacemente, con i
i diritti di quelli che alla sua autorità si sottomettono  per  essere ben governati. Ed è naturale, che se il governo
soli che hanno oggetti materiali, ma anche quelli che hanno  per  oggetto dei beni invisibili e morali, e tra questi i
egli deve conoscerli questi diritti e averli presenti, sia  per  istabilire delle leggi e dei regolamenti atti ad ottenere
leggi e dei regolamenti atti ad ottenere questa difesa, sia  per  non esporsi a far tali leggi e tali regolamenti, che
ed altri atti governativi, alla religione dei cittadini  per  due motivi: I) per proteggere i diritti religiosi dei
alla religione dei cittadini per due motivi: I)  per  proteggere i diritti religiosi dei medesimi; II) per
I) per proteggere i diritti religiosi dei medesimi; II)  per  evitare di violarli egli stesso. E` dunque contraria alla
è Autonomo in verso a qualunque potere; ma se voi intendete  per  Autonomia la facoltà di far leggi indipendentemente da
gran cura di accertarsi che un principio sia vero, si danno  per  somma cura di cavarne imperterriti tutte le conseguenze,
temperare e regolare l' arbitrio legislativo e governativo  per  così fatto modo da non degenerare in oppressione,
come temperamenti dell' arbitrio legislativo avessero  per  sé considerati tutta l' efficacia di cui si dicono forniti;
riverente), e soprattutto niun uomo religioso, niuno  per  certo che professa la Cattolica Religione, può dare la sua
gli esempi sono molti e tremendi, e troppo divulgati  per  fermarci a narrarli. Ma esaminiamo a parte a parte il
certamente alcun' altra guarentigia; ricorreranno dunque  per  disperazione alla rivoluzione, e tale è il solito risultato
mai di non averla a sé favorevole: la vorrà dunque avere  per  sé anche il partito del governo, né questo sarà perciò
che cosa se ne avrà se non la tirannia della maggioranza? e  per  poco che altri conosca la storia delle assemblee
conciliazione si può concepire? Quella sola tutt' al più  per  la quale colui che ha in mano il potere, vede riuscirgli
temperamento sufficiente alla Autonomia dello Stato, quando  per  Autonomia s' intenda un potere assoluto di far leggi, e di
il consiglio di Aristide, e poi quello di Temistocle.  Per  attignere ciò che appartiene all' onesto, deve lo Stato
onesto, deve lo Stato accostarsi ad altri fonti, e ad altri  per  attignere ciò che è utile. Ora né questi fonti possono
utile con l' onesto. Se si domanda che cosa sia l' onesto  per  tutti quelli che professano la Religione Cristiana
giusto od ingiusto, lecito od illecito, morale o immorale,  per  un cristiano cattolico. Questo si desume, sia dall'
una volta questa questione dell' onestà, il governo civile,  per  tutto ciò che riguarda l' altra questione subordinata dell'
L' onesto, essendo una cosa eterna e divina, non può avere  per  giudice altro che un' autorità divina, qual è quella
necessaria e inevitabile della Religione Cristiana: tali  per  conseguente sono i princìpii di quelli, che professano
gli acquisti inapprezzabili che aveva fatto l' umanità  per  mezzo del Cristianesimo. Ma tutto indarno: la marcia
tutto indarno: la marcia trionfale di questo non si arresta  per  gli sforzi impotenti dell' orgoglio umano, come non si
tirannia. Accordiamo dunque ai governi civili anche noi,  per  dirlo di nuovo, la loro Autonomia, l' Autonomia nella sfera
sfera subordinata a quella dell' onesto. E` dunque anche  per  noi, ed anzi per noi soli, interamente distinto il potere
a quella dell' onesto. E` dunque anche per noi, ed anzi  per  noi soli, interamente distinto il potere dello Stato e il
soltanto mancanti de' princìpii proprii della questione,  per  la soluzione della quale si consigliano di ricorrere all'
ugualmente imperiti di questa ultima scienza. Infatti  per  appigliarsi ad una similitudine di tal fatta conviene dire
in ciò che appartiene all' altra; e se così accade  per  mutua concessione, questo non deriva dalla natura
Tuttavia se le materie non sono miste, sono talvolta affini  per  le due ragioni già toccate, cioè perché le due potestà
invece di lasciare che esso nasca da sé spontaneamente  per  la natura stessa della cosa, lungi d' accrescere questo
dalla propria via, che diritta le scorge al proprio fine,  per  far troppo e quello che non le appartiene, faccia meno, e
far troppo e quello che non le appartiene, faccia meno, e  per  giovare all' altra imperitamente, noccia a sé medesima. La
La Chiesa Cattolica è stata istituita da Gesù Cristo  per  dirigere tutti gli uomini in questa vita alla loro
loro perfezione morale, e alla beatitudine nell' altra,  per  insegnar loro a non peccare, ma in tutte le loro relazioni,
ed anche la persecuzione: intanto il governo ha creato,  per  mezzo dei suoi uomini di legge, un diritto pubblico, in
del quale egli vanta delle magnifiche ragioni, che hanno  per  base consuetudini o concessioni, o finalmente massime
in certi tempi e in certe circostanze, molti incomodi sì  per  lo Stato, e sì per la Chiesa. Primieramente il governo
in certe circostanze, molti incomodi sì per lo Stato, e sì  per  la Chiesa. Primieramente il governo civile non entra in
al pericolo di commettere molti errori, come s' è veduto,  per  parlare di cosa lontana, ne' governi teologizzanti del
il sistema dell' organismo . Basterà esporlo brevemente  per  intendere, che esso è quello che nasce logicamente dalla
dello Stato, unisce questi stessi uomini in un altro modo e  per  un altro fine, che non impedisce l' altissimo fine della
Ma l' umanità composta di spirito e di corpo, e bisognosa  per  la esistenza temporanea di mezzi esteriori, sente anche l'
sente anche l' impulso d' associarsi e d' organizzarsi,  per  regolare pacificamente e col maggior vantaggio tutto ciò
tali mezzi, cioè i beni temporali; e questa è la ragione  per  cui ella si move ad istituire la società civile. Come
l' organizzazione dell' umanità risulta di due parti, che  per  la stessa natura della cosa hanno il più intimo nesso tra
della prima, cioè della società ecclesiastica, avendo  per  autore e capo Gesù Cristo, poté essere una e indivisibile
autore e capo Gesù Cristo, poté essere una e indivisibile  per  tutta l' umanità: la società civile, avendo per autori gli
per tutta l' umanità: la società civile, avendo  per  autori gli uomini stessi che si uniscono, ritenendo dell'
sua divina origine. Che se taluno sfugge ribelle, almeno  per  qualche tempo a questa mirabile armonica unione, non è da
dei poteri è dunque un criterio dato dall' Apostolo,  per  riconoscere quali poteri si possono dire esser da Dio. Il
sopra ipotesi, e queste erronee; e che il legislatore,  per  elevarsi al livello del presente secolo, sia obbligato a
l' origine d' una teoria di questa fatta. E nel vero,  per  ispiegare come possa essere stata concepita, non basta né
l' odio della religione e degli uomini che la professano.  Per  quanto possa parere misterioso un tale sentimento, non se
tale dottrina. Ora l' odio d' Iddio e degli uomini non è  per  verità un felice ispiratore de' legislatori: l' odio di Dio
continuo presente al loro pensiero: l' hanno presente, ma  per  distruggerla; e quand' essi vi parlano dello scopo d' un
religiosa ovvero irreligiosa, dovendo necessariamente e  per  natura della cosa aver l' una o l' altra di queste due
proprietà e cose simili. Questa legislazione riuscirà essa  per  ciò indifferente alle religiose credenze? E` facile
od ostile alle medesime. Restringiamo il nostro discorso  per  intanto alla Religione Cattolica. Egli è evidente che gli
una tale legislazione nel compilarla hanno potuto prendere  per  loro norma due princìpii diversi, cioè o il princìpio « di
che nel caso che in compilando la legge avessero preso  per  loro norma il primo di questi due princìpii, la legge da
nel caso poi che i detti legislatori avessero abbracciato  per  loro norma il secondo princìpio, col quale appunto si
alla religione, e si sarebbe composta ed ammodata ad essa  per  non urtar da nessuna parte con le prescrizioni della
che non si considera che la Religione Cristiana Cattolica  per  la sua stessa essenza non si restringe già alle cose
nemici, ma è una compiuta legislazione e istituzione di Dio  per  la perfezione morale dell' uman genere. Per questo fra l'
di Dio per la perfezione morale dell' uman genere.  Per  questo fra l' altre cose, Gesù Cristo ha riservato alla sua
che riguardano oggetti puramente esterni e materiali e  per  sé considerati non religiosi, può venire in gravissime
religiosi non sono di competenza del potere civile, e  per  ciò niuna disposizione della legge civile dee ricordare
A questa testimonianza deve ricorrere il governo  per  conoscere la Religione di cui si tratta, in tutte le sue
poi che è obbligatorio è al sommo lecito, è al sommo utile  per  tutti coloro che hanno una morale e una coscienza. Laonde
religiosi. Se dunque il governo civile ha indubitatamente  per  suo fine la tutela di tutti i diritti dei cittadini, molto
che le sue leggi e le sue disposizioni abbiano anche  per  loro materia degli oggetti religiosi, tali essendo i
effetto di una maggiore mortalità: il governo lo proibisce  per  tutelare la vita de' cittadini. Il fine è temporale, ma l'
ne proibisce l' effettuazione: dispone di un oggetto sacro  per  un fine temporale. Si può dire ugualmente d' infinite cose.
prenda delle disposizioni riguardanti oggetti religiosi,  per  la intima connessione che questi talvolta hanno con altri
dalla Religione, e la legge deve essere atea, adducendo  per  ragione di questo, che il civile governo non ha per suo
per ragione di questo, che il civile governo non ha  per  suo oggetto la Religione o le cose religiose, essi non
anche un proselitismo di questa sorte. L' ateismo,  per  vero dire, si può speculativamente concepire sotto la forma
senza odio, rimarrebbe ancora nella mente sufficiente calma  per  intendere che il governo civile, secondo la sua istituzione
stessi gabinetti. Essi videro che il più potente istrumento  per  annientare la religione ed estinguere il sentimento
giogo, s' impossessarono di molti uomini di governo, e,  per  mezzo di essi, introdussero ne' consigli de' regnanti le
e agli spontanei movimenti della sua pietà, senza che  per  questo motivo venga a patire molestia o vessazione alcuna;
all' istituzione ed alla natura del governo civile;  per  ciò stesso è contrario alla stabilità dei governi. Infatti
sorga fra di noi la prosperità di tutti i beni materiali.  Per  riguardo poi alla nostra religione, la quale c' è più cara
a ciò che la religione stabilisce, il che conduce  per  inevitabile conseguenza a stabilire delle leggi che lottano
sia dettata, non può riuscire indifferente, conviene  per  necessità della cosa che sia o pia od empia. Vero è che
del giusto mezzo. Fra le ragioni che adducevano  per  difendere l' opera mezzanamente empia del governo, c' era
possa conoscere, se un argomento sia sacro o sia profano.  Per  arrivare a saperlo, interrogheremo noi quelli che non
religione? Sarebbe assurdo, che è ben facile intendere che  per  coloro che non hanno religione d' alcuna sorte non ci sono
Religione, si dichiara sacro, ma di più Sacramento. Onde  per  tutti quelli che riconoscono questa per la vera religione,
Sacramento. Onde per tutti quelli che riconoscono questa  per  la vera religione, il matrimonio è assolutamente e non già
di costoro è sacro e non sacro nello stesso tempo! Or qui,  per  evitare questa troppo aperta contraddizione, o piuttosto
evitare questa troppo aperta contraddizione, o piuttosto  per  velarla, mettono mano alle distinzioni. Noi non diciamo,
dimenticati il criterio che abbiamo poco prima stabilito  per  conoscere se un oggetto sia sacro o profano. Noi abbiamo
sacro o profano. Noi abbiamo detto, che non c' è altra via  per  saperlo se non quella d' interrogare la Religione, e nel
non è altro che la qualità di sacro, di cui gode,  per  giudizio della Chiesa Cattolica, e per istituzione di Gesù
sacro, di cui gode, per giudizio della Chiesa Cattolica, e  per  istituzione di Gesù Cristo, il contratto matrimoniale. Si
Ci vorranno dunque due consensi, e non basterà uno solo  per  fare il matrimonio! Se uno di questi consensi è valido,
precedenti, i quali abbandonano la pluralità dei contratti  per  uno stesso matrimonio. De' quali alcuni vi dicono, che non
matrimonio benché la Chiesa e lo Stato nol riconoscessero  per  tale; e quando si dice contratto valido, si dice certamente
obbligazione, non sarebbe punto un contratto. Ebbene,  per  quanto vadano costoro errati nelle loro opinioni, quello
importante al presente, da cui conviene che noi partiamo  per  risolvere l' altra delle leggi civili, intorno al
leggi civili, intorno al matrimonio. E infatti supponiamo  per  un po' che il matrimonio non sia altro che un contratto
se non è Sacramento, e se non ha tutto ciò che si richiede  per  essere Sacramento; e di più, che esistendo questo valido
tale a fronte di tutte le opinioni e di tutte le dispute,  per  quanto i disputanti pretendano avere la verità dalla loro.
o di esserle inimica. Se dunque una legislazione riconosce  per  validi contratti matrimoniali tutti quelli che sono
Basta considerare in qual tempo e da quali mani ella uscì  per  restarne convinti. Chi non conosce qual era lo spirito dei
[...OMISSIS...] - Era appunto il contrario di quello che  per  1. secoli aveva insegnato la Religione Cattolica: secondo
ma da un odio profondo ad ogni religione; e basterà  per  tutte indicare la legge con la quale i legislatori
disse il Chaumette, « abbiamo abbandonati idoli inanimati,  per  seguire la ragione, per seguire quest' imagine animata,
abbandonati idoli inanimati, per seguire la ragione,  per  seguire quest' imagine animata, capolavoro della natura! ».
e la loro falsità e la loro incredulità, dichiarandosi  per  la libertà di coscienza. La prima volta che in Francia si
qual sia il carattere proprio di ciascuno di questi sistemi  per  mezzo di esempi, non solo perché vedendolo in atto più
uomini d' altra parte rispettabili. L' esempio che sono  per  darne ne somministra la prova. Nella seduta del 10 giugno,
che la legge possa far questo, in generale non ammette  per  fermo la libertà di coscienza, stabilisce bensì l'
rispettate e ubbidite a preferenza delle leggi di Dio ».  Per  verità, se la libertà di coscienza consiste in questo solo,
di coscienza, e che perciò la legge civile è sempre,  per  sua propria essenza, liberalissima. A valutar bene a solo
crediamo che basti la più piccola dose di buon senso  per  intendere, che il collocare la libertà di coscienza in
coscienza, debba regolarsi in modo che, rimanendo identica  per  tutti, possa convenire a tutte egualmente le credenze, come
una credenza, e che perciò essa è una legge di privilegio  per  gli increduli. Noi ripeteremo qui solo una osservazione, e
I giureconsoli che presero parte alle conferenze tenute  per  la compilazione del Codice di Napoleone, non erano certo
a forma generale, si può esprimere così: La legge civile  per  rispettare la libertà di coscienza deve adattarsi a quelli
si può trarre benissimo la conseguenza, che la legge  per  la libertà di coscienza permetta a coloro che professano
dalla pretesa necessità, che le leggi civili sieno uniformi  per  tutti quelli che professano culti diversi ed opposti.
che essi li seguano entrambi. Uniformità di leggi  per  tutti i culti diversi e libertà di coscienza sono esse cose
coi vari culti, possono benissimo essere uguali ed uniformi  per  tutti i cittadini. Ma poiché ci sono sempre molte altre
sacrificare quello della libertà di coscienza? Io crederò,  per  diminuire il loro torto, che prima di mentire a noi,
moglie, l' altra dal supposto marito. Ma non ci sono cause  per  ottenere dalla legge un altro divorzio. La legge obbliga la
crudelmente la coscienza cattolica, e poi vi danno  per  motivo di tali leggi la libertà dei culti, la libertà di
la menzogna è innegabile; Due cattolici divorziati, poniamo  per  mutuo consenso, risentendo i giusti rimorsi della propria
alla moralità, alla religione, che sono cose che non hanno  per  essi realtà, o se ci danno qualche peso, le considerano
che non hanno religiose credenze, o non ne hanno abbastanza  per  raffrenare le loro passioni, l' orgoglio sopratutto, e lo
Questi arditi brigatori e faccendieri sono temuti oltremodo  per  la loro attività sempre inquieta e intraprendente. I
in qualche modo la libertà vera che andiamo cercando. Pure  per  approfondire e sviluppare da' suoi diversi lati il vero
si complicano; il che ci proponiamo di fare in appresso.  Per  ora ci contenteremo di conchiudere indicando i due
della loro indeterminazione, se ne prevalsero  per  ingannare ugualmente i popoli ed i governi. Quello che
come a dire: « le leggi debbono essere uniformi  per  tutti i cittadini ». La indeterminazione tanto dell' una
tanto dell' una quanto dell' altra formola,  per  poco che si considerino, è manifesta. La prima, dicendo che
formola dice che le leggi civili debbono essere uniformi  per  tutti i cittadini; e qui del pari resta indeterminato di
assurdo, che le leggi civili non potessero essere fatte mai  per  una singola classe di cittadini, e che riguardassero
cittadini. Si dirà, a cagion d' esempio, che le leggi fatte  per  regolare l' agricoltura, sieno uniformi tanto per gli
fatte per regolare l' agricoltura, sieno uniformi tanto  per  gli agricoltori quanto per quelli che né lavorano, né
sieno uniformi tanto per gli agricoltori quanto  per  quelli che né lavorano, né posseggono terreni? O che le
regolano l' esercizio della medicina debbano valere anche  per  quelli che non sono medici, e perciò non sono uniformi per
per quelli che non sono medici, e perciò non sono uniformi  per  tutti i cittadini, ma riguardano solamente una classe di
altre classi? Essendo tutto questo assurdo, è evidente  per  lo contrario, che gli indicati princìpii sono nelle loro
abusa di questa indeterminazione, e che si prevale di essa  per  condurre i legislatori e le leggi a favorire l' empietà, e
argomentando così: Le leggi civili debbono essere uniformi  per  tutti i cittadini. Ma non potrebbero essere uniformi, se
relazioni con oggetti religiosi, debbono essere uniformi  per  tutti i cittadini, qualunque religione professino o non
di costoro, delle leggi anche sul matrimonio uniformi  per  tutti i cittadini, ne venne di conseguenza che la legge
Francia (che ebbe però assai pochi imitatori) di stabilire  per  tutti, anche per la gran massa dei cittadini che non hanno
però assai pochi imitatori) di stabilire per tutti, anche  per  la gran massa dei cittadini che non hanno rinunziato alla
dei cittadini che non hanno rinunziato alla fede, cioè  per  la immensa maggioranza, quello che a tutta ragione si può
che distinguono appunto i cittadini in diverse classi? E,  per  vero dire, sono assai poche quelle leggi che riguardano
dell' età, e non pretende che le stesse leggi valgano  per  tutti ugualmente. La legge civile considera la differenza
la differenza di sesso, e molte leggi ci sono che, fatte  per  l' uno dei due sessi, non possono valere per l' altro.
che, fatte per l' uno dei due sessi, non possono valere  per  l' altro. Attribuisce ai maschi doveri e diritti civili e
la differenza del sapere; fa leggi pei professori,  per  gli scolari, per le accademie degli scienziati. La legge
del sapere; fa leggi pei professori, per gli scolari,  per  le accademie degli scienziati. La legge civile considera la
Se dunque la legge civile è obbligata a considerare  per  la necessità stessa del suo fine, tutte le altre differenze
il principio che la legge civile deve essere uniforme  per  tutti i cittadini, e non limitata ad una sola classe di
parte delle leggi civili non fossero necessariamente fatte  per  classi distinte, o quasiché fosse un privilegio il dare a
offensiva a molti? Come se dovendosi decretare l' uniforme  per  un esercito si pretendesse che la misura dell' abito si
desumere dalla statura minima assegnata al soldato, e ciò  per  non creare un privilegio a favore de' soldati di statura
dalle medesime, si vogliono fare materialmente uniformi, e  per  ciò stesso riguardare come non esistenti le differenze
dunque il legislatore civile, che fa le leggi speciali  per  tante altre società di commercio e d' industria, società di
sola, la più grande e la più importante di tutte, anche  per  gli interessi temporali, e dirà: Io non la vedo? Perché o
adattare le sue leggi a questa immensa classe de' cittadini  per  non offenderla e danneggiarla con le sue leggi ne' più cari
religiosi dei cittadini medesimi; e quindi a considerarli,  per  non mettersi a cimento co' suoi ordinamenti di
la giusta e ragionevole soddisfazione di tutti i cittadini,  per  cui dovrebbe esser fatta. Costoro straziano i popoli e
piccola scheggia, né manco un atomo. Infatti la Religione,  per  la sua propria essenza, o è tutto o è nulla: i cattolici lo
qualche piccola cosa alle leggi civili dello Stato, e ciò  per  il pubblico bene. All' incontro la Religione Cattolica è di
quando gli si fa risuonare agli orecchi la parola libertà .  Per  lui la libertà è la facoltà illimitata di fare tutto ciò
magica verga si spezzerebbe nelle mani dei prestigiatori.  Per  questo è impossibile ragionare co' rivoluzionari di
ed è, che non tutti quelli che prendono la licenza  per  la libertà , rivolgono per questo nell' animo di rovesciare
quelli che prendono la licenza per la libertà , rivolgono  per  questo nell' animo di rovesciare i governi stabiliti:
de' secondi l' abusare ipocritamente di questa parola  per  trasformare il vizio in diritto pubblico. D' altra parte a
a questa maniera d' operare de' governi licenziosi, che  per  abuso di parole si dicono liberi, si rattaccano molte
costoro la licenza non può differire dalla libertà, se non  per  essere in certe circostanze inopportuna e disutile: non ci
e all' economia pubblica. Egli è dunque evidente che  per  tutti quegli uomini che non riconoscono la Morale, e non
volta il calcolo dell' utilità (ché nessun altro può fare  per  essi) li consiglia di operare in questa maniera. Vi resterà
Vi resterà la forza: ma n' avreste sempre abbastanza  per  difendervi? Questo è quello che è dubbioso, specialmente se
superiore ad ogni autorità, della legge morale, esiste  per  essi l' obbligazione e il diritto, la virtù e il vizio, la
cosa è la libertà, che cosa è la licenza? ». La libertà,  per  contrapposto alla licenza, non può essere che il libero
licenziosi che fanno uso riprovevole del nome di libertà  per  venirci. Poiché que' governi, che con le leggi e con le
bene o il male non è che un fatto; non è e non può essere  per  modo alcuno un diritto: converrebbe confondere tutte le
alcuno un diritto: converrebbe confondere tutte le nozioni  per  dire il contrario. Se si ammette che l' operare il male sia
civili, purché esso abbia qualche cosa di rispettabile,  per  un titolo insomma inerente al vizio stesso? Ovvero, volete
il governo civile non avrà forse autorità di stabilire pene  per  tutti gli atti viziosi, potendovene essere di quelli che al
nuociono gravemente alla società civile ed al suo fine;  per  ciò appunto è da dire, che il governo civile abbia l'
alla libertà. Non esistendo più né morale né giustizia,  per  l' utilitario (poiché di tutte queste cose tien luogo la
del dispotismo. Ma supponiamo che gli uomini del governo  per  una felice incoerenza si propongano a fine l' utilità
servitù e il più profondo avvilimento della dignità umana.  Per  compenso questo governo tirannico potrà essere a sua voglia
minore utilità che si potea aspettare da un' opera che  per  la sua molle soverchia avrebbe allontanato da sè un gran
così i due scritti intitolati l' uno: « La sommaria cagione  per  la quale stanno o rovinano le società, » l' altro: « La
stessa, e del suo fine. Si suol dire la società senza più  per  indicare la società civile. Questa maniera di parlare
più: è una associazione che formano gli uomini fra di loro  per  un fine speciale: ella deve soggiacere alle stesse leggi
e guarentendo a tutti il valore dei proprŒ diritti, salva  per  lei la facoltà di regolarne quella modalità, che senza
il valore contribuisce anzi a mantenerlo ugualmente  per  tutti, senza quelle collisioni che altrimenti avrebbero
a pro della moltitudine che governano; sono ministri di Dio  per  il popolo. Nè questo pregiudica ai loro interessi, perocchè
non più fra quelle popolazioni che sono già mature  per  l' influenza che ha esercitato lungamente sopra di esse il
Tali sono a mio vedere le nazioni cristiane d' Europa,  per  tali si debbono riconoscere e trattare senza tener conto
i principŒ dai quali anche quelle dovranno poi derivarsi  per  opera della nazionale sapienza rappresentata da chi avrà il
ed il violento, e di far passare agli occhi degli uomini  per  legittimo e per giusto quanto era effetto di passioni
e di far passare agli occhi degli uomini per legittimo e  per  giusto quanto era effetto di passioni insaziabili, della
e della avidità. L' ingiustizia è troppo brutta e schifosa  per  avere potenza sugli uomini: essa non ha fatto mai nessuna
è già che la moltitudine ignori i delitti di chi considera  per  suoi capi, conosce che quelli che la guidano sono pieni di
- E` inutile il dire che la moltitudine obbedisce talora  per  forza; e quale è mai questa forza che possa stringere ad
suoi capitani? Un timor panico può produrre una obbedienza  per  qualche istante, ma come egli è al tutto instabile e
una moltitudine di uomini obbedisca ad un solo od a pochi  per  molto tempo, non v' ha altro mezzo se non di fare che
di comandare, opinione cioè che muove la moltitudine  per  se stessa senza che sia nè pure associata all' esame del
volta ella crede che le sia stata fatta ingiustizia;  per  cui si può dire che l' ingiustizia sia la ferita dell' ente
o che ben presto fossero vendicate: ed in tal modo  per  una forza intrinseca della natura umana, di reazione
non avrebbe potuto esistere la società che veniva istituita  per  godere appunto di una retta amministrazione della
le dette forze non riuscirebbero eguali nel loro effetto  per  la diversità delle forze morali: l' opinione della propria
la giustizia all' utilità, e rendere quella amabile  per  amore di questa, è una nuova prova, che l' umanità nella
è dunque necessario di ricorrere sempre in fine del conto,  per  trovar una tutela ai diritti dei deboli contro ai forti, ad
in mano la forza, perchè non ne abusino. Sia pur dunque  per  molti alquanto strano, pure egli non cessa d' essere
Egli è dunque evidente, che ogni disposizione governativa  per  esser buona, deve essere preceduta da un giudizio sulla sua
Dunque fra tutte le cose quella della massima importanza  per  la civile associazione si è che sia fatto un giudizio retto
In entrambi i casi la sorte della moltitudine è rimessa  per  intero alla coscienza dei governatori: questa coscienza e i
arriva la prima ad un grado di istruzione sufficiente  per  conoscere il dispotismo governativo, vi ha rivoluzione
cosa ottiene? Non più di quello che il popolo sa volere.  Per  conoscere dunque che cosa ottenga una rivoluzione conviene
e la libertà si proclamano e si credono assicurate  per  sempre. Ma il fatto è ben diverso, poichè la costituzione
del fatto o del diritto nel merito della questione, ma  per  un ufficio preliminare e speciale, che descriveremo più
è da ritenere il principio delle tre istanze, converrà che  per  le cause maggiori il supremo Tribunale politico ammetta le
giudica dei diritti politici e della loro violazione sia  per  parte del governo sia per parte dei governati. In questa
e della loro violazione sia per parte del governo sia  per  parte dei governati. In questa sfera di materie sottoposte
d' interpretare e di determinare la legge costituzionale  per  sapere se fu violata dal governo in se stessa o nelle sue
Distinta cosi la competenza dei due ordini di Tribunali  per  conoscer meglio l' officio del Tribunale politico, conviene
ai dibattimenti delle Camere, i quali non devono essere  per  tale motivo dilazionati. Il re può consultare il Tribunale
la sentenza del Tribunale. La consultazione che fa il re  per  la giustizia delle relazioni esterne può essere ugualmente
avrebbe trovato tutto ciò che ad esso è necessario  per  realizzarsi e per tutelarsi. Ma non già con eguale facilità
tutto ciò che ad esso è necessario per realizzarsi e  per  tutelarsi. Ma non già con eguale facilità si può indicare
della società non è che un' idea politica, un' idea  per  ciò complicata di molte idee, o un calcolo della sempre
a quel modo che noi l' abbiamo concepita non è che un mezzo  per  sottrarre gli uomini quanto più sia possibile alle
Egli è fra questi mezzi obliati generalmente, e  per  lungo tempo nè pur sospettati, che io credo si debba
bensì talora traveduti quando le circostanze s' univano  per  aprire gli occhi agli uomini, e per mostrar loro ciò che l'
circostanze s' univano per aprire gli occhi agli uomini, e  per  mostrar loro ciò che l' istantanea esigenza delle cose
che in quella disposizione si conteneva uno specifico  per  tutti i mali dello stesso genere, e che quel malore era
da una stessa causa onde provenivano tanti altri mali, e  per  ciò ad un genere solo appartenenti: che questi mali sociali
qualche parte di essa nella medesima, ma che questo fecero,  per  dir così, senza sapere essi stessi che si facevano,
che rende ragione di un fatto umiliante, a dir vero,  per  l' umana natura, cioè che si trovino traccie di maggiori
che formano la teoria della medesima. Questa teoria  per  tanto non fu mai chiaramente veduta e stabilita, nè mai si
indiicata e che si accosti sempre più all' ideale proposto.  Per  formarci l' ideale della società regolare si debbe bensì
terra, ed a cui si debbe raffrontare ciò che fatto si trova  per  conoscere se è retto o se è torto, se merita d' essere
idee abbiamo cominciato dall' immaginarci una società o  per  dir meglio una moltitudine di uomini, che vuole diventar
non sia ancor successo alcuno di quei casi accidentali  per  cui viene accelerato il tempo agli uomini che si trovano
elevarsi che fa un uomo od una famiglia sopra gli altri  per  qualche sua virtù o prodezza o avvedimento. Ma invece di
senza rispetto a' diritti di quelli nelle cui mani sta già  per  giusti titoli il regolamento della società. Supponiamo
adunque che questi padri di famiglia congregati insieme  per  darsi quel migliore regolamento sociale che corrisponda il
è ciò che ora dobbiamo tentare di esporre. E primieramente  per  le cose già dette veggiamo di già quali siano le prime basi
1 Il Tribunale politico che abbiamo indicato e che  per  essere indipendente da qualunque altro potere forma il
e nei quali bisognava prima che ben insieme convenissero.  Per  ciò pensarono in quella vece di prendere un' altra via, e
convivere in detta società. Spiegata la parola modalità  per  i modi diversi nei quali può esistere un diritto senza
suo diritto, non perdeva nulla; mentre che il suo diritto,  per  essere piuttosto in un modo che in un altro, non veniva
che l' instituzione che andavano a fare doveva avere  per  suo scopo la modalità di tutti i diritti, conveniva
e con tutti egualmente si doveva trattare. Proponeva  per  ciò che anche le donne e i figliuoli di famiglia e i servi,
della Commissione conseguenze più lontane e più funeste,  per  le quali quella instituzione in luogo di unire le famiglie
si era a sufficienza spiegata. Domandando dunque attenzione  per  ispiegarsi meglio, cominciò dal dimostrare, ch' ella è cosa
uomo innati, si possono chiamare i diritti dell' uomo: che  per  questi però non si possono intendere dei diritti vaghi e
stesso discorso della moglie e del servo: non ne verrebbe  per  questo che la società civile, che vogliamo istituire, non
ma solo si tratta della sua instituzione: e se questa  per  istituirsi secondo le basi dell' equità ha bisogno di
dia troppo risalto e troppa forza ai diritti individuali,  per  la quale perdano relativamente di forza quei diritti che
maggiore fortificazione di tutti i diritti degli uomini.  Per  tali dichiarazioni e proteste consentirono i Padri a
questa è diversa secondo la diversità dei diritti stessi:  per  cui adesso che si deve procedere a stabilire un potere
si sente il bisogno di aver sott' occhio i diritti di tutti  per  definire gli offici di questo potere. Passò di poi a dare
individuali, mostrò loro che la proposizione che era  per  fare avrebbe fatto vedere la differenza del sistema di un
d' individui: non dell' uomo, quasi che bastasse nominarlo  per  intendere tutte le specie dei suoi diritti, ma dei diritti
dei diritti, e che si trattasse con ciascuna classe a parte  per  vedere come i diritti che formavano quella classe potessero
mantenimento senza bisogno del lavoro personale: intendendo  per  capo di casa qualunque uomo che facesse casa da sè, sia
non incontrò difficoltà e si elesse una persona proba  per  ogni classe che dovesse trattare le ragioni della medesima
sembrava equivoca ad alcuni; e la Commissione disse che  per  rappresentazione di un diritto non intendeva altro se non
ma ciascuno aveva quella forza che gli era necessaria  per  guarentire la sua esistenza e la sua prosperità. Disse, che
avesse modo di fare innanzi efficacemente le sue ragioni  per  essere migliorato dalla Amministrazione; e che questo non
quali erano incorse altre nazioni che avevano abbracciato  per  mancanza di prudenza il principio vago ed indeterminato che
nulli in società; che la società civile non si potea fare  per  tali uomini astratti; ma ch' ella non si faceva se non per
per tali uomini astratti; ma ch' ella non si faceva se non  per  i loro interessi; che gl' interessi adunque e non gli
non voleva già che tutti i diritti fossero rappresentati  per  essere confusi insieme, ma anzi per essere meglio distinti
fossero rappresentati per essere confusi insieme, ma anzi  per  essere meglio distinti e tutti egualmente difesi; disse che
loro proposizione non si parlava già d' una rappresentanza  per  tutti i diritti uguale; ma d' una rappresentanza
alla Rappresentanza proposta nel caso ch' essa portasse  per  conseguenza che essi dovessero pagare anche per quelli che
portasse per conseguenza che essi dovessero pagare anche  per  quelli che non possedessero. Poichè, disse chi faceva le
nulla se non ha un fondo da spendere? La persona delegata  per  trattar la causa dei non proprietarŒ rispose che la Società
primo diritto di ciascun uomo è di vivere e perciò ai mezzi  per  conseguire questo fine che è insieme la prima legge del
diritto al loro soccorso, sicchè lo si potessero pigliare  per  forza: gl' indigenti stessi non hanno mai creduto di
venerazione ed amore, che ricevevano da quelli  per  unico risarcimento dei loro beneficŒ, e che all' incontro
più dolci che stringe i proprietarŒ ai non proprietarŒ  per  unirli insieme in quella vece con catene di ferro; scioglie
vece con catene di ferro; scioglie i vincoli della natura  per  sostituirne di arbitrarŒ, i giusti per sostituirne di
vincoli della natura per sostituirne di arbitrarŒ, i giusti  per  sostituirne di ingiusti; e costringe i ricchi a pagare per
per sostituirne di ingiusti; e costringe i ricchi a pagare  per  i poveri, non già col patto che questi li risarciscano
a ciascun uomo è lecito di associarsi coi suoi simili,  per  conseguire colla loro unione qualche fine onesto; e i non
società generale qual' è quella in cui sono gli uomini  per  la comunanza della natura. Ma questa non si dee confondere
i non proprietarŒ: poichè una società non si stringe se non  per  degli interessi comuni; ed è assurdo che entrino nella
avere interesse comune coi proprietarŒ, e non possono  per  ciò entrare in una società, il cui scopo è l'
metter nulla insieme da amministrare, e l' entrare in essa  per  acquistarne è un entrarvi solo in apparenza; mentre non
entrarvi solo in apparenza; mentre non sarebbe un entrarvi  per  lo scopo della società, ma sarebbe un acquistare relazione
ma sarebbe un acquistare relazione con detta società  per  uno scopo a loro soli particolare. La Commissione prese a
quasichè ne escluda dal suo seno qualche classe, ma  per  gl' interessi che si propone a suo fine immediato. Questi
stesso: si può dire ch' egli non sia altro se non un mezzo  per  cui si conservi lo stato di natura. I diritti sono nello
di natura, poichè non hanno già bisogno di una legge civile  per  essere prodotte o permesse, e queste medesimamente
Dirò di più, poichè il potere civile non è che un mezzo  per  difendere ed aiutare lo stato naturale, egli avverrà, che
uomini moderni lo sforzo di distruggere lo stato naturale  per  non vedere da per tutto che il civile: lo sforzo di
sforzo di distruggere lo stato naturale per non vedere da  per  tutto che il civile: lo sforzo di distruggere le affezioni
di distruggere le affezioni ed i vincoli della natura  per  sostituire ad essi dei patti immaginarŒ: lo sforzo di
dei patti immaginarŒ: lo sforzo di distruggere il reale  per  sostituirvi l' ipotetico, e il dettame della giustizia
l' ipotetico, e il dettame della giustizia naturale  per  sostituirvi la sanzione della forza, o sia l' arbitrio che
generale, cioè dall' interesse dei più; ma che non cessava  per  questo d' essere radicalmente una tirannide, mentre la
produceva in uomini tanta rendita annua da potere spendersi  per  la gloria dello Stato secondo il capriccio del più forte
di natura umana in cui gli uomini sono legati fra loro  per  affezioni ad essi naturali, e per diritti e doveri morali.
sono legati fra loro per affezioni ad essi naturali, e  per  diritti e doveri morali. Conviene su questi principŒ
tutti gli altri uomini: perciocchè non sarebbero esclusi  per  questo dalla società del genere umano, riterrebbero
particolare da lui proposta alla società civile, che  per  esser tale debbe abbracciare, come siamo convenuti, i
non potrebbono essere sottomessi alle leggi della medesima  per  diritto, nè soggetti a' suoi tribunali se non mediante la
potrà più rompere, e si dovrà temere. Egli è dunque meglio  per  tutti egualmente gli uomini, ma specialmente per li
meglio per tutti egualmente gli uomini, ma specialmente  per  li proprietarŒ che si costituisca una vera società civile
- Ma i proprietarŒ dicono, noi non vogliamo pagare  per  li non proprietarŒ, ed è in questo che la Commissione dà
ciò che succederebbe se si facesse che i ricchi pagassero  per  i poveri, mentre con ciò si trasferirebbero i diritti di
l' associazione dovrà esser tale che essi non ispendano già  per  i poveri, o secondo la volontà di questi. Queste ragioni
quanto ch' ella fosse tale che amministrasse bene, e che  per  tal fine non si doveva aver altra regola nel formarla che
di scegliere fra tutti le persone superiori alle altre  per  sapienza e per virtù, o sia di maggior capacità ad ottenere
fra tutti le persone superiori alle altre per sapienza e  per  virtù, o sia di maggior capacità ad ottenere lo scopo
alte virtù: la compassione vostra si occupa adunque tutta  per  corromperle: si occupa a farle divenire di quelli odiosi ed
medesima: e se appresso qualche nazione si è introdotto  per  breve tempo il principio opposto, che il merito dia un
ancora dal solo monarca che abbia tutti i mezzi opportuni  per  render a pieno giustizia a ciascuna delle sue creature. La
dei proprietarŒ ha diritto di concorrere nella medesima  per  quel tanto che egli pone in mezzo di modalità; e che
loro proprio: la società civile non distruggerebbe già  per  questo la società universale: e la sua istituzione non
il ricco mercatante non si spoglia delle proprie ricchezze  per  premiare le fatiche del letterato, egli non toglie a lui
premiare le fatiche del letterato, egli non toglie a lui  per  questo nè il suo merito nè la sua dottrina nè le sue
e che mostrava la via più corta insieme e più naturale  per  arrivare alla medesima; conciossiaccè formandosi la società
non libere. La Commissione definì le persone non libere  per  quelle che non avevano diritto sulle proprie operazioni,
diritto sui figliuoli solo allo scopo della paternità  per  la quale Dio gliela aveva dato: obbligavano il marito ad
poichè la vita ed il corpo sono due diritti semplici, e che  per  se stessi hanno un solo modo di esistere, sicchè quando
che il Comitato di sanità pubblica nulla poteva fare  per  la medesima se non mediante delle spese; che quindi, perchè
senz' aver modo di pagarne le spese: e questo discorso vale  per  qualunque società, nè si debbe immaginarsi qualche cosa di
cui è suscettibile, e che si può accordare colla giustizia.  Per  trovare questo posto secondo le leggi dell' equità o questa
di fare la società civile, dall' istante ch' essa aveva  per  iscopo di bene ammodare tutti i diritti dei membri che la
tutti i diritti dei membri che la componevano. Il delegato  per  i non proprietarŒ non mancò di ripetere ciò che era stato
ai maggiori pericoli e sostengono le maggiori fatiche  per  la salvezza e per la gloria comune nei più stretti
pericoli e sostengono le maggiori fatiche per la salvezza e  per  la gloria comune nei più stretti frangenti: mentre i pingui
si possono perciò provare legalmente, ma che non fanno meno  per  questo onta e danno all' umana libertà? Egli non è adunque
di proporsi. Si direbbe che è piuttosto un mezzo termine  per  eliminarli in fatto dalla società, o di ritenerveli in
segrete della Commissione, che ciò propose, credo evidente  per  quanto ho detto che ove la giustizia debba essere la base
la base della nuova nostra Società, i non proprietarŒ  per  essere tali non si debbano già lasciare spettatori
abitazione del nostro pianeta l' aria che debbono assorbire  per  vivere, la luce che più di quello dei ricchi rallegra l'
diritti non ammette di più; tuttavia non è già vero che  per  tale associazione i non proprietarŒ vengono a perdere
altramente sulla famiglia priva del suo capo e provvede  per  esempio la zitella oltraggiata d' un collocamento; è un
ai malfattori? Si ripeterà che questa risposta, se vale  per  le offese che i non proprietarŒ ricever potessero dagli
dall' abusare del suo potere. Ma che? il Potere Civile, o  per  dir meglio l' Amministrazione della società, si estende
che prima lo riceveva. Se ragionevole fosse di lagnarsi  per  ogni nuova forza comparente, per la sola ragione che quella
fosse di lagnarsi per ogni nuova forza comparente,  per  la sola ragione che quella ha la possibilità di nuocerci,
la società civile non debba nulla ommettere di suo potere  per  tutelare i diritti dei non proprietarŒ: concediamo che i
esige che nessun uomo possa sforzare un altro di pagare  per  lui: che perciò i non proprietarŒ non possono sforzare i
non proprietarŒ non possono sforzare i proprietarŒ a pagare  per  essi; perchè non è qui di beneficenza che si tratta, la
e non possono esigere che i proprietarŒ contribuiscano  per  essi; il che, oltre essere ingiusto, sarebbe impossibile ad
no, nè a questa condizione entreranno in una società così  per  essi disuguale. Che se mediante qualche sofisma alcuni a
opera stessa, se il non proprietario abbisogna della stessa  per  campare la vita? quest' è una derrata sporca, sopra cui
dallo scopo suo a particolari imprese. Ella è istituita  per  diriger la modalità dei diritti; ed ha bisogno di dirigerla
ha bisogno di dirigerla con viste generali e calcolate: e  per  tale scopo ha bisogno altresì d' avere un mezzo generale e
continuamente mutabile di valore, di un valore sporco  per  cui si debbe detrarre dal medesimo il mantenimento dell'
giacchè la persona stessa pel nostro scopo si può contare  per  nulla. E di fatto, che si può torre all' individuo che ha
di una dura schiavitù. Che se i non proprietarŒ militano  per  la salute della patria ciò nè fanno nè far possono che
al tutto prive di proprietà materiali, non potevano  per  la loro condizione avere alcun diritto di regolare la
che egli ha, ma bensì far uso di tutte le sue azioni,  per  cui non resta più al servo alcun modo di provvedere a sè
sua autorità, e di risarcire quanto poteva il danno, se  per  isbaglio lo trapassava. D' altro lato non è mai l' offeso
casi in cui la giustizia non ha il pieno suo effetto, non  per  mancanza della società, ma per l' impossibilità annessa
ha il pieno suo effetto, non per mancanza della società, ma  per  l' impossibilità annessa alla cosa. Il qual caso non può
ella diventava il mezzo generale della sua amministrazione.  Per  far conoscere l' indole della nuova società civile fece
In ogni specie di diritti si trovavano più diritti, e  per  ciò i cittadini appartenenti al primo ordine, cioè all'
primo ordine, cioè all' inferiore, avevano voce di richiamo  per  ciascuno dei tre diritti che possedevano, e i cittadini del
diritto, venendo offesi, di avere una voce di richiamo ,  per  la quale ottengano risarcimento: voce che forma l'
propriamente si amministra; nè la società civile viene  per  altro fine instituita, nè ad altro officio si estende: il
perocchè non ha veruna cosa che possa consegnare  per  dir così alla società civile, perchè essa gliela
società. In fatti l' amministrazione sociale si erige  per  regolare la modalità dei diritti dei suoi membri: e la
è quella che lega tutti gli uomini insieme, non già  per  un patto arbitrario, ma per una legge eterna, che gli
gli uomini insieme, non già per un patto arbitrario, ma  per  una legge eterna, che gli uomini associati non
civile riconoscendosi obbligata di adoperar tutti i mezzi  per  ritener sè stessa nei limiti della giustizia, obbligo
più trascurato dagli uomini di questo, nè più importante  per  la loro tranquillità, nè di una necessità più fondata nell'
maggiore sia il vostro timore, la vigilanza e la cautela  per  non esserle infedeli. »Secondo questo principio gli uomini,
in ragione della potenza che hanno sopra di quelli. Egli è  per  questo principio morale ed intrinseco insieme all'
sognata e crudele infallibilità politica: debbe riconoscere  per  ciò un dovere di deferire ad un tribunale di giustizia
che hanno onde richiamarsi di lei, non sia bastevole  per  poter affermare, che tutte le persone individuali entrino
di natura amministravano in separato, si uniscano insieme  per  amministrare in comune. Ora ciò posto non riesce per tutto
per amministrare in comune. Ora ciò posto non riesce  per  tutto questo men vero che la società civile si proponga di
della società medesima, sebbene non già membri eguali, o,  per  essere più accurati, non già membri che godano della
libertà che loro piace: mentre questi poveri sono obbligati  per  un diritto naturale di far tutto ciò che è necessario per
per un diritto naturale di far tutto ciò che è necessario  per  acquistarsi il vitto, e non può esser loro lecito di torre
era appianata la via alle cose fino a quest' ora trattate  per  proporre l' articolo riguardante lo stato che dovevano
difficoltà dalla parte dei proprietarŒ. Il delegato  per  questi si sforzò di provare che i mercenarŒ erano di loro
far debbono i proprietarŒ; ma nol fanno e far nol debbono  per  altro che per atto d' umanità, e di commiserazione; ciò che
i proprietarŒ; ma nol fanno e far nol debbono per altro che  per  atto d' umanità, e di commiserazione; ciò che nei mercenarŒ
mercenarŒ simili ai poveri o non proprietarŒ, che si contan  per  liberi fino a che la beneficienza dei ricchi mantiene loro
mercenarŒ nelle pubbliche deliberazioni, ma i loro padroni  per  essi; quantunque abbiano quelli il diritto di patteggiare
stato dei poveri e successivamente dei non liberi. Egli è  per  questo che la Commissione ha creduto che nessun mercenario
una rappresentazione attiva nell' amministrazione sociale;  per  le stesse ragioni per le quali viene negato ai poveri ed ai
attiva nell' amministrazione sociale; per le stesse ragioni  per  le quali viene negato ai poveri ed ai servi; cioè perchè il
dei mercenarŒ non può essere senza ingiustizia eliminato  per  un accordo o per un monopolio che facessero fra di loro i
non può essere senza ingiustizia eliminato per un accordo o  per  un monopolio che facessero fra di loro i benestanti. A
tutte le arti necessarie nella famiglia stessa, in essa  per  esempio si mantenevano le greggi, si preparavano le lane,
fra varie famiglie, alcune delle quali si restringessero  per  esempio alla cura del gregge, altre alla filatura delle
incapace fosse di pensare all' acquisto d' un suo bene  per  poco lontano ch' ei fosse ed impotente di muoversi verso il
ch' ei fosse ed impotente di muoversi verso il medesimo,  per  una inerzia che non riceve movimento se non dei pungoli di
brutale. Da questo stato di degradazione è già lontanata  per  sempre l' umanità, e ha ricevuto una spinta che la porta
sempre l' umanità, e ha ricevuto una spinta che la porta  per  tutti i veicoli del bene, per così dire, anche più lontano,
una spinta che la porta per tutti i veicoli del bene,  per  così dire, anche più lontano, e non può venire meno il suo
gli uomini togliendo via la divisione del lavoro, e  per  ciò la classe dei mercenarŒ: giacchè, se i padroni si
e da essa inclinati a mantenere ciò che hanno provato  per  bene e ad accrescerlo, è impossibile che il corpo dei
tutte quelle basi che da essa il male allontanano. 1)  Per  la stessa ragione il corpo de' benestanti commetterebbe una
al male ed alla stoltezza. La società civile adunque, sì  per  principio di utilità che per principio di giustizia, debbe
La società civile adunque, sì per principio di utilità che  per  principio di giustizia, debbe riguardare il corpo dei
dei benestanti, ed il fondo sul quale è assicurato,  per  dir così, il provento dei mercenarŒ, si è questa, che
può benissimo assicurarsene; giacchè abbiamo fissato  per  base, che la volontà collettiva dei benestanti non può mai
caso impossibile, ne seguirebbe, che il corpo dei mercenarŒ  per  qualche tempo disparirebbe; ma senza che questa distruzione
ai principŒ sopra esposti, perocchè essa non seguiva  per  un arbitrio stolto dei ricchi, nè per un principio di
essa non seguiva per un arbitrio stolto dei ricchi, nè  per  un principio di assurda politica; ciò che solo col discorso
intanto chi avesse da dire contro la medesima, di riservare  per  allora che se ne farà di proposito trattazione. Ciò che fu
era una voce influente nell' amministrazione della società.  Per  diritti reali s' era inteso diritti sulla ricchezza
attiva quella persona che aveva dei diritti  per  se stessi esistenti, giacchè i diritti personali per se
per se stessi esistenti, giacchè i diritti personali  per  se stessi non possono esistere nell' uomo se non coll'
dal corpo dei benestanti perchè l' umanità, di fatto e  per  una legge a cui irrefragabilmente obbedisce, non può ad
moltiplicano il valore di ciò che rende la terra più volte  per  se medesimo. Ella è questa moltiplicazione di valore, che
medesima. Come dunque il benestante dipende dalla terra  per  cavare della ricchezza, allo stesso modo dipende dalle arti
allo stesso modo dipende dalle arti e dal commercio  per  cavare dell' altra ricchezza. Che se potesse darsi il caso,
senso tutti egualmente indipendenti; indipendenti cioè dato  per  impossibile che si rompa tal compagnia, e che qualche parte
cose, quella che può dileguare la difficoltà proposta.  Per  conoscere la legge che regola il prezzo delle cose bisogna
la legge che regola il prezzo delle cose bisogna prendere  per  regola una misura comune del prezzo, una materia che abbia
tutte. Valutiamo dunque il prezzo delle cose in danaro, o  per  dir meglio consideriamo la valutazione loro nel fatto.
possono messe in cambio con altre cose; del quale prezzo  per  conoscere la proporzione bisogna riportarsi ad una specie
pei fondi industriali e commerciali che quella tirata  per  li mercenarŒ: cioè che dovessero avere una rappresentazione
i ragionamenti della Commissione fossero stati riconosciuti  per  giusti, e le sue proposte fin quì approvate, v' erano nulla
forse quelli, che, essendo in possesso del governo,  per  qualche sventura impoveriscono, cedere bonariamente il
posto a quelli che sulla loro disgrazia si sono arricchiti?  Per  quanto adunque sieno speciosi i principŒ della Commissione,
Rimossa l' equità e la giustizia, che cosa rimane  per  principio formatore della società, se non l' arbitrio, o la
seguirla tutta. Se malgrado di questa loro piena volontà,  per  mancanza di cognizione o di potere, avviene che in qualche
è che una mancanza materiale, e non già morale; non seguono  per  questo meno tutta intera la equità. Ma v' ha di più.
possono trovare il giusto punto dell' equità, non debbono  per  questo venire a discordia, ma bensì sono obbligati di
e ciò appunto è quello che propriamente si chiama equità,  per  distinguerla dalla giustizia, colla quale si vede essere da
ciò che secondo la legge naturale si può prefiggersi  per  fine , così nella equità viene indicato quel mezzo onde
giusto; e perchè se lo debbono prefiggere efficacemente  per  ciò sono obbligati altresì di ottenerlo con questo mezzo
in essa qualunque persona che si assembra e tratta insieme  per  parteciparne. Giacchè nessuna persona può essere costretta
sguardo. Ma debbe tenersi in esso così costante lo sguardo  per  ottenersi pienamente? Non già: ma per ottenersi quanto più
costante lo sguardo per ottenersi pienamente? Non già: ma  per  ottenersi quanto più si può: mentre quand' egli si ottiene
non consiste se non nell' uso di tutte le proprie forze  per  la consecuzione di ciò che è giusto, non già nell'
nella divisione del potere civile: ma nulla più: e  per  la maggiore esattezza possibile non altro debbesi intendere
profitto mediante l' esame dei SavŒ universalmente reputati  per  forza di mente, per provetto consiglio, e per integrità.
esame dei SavŒ universalmente reputati per forza di mente,  per  provetto consiglio, e per integrità. Qualunque adunque
reputati per forza di mente, per provetto consiglio, e  per  integrità. Qualunque adunque sieno per essere nella pratica
consiglio, e per integrità. Qualunque adunque sieno  per  essere nella pratica esecuzione degli articoli sopra
dopo che è stato dimostrato: 1 che esse sono necessarie  per  l' ottima consecuzione del fine sociale, cioè pel comune
difficili all' esecuzione, ma che tutto ciò che è giusto  per  difficile ch' egli sia debbe essere tratto alla luce, ed
aveva presentato all' Assemblea, e che difendendo passo  per  passo avea fatto adottare dalla medesima. Fece osservare
erano d' un' indole totalmente diversa: la prima aveva  per  iscopo la sicurezza , o difesa dei diritti; la seconda la
Questi due scopi erano al tutto necessarŒ da conseguirsi, e  per  l' umana dignità il primo più necessario ancora del
conservata nella sua integrità mediante la giustizia, e  per  ciò mediante un Tribunale politico che a questa presiede;
stessa, fu finalmente ammesso. L' articolo delle elezioni  per  la composizione del Tribunale, che si doveva discutere,
sulle elezioni dei membri dell' Amministrazione, poichè  per  costituire un membro dell' Amministrazione si aveva un dato
ricchezza materiale che bastava verificare: all' incontro  per  eleggere un membro al tribunale politico, nella cui
una certezza fisica, e che escludesse ogni controversia;  per  cui anzichè ai dati esterni conveniva rimettersi in tali
la seguente proposizione: « Sieno sospesi tutti i negoziati  per  instituire l' Amministrazione sociale, e si proceda prima
qualificazione che si richiedeva, secondo i principŒ posti,  per  essere membro del Tribunale politico, consisteva, dopo la
genere di dignità: ma ben ancora questo Tribunale era fatto  per  tutti egualmente: proteggeva i diritti di tutti, ed in
e dei padri: i mariti danno, oltre al proprio, un voto  per  la moglie; ed i padri e le madri vedove oltre il proprio
Tribunale medesimo al diritto di voto, quando ciò esigano  per  giuste cause contro i mariti ed i padri, o le madri vedove.
che nell' uomo non si esigeva già egual grado di ragione  per  qualunque operazione ch' egli facesse: che coll' età
dell' uso della ragione. Fissandosi l' età maggiore  per  qualificazione dell' elettore si escluderebbero molti
possibile che un uomo deleghi un altro a dare il voto  per  lui; mentre qualunque voto desse questo secondo non sarebbe
da sè stesso: e sarebbe assurdo affermare che si pensa  per  la ragione che v' ha un altro che pensa. Medesimamente il
ragione che v' ha un altro che pensa. Medesimamente il voto  per  delegazione non supplisce al suo secondo ufficio e in
era necessario che questi s' obbligassero a ciò: affinchè  per  una continua titubanza nel numero e nella qualità degli
egli non potrebb' essere nè amato nè venerato; giacchè  per  esserlo, tutti i cittadini debbono veder in esso l' opera
dei padri di famiglia, vengono a mancare insieme dei lumi  per  ciò ottenere: vengono a mancare dei pareri e dei voleri;
con se stessi. Si domandò che cosa dovevasi intendere  per  capo di famiglia; e dopo varie proposte fu convenuto, di
essa dice, che i mariti « oltre il proprio, danno il voto  per  la moglie, ed i padri, oltre il proprio, danno altrettanti
coazione reattiva. Se dunque viene istituito il Tribunale  per  tenere nei suoi doveri gli stessi genitori, questo tuttavia
sulla propria vita, tuttavia può applicarsi in parte  per  la strettezza del nodo maritale. Che se i padri ed i mariti
di quelle deviazioni che si fanno dalla rigorosa giustizia  per  mezzo della equità, la quale, come dicevamo, è la sola
fra due parti, queste debbono comparire al suo cospetto  per  riceverne la sentenza, ciò che è quanto dire, che debbe
che potevano fare i mariti ed i padri della loro autorità.  Per  il che la Commissione, movendo da più alti principŒ il suo
legge naturale tutta la legislazione umana è nulla e irrita  per  sè stessa? Orsù accingetevi della vostra autorità, e fate
fra i vostri posteri e le turbazioni dello Stato.  Per  quello che voi dite, che i mali si debbono anzi prevenire
sociale, questa falsità nelle istituzioni si scorge da  per  tutto dove la società sia caduta in una grande corruzione.
caso la corruzione sociale strascina lo stesso legislatore,  per  quanto avveduto egli sia, a delle instituzioni totalmente
fine ordinate, sebbene partano dal principio che gli uomini  per  cui sono fatte sieno cattivi, tuttavia non possono mai
produce tali frutti é di una fecondità inesausta. Egli é  per  questo che non v' ha istituzione o legge che non possa
In tal caso non si debbono esse contorcere e guastare  per  ovviare agli abusi a cui sono soggette tali relazioni per
per ovviare agli abusi a cui sono soggette tali relazioni  per  altro naturali degli uomini: esse si debbono lasciare
naturali, e non si alterino punto: e quando ci sia il caso  per  levare gli abusi delle medesime, si debbono attorniare di
un' espressione fedele dei diritti naturali, ed hanno  per  iscopo la prosperità dei medesimi, dalle instituzioni
stabilitive sono di loro natura non solo inutili  per  una tale società, ma ben ancora nocevoli: conciossiacchè
e quelle false instituzioni, che si rendevano necessarie  per  farla fiorire e per invigorirla: quelle che mettevano in
che si rendevano necessarie per farla fiorire e  per  invigorirla: quelle che mettevano in salvo il padrone dalla
sempre delle relazioni false fra gli uomini, se essi vivono  per  lungo tempo soggetti alle medesime; ma rare volte sono
a quello stesso modo che la regola di vita migliore  per  la salute dell' uomo, nel suo stato naturale, non può esser
stato di natura in cui gli uomini non sono legati insieme  per  falsi vincoli: in cui la ragione non è ottenebrata da vizŒ,
in cui la ragione non è ottenebrata da vizŒ, o non è  per  una somma ignoranza impotente: 2) in cui finalmente l'
relazione fra gli uomini e così si snaturerebbero, mentre  per  ottenere un tal fine verrebbero a stabilire la detta
la natura: si allontanerebbero in tal modo dal fine proprio  per  conseguire il fine delle instituzioni di un altro genere
incontro ha dato ai padri ed ai mariti la legge naturale  per  moderarlo. Egli è dunque inconveniente e contro la natura
l' ordine, ma non sono che eccezioni dell' ordine. Nè  per  questo debbesi ridurre ad un voto solo tutti i voti della
un atto di autorità e quindi un mezzo di difesa. Egli è  per  questo che si è stabilito il principio, che tanti sieno i
della famiglia, si fa sì che quest' unica volontà si ripeta  per  dire così in tanti atti autorevoli, o sia in tanti voti,
questi due vincoli, cioè il paterno ed il maritale, avevano  per  loro base essenzialmente l' amicizia, il vincolo all'
di sua natura altra base che la utilità: quindi non portava  per  conseguenza della sua natura che la volontà del servo
ammettere i servi stessi a votare, e se sono mariti anche  per  le mogli, se sono padri anche per li figliuoli. Non è però
e se sono mariti anche per le mogli, se sono padri anche  per  li figliuoli. Non è però necessario che i servi sieno
obbligati a dare il loro voto, sì perchè può essere che  per  essi sia più vantaggioso il non darlo, giacchè tale
autorità, potevano facilmente entrare dei falsi principŒ  per  non conoscere ben a fondo le basi su cui si veniva erigendo
nella rappresentazione politica dei diritti, non già tanto  per  prepotenza dei più forti, quanto per un sofisma che
diritti, non già tanto per prepotenza dei più forti, quanto  per  un sofisma che facilmente illude le menti dei governanti, e
che quello studio che tanto riscalda le menti dei politici  per  trovare un equilibrio fra i poteri dello Stato? Questo
è insolubile, e quando anche fosse solubile non sarebbe che  per  un istante, per l' istante cioè che dura l' artificioso
quando anche fosse solubile non sarebbe che per un istante,  per  l' istante cioè che dura l' artificioso equilibrio; non ha
volendo dare la costituzione ad uno Stato si si propone  per  iscopo principale di evitare i disordini ch' essa stessa
sopra questo altro principio che fosse quello la cui forza  per  la divisione ingegnosa della medesima in diverse persone
sieno diversi fra loro, e che convenga meglio tenere  per  unica regola il secondo anzi che il primo, affinchè dopo
riforme che alterino le prime basi su cui è costituito, o  per  dir meglio non siate costretti a distruggere ciò che avete
che dunque si tratta d' un calcolo di estrema difficoltà  per  li molti elementi, che in sè racchiude, e per la mancanza
difficoltà per li molti elementi, che in sè racchiude, e  per  la mancanza dell' esperimento, questo non può che riuscire
si potesse misurare colla canna, e fosse fissata una misura  per  la menoma grandezza degl' ingegni prescelti a tant' opera:
voi debbono spropriarsi della modalità dei proprŒ diritti  per  metterla in mano di quelli che fossero scelti al governo,
dalla rappresentazione politica, il quale dipartirsi è  per  se stesso un aprire il varco agli abusi, mentre si spoglia
porzione degli uomini della modalità dei proprŒ diritti,  per  accumularla in mano d' un' altra porzione; mentre in somma
stato di natura; ma si dà agli uomini uno stato arbitrario  per  instituire sopra il medesimo la civile società pure
sarebbe quella che farebbe passare questo arbitrio  per  sapiente; una negazione egualmente lo renderebbe stolto:
che sorga un altro uomo che abbia l' audacia di spacciarsi  per  saggio, di negare la precedente costituzione, e di
è un principio determinato; diciamo che l' adottare questo  per  unico principio determinante la costruzione sociale è lo
all' altrui arbitrio. Diciamo perciò ch' egli è necessario  per  formare la società ricorrere ad un principio più
macchina che va senza di lui, e che è così complicata  per  la moltitudine delle sue parti che gli riesce impossibile
vi diceva, lo stato di natura in cui siete presentemente,  per  edificare tal cosa di cui nessuno può prevedere con
politica: poichè le mutazioni che voi andate a subire  per  questo sistema le vedete tutte entro confini determinati.
voi fare una mutazione di cui l' esito vi fosse incerto  per  ottenere un fine, qual' è l' instituzione della società,
riferisce i diritti quali sono, sarà una buona memoria  per  chi l' ha scritta: se non riferisce i diritti quali sono,
ella fa un atto di sommissione e nel secondo di autorità: e  per  ciò le conseguenze di questi due atti sono diverse: nel
essere discepola e soggetta, non maestra e sovrana. Se poi  per  dichiarazione di diritti s' intende un promemoria mutabile
di parole: questa dichiarazione sarebbe ciò che io intendo  per  ricognizione, sarebbe ancora la scienza modesta di un
a maggioranza di voti. La forma di questo Tribunale,  per  non dilungare qui il leggitore dall' idea generale della
quale si compiva l' instituzione della società. Giacchè  per  la dichiarazione dei diritti politici (Tit. II articolo 3)
proporzionale alla richezza posseduta. La Commissione,  per  non confondere l' Assemblea, si restrinse a far osservare
In che modo, si diceva, un delegato il quale rappresenta  per  necessità molti proprietarŒ di diversa fortuna potrà
colle piccole proprietà egli non abbandonerà mai quelle  per  sostener queste; mentre se fossero due i rappresentanti l'
queste; mentre se fossero due i rappresentanti l' uno  per  esempio piccolo proprietario e l' altro grande, le due
politici. (Tit. II art. 3). Dimostrò che bisognava prendere  per  quest' unità un termine basso più che si poteva; poichè
lire. Laonde questi non resta senza rappresentazione se non  per  quella frazione che avesse fra le mille cinquecento e le
milioni, non rappresentati, ciascun cittadino ha una rata  per  così esprimermi proporzionata, sicchè, nessuno sconcio ne
assemblea il quale possedesse egli solo i fondi necessari  per  ritrarre l' entrata dei dieci milioni, egli sarebbe membro
citare al Tribunale politico l' Assemblea meno elevata  per  negligenza nel mandare i deputati, ogni qualvolta potesse
qualvolta muore un suo delegato all' Assemblea superiore  per  rieleggerne un altro. L' Assemblea superiore è obbligata di
un membro della medesima ottiene dal Tribunale politico,  per  cagione dei proprŒ interessi, un decreto di convocazione. I
beni di fortuna. 3 Ciò che è detto nei paragrafi precedenti  per  lo scemamento delle fortune, vale anche per il loro
precedenti per lo scemamento delle fortune, vale anche  per  il loro aumento; e perciò ciascuno, dato quest' aumento,
e perciò ciascuno, dato quest' aumento, può domandare  per  sè o per altri l' aumento corrispondente di
ciascuno, dato quest' aumento, può domandare per sè o  per  altri l' aumento corrispondente di rappresentazione
quelli dell' uno non possono rallentare quelli dell' altro,  per  modo che, pendente la causa, ognuno rimane a suo luogo; e
menti degli uomini ci si sieno aggirate d' intorno: queste  per  formarsene l' idea compiuta, quella per trovare in essa la
d' intorno: queste per formarsene l' idea compiuta, quella  per  trovare in essa la propria naturale posizione e quiete: ma
giudizŒ; sia che questo dubbio ella giunga a fare spontanea  per  propria sapienza, sia che ella sia costretta di farlo per
per propria sapienza, sia che ella sia costretta di farlo  per  le scosse che ella riceve dalle reazioni che ritruovano le
Così in fatto troviamo nella storia. Questa ci presenta da  per  tutto Amministrazioni che operano con gran franchezza e
che procedono come fossero infallibili; e che sostengono  per  gran tempo di esserlo, quando viene loro contrastata questa
questa infallibilità. E se un tale contrasto singolare dura  per  molto tempo, non è già da credersi che ciò nasca dall'
sola delle passioni degli uomini: egli si prolunga anzi  per  l' imbecillità umana come per l' umana malizia: perocchè
uomini: egli si prolunga anzi per l' imbecillità umana come  per  l' umana malizia: perocchè quella è che impedisce agli
ed indipendente: e veggiamo ancora che ciò è avvenuto  per  opera di molti abili uomini di Stato, che affezionati ai
pubbliche cose. Si grida contro alla costoro improbità: ma,  per  quanto io sono persuaso, al tutto senza ragione. Io credo
era fissato; egli ondeggiava in varie mani: lo Stato era  per  cadere ogni istante nell' anarchia: la morte del principe,
ardire di un condottiero, un accidente impreveduto, bastava  per  rovesciare col trono la società. Questi mali cadevano sotto
a questa si dee por rimedio, e non guastare l' istituzione  per  sè buona e retta. Ma or ecco come il potere dell'
or ecco come il potere dell' Amministrazione sociale andò  per  mancanza di lumi rinforzandosi, e tendendo alla maggior
altrettanto quanto poco sono in istato da vedere i proprŒ.  Per  quella stessa ragione che dicevo l' uomo non portare lo
che dicevo l' uomo non portare lo sguardo sopra di sè  per  dubitare di ciò che fa, se non tardi e trattovi quasi a
non è disposto a considerarlo sotto questo aspetto,  per  quella stessa ragione, che non è disposto a considerare sè
a considerare sè stesso come un uomo fallibile, essendo  per  accidente amministratore; ma è anzi disposto a considerarsi
amministrazione è cosa esterna, che termina fuori di lui,  per  vedere la quale non ha bisogno, dirò così, che di uno
umane, l' amor proprio, e l' avidità si mescolano da  per  tutto; ma non si può negare che le stesse leggi dello
senza accorgersi nè sospettare de' mali ch' egli stesso  per  ignoranza o per passione, e quelli che a lui subentreranno
nè sospettare de' mali ch' egli stesso per ignoranza o  per  passione, e quelli che a lui subentreranno nell'
ma ben presto, atterrata anche questa, ne sorge una terza  per  vendicare i delitti della seconda. Nel fermento delle
ben presto la terza, come si condannò le due prime,  per  instituirne una quarta; e si succedono incessantemente i
da un simile corso d' idee che fa lo intendimento umano,  per  cui l' uomo assai prima di giudicare di sè stesso giudica
contro il dispotismo e gli sforzi degli amministranti  per  aumentare il grado di potere nelle loro mani, pervenuti
dell' uomo; ma all' indole stessa dell' umana natura,  per  cui l' uomo crede non esserci niente da temere da parte
possibilità che essa potesse essere istrumento di male.  Per  venire a quest' ultima riflessione, che può solo dar luogo
E così doveva essere, perchè il Tribunale politico è  per  il popolo; egli è necessario unicamente per difendere il
politico è per il popolo; egli è necessario unicamente  per  difendere il debile contro il forte, la minorità contro la
porta la pretesa di risarcimento, cui l' offeso verifica  per  le vie di fatto se l' offensore non si muove spontaneamente
adunque, sintomo del diritto violato, è la ragione  per  cui gli uomini vogliono che sia resa loro giustizia; egli è
e si rende ragione da sé. Esiste adunque sempre nel fatto e  per  la natura delle cose un Tribunale per gli affari politici,
sempre nel fatto e per la natura delle cose un Tribunale  per  gli affari politici, come esiste sempre per la natura delle
un Tribunale per gli affari politici, come esiste sempre  per  la natura delle cose un Tribunale per gli affari privati.
come esiste sempre per la natura delle cose un Tribunale  per  gli affari privati. La sola differenza fra il Tribunale
istituito appositamente, e il Tribunale politico naturale,  per  dir così, si è quella che passa fra il Tribunale per gli
per dir così, si è quella che passa fra il Tribunale  per  gli affari privati nello stato di natura, e lo stesso
sempre esistette di fatto, come mostrano tutte le storie  per  gli affari pubblici; come sempre esistette un Tribunale per
per gli affari pubblici; come sempre esistette un Tribunale  per  gli affari privati, mentre sì l' uno che l' altro è fondato
ricevuta. Ho ancora osservato nella prima parte la cagione  per  cui l' antichità amava tanto le Repubbliche. Non si era
preciso oggetto del governo: governare la società non era  per  essi regolare la modalità di tutti i diritti, ma era
arbitro dell' imperio romano, si può dire che la virtù era  per  annientarsi e con essa la luce della verità. La mancanza
gran verità: « « I re abdicavano il potere di giudicare da  per  se stessi. »1) » Fu questa l' opera della Religione divina.
divina. Ed il principio che adoperò questa Religione  per  operare un tanto mutamento di cose fu quella massima: « «
operare un tanto mutamento di cose fu quella massima: « «  Per  me regnano i re: »2) » la massima che fa conoscere avervi
nell' abdicazione che fecero i re del potere di giudicare  per  sè stessi, osserva che i popoli in contracambio
potere che è augusto non pel ministro che lo esercita, ma  per  sè stesso. I popoli non avendo da temere più nulla dai re,
la Monarchia fondandola sulla giustizia, e restringendola  per  conseguente a non disporre che della Modalità dei diritti.
più frequentemente offesa; e l' autorità del governante  per  conseguente è più libera ed indipendente quanto meno
naturalmente sta quieto quando può vivere, ma si risente  per  buttare da sè quelle leggi, e quegli ordini sotto dei quali
e quegli ordini sotto dei quali egli non potrebbe vivere:  per  quanto possa essere grande il suo eroismo nella tolleranza,
cioè quella di essere un potere supremo ed universale, e  per  ciò stesso illimitato fino che non esce dal suo oggetto, ed
il primo modo più secondo la giustizia, conservandosi  per  esso i diritti ben fondati dell' Impero. 2) Ognuno però
dal Tribunale politico da me proposto. Egli lo voleva fatto  per  regolare i negozŒ fra' Principi e togliere le guerre; e non
del Principe che lo stipendia; e si converrebbero insieme  per  accidente, cioè secondo le istruzioni ricevute dai loro
quello che più si avvicina al Tribunale da me proposto,  per  quanto è a mia notizia, è di Giovammaria Ortes. Non sarà
gli uomini debbono unanimemente ammettere ed assentire  per  la comune loro felicità: verità morali, ossia di giustizia,
la comune loro felicità: verità morali, ossia di giustizia,  per  le quali vengono assicurati i diritti di tutti gli uomini
in favore del suo peculiare interesse, giacchè ciascuno  per  l' innato amor proprio, parte della propria essenza, cerca
assai volte colla ragione comune: giacchè l' uomo talora  per  troppo amore di sè stesso cerca il proprio bene senza
forze particolari e di formare in tal modo una forza comune  per  venire in sostegno della ragione comune che veniva
ella dunque viene formata dalle due parti necessarie  per  ottenere tale scopo, l' instituzione di un Tribunale che
comune e non lo farebbe. Che cosa è dunque necessario  per  assicurarsi quanto è più possibile che il governo sia vero?
avere un criterio ragionevole e più certo che sia possibile  per  conoscere quali atti sieno violenze ed usurpazioni: i
non possono pretendere di più; e non v' ha mezzo migliore  per  ottener ciò quanto è possibile, che la dichiarazione di un
la dichiarazione di un Tribunale appositamente stabilito  per  rappresentare e dichiarare la comune ragione. Ammessi tali
meglio possa convenire tale incombenza che a lei. Egli è  per  questa natura della Chiesa, assai profondamente da lui
di disporre nelle cose temporali. Egli è vero che la Chiesa  per  sua natura ha un' influenza nelle cose temporali, ma l'
la società. Ora così distinte queste due attribuzioni, o  per  dir meglio questi due rami del supremo potere, s'
altra; ed è mediante questa confusione che diffonde tenebre  per  coprire agli occhi dei popoli la luminosa condotta dei
agli occhi dei popoli la luminosa condotta dei Papi, e  per  ingannare i Principi cristiani. Dio voglia che questi
se non sono ancora generalizzate, e ben distinte  per  modo che non si possano confondere le une coll' altre. Fino
le verità sono percepite dalla mente umana confuse insieme,  per  modo che di molte si fa una sola percezione oscura e
quello che è proprio di un' altra. Di errori prodotti  per  una simile cagione noi troviamo esempio appunto nel
appunto nel concetto del supremo potere della città, e  per  una naturale conseguenza ancora nel concetto della
ciò che è proprio del potere amministrativo , e viceversa;  per  cui non s' avrà mai la chiara distinzione fra i due poteri.
di oscuro e di dubbioso in quella questione. Ed in fatti:  Per  chi è fatto quel Tribunale politico? Per tutti quelli che
Ed in fatti: Per chi è fatto quel Tribunale politico?  Per  tutti quelli che possono essere offesi. Dunque tutti quelli
interesse, e debbe pender anche da' loro voti, o di chi fa  per  loro, la formazione del medesimo. All' incontro per chi può
chi fa per loro, la formazione del medesimo. All' incontro  per  chi può esser fatta l' Amministrazione? Non per altro, come
incontro per chi può esser fatta l' Amministrazione? Non  per  altro, come abbiamo dimostrato, che per quelli che hanno
Non per altro, come abbiamo dimostrato, che  per  quelli che hanno dei beni amministrabili in comune, e per i
per quelli che hanno dei beni amministrabili in comune, e  per  i quali l' Amministrazione può mantenersi. Dunque nell'
potenza unita ad una fama ben meritata e sostenuta  per  gran tempo di naturale giustizia anzi che il Tribunale di
perchè presi in gran numero ed in una grande estensione e,  per  quanto può assicurarsi l' uomo di se stesso, da un'
osservazione finalmente non intesa a rilevare ciò che fu,  per  adorarlo come l' ottimo, ma a rilevare ciò che fu per
fu, per adorarlo come l' ottimo, ma a rilevare ciò che fu  per  conoscere l' umana natura, gli umani bisogni, e quelle
stata giammai distrutta; poichè ciò sarebbe impossibile  per  quella legge che l' umanità rifugge dalla propria
ha chiamato a sè l' attenzione dei popoli, i quali  per  amore della quiete e della sicurezza hanno fatto sempre
acconcezza di rappresentare la misura comune dei valori.  Per  tutte queste ragioni le ricchezze naturali possono bastare
bastare ad una piccola Società come la famigliare, ma  per  una molto estesa come la civile il danaro è quasi
sua famiglia. Qual' è la prima forza che l' uomo trova  per  difendersi dagli aggressori? la robustezza corporea. La
corporea. La prima forza adunque che trova il padre  per  difendere la sua famiglia consiste nel numero e nella
uomini, di procacciarsi dei comodi e di ben armarsi 1)  per  difendere il godimento di questi comodi, si viene a mettere
a dire in cui non si questiona e non si guerreggia se non  per  la ricchezza. Tale è lo stato delle Società civili bene
escite pienamente dallo stato di Società domestica, e  per  ciò soggette alla legge della famiglia, che consiste nella
pure in dieci curie, e ciascuna curia ebbe la sua cappella  per  la celebrazione dei sacri riti, ciò che pure s' accorda
la Religione e lo Stato poteva averne una parte  per  le spese pubbliche senza bisogno delle contribuzioni
allora a 774. franchi, o intorno. La seconda classe aveva  per  censo 75 mila assi: la terza classe conteneva i particolari
tutti i rimanenti i quali non avessero sostanze bastevoli  per  entrare nella quinta, o ne fossero al tutto sprovveduti.
nella repubblica romana e non le persone. La sesta classe  per  esempio conteneva un maggior numero di persone che tutte le
repubblica ai bisognosi, essi fanno preda la repubblica  per  soddisfare a' propri bisogni: 1) » »ciò che è quanto dire,
che è quanto dire, che il potere che hanno in mano, quasi  per  una natural forza attiva, rapisce a sè la ricchezza. Il
non sono stati condotti a quelle savie disposizioni già  per  delle teorie, ma per la forza della natura: il loro merito
a quelle savie disposizioni già per delle teorie, ma  per  la forza della natura: il loro merito sta nell' essere
del pubblico potere, o sia manifestasse la sua influenza:  per  ciò non è negli esordi delle nazioni, ma dopo ch' esse sono
potere politico che tantosto comparve. Nel 1301 fu ammesso  per  la prima volta agli stati generali della nazione da Filippo
e in quegli del 1355 furono scelti fra essi dei commissarŒ,  per  la riscossione della pecunia accordata al re in uno coi
francese: fu la proprietà che determinò il governo  per  una forza della natura, secondata dalla saviezza dei
sarebbe nata la turbolenza della Società, ed il monarca  per  trovare un sostegno contro i nobili non avea che a creare
savia di quelli che già governavano, o certo in ultimo  per  un' aperta violenza. Egli è dunque falso ciò che vien
ha conseguito approssimativamente: mentre anzi assegniamo  per  quinto fatto somministrato dall' istoria: « Che la mancanza
ripugnante al presente modo del pensare dei francesi. Ma  per  convincersene essi non avrebbero, che ad osservare quanto
la loro costituzione che si appoggiava sulle cose,  per  sostituirne una che rappresentasse dei principŒ: quando in
non sarebbero più potute sconcertarsi le cose pubbliche  per  la prevalenza delle opinioni, o sia dei principŒ, mentre le
porre un rimedio: nulla fino quì di male. La sapienza  per  ritrovare questo rimedio mancava; e quelli che avevano
più i voti nelle tre assemblee divise, come si era fatto  per  tanti secoli; ma rovesciando queste rancide costumanze, che
che l' assemblea fosse una sola, e i voti fossero dati  per  testa. Invano si resistette alquanto dai due altri ordini,
ai proprietarŒ; poichè egli ha bisogno della proprietà  per  sostenersi. Per ciò egli è verissimo, che nella rivoluzione
poichè egli ha bisogno della proprietà per sostenersi.  Per  ciò egli è verissimo, che nella rivoluzione francese i
emigrati, qualunque ingegnoso ragionamento s' instituisca,  per  ritorcere in loro colpa la loro infelicità, non si potrà
avrebbero dovuto temere, quando anche non si fossero stati  per  gli principŒ dichiarati loro nemici: non restava dunque ai
Invano si fa colpa al debile di essere ricorso al forte  per  sorreggersi contro i colpi degli oppressori: questo non era
poichè non v' era più nessuno che le potesse difendere;  per  ciò tutti quelli che si credevano d' avere dell' abilità
Società, nel quale prevale la forza fisica. L' anarchia  per  ciò durar doveva fino che una forza fisica prevalente
personale, che fornisca in tale stato di cose un titolo  per  aver in mano il potere civile, tutti quelli che possono se
esser più abili, e d' aver teorie migliori da far valere,  per  le quali ognuno si vanta chiamato dal proprio genio a
poichè la distruzione della Società troppo rapida  per  distruggere le idee morali degli uomini, non era stato
hanno prodotte novità politiche. » Gli economisti avendo  per  oggetto della loro applicazione la ricchezza potevano
dall' Amministrazione, e la detta legge quanto vale  per  questa seconda parte del potere civile, altrettanto male si
era il loro sistema: parlo di quelli che riguardando  per  unico fonte di ricchezza il terreno a questa sola specie di
suo primo fonte dalla ricchezza territoriale. Ma non è già  per  questo vero, che i possessori di quelle due specie di
stesso è quello che la incoraggia e sostiene, mentre  per  la stessa ragione che il ricco terriere vuol cavar molta
il ricco terriere vuol cavar molta entrata dalle sue terre,  per  la ragione stessa debbe volere che vi sia molta industria e
debbe volere che vi sia molta industria e molto commercio.  Per  ciò contro questi economisti che vorrebbero restringere la
gli uomini d' industria, i commercianti. Il progresso  per  ciò nelle nazioni conquistatrici è il seguente: 1
della ricchezza commerciale e industriale, specialmente  per  opera del terzo stato: quindi rappresentazione politica,
tosto un peso nella bilancia politica, e spinge dirò così  per  intromettersi nel governo, o per altrui consenso o per
e spinge dirò così per intromettersi nel governo, o  per  altrui consenso o per forza. La proprietà commerciale e
così per intromettersi nel governo, o per altrui consenso o  per  forza. La proprietà commerciale e industriale viene in
ricchezza commerciale tanto potè in Firenze che vi dispose  per  buon tempo quasi esclusivamente dello stato. La forma di
magistratura avevano il titolo di priori delle arti » »  per  indicare, dice il Sismondi, « « che l' assemblea dei primi
che abbiamo detto si può vedere, che quella stessa ragione  per  cui la ricchezza terriera viene ad influire nel governo,
la ricchezza terriera viene ad influire nel governo, vale  per  la ricchezza mobiliare. Il governo si può considerare come
i quali hanno più diritti da difendere e da promuovere.  Per  ciò i poveri non possono ambire il governo se non per una
Per ciò i poveri non possono ambire il governo se non  per  una malvagità, cioè a dire per la voglia di tirare a sè le
ambire il governo se non per una malvagità, cioè a dire  per  la voglia di tirare a sè le proprietà, mentre i ricchi
proprietà, mentre i ricchi vogliono tirare a sè il governo  per  difendere col medesimo i proprŒ diritti da chi vorrebbe
col medesimo i proprŒ diritti da chi vorrebbe rapirli e  per  amministrarli utilmente: il qual desiderio è giusto e
, purchè le persone non proprietarie lo abbiano ottenuto  per  alcuno di quei titoli giusti che abbiamo enumerati 1); ma
ma il loro diritto rimane indifeso e non garantito  per  mancanza della proprietà. Che cosa dunque succederà? Se le
conoscer da vicino l' Amministrazione dei diritti stessi, o  per  dir meglio senza amministrarli. Non governando adunque con
amministrati: e ciò tanto più, quanto più hanno di lumi,  per  li quali sieno in caso di conoscere i difetti del governo.
governi con perfetta sapienza. Cercheranno meno  per  questo i proprietarŒ di entrare nel governo? non già,
governo, non saranno essi solleciti di assicurarsi anche  per  il futuro? E qual miglior garanzia di quella di essere essi
leggi morali. Noi abbiamo ricapitolato questo argomento  per  far osservare, che egli si applica ad ogni sorta di
vengano assaliti violentemente, allora nasce una lizza  per  la quale l' impulso naturale, che tende a regolarizzare la
In Arezzo era successo il medesimo. Ma non durò  per  una controrivoluzione, che tornò i gentiluomini insieme col
risentirsi; ma in Firenze non avevano forza di reagire  per  le loro discordie. Non restava loro che disprezzare il
Egli arringò il popolo, ed ottenne una commissione  per  rendere la signoria più forte mediante il potere militare
conobbe si può dire altra ricchezza che la territoriale, e  per  questo prima che cadesse il governo nel dispotismo
schiavo dei nobili. Dopo il mille nacque la sua liberazione  per  quelle cagioni che abbiamo dette, in tal modo comparve una
in comune: ma si trattava di torre questo bene a chi  per  innanzi tranquillamente lo possedeva, e di farselo cedere
innanzi tranquillamente lo possedeva, e di farselo cedere  per  amore o per forza. Quelli che si presenta per avere la roba
lo possedeva, e di farselo cedere per amore o  per  forza. Quelli che si presenta per avere la roba altrui non
cedere per amore o per forza. Quelli che si presenta  per  avere la roba altrui non si presume già che si contenti di
e che nel secolo XIII, facesse il secondo, cioè pugnasse  per  l' acquisto del potere politico. 2) [...OMISSIS...] In un
qualunque genere questa sia, o territoriale o mobiliare. 2)  Per  altro l' istoria della società civile in Inghilterra
francesi come pure i radicali inglesi hanno fatto di tutto  per  contraffare la storia d' Inghilterra, e per trovare nelle
fatto di tutto per contraffare la storia d' Inghilterra, e  per  trovare nelle antiche croniche qualche traccia di
nel secolo XIII ed avere adoperato i due secoli precedenti  per  acquistare la libertà e la proprietà; giacchè « « dal libro
di Odoardo saranno stati incontrastabili; ma non è già  per  questo che egli li dovesse ostinatamente difendere. La
i diritti del trono: ma piuttosto si debbe lodare Odoardo  per  la sua moderazione nell' aver desistito dal conservare a
a rigore l' antica costituzione, nel cedere qualche cosa  per  rendere regolare la società: è da lodarsi per la sua
qualche cosa per rendere regolare la società: è da lodarsi  per  la sua saviezza nell' avere assecondato la legge della
delle sue forze, non avesse operato assai peggio, e  per  lo meno ritardata la perfezione della società in
che le riguardò sempre come il mezzo dei sediziosi  per  conturbare l' ordine pubblico. Quest' era quanto vedere la
che la proprietà ha costantemente col potere civile,  per  la quale relazione non si può toccare la proprietà senza
la natura della società civile. Qual passo mancava  per  arrivare a ciò? quello d' invertere l' ordine della
come un' ombra di me stesso, » dice il Sig. Raynal, «non  per  avvertirvi di alcuni errori in politica, ma per
«non per avvertirvi di alcuni errori in politica, ma  per  rimproverarvi di molti delitti in morale » ». Non è più il
della Società domestica può essere alterata in due modi,  per  difetto di popolazione, e per eccesso . Se si trova
essere alterata in due modi, per difetto di popolazione, e  per  eccesso . Se si trova alterata per difetto ne patisce la
di popolazione, e per eccesso . Se si trova alterata  per  difetto ne patisce la famiglia ; perchè essa non ha una
piccola rispetto alla forza nazionale istituita  per  difesa della ragione comune. Ma non si può fare il medesimo
discorso dell' alterazione della Legge famigliare che nasce  per  eccesso di popolazione. Questa popolazione che eccede la
Società Civile consiste in questo che se la prima si altera  per  eccesso di popolazione tale alterazione prepara e facilita
popolazione povera a nutrirsi colle altrui sostanze, dando  per  primo diritto all' uomo quello di vivere, senza ben
ad ogni occasione d' impossessarsi del potere civile  per  impossessarsi quindi delle proprietà. I principii dunque
dice Rousseau, è la madre della schiavitù; poichè i ricchi  per  non perdere i loro beni si rendono facilmente servi di chi
non essere mio intendimento di far una teoria sociale  per  li selvaggi di cui non hanno bisogno. Scrivendo dunque per
per li selvaggi di cui non hanno bisogno. Scrivendo dunque  per  gli altri uomini tutti come sono, noi veggiamo per un fatto
dunque per gli altri uomini tutti come sono, noi veggiamo  per  un fatto costante ed universale che il povero ama di
servitù e fin anco alla più obbrobriosa schiavitù prima  per  vivere e poscia per arricchire. Il fatto adunque è
alla più obbrobriosa schiavitù prima per vivere e poscia  per  arricchire. Il fatto adunque è precisamente l' opposto di
vita colta e civile. Gli altri uomini all' incontro che  per  godere i beni di questa vita colta e civile sono contenti
delle condizioni gravose. Essi ricevono queste condizioni  per  quel fatto stesso di tutta la parte colta dell' umano
dar in mano il governo alla gente povera? non già: poichè  per  quello stesso fatto ne verrà che questa gente povera userà
fatto ne verrà che questa gente povera userà del governo  per  farsi ricca, e per coprire le sue usurpazioni contratterà
questa gente povera userà del governo per farsi ricca, e  per  coprire le sue usurpazioni contratterà se fa bisogno anche
dello stato hanno sempre avuto bisogno dei nemici esterni  per  sostenersi. D' altro canto se potranno compire la loro
dovrà farne conto: ma le massime politiche, che varranno  per  essa non si dovranno giammai credere i fondamenti di una
minaccie degli inimici della patria: ma non avviene già  per  questo che sia alla patria una garanzia maggiore, che non i
fra la proprietà ed il potere amministrativo si mantiene  per  lungo tempo, e questo è il caso del principato assoluto,
principato assoluto, unico caso somministrato dalla storia.  Per  ciò il principato assoluto è il più saldo fra tutti quei
quali si trova squilibrio fra la proprietà ed il potere,  per  cui lasciando tutti gli altri stati di squilibrio, i quali
la persona che ha ottenuto il governo della società civile  per  modo che è divenuto sua proprietà; sicchè nissuno e neppur
principe come mediante un suo ministro, o vero impiegato.  Per  quante prerogative riceva questo ministero, quantunque sia
ancor durare, tuttavia è una misera questione, che nasce  per  l' equivoco che produce un vocabolo. Il vocabolo principato
si applica a due sorta di reggimenti diversi, i quali  per  parlar chiaro e senza fallacia, debbon esser nominati con
da un diritto proprio, o come esercente un diritto altrui  per  delegazione del proprietario. Nel primo caso si dica ch'
Abbiam dovuto fissare l' idea del principato assoluto  per  chiarezza del discorso: ora dobbiamo noi verificare questo
le sue ricchezze, o finalmente coll' attribuirgli  per  finzione quella proprietà, che di fatto non possiede, e che
in un uomo solo il potere civile, sappiate che ne verrà  per  conseguenza che vengano a concentrarsi in un uomo solo
legge non si verifica tante volte rapidamente, ciò nasce  per  la virtù e per la giustizia dei principi; i quali resistono
verifica tante volte rapidamente, ciò nasce per la virtù e  per  la giustizia dei principi; i quali resistono all' impulso
agli impulsi di usare l' Amministrazione che è in sue mani  per  tirare a sè la ricchezza, cioè preferirà il vantaggio suo
le frodi, le perfidie, e le viltà più obbrobriose  per  conservare un potere di sua natura vacillante. Non si nega
occasioni che si presentano alla medesima. Non basta dunque  per  render ragione dei mali che avvengono al mondo ricorrere a
quella causa generale: bisogna ancora indicare le occasioni  per  le quali quella causa ora fa più male ed ora ne fa meno. E
male, e più che sia possibile occasione di far bene. Ed è  per  questa ragione che la politica giova alla morale. Se voi
consiste nell' unirsi o coi comuni o coi nobili o col clero  per  abbassare le altre due classi, ella è obbligata ad
due classi, ella è obbligata ad avvilirsi con frequenza  per  mendicare il favore del suo alleato; essa diventa
Una tale debilezza porta la strana conseguenza che ciascuno  per  potersi difendere cerca di mettersi sul piede di
ad ogni istante spogliati del proprio, facciano di tutto  per  poter prevenire ed assalire l' altrui. Ciò nasce, come
il governo è povero, e debbe adoperare la ricchezza altrui  per  difendere la propria autorità. Ma all' incontro nel caso in
che possa tener fronte: quindi questa maggiorità è difesa  per  sè stessa, e non ha bisogno di cercare delle alleanze per
per sè stessa, e non ha bisogno di cercare delle alleanze  per  sostenersi, come pure è priva di timore d' essere
In tutta l' Europa vi fu un tempo in cui il Monarca si unì  per  sostenersi col terzo stato. 1) Posteriormente in
Posteriormente in Inghilterra la nobiltà s' unì coi comuni  per  limitare il sovrano potere: come in Francia i comuni e la
sovrano potere: come in Francia i comuni e la corona fecero  per  lungo tempo fronte alla nobiltà. In Italia dove il sovrano
formata un poco alla volta dalle naturali circostanze. Ma  per  operare conforme alla costituzione non basta una prudenza
sapienti nel fare le costituzioni, e mancavano di prudenza  per  conservarle. Come la costituzione veniva loro strappata un
volta dalla natura delle cose, così essi la formavano pezzo  per  pezzo senza però conoscere i principŒ sui quali tutta
dei governi del medio evo era la mancanza d' economia.  Per  questo errore che andava a ferire le costituzioni ne' loro
dalla corona. La corona che non era ricca abbastanza  per  sostenersi contro de' nobili cercava di cattivarseli col
della terza stirpe alla seconda, non nacque se non  per  forza della proprietà. Si ascolti ancora Montesquieu:
alla caduta dell' impero Germanico, il quale appunto  per  la mala Amministrazione si era reso ultimamente anzi un
a questi malandrini, sicchè non potevano inoltrarsi nè  per  la Senna, nè per la Loira. Ugo Capeto, che queste due città
sicchè non potevano inoltrarsi nè per la Senna, nè  per  la Loira. Ugo Capeto, che queste due città possedeva,
capo, nol volevano mai troppo ricco, e questa fu la ragione  per  cui dopo il grande interregno si determinarono di dar la
d' Habsburg. La loro era certo una politica falsa, mentre  per  i privati vantaggi neglessero il bene generale della
assai più amare l' indipendenza che non la protezione.  Per  dimostrare compiutamente il fatto enunciato mi resta a
istituzioni appoggiate sulla finzione e non sulla realtà.  Per  altro la finzione di cui parlo fu universale di tutta
parla di questa istituzione il Sismondi: [...OMISSIS...]  Per  conoscere quant' era illusoria la proprietà che si
terra, e dal re poscia ricevendola in feudo. Ciò si faceva  per  i vantaggi e privilegi di cui godevano i feudi
si accrescevano in apparenza: ma non già in realtà. E  per  provar ciò basta osservare che queste mutazioni in Francia
già facile che ricevessero un capo che loro si presentasse  per  occupare un trono, o vero una supremazìa vacante, senza
che essi esercitavano erano combattere e giudicare: sì  per  l' uno che per l' altro la nazione li riguardava come
erano combattere e giudicare: sì per l' uno che  per  l' altro la nazione li riguardava come persone sommamente
capitano; e le ingiustizie che commetteva come giudice o  per  ignoranza o per arbitrio di passione pochi sapevano
ingiustizie che commetteva come giudice o per ignoranza o  per  arbitrio di passione pochi sapevano conoscerle nè il
pochi sapevano conoscerle nè il risentimento delle parti  per  cui era seguita l' ingiusta sentenza poteva muovere la
discretamente sostenuti, terminano in due altri poteri,  per  li quali con assai facilità si può offendere la nazione ed
la nazione, ma usato d' essa come d' un istrumento  per  formare la propria grandezza. Non era già con questo
già con questo intendimento ch' ella lo aveva riconosciuto  per  suo capo e per suo condottiere. Ma all' incontro dicendo: «
intendimento ch' ella lo aveva riconosciuto per suo capo e  per  suo condottiere. Ma all' incontro dicendo: « Voi avete
a ciascuno. Egli era naturale ancora che riconoscendosi  per  una legge conforme all' equità, che i terreni fossero
condizione a cui era soggetto, cioè di non poterle ritenere  per  sè, e di doverle distribuire con giustizia, rendeva quella
il quale attribuisce al principe la proprietà delle terre  per  la ragione detta, non era che una espressione inesatta: non
la costumanza, e richiedere che a questa si ricorresse  per  l' interpretazione della legge: ma la costumanza stessa
ad operare con maggior arbitrio, e con minor ritegno.  Per  tutto ciò non è meraviglia se l' officio che aveva la
solo la disposizione de' medesimi a vantaggio comune.  Per  ciò con ragione Montesquieu: « « Può darsi che se il motivo
egli non avrebbe presa la proprietà della corona sui feudi  per  un argomento da convalidare il suo sistema sulla conquista
che le mancava anche la proprietà di diritto; poichè  per  esservi questa conviene provare che v' abbia il titolo.
già resa sua serva, ma si era solamente sottomessa a lui  per  esser diretta nella conquista; perchè il suo moto fosse
ordine, di dirigere il bene comune della nazione: senza che  per  questo egli acquistasse una vera proprietà sui beni della
proprietà non si debbe intendere che un diritto di regolare  per  il ben nazionale le proprietà comuni. Quando anche
della nazione fossero feudi amovibili, non ne verrebbe già  per  questo, che il potere del re fosse assoluto come quello del
e all' interna costituzione; o il trono può essere debile  per  difendere la nazione dai nimici esterni. Nel secondo caso
secondo nelle nazioni già consolidate e pacifiche. Egli è  per  questo che gli elettori dell' Imperio germanico preferivano
monarchie elettive. La legge adunque feudale, che mise  per  base la finta proprietà del sovrano su tutte le terre,
già introdotto il feudalismo in tutte le nazioni d' Europa  per  la stessa causa della conquista, ma in alcune fu introdotto
una nazione che fosse costretta ad esser sempre sull' armi  per  defendersi dagli esterni inimici. In tali casi urgenti il
assai, giacchè egli può fare tutto ciò che è necessario  per  salvar la nazione. Egli è in tali casi che la nazione è ben
che la nazione è ben disposta a fare i più gran sacrifici  per  sostenersi; e quindi, come abbiamo veduto coll' esempio
avesse dei soldati fedeli, e stretti d' intorno a lui, o  per  dir meglio se tutta la nazione non pugnasse ordinata e
temporale. » » In fatti non v' era un modo più efficace  per  costringere al servizio militare questi nuovi proprietarŒ,
corressero a schierarsi sotto le bandiere del loro duca.  Per  conoscere tuttavia che tanta potestà data al capo della
non ha il modo di punire gli spergiuri, e di provvedere che  per  la inerzia d' alcuni non periate tutti. Or come ciò che
feudale non è che un' instituzione politica, un mezzo  per  render forte la nazione costretta di star sulle armi per
per render forte la nazione costretta di star sulle armi  per  difendersi da' suoi nimici. Il diritto che ha il principe
quelli che non si prestano alla difesa della nazione, e  per  la colpa dei quali la nazione verrebbe in pericolo di
di diminuire la forza de' loro diritti sui loro fondi  per  non perderli intieramente. Egli è il caso, come diceva, in
non abbia bisogno di usare tutta quella misura di modalità  per  il ben pubblico, se la vorrà usar tutta, si renderà
non potendo trapassare quella misura, sarà troppo debile  per  salvare la nazione. Di che per dirlo di passaggio si può
misura, sarà troppo debile per salvare la nazione. Di che  per  dirlo di passaggio si può cavare questa regola circa la
« Che la costituzione debbe bensì assegnare tali mezzi  per  li quali il governo non osi di passare fuori del circolo
al sopravvenire nella nazione una nuova circostanza. »  Per  applicare la regola alla costituzione feudale basta
che il governo faccia se non quel tanto che è necessario  per  la sua salvezza e prosperità, si sforza di tirare in dietro
del servizio militare stabilita nella costituzione feudale  per  la guerra in genere, poichè non si aveva idea d' altra
sotto gravissime pene di recarsi alla convocazione  per  qualsivoglia guerra: non si ammettevano scuse, ed il conte
(anno .47) pose sopra di ciò tal restrizione che tolse  per  dir così dalle mani del re la nobiltà: altri non fu più
fece pensare a quella nobiltà, che ancora restava, che  per  le private risse de' suoi re intorno alla lor divisione
titolo col quale si faceva; giacchè il principe lo faceva  per  titolo di governo, ed il padrone per titolo di proprietà,
il principe lo faceva per titolo di governo, ed il padrone  per  titolo di proprietà, così era ben facile confondere questi
Abate Mably, fu il primo che invece di darli a tempo come  per  innanzi, cominciò a darli a vita; poco dopo divennero
mantennero sempre il loro costume, cioè la loro industria  per  tirare a sè l' effettiva ricchezza; tanto la generosità del
Le grandi cariche della Corona divennero ereditarie quasi  per  una certa necessità proveniente dallo spirito d'
della nobiltà, a cui i principi erano troppo debili  per  resistere, sebbene talora facessero qualche sforzo. In
nè essi nè i loro eredi potevano pretendere di possederla  per  un titolo ereditario. 1) [...OMISSIS...] Così gl' istorici
costituzione. L' essere tuttavia scritta in carta bastava  per  dare al principe il pretesto di fare quanti arbitrii a lui
piacesse, e di usare quella potenza ch' egli avea di fatto  per  alterare la costituzione antica e rendersi al tutto
come notammo avvenire nell' antico imperio romano  per  l' abuso della legge regia: e come sarebbe avvenuto nell'
legge regia: e come sarebbe avvenuto nell' Inghilterra  per  l' abuso della feudalità normanna, se invece la condotta
mere parole, fu ella men dannosa allo stato? non bastò essa  per  dar il modo a' Principi di attribuirsi più autorità che non
feudali; ma il loro successore Enrico I giudicò utile  per  appoggiare le sue pretensioni alla corona di promettere il
re Edoardo il confessore, o dell' antico sistema Sassone.  Per  conseguente nel primo anno del suo regno concesse una carta
conseguente nel primo anno del suo regno concesse una carta  per  la quale rinunziava ai carichi più oppressivi, mantenendo
e a quell' estremità di potere che non gli conveniva già  per  il suo grado principesco, ma che gli sarebbe bensì
della Carta data da Enrico I? « « Questa Carta fu rotta  per  gradi, e le precedenti oppressioni furono rinnovellate e
[...OMISSIS...] Dopo tutto ciò che s' è detto fin quí  per  provare colla via dell' esperienza, che la legge
di proprietà, ma in generale dall' elemento personale.  Per  ischiarire la cosa bisogna considerare tutti i diritti, o
potere e la ricchezza verrebbe compiutamente a realizzarsi  per  le sole forze della natura. Se all' incontro non esistesse
che veniva loro opposto dalla stessa natura delle cose.  Per  esempio noi abbiamo veduto quanto bene Servio Tullio abbia
romano tuttavia si assembrava ancora talvolta a deliberare  per  ComizŒ curiati e tributi? Queste specie di ComizŒ non
la repubblica, o almeno se stesso. In fatti i Comizi  per  curie e per tribù era la rappresentazione dei diritti
o almeno se stesso. In fatti i Comizi per curie e  per  tribù era la rappresentazione dei diritti personali, come i
la rappresentazione dei diritti personali, come i ComizŒ  per  centurie era la rappresentazione di diritti reali: e come
e trattarono di affari maggiori della repubblica. Ma  per  quanto questi prevalessero non si potè già fare che soli
nell' esser questo più ristretto che non è la natura:  per  amore di semplicità e di regolarità si tralascia
ma ben ancora di diritti personali. [...OMISSIS...] Ma  per  vedere come spetti alla Camera bassa anche la difesa dei
in convulsione, poichè la minorità fa tutto il possibile  per  acquistare la prevalenza: ed allora le forze che essa
le forze che essa naturalmente non avrebbe, le acquista  per  un' energia sforzata, per un impulso violento che produce
non avrebbe, le acquista per un' energia sforzata,  per  un impulso violento che produce in se stessa l' entusiasmo
bastevole perciò ad abbattere i principi ed i nobili  per  il momento, ma non a sostenere se stessa lungamente. Da
media e quasi spinte da due forze diverse a tenere  per  così dire la diagonale. In fatti fino che il Tribunale non
officio che diventa pur morale, quando si combatte  per  la giustizia, quando si combatte non per sè, ma per la
quando si combatte per la giustizia, quando si combatte non  per  sè, ma per la difesa del popolo, che si ha ricevuto in cura
per la giustizia, quando si combatte non per sè, ma  per  la difesa del popolo, che si ha ricevuto in cura dalla
il principe sul tuono di una generosità, che tutto fa  per  gli altri e nulla ritiene per se stesso, aveva rinforzate
una generosità, che tutto fa per gli altri e nulla ritiene  per  se stesso, aveva rinforzate queste idee. La religione le
imagine della divinità e della provvidenza, che nulla aveva  per  così dire di profano e di terreno. A questi alti offici si
è possibile che la facoltà di amministrar la giustizia,  per  esempio si distribuisca in ragione della ricchezza? E`
della ricchezza la probità, che è ciò che è necessario  per  l' amministrazione della giustizia? Non già. Dunque fino
Tribunale Politico. Queste osservazioni spiegano la ragione  per  cui nei tempi in cui si avevano più nobili idee del
idee morali sono sparite: il materialismo si è communicato  per  tutte le fibre del governo, e per usare le espressioni d'
si è communicato per tutte le fibre del governo, e  per  usare le espressioni d' un grand' uomo: La legge è atea, e
dividere l' amministrativo da ciò che è morale, acciocchè  per  un giusto timore di non perdere il morale, non si tornasse
Ma ho creduto bene di ommettere questa osservazione  per  riservarla al Libro dove parlo della magistratura. Il che è
le dette forze non riuscirebbero eguali nel loro effetto  per  la diversità delle forze morali: l' opinione della propria
la giustizia all' utilità, e rendere quella amabile  per  amore di questa, è una nuova prova che l' umanità si va
è dunque necessario di ricorrere sempre in fin del conto  per  trovar una tutela ai diritti dei deboli contro ai forti ad
in mano la forza, perchè non ne abusino. Sia pur dunque  per  molti alquanto strano, pure egli non cessa d' esser
Egli è dunque evidente, che ogni disposizione governativa  per  esser buona dev' essere preceduta da un giudicio sulla sua
ciò è vero, la relazione morale della medesima, non tanto  per  malvagità, quanto per inavvertenza; poichè la loro
morale della medesima, non tanto per malvagità, quanto  per  inavvertenza; poichè la loro attenzione è tutta occupata
propria, e che non si danno a dir vero grande impaccio  per  ritrovare in tale giudicio tutto ciò che è giusto nel senso
e diffidare dì sè stessi e non trascurare nessun mezzo  per  venire alla cognizione del vero e del giusto. Questo
poichè chi ha la forza, qualunque sia la virtù, è sempre  per  l' umana debilezza tentato di abusare della medesima:
diritto di esigere dall' altra tutto ciò che è necessario  per  definirla più equamente che sia possibile, e tutte e due
che si crede giusto se non si mostra d' usare tutte le vie  per  conoscere ciò che è giusto? Non basta, dirò di più, e
che basta bene ai principi un assai piccolo fondo d' onestà  per  riguardare che l' equità resa in tal modo splendida e
che a lui torni meglio il sovvertimento della giustizia:  per  poco che questo uomo sia dominato dalla passione d'
da una furia di ambizione o di cupidigia perchè stimi bene  per  sè che la giustizia sia calpestata nel mondo ed ogni onore
più prezioso un piccolo avere che si gode con tranquillità  per  lungo tempo, che un' immensa ricchezza che ci tenga sempre
che lo sorprenda. La giustizia adunque, ed il mezzo  per  assicurarla, è di comune vantaggio di tutti gli uomini: ma
la cosa ove ne dubitino, da probe persone atte a scorgere  per  la via retta la loro coscienza. Vana lusinga! Non varrebbe
coscienza. Vana lusinga! Non varrebbe egli questo argomento  per  rendere inutili i Tribunali civili? perchè questi si
ma in mezzo di tutte e due; non debbe essere scelto causa  per  causa, ma debb' essere quello stesso per tutte le cause;
scelto causa per causa, ma debb' essere quello stesso  per  tutte le cause; non debbe dare il giudizio solo all'
ciò che da tutto il mondo si è reputato sempre necessario  per  ritrovar la giustizia negli interessi piccoli, si renderà
inesplicabile come mai gli uomini, che hanno sempre e da  per  tutto pensato e riconosciuto necessario d' erigere de'
pensato e riconosciuto necessario d' erigere de' Tribunali  per  giudicare gl' interessi de' privati; non abbiano giammai
de' privati; non abbiano giammai fatto altrettanto  per  gli interessi politici: se non si riflettesse alla
allora che l' influenza del cristianesimo si fosse spiegata  per  un lungo corso de' secoli in tutti gli aditi dell' uman
speranza che non solo sia possibile, ma ben anco che sia  per  essere realizzato un tanto beneficio dell' umanità. E il
egli ammesso riceve una specie di emancipazione, ma non già  per  questo una sottrazione dallo stato a lui essenziale di
il caso in cui gli uomini si troveranno tutti uniti, non  per  un legame esterno, ma per la forza della verità a difendere
si troveranno tutti uniti, non per un legame esterno, ma  per  la forza della verità a difendere contro l' aggregazione di
sarà ella stessa quella che rivolgerà la propria fortezza,  per  dir così, a contenere sè medesima; poichè nessuno abuserà
egli è paruto che gli abbia anzi nociuto che giovato:  per  cui questa che é la massima la più universale e la più
a raffrenare gli assalimenti altrui; poichè egli è appunto  per  questo instituito, ed è da questo che ricava la sua forza
egli sarebbe questo un argomento del genere di quelli che  per  provare troppo finiscono a nulla provare: un argomento che
fare contro qualunque instituzione e provvedimento  per  quanto sapiente ed utile fosse; un argomento finalmente che
e che inferocisce alla vista della forza, privata  per  lungo tempo di un presidio bastevole a sostenerla, mentre
privo di ogni aspetto guerriero, ma augusto e venerabile  per  la sola luce della giustizia e della verità, che il renderà
agli occhi degli uomini, dopo che l' instruzione diffusa  per  le nazioni abbia insegnato loro che la conservazione della
su questa terra e che questa conservazione non s' ha che  per  un Tribunale che giudichi le pubbliche azioni, e dopo che
Da altri si troverà un ostacolo nella spesa ch' egli esige  per  la trattazione di simili cause, poichè dovendo egli servire
la trattazione di simili cause, poichè dovendo egli servire  per  quelli che nella società sono più deboli e perciò per
per quelli che nella società sono più deboli e perciò  per  quelli segnatamente che hanno meno beni di fortuna, i
che riprovo, ma riprovo una politica che ha il nascondersi  per  sistema, ed il rendersi misteriosa ed esclusiva per l'
per sistema, ed il rendersi misteriosa ed esclusiva  per  l' unico mezzo di rendersi forte e temibile; mentre questo
finalmente quand' anche una politica celata e cupa fosse  per  un istante diretta dalle più pure e dalle più generose
Ora la vita ad un cittadino non si può torre se non  per  cagione di delitto, e il delitto debb' essere giudicato dal
delle cause da giudicare; ma è solo una corte stabile e  per  così dire passiva, la quale senza darsi cura di ricercare
bene: e ciascuna di queste persone ha l' obbligo di cedere  per  tal fine i proprŒ diritti contro un pieno compenso de'
debitrice di un compenso alle persone componenti la società  per  qualche danno loro arrecato, e quale debba essere questo
il Tribunale non è che un ramo del potere supremo, il quale  per  innanzi fu solito di trovarsi unito in un solo corpo
dubbio. Ciò considerato vuole la giustizia che le spese  per  consimile Tribunale entrino nelle spese generali dell'
materie sieno irreperibili, mentre il rigore delle prove  per  l' indole d' un tal Tribunale non dovrà essere al tutto
che fino a questi tempi mancano interamente e a cui  per  una inconcepibile spensieratezza degli uomini non si è
importanza e di sentirne il bisogno. Non si esigerà prova  per  convenire che l' armata nè ha il diritto nè può essere
e soddisfare il bisogno delle nazioni. In vece di ciò  per  fuggire un vizio corrono avventatamente al suo opposto: e
a quella nelle cui mani i secoli lo hanno consecrato  per  darlo alla parte peggiore, e fare gli amministrati giudici
di questi in tal caso son essi che s' amministrano da  per  sè. Egli è per ciò, che il potere che si cerca sempre d'
in tal caso son essi che s' amministrano da per sè. Egli è  per  ciò, che il potere che si cerca sempre d' accrescere ai
sua essenza è soggetta, quella che debbe essere giudicata  per  la stessa ragione che debb' essere amministrata; molto meno
meno egli potrà sostenere le funzioni d' un tal Tribunale  per  sè medesimo; mentre per sè non può far nulla per la sua
le funzioni d' un tal Tribunale per sè medesimo; mentre  per  sè non può far nulla per la sua mole, e perchè egli è
Tribunale per sè medesimo; mentre per sè non può far nulla  per  la sua mole, e perchè egli è essenzialmente disorganizzato,
render l' uomo più acconcio ad un' amministrazione che ha  per  fine l' utilità, perchè fomentano le passioni dell'
questi loro beni lungi da fornirli d' un titolo favorevole  per  sostenere tale officio, più tosto valgono di loro natura a
che vengono formate e distinte le une dalle altre non già  per  titoli intellettuali e morali, ma per dei beni esterni che
dalle altre non già per titoli intellettuali e morali, ma  per  dei beni esterni che non sono nè verità nè virtù. La
sieno le altre condizioni delle persone qui non vanno  per  nulla curate: quelli che più sanno fare giustizia; che più
morali si considerino eguali quando vengono ad essa innanzi  per  essere giudicate: è democratico perciò, non in quel senso
l' adito al Tribunale di cui parliamo: non in quel senso  per  ciò ancora che ciascuno abbia diritto al detto Tribunale
ancora che ciascuno abbia diritto al detto Tribunale solo  per  esser uomo, ma bensì in questo senso che ciascuno possa
in questo senso che ciascuno possa avere un tal diritto  per  essersi reso uomo virtuoso: e per aver superato negli
avere un tal diritto per essersi reso uomo virtuoso: e  per  aver superato negli esempi da lui dati di virtù, d'
delle nuove idee, ma bensì ancora qualunque altro oggetto  per  lontano al difuori di noi e molteplice che egli sia, ed
la prima e direi quasi elementare; quella della famiglia.  Per  dare un solo esempio del nostro poco spirito d'
di esistere. Chi dunque infrange la legge della proprietà  per  principŒ cospira alla vita di infiniti uomini: questi
Abbiamo dato la regola di ricorrere all' origine delle cose  per  distinguere in esse la sostanza dall' accidente. Abbiamo
fa di questa regola, ponendo l' idea di una cosa astratta  per  l' idea di una cosa reale, e insieme con ciò abbiamo
benedizione celeste la moltitudine de' figliuoli: mentre  per  l' abbondanza de' terreni non poteva d' una parte venir
nutrimento, dall' altra c' era il bisogno di forza fisica  per  difenderlo dalla prevalenza delle altre famiglie. La nostra
tentate dalla miseria di spogliare le altre famiglie  per  vivere; e se all' incontro è minore il numero propozionale
della famiglia, non v' è in questo caso abbastanza di forza  per  difendere i beni della famiglia. E` tanto naturale questa
che importunano i loro mariti a prender dell' altre mogli  per  rinforzare con un buon numero di figliuoli le loro
che fa la corte a qualche altra femmina a nome del marito  per  indurla a sposarlo, usando ad argomento principale quello
di ciascuna, così il disordine, che succede in ciascuna  per  una moltiplicazione eccedente la ricchezza, si riunisce in
mentre le ricche non avendolo esaurito lo hanno conservato.  Per  questa legge di natura è adunque messo un compenso fra il
migliore di quegli oggetti che possono acquistare  per  l' uomo l' idea di bene e di male; acciocchè influiscano al
umanità (fac. 12, 13). Essa scioglie il detto problema  per  riguardo alla distribuzione delle due cose, popolazione e
e non di pochi individui. Avete il vero e la giustizia  per  voi; la Nazione v'ascolterà. Ma badate, e credete alla
delle cose in Europa e ha veduto fallire a buon porto,  per  immoralità d'uomini, le più sante ed utili imprese: non
un elemento di forza, finché avranno ostacoli da superare  per  conquistarlo; appena, mercé vostra, l'avranno,
appena, mercé vostra, l'avranno, v'abbandoneranno  per  godere tranquillamente della loro conquista. È la storia
del 2 dicembre, perché tutte le questioni si erano ridotte  per  essi a una questione di prosperità materiale e s'illudevano
reciproco, col sacrificio, coll'affetto al lavoro.  Per  progredire, vi conviene mostrarvi capaci di progredire. Tre
e d'altrui, o meglio di se stesso attraverso gli altri e  per  gli altri: essa mi dice che la proprietà è destinata a
nell'Associazione come nel solo mezzo che noi possediamo  per  compiere il Progresso, non solamente perch'essa moltiplica
l'ore dell'esistenza assorbite da un lavoro materiale,  per  aver campo di sviluppare le facoltà superiori che sono in
dell'oggi. Essi inventarono l'orribile formula: ciascuno  per  sé :sapevano che con essa, creerebbero l'egoismo: e
Io v'ho additato, come meglio ho potuto, qual sia il Dovere  per  voi. E il principale, il più essenziale fra tutti, è quello
al progresso di tutti i cittadini dello Stato, non è  per  voi speranza di meglio. Quel giorno in cui, seguendo
che ha in cura la prima educazione dei nostri figli, è,  per  singolare contraddizione, dichiarata, civilmente,
minore utilità che si potea aspettare da un' opera che  per  la sua mole soverchia avrebbe allontanato da sè un gran
così i due scritti intitolati l' uno: « La sommaria cagione  per  la quale stanno o rovinano le società, » l' altro: « La
stessa, e del suo fine. Si suol dire la società senza più  per  indicare la società civile. Questa maniera di parlare
più: è una associazione che formano gli uomini fra di loro  per  un fine speciale: ella deve soggiacere alle stesse leggi
e guarentendo a tutti il valore dei proprŒ diritti, salva  per  lei la facoltà di regolarne quella modalità, che senza
il valore contribuisce anzi a mantenerlo ugualmente  per  tutti, senza quelle collisioni che altrimenti avrebbero
a pro della moltitudine che governano; sono ministri di Dio  per  il popolo. Nè questo pregiudica ai loro interessi, perocchè
non più fra quelle popolazioni che sono già mature  per  l' influenza che ha esercitato lungamente sopra di esse il
Tali sono a mio vedere le nazioni cristiane d' Europa,  per  tali si debbono riconoscere e trattare senza tener conto
i principŒ dai quali anche quelle dovranno poi derivarsi  per  opera della nazionale sapienza rappresentata da chi avrà il
ed il violento, e di far passare agli occhi degli uomini  per  legittimo e per giusto quanto era effetto di passioni
e di far passare agli occhi degli uomini per legittimo e  per  giusto quanto era effetto di passioni insaziabili, della
e della avidità. L' ingiustizia è troppo brutta e schifosa  per  avere potenza sugli uomini: essa non ha fatto mai nessuna
è già che la moltitudine ignori i delitti di chi considera  per  suoi capi, conosce che quelli che la guidano sono pieni di
- E` inutile il dire che la moltitudine obbedisce talora  per  forza; e quale è mai questa forza che possa stringere ad
suoi capitani? Un timor panico può produrre una obbedienza  per  qualche istante, ma come egli è al tutto instabile e
una moltitudine di uomini obbedisca ad un solo od a pochi  per  molto tempo, non v' ha altro mezzo se non di fare che
di comandare, opinione cioè che muove la moltitudine  per  se stessa senza che sia nè pure associata all' esame del
volta ella crede che le sia stata fatta ingiustizia;  per  cui si può dire che l' ingiustizia sia la ferita dell' ente
o che ben presto fossero vendicate: ed in tal modo  per  una forza intrinseca della natura umana, di reazione
non avrebbe potuto esistere la società che veniva istituita  per  godere appunto di una retta amministrazione della
le dette forze non riuscirebbero eguali nel loro effetto  per  la diversità delle forze morali: l' opinione della propria
la giustizia all' utilità, e rendere quella amabile  per  amore di questa, è una nuova prova, che l' umanità nella
è dunque necessario di ricorrere sempre in fine del conto,  per  trovar una tutela ai diritti dei deboli contro ai forti, ad
in mano la forza, perchè non ne abusino. Sia pur dunque  per  molti alquanto strano, pure egli non cessa d' essere
Egli è dunque evidente, che ogni disposizione governativa  per  esser buona, deve essere preceduta da un giudizio sulla sua
Dunque fra tutte le cose quella della massima importanza  per  la civile associazione si è che sia fatto un giudizio retto
In entrambi i casi la sorte della moltitudine è rimessa  per  intero alla coscienza dei governatori: questa coscienza e i
arriva la prima ad un grado di istruzione sufficiente  per  conoscere il dispotismo governativo, vi ha rivoluzione
cosa ottiene? Non più di quello che il popolo sa volere.  Per  conoscere dunque che cosa ottenga una rivoluzione conviene
e la libertà si proclamano e si credono assicurate  per  sempre. Ma il fatto è ben diverso, poichè la costituzione
del fatto o del diritto nel merito della questione, ma  per  un ufficio preliminare e speciale, che descriveremo più
è da ritenere il principio delle tre istanze, converrà che  per  le cause maggiori il supremo Tribunale politico ammetta le
giudica dei diritti politici e della loro violazione sia  per  parte del governo sia per parte dei governati. In questa
e della loro violazione sia per parte del governo sia  per  parte dei governati. In questa sfera di materie sottoposte
d' interpretare e di determinare la legge costituzionale  per  sapere se fu violata dal governo in se stessa o nelle sue
Distinta così la competenza dei due ordini di Tribunali  per  conoscer meglio l' officio del Tribunale politico, conviene
ai dibattimenti delle Camere, i quali non devono essere  per  tale motivo dilazionati. Il re può consultare il Tribunale
la sentenza del Tribunale. La consultazione che fa il re  per  la giustizia delle relazioni esterne può essere ugualmente
avrebbe trovato tutto ciò che ad esso è necessario  per  realizzarsi e per tutelarsi. Ma non già con eguale facilità
tutto ciò che ad esso è necessario per realizzarsi e  per  tutelarsi. Ma non già con eguale facilità si può indicare
della società non è che un' idea politica, un' idea  per  ciò complicata di molte idee, o un calcolo della sempre
a quel modo che noi l' abbiamo concepita non è che un mezzo  per  sottrarre gli uomini quanto più sia possibile alle
Egli è fra questi mezzi obliati generalmente, e  per  lungo tempo nè pur sospettati, che io credo si debba
bensì talora traveduti quando le circostanze s' univano  per  aprire gli occhi agli uomini, e per mostrar loro ciò che l'
circostanze s' univano per aprire gli occhi agli uomini, e  per  mostrar loro ciò che l' istantanea esigenza delle cose
che in quella disposizione si conteneva uno specifico  per  tutti i mali dello stesso genere, e che quel malore era
da una stessa causa onde provenivano tanti altri mali, e  per  ciò ad un genere solo appartenenti: che questi mali sociali
qualche parte di essa nella medesima, ma che questo fecero,  per  dir così, senza sapere essi stessi che si facevano,
che rende ragione di un fatto umiliante, a dir vero,  per  l' umana natura, cioè che si trovino traccie di maggiori
che formano la teoria della medesima. Questa teoria  per  tanto non fu mai chiaramente veduta e stabilita, nè mai si
indicata e che si accosti sempre più all' ideale proposto.  Per  formarci l' ideale della società regolare si debbe bensì
terra, ed a cui si debbe raffrontare ciò che fatto si trova  per  conoscere se è retto o se è torto, se merita d' essere
idee abbiamo cominciato dall' immaginarci una società o  per  dir meglio una moltitudine di uomini, che vuole diventar
non sia ancor successo alcuno di quei casi accidentali  per  cui viene accelerato il tempo agli uomini che si trovano
elevarsi che fa un uomo od una famiglia sopra gli altri  per  qualche sua virtù o prodezza o avvedimento. Ma invece di
senza rispetto a' diritti di quelli nelle cui mani sta già  per  giusti titoli il regolamento della società. Supponiamo
adunque che questi padri di famiglia congregati insieme  per  darsi quel migliore regolamento sociale che corrisponda il
è ciò che ora dobbiamo tentare di esporre. E primieramente  per  le cose già dette veggiamo di già quali siano le prime basi
1 Il Tribunale politico che abbiamo indicato e che  per  essere indipendente da qualunque altro potere forma il
e nei quali bisognava prima che ben insieme convenissero.  Per  ciò pensarono in quella vece di prendere un' altra via, e
convivere in detta società. Spiegata la parola modalità  per  i modi diversi nei quali può esistere un diritto senza
suo diritto, non perdeva nulla; mentre che il suo diritto,  per  essere piuttosto in un modo che in un altro, non veniva
che l' instituzione che andavano a fare doveva avere  per  suo scopo la modalità di tutti i diritti, conveniva
e con tutti egualmente si doveva trattare. Proponeva  per  ciò che anche le donne e i figliuoli di famiglia e i servi,
della Commissione conseguenze più lontane e più funeste,  per  le quali quella instituzione in luogo di unire le famiglie
si era a sufficienza spiegata. Domandando dunque attenzione  per  ispiegarsi meglio, cominciò dal dimostrare, ch' ella è cosa
uomo innati, si possono chiamare i diritti dell' uomo: che  per  questi però non si possono intendere dei diritti vaghi e
stesso discorso della moglie e del servo: non ne verrebbe  per  questo che la società civile, che vogliamo istituire, non
ma solo si tratta della sua instituzione: e se questa  per  istituirsi secondo le basi dell' equità ha bisogno di
dia troppo risalto e troppa forza ai diritti individuali,  per  la quale perdano relativamente di forza quei diritti che
maggiore fortificazione di tutti i diritti degli uomini.  Per  tali dichiarazioni e proteste consentirono i Padri a
questa è diversa secondo la diversità dei diritti stessi:  per  cui adesso che si deve procedere a stabilire un potere
si sente il bisogno di aver sott' occhio i diritti di tutti  per  definire gli offici di questo potere. Passò di poi a dare
individuali, mostrò loro che la proposizione che era  per  fare avrebbe fatto vedere la differenza del sistema di un
d' individui: non dell' uomo, quasi che bastasse nominarlo  per  intendere tutte le specie dei suoi diritti, ma dei diritti
dei diritti, e che si trattasse con ciascuna classe a parte  per  vedere come i diritti che formavano quella classe potessero
mantenimento senza bisogno del lavoro personale: intendendo  per  capo di casa qualunque uomo che facesse casa da sè, sia
non incontrò difficoltà e si elesse una persona proba  per  ogni classe che dovesse trattare le ragioni della medesima
sembrava equivoca ad alcuni; e la Commissione disse che  per  rappresentazione di un diritto non intendeva altro se non
ma ciascuno aveva quella forza che gli era necessaria  per  guarentire la sua esistenza e la sua prosperità. Disse, che
avesse modo di fare innanzi efficacemente le sue ragioni  per  essere migliorato dalla Amministrazione; e che questo non
quali erano incorse altre nazioni che avevano abbracciato  per  mancanza di prudenza il principio vago ed indeterminato che
nulli in società; che la società civile non si potea fare  per  tali uomini astratti; ma ch' ella non si faceva se non per
per tali uomini astratti; ma ch' ella non si faceva se non  per  i loro interessi; che gl' interessi adunque e non gli
non voleva già che tutti i diritti fossero rappresentati  per  essere confusi insieme, ma anzi per essere meglio distinti
fossero rappresentati per essere confusi insieme, ma anzi  per  essere meglio distinti e tutti egualmente difesi; disse che
loro proposizione non si parlava già d' una rappresentanza  per  tutti i diritti uguale; ma d' una rappresentanza
alla Rappresentanza proposta nel caso ch' essa portasse  per  conseguenza che essi dovessero pagare anche per quelli che
portasse per conseguenza che essi dovessero pagare anche  per  quelli che non possedessero. Poichè, disse chi faceva le
nulla se non ha un fondo da spendere? La persona delegata  per  trattar la causa dei non proprietarŒ rispose che la Società
primo diritto di ciascun uomo è di vivere e perciò ai mezzi  per  conseguire questo fine che è insieme la prima legge del
diritto al loro soccorso, sicchè lo si potessero pigliare  per  forza: gl' indigenti stessi non hanno mai creduto di
venerazione ed amore, che ricevevano da quelli  per  unico risarcimento dei loro beneficŒ, e che all' incontro
più dolci che stringe i proprietarŒ ai non proprietarŒ  per  unirli insieme in quella vece con catene di ferro; scioglie
vece con catene di ferro; scioglie i vincoli della natura  per  sostituirne di arbitrarŒ, i giusti per sostituirne di
vincoli della natura per sostituirne di arbitrarŒ, i giusti  per  sostituirne di ingiusti; e costringe i ricchi a pagare per
per sostituirne di ingiusti; e costringe i ricchi a pagare  per  i poveri, non già col patto che questi li risarciscano
a ciascun uomo è lecito di associarsi coi suoi simili,  per  conseguire colla loro unione qualche fine onesto; e i non
società generale qual' è quella in cui sono gli uomini  per  la comunanza della natura. Ma questa non si dee confondere
i non proprietarŒ: poichè una società non si stringe se non  per  degli interessi comuni; ed è assurdo che entrino nella
avere interesse comune coi proprietarŒ, e non possono  per  ciò entrare in una società, il cui scopo è l'
metter nulla insieme da amministrare, e l' entrare in essa  per  acquistarne è un entrarvi solo in apparenza; mentre non
entrarvi solo in apparenza; mentre non sarebbe un entrarvi  per  lo scopo della società, ma sarebbe un acquistare relazione
ma sarebbe un acquistare relazione con detta società  per  uno scopo a loro soli particolare. La Commissione prese a
quasichè ne escluda dal suo seno qualche classe, ma  per  gl' interessi che si propone a suo fine immediato. Questi
stesso: si può dire ch' egli non sia altro se non un mezzo  per  cui si conservi lo stato di natura. I diritti sono nello
di natura, poichè non hanno già bisogno di una legge civile  per  essere prodotte o permesse, e queste medesimamente
Dirò di più, poichè il potere civile non è che un mezzo  per  difendere ed aiutare lo stato naturale, egli avverrà, che
uomini moderni lo sforzo di distruggere lo stato naturale  per  non vedere da per tutto che il civile: lo sforzo di
sforzo di distruggere lo stato naturale per non vedere da  per  tutto che il civile: lo sforzo di distruggere le affezioni
di distruggere le affezioni ed i vincoli della natura  per  sostituire ad essi dei patti immaginarŒ: lo sforzo di
dei patti immaginarŒ: lo sforzo di distruggere il reale  per  sostituirvi l' ipotetico, e il dettame della giustizia
l' ipotetico, e il dettame della giustizia naturale  per  sostituirvi la sanzione della forza, o sia l' arbitrio che
generale, cioè dall' interesse dei più; ma che non cessava  per  questo d' essere radicalmente una tirannide, mentre la
produceva in uomini tanta rendita annua da potere spendersi  per  la gloria dello Stato secondo il capriccio del più forte
di natura umana in cui gli uomini sono legati fra loro  per  affezioni ad essi naturali, e per diritti e doveri morali.
sono legati fra loro per affezioni ad essi naturali, e  per  diritti e doveri morali. Conviene su questi principŒ
tutti gli altri uomini: perciocchè non sarebbero esclusi  per  questo dalla società del genere umano, riterrebbero
particolare da lui proposta alla società civile, che  per  esser tale debbe abbracciare, come siamo convenuti, i
non potrebbono essere sottomessi alle leggi della medesima  per  diritto, nè soggetti a' suoi tribunali se non mediante la
potrà più rompere, e si dovrà temere. Egli è dunque meglio  per  tutti egualmente gli uomini, ma specialmente per li
meglio per tutti egualmente gli uomini, ma specialmente  per  li proprietarŒ che si costituisca una vera società civile
- Ma i proprietarŒ dicono, noi non vogliamo pagare  per  li non proprietarŒ, ed è in questo che la Commissione dà
ciò che succederebbe se si facesse che i ricchi pagassero  per  i poveri, mentre con ciò si trasferirebbero i diritti di
l' associazione dovrà esser tale che essi non ispendano già  per  i poveri, o secondo la volontà di questi. Queste ragioni
quanto ch' ella fosse tale che amministrasse bene, e che  per  tal fine non si doveva aver altra regola nel formarla che
di scegliere fra tutti le persone superiori alle altre  per  sapienza e per virtù, o sia di maggior capacità ad ottenere
fra tutti le persone superiori alle altre per sapienza e  per  virtù, o sia di maggior capacità ad ottenere lo scopo
alte virtù: la compassione vostra si occupa adunque tutta  per  corromperle: si occupa a farle divenire di quelli odiosi ed
medesima: e se appresso qualche nazione si è introdotto  per  breve tempo il principio opposto, che il merito dia un
ancora dal solo monarca che abbia tutti i mezzi opportuni  per  render a pieno giustizia a ciascuna delle sue creature. La
dei proprietarŒ ha diritto di concorrere nella medesima  per  quel tanto che egli pone in mezzo di modalità; e che
loro proprio: la società civile non distruggerebbe già  per  questo la società universale: e la sua istituzione non
il ricco mercatante non si spoglia delle proprie ricchezze  per  premiare le fatiche del letterato, egli non toglie a lui
premiare le fatiche del letterato, egli non toglie a lui  per  questo nè il suo merito nè la sua dottrina nè le sue
e che mostrava la via più corta insieme e più naturale  per  arrivare alla medesima; conciossiacchè formandosi la
non libere. La Commissione definì le persone non libere  per  quelle che non avevano diritto sulle proprie operazioni,
diritto sui figliuoli solo allo scopo della paternità  per  la quale Dio gliela aveva dato: obbligavano il marito ad
poichè la vita ed il corpo sono due diritti semplici, e che  per  se stessi hanno un solo modo di esistere, sicchè quando
che il Comitato di sanità pubblica nulla poteva fare  per  la medesima se non mediante delle spese; che quindi, perchè
senz' aver modo di pagarne le spese: e questo discorso vale  per  qualunque società, nè si debbe immaginarsi qualche cosa di
cui è suscettibile, e che si può accordare colla giustizia.  Per  trovare questo posto secondo le leggi dell' equità o questa
di fare la società civile, dall' istante ch' essa aveva  per  iscopo di bene ammodare tutti i diritti dei membri che la
tutti i diritti dei membri che la componevano. Il delegato  per  i non proprietarŒ non mancò di ripetere ciò che era stato
ai maggiori pericoli e sostengono le maggiori fatiche  per  la salvezza e per la gloria comune nei più stretti
pericoli e sostengono le maggiori fatiche per la salvezza e  per  la gloria comune nei più stretti frangenti: mentre i pingui
si possono perciò provare legalmente, ma che non fanno meno  per  questo onta e danno all' umana libertà? Egli non è adunque
di proporsi. Si direbbe che è piuttosto un mezzo termine  per  eliminarli in fatto dalla società, o di ritenerveli in
segrete della Commissione, che ciò propose, credo evidente  per  quanto ho detto che ove la giustizia debba essere la base
la base della nuova nostra Società, i non proprietarŒ  per  essere tali non si debbano già lasciare spettatori
abitazione del nostro pianeta l' aria che debbono assorbire  per  vivere, la luce che più di quello dei ricchi rallegra l'
diritti non ammette di più; tuttavia non è già vero che  per  tale associazione i non proprietarŒ vengono a perdere
altramente sulla famiglia priva del suo capo e provvede  per  esempio la zitella oltraggiata d' un collocamento; è un
ai malfattori? Si ripeterà che questa risposta, se vale  per  le offese che i non proprietarŒ ricever potessero dagli
dall' abusare del suo potere. Ma che? il Potere Civile, o  per  dir meglio l' Amministrazione della società, si estende
che prima lo riceveva. Se ragionevole fosse di lagnarsi  per  ogni nuova forza comparente, per la sola ragione che quella
fosse di lagnarsi per ogni nuova forza comparente,  per  la sola ragione che quella ha la possibilità di nuocerci,
la società civile non debba nulla ommettere di suo potere  per  tutelare i diritti dei non proprietarŒ: concediamo che i
esige che nessun uomo possa sforzare un altro di pagare  per  lui: che perciò i non proprietarŒ non possono sforzare i
non proprietarŒ non possono sforzare i proprietarŒ a pagare  per  essi; perchè non è qui di beneficenza che si tratta, la
e non possono esigere che i proprietarŒ contribuiscano  per  essi; il che, oltre essere ingiusto, sarebbe impossibile ad
no, nè a questa condizione entreranno in una società così  per  essi disuguale. Che se mediante qualche sofisma alcuni a
opera stessa, se il non proprietario abbisogna della stessa  per  campare la vita? quest' è una derrata sporca, sopra cui
dallo scopo suo a particolari imprese. Ella è istituita  per  diriger la modalità dei diritti; ed ha bisogno di dirigerla
ha bisogno di dirigerla con viste generali e calcolate: e  per  tale scopo ha bisogno altresì d' avere un mezzo generale e
continuamente mutabile di valore, di un valore sporco  per  cui si debbe detrarre dal medesimo il mantenimento dell'
giacchè la persona stessa pel nostro scopo si può contare  per  nulla. E di fatto, che si può torre all' individuo che ha
di una dura schiavitù. Che se i non proprietarŒ militano  per  la salute della patria ciò nè fanno nè far possono che
al tutto prive di proprietà materiali, non potevano  per  la loro condizione avere alcun diritto di regolare la
che egli ha, ma bensì far uso di tutte le sue azioni,  per  cui non resta più al servo alcun modo di provvedere a sè
sua autorità, e di risarcire quanto poteva il danno, se  per  isbaglio lo trapassava. D' altro lato non è mai l' offeso
casi in cui la giustizia non ha il pieno suo effetto, non  per  mancanza della società, ma per l' impossibilità annessa
ha il pieno suo effetto, non per mancanza della società, ma  per  l' impossibilità annessa alla cosa. Il qual caso non può
ella diventava il mezzo generale della sua amministrazione.  Per  far conoscere l' indole della nuova società civile fece
In ogni specie di diritti si trovavano più diritti, e  per  ciò i cittadini appartenenti al primo ordine, cioè all'
primo ordine, cioè all' inferiore, avevano voce di richiamo  per  ciascuno dei tre diritti che possedevano, e i cittadini del
diritto, venendo offesi, di avere una voce di richiamo ,  per  la quale ottengano risarcimento: voce che forma l'
propriamente si amministra; nè la società civile viene  per  altro fine instituita, nè ad altro officio si estende: il
perocchè non ha veruna cosa che possa consegnare  per  dir così alla società civile, perchè essa gliela
società. In fatti l' amministrazione sociale si erige  per  regolare la modalità dei diritti dei suoi membri: e la
è quella che lega tutti gli uomini insieme, non già  per  un patto arbitrario, ma per una legge eterna, che gli
gli uomini insieme, non già per un patto arbitrario, ma  per  una legge eterna, che gli uomini associati non
civile riconoscendosi obbligata di adoperar tutti i mezzi  per  ritener sè stessa nei limiti della giustizia, obbligo
più trascurato dagli uomini di questo, nè più importante  per  la loro tranquillità, nè di una necessità più fondata nell'
maggiore sia il vostro timore, la vigilanza e la cautela  per  non esserle infedeli. »Secondo questo principio gli uomini,
in ragione della potenza che hanno sopra di quelli. Egli è  per  questo principio morale ed intrinseco insieme all'
sognata e crudele infallibilità politica: debbe riconoscere  per  ciò un dovere di deferire ad un tribunale di giustizia
che hanno onde richiamarsi di lei, non sia bastevole  per  poter affermare, che tutte le persone individuali entrino
di natura amministravano in separato, si uniscano insieme  per  amministrare in comune. Ora ciò posto non riesce per tutto
per amministrare in comune. Ora ciò posto non riesce  per  tutto questo men vero che la società civile si proponga di
della società medesima, sebbene non già membri eguali, o,  per  essere più accurati, non già membri che godano della
libertà che loro piace: mentre questi poveri sono obbligati  per  un diritto naturale di far tutto ciò che è necessario per
per un diritto naturale di far tutto ciò che è necessario  per  acquistarsi il vitto, e non può esser loro lecito di torre
era appianata la via alle cose fino a quest' ora trattate  per  proporre l' articolo riguardante lo stato che dovevano
difficoltà dalla parte dei proprietarŒ. Il delegato  per  questi si sforzò di provare che i mercenarŒ erano di loro
far debbono i proprietarŒ; ma nol fanno e far nol debbono  per  altro che per atto d' umanità, e di commiserazione; ciò che
i proprietarŒ; ma nol fanno e far nol debbono per altro che  per  atto d' umanità, e di commiserazione; ciò che nei mercenarŒ
mercenarŒ simili ai poveri o non proprietarŒ, che si contan  per  liberi fino a che la beneficienza dei ricchi mantiene loro
mercenarŒ nelle pubbliche deliberazioni, ma i loro padroni  per  essi; quantunque abbiano quelli il diritto di patteggiare
stato dei poveri e successivamente dei non liberi. Egli è  per  questo che la Commissione ha creduto che nessun mercenario
una rappresentazione attiva nell' amministrazione sociale;  per  le stesse ragioni per le quali viene negato ai poveri ed ai
attiva nell' amministrazione sociale; per le stesse ragioni  per  le quali viene negato ai poveri ed ai servi; cioè perchè il
dei mercenarŒ non può essere senza ingiustizia eliminato  per  un accordo o per un monopolio che facessero fra di loro i
non può essere senza ingiustizia eliminato per un accordo o  per  un monopolio che facessero fra di loro i benestanti. A
tutte le arti necessarie nella famiglia stessa, in essa  per  esempio si mantenevano le greggi, si preparavano le lane,
fra varie famiglie, alcune delle quali si restringessero  per  esempio alla cura del gregge, altre alla filatura delle
incapace fosse di pensare all' acquisto d' un suo bene  per  poco lontano ch' ei fosse ed impotente di muoversi verso il
ch' ei fosse ed impotente di muoversi verso il medesimo,  per  una inerzia che non riceve movimento se non dai pungoli di
brutale. Da questo stato di degradazione è già lontanata  per  sempre l' umanità, e ha ricevuto una spinta che la porta
sempre l' umanità, e ha ricevuto una spinta che la porta  per  tutti i veicoli del bene, per così dire, anche più lontano,
una spinta che la porta per tutti i veicoli del bene,  per  così dire, anche più lontano, e non può venire meno il suo
gli uomini togliendo via la divisione del lavoro, e  per  ciò la classe dei mercenarŒ: giacchè, se i padroni si
e da essa inclinati a mantenere ciò che hanno provato  per  bene e ad accrescerlo, è impossibile che il corpo dei
tutte quelle basi che da essa il male allontanano. 1)  Per  la stessa ragione il corpo de' benestanti commetterebbe una
al male ed alla stoltezza. La società civile adunque, sì  per  principio di utilità che per principio di giustizia, debbe
La società civile adunque, sì per principio di utilità che  per  principio di giustizia, debbe riguardare il corpo dei
dei benestanti, ed il fondo sul quale è assicurato,  per  dir così, il provento dei mercenarŒ, si è questa, che
può benissimo assicurarsene; giacchè abbiamo fissato  per  base, che la volontà collettiva dei benestanti non può mai
caso impossibile, ne seguirebbe, che il corpo dei mercenarŒ  per  qualche tempo disparirebbe; ma senza che questa distruzione
ai principŒ sopra esposti, perocchè essa non seguiva  per  un arbitrio stolto dei ricchi, nè per un principio di
essa non seguiva per un arbitrio stolto dei ricchi, nè  per  un principio di assurda politica; ciò che solo col discorso
intanto chi avesse da dire contro la medesima, di riservare  per  allora che se ne farà di proposito trattazione. Ciò che fu
era una voce influente nell' amministrazione della società.  Per  diritti reali s' era inteso diritti sulla ricchezza
attiva quella persona che aveva dei diritti  per  se stessi esistenti, giacchè i diritti personali per se
per se stessi esistenti, giacchè i diritti personali  per  se stessi non possono esistere nell' uomo se non coll'
dal corpo dei benestanti perchè l' umanità, di fatto e  per  una legge a cui irrefragabilmente obbedisce, non può ad
moltiplicano il valore di ciò che rende la terra più volte  per  se medesimo. Ella è questa moltiplicazione di valore, che
medesima. Come dunque il benestante dipende dalla terra  per  cavare della ricchezza, allo stesso modo dipende dalle arti
allo stesso modo dipende dalle arti e dal commercio  per  cavare dell' altra ricchezza. Che se potesse darsi il caso,
senso tutti egualmente indipendenti; indipendenti cioè dato  per  impossibile che si rompa tal compagnia, e che qualche parte
cose, quella che può dileguare la difficoltà proposta.  Per  conoscere la legge che regola il prezzo delle cose bisogna
la legge che regola il prezzo delle cose bisogna prendere  per  regola una misura comune del prezzo, una materia che abbia
tutte. Valutiamo dunque il prezzo delle cose in danaro, o  per  dir meglio consideriamo la valutazione loro nel fatto.
possono messe in cambio con altre cose; del quale prezzo  per  conoscere la proporzione bisogna riportarsi ad una specie
pei fondi industriali e commerciali che quella tirata  per  li mercenarŒ: cioè che dovessero avere una rappresentazione
i ragionamenti della Commissione fossero stati riconosciuti  per  giusti, e le sue proposte fin quì approvate, v' erano nulla
forse quelli, che, essendo in possesso del governo,  per  qualche sventura impoveriscono, cedere bonariamente il
posto a quelli che sulla loro disgrazia si sono arricchiti?  Per  quanto adunque sieno speciosi i principŒ della Commissione,
Rimossa l' equità e la giustizia, che cosa rimane  per  principio formatore della società, se non l' arbitrio, o la
seguirla tutta. Se malgrado di questa loro piena volontà,  per  mancanza di cognizione o di potere, avviene che in qualche
è che una mancanza materiale, e non già morale; non seguono  per  questo meno tutta intera la equità. Ma v' ha di più.
possono trovare il giusto punto dell' equità, non debbono  per  questo venire a discordia, ma bensì sono obbligati di
e ciò appunto è quello che propriamente si chiama equità,  per  distinguerla dalla giustizia, colla quale si vede essere da
ciò che secondo la legge naturale si può prefiggersi  per  fine , così nella equità viene indicato quel mezzo onde
giusto; e perchè se lo debbono prefiggere efficacemente  per  ciò sono obbligati altresì di ottenerlo con questo mezzo
in essa qualunque persona che si assembra e tratta insieme  per  parteciparne. Giacchè nessuna persona può essere costretta
sguardo. Ma debbe tenersi in esso così costante lo sguardo  per  ottenersi pienamente? Non già: ma per ottenersi quanto più
costante lo sguardo per ottenersi pienamente? Non già: ma  per  ottenersi quanto più si può: mentre quand' egli si ottiene
non consiste se non nell' uso di tutte le proprie forze  per  la consecuzione di ciò che è giusto, non già nell'
nella divisione del potere civile: ma nulla più: e  per  la maggiore esattezza possibile non altro debbesi intendere
profitto mediante l' esame dei SavŒ universalmente reputati  per  forza di mente, per provetto consiglio, e per integrità.
esame dei SavŒ universalmente reputati per forza di mente,  per  provetto consiglio, e per integrità. Qualunque adunque
reputati per forza di mente, per provetto consiglio, e  per  integrità. Qualunque adunque sieno per essere nella pratica
consiglio, e per integrità. Qualunque adunque sieno  per  essere nella pratica esecuzione degli articoli sopra
dopo che è stato dimostrato: 1 che esse sono necessarie  per  l' ottima consecuzione del fine sociale, cioè pel comune
difficili all' esecuzione, ma che tutto ciò che è giusto  per  difficile ch' egli sia debbe essere tratto alla luce, ed
aveva presentato all' Assemblea, e che difendendo passo  per  passo avea fatto adottare dalla medesima. Fece osservare
erano d' un' indole totalmente diversa: la prima aveva  per  iscopo la sicurezza , o difesa dei diritti; la seconda la
Questi due scopi erano al tutto necessarŒ da conseguirsi, e  per  l' umana dignità il primo più necessario ancora del
conservata nella sua integrità mediante la giustizia, e  per  ciò mediante un Tribunale politico che a questa presiede;
stessa, fu finalmente ammesso. L' articolo delle elezioni  per  la composizione del Tribunale, che si doveva discutere,
sulle elezioni dei membri dell' Amministrazione, poichè  per  costituire un membro dell' Amministrazione si aveva un dato
ricchezza materiale che bastava verificare: all' incontro  per  eleggere un membro al tribunale politico, nella cui
una certezza fisica, e che escludesse ogni controversia;  per  cui anzichè ai dati esterni conveniva rimettersi in tali
la seguente proposizione: « Sieno sospesi tutti i negoziati  per  instituire l' Amministrazione sociale, e si proceda prima
qualificazione che si richiedeva, secondo i principŒ posti,  per  essere membro del Tribunale politico, consisteva, dopo la
genere di dignità: ma ben ancora questo Tribunale era fatto  per  tutti egualmente: proteggeva i diritti di tutti, ed in
e dei padri: i mariti danno, oltre al proprio, un voto  per  la moglie; ed i padri e le madri vedove oltre il proprio
Tribunale medesimo al diritto di voto, quando ciò esigano  per  giuste cause contro i mariti ed i padri, o le madri vedove.
che nell' uomo non si esigeva già egual grado di ragione  per  qualunque operazione ch' egli facesse: che coll' età
dell' uso della ragione. Fissandosi l' età maggiore  per  qualificazione dell' elettore si escluderebbero molti
possibile che un uomo deleghi un altro a dare il voto  per  lui; mentre qualunque voto desse questo secondo non sarebbe
da sè stesso: e sarebbe assurdo affermare che si pensa  per  la ragione che v' ha un altro che pensa. Medesimamente il
ragione che v' ha un altro che pensa. Medesimamente il voto  per  delegazione non supplisce al suo secondo ufficio e in
era necessario che questi s' obbligassero a ciò: affinchè  per  una continua titubanza nel numero e nella qualità degli
egli non potrebb' essere nè amato nè venerato; giacchè  per  esserlo, tutti i cittadini debbono veder in esso l' opera
dei padri di famiglia, vengono a mancare insieme dei lumi  per  ciò ottenere: vengono a mancare dei pareri e dei voleri;
con se stessi. Si domandò che cosa dovevasi intendere  per  capo di famiglia; e dopo varie proposte fu convenuto, di
essa dice, che i mariti « oltre il proprio, danno il voto  per  la moglie, ed i padri, oltre il proprio, danno altrettanti
coazione reattiva. Se dunque viene istituito il Tribunale  per  tenere nei suoi doveri gli stessi genitori, questo tuttavia
sulla propria vita, tuttavia può applicarsi in parte  per  la strettezza del nodo maritale. Che se i padri ed i mariti
di quelle deviazioni che si fanno dalla rigorosa giustizia  per  mezzo della equità, la quale, come dicevamo, è la sola
fra due parti, queste debbono comparire al suo cospetto  per  riceverne la sentenza, ciò che è quanto dire, che debbe
che potevano fare i mariti ed i padri della loro autorità.  Per  il che la Commissione, movendo da più alti principŒ il suo
legge naturale tutta la legislazione umana è nulla e irrita  per  sè stessa? Orsù accingetevi della vostra autorità, e fate
fra i vostri posteri e le turbazioni dello Stato.  Per  quello che voi dite, che i mali si debbono anzi prevenire
sociale, questa falsità nelle istituzioni si scorge da  per  tutto dove la società sia caduta in una grande corruzione.
caso la corruzione sociale strascina lo stesso legislatore,  per  quanto avveduto egli sia, a delle instituzioni totalmente
fine ordinate, sebbene partano dal principio che gli uomini  per  cui sono fatte sieno cattivi, tuttavia non possono mai
produce tali frutti è di una fecondità inesausta. Egli è  per  questo che non v' ha istituzione o legge che non possa
In tal caso non si debbono esse contorcere e guastare  per  ovviare agli abusi a cui sono soggette tali relazioni per
per ovviare agli abusi a cui sono soggette tali relazioni  per  altro naturali degli uomini: esse si debbono lasciare
naturali, e non si alterino punto: e quando ci sia il caso  per  levare gli abusi delle medesime, si debbono attorniare di
un' espressione fedele dei diritti naturali, ed hanno  per  iscopo la prosperità dei medesimi, dalle instituzioni
stabilitive sono di loro natura non solo inutili  per  una tale società, ma ben ancora nocevoli: conciossiacchè
e quelle false instituzioni, che si rendevano necessarie  per  farla fiorire e per invigorirla: quelle che mettevano in
che si rendevano necessarie per farla fiorire e  per  invigorirla: quelle che mettevano in salvo il padrone dalla
sempre delle relazioni false fra gli uomini, se essi vivono  per  lungo tempo soggetti alle medesime; ma rare volte sono
a quello stesso modo che la regola di vita migliore  per  la salute dell' uomo, nel suo stato naturale, non può esser
stato di natura in cui gli uomini non sono legati insieme  per  falsi vincoli: in cui la ragione non è ottenebrata da vizŒ,
in cui la ragione non è ottenebrata da vizŒ, o non è  per  una somma ignoranza impotente: 2) in cui finalmente l'
relazione fra gli uomini e così si snaturerebbero, mentre  per  ottenere un tal fine verrebbero a stabilire la detta
la natura: si allontanerebbero in tal modo dal fine proprio  per  conseguire il fine delle instituzioni di un altro genere
incontro ha dato ai padri ed ai mariti la legge naturale  per  moderarlo. Egli è dunque inconveniente e contro la natura
l' ordine, ma non sono che eccezioni dell' ordine. Nè  per  questo debbesi ridurre ad un voto solo tutti i voti della
un atto di autorità e quindi un mezzo di difesa. Egli è  per  questo che si è stabilito il principio, che tanti sieno i
della famiglia, si fa sì che quest' unica volontà si ripeta  per  dire così in tanti atti autorevoli, o sia in tanti voti,
questi due vincoli, cioè il paterno ed il maritale, avevano  per  loro base essenzialmente l' amicizia, il vincolo all'
di sua natura altra base che la utilità: quindi non portava  per  conseguenza della sua natura che la volontà del servo
ammettere i servi stessi a votare, e se sono mariti anche  per  le mogli, se sono padri anche per li figliuoli. Non è però
e se sono mariti anche per le mogli, se sono padri anche  per  li figliuoli. Non è però necessario che i servi sieno
obbligati a dare il loro voto, sì perchè può essere che  per  essi sia più vantaggioso il non darlo, giacchè tale
autorità, potevano facilmente entrare dei falsi principŒ  per  non conoscere ben a fondo le basi su cui si veniva erigendo
nella rappresentazione politica dei diritti, non già tanto  per  prepotenza dei più forti, quanto per un sofisma che
diritti, non già tanto per prepotenza dei più forti, quanto  per  un sofisma che facilmente illude le menti dei governanti, e
che quello studio che tanto riscalda le menti dei politici  per  trovare un equilibrio fra i poteri dello Stato? Questo
è insolubile, e quando anche fosse solubile non sarebbe che  per  un istante, per l' istante cioè che dura l' artificioso
quando anche fosse solubile non sarebbe che per un istante,  per  l' istante cioè che dura l' artificioso equilibrio; non ha
dunque volendo dare la costituzione ad uno Stato si propone  per  iscopo principale di evitare i disordini ch' essa stessa
sopra questo altro principio che fosse quello la cui forza  per  la divisione ingegnosa della medesima in diverse persone
sieno diversi fra loro, e che convenga meglio tenere  per  unica regola il secondo anzi che il primo, affinchè dopo
riforme che alterino le prime basi su cui è costituito, o  per  dir meglio non siate costretti a distruggere ciò che avete
che dunque si tratta d' un calcolo di estrema difficoltà  per  li molti elementi, che in sè racchiude, e per la mancanza
difficoltà per li molti elementi, che in sè racchiude, e  per  la mancanza dell' esperimento, questo non può che riuscire
si potesse misurare colla canna, e fosse fissata una misura  per  la menoma grandezza degl' ingegni prescelti a tant' opera:
voi debbono spropriarsi della modalità dei proprŒ diritti  per  metterla in mano di quelli che fossero scelti al governo,
dalla rappresentazione politica, il quale dipartirsi è  per  se stesso un aprire il varco agli abusi, mentre si spoglia
porzione degli uomini della modalità dei proprŒ diritti,  per  accumularla in mano d' un' altra porzione; mentre in somma
stato di natura; ma si dà agli uomini uno stato arbitrario  per  instituire sopra il medesimo la civile società pure
sarebbe quella che farebbe passare questo arbitrio  per  sapiente; una negazione egualmente lo renderebbe stolto:
che sorga un altro uomo che abbia l' audacia di spacciarsi  per  saggio, di negare la precedente costituzione, e di
è un principio determinato; diciamo che l' adottare questo  per  unico principio determinante la costruzione sociale è lo
all' altrui arbitrio. Diciamo perciò ch' egli è necessario  per  formare la società ricorrere ad un principio più
macchina che va senza di lui, e che è così complicata  per  la moltitudine delle sue parti che gli riesce impossibile
vi diceva, lo stato di natura in cui siete presentemente,  per  edificare tal cosa di cui nessuno può prevedere con
politica: poichè le mutazioni che voi andate a subire  per  questo sistema le vedete tutte entro confini determinati.
voi fare una mutazione di cui l' esito vi fosse incerto  per  ottenere un fine, qual' è l' instituzione della società,
riferisce i diritti quali sono, sarà una buona memoria  per  chi l' ha scritta: se non riferisce i diritti quali sono,
ella fa un atto di sommissione e nel secondo di autorità: e  per  ciò le conseguenze di questi due atti sono diverse: nel
essere discepola e soggetta, non maestra e sovrana. Se poi  per  dichiarazione di diritti s' intende un promemoria mutabile
di parole: questa dichiarazione sarebbe ciò che io intendo  per  ricognizione, sarebbe ancora la scienza modesta di un
a maggioranza di voti. La forma di questo Tribunale,  per  non dilungare qui il leggitore dall' idea generale della
quale si compiva l' instituzione della società. Giacchè  per  la dichiarazione dei diritti politici (Tit. II articolo 3)
proporzionale alla ricchezza posseduta. La Commissione,  per  non confondere l' Assemblea, si restrinse a far osservare
In che modo, si diceva, un delegato il quale rappresenta  per  necessità molti proprietarŒ di diversa fortuna potrà
colle piccole proprietà egli non abbandonerà mai quelle  per  sostener queste; mentre se fossero due i rappresentanti l'
queste; mentre se fossero due i rappresentanti l' uno  per  esempio piccolo proprietario e l' altro grande, le due
politici. (Tit. II art. 3). Dimostrò che bisognava prendere  per  quest' unità un termine basso più che si poteva; poichè
lire. Laonde questi non resta senza rappresentazione se non  per  quella frazione che avesse fra le mille cinquecento e le
milioni, non rappresentati, ciascun cittadino ha una rata  per  così esprimermi proporzionata, sicchè, nessuno sconcio ne
assemblea il quale possedesse egli solo i fondi necessari  per  ritrarre l' entrata dei dieci milioni, egli sarebbe membro
citare al Tribunale politico l' Assemblea meno elevata  per  negligenza nel mandare i deputati, ogni qualvolta potesse
qualvolta muore un suo delegato all' Assemblea superiore  per  rieleggerne un altro. L' Assemblea superiore è obbligata di
un membro della medesima ottiene dal Tribunale politico,  per  cagione dei proprŒ interessi, un decreto di convocazione. I
beni di fortuna. 3 Ciò che è detto nei paragrafi precedenti  per  lo scemamento delle fortune, vale anche per il loro
precedenti per lo scemamento delle fortune, vale anche  per  il loro aumento; e perciò ciascuno, dato quest' aumento,
e perciò ciascuno, dato quest' aumento, può domandare  per  sè o per altri l' aumento corrispondente di
ciascuno, dato quest' aumento, può domandare per sè o  per  altri l' aumento corrispondente di rappresentazione
quelli dell' uno non possono rallentare quelli dell' altro,  per  modo che, pendente la causa, ognuno rimane a suo luogo; e
menti degli uomini ci si sieno aggirate d' intorno: queste  per  formarsene l' idea compiuta, quella per trovare in essa la
d' intorno: queste per formarsene l' idea compiuta, quella  per  trovare in essa la propria naturale posizione e quiete: ma
giudizŒ; sia che questo dubbio ella giunga a fare spontanea  per  propria sapienza, sia che ella sia costretta di farlo per
per propria sapienza, sia che ella sia costretta di farlo  per  le scosse che ella riceve dalle reazioni che ritruovano le
Così in fatto troviamo nella storia. Questa ci presenta da  per  tutto Amministrazioni che operano con gran franchezza e
che procedono come fossero infallibili; e che sostengono  per  gran tempo di esserlo, quando viene loro contrastata questa
questa infallibilità. E se un tale contrasto singolare dura  per  molto tempo, non è già da credersi che ciò nasca dall'
sola delle passioni degli uomini: egli si prolunga anzi  per  l' imbecillità umana come per l' umana malizia: perocchè
uomini: egli si prolunga anzi per l' imbecillità umana come  per  l' umana malizia: perocchè quella è che impedisce agli
ed indipendente: e veggiamo ancora che ciò è avvenuto  per  opera di molti abili uomini di Stato, che affezionati ai
pubbliche cose. Si grida contro alla costoro improbità: ma,  per  quanto io sono persuaso, al tutto senza ragione. Io credo
era fissato; egli ondeggiava in varie mani: lo Stato era  per  cadere ogni istante nell' anarchia: la morte del principe,
ardire di un condottiero, un accidente impreveduto, bastava  per  rovesciare col trono la società. Questi mali cadevano sotto
a questa si dee por rimedio, e non guastare l' istituzione  per  sè buona e retta. Ma or ecco come il potere dell'
or ecco come il potere dell' Amministrazione sociale andò  per  mancanza di lumi rinforzandosi, e tendendo alla maggior
altrettanto quanto poco sono in istato da vedere i proprŒ.  Per  quella stessa ragione che dicevo l' uomo non portare lo
che dicevo l' uomo non portare lo sguardo sopra di sè  per  dubitare di ciò che fa, se non tardi e trattovi quasi a
non è disposto a considerarlo sotto questo aspetto,  per  quella stessa ragione, che non è disposto a considerare sè
a considerare sè stesso come un uomo fallibile, essendo  per  accidente amministratore; ma è anzi disposto a considerarsi
amministrazione è cosa esterna, che termina fuori di lui,  per  vedere la quale non ha bisogno, dirò così, che di uno
umane, l' amor proprio, e l' avidità si mescolano da  per  tutto; ma non si può negare che le stesse leggi dello
senza accorgersi nè sospettare de' mali ch' egli stesso  per  ignoranza o per passione, e quelli che a lui subentreranno
nè sospettare de' mali ch' egli stesso per ignoranza o  per  passione, e quelli che a lui subentreranno nell'
ma ben presto, atterrata anche questa, ne sorge una terza  per  vendicare i delitti della seconda. Nel fermento delle
ben presto la terza, come si condannò le due prime,  per  instituirne una quarta; e si succedono incessantemente i
da un simile corso d' idee che fa lo intendimento umano,  per  cui l' uomo assai prima di giudicare di sè stesso giudica
contro il dispotismo e gli sforzi degli amministranti  per  aumentare il grado di potere nelle loro mani, pervenuti
dell' uomo; ma all' indole stessa dell' umana natura,  per  cui l' uomo crede non esserci niente da temere da parte
possibilità che essa potesse essere istrumento di male.  Per  venire a quest' ultima riflessione, che può solo dar luogo
E così doveva essere, perchè il Tribunale politico è  per  il popolo; egli è necessario unicamente per difendere il
politico è per il popolo; egli è necessario unicamente  per  difendere il debile contro il forte, la minorità contro la
porta la pretesa di risarcimento, cui l' offeso verifica  per  le vie di fatto se l' offensore non si muove spontaneamente
adunque, sintomo del diritto violato, è la ragione  per  cui gli uomini vogliono che sia resa loro giustizia; egli è
e si rende ragione da sé. Esiste adunque sempre nel fatto e  per  la natura delle cose un Tribunale per gli affari politici,
sempre nel fatto e per la natura delle cose un Tribunale  per  gli affari politici, come esiste sempre per la natura delle
un Tribunale per gli affari politici, come esiste sempre  per  la natura delle cose un Tribunale per gli affari privati.
come esiste sempre per la natura delle cose un Tribunale  per  gli affari privati. La sola differenza fra il Tribunale
istituito appositamente, e il Tribunale politico naturale,  per  dir così, si è quella che passa fra il Tribunale per gli
per dir così, si è quella che passa fra il Tribunale  per  gli affari privati nello stato di natura, e lo stesso
sempre esistette di fatto, come mostrano tutte le storie  per  gli affari pubblici; come sempre esistette un Tribunale per
per gli affari pubblici; come sempre esistette un Tribunale  per  gli affari privati, mentre sì l' uno che l' altro è fondato
ricevuta. Ho ancora osservato nella prima parte la cagione  per  cui l' antichità amava tanto le Repubbliche. Non si era
preciso oggetto del governo: governare la società non era  per  essi regolare la modalità di tutti i diritti, ma era
arbitro dell' imperio romano, si può dire che la virtù era  per  annientarsi e con essa la luce della verità. La mancanza
gran verità: « « I re abdicavano il potere di giudicare da  per  se stessi. »1) » Fu questa l' opera della Religione divina.
divina. Ed il principio che adoperò questa Religione  per  operare un tanto mutamento di cose fu quella massima: « «
operare un tanto mutamento di cose fu quella massima: « «  Per  me regnano i re: »2) » la massima che fa conoscere avervi
nell' abdicazione che fecero i re del potere di giudicare  per  sè stessi, osserva che i popoli in contracambio
potere che è augusto non pel ministro che lo esercita, ma  per  sè stesso. I popoli non avendo da temere più nulla dai re,
la Monarchia fondandola sulla giustizia, e restringendola  per  conseguente a non disporre che della Modalità dei diritti.
più frequentemente offesa; e l' autorità del governante  per  conseguente è più libera ed indipendente quanto meno
naturalmente sta quieto quando può vivere, ma si risente  per  buttare da sè quelle leggi, e quegli ordini sotto dei quali
e quegli ordini sotto dei quali egli non potrebbe vivere:  per  quanto possa essere grande il suo eroismo nella tolleranza,
cioè quella di essere un potere supremo ed universale, e  per  ciò stesso illimitato fino che non esce dal suo oggetto, ed
il primo modo più secondo la giustizia, conservandosi  per  esso i diritti ben fondati dell' Impero. 2) Ognuno però
dal Tribunale politico da me proposto. Egli lo voleva fatto  per  regolare i negozŒ fra' Principi e togliere le guerre; e non
del Principe che lo stipendia; e si converrebbero insieme  per  accidente, cioè secondo le istruzioni ricevute dai loro
quello che più si avvicina al Tribunale da me proposto,  per  quanto è a mia notizia, è di Giovammaria Ortes. Non sarà
gli uomini debbono unanimemente ammettere ed assentire  per  la comune loro felicità: verità morali, ossia di giustizia,
la comune loro felicità: verità morali, ossia di giustizia,  per  le quali vengono assicurati i diritti di tutti gli uomini
in favore del suo peculiare interesse, giacchè ciascuno  per  l' innato amor proprio, parte della propria essenza, cerca
assai volte colla ragione comune: giacchè l' uomo talora  per  troppo amore di sè stesso cerca il proprio bene senza
forze particolari e di formare in tal modo una forza comune  per  venire in sostegno della ragione comune che veniva
ella dunque viene formata dalle due parti necessarie  per  ottenere tale scopo, l' instituzione di un Tribunale che
comune e non lo farebbe. Che cosa è dunque necessario  per  assicurarsi quanto è più possibile che il governo sia vero?
avere un criterio ragionevole e più certo che sia possibile  per  conoscere quali atti sieno violenze ed usurpazioni: i
non possono pretendere di più; e non v' ha mezzo migliore  per  ottener ciò quanto è possibile, che la dichiarazione di un
la dichiarazione di un Tribunale appositamente stabilito  per  rappresentare e dichiarare la comune ragione. Ammessi tali
meglio possa convenire tale incombenza che a lei. Egli è  per  questa natura della Chiesa, assai profondamente da lui
di disporre nelle cose temporali. Egli è vero che la Chiesa  per  sua natura ha un' influenza nelle cose temporali, ma l'
la società. Ora così distinte queste due attribuzioni, o  per  dir meglio questi due rami del supremo potere, s'
altra; ed è mediante questa confusione che diffonde tenebre  per  coprire agli occhi dei popoli la luminosa condotta dei
agli occhi dei popoli la luminosa condotta dei Papi, e  per  ingannare i Principi cristiani. Dio voglia che questi
se non sono ancora generalizzate, e ben distinte  per  modo che non si possano confondere le une coll' altre. Fino
le verità sono percepite dalla mente umana confuse insieme,  per  modo che di molte si fa una sola percezione oscura e
quello che è proprio di un' altra. Di errori prodotti  per  una simile cagione noi troviamo esempio appunto nel
appunto nel concetto del supremo potere della città, e  per  una naturale conseguenza ancora nel concetto della
ciò che è proprio del potere amministrativo , e viceversa;  per  cui non s' avrà mai la chiara distinzione fra i due poteri.
di oscuro e di dubbioso in quella questione. Ed in fatti:  Per  chi è fatto quel Tribunale politico? Per tutti quelli che
Ed in fatti: Per chi è fatto quel Tribunale politico?  Per  tutti quelli che possono essere offesi. Dunque tutti quelli
interesse, e debbe pender anche da' loro voti, o di chi fa  per  loro, la formazione del medesimo. All' incontro per chi può
chi fa per loro, la formazione del medesimo. All' incontro  per  chi può esser fatta l' Amministrazione? Non per altro, come
incontro per chi può esser fatta l' Amministrazione? Non  per  altro, come abbiamo dimostrato, che per quelli che hanno
Non per altro, come abbiamo dimostrato, che  per  quelli che hanno dei beni amministrabili in comune, e per i
per quelli che hanno dei beni amministrabili in comune, e  per  i quali l' Amministrazione può mantenersi. Dunque nell'
potenza unita ad una fama ben meritata e sostenuta  per  gran tempo di naturale giustizia anzi che il Tribunale di
perchè presi in gran numero ed in una grande estensione e,  per  quanto può assicurarsi l' uomo di se stesso, da un'
osservazione finalmente non intesa a rilevare ciò che fu,  per  adorarlo come l' ottimo, ma a rilevare ciò che fu per
fu, per adorarlo come l' ottimo, ma a rilevare ciò che fu  per  conoscere l' umana natura, gli umani bisogni, e quelle
stata giammai distrutta; poichè ciò sarebbe impossibile  per  quella legge che l' umanità rifugge dalla propria
ha chiamato a sè l' attenzione dei popoli, i quali  per  amore della quiete e della sicurezza hanno fatto sempre
acconcezza di rappresentare la misura comune dei valori.  Per  tutte queste ragioni le ricchezze naturali possono bastare
bastare ad una piccola Società come la famigliare, ma  per  una molto estesa come la civile il danaro è quasi
sua famiglia. Qual' è la prima forza che l' uomo trova  per  difendersi dagli aggressori? la robustezza corporea. La
corporea. La prima forza adunque che trova il padre  per  difendere la sua famiglia consiste nel numero e nella
uomini, di procacciarsi dei comodi e di ben armarsi 1)  per  difendere il godimento di questi comodi, si viene a mettere
a dire in cui non si questiona e non si guerreggia se non  per  la ricchezza. Tale è lo stato delle Società civili bene
escite pienamente dallo stato di Società domestica, e  per  ciò soggette alla legge della famiglia, che consiste nella
pure in dieci curie, e ciascuna curia ebbe la sua cappella  per  la celebrazione dei sacri riti, ciò che pure s' accorda
la Religione e lo Stato poteva averne una parte  per  le spese pubbliche senza bisogno delle contribuzioni
allora a 774. franchi, o intorno. La seconda classe aveva  per  censo 75 mila assi: la terza classe conteneva i particolari
tutti i rimanenti i quali non avessero sostanze bastevoli  per  entrare nella quinta, o ne fossero al tutto sprovveduti.
nella repubblica romana e non le persone. La sesta classe  per  esempio conteneva un maggior numero di persone che tutte le
repubblica ai bisognosi, essi fanno preda la repubblica  per  soddisfare a' propri bisogni: 1) » »ciò che è quanto dire,
che è quanto dire, che il potere che hanno in mano, quasi  per  una natural forza attiva, rapisce a sè la ricchezza. Il
non sono stati condotti a quelle savie disposizioni già  per  delle teorie, ma per la forza della natura: il loro merito
a quelle savie disposizioni già per delle teorie, ma  per  la forza della natura: il loro merito sta nell' essere
del pubblico potere, o sia manifestasse la sua influenza:  per  ciò non è negli esordi delle nazioni, ma dopo ch' esse sono
potere politico che tantosto comparve. Nel 1301 fu ammesso  per  la prima volta agli stati generali della nazione da Filippo
e in quegli del 1355 furono scelti fra essi dei commissarŒ,  per  la riscossione della pecunia accordata al re in uno coi
francese: fu la proprietà che determinò il governo  per  una forza della natura, secondata dalla saviezza dei
sarebbe nata la turbolenza della Società, ed il monarca  per  trovare un sostegno contro i nobili non avea che a creare
savia di quelli che già governavano, o certo in ultimo  per  un' aperta violenza. Egli è dunque falso ciò che vien
ha conseguito approssimativamente: mentre anzi assegniamo  per  quinto fatto somministrato dall' istoria: « Che la mancanza
ripugnante al presente modo del pensare dei francesi. Ma  per  convincersene essi non avrebbero, che ad osservare quanto
la loro costituzione che si appoggiava sulle cose,  per  sostituirne una che rappresentasse dei principŒ: quando in
non sarebbero più potute sconcertarsi le cose pubbliche  per  la prevalenza delle opinioni, o sia dei principŒ, mentre le
porre un rimedio: nulla fino quì di male. La sapienza  per  ritrovare questo rimedio mancava; e quelli che avevano
più i voti nelle tre assemblee divise, come si era fatto  per  tanti secoli; ma rovesciando queste rancide costumanze, che
che l' assemblea fosse una sola, e i voti fossero dati  per  testa. Invano si resistette alquanto dai due altri ordini,
ai proprietarŒ; poichè egli ha bisogno della proprietà  per  sostenersi. Per ciò egli è verissimo, che nella rivoluzione
poichè egli ha bisogno della proprietà per sostenersi.  Per  ciò egli è verissimo, che nella rivoluzione francese i
emigrati, qualunque ingegnoso ragionamento s' instituisca,  per  ritorcere in loro colpa la loro infelicità, non si potrà
avrebbero dovuto temere, quando anche non si fossero stati  per  gli principŒ dichiarati loro nemici: non restava dunque ai
Invano si fa colpa al debile di essere ricorso al forte  per  sorreggersi contro i colpi degli oppressori: questo non era
poichè non v' era più nessuno che le potesse difendere;  per  ciò tutti quelli che si credevano d' avere dell' abilità
Società, nel quale prevale la forza fisica. L' anarchia  per  ciò durar doveva fino che una forza fisica prevalente
personale, che fornisca in tale stato di cose un titolo  per  aver in mano il potere civile, tutti quelli che possono se
esser più abili, e d' aver teorie migliori da far valere,  per  le quali ognuno si vanta chiamato dal proprio genio a
poichè la distruzione della Società troppo rapida  per  distruggere le idee morali degli uomini, non era stato
hanno prodotte novità politiche. » Gli economisti avendo  per  oggetto della loro applicazione la ricchezza potevano
dall' Amministrazione, e la detta legge quanto vale  per  questa seconda parte del potere civile, altrettanto male si
era il loro sistema: parlo di quelli che riguardando  per  unico fonte di ricchezza il terreno a questa sola specie di
suo primo fonte dalla ricchezza territoriale. Ma non è già  per  questo vero, che i possessori di quelle due specie di
stesso è quello che la incoraggia e sostiene, mentre  per  la stessa ragione che il ricco terriere vuol cavar molta
il ricco terriere vuol cavar molta entrata dalle sue terre,  per  la ragione stessa debbe volere che vi sia molta industria e
debbe volere che vi sia molta industria e molto commercio.  Per  ciò contro questi economisti che vorrebbero restringere la
gli uomini d' industria, i commercianti. Il progresso  per  ciò nelle nazioni conquistatrici è il seguente: 1
della ricchezza commerciale e industriale, specialmente  per  opera del terzo stato: quindi rappresentazione politica,
tosto un peso nella bilancia politica, e spinge dirò così  per  intromettersi nel governo, o per altrui consenso o per
e spinge dirò così per intromettersi nel governo, o  per  altrui consenso o per forza. La proprietà commerciale e
così per intromettersi nel governo, o per altrui consenso o  per  forza. La proprietà commerciale e industriale viene in
ricchezza commerciale tanto potè in Firenze che vi dispose  per  buon tempo quasi esclusivamente dello stato. La forma di
magistratura avevano il titolo di priori delle arti » »  per  indicare, dice il Sismondi, « « che l' assemblea dei primi
che abbiamo detto si può vedere, che quella stessa ragione  per  cui la ricchezza terriera viene ad influire nel governo,
la ricchezza terriera viene ad influire nel governo, vale  per  la ricchezza mobiliare. Il governo si può considerare come
i quali hanno più diritti da difendere e da promuovere.  Per  ciò i poveri non possono ambire il governo se non per una
Per ciò i poveri non possono ambire il governo se non  per  una malvagità, cioè a dire per la voglia di tirare a sè le
ambire il governo se non per una malvagità, cioè a dire  per  la voglia di tirare a sè le proprietà, mentre i ricchi
proprietà, mentre i ricchi vogliono tirare a sè il governo  per  difendere col medesimo i proprŒ diritti da chi vorrebbe
col medesimo i proprŒ diritti da chi vorrebbe rapirli e  per  amministrarli utilmente: il qual desiderio è giusto e
, purchè le persone non proprietarie lo abbiano ottenuto  per  alcuno di quei titoli giusti che abbiamo enumerati 1); ma
ma il loro diritto rimane indifeso e non garantito  per  mancanza della proprietà. Che cosa dunque succederà? Se le
conoscer da vicino l' Amministrazione dei diritti stessi, o  per  dir meglio senza amministrarli. Non governando adunque con
amministrati: e ciò tanto più, quanto più hanno di lumi,  per  li quali sieno in caso di conoscere i difetti del governo.
governi con perfetta sapienza. Cercheranno meno  per  questo i proprietarŒ di entrare nel governo? non già,
governo, non saranno essi solleciti di assicurarsi anche  per  il futuro? E qual miglior garanzia di quella di essere essi
leggi morali. Noi abbiamo ricapitolato questo argomento  per  far osservare, che egli si applica ad ogni sorta di
vengano assaliti violentemente, allora nasce una lizza  per  la quale l' impulso naturale, che tende a regolarizzare la
In Arezzo era successo il medesimo. Ma non durò  per  una controrivoluzione, che tornò i gentiluomini insieme col
risentirsi; ma in Firenze non avevano forza di reagire  per  le loro discordie. Non restava loro che disprezzare il
Egli arringò il popolo, ed ottenne una commissione  per  rendere la signoria più forte mediante il potere militare
conobbe si può dire altra ricchezza che la territoriale, e  per  questo prima che cadesse il governo nel dispotismo
schiavo dei nobili. Dopo il mille nacque la sua liberazione  per  quelle cagioni che abbiamo dette, in tal modo comparve una
in comune: ma si trattava di torre questo bene a chi  per  innanzi tranquillamente lo possedeva, e di farselo cedere
innanzi tranquillamente lo possedeva, e di farselo cedere  per  amore o per forza. Quelli che si presenta per avere la roba
lo possedeva, e di farselo cedere per amore o  per  forza. Quelli che si presenta per avere la roba altrui non
cedere per amore o per forza. Quelli che si presenta  per  avere la roba altrui non si presume già che si contenti di
e che nel secolo XIII, facesse il secondo, cioè pugnasse  per  l' acquisto del potere politico. 2) [...OMISSIS...] In un
qualunque genere questa sia, o territoriale o mobiliare. 2)  Per  altro l' istoria della società civile in Inghilterra
francesi come pure i radicali inglesi hanno fatto di tutto  per  contraffare la storia d' Inghilterra, e per trovare nelle
fatto di tutto per contraffare la storia d' Inghilterra, e  per  trovare nelle antiche croniche qualche traccia di
nel secolo XIII ed avere adoperato i due secoli precedenti  per  acquistare la libertà e la proprietà; giacchè « « dal libro
di Odoardo saranno stati incontrastabili; ma non è già  per  questo che egli li dovesse ostinatamente difendere. La
i diritti del trono: ma piuttosto si debbe lodare Odoardo  per  la sua moderazione nell' aver desistito dal conservare a
a rigore l' antica costituzione, nel cedere qualche cosa  per  rendere regolare la società: è da lodarsi per la sua
qualche cosa per rendere regolare la società: è da lodarsi  per  la sua saviezza nell' avere assecondato la legge della
delle sue forze, non avesse operato assai peggio, e  per  lo meno ritardata la perfezione della società in
che le riguardò sempre come il mezzo dei sediziosi  per  conturbare l' ordine pubblico. Quest' era quanto vedere la
che la proprietà ha costantemente col potere civile,  per  la quale relazione non si può toccare la proprietà senza
la natura della società civile. Qual passo mancava  per  arrivare a ciò? quello d' invertere l' ordine della
come un' ombra di me stesso, » dice il Sig. Raynal, «non  per  avvertirvi di alcuni errori in politica, ma per
«non per avvertirvi di alcuni errori in politica, ma  per  rimproverarvi di molti delitti in morale » ». Non è più il
della Società domestica può essere alterata in due modi,  per  difetto di popolazione, e per eccesso . Se si trova
essere alterata in due modi, per difetto di popolazione, e  per  eccesso . Se si trova alterata per difetto ne patisce la
di popolazione, e per eccesso . Se si trova alterata  per  difetto ne patisce la famiglia ; perchè essa non ha una
piccola rispetto alla forza nazionale istituita  per  difesa della ragione comune. Ma non si può fare il medesimo
discorso dell' alterazione della Legge famigliare che nasce  per  eccesso di popolazione. Questa popolazione che eccede la
Società Civile consiste in questo che se la prima si altera  per  eccesso di popolazione tale alterazione prepara e facilita
popolazione povera a nutrirsi colle altrui sostanze, dando  per  primo diritto all' uomo quello di vivere, senza ben
ad ogni occasione d' impossessarsi del potere civile  per  impossessarsi quindi delle proprietà. I principii dunque
dice Rousseau, è la madre della schiavitù; poichè i ricchi  per  non perdere i loro beni si rendono facilmente servi di chi
non essere mio intendimento di far una teoria sociale  per  li selvaggi di cui non hanno bisogno. Scrivendo dunque per
per li selvaggi di cui non hanno bisogno. Scrivendo dunque  per  gli altri uomini tutti come sono, noi veggiamo per un fatto
dunque per gli altri uomini tutti come sono, noi veggiamo  per  un fatto costante ed universale che il povero ama di
servitù e fin anco alla più obbrobriosa schiavitù prima  per  vivere e poscia per arricchire. Il fatto adunque è
alla più obbrobriosa schiavitù prima per vivere e poscia  per  arricchire. Il fatto adunque è precisamente l' opposto di
vita colta e civile. Gli altri uomini all' incontro che  per  godere i beni di questa vita colta e civile sono contenti
delle condizioni gravose. Essi ricevono queste condizioni  per  quel fatto stesso di tutta la parte colta dell' umano
dar in mano il governo alla gente povera? non già: poichè  per  quello stesso fatto ne verrà che questa gente povera userà
fatto ne verrà che questa gente povera userà del governo  per  farsi ricca, e per coprire le sue usurpazioni contratterà
questa gente povera userà del governo per farsi ricca, e  per  coprire le sue usurpazioni contratterà se fa bisogno anche
dello stato hanno sempre avuto bisogno dei nemici esterni  per  sostenersi. D' altro canto se potranno compire la loro
dovrà farne conto: ma le massime politiche, che varranno  per  essa non si dovranno giammai credere i fondamenti di una
minaccie degli inimici della patria: ma non avviene già  per  questo che sia alla patria una garanzia maggiore, che non i
fra la proprietà ed il potere amministrativo si mantiene  per  lungo tempo, e questo è il caso del principato assoluto,
principato assoluto, unico caso somministrato dalla storia.  Per  ciò il principato assoluto è il più saldo fra tutti quei
quali si trova squilibrio fra la proprietà ed il potere,  per  cui lasciando tutti gli altri stati di squilibrio, i quali
la persona che ha ottenuto il governo della società civile  per  modo che è divenuto sua proprietà; sicchè nissuno e neppur
principe come mediante un suo ministro, o vero impiegato.  Per  quante prerogative riceva questo ministero, quantunque sia
ancor durare, tuttavia è una misera questione, che nasce  per  l' equivoco che produce un vocabolo. Il vocabolo principato
si applica a due sorta di reggimenti diversi, i quali  per  parlar chiaro e senza fallacia, debbon esser nominati con
da un diritto proprio, o come esercente un diritto altrui  per  delegazione del proprietario. Nel primo caso si dica ch'
Abbiam dovuto fissare l' idea del principato assoluto  per  chiarezza del discorso: ora dobbiamo noi verificare questo
le sue ricchezze, o finalmente coll' attribuirgli  per  finzione quella proprietà, che di fatto non possiede, e che
in un uomo solo il potere civile, sappiate che ne verrà  per  conseguenza che vengano a concentrarsi in un uomo solo
legge non si verifica tante volte rapidamente, ciò nasce  per  la virtù e per la giustizia dei principi; i quali resistono
verifica tante volte rapidamente, ciò nasce per la virtù e  per  la giustizia dei principi; i quali resistono all' impulso
agli impulsi di usare l' Amministrazione che è in sue mani  per  tirare a sè la ricchezza, cioè preferirà il vantaggio suo
le frodi, le perfidie, e le viltà più obbrobriose  per  conservare un potere di sua natura vacillante. Non si nega
occasioni che si presentano alla medesima. Non basta dunque  per  render ragione dei mali che avvengono al mondo ricorrere a
quella causa generale: bisogna ancora indicare le occasioni  per  le quali quella causa ora fa più male ed ora ne fa meno. E
male, e più che sia possibile occasione di far bene. Ed è  per  questa ragione che la politica giova alla morale. Se voi
consiste nell' unirsi o coi comuni o coi nobili o col clero  per  abbassare le altre due classi, ella è obbligata ad
due classi, ella è obbligata ad avvilirsi con frequenza  per  mendicare il favore del suo alleato; essa diventa
Una tale debilezza porta la strana conseguenza che ciascuno  per  potersi difendere cerca di mettersi sul piede di
ad ogni istante spogliati del proprio, facciano di tutto  per  poter prevenire ed assalire l' altrui. Ciò nasce, come
il governo è povero, e debbe adoperare la ricchezza altrui  per  difendere la propria autorità. Ma all' incontro nel caso in
che possa tener fronte: quindi questa maggiorità è difesa  per  sè stessa, e non ha bisogno di cercare delle alleanze per
per sè stessa, e non ha bisogno di cercare delle alleanze  per  sostenersi, come pure è priva di timore d' essere
In tutta l' Europa vi fu un tempo in cui il Monarca si unì  per  sostenersi col terzo stato. 1) Posteriormente in
Posteriormente in Inghilterra la nobiltà s' unì coi comuni  per  limitare il sovrano potere: come in Francia i comuni e la
sovrano potere: come in Francia i comuni e la corona fecero  per  lungo tempo fronte alla nobiltà. In Italia dove il sovrano
formata un poco alla volta dalle naturali circostanze. Ma  per  operare conforme alla costituzione non basta una prudenza
sapienti nel fare le costituzioni, e mancavano di prudenza  per  conservarle. Come la costituzione veniva loro strappata un
volta dalla natura delle cose, così essi la formavano pezzo  per  pezzo senza però conoscere i principŒ sui quali tutta
dei governi del medio evo era la mancanza d' economia.  Per  questo errore che andava a ferire le costituzioni ne' loro
dalla corona. La corona che non era ricca abbastanza  per  sostenersi contro de' nobili cercava di cattivarseli col
della terza stirpe alla seconda, non nacque se non  per  forza della proprietà. Si ascolti ancora Montesquieu:
alla caduta dell' impero Germanico, il quale appunto  per  la mala Amministrazione si era reso ultimamente anzi un
capo, nol volevano mai troppo ricco, e questa fu la ragione  per  cui dopo il grande interregno si determinarono di dar la
d' Habsburg. La loro era certo una politica falsa, mentre  per  i privati vantaggi neglessero il bene generale della
assai più amare l' indipendenza che non la protezione.  Per  dimostrare compiutamente il fatto enunciato mi resta a
istituzioni appoggiate sulla finzione e non sulla realtà.  Per  altro la finzione di cui parlo fu universale di tutta
parla di questa istituzione il Sismondi: [...OMISSIS...]  Per  conoscere quant' era illusoria la proprietà che si
terra, e dal re poscia ricevendola in feudo. Ciò si faceva  per  i vantaggi e privilegi di cui godevano i feudi
si accrescevano in apparenza: ma non già in realtà. E  per  provar ciò basta osservare che queste mutazioni in Francia
già facile che ricevessero un capo che loro si presentasse  per  occupare un trono, o vero una supremazìa vacante, senza
che essi esercitavano erano combattere e giudicare: sì  per  l' uno che per l' altro la nazione li riguardava come
erano combattere e giudicare: sì per l' uno che  per  l' altro la nazione li riguardava come persone sommamente
capitano; e le ingiustizie che commetteva come giudice o  per  ignoranza o per arbitrio di passione pochi sapevano
ingiustizie che commetteva come giudice o per ignoranza o  per  arbitrio di passione pochi sapevano conoscerle nè il
pochi sapevano conoscerle nè il risentimento delle parti  per  cui era seguita l' ingiusta sentenza poteva muovere la
discretamente sostenuti, terminano in due altri poteri,  per  li quali con assai facilità si può offendere la nazione ed
la nazione, ma usato d' essa come d' un istrumento  per  formare la propria grandezza. Non era già con questo
già con questo intendimento ch' ella lo aveva riconosciuto  per  suo capo e per suo condottiere. Ma all' incontro dicendo: «
intendimento ch' ella lo aveva riconosciuto per suo capo e  per  suo condottiere. Ma all' incontro dicendo: « Voi avete
a ciascuno. Egli era naturale ancora che riconoscendosi  per  una legge conforme all' equità, che i terreni fossero
condizione a cui era soggetto, cioè di non poterle ritenere  per  sè, e di doverle distribuire con giustizia, rendeva quella
il quale attribuisce al principe la proprietà delle terre  per  la ragione detta, non era che una espressione inesatta: non
la costumanza, e richiedere che a questa si ricorresse  per  l' interpretazione della legge: ma la costumanza stessa
ad operare con maggior arbitrio, e con minor ritegno.  Per  tutto ciò non è meraviglia se l' officio che aveva la
solo la disposizione de' medesimi a vantaggio comune.  Per  ciò con ragione Montesquieu: « « Può darsi che se il motivo
egli non avrebbe presa la proprietà della corona sui feudi  per  un argomento da convalidare il suo sistema sulla conquista
che le mancava anche la proprietà di diritto; poichè  per  esservi questa conviene provare che v' abbia il titolo.
già resa sua serva, ma si era solamente sottomessa a lui  per  esser diretta nella conquista; perchè il suo moto fosse
ordine, di dirigere il bene comune della nazione: senza che  per  questo egli acquistasse una vera proprietà sui beni della
proprietà non si debbe intendere che un diritto di regolare  per  il ben nazionale le proprietà comuni. Quando anche
della nazione fossero feudi amovibili, non ne verrebbe già  per  questo, che il potere del re fosse assoluto come quello del
e all' interna costituzione; o il trono può essere debile  per  difendere la nazione dai nimici esterni. Nel secondo caso
secondo nelle nazioni già consolidate e pacifiche. Egli è  per  questo che gli elettori dell' Imperio germanico preferivano
monarchie elettive. La legge adunque feudale, che mise  per  base la finta proprietà del sovrano su tutte le terre,
già introdotto il feudalismo in tutte le nazioni d' Europa  per  la stessa causa della conquista, ma in alcune fu introdotto
una nazione che fosse costretta ad esser sempre sull' armi  per  defendersi dagli esterni inimici. In tali casi urgenti il
assai, giacchè egli può fare tutto ciò che è necessario  per  salvar la nazione. Egli è in tali casi che la nazione è ben
che la nazione è ben disposta a fare i più gran sacrifici  per  sostenersi; e quindi, come abbiamo veduto coll' esempio
avesse dei soldati fedeli, e stretti d' intorno a lui, o  per  dir meglio se tutta la nazione non pugnasse ordinata e
temporale. » » In fatti non v' era un modo più efficace  per  costringere al servizio militare questi nuovi proprietarŒ,
corressero a schierarsi sotto le bandiere del loro duca.  Per  conoscere tuttavia che tanta potestà data al capo della
non ha il modo di punire gli spergiuri, e di provvedere che  per  la inerzia d' alcuni non periate tutti. Or come ciò che
feudale non è che un' instituzione politica, un mezzo  per  render forte la nazione costretta di star sulle armi per
per render forte la nazione costretta di star sulle armi  per  difendersi da' suoi nimici. Il diritto che ha il principe
quelli che non si prestano alla difesa della nazione, e  per  la colpa dei quali la nazione verrebbe in pericolo di
di diminuire la forza de' loro diritti sui loro fondi  per  non perderli intieramente. Egli è il caso, come diceva, in
non abbia bisogno di usare tutta quella misura di modalità  per  il ben pubblico, se la vorrà usar tutta, si renderà
non potendo trapassare quella misura, sarà troppo debile  per  salvare la nazione. Di che per dirlo di passaggio si può
misura, sarà troppo debile per salvare la nazione. Di che  per  dirlo di passaggio si può cavare questa regola circa la
« Che la costituzione debbe bensì assegnare tali mezzi  per  li quali il governo non osi di passare fuori del circolo
al sopravvenire nella nazione una nuova circostanza. »  Per  applicare la regola alla costituzione feudale basta
che il governo faccia se non quel tanto che è necessario  per  la sua salvezza e prosperità, si sforza di tirare in dietro
del servizio militare stabilita nella costituzione feudale  per  la guerra in genere, poichè non si aveva idea d' altra
titolo col quale si faceva; giacchè il principe lo faceva  per  titolo di governo, ed il padrone per titolo di proprietà,
il principe lo faceva per titolo di governo, ed il padrone  per  titolo di proprietà, così era ben facile confondere questi
Abate Mably, fu il primo che invece di darli a tempo come  per  innanzi, cominciò a darli a vita; poco dopo divennero
mantennero sempre il loro costume, cioè la loro industria  per  tirare a sè l' effettiva ricchezza; tanto la generosità del
Le grandi cariche della Corona divennero ereditarie quasi  per  una certa necessità proveniente dallo spirito d'
della nobiltà, a cui i principi erano troppo debili  per  resistere, sebbene talora facessero qualche sforzo. In
nè essi nè i loro eredi potevano pretendere di possederla  per  un titolo ereditario. 1) [...OMISSIS...] Così gl' istorici
costituzione. L' essere tuttavia scritta in carta bastava  per  dare al principe il pretesto di fare quanti arbitrii a lui
piacesse, e di usare quella potenza ch' egli avea di fatto  per  alterare la costituzione antica e rendersi al tutto
come notammo avvenire nell' antico imperio romano  per  l' abuso della legge regia: e come sarebbe avvenuto nell'
legge regia: e come sarebbe avvenuto nell' Inghilterra  per  l' abuso della feudalità normanna, se invece la condotta
mere parole, fu ella men dannosa allo stato? non bastò essa  per  dar il modo a' Principi di attribuirsi più autorità che non
feudali; ma il loro successore Enrico I giudicò utile  per  appoggiare le sue pretensioni alla corona di promettere il
re Edoardo il confessore, o dell' antico sistema Sassone.  Per  conseguente nel primo anno del suo regno concesse una carta
conseguente nel primo anno del suo regno concesse una carta  per  la quale rinunziava ai carichi più oppressivi, mantenendo
e a quell' estremità di potere che non gli conveniva già  per  il suo grado principesco, ma che gli sarebbe bensì
della Carta data da Enrico I? « « Questa Carta fu rotta  per  gradi, e le precedenti oppressioni furono rinnovellate e
[...OMISSIS...] Dopo tutto ciò che s' è detto fin quí  per  provare colla via dell' esperienza, che la legge
di proprietà, ma in generale dall' elemento personale.  Per  ischiarire la cosa bisogna considerare tutti i diritti, o
potere e la ricchezza verrebbe compiutamente a realizzarsi  per  le sole forze della natura. Se all' incontro non esistesse
che veniva loro opposto dalla stessa natura delle cose.  Per  esempio noi abbiamo veduto quanto bene Servio Tullio abbia
romano tuttavia si assembrava ancora talvolta a deliberare  per  ComizŒ curiati e tributi? Queste specie di ComizŒ non
la repubblica, o almeno se stesso. In fatti i Comizi  per  curie e per tribù era la rappresentazione dei diritti
o almeno se stesso. In fatti i Comizi per curie e  per  tribù era la rappresentazione dei diritti personali, come i
la rappresentazione dei diritti personali, come i ComizŒ  per  centurie era la rappresentazione di diritti reali: e come
e trattarono di affari maggiori della repubblica. Ma  per  quanto questi prevalessero non si potè già fare che soli
nell' esser questo più ristretto che non è la natura:  per  amore di semplicità e di regolarità si tralascia
ma ben ancora di diritti personali. [...OMISSIS...] Ma  per  vedere come spetti alla Camera bassa anche la difesa dei
in convulsione, poichè la minorità fa tutto il possibile  per  acquistare la prevalenza: ed allora le forze che essa
le forze che essa naturalmente non avrebbe, le acquista  per  un' energia sforzata, per un impulso violento che produce
non avrebbe, le acquista per un' energia sforzata,  per  un impulso violento che produce in se stessa l' entusiasmo
bastevole perciò ad abbattere i principi ed i nobili  per  il momento, ma non a sostenere se stessa lungamente. Da
media e quasi spinte da due forze diverse a tenere  per  così dire la diagonale. In fatti fino che il Tribunale non
officio che diventa pur morale, quando si combatte  per  la giustizia, quando si combatte non per sè, ma per la
quando si combatte per la giustizia, quando si combatte non  per  sè, ma per la difesa del popolo, che si ha ricevuto in cura
per la giustizia, quando si combatte non per sè, ma  per  la difesa del popolo, che si ha ricevuto in cura dalla
il principe sul tuono di una generosità, che tutto fa  per  gli altri e nulla ritiene per se stesso, aveva rinforzate
una generosità, che tutto fa per gli altri e nulla ritiene  per  se stesso, aveva rinforzate queste idee. La religione le
imagine della divinità e della provvidenza, che nulla aveva  per  così dire di profano e di terreno. A questi alti offici si
è possibile che la facoltà di amministrar la giustizia,  per  esempio si distribuisca in ragione della ricchezza? E`
della ricchezza la probità, che è ciò che è necessario  per  l' amministrazione della giustizia? Non già. Dunque fino
Tribunale Politico. Queste osservazioni spiegano la ragione  per  cui nei tempi in cui si avevano più nobili idee del
idee morali sono sparite: il materialismo si è communicato  per  tutte le fibre del governo, e per usare le espressioni d'
si è communicato per tutte le fibre del governo, e  per  usare le espressioni d' un grand' uomo: La legge è atea, e
dividere l' amministrativo da ciò che è morale, acciocchè  per  un giusto timore di non perdere il morale, non si tornasse
Ma ho creduto bene di ommettere questa osservazione  per  riservarla al Libro dove parlo della magistratura. Il che è
le dette forze non riuscirebbero eguali nel loro effetto  per  la diversità delle forze morali: l' opinione della propria
la giustizia all' utilità, e rendere quella amabile  per  amore di questa, è una nuova prova che l' umanità si va
è dunque necessario di ricorrere sempre in fin del conto  per  trovar una tutela ai diritti dei deboli contro ai forti ad
in mano la forza, perchè non ne abusino. Sia pur dunque  per  molti alquanto strano, pure egli non cessa d' esser
Egli è dunque evidente, che ogni disposizione governativa  per  esser buona dev' essere preceduta da un giudicio sulla sua
ciò è vero, la relazione morale della medesima, non tanto  per  malvagità, quanto per inavvertenza; poichè la loro
morale della medesima, non tanto per malvagità, quanto  per  inavvertenza; poichè la loro attenzione è tutta occupata
propria, e che non si danno a dir vero grande impaccio  per  ritrovare in tale giudicio tutto ciò che è giusto nel senso
e diffidare di sè stessi e non trascurare nessun mezzo  per  venire alla cognizione del vero e del giusto. Questo
poichè chi ha la forza, qualunque sia la virtù, è sempre  per  l' umana debilezza tentato di abusare della medesima:
diritto di esigere dall' altra tutto ciò che è necessario  per  definirla più equamente che sia possibile, e tutte e due
che si crede giusto se non si mostra d' usare tutte le vie  per  conoscere ciò che è giusto? Non basta, dirò di più, e
che basta bene ai principi un assai piccolo fondo d' onestà  per  riguardare che l' equità resa in tal modo splendida e
che a lui torni meglio il sovvertimento della giustizia:  per  poco che questo uomo sia dominato dalla passione d'
da una furia di ambizione o di cupidigia perchè stimi bene  per  sè che la giustizia sia calpestata nel mondo ed ogni onore
più prezioso un piccolo avere che si gode con tranquillità  per  lungo tempo, che un' immensa ricchezza che ci tenga sempre
che lo sorprenda. La giustizia adunque, ed il mezzo  per  assicurarla, è di comune vantaggio di tutti gli uomini: ma
la cosa ove ne dubitino, da probe persone atte a scorgere  per  la via retta la loro coscienza. Vana lusinga! Non varrebbe
coscienza. Vana lusinga! Non varrebbe egli questo argomento  per  rendere inutili i Tribunali civili? perchè questi si
ma in mezzo di tutte e due; non debbe essere scelto causa  per  causa, ma debb' essere quello stesso per tutte le cause;
scelto causa per causa, ma debb' essere quello stesso  per  tutte le cause; non debbe dare il giudizio solo all'
ciò che da tutto il mondo si è reputato sempre necessario  per  ritrovar la giustizia negli interessi piccoli, si renderà
inesplicabile come mai gli uomini, che hanno sempre e da  per  tutto pensato e riconosciuto necessario d' erigere de'
pensato e riconosciuto necessario d' erigere de' Tribunali  per  giudicare gl' interessi de' privati; non abbiano giammai
de' privati; non abbiano giammai fatto altrettanto  per  gli interessi politici: se non si riflettesse alla
allora che l' influenza del cristianesimo si fosse spiegata  per  un lungo corso de' secoli in tutti gli aditi dell' uman
speranza che non solo sia possibile, ma ben anco che sia  per  essere realizzato un tanto beneficio dell' umanità. E il
egli ammesso riceve una specie di emancipazione, ma non già  per  questo una sottrazione dallo stato a lui essenziale di
il caso in cui gli uomini si troveranno tutti uniti, non  per  un legame esterno, ma per la forza della verità a difendere
si troveranno tutti uniti, non per un legame esterno, ma  per  la forza della verità a difendere contro l' aggregazione di
sarà ella stessa quella che rivolgerà la propria fortezza,  per  dir così, a contenere sè medesima; poichè nessuno abuserà
egli è paruto che gli abbia anzi nociuto che giovato:  per  cui questa che è la massima la più universale e la più
a raffrenare gli assalimenti altrui; poichè egli è appunto  per  questo instituito, ed è da questo che ricava la sua forza
egli sarebbe questo un argomento del genere di quelli che  per  provare troppo finiscono a nulla provare: un argomento che
fare contro qualunque instituzione e provvedimento  per  quanto sapiente ed utile fosse; un argomento finalmente che
e che inferocisce alla vista della forza, privata  per  lungo tempo di un presidio bastevole a sostenerla, mentre
privo di ogni aspetto guerriero, ma augusto e venerabile  per  la sola luce della giustizia e della verità, che il renderà
agli occhi degli uomini, dopo che l' instruzione diffusa  per  le nazioni abbia insegnato loro che la conservazione della
su questa terra e che questa conservazione non s' ha che  per  un Tribunale che giudichi le pubbliche azioni, e dopo che
Da altri si troverà un ostacolo nella spesa ch' egli esige  per  la trattazione di simili cause, poichè dovendo egli servire
la trattazione di simili cause, poichè dovendo egli servire  per  quelli che nella società sono più deboli e perciò per
per quelli che nella società sono più deboli e perciò  per  quelli segnatamente che hanno meno beni di fortuna, i
che riprovo, ma riprovo una politica che ha il nascondersi  per  sistema, ed il rendersi misteriosa ed esclusiva per l'
per sistema, ed il rendersi misteriosa ed esclusiva  per  l' unico mezzo di rendersi forte e temibile; mentre questo
finalmente quand' anche una politica celata e cupa fosse  per  un istante diretta dalle più pure e dalle più generose
Ora la vita ad un cittadino non si può torre se non  per  cagione di delitto, e il delitto debb' essere giudicato dal
delle cause da giudicare; ma è solo una corte stabile e  per  così dire passiva, la quale senza darsi cura di ricercare
bene: e ciascuna di queste persone ha l' obbligo di cedere  per  tal fine i proprŒ diritti contro un pieno compenso de'
debitrice di un compenso alle persone componenti la società  per  qualche danno loro arrecato, e quale debba essere questo
il Tribunale non è che un ramo del potere supremo, il quale  per  innanzi fu solito di trovarsi unito in un solo corpo
dubbio. Ciò considerato vuole la giustizia che le spese  per  consimile Tribunale entrino nelle spese generali dell'
materie sieno irreperibili, mentre il rigore delle prove  per  l' indole d' un tal Tribunale non dovrà essere al tutto
che fino a questi tempi mancano interamente e a cui  per  una inconcepibile spensieratezza degli uomini non si è
importanza e di sentirne il bisogno. Non si esigerà prova  per  convenire che l' armata nè ha il diritto nè può essere
e soddisfare il bisogno delle nazioni. In vece di ciò  per  fuggire un vizio corrono avventatamente al suo opposto: e
a quella nelle cui mani i secoli lo hanno consecrato  per  darlo alla parte peggiore, e fare gli amministrati giudici
di questi in tal caso son essi che s' amministrano da  per  sè. Egli è per ciò, che il potere che si cerca sempre d'
in tal caso son essi che s' amministrano da per sè. Egli è  per  ciò, che il potere che si cerca sempre d' accrescere ai
sua essenza è soggetta, quella che debbe essere giudicata  per  la stessa ragione che debb' essere amministrata; molto meno
meno egli potrà sostenere le funzioni d' un tal Tribunale  per  sè medesimo; mentre per sè non può far nulla per la sua
le funzioni d' un tal Tribunale per sè medesimo; mentre  per  sè non può far nulla per la sua mole, e perchè egli è
Tribunale per sè medesimo; mentre per sè non può far nulla  per  la sua mole, e perchè egli è essenzialmente disorganizzato,
render l' uomo più acconcio ad un' amministrazione che ha  per  fine l' utilità, perchè fomentano le passioni dell'
questi loro beni lungi da fornirli d' un titolo favorevole  per  sostenere tale officio, più tosto valgono di loro natura a
che vengono formate e distinte le une dalle altre non già  per  titoli intellettuali e morali, ma per dei beni esterni che
dalle altre non già per titoli intellettuali e morali, ma  per  dei beni esterni che non sono nè verità nè virtù. La
sieno le altre condizioni delle persone qui non vanno  per  nulla curate: quelli che più sanno fare giustizia; che più
morali si considerino eguali quando vengono ad essa innanzi  per  essere giudicate: è democratico perciò, non in quel senso
l' adito al Tribunale di cui parliamo: non in quel senso  per  ciò ancora che ciascuno abbia diritto al detto Tribunale
ancora che ciascuno abbia diritto al detto Tribunale solo  per  esser uomo, ma bensì in questo senso che ciascuno possa
in questo senso che ciascuno possa avere un tal diritto  per  essersi reso uomo virtuoso: e per aver superato negli
avere un tal diritto per essersi reso uomo virtuoso: e  per  aver superato negli esempi da lui dati di virtù, d'
delle nuove idee, ma bensì ancora qualunque altro oggetto  per  lontano al di fuori di noi e molteplice che egli sia, ed
la prima e direi quasi elementare; quella della famiglia.  Per  dare un solo esempio del nostro poco spirito d'
di esistere. Chi dunque infrange la legge della proprietà  per  principŒ cospira alla vita di infiniti uomini: questi
Abbiamo dato la regola di ricorrere all' origine delle cose  per  distinguere in esse la sostanza dall' accidente. Abbiamo
fa di questa regola, ponendo l' idea di una cosa astratta  per  l' idea di una cosa reale, e insieme con ciò abbiamo
benedizione celeste la moltitudine de' figliuoli: mentre  per  l' abbondanza de' terreni non poteva d' una parte venir
nutrimento, dall' altra c' era il bisogno di forza fisica  per  difenderlo dalla prevalenza delle altre famiglie. La nostra
tentate dalla miseria di spogliare le altre famiglie  per  vivere; e se all' incontro è minore il numero propozionale
della famiglia, non v' è in questo caso abbastanza di forza  per  difendere i beni della famiglia. E` tanto naturale questa
che importunano i loro mariti a prender dell' altre mogli  per  rinforzare con un buon numero di figliuoli le loro
che fa la corte a qualche altra femmina a nome del marito  per  indurla a sposarlo, usando ad argomento principale quello
di ciascuna, così il disordine, che succede in ciascuna  per  una moltiplicazione eccedente la ricchezza, si riunisce in
mentre le ricche non avendolo esaurito lo hanno conservato.  Per  questa legge di natura è adunque messo un compenso fra il
migliore di quegli oggetti che possono acquistare  per  l' uomo l' idea di bene e di male; acciocchè influiscano al
umanità (fac. 12, 13). Essa scioglie il detto problema  per  riguardo alla distribuzione delle due cose, popolazione e
l' uomo primitivo, e l' uomo toltosi dal primitivo stato  per  disubbidienza alla volontà del Creatore. Or mi rimane a
lo compongono preso in universale. Egli è però evidente che  per  quanto sia grande e bello quel tutto che insieme formano
degli essere finiti armonicamente insieme associati, e  per  quanto ciò che hanno gli uni di pregevole supplisca a ciò
vede tutto ciò che vede nell' essere , il quale è visibile  per  sè stesso. Egli è per l' essere in quanto è veduto dallo
nell' essere , il quale è visibile per sè stesso. Egli è  per  l' essere in quanto è veduto dallo spirito, che si fa noto
spirito, che si fa noto l' essere in quanto sussiste; cioè  per  l' essere ideale si fa conoscibile l' essere reale . Ora l'
. Ora l' essere ideale non ha limite di sorta alcuna, e  per  ciò egli è atto a farci conoscere ogni essere reale. Questa
creatura intelligente ha un mezzo di conoscere illimitato.  Per  ciò si fa manifesto che la natura stessa della cognizione
dall' essere reale, termine delle sue cognizioni. Ma poichè  per  qualunque essere reale si presenti a conoscere, se questo
adunque d' ogni creatura intelligente non si può far che  per  grazia, mediante la congiunzione reale di Dio ad essa per
per grazia, mediante la congiunzione reale di Dio ad essa  per  l' intelletto; e senza questo la natura intellettiva ha una
in essa una speciale limitazione. Anch' essa ha l' essere  per  mezzo conoscitivo, dacchè non può darsi nessun ente che
conoscitivo, dacchè non può darsi nessun ente che intenda  per  altro mezzo, perchè sarebbe assurdo che si desse cognizione
Ma l' essere ideale nello spirito umano si trova  per  natura in uno stato il più indeterminato, giacchè l' uomo
è il più limitato e imperfetto degli esseri conoscitivi  per  la tenuità della luce, nella quale possiede il mezzo di
in un senso assai generale, educazione . Questi mezzi però,  per  quanti sieno nel complesso delle cose create che formano l'
all' ultima e completa sua perfezione. Conviene dunque,  per  dirlo di nuovo, che dal di fuori del circolo delle cose
egli anzi servisse di mezzo e di occasione a questa. Il che  per  intendere chiaramente convien richiamarsi ciò che abbiam
all' uomo essenziali. Nè il tralasciare di creare Uomini  per  questo e crear solo Angeli possiamo dire che fosse
aggiunge all' uomo una nobilissima morale dignità che  per  lui sarebbe altramente perduta. Non finalmente colla sua
sviluppandosi e adducendosi al suo ultimo perfezionamento  per  uso delle sue stesse potenze: il che è quanto dire per quei
per uso delle sue stesse potenze: il che è quanto dire  per  quei mezzi che sono proprii della sua natura; e che Iddio
circondasse di tutti quegli oggetti finiti che formassero,  per  così dire, il pascolo delle sue potenze e pei quali esse
che questa cognizione fosse insieme sentimento efficace, e  per  ciò una incipiente percezione del Creatore stesso. Questo
nel modo seguente: - Iddio creò e ordinò l' universo  per  forma che nel tempo stesso che porgeva all' umana natura
che porgeva all' umana natura ciò ond' ella aveva bisogno  per  conservarsi, riprodursi e svilupparsi nella vita animale,
le quali è formato. Perciocchè: 1. Egli è fatto e ordinato  per  modo che soddisfa a tutti i bisogni dell' animalità umana,
in modo da poter essere vestigio della divina natura  per  la potenza, sapienza e bontà che in lui risplende,
gli attributi divini nella contemplazione dell' universo  per  quella maniera di argomentare che procede dall' effetto
oltre di tutto ciò l' universo materiale è fatto e ordinato  per  forma ch' egli servir debba di simbolo e quasi di
universo invisibile, acciocchè l' umano intelletto ascenda  per  esso al Creatore per quella argomentazione onde si
acciocchè l' umano intelletto ascenda per esso al Creatore  per  quella argomentazione onde si contempla nel segno la cosa
contempla nel segno la cosa segnata. Egli è principalmente  per  questa ultima via, cioè per la via dei segni, che l' uomo
segnata. Egli è principalmente per questa ultima via, cioè  per  la via dei segni, che l' uomo viene ammaestrato. E se si
stessa di espressione viva di quell' essere universale che  per  intuito naturale veggiamo. Le nostre fondamentali
nel segno, l' espresso nella espressione; a vedere da  per  tutto l' essere, che è sempre la sola cosa che viene in
Ora l' essere, come dicevamo, appartiene a Dio. Egli è  per  questa via della serie delle sostanze e delle cause che si
Nè si creda che una tale analogia sia piccolissima cosa e  per  poco un nulla: che anzi basterà accingersi a una analisi
anzi basterà accingersi a una analisi sottile dell' essere  per  riconoscere che oltremodo si estende una tale analogia. Le
le condizioni e l' ordine intrinseco dell' essere stesso.  Per  ciò devono partecipare della unità che è proprietà dell'
era questa analogia l' oggetto di quella divina Sapienza  per  la quale Dio componeva l' universo materiale, per forma che
Sapienza per la quale Dio componeva l' universo materiale,  per  forma che fosse all' uomo come una tavola tutta segnata e
più evidenti. E però la Sapienza creatrice aveva  per  fine di far esistere nell' universo materiale tali nature
creazione. La natura umana adunque doveva essere istruita  per  via di segni, e l' universo intero non era che un complesso
vide questi segni e l' intese, e questa è la ragione  per  la quale quanto più si rimonta addietro nella cupa
l' uomo dovendo essere istruito intorno a queste cose  per  via di segni, nol poteva essere che per via di segni
a queste cose per via di segni, nol poteva essere che  per  via di segni analoghi: e finalmente che le similitudini e
e colà e rendendo più vive e risaltanti le analogie (1). Or  per  veder questo più chiaramente si consideri che all' essere
dall' altra, non mostra veruna similitudine coll' idea che  per  essa si esprime, essendo di natura interamente diversa, l'
l' una un suono, l' altra un pensiero, e non convenendo  per  ciò nella specie nè in alcun genere. Ma all' incontro
ci fa l' ufficio di risvegliarci i pensieri. Ed avviene  per  tal modo che non l' uno o l' altro suono pigliato solo da
ci renda chiaro il significato di ciascheduno. Egli è  per  questo che le lingue sono sistemi di segni così eccellenti
cosa astratta, o essa si riferisce a un sentimento, o no.  Per  esempio la parola male comprende anche tutti i dolori
fa male; e se il fanciullo la tocca, gli batte sulle mani  per  avvertirlo col dolore che egli non deve toccarla. Così
parola in tal modo ad ogni cosa dolorosa che gli accada,  per  quanto varia sia la dolorosa sensazione che egli riceve.
che egli riceve. Così la parola male si generalizza  per  lui, che è quanto dire si astrae, di maniera che egli coll'
viene aggiunta una tal parola, che poscia generalizza.  Per  questo le madri a principio usano dire al fanciullo« male«
alle sole cose materiali, o comprende anche le immateriali.  Per  esempio, l' idea di grandezza estesa si estende alle sole
quando quelli che parlano, pronunciano la parola grandezza  per  indicare la grandezza di una scodella o di una botte, e
fuorchè nell' esser grandi, egli si accorge che è  per  questa similitudine che hanno fra loro, che a tutti viene
molte volte più intenso di un altro della stessa natura. E  per  questa somiglianza di proporzione fra la grandezza delle
altresì di tutte le proprietà e condizioni dell' essere; e  per  questa partecipazione hanno tutto ciò che hanno di buono.
pregi si considerano in una grandezza la maggiore che  per  noi si possa. Quando adunque si tratta di significare colle
ciò basta, trattandosi d' idee di oggetti divini, le quali,  per  dirlo con una denominazione acconciamente trovata dal
e cercasse cose ancor maggiori di quelle che contenevano,  per  quella facoltà dell' anima umana che dagli effetti si
è il nome suo proprio, ossia il nome che gli conviene.  Per  la quale osservazione si fanno manifeste due cose: 1. che
procede gradatamente e ordinatamente, e si continua,  per  così dire, alla umana natura, riprendendo l' opera sua colà
natura, riprendendo l' opera sua colà dove l' ha lasciata  per  condurla alla perfezione a cui è ordinata. E però egli non
Dio far si possa. Tutta la perfezione ultima dell' uomo ha  per  fondamento e principio la concezione di Dio, e questa in
tutte le cognizioni acquisite dell' uomo, che involge,  per  così dire, tutto l' uomo e tutte le sue potenze, e che dà
oggetti puramente naturali, i quali non sono informati e,  per  così dire, mescolati con alcun soprannaturale principio. In
questo caso egli è manifesto che le sensazioni non possono  per  sè stesse mettere nell' uomo niente di soprannaturale,
Ma bensì possono nell' uomo stesso, nel quale si producono,  per  la grazia di cui egli è in possesso, trovare una cotal
uomini così poco pensino all' Essere supremo, quando da  per  tutto risplende più chiara del sole la gloria di lui e più
considera aderente alla forma della ragione umana e opera  per  essa, perfeziona la persona . In quanto poi questa grazia
nel quale si vede la grazia perfezionare la natura umana e  per  essa la persona, il fatto che poi spieghiamo deve succedere
e le sensazioni degli oggetti naturali vengono da essa,  per  così dire, sublimate, illuminate, fatte servire insomma a
mezzo di soprannaturale cognizione. Nel secondo caso non è  per  nulla assurdo il credere che alle sensazioni stesse si
quasi concausa. Nè tampoco è ufficio nostro l' indagare,  per  qual ordine di effetti la guarigione soprannaturale del
porta poi il pieno e compiuto effetto ove l' uomo, che  per  la fede ha ottenuta la grazia, riflette sopra la medesima e
qualche cosa di soprannaturale e divino, e le quali  per  ciò ci prestino una cognizione efficacissima di Dio, se non
soprannaturale di una vita possente, cioè dell' anima viva  per  la presenza di Dio. Chi volesse negar questo fatto, gli
vedessi con questi occhi miei l' estasi mirabilissima e  per  poco continua, alla quale in questi nostri giorni sì scarsi
di fede è sollevata da Dio una donzella di angelica vita  per  nome Maria Moerl abitante nel borgo di Caldaro, i cui
anche intanto che sono tuttavia in questa vita mortale. E  per  ciò dico, che le sensazioni che noi riceviamo da corpi
significato o che le informa e le illumina, acquistando  per  esse la cognizione. Ora fra queste due specie di sensazioni
quelle sensazioni appartengono o sensibili segni, i quali  per  la virtù soprannaturale che hanno congiunta fanno nell'
prima e suprema intelligenza che ha fatte tutte le cose  per  la sua parola. Riassumendo adunque, vi hanno due maniere di
questa conseguenza deve nascere come effetto successivo, e  per  essa esigesi che giunga la sanazione dell' uomo sino alla
solo, ma ben ancora in quanto son conosciuti dall' uomo  per  segni; perchè la grazia opera mediante il concepimento
può molto vantaggiar l' uomo di questa cognizione  per  una cotale grazia accessoria che si sopraggiunge e opera
una cotale grazia accessoria che si sopraggiunge e opera  per  via della significazione stessa di quei segni. Or questi
così che tutto l' uomo morale si ammigliora e perfeziona.  Per  le quali cose saviamente dice S. Tommaso: [...OMISSIS...] .
quale abbondavano, e le avrebbero rese a sè stessi scala  per  la quale ascendere non solo al Fattore come principio della
tutti mescolati e contemperati insieme mirabilmente. Solo  per  toccare brevemente di alcuni che primi alla mente mi si
e questo è uno di que' simboli solenni che sono passati  per  tradizione e che si trovano presso tutte le nazioni,
in quei vetusti monumenti delle Indie che furono pubblicati  per  opera della società Inglese di Calcutta (2). E perciocchè
che fosse insieme Dio, secondo il consiglio del Creatore  per  ciò quell' accoppiamento simboleggiava massimamente questa
tuttavia vero è che questa incarnazione trovò cagione  per  la quale si effettuasse, la quale fu la redenzione del
immortale, soprannaturale e assoluta (3). Egli è  per  ciò che l' albero della vita, come un simbolo generale di
e sostanziale sapienza, la vita e la immortalità. Egli è  per  ciò che da S. Giovanni si dice che anche nella celeste
« frutti dello spirito« (4). » Ed è da osservarsi, che  per  la significazione generale di questo meraviglioso simbolo,
cielo, che nello stato onde comunica sè stesso agli uomini  per  la grazia: e singolarmente poi sotto la forma di cibo nella
Cristo non solo vive in sè, ma vive anche ne' suoi santi, e  per  la costoro operazione si comunica e trasfonde in altri
nazioni, perchè queste si convertono, e sananano appunto  per  quella grazia che dai santi comuni ed apostolici, o in
grazia che dai santi comuni ed apostolici, o in cielo  per  la loro intercessione e ministero, o in terra per la loro
in cielo per la loro intercessione e ministero, o in terra  per  la loro predicazione e esempio, viene in esse trasfusa: nè
albero di altra specie che di questa, del legno della vita.  Per  la qual cosa dice S. Agostino sapientemente, che Dio non
del paradiso e irrigandolo tutto d' intorno poi riversavasi  per  quattro gran fiumi che percorrevano da quattro bande la
da quattro bande la terra: il quale pure fu riconosciuto  per  simbolo dall' antichità più rimota. Quell' acqua è anch'
grazie sono quelle che alimentano e tengono vivi i Santi,  per  ciò esse trascorrono queste acque vive della celeste
poi, come detto è, quasi tutti i teologi. La ragione  per  la quale avanti il peccato non furono necessarii i
» [...OMISSIS...] Nel qual passo si vede che la ragione  per  la quale l' angelico Dottore esclude i Sacramenti dallo
anima stessa dell' uomo: il perchè S. Tommaso li definisce  per  un segno di cosa sacra in quanto questo segno è
di disporre le inferiori potenze dell' uomo alla santità,  per  modo che esse non solo diritte fossero e niente ripugnanti
quanto inclinevole secondi l' anima intellettiva, quasi  per  una cotal legge di armonia a cui deve ubbidire, quei
l' imaginare che vi abbiano dei segni sensibili, i quali,  per  virtù soprannaturale aggiunta loro da Dio, abbiano
segni di cose sacre, che giovassero alla santità dell' uomo  per  un' ottima disposizione che in lui mettevano ad essa,
Or questo secondo tutto operava sul primo e si toccavano  per  così dire le parti corrispondenti quasi membro a membro ed
dell' uomo quella vita e virtù che egli da Dio partecipava,  per  la quale metteva il corpo umano in atto, onde questo
cose, dalla sua virtù confortate, perchè l' uomo venisse  per  esse sviluppandosi e crescendo in cognizione e in virtù.
senza qualche segno esterno che li distingua, mostrandoli  per  uomini appartenenti a quella religione (2). E 2. che
l' uomo fornito di corpo ha bisogno di segni esterni  per  crescere in cognizione e quindi in virtù (3). Perocchè
ma solo in senso lato. Conciossiacchè egli è evidente che  per  unirsi in una società religiosa o in una società qualunque,
E così parimenti l' uomo ha bensì bisogno di segni esterni  per  accrescere le sue cognizioni: ma quando si considera la
l' alterazione che produsse il fatto accennato tanto  per  rispetto all' uomo che per rispetto a Dio. Col peccato perì
il fatto accennato tanto per rispetto all' uomo che  per  rispetto a Dio. Col peccato perì l' ordine soprannaturale,
o alla lusinga di un bene reale, o alla violenza di un male  per  amore della giustizia. Sicchè, perchè l' uomo lasciato
quando anche questa fosse incorrotta, avrebbe bisogno  per  conservarsi virtuoso di una tal provvidenza vegliante al
vegliante al governo di lui e delle cose che lo circondano,  per  modo che non permettesse giammai che egli venisse posto in
del cuore la volontà impedita. La sensualità rapì a sè  per  tal modo le forze anche più nobili dell' anima, che ad essa
anima, che ad essa è fatta vilmente ubbidiente, e che fino  per  potere fare il bene deve spesso dipendere dall' aiuto di
natura non più protetta da Dio e di operare nell' uomo  per  mezzo delle cose corporee, di cui era entrato in balìa.
forze e spogliata dalla grazia, ciò che succede pure  per  lo peccato, non ha alcuna possibilità di levarsi fino a
già non sarebbero più di quanto essa divinità si merita  per  sè stessa, anche senza il nuovo debito, ma bensì si
alla somma del debito, mancante di una differenza infinita,  per  cagione che tutti gli atti di onore non potrebbero levar
uomo. Abbiamo detto che lo stato dell' uomo fu alterato  per  l' accidente sopravvenuto del peccato, in due punti, cioè:
il quale ordine è necessario, e Dio, che è la giustizia  per  l' essenza medesima non può altro voler che lui, cioè sè
a Dio non pure tutto l' onore che merita la divina natura  per  sè, ma oltre a ciò anche un culto di onore di più di quello
un culto di onore di più di quello che a lei fosse dovuto  per  sè sola considerata, il qual valesse a risarcirla dell'
uomo non aveva neppure tanto da dare a Dio quello che egli  per  sè meritava, perciocchè dando a Dio tutto sè stesso, non
ci potrebbe cadere in animo che ci rimanesse pur una via,  per  la quale potesse ancor salvarsi l' umanità. Conciossiacchè
Nella umana natura non ci ha più principio di salute  per  le ragioni dette; in Dio neppure ci ha, perciocchè è
a quelle terribili difficoltà della ragione umana,  per  le quali non si vedeva più modo come l' uomo potesse con
questo sistema la redenzione del mondo nasce, quasi direi,  per  accidente. L' oggetto delle compiacenze del Padre non è per
per accidente. L' oggetto delle compiacenze del Padre non è  per  sè l' uomo, ma il Verbo divino. In questo non vi ha peccato
si fu che questo Diletto del Padre si unisse coll' umanità,  per  modo che con essa formasse una sola persona. Ma egli non
generazione non intervenisse concorso di uomo, giacchè è  per  questo concorso che si corrompe l' umana natura in
dell' uomo impediva Dio dal fare una cosa che non aveva  per  sè alcuna relazione con esso peccato. E questo fatto del
ed è compito in sè medesimo: solo si rappicca a lui, quasi  per  un soprappiù e un accidente, la salute del mondo. Se non
egli avesse operato. All' opposto egli fece tutto  per  amore del suo Figliuolo Unigenito, senza un risguardo
negli altri soggetti che la partecipano, e quindi Cristo  per  un amore naturale amò gli altri uomini e li desiderò salvi,
egli stesso era Dio, e gli atti suoi di culto erano  per  questo adeguati alla divina maestà. Ma oltre a ciò egli
stessa di Cristo non l' avesse accettato, rinunziando  per  amore di Dio Padre al proprio diritto. Allora si trovarono
Spirito divino all' uomo, e volendolo in un modo sapiente e  per  varii gradi secondochè gli dettò la sua sapienza e bontà,
di dover brevemente ragionare. [I segni adoperati da Cristo  per  salvare e perfezionare l' umanità redenta da lui, sono di
si servì di certi segni sensibili a riformare l' uomo, che  per  la via del corpo dovessero giungere col loro effetto fino
questa stessa alla dirittura della giustizia e infondendole  per  la medesima via la grazia e la santificazione. Per le quali
per la medesima via la grazia e la santificazione.  Per  le quali cose sapientemente l' angelico Maestro insegna:
perfezionamento (1). Vero è però che la maniera onde  per  la via de' segni sensibili e però delle sensazioni corporee
aveva, pel quale non vedeva Iddio soprannaturalmente, già  per  questo solo ella viene a vederlo, senza che in Dio sia nata
si vedrebbe, perchè il corpo non venga riformato, sebbene  per  un movimento che comincia da lui nasca la riformazione
corpo umano composto, non ne sono immediatamente affetti, e  per  conseguente nè pure riformati. Ora questa maniera di
la grazia risiede nell' intelletto, e questo non opera  per  mezzo di alcun organo materiale (2). Quindi una sola virtù
il modo altrove indicato e l' ordine onde l' umanità  per  via di segni si ristora e ripristina alla salute. Il quale
Il quale ordine procede così: che la grazia conferita  per  via del segno sensibile vada a terminare mediante il corpo
natura. Questa ristorazione, della persona dapprima e poi  per  essa anco della natura, è manifestamente insegnata in tutte
si può dire, che un' altra persona è nata nell' uomo  per  la grazia da quella di prima, sebbene la natura umana non
a indicare il rinnovellamento dell' uomo che si fa  per  Cristo; del quale parlò Cristo a Nicodemo quelle celebri
qui è la similitudine vera con Dio che si mette nell' uomo  per  opera della grazia: similitudine la quale consiste in un
l' imagine, dimostra che l' uomo si fa a imagine di Dio  per  la grazia, cioè per Dio stesso che abita nell' uomo: e
che l' uomo si fa a imagine di Dio per la grazia, cioè  per  Dio stesso che abita nell' uomo: e convenevolmente si dice,
ciò che è della natura si suole attribuire alla persona,  per  la cognazione e strettezza che ha quella con questa, e
la persona è nata a reggere la natura e questa è fatta  per  uso di quella. E perchè non nascesse equivoco S. Paolo
diede egli stesso l' interpretazione di questo ME usato  per  natura, dicendo: « Io so che non abita IN ME, cioè NELLA
in senso proprio e rigoroso la persona, coll' altro  per  figura di sinˆddoche a indicare ciò che è annesso alla
consiste« nell' indurre la santità nella persona umana  per  via di sensazioni corporee, rinnovellando così la persona,
non possono produrre nell' uomo che effetti naturali  per  sè medesimi, e anche questi in gran parte funesti pel
a produrle: e anche quelle significazioni sarebbero sterili  per  l' uomo, che privo di lume soprannaturale non le
salvazione che egli intendeva di dare all' uomo peccatore,  per  modo che l' uomo intendesse in que' segni l' ordine sublime
efficacia e virtù di produrre o almeno di occasionare, o  per  sè o per la fede loro annessa, le cose che significavano;
e virtù di produrre o almeno di occasionare, o per sè o  per  la fede loro annessa, le cose che significavano; era al
una religiosa cerimonia, e sono questi i segni a cui,  per  contraddistinguerli da tutti gli altri, si applicò
il nome di Sacramenti. Egli è manifesto che i Sacramenti  per  tal modo istituiti diventano, oltre la cagione o l'
della esistenza, non può sussistere: e se ella dura, non è  per  rispetto di lei che il Creatore la mantiene, ma sì in
grazia di altra natura di lui amica. Il peccato adunque ha  per  naturale conseguenza la distruzione di chi pecca. Se gli
nella redenzione dell' uomo era appunto quello, che  per  mezzo della morte si ristorassero tutte le cose rovinate
ammirando ciò che dice il Salmo: [...OMISSIS...] . La morte  per  sè stessa o è una conseguenza naturale della limitazione
uopo, che chi la sosteneva la pigliasse volontariamente e  per  amore di giustizia; era uopo insomma che alla morte si
tanto la giustizia; nessuno aveva il coraggio di morire  per  essa, perchè non conosceva, non aveva alcuna esperienza dei
al di là della morte: avesse anco saputo e potuto morire  per  la giustizia, la sua offerta era ancora troppo scarsa a
in se medesimi. Laonde dice S. Tommaso, che Cristo  per  la sua passione [...OMISSIS...] . Egli è per questo, che
che Cristo per la sua passione [...OMISSIS...] . Egli è  per  questo, che coi Sacramenti della nuova legge si rappresenta
parole alludono al battesimo che si faceva ordinariamente  per  immersione della persona nell' acqua, che era figura del
della legge nuova, ma anche quelli dell' antica avevano  per  così dire l' impronta della distruzione in sè e della
dover perfezionare l' uomo dopo il peccato dovevano essere,  per  così dire, altrettanti atti di quel sacrificio che era
aiutava lo sviluppo dell' umanità, circondandola di segni e  per  questi rivelandole le verità, di cui ella vieppiù si
alcuni e questi elevarli a dover essere sacre cerimonie e  per  grazia speciale aggiunta loro sopra gli altri efficaci. E
provvisore e non propriamente come santificatore; tuttavia  per  indiretto giovavano l' uomo anche quanto allo stato suo
nel secondo tempo alla sola casa di Abramo propagginata  per  Isacco e Giacobbe. Ragione dell' aver Iddio cessato dal
cessò dal loro parlare, e trascelse di tutti un uomo fedele  per  rivelarsi indi in poi a lui e alla sua stirpe, escludendo
fatto agli uomini. Fin qui adunque Abramo non aveva fatto  per  così dire che il noviziato a ciò che doveva poi essere. Ma
col Signore. Questa nuova alleanza celebrata solennemente  per  opera di questo grand' uomo era assai manifesta figura
grande del primo, secondo le predizioni dei profeti, non  per  la mole e ricchezza dell' edificio, ma perchè destinato ad
che purifica e monda. Nel tempo medesimo che si chiudono  per  tal modo le profezie, cominciano le settanta settimane di
che doveva precedere quella della Trinità. Egli è  per  questo che tutte le antiche Scritture che riguardano il
le antiche Scritture che riguardano il popolo ebraico, e  per  parlare ancor più generalmente, tutti i segni istruttivi
e il popolo da lui francato, avrebbe stretto con Dio (1).  Per  ciò nel Profeta Zaccaria è chiamata la nuova Gerusalemme
le operazioni, acciocchè la plebe del Signore riuscisse  per  essa preparata e matura al ricevimento del Messia: e a un
era necessario, che due cose operasse la divina Provvidenza  per  esso popolo, cioè che a lui terminasse di dare la
di cui l' israelitico popolo era il depositario. Quasi  per  intero le dieci tribù rimasero, anche dopo la
tuttavia rimasero da quel tempo assai Ebrei disseminati  per  tutto il mondo: e quello che è maraviglioso, tutti costanti
l' anno 176 avanti la venuta di Cristo. Così non solo  per  la viva voce, mezzo proprio delle società familiari, ma
mezzo proprio delle società familiari, ma finalmente anche  per  la scrittura, mezzo proprio delle società nazionali, le
una plebe perfetta (1); così pure poteva dire Cristo anco  per  risguardo ai gentili che « le regioni già biancheggiano per
per risguardo ai gentili che « le regioni già biancheggiano  per  la ricolta« (2). » Ora facendoci noi a divisare quelli che
delle cose. Ora le parole segnano le idee e le richiamano  per  una associazione di memoria fra la parola udita e l' idea;
di memoria fra la parola udita e l' idea; e anche  per  una analogia che passa fra l' ordine delle parole e quello
uomo che non avesse mai avuto sensazione di sorta alcuna e  per  ciò stesso non idee fattizie; quest' uomo nè intenderebbe
parlatagli, nè verrebbe mai a capo d' impararne l' uso  per  quantunque tempo la udisse. Le sensazioni adunque che dànno
in questi oggetti fossero emblemi delle cose insensibili  per  una cotale analogia di esse a quelle, e questo emblema
dalla imaginazione, essendo il senso già a lei preceduto.  Per  ciò tutti si riducono finalmente a dover essere percezioni
espressamente istituite acciocchè vengano percepite, e  per  esse noi veniamo a conoscere quello che esse cerimonie
possono farci l' ufficio di segni istruttivi emblematici  per  due modi. Perocchè l' imaginazione può essere scossa e
così di mano in mano agli uomini comunicata: la quale  per  ciò procedeva sviluppandosi e ingrandendosi di pari passo
sarebbe pur bellissimo e utilissimo lavoro il trar fuori  per  ordine, secondo una fine critica, tutti quei tanti emblemi
tempio di Gerusalemme, che doveva essere sempre chiusa, e  per  la quale il Profeta Ezechiello vide uscire ed entrare quel
del cielo (la carità, la grazia), chiusa dopo il peccato, e  per  la quale Dio solo poteva passare, e non l' uomo senza Dio.
dato nel tempo della nuova legge nell' utero di Maria, cui  per  consenso di tutti i Padri e gl' interpreti figuravano i due
S. Pietro in Ioppe riferita negli Atti apostolici, dove  per  fare intendere al santo Apostolo di dover predicare il
riflettere in generale, che gli animali sono stati presi  per  emblema degli uomini, e nei varii costumi di quelli fu
tanto da astrarre la parte intelligente e riconoscerla  per  principale e veramente umana. Usavano bensì di questa ma
principale e veramente umana. Usavano bensì di questa ma  per  così dire senza saperlo, perchè senza riflessione; e per la
ma per così dire senza saperlo, perchè senza riflessione; e  per  la stessa ragione negli animali bruti immaginavano che
che in essi e che i principii di operare fossero uguali e  per  ciò non operassero senza ragione (2). Questo errore era
mirava principalmente alla massa degli uomini, e non aveva  per  iscopo principale di t“rre loro uno o un altro errore
che fa i bruti simili a sè nell' operare, tolga anzi questi  per  emblemi co' quali ammaestrarlo: appunto in un modo simile a
dall' arca proibisce di mangiare la carne col sangue: e ciò  per  rimuoverli dalla ferocia e dal metter le mani nel sangue
alla quale l' uomo animalesco non sapeva anco p“r mente. E  per  far ciò metteva innanzi agli uomini quest' anima come
poter fissare colla mente quest' anima e riconoscerla  per  qualche cosa. E conciossiachè la vita animale comincia nel
cosa. E conciossiachè la vita animale comincia nel sangue,  per  ciò s' inculca il rispetto al sangue, appunto come alla
al sangue delle bestie è puramente emblematico, non  per  sè, ma per ragione del sangue dell' uomo, che solo dicesi
sangue delle bestie è puramente emblematico, non per sè, ma  per  ragione del sangue dell' uomo, che solo dicesi fatto a
e primitiva scuola che dà Dio agli uomini, sono prese  per  emblema a significare uomini, verso cui sono i doveri
supponga nelle bestie qualche parte d' intelligenza (2).  Per  altro lo stesso permesso, che Dio dà alla famiglia di Noè
che dice: [...OMISSIS...] . Insomma si viene a significare  per  quel permesso, che l' uomo non ha diritto alla vita se non
quel permesso, che l' uomo non ha diritto alla vita se non  per  Iddio e per l' imagine che di Dio ne porta in sè stesso; e
che l' uomo non ha diritto alla vita se non per Iddio e  per  l' imagine che di Dio ne porta in sè stesso; e che l' uomo
in sè stesso; e che l' uomo empio è abbandonato alla morte.  Per  ciò egli sembra, che a Noè e alla sua famiglia sia stato
che Dio solo è il padrone della vita degli uomini; e che  per  far vendetta dei malvagi, siccome gli uccisori sono, egli
della giustizia; e se conserva loro la vita, ne è anche  per  ciò sempre padrone. Or la divina giustizia non si può
il Signore aveva riserbato a sè il sangue nei sacrifizii,  per  additare questo suo diritto sovrano di vendetta e di
che egli fa ragione alle bestie, e convien prendersi ciò  per  un emblema volto a significare ben altro. Con quest'
più volte la formola dell' alleanza: [...OMISSIS...] . Pone  per  segno di questa alleanza l' arco celeste che avrà tale
di questa alleanza l' arco celeste che avrà tale ufficio  per  tutte le generazioni avvenire (2): [...OMISSIS...] . Certo
un Dio adorato da degli individui (3). Quando egli è  per  trarne i discendenti dall' Egitto, assume il titolo di Dio
questo simbolo nella efficacia delle parole che usa Iddio  per  separarlo dagli altri uomini: [...OMISSIS...] . Questa
sarebbe morto in buona vecchiezza e il suo seme peregrino  per  quattrocento anni, solo dopo i quali doveva divenir
rinunziare e quasi toglier da sè il male della carne venuto  per  origine, si fu la circoncisione allora appunto data al
prossimo nascimento d' Isacco, sono riconosciuti da' Padri  per  simbolo della Trinità. Il numero tre è con frequenza
l' Apostolo che allora stesso furono intesi e conosciuti  per  tipi quando furono dati. Conciossiacchè dice che per la
per tipi quando furono dati. Conciossiacchè dice che  per  la fede Abramo l' offerse e lo ebbe per una parabola (6).
dice che per la fede Abramo l' offerse e lo ebbe  per  una parabola (6). 3. Giuramento colla mano sotto il femore
di Gesù Cristo. Le pelli caprine di cui egli si copre  per  ottenere la benedizione paterna, sono un tipo, secondo S.
e discendevano possono significare le anime sante che  per  Cristo ascendono in cielo, e le grazie che di colassù i
in Mosè. Già ho accennato come il Mar Rosso indica,  per  testimonio di S. Paolo, le acque battesimali tinte della
pel deserto . - L' uomo, dopo liberato dal peccato  per  Cristo colle acque del battesimo, si mette per questa vita
dal peccato per Cristo colle acque del battesimo, si mette  per  questa vita piena di tentazioni e di pericoli viaggiando
animali di diverso genere non fossero accoppiati insieme  per  la generazione, emblematicamente si condannano i vizii
noto raccolse il succo di tutta la tradizione e la midolla  per  così dire della dottrina cattolica sparsa negli
altra, perciocchè quelle stesse cose che quaggiù credute  per  fede formano la santità, colassù vedute nel proprio loro
Sicchè ciò che è emblema della vita santa deve essere  per  sua natura anco emblema della gloriosa. Dell' una poi e
se aver dovevano similitudine con una di quelle cose,  per  la ragione stessa dovevano averla colle correlative (1).
erano nell' antica legge, l' olocausto, il sacrificio  per  lo peccato, e il sacrificio pacifico. Nell' olocausto, dice
Nell' olocausto, dice l' Angelico, si bruciava tutto  per  significare che come tutto l' animale risoluto in vapore si
al dominio di Dio ed a lui da offerirsi. Nel sacrificio  per  lo peccato una parte della vittima si bruciava, e un' altra
o in rendimento di grazie, pei beneficii ricevuti, o  per  ottenerne di nuovi, una parte si bruciava in onore di Dio,
in segno della sua signoria tanto come Creatore, sì come  per  la qualità di vendicatore dei peccati. Ma gli animali
dello entrare che doveva far Cristo in cielo una sola volta  per  sempre, pel sacrificio della sua morte: un solo sacrificio,
è il cielo che comunica colla terra. Aperto poi il cielo  per  Cristo, è tolto quel divieto che non entrasse che il solo
Basta confrontare fra loro i varii luoghi della Scrittura  per  accertarsene. Giacchè in essi or si dice che Gerusalemme ha
dicono che egli « prepara i monti della sua potenza (2). »  Per  questo ancora Davidde e in lui Gesù Cristo disse
era l' emblema del vero Re del popolo eletto, Gesù Cristo.  Per  ciò era stato ordinato nel Deuteronomio, che questo Re dopo
necessarie all' uomo, perchè l' uomo ha bisogno di un lume  per  conoscere i suoi doveri e di una attività che il faccia
o città santa (4), era l' emblema della Chiesa di Cristo  per  l' unione degli eletti nel mezzo de' quali abita il loro
ogni giorno la mattina e la sera s' immolava l' agnello. E  per  quella continua festività del perenne sacrificio si
sacrificio di Cristo che sempre è vivo a interpellare  per  noi. Le sette feste erano le seguenti: 1. Il Sabbato, in
in cui mettevasi a parte ciò che il popolo voleva offerire  per  mantenimento del pubblico culto, e ciò in memoria dell'
erano immonde; e ciò a significare il peccato originale  per  il quale le cose tutte di questa terra sono infette sino a
sono infette sino a tanto che Cristo non le purifichi.  Per  ciò quel lasciarsi dei primi frutti è detto circoncisione
innanzi agli occhi loro. Ma il precetto era simbolico, e  per  le mani significavasi l' operazione e per gli occhi la
era simbolico, e per le mani significavasi l' operazione e  per  gli occhi la contemplazione, volendo dire che la legge si
i precetti giudiziali sono figurativi, non in primo luogo e  per  sè, ma per un cotal conseguente. » [...OMISSIS...] . 5.
giudiziali sono figurativi, non in primo luogo e per sè, ma  per  un cotal conseguente. » [...OMISSIS...] . 5. Sangue delle
ai piedi del Sinai . - Mosè, che disceso dal Sinai  per  ratificare l' alleanza innalza i dodici altari e fa
cioè le astratte e le negative . Queste ultime hanno bensì  per  oggetto qualche cosa di sussistente e di reale, ma questo
al vedere della mente che offerto da percepire (1).  Per  ciò non potendo questi due oggetti cadere sotto i sensi
ai quali l' uomo è condizionato, hanno bisogno di simboli  per  essere dall' uomo ricevuti nello spirito e impressivi con
vita ed efficacia nell' animo degli uomini e prendono  per  così dire un corpo. Ma con quella congiunzione avvenne, che
e di schivare quei mali temuti. Furono dunque gli uomini  per  tal modo condotti a dire seco medesimi: « Or ella deve
salire più alto, e aveva acquistato il punto di appoggio,  per  così dire, dal quale spingersi al di là di tutte le cose
bene e del male morale al bene e al male temporale aveva  per  così dire resa sensibile la giustizia, le aveva aggiunto un
di giustizia; ciò fu la soluzione del secondo problema.  Per  tal modo fece Iddio nascere nelle menti umane un'
che prima la congiungono a un' altra che poi separano  per  la maggiore affinità che ha questa seconda con una terza.
al nuovo Testamento appartiene la perfezione della seconda.  Per  questo nell' antico patto sono sempre promessi ai giusti
opera che dal Messia si doveva al tutto perfezionare (2).  Per  ciò si vede quanti patimenti fossero dati anche in quel
temporalmente. Vi aveva un amore del luogo natale; e Iddio  per  ammaestrare Abramo che qui non istà il vero bene, chiama
mercede temporale, e così imparino a pregiare la giustizia  per  sè stessa e a riconoscere Iddio come datore de' beni: il
de' beni: il che mirava a fissare nelle menti questa idea  per  sè negativa di Dio (2). Abramo è tentato fino ad esigere da
del figlio, dall' altra la giustizia: doveva scegliere, e  per  scegliere doveva riflettere al valore delle due cose fra
nella mente umana coll' aiuto de' simboli naturali. Ma  per  condurre la mente bambina dell' uomo a fissare e bene
facendogli credere che Dio fosse simile alle cose naturali.  Per  condurre adunque il pensiero degli uomini a Dio, dovevasi
a divietare agli Ebrei tutte le imagini delle divinità (1),  per  pericolo appunto di confondere la natura con Dio,
anche Dio nascosto e che abita una luce inaccessibile (3).  Per  sì grande concetto non usavansi dunque più i simboli, ma
ma determinavano però meglio l' Ente supremo, il quale  per  essi acquistava un nome. A ragione di esempio, egli si
A ragione di esempio, egli si chiama il Dio di Bethel (1)  per  la visione che ebbe in questo luogo Giacobbe. Egli si dice
un magistero maggiore della provvidenza che non sia  per  condurlo a formarsi le astrazioni. A condurlo a queste
a queste bastava il linguaggio e i simboli naturali: ma  per  le idee negative di Dio voleva anzi la cassazione di ogni
Ma un altro spediente messo in opera dalla sapienza di Dio  per  maggiormente scolpire nella mente all' uomo quelle idee
di Dio disceso sul Sinai a dar la legge. [...OMISSIS...] .  Per  tal modo col non mostrarsi Dio sotto figura alcuna volle
imagini e sculture si restringe a quelle che si facevano  per  rappresentare la natura divina; l' uso delle quali avrebbe
è la divina Incarnazione. Or la natura divina circoscritta  per  così dire e velata dall' umanità è il principale soggetto
le qualità e virtù separate in molte e varie nature.  Per  chiarir meglio questa sapientissima economia che tenne
è perciò principalmente un carro terribile di battaglia.  Per  ciò si dice ch' egli porta « la gloria del Signore« (2), »
la volontà del Signore sarà diretta nella sua mano« (3); »  per  ciò Gesù Cristo è altresì l' auriga di questo carro
della vita« (7), » al quale non va l' uomo se non passando  per  le fiamme, e non può passarvi illeso, quando prima non
sia intollerabile a quelle anime che non hanno null' altro  per  bene se non le creature, anime che diventano miserissime
forza di cui va Dio circondato passò a tutte le genti; ed è  per  questo che si reputava anche dalle nazioni idolatre che la
e si mostra sopra la terra terribile a' suoi nemici  per  l' infallibile effetto della sua volontà: egli riascende in
fa l' uomo da una passione di iracondia o di benevolenza  per  modo che nol guidi sempre la considerazione di tutta la
di sollevare sopra tutte le nobilissime creature quella che  per  sè fra le intelligenti occupa il più basso luogo, cioè la
e colla quale Iddio e Cristo in cima ai beati comunica  per  mezzo di essi spiriti angelici e delle anime già pervenute
pervenute a stato di angelo (2), che sono le cagioni medie  per  le quali opera Iddio e Cristo in sulla terra. Nè questo
alla cui similitudine si deve volgere tutta e conformare e  per  lo spirito parteciparne le sublimissime qualità. Fin qui
genere, ossia della « lingua simbolica (1). » La lingua  per  sè stessa non è rappresentativa se non in una piccola
che essi rappresentino al nostro pensiero alcun che appunto  per  la loro composizione o per l' accordo che hanno colle
pensiero alcun che appunto per la loro composizione o  per  l' accordo che hanno colle circostanze presenti. Così fa il
Discendiamo più al particolare. La parola terra non è già  per  sè stessa simbolica se non significa altro che la terra: ma
Sicchè non è già che una lingua possa essere mai simbolica  per  sè stessa, ma bensì, tale si appella perchè ella segna ed
Quando la lingua esprime un oggetto che egli stesso è preso  per  segno di qualche altro oggetto, ella si chiama simbolica
lo determini; anzi quasi mai avviene, e le più volte,  per  non dir sempre, un oggetto stesso può usarsi a segnare più
qualunque si voglia. A ragion di esempio se io prendo  per  simbolo un fiume che si rigonfia e minaccia di rovesciare
Il profeta stesso spiega il suo simbolo dicendo, che  per  quelle due aquile intendeva figurare il Re di Babilonia e
sulla strada a intendere i simbolici detti del Profeta:  per  lo meno il sapere ciò, esclude una quantità d'
potente impero. 5. Può il simbolo rendersi chiaro e certo  per  convenzione. Se la convenzione è privata, la lingua diventa
primo senso, egli si può dire un simbolo chiaro e palese  per  convenzione comune e pubblica (2). Non però è questa una
legge, e però stringere vale il medesimo che comandare ,  per  un traslato comunemente usato presso gli Ebrei. Nel primo
Iddio strinse Mosè (3). 6. Il simbolo si rende ancor chiaro  per  la notizia storica della sua istituzione. Dovendosi tenere
di parole simboliche. Già ne abbiamo veduta la necessità  per  l' uman genere bambino: ne abbiamo veduto anche il modo
se le attacca. Questo segno, cioè la parola, acquista virtù  per  una cotale associazione di risvegliare a un tempo 1. l'
la veduta dello spirito che nell' imagine vede l' essere.  Per  questa parola l' essere per sè indeterminato viene meglio
nell' imagine vede l' essere. Per questa parola l' essere  per  sè indeterminato viene meglio determinato, precisato; e lo
precisato; e lo spirito con tale guida è volto a cogliere  per  così dire l' oggetto reale scopo di tale operazione, e
il suo oggetto ha acquistato un nome, questo nome gli lega,  per  così dire, le ali, e nol lascia sfuggire, il tien fermo
di questo nome ADAM? Guardiamo che cosa significa: egli  per  sè non significa che terra , ossia soggetto composto di
nome, dice la divina Scrittura, fu imposto da Dio ad Adamo  per  esprimere con esso che Adamo era stato formato dalla terra.
Ma un nome che significa un oggetto composto di terra,  per  sè considerato, è egli un nome proprio o un nome comune ?
degli antichissimi nomi propri è tale, che essi siano  per  sè veramente nomi comuni , ma che vengano appropriati a un
ma che vengano appropriati a un individuo sussistente, non  per  la loro intrinseca natura, ma per qualche mezzo a loro
sussistente, non per la loro intrinseca natura, ma  per  qualche mezzo a loro estrinseco. Noi esamineremo fra poco
tuttavia il vocabolo uomo resta nome comune che fa, solo  per  quel caso, l' ufficio che farebbe il proprio; 2. Più spesso
al nome comune e fanno con esso lui un solo vocabolo.  Per  non prendere gli esempi se non dalla lingua ebraica, molti
(2). Il nome ISA7I, vuol dire mio uomo (3). A Dio stesso  per  dargli un nome proprio e contraddistinguerlo dagli dei
che li nominò il Dio che vede me (2). Egli è manifesto che  per  quel primo che impone un tal nome, esso nome ha forza di
che ha la relazione indicata coll' imponitore del nome. Ma  per  gli altri uomini in che maniera quel nome conserverà la
anche un nome così determinato dal pronome possessivo mio ,  per  conservarsi nel suo vigore di nome proprio, ha bisogno che
conservarsi nel suo vigore di nome proprio, ha bisogno che  per  tale passi a esser ricevuto dal comune degli uomini. 3
la forza di proprio dall' aggiungervi che vi si fa un nome  per  proprio antecedentemente ricevuto. Così dicendo il Dio di
il nome comune di Dio. B. La seconda maniera, onde un nome  per  sè stesso comune si fa correre per proprio, è una tacita
maniera, onde un nome per sè stesso comune si fa correre  per  proprio, è una tacita disposizione e operazione dello
(la quale operazione appartiene alla facoltà del verbo)  per  la quale operazione chi pronunzia od ode quel nome comune
dunque non è espressa, ma viene supplita dallo spirito.  Per  esempio, tornando a un esempio recato avanti, nella parola
intende più di quello che il suono esprime, si opera non  per  la virtù che quel suono ha come segno, la quale virtù non
non si potrebbe estendere oltre la cosa significata, ma  per  una associazione fra la cosa significata da quel suono e la
credere che la lingua esprima tutto ciò che noi intendiamo  per  essa: vi ha un' infinità di cose che sono supplite dallo
coi suoni. Sarebbe lungo l' entrare in questa materia  per  altro molto importante a essere trattata in una filosofia
senso fu atta a ricevere, e in un modo al tutto conformato,  per  non dire sformato, alla qualità del senso medesimo. Di più
estesa. Tali erano i nomi comuni che in origine servivano  per  nomi proprii in virtù dell' istituzione e dell' uso. Or si
umano è un complesso di facoltà, non una sola facoltà;  per  ciò i primi passi dello spirito sono complessi, operando
dire, stante l' accettazione universale di questi nomi  per  proprii, che tutte le cose solennemente luminose si
simboli« che mirabilmente aiutavano la mente a dar corpo  per  così dire e sostanza a tali idee. Così l' istituzione de'
fatto venir dall' Egitto? Il fatto è che nato in Betlemme  per  puro accidente fu ritenuto esser di Nazaret patria dei suoi
rivelazione si attribuisce al Verbo, come dicono i teologi,  per  appropriazione di parlare; il che non importa già un dire
un abbozzo del Verbo: il quale abbozzo preparasse la tavola  per  così dire a riceverne poi a suo tempo la perfetta imagine.
lui compete altresì il disegnare nelle menti le prime linee  per  così dire o vestigi del Verbo medesimo. Questo è ciò che
. L' opera adunque dell' umana santificazione nascer doveva  per  la comunicazione del Verbo divino, il quale dovea far
Or l' uomo essendo un essere fornito di corpo, datogli  per  istrumento da percepire ed attingere le cognizioni di cui è
che il Verbo a rendersi palese all' uomo s' incarnasse e  per  la via de' sensi comunicasse la sua virtù e sapienza allo
Il Verbo incarnato fu Cristo che predicò, operò e patì  per  compire la grande opera commessagli dal Padre. Così la
chi la vedeva alla cognizione e contemplazione del Verbo e  per  esso del Padre (1). Perciò l' umanità di G. Cristo era quel
al mondo qualche altro mezzo o segno sensibile, acciocchè  per  l' azione di cose sensibili l' uomo racquistasse la salute,
origine dello Spirito Santo, il quale però procedendo  per  via del Figlio dice che « li santifichi nella verità, » che
più augusto di questi Sacramenti è quello della Eucaristia.  Per  esso Gesù trovò il modo di far rimanere sopra la terra in
una cosa con questa operare (2). A quella similitudine,  per  giovarmi di un pensiero di S. Tommaso (3), che nella
parte sensibile ed esteriore del Sacramento è come l' anima  per  così dire che avviva e avvalora essa parte materiale del
istrumentali indirette della grazia? (1) operano esse  per  la via delle sensazioni? Rispondo che non per la sola via
operano esse per la via delle sensazioni? Rispondo che non  per  la sola via delle sensazioni, ma sì bene per un principio
che non per la sola via delle sensazioni, ma sì bene  per  un principio anteriore a quello della sensazione, voglio
è buona, tutto nell' animale si ristora e si rallegra: se  per  opposto è mala, nascono in lui variatissimi sintomi
Sacramenti operi ineffabilmente sul principio animale; e  per  questa via modifichi salutarmente l' animalità, in quelle
e congiuntamente viene operata dalla grazia.  Per  tal modo è bensì necessario il contatto alla valida
a quel modo che le particelle inanimate del cibo intromesse  per  le vie dello stomaco nei meati sottilissimi del corpo
stomaco nei meati sottilissimi del corpo umano, ricevono  per  quella elaborazione e vicinanza di parti vive anch' esse la
vicinanza di parti vive anch' esse la vita. La ragione poi  per  la quale questo discorso non si può applicare a' tre
venga applicata al corpo umano alcuna sostanza medicinale  per  così esprimermi, se non come segno stabilito a manifestare
si trasferisce. Finalmente il Sacramento del Matrimonio ha  per  fine di santificare l' amore che unisce gli uomini, e ciò
l' amore che unisce gli uomini, e ciò si ottiene  per  l' imitazione dell' amore ch' ebbe Cristo verso gli uomini.
nozze quanto stabilisce la Chiesa a fine di riconoscerle  per  Sacramento. Conciossiachè se la Chiesa vede in quelle nozze
della grazia. Ma ciò potea fare non solo immediatamente  per  sè stessa quella umanità, ma comunicando altresì la stessa
queste comunicazioni di virtù e di santità che si riversa  per  così dire e travasa dal Verbo nell' umanità assunta da
ciò, che tanto acconciamente si dice de' nuovi, cioè che  per  essi l' uomo S' INCORPORA a Cristo (1): la qual maniera
che la sua azione è da parte di sè necessaria (3). Egli è  per  questo che S. Paolo avvisa l' uomo di non gloriarsi del suo
con solo questo egli non ha la salute, ma egli l' ha  per  l' operazione che fa in lui Cristo; il che è quanto dire
la nuova creatura« (4), » la qual nuova creatura non si fa  per  alcuna morale naturale, ma per la mistica e ineffabile
nuova creatura non si fa per alcuna morale naturale, ma  per  la mistica e ineffabile operazione de' Sacramenti di Cristo
religioso, che opera in lui, prevenendo la sua volontà,  per  la potenza di Cristo, e così il fa rinascere, e l' avvalora
o dalla fede in lui, nella sua potenza e virtù salutifera «  per  le opere della legge nessuna carne si giustificherà in
la giustizia, avendo l' ingiustizia aderente a sè stessi  per  natura: [...OMISSIS...] . Che resta dunque a salvamento?
Dio, cioè quella che infonde Iddio pe' Sacramenti e che ha  per  base la fede: [...OMISSIS...] . E sono i Sacramenti quelli
dunque coll' essere nelle menti degli antichi cominciava  per  essi ad esistere e ad operare. Il principio adunque da cui
che con questo nome di elementi li chiama S. Paolo (1).  Per  la ragione contraria, come l' ordine reale è il compimento
la grazia, e però S. Giovanni dice: « la legge è stata data  per  Mosè, ma la grazia e la verità è stata fatta per Gesù
stata data per Mosè, ma la grazia e la verità è stata fatta  per  Gesù Cristo« (5). » Nelle quali parole è da osservare la
e quest' ufficio prestavano appunto gli antichi Sacramenti.  Per  ciò distinguendo gli antichi Sacramenti da quelli del nuovo
e sorretto da imagini le quali colorano e incarnano,  per  così dire, le idee traducendo sotto i sensi le cose ideate.
di lui; e questo era atto della volontà meritorio; perocchè  per  questa fede l' uomo si riconosceva misero e bisognoso di
agnello è stato ucciso fino dall' origine del mondo« (2) »  per  indicare che è stata rivelata la sua morte, conosciuta,
Ebrei, essendo questi Sacramenti da loro richiesti da Dio  per  segni della loro fede (3). Di qui si vede ragione perchè in
suggello di quella giustificazione che aveva ottenuta  per  la fede. Perciò il Genesi attribuisce alla fede la
atti protestativi della fede, si doveano questi praticare  per  ubbidire a Dio che gli avea comandati e non vi potea essere
quelle sovra recate di S. Paolo, anzi che loro contraddire.  Per  tal modo i Sacramenti antichi giustificavano l' uomo non in
crescere e vegetare più rigoglioso e soffocar questo, e  per  ciò nel genere umano corrotto, ove si considera abbandonato
ed è più vigoroso dello stesso germe del male. Esso  per  ciò dà origine ad una« nuova legge di perfettibilità« a cui
l' umanità aiutata da Dio. Da tali verità S. Paolo deduce  per  corollario, che la salute e la perfezione umana è superiore
degradazione conosce il bene e non ha le forze di seguirlo.  Per  riferire compendiate le sue parole egli dice che
che [...OMISSIS...] . Di che avveniva che eran perduti,  per  giudizio lor proprio, perocchè il conoscere il vero era la
renderà a ciascuno secondo le sue opere« (2). » Ma l' uomo  per  questa via di giustizia non poteva salvarsi perchè le sue
questa giustizia di Dio (e non dell' uomo) si è manifestata  per  la fede di Gesù Cristo (la qual sola può salvare) poichè
E conchiude che dunque siamo « giustificati gratis  per  la grazia di lui per la redenzione che è in Cristo Gesù -
che dunque siamo « giustificati gratis per la grazia di lui  per  la redenzione che è in Cristo Gesù - che però l' uomo non
gratuita misericordia in conseguenza della sua fede, non  per  una giustizia dovuta alle sue opere. [...OMISSIS...] . Da
[...OMISSIS...] . Da questa frase S. Paolo argomenta che  per  la fede fu giustificato Abramo non perchè ciò meritasse
non perchè ciò meritasse secondo una stretta giustizia, ma  per  un dono della grazia di Dio. Perchè la Scrittura dice: «
virtù. Se la giustificazione di Abramo fosse stata dovuta  per  giustizia, la Scrittura l' ascriverebbe alle sue buone
Ella dunque fu e non poteva essere che gratuita (3). Ma  per  un' altra ragione, secondo l' Apostolo, era necessario il
Apostolo, era necessario il principio extra7morale, oltre  per  quella della impotenza dell' uomo ad operare il bene.
e perfezionamento; se questo non si può ottenere se non  per  quella via che umilii l' uomo, e Dio solo esalti; qual sarà
almeno in quanto alla sua materia era naturale, cioè aveva  per  oggetti cose di questo mondo, e non invisibili e
in vista di quella sua fede; ma non gliela potea concedere  per  giustizia, sì bene per pura grazia senza verun merito
fede; ma non gliela potea concedere per giustizia, sì bene  per  pura grazia senza verun merito precedente (1). E veramente
tutte le apparenze umane quando il suo corpo era spento  per  poco e mezzo morta la vulva di Sara« per estrema
corpo era spento per poco e mezzo morta la vulva di Sara«  per  estrema vecchiezza«: e tenne tuttavia per fermissimo che
la vulva di Sara« per estrema vecchiezza«: e tenne tuttavia  per  fermissimo che quello che Iddio prometteva egli poteva
prometteva egli poteva ancora mantenere. Non ebbe adunque  per  oggetto di sua fede la divina santità, ma la divina
come dicono le Scritture. Inoltre gli dà la circoncisione  per  segnacolo non meno di questa alleanza (4), che della
alleanza (4), che della giustificazione donatagli (5).  Per  conseguente di ciò avvenne in quinto luogo che Iddio
alla fede, e così questa fede diveniva soprannaturale  per  cagione della sua stessa materia; ed ella si disviluppava,
la giustificazione, l' altra che la sussegue; l' una che ha  per  sua materia oggetti di questa vita, l' altra che ha per sua
ha per sua materia oggetti di questa vita, l' altra che ha  per  sua materia« gli eloquii divini « cioè le rivelazioni
cosa che fosse intesa perocchè Iddio non si può intendere  per  via di sole idee (2), ma per atto di percezione. Nulla di
Iddio non si può intendere per via di sole idee (2), ma  per  atto di percezione. Nulla di meno l' ideale concetto unito
di Dio nell' uomo era mentale , ma nel nuovo non opera  per  la sola via della mente, ma sì bene anche per la via della
non opera per la sola via della mente, ma sì bene anche  per  la via della natura sensibile, perchè essendosi il Verbo
(4). Ora la natura umana è cotalmente ordinata che riceve  per  gli organi vitali e sensitivi la materia delle cognizioni.
adunque prima della venuta di Cristo una operazione  per  la quale Iddio si facesse sentire all' anima dell' uomo per
per la quale Iddio si facesse sentire all' anima dell' uomo  per  la via dell' animalità, conveniva che tutta quell' idea di
potesse chiamare deiforme quella percezione; cioè non punto  per  ciò che rappresentava (essendo al tutto negativa l' idea),
che rappresentava (essendo al tutto negativa l' idea), ma  per  la forza o energia da cui era accompagnata, il che spiega
le idee negative non hanno rappresentazione alcuna , e  per  questo appunto si chiamano negative. Esse però hanno un'
anime degli antichi, ma indicato ; e questa indicazione  per  la virtù della grazia annessavi bastava però a dominar l'
, o intuizione. Ora il non conoscersi una cosa  per  sè medesima e l' aversi di lei una semplice indicazione
indicazione viene a dire che quella cosa la si conosce  per  mezzo di altre cose da noi percepite le quali significano,
le quali significano, simboleggiano o indicano essa cosa  per  una qualsivoglia relazione a noi cognita che con essa si
cose divine non fanno bisogno nel nuovo Testamento, se non  per  quel tanto della divina notizia, che non s' acquista per
per quel tanto della divina notizia, che non s' acquista  per  grazia ma solo per gloria. Laonde nella condizione della
divina notizia, che non s' acquista per grazia ma solo  per  gloria. Laonde nella condizione della gloria, quando Iddio
non si percepisce, e in questo non v' è bisogno di segni  per  quella parte che si percepisce, ma per l' altra che ci
è bisogno di segni per quella parte che si percepisce, ma  per  l' altra che ci rimane impercetta. Tale è lo stato del'
» cioè conosciamo come i Profeti dell' antico Testamento  per  via di figure. E poichè quella parte che noi quaggiù
il futuro è tempo solo di percezione . Questa è la ragione  per  la quale venendo Cristo cadde e fu tolto quell' ammasso di
Testamento necessariamente dovea dunque essere legato e  per  così dire oppresso da un gran numero di pratiche e di
appartenenti alla società umana; le quali non potevano  per  ciò realmente far conoscere Cristo, ma solo indicarlo ; con
impossibile nell' antico Testamento. Questa è la ragione  per  la quale gli Ebrei medesimi non intesero la legge nella sua
profonda e spirituale verità, ma solo nella sua scorza, e  per  la quale dicono le Scritture ed i Padri, che l'
ignoranti e non intelligenti della legge non si tenessero  per  oltraggiati, prova la loro ignoranza collo stesso Mosè.
così alto della legge, perchè l' uomo non era ancora rinato  per  Cristo e resosi spirituale, ma era rozzo e materiale.
spirituale, ma era rozzo e materiale. [...OMISSIS...]  Per  questo conchiude che gli Ebrei, « andando dietro ad una
di osservanze esterne, e di esterne temporali promesse; ma  per  questo suo difetto essa si rendeva anche occasione di
quando insegna che « non ha conosciuto il peccato se non  per  la legge. Perocchè io ignorava la concupiscenza se la legge
il peccato (cioè il fomite del peccato originale)  per  cagione del comandamento (che mi ha maliziato) ha operato
toltane l' occasione dal precetto mi ha sedotto ed ucciso  per  mezzo della legge« (3). » Questo è il significato nel quale
I Farisei si attenevano alla lettera della legge ed è noto  per  ciò come da Cristo sono chiamati « ciechi e condottieri di
ebbe a dire al popolo a cui predicava: [...OMISSIS...] . E  per  mostrare che quella perfezione di virtù che Cristo
al lume interiore, col quale potevano conoscere Iddio  per  la sua grazia, dopo aver Cristo enumerati i precetti più
uomini non avevano a quel tempo il lume ch' ebbero poscia  per  Cristo, col quale percepivano Dio7incarnato positivamente.
e che da esse venisse la forza della santificazione,  per  significare che ogni santità nel nuovo patto procede dalla
hanno uditi« (1). » Perocchè essi non davano lo spirito, e  per  ciò non davano la facoltà di udirli; « l' udito è per la
e per ciò non davano la facoltà di udirli; « l' udito è  per  la parola di Cristo« » come dice l' Apostolo (2). All'
erano non solo « infermi ma empi« (1), » che Cristo è morto  per  essi « mentre erano ancora peccatori« (2) » e quindi non
che « essendo inimici sono stati riconciliati con Dio  per  la morte del suo figliuolo« (3) » e che per questa morte
con Dio per la morte del suo figliuolo« (3) » e che  per  questa morte Cristo riparò anche a quelle colpe, a cui la
dice di sè e de' suoi correligionari che « Cristo risorse  per  la loro giustificazione (.) » e che per Cristo furono ««
« Cristo risorse per la loro giustificazione (.) » e che  per  Cristo furono «« giustificati« (9), » allora parla della
parla come se non fossero stati prima giustificati;  per  ciò come se l' antica giustificazione verso la nuova fosse
della novella si mostrerà evidente dalle verità già  per  noi esposte. Gli uomini tutti erano peccatori per natura; e
già per noi esposte. Gli uomini tutti erano peccatori  per  natura; e non potevano essere giustificati se non a patto
non era in sè stessa che un ammasso di precetti che avevano  per  oggetto cose esterne, materiali, o finalmente nulla più che
nulla aveva che potesse rendere l' uomo veramente giusto; e  per  la sua difficoltà ad eseguirla il rendeva anzi più
nutrire in sè la certa fiducia di venir salvati, non  per  proprio merito, ma gratuitamente da Gesù Cristo venturo.
essere asceso al cielo) mandò il suo Spirito e congiunse  per  esso realmente gli uomini a Dio, dicendo l' Apostolo che «
dal Padre; e questa non può venire comunicata se non  per  la percezione interiore. Altramente, sarebbe egli possibile
che Cristo avesse comunicate a' suoi Apostoli le cose tutte  per  singolo udite dal Padre? e chi non sa che queste sono
che non dava loro la vita ma la prometteva: questo bastava  per  non cadere più giù, ma non per ascendere fino a Dio; come
prometteva: questo bastava per non cadere più giù, ma non  per  ascendere fino a Dio; come quegli che rovinato nel profondo
colla reale incarnazione e morte di Cristo (3).  Per  ciò l' Apostolo afferma che « la giustificazione della
camminiamo secondo la carne, ma secondo lo spirito« (4) »  per  Gesù Cristo; di che fare la legge era incapace (5); sicchè
nel limbo, fino a tanto che venisse colui che pagasse  per  essi, e comunicasse loro quel lume, quella vista di sè, che
legge ma dalla fede, dice che « la legge è stata posta  per  trasgredirla fino a tanto che venisse quel SEME a cui era
» E ancora più manifestamente apparisce, come l' Apostolo  per  quella fede che salva intende quella in Cristo venuto, non
gli fu riputata a giustizia« » non sono solamente scritte  per  lui, ma per noi altresì, come in quei suoi figliuoli ne'
a giustizia« » non sono solamente scritte per lui, ma  per  noi altresì, come in quei suoi figliuoli ne' quali s' è
sicchè era sola la punta dell' anima che a Dio volgevasi  per  quella fede (1). Duplice era dunque la causa operante,
non veggente chiaramente ancora il segno, troppo lontano,  per  ciò dovea la volontà umana acquistare più alti gradi di
beatifica; e i fedeli che allora morivano non vedevano  per  ciò immediatamente Iddio. E questo dà ragione perchè l'
« tutte cose, dice la Scrittura, il Signore le ha operate  per  sè« (2). » L' uomo dunque è ordinato al divino servizio. La
dell' uomo cosa alcuna dell' uomo, ma ogni suo elemento,  per  così dire, il consacra al divino culto. Di più, il divino
disposto l' uomo a sacrificare effettivamente sè stesso  per  la causa dell' onore e del culto di Dio, ove ne fosse stato
non sarebbe mancato quella perfetta disposizione di animo  per  la quale il santo uomo ama più Dio di sè stesso. In tale
e nell' intellettuale; allora ignorò quanto doveva a Dio: e  per  riannodare la sua corrispondenza col Creatore, fu bisogno
dimenticato, cioè che egli esisteva pel culto e  per  l' onore di Dio. In tal modo venìa riseminata nell' uomo la
della morale, che nasce da Dio comunicante coll' uomo.  Per  un' altra ragione poi rendevasi necessario un contratto
principio con positive rivelazioni. L' adito adunque a Dio  per  l' uomo era chiuso. Come poteva questi riavvicinarsi al
purchè abbiano materia ed oggetto in cui occuparsi, e ciò  per  istinto. L' uomo acquista più tardi, e un po' alla volta il
idee pure della divinità, cioè scevre dagl' integumenti  per  così dire de' sensi. 2. La materia o gli oggetti sensibili
nella società universale. La divina Provvidenza che ha  per  termine fisso il condur l' uomo alla perfezione morale,
e crescesse altresì la virtù del rimedio contro il peccato.  Per  ciò di pari passo con ambo gl' indicati sviluppamenti delle
furono delle cerimonie religiose. Tali sono i Sacramenti.  Per  ciò S. Tommaso togliendo a classificare tutte quelle cose
fra Dio e l' uomo sono due, l' ignoranza dell' uomo,  per  la quale non conosce che languidamente la sua relazione col
che fino ab antico quelli che facevano sacrifizii, o quelli  per  cui si facevano, partecipassero delle cose offerte al
di natura (1). Così parimente egli è verosimile che assai  per  tempo s' introducesse qualche rito onde si consecrassero i
a costituire propriamente de' Sacramenti (4). Nè basterebbe  per  potersi chiamar Sacramenti che fossero stati istituiti
levitico (3), e le purificazioni precedenti a quelle  per  Mosè instituite (4). Ma si sviluppa ognor più il germe del
fu ripresa (2). Il tempo che passarono nell' Egitto fu  per  gli Ebrei stato di tribù, che è lo stato di mezzo fra il
perchè si consideravano formanti una sola cosa coll' uomo,  per  cagione dell' unione maritale, nodo della società
domestica, dove la donna e l' uomo sono una carne (5).  Per  la stessa ragione il bambino che moriva prima dell' ottavo
assentì a voler esser perfetto: « si gettò Abramo boccone  per  terra« (1): » così diede il suo assenso. Allora fu
queste condizioni: che Iddio fosse onorato e riconosciuto  per  Dio da Abramo e da tutta la sua discendenza (2). E Iddio
(2). E Iddio all' incontro prometteva ad Abramo,  per  dargli prova di suo potere e di sua bontà e così dar nuova
giustizia come nel solo vero bene. Tanto non potea l' uomo  per  natura: bisognava la grazia del Redentore, come appar
dà una percezione viva delle cose spirituali e divine  per  l' infusione dello Spirito Santo; e in questa viva
un re al tutto singolare e di una grandezza degna di Dio,  per  ciò spirituale e divina. E attentamente sguardando all'
e risguardante tutti i discendenti di quel Patriarca:  per  ciò Iddio comandò che fosse circonciso Ismaele, e senza
avea promesso di stringere con Isacco, il santo Patriarca  per  lume soprannaturale avea veduto la promessa del Cristo
a tutto ciò che aveva creduto il loro padre Abramo. Egli è  per  questo che fu chiamato Abramo il padre dei credenti. E S.
da Dio ad Abramo di esser padre di molte genti, intendendo  per  queste genti non pure quelle che sono nate da lui secondo
queste dice che si riferisce la promessa fatta da Dio (4).  Per  la medesima ragione il luogo dove andavano le anime degli
del corpo significava il dovere Cristo discender da Abramo  per  generazione. E Cristo veniva a redimere il mondo e p“r
Essi protestavano al Signore che riguardandolo  per  loro padre e re si sarebbero sommessi a tutte le leggi
perfezione, la quale dovea effettuarsi di mano in mano  per  una serie di avvenimenti. L' uomo era peccatore per natura;
in mano per una serie di avvenimenti. L' uomo era peccatore  per  natura; laonde la prima cosa che convenia farsi a dargli
croce dovea esser dato anche in cibo a' suoi discepoli,  per  ciò l' agnello svenato dagli Ebrei dovette esser da lor
dagli Ebrei dovette esser da lor mangiato, e ciò in fretta  per  sommo desiderio di uscir dall' Egitto e fuggire la celeste
reni di castità, ed i piedi calzati di opere buone (2). E  per  indicare l' unione de' fedeli partenenti ad una sola
dall' altare, avendo parte delle vittime che si offerivano  per  lo peccato o per impetrare e render grazia, era niente più
parte delle vittime che si offerivano per lo peccato o  per  impetrare e render grazia, era niente più che un simbolo.
che il sacerdote dovea amministrare nel Razionale.  Per  ciò sì nell' Efod come nel Razionale erano scritti i nomi
E le due pietre dell' Efod o sopraumerale chiamansi  per  questo memoriale de' figliuoli d' Israello; poichè la
a Dio dell' ebraico popolo: il primo de' quali si faceva  per  la circoncisione, e con esso il popolo prometteva di
il secondo consisteva nella consecrazione de' sacerdoti, e  per  esso promettevano che oltre di osservare per sè le leggi
sacerdoti, e per esso promettevano che oltre di osservare  per  sè le leggi avrebbero altresì promosso il divino culto in
di nuovo. Allora fu scelta la famiglia di Abramo, e  per  segni di questo patto Abramitico furono stabiliti de'
colla memoria di ciò che egli fedele al promesso faceva  per  loro. Così istituì il Sacramento dell' agnello pasquale
dell' agnello pasquale quando li liberò dall' Egitto  per  istabilirli nella Cananea promessa nel patto Abramitico;
a percepirle si chiede altro più che le facoltà naturali.  Per  ciò poi chè spetta allo spirituale e soprannaturale della
essi veramente e abitualmente il Verbo percepito. La natura  per  ciò di una tal fede implicita nella sua parte
erano ordinate come mezzi e apparecchiamenti e che sola  per  ciò formava propriamente la sostanza del patto medesimo.
ciò formava propriamente la sostanza del patto medesimo.  Per  ciò dice Isaia del futuro Redentore: [...OMISSIS...] . In
non era più sola aspettazione di una futura comunicazione.  Per  ciò l' uomo non parlava già più a Dio per mezzi naturali ed
comunicazione. Per ciò l' uomo non parlava già più a Dio  per  mezzi naturali ed esterni, ma senza alcuno intermediario l'
alcuno intermediario l' uomo e Dio si abboccavano insieme,  per  così dire, nella grazia del Redentore. L' essenza adunque
poscia colla comunicazione del Verbo agli altri uomini  per  grazia (1). Tutto l' esteriore adunque nella nuova alleanza
di questa alleanza già stretta e pienamente verificata, e  per  ciò è cosa questa posteriore, quando l' antiche esteriorità
morale, nel quale egli era dedicato al culto divino  per  sua costituzione e lo conosceva senza bisogno di alcun
positivo ed esterno (1) che glielo ricordasse; egli era  per  così dire nel culto stesso costituito, perchè il culto era
quale egli attingeva la similitudine col Creatore (2).  Per  la ragione medesima il nuovo patto è universale, perchè è
E se anche significano i nuovi Sacramenti, ciò fanno  per  la volontà di Cristo, che li ha istituiti, e che ha
ha istituiti, e che ha giudicato ciò conveniente, non già  per  una loro intrinseca necessità, cioè perchè il patto sia di
del Verbo altra è passeggiera, ed altra è stabile  per  fissa legge e se si vuol così chiamarla abituale. Di più,
i quali con una tale impressione che si opera da Dio  per  ferma legge senza rispetto alla cooperazione dell' uomo
impressione che ha in sè del Verbo importa il venir egli  per  essa ordinato e chiamato al culto soprannaturale di Dio. E
riceviamo noi l' immagine di Dio. [...OMISSIS...]  Per  la medesima ragione avviene che i Teologi dànno allo stesso
altro che intellettiva, la qual dà all' anima conoscimento.  Per  questa osservazione si spiegano chiaramente que' passi de'
noi il carattere che riceviamo in alcuni Sacramenti, non ha  per  oggetto solamente gli abiti animali de' quali parla il
dell' Ordine poi l' uomo acquista una nuova potenza  per  la quale egli consacra l' Eucaristia, rimette i peccati ne'
altresì della Cresima e dell' Ordine stesso. La potenza  per  ciò che acquista l' uomo relativamente agli altri
a ragion d' esempio, che il carattere del Battesimo  per  un suo spontaneo e fisico effetto renda l' anima capace di
ci fa capaci di riflettere poi sopra lo stesso lume e  per  essa riflessione renderlo a noi più luminoso. Così nell'
la ragione; così colui nel quale il Verbo diventa operante  per  la consecrazione sacerdotale, può trasfondere e comunicare
grazia, cioè in qual modo la grazia conseguiti al carattere  per  natural conseguenza, ove l' uomo colla volontà sua non vi
che il carattere sia potenza aggiunta all' anima, la quale  per  esso diviene atta a ricevere in sè gli effetti de'
nell' ordine della grazia. E come tutto ciò che fa Dio  per  via di creazione non lo distrugge più mai, poichè è egli
(2); nè può perder più mai il carattere, il quale  per  questa ragione si chiama indelebile. I Teologi della
sicchè la rigenerazione della grazia non si fa mai se non  per  qualche cooperazione di volontà. S. Agostino da quelle
ragione sola adotta dai Concilii di Firenze e di Trento,  per  la quale il Battesimo non può ripetersi? Non altra che il
del Verbo che si chiama carattere. Nè noi neghiamo  per  questo che possa dirsi generazione spirituale dell' uomo
dell' uomo anche il primo ricevere ch' egli fa della grazia  per  una cotal similitudine. Perocchè come il figlio somiglia al
Di questa generazione che si opera pel carattere si oda  per  tanto S. Giovanni Grisostomo. [...OMISSIS...] Or a conferma
dalla casa paterna; il quale però è riconosciuto dal padre  per  suo, appena che a lui ritorna; perchè ha in sè la
ha in sè la fisionomia e i segni a' quali il riconosce  per  figliuolo sebbene in cenci e coperto di lurida sordidezza,
e scarno di fame. Anche il battezzato in egual modo,  per  iniquo che e' sia al Padre celeste, non perde la figura di
generazione coll' impronta dello spirituale carattere e  per  suo suddito e figliuolo la Chiesa sempre li riconosce (2).
la famiglia di Dio. Cristo è solo figliuolo di Dio  per  natura: i battezzati per questo si chiamano figliuoli di
Cristo è solo figliuolo di Dio per natura: i battezzati  per  questo si chiamano figliuoli di Dio, perchè hanno Cristo
della sua famiglia, perchè il Verbo innaturato in essi,  per  così dire, è suo vero figliuolo. In tal modo il Verbo nelle
la figliuolanza di Dio, ma Cristo è figliuolo di Dio  per  natura e non ha bisogno di partecipare della detta
e perpetuamente al Verbo e dal Verbo consecrata (1). Anche  per  tal modo ha dato un verace e reale fondamento alla
ella non si assolve più in simboli esterni, ma ha  per  base una vera consecrazione. Di qui ugualmente si vedrà
che avea Cristo come sacerdote, di placare Iddio e tirarlo  per  così dire ad abitare nell' anime a cui si applicava l'
che non è propriamente un patto positivo la ragione  per  la quale Dio concorre agli effetti de' Sacramenti
del Verbo colla essenza dell' anima intellettiva,  per  la quale l' anima percepisce il Verbo e se ne informa. Di
viene dopo il carattere preso nella sua propria nozione.  Per  questo medesimo la grazia è chiamata dal Maestro delle
S. Ambrogio dice: [...OMISSIS...] . Qui dà il santo Vescovo  per  ragione dell' esser noi segnati questa, che un tal segno ci
Battesimo opera in virtù della passione di Cristo, e anche  per  questa cagione prova S. Tommaso che non si può rinnovare
non si può applicare al Sacramento della Penitenza? Non  per  altro, dico io, se non perchè il Sacramento della Penitenza
riman però viva nel carattere la potenza di riprodurla.  Per  questa natural congiunzione colla grazia santificante, di
verso dell' uomo così segnato, che è come a dire Cristo  per  partecipazione. Però S. Basilio coerentemente al parlare
carattere viene impresso in virtù della passione di Cristo,  per  la quale operano i Sacramenti cristiani, ed è segno che
questo è accidentale impedimento posto al carattere, che  per  sè conseguirebbe indubitatamente quel salutevole effetto.
questo luogo di Gregorio Nazianzeno sopranomato il teologo  per  l' eccellente esattezza di sua dottrina: [...OMISSIS...] .
l' eccellente esattezza di sua dottrina: [...OMISSIS...] .  Per  la medesima ragione a me pare dover intendere del carattere
grazia, poichè è quello di cui sono segnati gli eletti. E  per  la medesima ragione, onde al carattere gli Angeli conoscono
della Penitenza e quello dell' estrema Unzione ha  per  iscopo di levare dall' anima il peccato che è appunto l'
Finalmente l' Eucaristia è l' unione di Cristo all' uomo  per  via della sua umanità in forma di cibo. Sono i corpi che si
la grazia nel cristiano acconciamente disposto. E avviene  per  la grazia che nella volontà risiede principalmente, che
a quella onde si stringe ed effettua un contratto.  Per  modo di medicina operano i tre Sacramenti del Battesimo,
Battesimo e l' olio della Cresima e dell' estrema Unzione:  per  modo di cibo opera la SS. Eucaristia: per modo di
estrema Unzione: per modo di cibo opera la SS. Eucaristia:  per  modo di comunicazione che altrui si fa di una potestà opera
affigura la congiunzione dell' ordinante e dell' ordinato:  per  modo di giudizio opera il Sacramento della Penitenza
della Penitenza assolvendo o ritenendo i peccati:  per  modo di contratto finalmente opera il Matrimonio che è un
avere compiuta e reale santificazione. « La legge fu data  per  Mosè, la grazia, la verità fu fatta per Gesù Cristo« »
« La legge fu data per Mosè, la grazia, la verità fu fatta  per  Gesù Cristo« » disse Giovanni Battista, il quale confessava
questa stupendissima virtù del suo corpo; parte a dir vero  per  la disposizione manchevole degli uomini (3), ma parte
ma il compimento di questa nascita non si ottiene che  per  la grazia. Conciossiachè essendo la persona un principio d'
che S. Paolo dice crocifissa in Cristo, e tal forza,  per  la quale l' uomo, che ad essa debitamente risponda, può
la piena vittoria dell' uomo sulla sua concupiscenza:  per  la qual vittoria l' uomo non pregia più il corpo presente e
più il corpo presente e i desiderii di lui, ma il tiene  per  morto e alla morte volentieri l' abbandona: il che è quanto
è risorto, che sta alla destra di Dio, che anche interpella  per  noi« (1): » cioè che prega e ottiene dal Padre lo Spirito
che prega e ottiene dal Padre lo Spirito Santo e i doni  per  gli uomini. E dopo la venuta dello Spirito Santo sopra gli
espressa menzione della santissima Trinità. Ma non potea  per  innanzi amministrarsi ugualmente il Battesimo colla
(1). » Or non essendo dato ancora lo Spirito Santo, nè  per  conseguente quella che noi abbiamo chiamata grazia
da sè mandarlo, se non che attendeva di salire al Padre,  per  mandarlo di là pienamente. Ed è degno di osservarsi
e gloriosa insegna e certa caparra di futura gloria, e  per  tal marchio dovea avere una mistica comunicazione con
battezzata e senza peccato era ammessa alla visione di Dio  per  la visione del Verbo e dell' anima di Cristo già gloriosa.
anima del battezzato però sebbene già beata non dimoravasi  per  questo in cielo, ma là dove era Cristo, a cui stavasi
meco in Paradiso« (1), » questa voce di Paradiso pigliasi  per  la stessa visione beatifica, venendo a significare che
beatifica, venendo a significare che Paradiso è ogni luogo  per  l' anima che vede Dio (2). Dice però meco facendo conoscere
conoscere che la beata visione quel ladro acquistavala  per  la unione con Cristo. Dal corpo poi risuscitato del
risponde: [...OMISSIS...] . Si potrebbe anco aggiungere che  per  la cosa sacra significata ne' Sacramenti si comprende non
grazia che nell' augustissimo de' Sacramenti si contiene, e  per  esso corpo, sotto la specie di pane e di vino, la grazia
e nello stesso tempo rappresentano la grazia medesima  per  mezzo degli effetti che in noi produce, configurandoci al
possiede la pienezza della vita soprannaturale in proprio e  per  primordiale costituzione a cagione dell' unione ipostatica
vita agli altri col merito della sua passione: l' ottenne  per  giustizia, e non per grazia. In conseguenza di che nacque
merito della sua passione: l' ottenne per giustizia, e non  per  grazia. In conseguenza di che nacque ciò che disse S.
a questi uomini che unisce a sè, e la comunica non solo  per  l' immediato contatto, ma ben anco con dei mezzi, il primo
in Se stesso, che è immutabile, onnipresente e conoscibile  per  sè stesso; ma nasce solo una mutazione nell' uomo che
differisce dalle grazie attuali e transeunti principalmente  per  la sua immanenza nell' uomo; perocchè essendo stabilmente
vi si frappongano. Questa grazia battesimale è triniforme  per  le ragioni dette: i vestigi della Trinità che mette nell'
(4); cioè mediante quel lume datoci nel Battesimo,  per  lo quale noi cominciamo a percepire Iddio, e veggiamo che è
l' uomo viene congiunto immediatamente a Cristo, e  per  Cristo a Dio. Per ciò S. Giovanni proseguendo a dichiarare
congiunto immediatamente a Cristo, e per Cristo a Dio.  Per  ciò S. Giovanni proseguendo a dichiarare la nostra fede che
è qui che S. Giovanni tocca i mezzi adoperati da Cristo  per  congiungersi a noi, e dice che furono tre; cioè: 1. il suo
la verità, noi non possiamo a meno di crederle; sicchè  per  infondersi in noi la fede verso Cristo Gesù, basta che
all' unione di Cristo se non dall' acqua del Battesimo, che  per  la virtù del sangue del Redentore comunica loro lo Spirito.
la virtù del sangue del Redentore comunica loro lo Spirito.  Per  indicare i primi, usa S. Giovanni, secondo lo stile delle
secondo lo stile delle Scritture, la parola cielo , e  per  indicare i secondi usa S. Giovanni la parola terra e dice
sarebbe assurdo, se non erro, interpretare la parola cielo  per  lo stato de' beati, quasichè nella vita presente la
la natura di questa testimonianza interiore, dice che  per  tale testimonianza si sente che Iddio ci ha dato la vita
il dono della grazia. Così anche l' Apostolo prima pone  per  effetto del Battesimo la morte dell' uomo vecchio, e
Or in che maniera ciò accade? In due maniere, cioè o  per  operazione dell' uomo o per operazione di Dio. E veramente
accade? In due maniere, cioè o per operazione dell' uomo o  per  operazione di Dio. E veramente quando Iddio è unito coll'
dunque la santificazione che all' uomo nasce dal Battesimo  per  la cooperazione dell' uomo stesso. Ma dicemmo ch' ella s'
dell' uomo stesso. Ma dicemmo ch' ella s' accresce ancora  per  l' opera di Dio, mediante la quale Iddio s' unisce all'
che aumenta la grazia ricevuta nel Battesimo, e rende  per  così dire adulto l' uomo nuovo uscito bambino dal
animale. E veramente il Battesimo non è istituito, come fu  per  noi detto, se non a fine di santificare la punta dell'
questi doveano poter conferirsi in forma medicinale, quasi  per  sanare una infermità. E l' olio era idoneo a rappresentare
che in due modi si comunica la grazia del Redentore: l' uno  per  l' immediata comunicazione del Verbo: l' altra per l'
l' uno per l' immediata comunicazione del Verbo: l' altra  per  l' immediata comunicazione dello Spirito Santo. Il Verbo si
che erano le sue opere, dicendo: « Se non altro credete  per  le stesse opere« (4); » una delle quali opere erano i
che io sono nel Padre«: » ecco la cognizione del Verbo  per  l' impressione fattale dallo Spirito Santo: « e voi in me,
all' uomo appena uscito dall' acque del Battesimo, e  per  la quale il progresso della vita spirituale ne' Sacramenti
faccia operare in tutte l' altre potenze, rendendo l' uomo  per  essa robusto e valoroso a poter anche resistere agli
che s' ha mediante il Sacramento della Cresima, è ciò  per  cui l' uomo spirituale diviene da pargoletto grande e
testimonii ci valga colui che si può chiamare il Teologo  per  eccellenza, e l' abbreviatore della cristiana tradizione.
Quando adunque si parla dello Spirito Santo in questo modo,  per  esclusione del modo onde viene col Battesimo, convien dire
è quello che rende adulto l' uomo spirituale, convien dire  per  giusta illazione, che l' età adulta, nel linguaggio
significa quello stato dell' uomo in cui è ben nato  per  l' unione del Verbo, ma non ha ricevuto ancora la grazia
è lo Spirito Santo che noi riceviamo dopo il Battesimo  per  l' impostazione delle mani dei Vescovi (4). Nell'
fede, ed alla Confermazione il diffondere in noi la carità.  Per  conseguente egli è questo un dire, che il Battesimo ci
di confessar Cristo e di combatter qual valoroso milite  per  la fede da lui ricevuta. Dalle quali cose apparisce, che la
potenza di esercitare pienamente il sacerdozio di Cristo.  Per  questo si è, che i Padri dicono costantemente, tanto
parlando di chi fu confermato, dice: [...OMISSIS...] .  Per  questo l' unguento si chiama Crisma di Cristo (1). E S.
Confermazione si compone; e si spiegano l' una coll' altra.  Per  esempio S. Agostino dice: « Che cosa è l' imposizione delle
quell' altra di« imposizione delle mani« scrivendo, che «  per  la crismazione della fronte vien significata l' imposizione
sola cosa non esclude l' altra, ma è una maniera che si usa  per  brevità; così non è a credersi che esprimendosi« l' unzione
altre tre. Con quella di unzione o di crisma è congiunta  per  sè, conciossiachè il segno di croce non in altro modo s'
si parla come di cosa apostolica segnare in fronte i fedeli  per  esprimere la Confermazione (1). S. Clemente papa discepolo
la Confermazione semplicemente « segnacolo« ciò non si fa  per  escludere l' altre parti di cui questo Sacramento si
l' altre parti di cui questo Sacramento si compone, ma  per  la comodità di avere alle mani una breve e semplice
confermarlo. Egli risponde all' eretico Kemnizio, che  per  escludere l' unzione del crisma reca i luoghi degli Atti
i Greci non ne hanno altra; e tuttavia la Chiesa riconosce  per  valido il loro rito della Confermazione. Dunque o la Chiesa
è quella che fa il Vescovo elevando la mano sulla fronte  per  ungerla e non altra. Può riuscire di conferma a ciò l'
dell' eterna eredità attribuita allo Spirito Santo, che  per  ciò si chiama Spirito di promissione, e l' effetto suo«
primo, e l' ultimo dai due precedenti, sebbene la fortezza  per  quanto dipende dall' uso delle potenze diverse dalla
connessa colla santità di sua natura; come pure il gaudio  per  quanto egli scaturisce dalle potenze minori non va di sua
mi sembrano quelle ragioni, che si possono addurre  per  l' opinione contraria. Perocchè se poteron essi ricevere lo
già dimostrato, che Cristo non avea bisogno d' alcun mezzo  per  comunicare le sue grazie, e che se Cristo fosse potuto
all' acqua materiale, il bisogno della quale non è assoluto  per  tutti gli uomini. Tanto è vero che ne sono eccettuati per
per tutti gli uomini. Tanto è vero che ne sono eccettuati  per  comune consenso tutti quelli che morirono prima del dì
(7) non ha detto Cristo agli Apostoli, ch' erano mondi  per  cagione del sermone che avevano udito da lui? (1) E al
se non dopo la Pentecoste, questa necessità non ci fu mai  per  gli Apostoli, perocchè dopo aver ricevuto lo Spirito Santo
bisogno del Battesimo, e prima necessità non ce ne aveva  per  alcuno. Ora noi dobbiam favellare del più compiuto e del
(3), » cioè la mia Risurrezione. Nè si può muover dubbio  per  cagione della particella« fino che« donec , la quale nella
che far si deva in appresso. Benchè ciò sia vero, e valga  per  intendere altri luoghi delle Scritture; pure qui il testo
con esso voi«. » Aggiunge poi che sarà « un vino nuovo« »  per  indicare che il vino consecrato dopo la Risurrezione non
che Cristo glorioso, banchettasse continuamente,  per  così dire, avvivando della sua vita divina il pane ed il
così favella fino a principio del suo discorso? e che però  per  quel pane e per quel vino nuovo non può intendersi
a principio del suo discorso? e che però per quel pane e  per  quel vino nuovo non può intendersi convenientemente se non
maraviglia che v' ha in una trasmutazione sì maravigliosa  per  la quale un pezzo di pane ed un calice di vino si trasmuta
stessa Eucarestia trovar debbasi un cibo in pari tempo  per  Cristo e per noi. E veramente se il pane e il vino si
trovar debbasi un cibo in pari tempo per Cristo e  per  noi. E veramente se il pane e il vino si converte nelle
e il vino si converte nelle carni e nel sangue di Cristo  per  una operazione simigliante, sebben più sublime, di ciò che
sia in questa parte deficiente: egli almeno la tien  per  attissima al suo intendimento. Nel secolo seguente
(3). Sembra che Durando sia caduto in tale errore  per  non essersi formato un' idea giusta della nutrizione; ed
decisioni della Chiesa il Bellarmino combatta il Durando,  per  accorgersi, che l' errore che vien combattuto, non istà
da tutte le imperfezioni che involge la nutrizione nostra.  Per  esempio, la nutrizione in noi supplisce alle particelle che
non le sono necessarii, e che accidentalmente le avvengono  per  l' imperfezione nostra, cioè per l' imperfezione del
le avvengono per l' imperfezione nostra, cioè  per  l' imperfezione del soggetto, in ch' ella si forma. Di che
bisogno della vita distesa e accomunata ad altri corpi  per  viver egli, come pure avviene nel corpo mortale, 3. nè ch'
una vera nutrizione collo stato di un corpo glorioso.  Per  questo lo stesso Aquinate conghiettura, che il cibo preso
tutte quelle imperfezioni, ch' ella ha come avviene in noi.  Per  altro tanto è lontano, che le Scritture ci faccian credere
o sia di comunicare alla materia della propria vita.  Per  questo fine egli volle mangiare in loro presenza. Se il
non è più cibo. In tal caso in vece di far passare il cibo  per  la bocca e pe' visceri, bastava che Cristo lo prendesse in
rimaneva però men credibile: quando di fatti portentosi e  per  poco incredibili erano circondati. Certo S. Pietro rimase
d' ugual natura alla nostra; ma ben anco la sua divinità  per  l' avveramento della sua profezia. In vero egli pare che in
si faccia senza ch' egli punto nè patisca o soffra, nè  per  cagione di suo bisogno; anzi forse per suo infinito
patisca o soffra, nè per cagione di suo bisogno; anzi forse  per  suo infinito diletto. Pur troppo egli avviene, che noi ci
ma quello ancora che noi crediamo gli debba convenire  per  cagione di dignità e di perfezione; quando egli è veramente
Di che accade che il corpo de' comprensori si concepisca  per  poco senza moto e senza azione. All' opposto io credo, come
parole di Gesù Cristo: « il pane che io darò è la carne mia  per  la vita del mondo (2), » e da quell' altre: «« Questo è il
(2), » e da quell' altre: «« Questo è il mio corpo che  per  voi sarà dato« (1): » secondo le quali parole il pane
Cristo: « il pane che io darò è la carne mia che io DARO`  per  la vita del mondo«:« questo è il mio corpo, che per voi
DARO` per la vita del mondo«:« questo è il mio corpo, che  per  voi SARA` DATO«. » Queste parole sono del futuro. O si
e non più corpi: il dire il contrario sarebbe eresia (1).  Per  ciò come dicono i Padri, che il corpo di Cristo nell'
» ma tuttavia questo NOS mantiene una identità assoluta,  per  mezzo a tutte le permutazioni; la quale è tanta, quanta l'
incomunicabilità della persona. La persona è incomunicabile  per  la sua diffinizione (1): ella allo stesso modo è immutabile
che può illustrare questo vero. Il moto nostro assoluto è  per  noi al tutto impercettibile, cioè il NOI non sofferisce
Ma quando delle particelle sono rapite dallo spirito,  per  così dire appropriate a sè, accese di vita, incorporate in
di Cristo« (4). » Ora questa maniera di dire è tale, che  per  essa si pone nella persona del Verbo il fondamento dell'
Eucaristico in virtù delle parole consecratorie, ma  per  sola concomitanza. Imperciocchè come poteva il corpo di
Imperciocchè come poteva il corpo di Cristo alimentarsi  per  così dire delle particelle del pane e del vino se ivi tutto
pane tutto il corpo di Cristo ex vi Sacramenti, e non  per  sola concomitanza; perchè non potrebbe succedere l'
che segue in virtù delle parole, e che le parole,  per  così dire, comandano, se non fosse ivi tutto il corpo di
in TUTTO il corpo e il sangue di Cristo, ma solo che «  per  la consecrazione del pane e del vino avviene la conversione
ed è congiunto col rimanente del corpo; il quale vi sta  per  concomitanza, cioè perchè è dalle sue parti inseparabile.
[...OMISSIS...] : ma qui non è che una consecrazione sola,  per  la « quale avviene il corpo di Cristo in questo Sacramento«
del corpo di Cristo, le dimensioni del quale, sebbene  per  sè eccedenti lo spazietto segnato da quelle particelle,
da quelle particelle, vengono ad esserci insensibilmente  per  una reale concomitanza (2). Quindi è che tanto nelle
la sentenza nostra, che la transustanziazione avvenga  per  una cotal nutrizione ineffabile e soprannaturale. Questa
trova ne' Padri antichi; ma che ella comincia a comparire,  per  quanto a me sembra, negli scolastici; e vien riprodotta ne'
col corpo di Cristo morto, col sangue di Cristo sparso  per  noi. Questa identità è principalmente notata in quelle
corpo crocefisso, al sangue effuso nel sacrificio cruento.  Per  questo i Padri (1) e le liturgie (2) così di frequente
più facilmente si dee concedere, quanto che si ritiene  per  fermissimo, che il corpo di Cristo glorioso non perde cosa
di Cristo glorioso non perde cosa alcuna di ciò che ha  per  sè; anzi noi riputeremmo empietà l' affermare, che perdesse
[...OMISSIS...] . Ora confesso che questa sentenza conta  per  sè delle autorità ragguardevolissime, le quali molto mi
difficoltà insuperabili ad ogni ragione teologica, sempre  per  quanto a me ne parve. Or avendo io già indicati i luoghi
indicati i luoghi della Scrittura e de' Padri che stanno  per  la sentenza da me abbracciata (1) torrò qui a metter fuori
come invincibili; e mi fanno abbandonare quella sentenza,  per  seguitar l' altra che ho esposta. E la prima difficoltà mi
è ancora annichilamento: deve cessare l' essere stesso, e  per  conseguente tutti i suoi modi, tutta la possibilità de'
suoi modi, perchè una cosa sussistente dicasi annichilita.  Per  ciò quando si dice che viene annichilito un modo di essere,
dice che viene annichilito un modo di essere, un accidente,  per  esempio una forma o un colore, non si parla con tutta
cessamento dell' essere di una cosa non sia annichilamento  per  questo solo che l' azione che fa cessare l' essere non
cristiana. Perocchè secondo questi principii è ammesso  per  certo da tutti e da' nostri avversarii stessi: 1. Che Iddio
Scrittura: [...OMISSIS...] . 2. Di che parimente si tiene  per  certissimo non essere annichilato nè pure il pane ed il
la consecrazione, senza che quel pane e quel vino rimanga  per  questo annichilato. Il Bellarmino vide che queste due cose
vero che il cangiamento dell' acqua in aria si farebbe  per  una azione sola, da un solo agente e rimanendo le stesse
al niente . A qual fine si pone una tal distinzione?  Per  potere evitare lo scoglio, che il pane ed il vino nella
nel sangue glorioso di Gesù Cristo? Una seconda difficoltà  per  me nasce gravissima dal concetto di TRANSUSTANZIAZIONE.
in un senso lato e non proprio; ma si dee intendere  per  essa rigorosamente una conversione della sostanza del pane
di queste due proposizioni, parendomi, che le operazioni o  per  dir meglio gli effetti sieno due e distintissimi, e che ad
che il pane sostenesse mille trasmutazioni diverse,  per  un miracolo della divina onnipotenza, non sarebbero sempre
si trova nella transustanziazione non si fa questo discorso  per  sapere come l' azione avvenga in Dio, ma come si faccia nel
» Ora qui si dice« il soggetto« e non dice« i soggetti«  per  far credere che non vi abbia che un soggetto solo; e l'
di Dio si suppone che stia il fine di annichilar quel pane  per  condurvi in suo luogo il corpo di Cristo: la intenzione non
finisca acciocchè l' altra succeda e la successione avvenga  per  quella forza onde la cosa è cessata« (1). » Ma io domando
una cessazione dell' azione di Dio che conserva il pane  per  annichilarlo, e un' opera positiva per addurvi il corpo di
che conserva il pane per annichilarlo, e un' opera positiva  per  addurvi il corpo di Cristo. Dunque l' una cosa non vien
il corpo di Cristo. Dunque l' una cosa non vien fatta  per  l' identica forza onde vien fatta l' altra, non fit
azione, nè può costituire la sua unicità o moltiplicità.  Per  queste ragioni S. Tommaso riconosce, che ponendo che il
mente di Dio stesse il pensiero di averlo fatto cessare  per  sostituire in luogo di lui il corpo di Cristo; nè
. Or si oda qual sia la via, che unica trova S. Tommaso  per  la quale farsi contro a questa obbiezione. Risponde egli:
conviene adunque far violenza al significato delle parole  per  sostenere una opinione particolare, tanto più che qui si
a dire che la medesima Chiesa ebbe in animo di fissare  per  dogma ciò che la parola significa e ciò che significa in
non sono questi due concetti al tutto distinti? e se sono  per  sè distinti, basterà l' intenzione che ha chi distrugge una
che ha chi distrugge una cosa di sostituirgliene un' altra  per  poter dire che la prima cosa fu nell' altra convertita e
il quale sostituisce con un solo tratto di mano, e  per  così dire con una sola azione, una palla ad un' altra, un
di un altro essere, che è indipendente al tutto  per  sua natura dal primo: quando all' opposto la cessazione di
ivi addursi un essere nuovo, è impossibile il non trovarsi  per  lo meno tre istanti assai distinti fra loro, cioè: 1.
essere del pane, cessa interamente il soggetto pane; ma non  per  questo cessa ogni essere, non per questo cessa ciò che S.
il soggetto pane; ma non per questo cessa ogni essere, non  per  questo cessa ciò che S. Tommaso chiama l' essere comune
i portenti della sua liberalità, l' infinita prodigalità,  per  così dire, de' suoi tesori; nel Sacramento, dove veramente
poteva egli avere di distruggere un essere da lui creato,  per  cavargli gli accidenti quasi fossero una sua camicia, e
perchè a suo uso rimanessergli gli accidenti di quella? io  per  me credo, che quando non avesse Cristo voluto convertire
ragionamenti debbon cessare rincontro alla parola di Dio:  per  questo è che dico io, che dovete cessare voi dall'
della consecrazione; perocchè voi ce l' avete introdotta  per  un ragionamento umano, che non si trova nella parola del
del Bellarmino: [...OMISSIS...] . Ora dall' istante che  per  mutazione deperditiva s' intende la totale distruzione del
è dunque più vero che Cristo vien ad essere nel Sacramento  per  la mutazione del pane; questa mutazione deperditiva del
e antico linguaggio dicendo sempre che ogni cosa si fa  per  conversione del pane, « per conversionem panis idem corpus
sempre che ogni cosa si fa per conversione del pane, «  per  conversionem panis idem corpus in sacra hostia ponitur »,
hostia ponitur », ma questa conversione del pane si spiega  per  una mutazione deperditiva, « intelligi debet de mutatione
un nesso loro intrinseco e fisico non si congiungono se non  per  una relazione esteriore che sta nella mente di Dio, il qual
a chiare parole il venerabile autore (1), il che basta  per  collocare la sua fede fuori d' ogni controversia. Ma quando
e fermamente crede, cioè « l' avvenire di que' fatti  per  l' efficacia della transustanziazione« (1). » E qui voglio
sostanza del pane, e il ponimento della carne di Cristo.  Per  tutte le quali cose sapientissimamente la Bolla Auctorem
veramente o propriamente un tal nome, e abbiam detto  per  ciò che in tal sistema non si può dire che« il pane si
il pane si converta e si transustanzii« ma solo che cessi  per  dar luogo al corpo di Cristo. Abbiam detto altresì che non
essendo diventato carne di Cristo fu distrutto in questo, e  per  questo, che fu cangiato in meglio? E si noti il modo onde
costantemente che « del pane si fa il corpo di Cristo« »  per  voler dire che il corpo di Cristo succede al pane il quale
come è nel sistema de' nostri avversarii. 4. S. Cipriano  per  descrivere la transustanziazione dice, che « la divina
che si trovano in tutte le liturgie, in tutti i Padri e che  per  conseguente contengono il deposito delle più sacrosante
che tiene al suo principe in nessun modo si può dire che  per  ciò il servitore sia moltiplicato, ingrandito, e molto meno
cotale operazione, non volta a levar via l' essere del pane  per  collocarvi in suo luogo il corpo di Cristo, ma anzi a
la santificazione« (3); » S. Giovanni Damasceno pure «  per  la invocazione e la venuta dello Spirito Santo« (4); »
e la venuta dello Spirito Santo« (4); » Teofilatto «  per  la benedizione e l' accessione dello Spirito Santo« (5); »
di Dio, come la generazione e la nutrizione naturale si fa  per  lo spirito dell' uomo. Però la consecrazione è molto spesso
Santo, a quel modo onde si suol dire che Maria concepì  per  opera dello Spirito Santo. Rechiamo a maggior confermazione
direttamente si esprima che la transustanziazione si fa  per  opera del Santo Spirito. S. Agostino dice espressamente che
dunque s' asconde sotto il velo delle mistiche specie  per  un atto d' amore, ed è questo che volle dire l' amoroso
delicatamente vuol empire le proprie mammelle di latte  per  ispremerlo poscia in bocca de' suoi cari bamboli, de'
ma se si pone che questa grande conversione avvenga  per  una ineffabile assunzione e incorporazione della sostanza
amabile agli uomini, ugualmente si rese da sè cibo  per  l' opera del suo spirito giacchè in questo cibo si compiva
lo spirito di Gesù Cristo si manifesti e comunichi  per  varii gradi, e solo dopo salito Cristo al cielo e disceso
a nulla: perocchè esse non si adoperavano se non  per  indicare come avveniva o poteva avvenire la
consacra; ma altro è che questa sia unica e inconcepibile  per  le sue circostanze uniche e inconcepibili nelle quali
della Vergine e non vera carne del Salvatore. E come ciò?  per  opera dello Spirito Santo, per la quale dicono i Padri
del Salvatore. E come ciò? per opera dello Spirito Santo,  per  la quale dicono i Padri avviene pur la consecrazione. Lo
ad intendere come Gesù Cristo nell' Eucaristia si propaghi  per  così dire e si moltiplichi in ogni luogo della terra, usa
. La qual similitudine è acconcissima, e tutta  per  noi. Conciossiachè la propagazione dell' uman genere
Conciossiachè la propagazione dell' uman genere avviene  per  una cotale comunicazione della vita, e non per alcuna vera
avviene per una cotale comunicazione della vita, e non  per  alcuna vera distruzione o cessazione di alcun essere. 5. S.
già; ma solamente cessano di essere quello che erano,  per  divenire frumento? S. Gaudenzio adunque non pensava a
di un essere, che fu introdotto solo da' moderni;  per  non sapere essi trovar altra via da spiegare il grande
Cristo mediante lo Spirito Santo, fuoco divino, avviluppano  per  così dire le minime particelle del pane, come la fiamma fa
dell' unico corpo di Cristo, cessando quelle interamente  per  cotale ineffabile operazione da esser sostanza di pane e di
del corpo e del sangue a cui individuamente si congiungono.  Per  sì fatto modo rimangono chiarissimi, e privi d' ogni
si ritrovano le comparazioni, a cui essi sono ricorsi,  per  dare in qualche modo convenevole dichiarazione del modo
non può divenire un altro individuo sussistente, perocchè  per  diventare un altro individuo dovrebbe deporre la propria
deporre la propria individualità, e questa non può deporla  per  via di trasmutazione, ma solo per via di annichilazione; 2.
e questa non può deporla per via di trasmutazione, ma solo  per  via di annichilazione; 2. Che l' altro individuo pure
Nè si badi al vocabolo di accidente , che io adopero  per  indicare la mutazione che avviene nel corpo di Cristo per
per indicare la mutazione che avviene nel corpo di Cristo  per  la consecrazione, perocchè io intendo per accidenti anche
corpo di Cristo per la consecrazione, perocchè io intendo  per  accidenti anche le relazioni che acquista un essere; e in
il Bellarmino avuto ricorso alla sua conversione adduttiva  per  ispiegare la transustanziazione, due cose si raccolgono: 1.
(il che veramente non sarebbe che un distruggersi dell' uno  per  opera divina, conservandosi l' altro). Ora il venerabile
che è quanto aggiungere unità ad unità; e di averne  per  risultato non due individui, nè un individuo maggiore di
se non che è da osservare, che questa formola, che varrebbe  per  la quantità, non varrebbe punto ad esprimere l' identità
sopraccennati di una conversione vera. Perocchè posto  per  principio che al corpo di Cristo non si può aggiungere
di Cristo non si può aggiungere niuna particella; viene  per  conseguente che non si consideri l' identità del tutto, ma
o di numero o di grandezza l' altra entità. Ricorreremo  per  esser brevi a ciò che fu stabilito intorno alla natura del
detto che le nostre cognizioni intorno al corpo ci vengono  per  due modi: 1 pel sentimento fondamentale spontaneo e sue
luogo trattandosi del corpo proprio, che noi percepiamo  per  un sentimento spontaneo fondamentale. L' unica maniera di
del corpo; ma che questo ingrandimento non nasce  per  aggiunta di particelle corporee avvicinate: costui cadrebbe
il corpo essere una potenza di agire sul corpo « idem  per  idem «. Ma tralasciando la dimostrazione diretta dalla
essenza del corpo, ma più veramente sopraggiunti ad esso, e  per  sè essenti. Due di queste qualità assolute o accidenti
Riman dunque a spiegare che una stessa identica sostanza  per  sè fuori di luogo debba esser collocata in due luoghi
e se noi troviamo l' identità delle due estensioni non è  per  altro se non perchè l' estensione esterna viene da noi
interna, nel modo che ho spiegato nel Nuovo Saggio , e non  per  altro. Or l' azione sopra uno spirito e l' azione sopra un
degli Apostoli e de' discepoli, non continuava meno  per  questo ad essere congiunto coll' anima di Cristo, nè meno
quella forza che il fa operare sugli altri corpi; non perde  per  questo, come osserva ottimamente il Bellarmino, la stessa
pure, che il corpo di Cristo non sia in questo Sacramento  per  modo di quantità dimensiva, nè circoscrittivamente;
aggiunge, che, se non in forza del Sacramento, tuttavia  per  ragione della reale concomitanza si trova altresì nell'
cose apparentemente contradditorie; giacchè se si adduce  per  ragione del non essere il corpo di Cristo nel Sacramento
minore del corpo stesso di Cristo (3), una tal ragione vale  per  escludere la quantità dimensiva assolutamente, o per virtù
vale per escludere la quantità dimensiva assolutamente, o  per  virtù del Sacramento, o concomitante. Ma l' angelico
della naturale concomitanza dovrebbe esservi, ma  per  un modo portentoso soprannaturale vien ritenuta indietro,
interna, la determinata misura di questa, e intendere che  per  concomitanza è questa determinata misura che si trova nel
bene intende che smossone il fondamento, l' edifizio,  per  magnifico e solido ch' egli sia, precipita da sè stesso;
ripugnano sempre a credere quello che non intendono, e che  per  tante vie eglino tentassero di spacciarsene col proprio
definito, e sempre pronte a condannare quel che fosse  per  condannare la Chiesa, e a difendere quello che la Chiesa
la Chiesa, e a difendere quello che la Chiesa fosse  per  definire; giustamente si meritarono egual protezione dalla
i cuori coll' identità di ciò che cercano tutti, benchè  per  vie diverse, la verità; e di ciò che tutti amano e per cui
per vie diverse, la verità; e di ciò che tutti amano e  per  cui tutti egualmente i veri teologi di qualsivoglia Scuola
All' incontro quello sforzo di arrivare allo stesso fine  per  varie strade, giova non poco alla scienza; che di varie
ma l' una più questo, e l' altra più il suo opposto. Così,  per  tornare a noi, nel definire in che consista l' essenza del
in guardia contro all' errore di annientare questo peccato,  per  non rendersi in quanto a' concetti simile alla setta
l' esistenza, a chi ne annulli l' essenza; un' altra  per  lo contrario vegliò contro l' errore opposto, che è quello
in qualche cosa indipendente dalla libera volontà,  per  non accompagnarsi alle sette eretiche de' Calviniani, de'
certo segno, quelli che se ne rendon colpevoli, già  per  ciò solo non appartengono più a campioni delle Scuole
delle Scuole cristiane; rifiutandosi queste di riconoscere  per  loro seguaci coloro che eccedono di sì grave foggia.
linea del giusto confine, vicino al quale egli cammina,  per  sorprenderlo in fallo, ed avvisare il pubblico dello
non ne sa abbastanza, od ha l' occhio traballante  per  umane passioni; ed allora gli avviene, che invece d'
non pochi Molinisti furono ingiuriosamente denunziati  per  Pelagiani ; ed a non pochi Agostiniani o Domenicani s'
dalla Chiesa proscritti, nè niuna d' esse riconoscerebbe  per  suo l' errante, quando d' errore, contro una chiara
sentenza. Nel che si osservi, che le menti degli uomini  per  la naturale loro limitazione ed infermità, mantengono anco
cui le passioni e l' animo umano prende gran parte; legge  per  la quale l' opinione s' incammina verso uno degli estremi,
opposto s' incammina, che pure incautamente trapassa;  per  oscillar poi di bel nuovo fra i due errori contrarii,
le menti di que' primi si stanno ferme nel vero definito  per  cosa di fede, e solo oscillano in quelle cose circa le
la propensione. Definiremo all' incontro il razionalismo  per  quel sistema che a spiegare il bene ed il male morale non
, come ho già altrove detto. Ma giova, che noi veggiamo  per  quali vie poi siamo venuti a questo nostro periodo di
rea di sua natura, e che si salvavano gli uomini solamente  per  la grazia che usciva da lui, non pe' meriti loro (2). L'
essenzialmente orientale, avea dal filosofo greco ritolto,  per  così dire, quello che egli stesso avea tolto all' oriente,
è manifestamente distruttivo della libertà; conciossiacchè  per  ispiegare l' esistenza del mal morale si dimentica al tutto
stato d' innocenza, tuttavia lo stesso peccato originale, e  per  esso la perdita della libertà, viene da essi al malo
il dimostrarla generatrice di assurdissime conseguenze. Ma  per  confutarla non ragionando dall' assurdo, ma dall' erroneità
fu atterrata nel suo principio: fu annullata in teoria  per  sempre. Ma come accade che l' errore abbia i due periodi
la teoria vera, che contrapposta alla teoria erronea  per  diretto e per intero l' annulla, ha pur essa i medesimi due
vera, che contrapposta alla teoria erronea per diretto e  per  intero l' annulla, ha pur essa i medesimi due periodi dell'
recidesse la radice della manichea pravità e assicurasse  per  sempre il trionfo del vero; tuttavia non potè trattenere il
quasi del tutto la contemplazione de' veri teoretici,  per  la vita pratica e bellicosa; sicchè troppo dovea esser
questa prima forma de' due principii supremi inventati  per  dar ragione dell' esistenza del male (1). Veggiamo ora come
del male (1). Veggiamo ora come la ragione umana s' avviò  per  la via contraria, e giunta all' altro estremo ruppe al
le diede forma ed espressione determinata e la rese celebre  per  ostinato conflitto. Richiamisi la riduzione ch' io feci di
Di che deducevano che non si poteva comunicare il peccato  per  generazione; non entrando nell' uomo il peccato che per la
per generazione; non entrando nell' uomo il peccato che  per  la sua libera volontà; e quindi non potea nascer l' uomo
fosse impotente la libertà umana tale quale l' uomo l' ha  per  natura; alla quale libertà umana riducevano però ogni
specie di moralità buona o malvagia che è nell' uomo non  per  cagione d' una libera volontà (2), ma per l' influenza che
è nell' uomo non per cagione d' una libera volontà (2), ma  per  l' influenza che ha sull' umana natura un' altra causa, o
Ogni moralità buona o rea d' un individuo umano ha  per  causa la sua libera volontà, fuor della quale non vi ha
il peccato originale, cioè un mal morale che si contrae  per  generazione; 2. Dunque non esiste la grazia con cui Iddio
libero arbitrio. L' onnipotenza adunque del libero arbitrio  per  esercitare la virtù ed evitare il male è conseguenza
tuttavia conservarsi tale, non avesse bisogno nè di pregare  per  la remissione de' suoi debiti, nè d' invocare la protezione
nella seconda opinione, in cui tutto ciò che avviene  per  necessità e non per arbitrio si suppone non esser morale:
opinione, in cui tutto ciò che avviene per necessità e non  per  arbitrio si suppone non esser morale: conciossiachè
utili, non riuscirebbero però mai assolutamente necessarii  per  mantenersi innocenti e viver giusti (1). Del rimanente, l'
Manicheismo nacque all' aspetto dell' uomo com' è di fatto  per  natura servo del mal morale, il pelagianismo nacque alla
fu chiamata «anamartesias,» cioè dell' impeccabilità (.), o  per  dir meglio il poter non peccare si avvera egualmente sia
egli vedeva bene che la virtù e la perfezione è tale  per  sè, e tale perchè tale viene indicata dalla ragione, anche
senza libertà sì; e però che l' uomo può essere peccatore  per  natura, giacchè l' esser peccatore per natura non esclude
può essere peccatore per natura, giacchè l' esser peccatore  per  natura non esclude la volontà, ma solo la libertà;
ma solo la libertà; conciossiachè l' essere peccatore  per  natura, non altro vuol dire se non« l' avere per natura una
peccatore per natura, non altro vuol dire se non« l' avere  per  natura una volontà peccatrice«, ed indocile, o sia
o nell' eresia di negare che i bambini nascono col peccato:  per  evitare quel primo precipitarono in questo secondo (1).
della dottrina svolta in questa Collezione di Opuscoli che  per  la terza volta esce in luce aumentata, e nelle altre opere
aumentata, e nelle altre opere dell' Autore, specialmente  per  ciò che riguarda il peccato originale e l' umana libertà, e
originale e l' umana libertà, e ad evitare che niuno nè  per  ignoranza nè per malizia possa attribuirle un significato
umana libertà, e ad evitare che niuno nè per ignoranza nè  per  malizia possa attribuirle un significato diverso dal suo
sono inevitabili nelle lunghe trattazioni polemiche. 2. E  per  seguire qualche ordine nel riepilogo che ci proponiamo di
intorno alla natura del peccato originale de' posteri  per  lo più furono una conseguenza degli errori professati
soggiacque la creatura umana, entrò da principio nel mondo  per  la libera trasgressione che del divino precetto fece il
ed alla schiavitù del demonio, deteriorato tutto tanto  per  riguardo al corpo quanto per riguardo all' anima; così pure
deteriorato tutto tanto per riguardo al corpo quanto  per  riguardo all' anima; così pure in noi sua propaggine,
del peccato originale nei posteri. Il sistema giansenistico  per  lo contrario, spingendosi all' altro eccesso, non si
ogni libero arbitrio, ovvero ogni possibilità di farne uso,  per  operare un bene morale qualunque, necessitato dalla
ripugna che un vero peccato trapassi da un uomo in un altro  per  via di generazione, senza alcun libero consenso da parte di
Scrittura, ne' quali s' insegna questo dogma. I Giansenisti  per  l' opposto sostenevano, che la natura del peccato non è
liberi e peccati, perchè fatti senza coazione, benchè  per  necessità, venendo tutti informati dalla libertà con cui fu
stato colpito Baio, ricorse alla libera volontà di Adamo  per  ispiegare come possa aver condizione di peccato quel de'
a una volontà, e propriamente alla volontà libera di Adamo,  per  conservare al peccato originale la ragione ossia la natura
di peccato , mentre Baio, ricorre alla volontà del bambino  per  ispiegare l' imputazione e non la ragione di peccato, per
per ispiegare l' imputazione e non la ragione di peccato,  per  la quale egli accumulando errore sopra errore, non esige l'
al peccato che, secondo il dogma cattolico, l' uomo eredita  per  via di naturale generazione dal primo padre che prevaricò
ricorrere all' osservazione e al raziocinio filosofico  per  iscoprire la natura della volontà umana e i suoi diversi
morale, del peccato, ecc.. Onde Pelagio ricorre sempre  per  difesa del suo errore alla filosofia di Aristotile (1). b )
di Aristotile (1). b ) Che qui si trova pure la ragione  per  la quale S. Agostino dica del peccato originale:
S. Agostino dica del peccato originale: [...OMISSIS...] .  Per  colui che crede alla cattolica Chiesa cessano tutte le
tutte le difficoltà, e non c' è verità che sia più nota,  per  la predicazione de' sacerdoti, dell' originale peccato. Ma
che la Chiesa proponeva a credere ed annunziava ai popoli  per  la predicazione, il che fecero i Giansenisti. c ) Che
i sofismi e gli equivoci, e le distinzioni, non hanno,  per  così dire, alcun termine. 12. Come dunque la dottrina
e viceversa dovrà ben guardarsi dal pericolo che  per  uno zelo troppo esclusivo di abbattere il Giansenismo non
cattoliche, ma che nel loro contesto non nascondono meno  per  questo un senso eretico o certo erroneo. 14. E infatti i
loro onesta apparenza ingannarono i giudici stessi. Di che  per  dare qualche esempio tolto dall' eresia pelagiana, a tutti
il peccato originale, mediante subdola restrizione,  per  la quale intendeva che il peccato di Adamo passasse ai
quale intendeva che il peccato di Adamo passasse ai posteri  per  imitazione e non per la naturale generazione : come impose
peccato di Adamo passasse ai posteri per imitazione e non  per  la naturale generazione : come impose ancora a Papa Zosimo
un altro senso eterodosso, che era quel dell' eretico. E  per  venire a' sistemi più recenti, si dirà forse che sia un
è spontaneo, ma indipendente da ogni necessità, appunto  per  non essere determinata antecedentemente a una cosa
due modi che abbiam detto spontaneo semplice e libero ; ma  per  ciascuno di essi in due altri, cioè o per un movimento
e libero ; ma per ciascuno di essi in due altri, cioè o  per  un movimento finale , o per un movimento d' inclinazione .
di essi in due altri, cioè o per un movimento finale , o  per  un movimento d' inclinazione . Ella si porta in un oggetto
movimento d' inclinazione . Ella si porta in un oggetto o  per  un abito o per un atto con un movimento finale , quando
inclinazione . Ella si porta in un oggetto o per un abito o  per  un atto con un movimento finale , quando termina e riposa
altri che non sono fini del suo atto, e vuole questi solo  per  lui, di modo che in essi non ama altro che la qualità che
mezzo, perchè esso contrasta con quell' oggetto che ella ha  per  fine. 21. E` ora da osservarsi, che la volontà che riguarda
fine, e che però dicesi superiore e personale) può essere  per  un atto ovvero per un abito . Ciò che osta apparentemente a
dicesi superiore e personale) può essere per un atto ovvero  per  un abito . Ciò che osta apparentemente a questa sentenza si
(5). Poichè se non cedesse ad una tale attività (ceda poi  per  qualunque ragione o per una legge di spontaneità o per una
ad una tale attività (ceda poi per qualunque ragione o  per  una legge di spontaneità o per una elezione), se non
poi per qualunque ragione o per una legge di spontaneità o  per  una elezione), se non cedesse dico, ma resistesse alla
come diremo in appresso. 23. Di qui si può dedurre  per  corollario, che cosa si deva intendere quando si dice che«
in genere esprime un' unione fisica e morale colla persona,  per  modo che la cosa propria di una persona dee formare qualche
la volontà personale può acquistare una condizione morale  per  due modi, o per abito impostole, quando cedendo
può acquistare una condizione morale per due modi, o  per  abito impostole, quando cedendo spontaneamente e senza
fine; o quando ella si acquieta in esso come in suo fine  per  un atto di sua libera volontà (N. precedente). Nell' uno e
altro caso, cioè sia che questo suo riposarsi si faccia  per  un atto di cedevolezza e abbandono spontaneo, il che diremo
il che diremo passione personale, sia che si faccia  per  un atto libero, o azione personale; la passione o l' azione
della volontà superiore, di quella volontà che ha  per  oggetto il fine dell' umana vita. Infatti la legge eterna è
ordine morale, ma non avrebbe la natura di peccato. E`  per  questo che S. Tommaso, sapientemente al suo solito,
dottrina costante e universale de' maestri in divinità.  Per  non eccedere i limiti di un compendio noi la confermeremo
la vita spirituale. Da questa nozione e definizione  per  tanto del peccato derivano i seguenti corollari: a ) Che
sono semplicemente peccati in senso vero e proprio, e non  per  un modo traslato o interpretativo, o come sotto un solo
dell' ecclesiastica tradizione, della quale tradizione vale  per  ogni altra testimonianza l' autorità del Tridentino, che dà
quindi perdita del fine dell' uomo, in cui sta la sua vita.  Per  riguardo poi alla maniera di parlare delle Scritture, noi
nell' atto anzi chè nell' abito, non vanno già intesi  per  modo che vogliano negare che nel peccato abituale, che
e però a questo conviene la denominazione di peccato  per  una specie di priorità e all' abituale per una specie di
di peccato per una specie di priorità e all' abituale  per  una specie di posteriorità, secondo la distinzione che
suppongono prima quello di peccato su cui si fondano. E  per  modo d' esempio, come dice il Gaetano: [...OMISSIS...] . d
finalmente nella stessa definizione si ha una norma sicura  per  discernere, quando nelle Scritture o nei Dottori si adopera
uso della parola peccato che si fa nelle divine Scritture  per  indicare l' ostia o la vittima espiatrice del peccato, onde
del peccato, onde S. Paolo (2) dice che Cristo si fece  per  noi peccato. Onde Giovanni Fischer Vescovo di Rocester che
al primo padre che l' ha commesso, e da cui il bambino  per  generazione lo ha ricevuto«. Poichè il bambino dee aver
Adamo, non si potrebbe trovare l' imputazione del medesimo,  per  la quale imputazione il peccato acquista denominazione di
abbia ragion di peccato, sebbene questa cosa rea non abbia  per  causa la libera volontà del bambino stesso, ma di un' altra
l' altra come e a chi questo peccato sia imputabile: e ciò  per  ribattere non meno l' errore pelagiano che l' errore
le altre cose abbiamo notato che Iddio nell' antica legge,  per  mantenere ben distinte queste due nozioni nelle menti
che fossero istituiti due specie di sacrifizii, gli uni  per  il peccato, gli altri per il delitto (3). Di che cava anche
due specie di sacrifizii, gli uni per il peccato, gli altri  per  il delitto (3). Di che cava anche S. Agostino un argomento
che cava anche S. Agostino un argomento contro i Pelagiani  per  dimostrar loro il peccato originale, ove dice:
ad essere o misteriosa, ovvero difficile a intendersi e  per  molti anche impossibile. Dicevamo dunque che niente
Sono abiti che si ricevono dalla volontà dell' uomo  per  generazione anche tutte le buone o cattive disposizioni
tanto i Pelagiani, quanto i Giansenisti erravano ugualmente  per  non sapere distinguere il peccato dalla colpa, negando i
venendo tolto via da lui il reato del peccato di origine,  per  poter meritare e soddisfare, possa cooperare co' suoi
come quella che suppone che il peccato originale abbia  per  sua causa la volontà di chi lo riceve, giacchè nessuno si
nella sua ragione di colpa, ossia di peccato colpevole,  per  la fede in Cristo futuro Redentore. 35. La Chiesa del pari
forma di colpa, di cui esso è come la materia, ma non manca  per  questo della forma del peccato , senza la quale non sarebbe
l' inesistere non è proprio delle relazioni che non sieno  per  sè sussistenti, e che esso peccato consiste formalmente
pena, e se si considera dall' altra che è pur definito,  per  le accennate proposizioni condannate ed altre già
questa dottrina è appunto quella che somministra le armi  per  combattere i due errori opposti de' Pelagiani e de'
agli eretici; de' quali Dottori mi restringerò  per  ragione di brevità a nominare solamente S. Agostino e S.
abbia due specie, cioè che ci sono peccati che s' incorrono  per  una libera trasgressione dei divini precetti, e unde
e che ci sia un' altra specie che si subisce, come pena,  per  via di generazione senz' atto di libera volontà, non solo
Agostino, segue da questo stesso, ch' egli non possa essere  per  essi il contrario, cioè colpa . Nè vale il dire che talora
è sua colpa, ma solo peccato, secondo l' Angelico. Quindi  per  trovare un modo nel quale si dica che il peccato originale
agente gli fa fare, o piuttosto di ciò che egli stesso fa  per  mezzo suo. E` dunque più chiaro del sole, che secondo l'
la colpa di Adamo a tutti i suoi discendenti che ricevono  per  la generazione il peccato. 42. Ma quantunque la mente dell'
facciamo ad esaminare le loro obbiezioni. Costoro adunque  per  riconfondere di novo il peccato colla colpa ci oppongono
della loro volontà, ma è un abito della medesima contratto  per  via di generazione: dunque, secondo S. Tommaso, ne' bambini
solo il merito è dovuto. Di nuovo dunque il testo citato  per  distruggere la detta distinzione la conferma mirabilmente.
volontario comunemente significa libero presso S. Tommaso,  per  la ragione detta, 2. che egli parla di atti , e non di
detta, 2. che egli parla di atti , e non di abiti: (e così  per  doppia ragione, rimane tagliato fuori il discorso del
un dominio della volontà potenziale, sebbene non esercitato  per  accidentali cagioni; quanto finalmente se per genus moris
esercitato per accidentali cagioni; quanto finalmente se  per  genus moris s' intende la moralità che ognuno si procaccia
d' esempio, che« il bambino che riceve il peccato originale  per  generazione con questo sia anche colpevole, e gli si deva
quello dei Giansenisti. Poichè ai Pelagiani è dimostrata  per  essi la possibilità, che in un individuo esista realmente
specificatamente la necessità di distinguere le due nozioni  per  poter rispondere con efficacia ai Pelagiani non meno che ai
originale nel bambino. Nè vale il dire, che lo riceve  per  via di generazione, perchè questa appartiene alla natura e
come si può vedere, oltre ai luoghi citati (2). 46. Ora  per  rispondere direttamente a quest' argomento è necessario
in una persona, senz' opera di sua libera volontà, ma  per  naturale generazione, e che così avviene rispetto al
la storia della Teologia, basteranno a dimostrare,  per  la ragione de' contrari, la solidità del metodo che noi
proponemmo, sulla traccia dei più antichi e sicuri maestri,  per  abbattere non una sola, ma entrambe le eresie opposte ad un
sola, ma entrambe le eresie opposte ad un tempo. Il dotto e  per  altro accurato teologo Domenico Viva (e lo stesso
Ma il peccato, che si dice originale ne' bambini è  per  essi fisicamente necessario: dunque è per essi puramente un
ne' bambini è per essi fisicamente necessario: dunque è  per  essi puramente un peccato materiale, e non un peccato
dunque al peccato originale, sebbene fisicamente necessario  per  riguardo al bambino, può negarsi la forma di peccato; e il
la volontà del padre e del padrone potesse disporre anche  per  riguardo alla dignità morale, come abbiamo già dimostrato
del proprio peccato, nè pure se Adamo avesse voluto, sia  per  l' intrinseco assurdo che c' è in un tale concetto, sia
si potrà in qualche modo, dire che interpretativamente e  per  via di mera congettura, è già in peccato. Ma di uomini, che
in fine vane parole al dogma della Chiesa cattolica.  Per  il che dobbiamo conchiudere, che nè pure in questo sistema
che le volontà di tutti l' avessero voluta conservare, se  per  opposto egli eleggesse l' ingiustizia, anche le volontà di
quando, se Iddio potesse fare un contratto simile,  per  la sua infinita bontà, non potrebbe farlo che a loro favore
non potrebbe farlo che a loro favore e vantaggio. E dato,  per  supposizione impossibile, che a Dio fosse stato ignoto l'
di imputar loro questo peccato!«. 50. E non meglio,  per  quanto io vedo, provvede all' illustrazione e alla difesa
soprannaturale, a cui il primo uomo era stato elevato  per  mezzo della grazia santificante. Essi si persuadono d'
mancata la grazia soprannaturale, ma non sarebbe stato  per  questo peccatore, nè morto dell' anima, perchè Iddio
bene informati che cosa si intenda pel peccato de' bambini.  Per  questo peccato altro non s' intende se non che viene loro
non s' intende se non che viene loro tolto quello che non è  per  sè stesso dovuto alla loro natura: la natura l' hanno tutta
che pregiudichi veramente all' umana natura che solo rimane  per  esso spoglia di quello che per sè non le appartiene, sarà
umana natura che solo rimane per esso spoglia di quello che  per  sè non le appartiene, sarà per dir poi di tanti lamenti e
esso spoglia di quello che per sè non le appartiene, sarà  per  dir poi di tanti lamenti e vituperi, di cui è piena la
addosso al genere umano, da volerci la morte di un Uomo7Dio  per  ripararla: e se egli non riputerà forse di essere ingannato
e l' uomo qual nasce al presente sono nè più nè meno,  per  riguardo ad essi, nella stessa condizione della natura
questo è irato e indegnato. Da che nasce questa differenza,  per  la quale la stessa identica condizione naturale nell' un
costituito in grazia, e che se la perdesse, la perdesse  per  tutti i suoi discendenti: perciò questi nascendo senza la
altro: non c' è in essi altro difetto inerente che abbia  per  sè ragion di peccato: ma quello che non ha per sè ragion di
che abbia per sè ragion di peccato: ma quello che non ha  per  sè ragion di peccato, cioè la mancanza della grazia,
di peccato, cioè la mancanza della grazia, diviene tale  per  un decreto positivo di Dio, che Iddio poteva non fare. Di
che non aveva prima. d ) In un tale sistema inventato  per  ovviare le difficoltà nascenti dall' essere il bambino reo
un peccato del bambino, tale da fare che il bambino  per  sè innocente diventi un oggetto della sua ira e della sua
mani di Dio si sarebbe così infelicemente disposto. 54. Ma  per  vedere più chiaramente quanto manchi a un tale sistema a
intendere ed esaminare le ragioni de' suoi fautori, o,  per  meglio dire, quelle vane frasi di parole e distinzioni di
mancanza ma privazione; ora perchè la detta grazia non è  per  lui cosa estranea alla sua natura, ma dovutagli; ora perchè
della grazia santificante, questa nudità non costituirebbe  per  lui alcun peccato: ma se un uomo viene spogliato della
alcun peccato: ma se un uomo viene spogliato della grazia e  per  questo rimane nudo di essa, questa condizione di spogliato
vestito e poi spogliato della grazia santificante (non però  per  sempre): ma il bambino che nasce da Adamo non fu mai
non aveva alcun diritto. Il peccato dunque del bambino ha  per  vera causa quel decreto di Dio: e così tornano in campo le
precedenti. Che se si dice che il bambino avea diritto non  per  decreto di Dio, ma per qualche altra ragione, convien dare
dice che il bambino avea diritto non per decreto di Dio, ma  per  qualche altra ragione, convien dare quest' altra ragione, e
e che non può impedire al più forte di spogliarlo,  per  questo sia costituito peccatore, chi lo può intendere? O
il peccato stesso, il quale conterrebbe solo la ragione  per  cui quello spogliamento sia giusto. b ) Gli argomenti a
che le parole e le sottili e puramente logiche distinzioni  per  darvi credito. Così vi dicono: noi distinguiamo la carenza
Or che Adamo si sia demeritata la grazia, questo è chiaro  per  la sua prevaricazione, e però che Iddio l' abbia punito col
perchè pretendere di più che questa stessa privazione sia  per  essi peccato? Che se dicono avere ereditato il peccato; in
quando manca ad un subbietto ciò che dovrebbe avere  per  sua propria natura. « Carentia formae in subiecto apto nato
» Ora i nostri teologi sostengono che al bambino che nasce,  per  sua natura, niente manca, perchè gode della natura umana
avere, poichè esser« nato ad avere«, vuol dire che è atto  per  sua natura ad avere. Ma i nostri teologi dicono:« Questo è
parola un' estensione maggiore di quella che le è propria,  per  accomodarla al sistema. Ma non si accomoda tuttavia. Poichè
un estremo della relazione, e le relazioni avendo bisogno  per  esistere de' due estremi, apparisce che la relazione di cui
infinita bontà e giustizia di Dio, conveniva che la ragione  per  la quale negava loro la grazia santificante conferita alla
stessi, cioè fosse appunto il peccato da essi ricevuto  per  via di generazione, il quale mettesse ostacolo alla grazia:
quand' anche fosse solida non porterebbe ancora  per  conseguenza, come vedemmo, che nel secondo ci fosse un
in qualche modo accettata acciocchè costituisca un diritto.  Per  questo anche l' antico Testamento o patto stretto da Dio
se Adamo non avesse peccato, sarebbero nati in grazia,  per  l' eterna e misericordiosa economia del Creatore, ma che la
teologico si urta nello scoglio del giansenismo  per  troppa voglia di evitare il baianismo. Poichè come nel
quella proposizione condannata in Baio, che la vera causa,  per  la quale la privazione della grazia ne' bambini essi
basta conoscere i primi elementi della teologia cattolica  per  non ignorare che questa è una di quelle proposizioni di cui
riprende, tra gli altri teologi lo Sporer e Felice Potestà  per  le spiegazioni date alle dette proposizioni Baiane,
abbiamo esaminati precedentemente, ha in sè alcun valore  per  abbattere l' eresia di Pelagio, il quale può dire a tali
convenite meco nel fondo, dissentite solo nelle parole  per  salvare le apparenze«. 59. Servano adunque questi esempi di
di attenersi agli insegnamenti più solidi degli antichi. E  per  rispetto al pelagianismo (giacchè del giansenismo ci
se fosse vero che l' ereditassero insieme colla natura  per  generazione, e che per confutare direttamente una tale
l' ereditassero insieme colla natura per generazione, e che  per  confutare direttamente una tale obbiezione conviene
l' altra dipendente dalla sua propria libera elezione,  per  la quale essa stessa tra i diversi oggetti che le sono
ancorchè chi vuole quel fatto non sappia fare l' astrazione  per  la quale distingua la ragione del peccato dalla ragione del
stessa essenza divina attualissima; laddove l' uomo non ha  per  oggetto naturale la propria essenza, ma un' altra essenza,
e appartenente alla natura, e se la natura viene trasmessa  per  via di generazione, dunque è tolto ogni assurdo che ci sia
di morale che si possa trasmettere insieme colla natura  per  la naturale generazione. E questo è quello che insegna la
già corruttibile nella sua parte accidentale, ma fosse mala  per  sè nella sua stessa essenza: [...OMISSIS...] . 65. b )
della natura umana in essi esistente è il padre che  per  via di generazione comunica loro la natura umana, e la
natura, che male a proposito in quest' argomento si prende  per  l' essenza o ideale o realizzata, laddove deve prendersi
l' essenza o ideale o realizzata, laddove deve prendersi  per  la natura tutt' intera, cioè co' suoi accidenti,
non sia Iddio creatore, ma l' uomo stesso che ha  per  legge naturale di generare il simile a sè: niente più
comunichi insieme colla natura a quegli individui, che egli  per  opera della generazione fa sussistere, mentre prima non
c ) Dato anche che la natura umana possa essere disordinata  per  effetto dell' atto libero di Adamo, questo non può essere
della Teologia così viene espressa: [...OMISSIS...] . E  per  intendere come ciò sia, non conviene separare la persona
che un pittore o uno scultore lascia nelle opere sue  per  imperizia dell' arte, o per imperfezione di stromenti, così
scultore lascia nelle opere sue per imperizia dell' arte, o  per  imperfezione di stromenti, così la generazione lascia un
s' intenderebbe in qualche modo che il peccato passasse  per  generazione, ma venendo creata e infusa da Dio, si fa Iddio
relazioni ad altro, dicesi assoluto . Ciò che è moltiplice  per  modo che non si può pensare uno di quella moltiplicità
sebbene l' essere, che sta presente alla mente umana  per  natura, sia egli stesso un tutto, non è però questo tutto
cagione di cercarlo, già possedendolo. L' essere, presente  per  natura, è un tutto implicito; e se ne cerca uno esplicito:
e modo dell' essere si vuol visibile, palese ed emergente.  Per  arrivare col pensiero ad un tutto, dove la stessa realità e
allora potrà investigarne e conoscerne i nessi naturali,  per  mezzo de' quali può discoprirsi la loro unità, e comporsi
che alle prime si vede davanti nel mondo intelligibile, e  per  così dire è la prima luce che in esso mondo fa brillare
che è quello, come dicevamo, delle Categorie, non si compie  per  via di ragionamento, ma per via d' osservazione; non d' un'
delle Categorie, non si compie per via di ragionamento, ma  per  via d' osservazione; non d' un' osservazione parziale e
Laonde in questa parte dell' Ontologia non si fa uso  per  anco di quella maniera d' argomentare che abbiamo chiamato
al presente si fecero sforzi e tentativi più o meno felici  per  risolverlo. Tanto per approfittare de' lumi altrui, quanto
sforzi e tentativi più o meno felici per risolverlo. Tanto  per  approfittare de' lumi altrui, quanto per isgombrare il
risolverlo. Tanto per approfittare de' lumi altrui, quanto  per  isgombrare il terreno dagli equivoci e dagli errori,
la prima delle quali sarà storica, la seconda teoretica.  Per  Categorie intendiamo le classi ultime a cui si riducono
essere in qualunque modo concepibili alla mente umana.  Per  classi ultime intendiamo quelle che non dipendono da altre.
il problema ontologico. Ma non va molto, e s' accorgono che  per  riuscire a questo è necessario d' aver sott' occhio un
tra loro e vincolate. Indi, riandando le diverse entità  per  descriverne il catalogo, si vedono obbligati di percorrerle
si vedono obbligati di percorrerle pe' loro nessi, quasi  per  altrettante viuzze che conducono il pensiero dall' una all'
e stanti da sè, abbandonando i nessi che giovarono ai primi  per  discoprirle e concepirle distinte. La qual differenza si
che cerca la mente in tutte le cose, e di cui ha bisogno  per  soddisfarsi. Ma l' unità si presentava sotto diversi
ed era facile confondere l' uno coll' altro, specialmente  per  difetto del linguaggio filosofico. Questa mi sembra la
del linguaggio filosofico. Questa mi sembra la ragione  per  la quale le più antiche teorie rimangono non poco oscure e
e determinarsi in varii modi, l' uno, preso  per  « ciò che ha l' unità », ammise molte significazioni più
Quindi l' uno e l' unità furono a principio confusi, e  per  la stessa ragione furono confusi da' primi Pitagorici i
nell' astratto subiettivato, « il doppio » o ciò che è due,  per  subietto c' è un ideale, perchè trattasi di un « doppio »in
reale più sottile o più remoto da' sensi, come il cielo ,  per  ideale, e un reale più crasso e più vicino, come la terra ,
ideale, e un reale più crasso e più vicino, come la terra ,  per  reale. Tale è la questione se si devono distinguere i
numeri celesti , e i numeri terrestri (1): dove sembra che  per  numeri celesti convenga intendere gli astratti, e per
che per numeri celesti convenga intendere gli astratti, e  per  terrestri le cose sensibili e concrete; e Aristotele
denominazione propria che mancava ai primi, e li riconobbe  per  « numeri intelligibili »o ideali, chiamando le cose «
bisogno dell' invenzione d' una chimica intellettuale  per  separarli; a questi poi separati non si poteva applicare
che di novo i Pitagorici confondevano, prendendo ugualmente  per  numeri le figure geometriche e i corpi. Onde Platone pose,
come dicevamo, facilissimo ad aversi dalla mente, e anche  per  la sua semplicità non aggravandola di molte considerazioni.
costituiva una differenza tra loro così fatta, che anche  per  essa sola si potevano sovente distinguer le cose e
idealmente subiettivati, doveva parere soddisfacente anche  per  questo, che, se si tolgono i numeri dalle cose, quello che
non è che la realità innumerata e indefinita, la quale  per  sè stessa è incognita; e quindi dapprima l' intendimento la
è incognita; e quindi dapprima l' intendimento la conta  per  un nulla, rimanendo ella nel sentimento, e non passando
e però i filosofi non sogliono trattenersi a ragionare,  per  esempio, di quello che noi abbiamo chiamato « il tocco del
delle cose, e le categorie delle cose avessero i numeri  per  fondamento, di maniera che ciascuna cosa fosse quella che è
fondamento, di maniera che ciascuna cosa fosse quella che è  per  avere in sè quel numero, e che non ci fossero altre
abiti » » [...OMISSIS...] , deve intendersi che il numero,  per  sè considerato, era ciò che costituiva l' ente sussistente
degli enti, ossia l' ente definito, che era lo stesso  per  essi che il numero determinato, come continua Aristotele a
causa era ancora l' uno con subietto massimo, il quale uno,  per  distinguerlo dall' uno in ogni altro significato, fu
come la materia ammessa dai Pitagorici: che se  per  la diade intendevano la materia, dunque non intendevano
verità. Il pari e il primo pari, il binario, si prendeva  per  significare la moltiplicità indeterminata: onde Aristotele
uno indefinito e trovare tutte le unità che contiene, una  per  una, di maniera che si pervenga dalla moltitudine, ossia
il numero definito . E questa io credo essere nova ragione,  per  la quale l' uno si diceva pari e dispari ad un tempo: chè
quella indeterminazione trovandosi il numero determinato,  per  es. il numero delle specie che contiene quell' uno
unità (nel genere). Ma l' indeterminazione, come dicevamo,  per  via di quest' analisi non si può levare intieramente; chè,
cioè l' individuo reale. E questo dicesi indeterminato  per  due ragioni: l' una perchè non si può limitare, comunemente
del reale e non è proprio dell' idea ( Psicol. n. 13.4).  Per  dimostrare appunto la deficienza dell' indefinito dall'
significato colla diade . Ma conviene distinguere due diadi  per  intendere sanamente Platone e gli antichi (3): quella che
il carattere puro dell' indefinito. Ora, forse  per  dimostrare che questa diade indefinita era un quanto
l' indefinito e il finito (4). Ma più importante ancora  per  la scienza è il sapere come Platone interpretasse, o, se
infinito o indeterminato (1). All' uno dunque furono dati  per  tempo i caratteri della determinazione e quelli altresì
indefinito e il materiale è pur anche la diade indefinita  per  Platone, secondo la testimonianza d' Aristotele? come può
grande e piccolo »; ma in questa condizione non può essere  per  sè più oggetto della mente (5), perchè manca dell' «
luogo dicendo: [...OMISSIS...] . Così il puro indefinito è  per  Platone la diade non considerata come uno, ma in uno stato
da un uno qualunque, ma da un uno, che aveva nel suo seno  per  subietto l' indefinito (II significato, vedi sopra, p. 14).
delle cose dall' uno primo; il che mi fa credere che  per  Platone la materia fosse eterna solo potenzialmente, in
incapevole di distinzioni, onde la mente, il cui ufficio  per  Platone è quello di distinguere o d' analizzare, non può
è la realità pura, ossia la materia reale . Ci sono dunque  per  Platone tre indefiniti: l' uno indefinito , che è l' uno in
pitagorico, di cui Platone comperò a caro prezzo i libri,  per  testimonianza di Simplicio distingueva il quanto in tre
, la quale è l' Uno primo, come vedemmo. L' uno dunque  per  Platone era: 1 uno in sè (l' uno nel II significato, avente
culto che non cessò più mai fino che l' idolatria non cessò  per  la luce cristiana «( Teos., Ontol. categ.; Teos. , vol. IV,
fino dai Pitagorici primi, che prendevano i numeri  per  le stesse cose reali (1). Non potevano dunque esser queste
loro deduzione, ma sembra essersi scelto questo numero  per  l' opinione che il numero dieci contenesse in sè tutte le
dai Pitagorici, essi facevano violenza alla natura,  per  farla ubbidire al loro sistema numerico (1). La prima
traggono origine le tante discussioni de' primi filosofi  per  sapere « se tutto si movea », come pretendeva Eraclito
idea» di Platone, il viso di Cicerone. Le specie risultano  per  Platone dalla materia ideale che venendo determinata
« elementi degli enti », ontologicamente presi, importa che  per  elemento s' intenda ciò che non è un ente da sè, ma è uno
di Platone, che è consentaneo al pitagorico. L' inversione  per  altro che s' attribuisce ad Aristotele, se pur è vera (1),
e di essi componga gli enti mondiali (2). Il finimento,  per  Platone, è l' idea specifica , che unita all' indefinito
l' ente. Ma l' idea stessa procede dall' Uno supremo  per  gradi: poichè anch' essa primamente è indefinita e
b) l' indefinito così separato dall' uno rimanea pure  per  sè inintelligibile, e quindi anche impossibile. 2 Insegnò
l' analisi dialettica; principio de' numeri o specie , e  per  mezzo di queste e della materia reale principio degli enti
analogico: oltre altre difficoltà e ambiguità che nascono  per  via. Applicando dunque questa osservazione ai diversi
ha in sè tutte le specie o numeri definiti, ma questi  per  l' uomo rimangono nascosti a principio, cioè quella
. Non dunque il solo uno , non la sola materia era  per  Platone il subietto dialettico, chè que' due elementi così
elementi così staccati rimanevano infecondi; ma sì l' uno ,  per  la mente, indefinito , cioè avente nel suo seno una materia
deducevano dialetticamente degli altri uni simili al primo;  per  esempio, se era un genere quello su cui s' esercitava la
il filosofo, in vece di prendere un uno qualunque a caso  per  esercizio dialettico, sceglie, tra questi uni possibili ad
(1), Platone stabilisce l' ipotesi che l' uno sia; e, dato  per  vero che sia, arguisce dall' esserci l' uno , che è
moltitudine infinita ( «apeiron plethos»), poichè, essendo  per  necessità uno ed ente, cioè avendo due elementi in sè, e
quale Platone speculando sul puro concetto di uno, e preso  per  ipotesi che sia, trova per sua condizione prima la diade, e
puro concetto di uno, e preso per ipotesi che sia, trova  per  sua condizione prima la diade, e poi la moltiplicazione
prima la diade, e poi la moltiplicazione indefinita  per  mezzo di questa, merita d' essere da noi attentamente
Dal che si conferma quello che dicevamo, cioè: 1 Che l' uno  per  Platone è per sè solo un concetto anteriore a quello degli
quello che dicevamo, cioè: 1 Che l' uno per Platone è  per  sè solo un concetto anteriore a quello degli elementi del
sferico, della quale sentenza si giova altrove Platone  per  dimostrare che deve contenere una pluralità (2), attirando
è sempre contenuta dall' uno, nè sta mai da sè sola (se non  per  un' astrazione della mente), e però è compartita e
il loro indefinito e il loro finimento: e anche in questi  per  la stessa ragione si trovava l' uno finiente, e il più
dal non uno, nè quella di parte, nè quella di tutto,  per  modo che il non uno, restando non uno, sia una sua parte;
uno sia qualche cosa: ma non può esser qualche cosa se non  per  l' uno che non abbandona mai l' esistente. Ora se il non
una sola idea; poichè nessun paragone ella può fare, sia  per  unire, sia per dividere più cose, se non applica loro un'
poichè nessun paragone ella può fare, sia per unire, sia  per  dividere più cose, se non applica loro un' idea comune «(
confondere) (1), non si può intendere se non nell' uno e  per  l' uno. Ora, poichè fu dimostrato anche che l' uno è
che rende simili quelle due proprietà contrarie, appunto  per  questo che l' una e l' altra ha la forma della contrarietà
dalle cose dette deduce così. Si è veduto, che l' uno preso  per  tutte le parti è nell' uno preso sotto il concetto di tutto
tocca l' uno, è aderente a se stesso; e lo stesso dicasi se  per  uno si prenda ciascuna parte, che, come vedemmo, deve
è una grandezza o una piccolezza assoluta, e perciò l' uno  per  sè è privo di grandezza e di piccolezza [...OMISSIS...] .
non possono essere maggiori e minori assolutamente, cioè  per  le loro proprie essenze [...OMISSIS...] : e in quanto manca
nè minore. Ma se si prende la grandezza e la piccolezza  per  qualità relative, quali sono, in tal caso si può dimandare
ma anche è . Ma il presente sta sempre coll' uno, perchè,  per  quanto questi trascorra, sempre è presente. Dunque sempre e
di tutto il tempo, nè più, nè meno. Quest' Antinomìa ha  per  fondamento l' uno essente considerato nella sua identità ,
di se stesso identico, ma con un' altra modificazione.  Per  ciò che riguarda gli altri, avverte Platone, che qui si
nè più vecchio, nè più giovane dell' altre cose. Dopo avere  per  questo modo provato che l' uno è più giovane, e più
disuguali come prima, e però passando un egual tempo  per  le cose e per l' uno, la differenza aritmetica dell' età
come prima, e però passando un egual tempo per le cose e  per  l' uno, la differenza aritmetica dell' età loro rimane la
qualche cosa; e che anche questo sia stato, e sia, e sia  per  essere. E ciò che c' è di lui è la scienza, e l' opinione,
si nomina e se ne discorre. Dove si vede che Platone mette  per  condizione della scienza, e dell' opinione, e del senso, e
il sapere di predicazione: questa condizione e ragione è  per  lui il tempo; e però un tal conoscere appartiene alle cose
e non alle sempiterne, di cui è proprio il sapere  per  intuizione o il sapere per sè. Poichè, se non ci fosse
di cui è proprio il sapere per intuizione o il sapere  per  sè. Poichè, se non ci fosse tempo, cioè il rapporto tra l'
Platone non dubita di chiamarli generi (1) di enti, perchè  per  ente intende tutto ciò che è, tutto ciò che mostra in sè d'
il nome sostantivo di ente , ma ciò che la mente anche  per  via d' astrazione considera a parte del resto, a ragion d'
(enti mentali), e gli dà un nome suo proprio. Onde  per  provare che tali cose sono enti, cioè entità, Platone
questione de' generi degli enti. Poichè, considerandosi  per  enti gli elementi che li costituiscono, come fa Platone, e
perchè s' era partito dall' ente uno di Parmenide, e  per  illazioni d' una logica irrepugnabile s' era pervenuto al
che vi ci ha condotti, trova nell' essere stesso  per  sè considerato la sua fermezza e immobile consistenza: il
che appunto s' appresero i neoplatonici (1). Plotino, che  per  acutezza e originalità va ad essi anteposto, considera i
ognuno da sè, come aventi delle specie subordinate. Il che  per  intendere come sia, dobbiamo prendere il discorso più da
e fine de' generi, ma niuno di essi. Del rimanente qui e da  per  tutto Plotino confonde manifestamente l' uno, che è un
sembra esserci una contraddizione, perchè, se l' uno ente è  per  sè molti, come non ci sarà il numero? Laonde Platone nella
costituire un genere, oltrecchè è posteriore all' ente. O  per  bello s' intende la stessa essenza , e in tal caso è già
universale, superiore alle menti speciali che si generano  per  l' atto di quella. [...OMISSIS...] . Esister dunque in sè
col passare a' suoi atti, cioè determinando i suoi oggetti  per  la virtù che ha insita del movimento. Quindi quella è la
osservando essi che aggiungendo all' uno qualche cosa  per  via di predicazione lo limitano (1), sembra d' aver trovato
Come dunque riesce la mente universale? Plotino risponde  per  una certa esuberanza , o ridondanza (1), o profluenza
, o come un fulgore, una corruscazione [...OMISSIS...] , da  per  tutto diffusa: similitudini o analogie del tutto
»; principio vero in sè, ma male scelto, come dicevamo,  per  farlo servire a base d' una ontologia. Poichè l' ordine
sentendo la necessità di definire che cosa intenda  per  ente [...OMISSIS...] , e di qual ente parli [...OMISSIS...]
qualche cosa. Ora questo scambio, di ciò che è logico  per  ciò che è ontologico, vizia tutto il sistema di Plotino e
minori e specie, già non è più quel desso ma un altro.  Per  quanto sia sbagliata questa maniera di ragionare dall' ente
in cui non cadono differenze; Quando dunque nascono in lui  per  la sua continua attività i generi, questi non sono lui,
in ciascun genere cadano differenze; Ma tostochè essa mente  per  la sua attività quasi lampeggia in ciascun genere
l' Anima ecc., appetiscono l' Uno, cioè il Bene: e però  per  sè sono deficienti e non sono prime »(1) ». Il vizio della
le relazioni e congiunzioni con ogni altro concetto (2).  Per  questa stessa ragione il Dio di Plotino è ridotto ad una
non può contenersi in essa che una cognizione generica,  per  ciò stesso imperfetta. Ma come fa tutte le cose la Mente?
secondo la definizione; esaurite tutte le idee che sono  per  sè sempiterne: fa che sussista un altro diverso da sè e
dee costituire un altro subietto diverso dal primo. Ma  per  ciò stesso rimane l' imperfezione nel primo, che essendo
tutto insufficienti quelle molte frasi che spesso adopera  per  schermirsi da questa terribile difficoltà, che da per tutto
per schermirsi da questa terribile difficoltà, che da  per  tutto il persegue. Continuando dunque noi ad esporre questo
dunque noi ad esporre questo ingegnosissimo sistema,  per  quanto la sua incoerenza il permette, facciamo osservare,
uscendo dal divino, si deteriora. Tutto dunque si genera  per  via di contemplazione ( «ek theorias»), e non solo le idee,
produce le forme ultime puramente corporee (3) sempre  per  uno svolgimento [...OMISSIS...] . L' anima vegetale dunque
e questi trovandosi in tutte le specie in cui si dividono;  per  partecipazione in tutte queste si moltiplica la mente, come
errore affine, quando ripone nella materia lo stesso male  per  sè «tuto to ontos kakon» (1). Errore veniente dal primo:
male contemplando la materia (1). Ma questo le accade non  per  quella contemplazione di sè, per la quale la materia si
Ma questo le accade non per quella contemplazione di sè,  per  la quale la materia si produce, ma per una contemplazione
di sè, per la quale la materia si produce, ma  per  una contemplazione posteriore; chè l' anima è per sè buona,
ma per una contemplazione posteriore; chè l' anima è  per  sè buona, e il male le accade come accidente. Ma onde
d' invadere procacemente quell' anima che l' ha prodotta, e  per  mezzo di questo ritorno abbracciandosi quasi all' Anima, da
a cui si può applicare quello, che egli trova assurdo  per  la Mente, [...OMISSIS...] ; 3 E` vero, che non si dà
hanno un' esistenza puramente obiettiva, con qual diritto o  per  via di qual ragionamento passa egli a trovare un' esistenza
molte menti ci sieno, perchè ci sono molte idee, non rimane  per  questo provato che la Mente sia una. Che anzi facendo
già moltiplicate fino all' ultime loro specie. Onde anche  per  questa ragione si prova assurdo che la materia , e in
si scorge che la maniera di filosofare di Plotino pecca  per  una gran mancanza di raziocinio dialettico (comune difetto
al lettore, contentandosi di leggiere e sottintese analogie  per  dedurne gravissime e paradossali conseguenze, che avrebbero
del Mondo sensibile, non adduce alcuna ragione sufficiente  per  la quale i continui prodotti abbiano quel numero preciso d'
si trae il sistema, si decide che l' essere non può  per  sua natura fermarsi nell' intelligibile, benchè si abbia
dell' essere stesso! Ci ha dunque abuso di speculazione  per  mancanza di vera e compiuta speculazione. Finalmente stimo
collega in sè i generi tutti delle cose e le forze diffuse  per  l' universo. Tutte queste maniere di ente sono così
universo. Tutte queste maniere di ente sono così distinte  per  natura come la mente nostra le concepisce distinte. « Causa
la chiamano poi perfettamente ente ( «to pantelos on»), e  per  eccellenza l' intelligibile ( «to noeton»). Laonde, benchè
la punta o supremo fastigio e fonte dell' universo, l' ente  per  sè, l' ente unico, che unicamente è «to on, monadikos on»
persuadere. Manca dunque in tali sistemi quello appunto che  per  essi si cerca, e si ha diritto d' avere. A ragion d'
vitali che possono contenere qualche verace ammaestramento  per  noi. Perocchè queste questioni sono, come l' uno possa
evitare da un filosofo, come si eviterebbe da un debitore  per  via l' incontro di un creditore: ci si affacciano
in bocca: e se noi facciamo i sordi, o non rispondiamo  per  villania, restiamo puniti da noi stessi privandoci della
quelle questioni direttamente pigliandole a svolgere  per  disteso, nè le lasciano del tutto insolute; ma le risolvono
disteso, nè le lasciano del tutto insolute; ma le risolvono  per  incidenza, e come a caso, sempre sentenziando invece che
è sempre il gran problema dell' Ontologia che si affaccia  per  tutto, e che s' indura come diamante all' umano ingegno. Ma
essi le riducevano a tre, come vedemmo, cioè all' ente  per  sè, ai molti, e all' uno che legava ed identificava l' ente
sè, ai molti, e all' uno che legava ed identificava l' ente  per  sè ed i molti. Ora quel vincolo che lega l' uno e i molti
da sè, o piuttosto appartenere ad un' altra categoria,  per  esempio, a quella de' molti: nè si vede qual vincolo possa
D' altra parte i Platonici identificano l' uno coll' ente  per  sè, e così sono astretti a parlare dell' uno in due diversi
e in tal caso sono un complesso unico, che  per  la sua unità appartiene ancora alla categoria dell' uno. Se
non apparterrebbero che le relazioni di somiglianza,  per  le quali si classificano gli enti, le quali relazioni di
ma piuttosto sono il fondamento di tutte le classi. Se poi  per  molti s' intende quella moltiplicità che si trova nel
la ragione non può dimostrare in ciò alcun assurdo. Onde  per  nessun verso l' ente uno e il molti dei Neoplatonici
l' ente uno e il molti dei Neoplatonici possono pigliarsi  per  vere categorie. L' affinità e continuità delle sentenze ci
più grande tra i discepoli di Platone, e se non lo arriva  per  elevatezza di mente, non gli sta addietro per sottigliezza,
non lo arriva per elevatezza di mente, non gli sta addietro  per  sottigliezza, ed ha il merito grandissimo di avere ridotta
su tutte quasi le parti della filosofia. Sono ben lontani  per  lo più cotesti scritti aristotelici d' esser condotti, come
Anzi essi sottintendono sempre la scuola vocale (2), e  per  lo più disputano di questioni che dovevano esser vivissime
di Platone: questioni che talora conviene indovinare,  per  bene intendere a che miri e che voglia dire Aristotele, e
di esse appartiene. Coglieremo quest' occasione altresì  per  fare su ciascuna di esse delle riflessioni non solo v“lte a
a' concetti, si legò co' denti alle parole, prendendole  per  altrettanti concetti: e l' uggia che s' era messa di
a que' nomi che casualmente significano cose diverse:  per  esempio, esse che vale essere ed anche mangiare; jus che
S. Tommaso chiama puramente equivoci quelli che sono tali  per  caso, e non quelli che sono equivoci per consiglio degl'
che sono tali per caso, e non quelli che sono equivoci  per  consiglio degl' imponitori (1). Questi ultimi senza
. Così si dirà rodente tanto una sega, quanto un torrente,  per  la relazione di similitudine che entrambi hanno coll' atto
comuni presi in senso proprio, e significanti più essenze  per  puro accidente, essendo stati imposti ad una essenza senza
e significa anche animali feroci. Quando si dice Tigri  per  significare il fiume la parola è usata in senso proprio;
la parola è usata in senso proprio; quando si dice tigri  per  significare animali feroci, la si dice pure in senso
nota o men vivamente conosciuta, questa s' intenda meglio  per  via di quella. Traslati, aequivoci a consilio . Ora quest'
facoltà d' imaginare, e da quella legge del pensare umano,  per  la quale l' uomo vuole rendere a se stesso sensibili e
esprime cosa simile come fa la metafora, ma tale però che  per  mezzo di essa incontanente soccorre alla mente altrui l'
Quindi diciamo or la parte pel tutto, ora una qualità  per  una sostanza, e viceversa una sostanza per una qualità, ora
ora una qualità per una sostanza, e viceversa una sostanza  per  una qualità, ora il contenente pel contenuto, ora un
facoltà dell' associazione delle idee, e da quella legge  per  la quale colui che parla è mosso a dire il menomo possibile
la quale colui che parla è mosso a dire il menomo possibile  per  ottenere d' essere inteso, il che è anche un fonte dell'
un uomo crudele involge una metonimia, pigliandosi la tigre  per  esprimere la sua qualità d' esser crudele, ed una metafora
analoghi , presa la parola analogia in senso ristretto  per  proporzione (1); ma poichè la proporzione non è che una
cose divine. A ragion d' esempio, il definire gli analoghi  per  quelle cose che hanno proporzioni simili, e poscia il dire
i nomi in quanto s' applicano ad oggetti di diversa natura,  per  cagione della ugual proporzione che ha ad essi ciò che loro
di metaforici, ma meglio si distinguono da essi  per  questo: che i metaforici così si chiamano, perchè sono nomi
si dice un « uomo sano », e si dice pure una « cera sana »,  per  dire che quella cera è tale, che apparisce come effetto, e
una suddivisione de' metonimici, ma meglio si distinguono  per  questo, che nella metonimia si pone la causa per indicare
per questo, che nella metonimia si pone la causa  per  indicare l' effetto unicamente come un segno di questo,
uomo. La qual maniera di predicazione equivoca è quella,  per  la quale i greci filosofi dicevano tali nomi equivoci ad
si possono distinguere da' puri metonimici in questo: che,  per  essere un nome metonimico, basta che esprima la causa per
per essere un nome metonimico, basta che esprima la causa  per  via dell' effetto come un segno o indizio di lei, senza che
distinguere queste due specie a spianarci il cammino  per  favellare esattamente delle cose divine. Convien dunque
non appartiene all' essenza dell' essere stesso assoluto:  per  es., il colore od altra cosa materiale per nessun modo
stesso assoluto: per es., il colore od altra cosa materiale  per  nessun modo appartiene a tale essenza; 2 e possiamo
a tale essenza; 2 e possiamo significare tal cosa, che  per  via d' argomentazione intendiamo dover appartenere all'
come abbiam tentato di fare, s' appiana la via necessaria  per  arrivare ad intenderci. E` ancora da avvertire, che ogni
si predica, Aristotele distinse l' essere che si predica  per  accidente , [...OMISSIS...] , dall' essere che si predica
accidente , [...OMISSIS...] , dall' essere che si predica  per  sè , [...OMISSIS...] . Ma queste espressioni non hanno
l' esattezza logica: al predicarsi una cosa di un' altra  per  sè corrisponde il predicarsi una cosa di un' altra per un'
per sè corrisponde il predicarsi una cosa di un' altra  per  un' altra, cioè per una ragione ad essa straniera; e il
il predicarsi una cosa di un' altra per un' altra, cioè  per  una ragione ad essa straniera; e il predicarsi una cosa di
d' esser musico appartiene all' uomo come uomo, e quindi  per  sè; all' incontro dicendosi d' un musico che è giusto, la
la qualità accidentale d' esser giusto non appartiene  per  sè al musico, cioè al musico in quant' è musico (in senso
senso composto, « Logic. , p. 101 »), e però gli appartiene  per  un altro, aliena vi . Dicendosi poi « colui che ride è uomo
all' ente che ride, essenzialmente , ma non gli appartiene  per  sè , ma per un altro, cioè per la connessione che ha il
ride, essenzialmente , ma non gli appartiene per sè , ma  per  un altro, cioè per la connessione che ha il ridere coll'
, ma non gli appartiene per sè , ma per un altro, cioè  per  la connessione che ha il ridere coll' essenza dell' uomo;
ridere coll' essenza dell' uomo; poichè la ragione fisica  per  cui ride è l' esser uomo, e non viceversa; se non in una
inchiude quello di uomo. Altro è dunque il predicarsi  per  accidente , altro il predicarsi per altro: il predicarsi
è dunque il predicarsi per accidente , altro il predicarsi  per  altro: il predicarsi per accidente, è quando « il predicato
accidente , altro il predicarsi per altro: il predicarsi  per  accidente, è quando « il predicato è un accidente del
Ma questo predicato accidentale può convenire al subietto  per  sè, e può convenirgli per un altro: gli conviene per sè ,
può convenire al subietto per sè, e può convenirgli  per  un altro: gli conviene per sè , se è un accidente di quel
per sè, e può convenirgli per un altro: gli conviene  per  sè , se è un accidente di quel subietto preso questo in
quel subietto preso questo in senso preciso; gli conviene  per  un altro, se non convenendo al subietto in senso rigoroso e
e preciso, conviene però a ciò che involge il subietto,  per  esempio, al subietto in senso composto, come denominazione
altro è predicarsi essenzialmente ed altro è predicarsi  per  sè. Si predica essenzialmente, quando il predicato
accuratamente distinguere (1). II Ora la predicazione  per  altro è posteriore alla predicazione per sè: onde,
la predicazione per altro è posteriore alla predicazione  per  sè: onde, volendosi enumerare i primi generi de' predicati,
le Categorie, queste sono da lui chiamate predicamenti  per  sè. Ma egli confonde manifestamente il predicarsi
il predicarsi accidentalmente , e il predicarsi  per  altro , come dicevamo. Poichè, dopo aver distinti i tre
Poichè, dopo aver distinti i tre modi di predicazione  per  accidente [...OMISSIS...] . E a queste otto, nel libro
diventano dieci, e considera questi dieci predicati  per  sè, senza congiunzione [...OMISSIS...] . Apparisce dunque
3 Che esse significano i predicati che convengono all' ente  per  sè , e non per altro; di maniera che l' essenza
i predicati che convengono all' ente per sè , e non  per  altro; di maniera che l' essenza sostanziale, il quanto, il
il quanto, il quale, la relazione, convengono all' ente  per  la sua propria virtù, e non per una virtù straniera all'
convengono all' ente per la sua propria virtù, e non  per  una virtù straniera all' ente; il che avverebbe, se il
l' essere un ente grande o piccolo non conviene all' ente  per  sè, ma all' ente che è quanto è (3). Che dunque i
si predicano. Quando si predicano, sono già divise. Ma  per  Aristotele prima sono predicati, e poi astratti, benchè di
modi l' essere. Il riconoscere nondimeno che sono « essere  per  sè », è lo stesso che confessare che non ricevono l' essere
considerare sempre gli universali nei singolari , poichè  per  lui questi soli sussistono: quindi i suoi universali
doveano essere di loro natura predicabili , chè solo  per  via di predicazione le specie s' apprendono congiunte alle
come altrove dice, il medesimo essere; e che le Categorie  per  conseguente appartengono ugualmente all' ordine delle cose
in enti, significandoli con parole simili a quelle che usa  per  significare gli enti veramente oggettivi. Noi crediamo bene
bene di cogliere l' occasione di questa critica, che  per  noi si fa alla partizione che Aristotele fa dell' ente di
fa alla partizione che Aristotele fa dell' ente di ragione,  per  dare la classificazione degli enti razionali , come prima
onde avviene che si parli di entità reali, come fossero  per  intiero reali fuori della mente; quando sono pure un
come abbiamo detto: quando all' opposto l' ente ideale è  per  sè oggetto , ed è affatto indipendente dalla mente dell'
distinto da ogni mente, benchè escluda la realità ed abbia  per  sua natura la proprietà d' insiedere nella mente. La mente
ma una congiunzione effettiva . Ora la mente, o,  per  dir meglio, il soggetto intelligente, essendo suscettibile
. Poichè nella percezione: 1 c' è l' ente ideale, che è  per  sè oggettivo; 2 c' è il reale, che non è prodotto dalla
3 e c' è l' unione di questi due elementi, che si fa  per  una operazione della mente, ma per una operazione
due elementi, che si fa per una operazione della mente, ma  per  una operazione determinata dal rapporto o nesso essenziale
della realità; ma questo elemento soggettivo non è  per  sè l' oggetto di tali operazioni, e però non si può dire
ad un' altra, trattandosi di cose non ordinate tra loro  per  via di nessi reali attivi o passivi; IV Comporre ciò che
Questi enti negativi non involgono errore se si prendono  per  quello che sono; ma la mente erra quando li prende per cose
per quello che sono; ma la mente erra quando li prende  per  cose positive che non sono. II Dividere - Elementi formali
(2) di un ente . - In un ente semplice ed indivisibile  per  sè stesso la mente distingue più cose, le quali non si
è l' altro, nè entra nell' altro, ma sono legati insieme  per  una specie di relazione essenziale . Così nel sentimento si
di un unico organismo, i quali non esistono come tali, che  per  ragione del tutto, e dal tutto non si possono dividere; l'
IV Comporre - Unioni razionali . - Queste si fanno  per  lo più per via di relazione; ma la mente in generale ha la
Comporre - Unioni razionali . - Queste si fanno per lo più  per  via di relazione; ma la mente in generale ha la facoltà di
solo negativamente, ell' è costretta attribuir loro,  per  via di certa analogia, le proprietà delle cose ch' ella
le mitologie o le favole, e gli enti ipotetici che  per  qualsivoglia ragione l' uomo introduce nel suo discorso.
di enti di ragione, che diciamo suppositati , cioè presi  per  supposti . Ed ecco ond' ella è mossa a costituirli. Prima
e gli enti di ragione. Onde venendo tutti significati  per  egual modo, anche gli enti di ragione passano mescolati e
insieme cogli enti compiuti e reali, e sostengono,  per  così dire, la persona di questi. Nel che la mente non
fisica tutte quelle distinzioni dell' ente, che non hanno  per  loro fondamento il linguaggio, nè le operazioni subiettive
e dell' essere universale , che non esiste separato e  per  sè, ma nelle cose come forma della materia, e nella mente
e immobile, il primo motore (2). L' ente universale non è  per  Aristotele un ente sussistente, ma inseparato dal
se la materia e l' ente (privo de' suoi modi) fosse  per  Aristotele il medesimo: certo è, che Platone stesso prende
generi, non diventeranno dodici i generi anzichè dieci?  Per  rispondere a queste domande, conviene osservare che per
Per rispondere a queste domande, conviene osservare che  per  Aristotele ogni genere è una specie (2), onde nomina spesso
subietto identico; e altramente non sarebbero differenze.  Per  questo Aristotele, benchè chiami un genere la materia, non
ammette primieramente due principii (a cui aggiunge poi  per  terzo la privazione «he steresis») che non si fanno (2), la
in sè, e d' entità prodotta dalle operazioni della mente.  Per  convincersene si consideri che i dieci predicamenti,
è dovuto ai dottori ecclesiastici, i quali n' abbisognarono  per  esprimere la sublime dottrina della Trinità, facendo con
ciò grandissima giunta alla filosofia. 4 Manca oltreacciò  per  intero nelle Categorie aristoteliche l' essere morale , che
, e che io credo veramente sia adoperata da Platone  per  indicare lo spazio, benchè non senza una relazione al corpo
al corpo in esso contenuto. Ma la ragione principale,  per  la quale Aristotele introducesse nelle sue Categorie il
significate dalle parole, di maniera che la posizione,  per  es., la giacitura, ecc. appartiene ad una categoria, cioè
le loro determinazioni da questi quattro predicabili (2).  Per  esempio, se noi prendiamo il predicamento quale , questo
prese anche la parte, che era vera entità a parte sui ,  per  cosa soggettiva, razionale, dalla mente lavorata e
questo. - Egli lo introduce a principio nel discorso quasi  per  incidenza (3) come cosa che viene da sè, su cui non si
la minima opposizione. [...OMISSIS...] Egli dunque dà  per  cosa certissima che, se qualche cosa vi ha nelle cognizioni
il punto in aria a cui il filosofo appoggia la leva  per  muovere da' suoi cardini il mondo scientifico. Posto che
e quindi lo impediva d' investigare questa natura  per  altra via che la segnata da quel pregiudizio stesso. Quindi
sono staccati da lui, e in questo senso esterni; onde se  per  esterni si intende staccati dalla potenza, è falso che il
in tutte queste condizioni è uguale, perchè mai, se non  per  un mero arbitrio, si dichiara che il senso ha virtù di
si prova la minore di questo sillogismo? Da nessuna parte,  per  nessuna via. - Essa non è che l' espressione della profonda
cioè si conoscerebbe: 1 Che il senso non attesta nulla  per  sè solo, e non ha alcuna virtù oggettiva perchè esso ha
come oggetti distinti dalla facoltà; 3 Che la intelligenza  per  conseguenza ha un oggetto al tutto superiore al mondo
e menzognera secondo il bel piacere de' filosofi materiali.  Per  altro, quello che è ancor più assurdo si è il dilemma
citato altrove questo passo della sublime operetta che ha  per  titolo « Itinerario della mente a Dio », che qui riproduco:
a Dio, concepito come soggetto. La sapienza divina ha  per  termine le idee, o piuttosto il Verbo divino; e noi non
noi siamo illuminati dal Verbo, non è però vero che vediamo  per  natura lo stesso Verbo, o il modo col quale le idee si
non si possa avere alcun oggetto nel pensiero, e che  per  ciò essi si trovino in tutti i concetti dell' intendimento
non intendere che la mente pensa alle essenze le quali sono  per  sè oggetti, e sono tuttavia immuni da ogni spazio e da ogni
vizŒ radicali di questo che egli chiama « « filo conduttore  per  iscoprire i concetti puri dell' intendimento » ». 1 Dicendo
Kant che giudicare (sinonimo di pensare) è conoscere  per  via di concetti, egli omette nella definizione del giudizio
. Quindi è del tutto falso, che giudicare sia conoscere  per  via di concetti: anzi il vero si è che « « giudicare è
concetti: anzi il vero si è che « « giudicare è conoscere  per  via di affermazione, o, se si vuole un termine più
di affermazione, o, se si vuole un termine più generale,  per  via di predicazione » ». Nell' atto di affermare o di
di predicare sta l' essenza del giudizio. Ora il conoscere  per  via di concetti, e il conoscere per via di affermazione,
Ora il conoscere per via di concetti, e il conoscere  per  via di affermazione, sono cose distintissime, e
chiamarle, intuitive, le quali sono quelle che si hanno  per  via d' idee o di concetti; e « cognizioni di predicazione
la differenza essenziale che passa fra il conoscere  per  concetto, e il conoscere per affermazione, egli disse che
che passa fra il conoscere per concetto, e il conoscere  per  affermazione, egli disse che [...OMISSIS...] . Se ogni
. Se ogni cognizione umana fosse un conoscere  per  meri concetti, nulla si conoscerebbe per via di giudizio
fosse un conoscere per meri concetti, nulla si conoscerebbe  per  via di giudizio ossia per via di affermazione. All'
concetti, nulla si conoscerebbe per via di giudizio ossia  per  via di affermazione. All' incontro Kant dice ancora, che
All' incontro Kant dice ancora, che tutto si conosce  per  via di giudizŒ. Ella è questa in se stessa una patente
perocchè concetti senza oggetto alcuno, sono un bel nulla.  Per  essere coerenti conveniva adunque negare affatto l'
di questa facoltà supposta di rappresentarsi le cose. 4 Ma  per  venire a quel che dicevamo, egli è un errore di tutti i
i sensisti il prendere la generalità propria de' concetti  per  una loro moltiplicità. Generalità e moltiplicità sono cose
Il solo semplice può avere la dote della generalità .  Per  convincersene basta osservare attentamente in che consista
quel concetto si conoscono infiniti individui possibili:  per  esempio, col concetto uomo io conosco tutti gli uomini
ch' egli non potesse più distinguere la scienza che si ha  per  via di concetti, dalla scienza che si ha per via di
che si ha per via di concetti, dalla scienza che si ha  per  via di giudizŒ; e che definisse il pensare, cioè il
e che definisse il pensare, cioè il giudicare, un conoscere  per  concetti. Non riguardò adunque più il concetto se non come
dei concetti si potrebbe pigliare a filo conduttore  per  discoprire quali esser possano i giudizŒ. L' aver dunque
de' giudizŒ in affermativi, negativi e limitativi ha  per  base la diversità della copula che costituisce formalmente
de' giudizŒ in generali, particolari e singolari, ha  per  base l' oggetto, ossia la materia del giudizio. Variano
perchè vi occupate a classificar questi? Si sente da  per  tutto l' imbarazzo con cui procede Kant, pel principio
potrebbero fare sulla tavola de' giudizŒ data da Kant, ma  per  istudio di brevità lasciandole, coglieremo in quella vece
è la quarta categoria, si è presa in senso improprio, non  per  accennare la realità che si manifesta nel sentimento, ma
accennare la realità che si manifesta nel sentimento, ma  per  indicare l' affermazione che fa lo spirito pronunciando un
ad un soggetto dialettico, la qual congiunzione non si fa  per  via d' inerenza, come, per es., dicendo « il giudizio è un'
la qual congiunzione non si fa per via d' inerenza, come,  per  es., dicendo « il giudizio è un' operazione della mente »,
di una varietà; anzi niuna varietà cade nel concetto  per  quantunque generale; ma la varietà e la moltiplicità sta
possa ragionare, è la funzione della ragione. Il raziocinio  per  Kant è « « un giudizio ( conseguenza ) che viene
( maggiore ), mediante una condizione ( minore ) » ».  Per  es., « Caio è mortale »: è un giudizio che viene reso
la sua condizione. Ora questa funzione della ragione ,  per  la quale ella sintetizza i concetti, come l' intelletto
, condizioni ultime del ragionamento. Ma non si creda  per  questo che Kant attribuisca per ciò alla ragione alcuna
Ma non si creda per questo che Kant attribuisca  per  ciò alla ragione alcuna virtù di far conoscere questi
un altro, converrà ricorrere alla categoria della relazione  per  classificarli. Questa si divide in tre forme: 1 d' inerenza
a dimostrare, che la ragione ammette tali oggetti non  per  veri ragionamenti, ma per via di certi paralogismi, o
ragione ammette tali oggetti non per veri ragionamenti, ma  per  via di certi paralogismi, o inevitabili sofismi, non già
». Ora il Kant dice che questa conclusione è dedotta  per  sophisma figurae dictionis . E la prova ch' egli dà del suo
dato dall' intuizione sensitiva, ma è solo considerato  per  tale dal pensiero e dall' unità della coscienza. E però,
e se ciò gli si accorda, egli ha ragione. Ma poichè  per  contrario questo sensismo è al tutto erroneo; convien dire
che non già l' umano individuo, ma la stessa ragione umana  per  sua natura paralogizza quando cerca di stabilire l' unità
di cogliere in contraddizione la ragione stessa , e  per  coglierla con sicurezza, che cosa fa? Le mette egli stesso
Le mette egli stesso in bocca le parole che ella deve dire  per  contraddirsi: la fa parlare come egli vuole. Questa impresa
a tutto ciò, ed ecco adunque, come la ragione umana parla  per  la bocca di Kant, suo (1) critico e maestro a bacchetta.
della ragione stessa, come pretende Kant che provino  per  uno scambietto, e molto meno la sua intrinseca lotta, che
perchè non vorremmo metterci in lotta colla ragione nè pure  per  difenderla dal suo proprio furore, (il che d' altra parte
prova da Kant discretamente; e noi l' ammettiamo pel suo e  per  altri argomenti. Che lo spazio sia finito, Kant lo prova
che lo spazio puro abbia parti, diciamo anche ch' egli è  per  sè semplicissimo e indivisibile, e termine del nostro
che è occupato da corpi, o che è segnato dal nostro spirito  per  via di solidi, superficie, linee, e punti mobili; e questo
come dicemmo, e come dimostrano anche gli argomenti che  per  provare quest' antitesi adduce Kant; all' incontro lo
anco provano gli argomenti addotti precedentemente da Kant  per  provare la tesi. Onde il sofisma kantiano qui si rileva in
due: 1 senza estensione , 2 senza pluralità . Ora, se  per  semplice s' intende senza pluralità e però si fa equivalere
quest' altra « ogni pluralità è composta di unità ». Ma se  per  semplice s' intende privo di estensione , in tal caso non
onde l' esteso continuo si deve dir semplice, qualora  per  semplice s' intenda privo di parti e di pluralità. Ma più
da' sensisti, ma data manifestamente nella natura  per  modo che « « il composto è sostanzialmente diverso da' suoi
a spiegare i fenomeni, ma vi si esige di più una causalità  per  libertà » ». L' argomento da lui addotto è efficacissimo a
completamente. Ma vien l' antitesi negante la libertà; e  per  istabilirla muove l' argomento da questo principio: « «
d' una successione non può essere determinato se non  per  via di ciò che precede quanto al tempo » ». Ora questo
mondo: perchè, se la causa del mondo fosse fuori del mondo,  per  dare a questo il principio essa « « dovrebbe cominciare ad
del sofista che potè sedurre e traviare forse  per  secoli la Germania. Gli argomenti con cui egli le fortifica
sensibili, ad unirli, ed a fornirci certe regole utili  per  dirigere la nostra condotta rispetto a quelli. Ed
la nostra condotta rispetto a quelli. Ed unicamente  per  questo fine la ragione ricorre all' idea dell' anima, del
dell' anima, del mondo e di Dio, siccome a finzioni utili,  per  concepir meglio gli oggetti dell' esperienza sensibile, e
usano i sofisti colla ragione! E` vero, che la ragione è  per  sè fonte d' assurdi e di contraddizioni infinite; ma i
appunto al mondo i sofisti, e dar loro quella cultura  per  la quale conoscendo di essere da essa ingannati, la
del soggetto pensante , ed ella non ci perviene se non  per  via di un paralogismo, che le fa credere che esista
de' fenomeni mondiali , e a questo non perviene nè manco  per  via di paralogismi, ma in questa vece cade necessariamente
lui Ideale, secondo Kant può servire di regola alla ragione  per  riuscire a quella unità. Ma se Iddio è quello che dà unità
conviene ammettere l' esistenza di Dio. [...OMISSIS...]  Per  tal modo da prima era la ragione pura quella che esigeva
debba far senza. Perchè dunque tante parole sparse innanzi  per  dimostrare che la ragione pura ha quella esigenza? Per
per dimostrare che la ragione pura ha quella esigenza?  Per  eludere questa esigenza prima confessata e lungamente
condizioni della loro esistenza, tuttavia non si può dire  per  questo, che essi sieno condizionati. [...OMISSIS...] Il che
delle cose finite. Ritorna dunque il bisogno di un Dio  per  chi non vuole rinunziare alla ragione. In appresso Kant
alcun essere realmente esistente, tuttavia è un' idea buona  per  la pratica. [...OMISSIS...] Ma quali sono i principii del
migliore dell' illusione? Convien dunque lasciarsi illudere  per  soddisfare al dovere di scegliere? Vi può essere un dovere
di Dio. Perocchè prima confessa, che la ragione la esige  per  trovare l' unità delle condizioni degli oggetti del
vediamo come egli espone la necessità del suo Dio, che  per  lui è un' idea vuota di oggetto reale. Noi crediamo di
più lontane dalla realità oggettiva; perocchè esse hanno  per  loro immediato oggetto i concetti, ai quali cercano di dare
ideale è ancor più lontano dalla verità oggettiva; perocchè  per  ideale intende un prototipo di perfezione nel quale sono
Questo è in sostanza uno degli argomenti da noi usati  per  provare che tutti i pensieri, tutte le operazioni della
hanno alcuna realità, e che si prendono come oggetti ideali  per  un' illusione trascendentale. All' opposto il vero si è,
prende nè le idee, nè gli ideali, nè le cose possibili  per  oggetti reali . Ma se la ragione è impotente di
è impotente di somministrare all' uomo oggetti reali  per  via d' idee e di concetti; ella può però somministrargliene
via d' idee e di concetti; ella può però somministrargliene  per  via di argomentazioni , cioè di giudizŒ incatenati fra
avrebbe dovuto guardare Kant dall' errore di esigere  per  fondamento di detta determinazione anzi un ideale che un'
di quell' ideale del sapiente, la quale è unita a lui  per  modo, che, se da lui la stacco colla mente, non è più sua,
l' idea dell' essere indeterminato suscettibile  per  ciò appunto di determinazioni e di limiti. Ma l' impegno
egli volea convertire forzatamente quest' idea in Dio,  per  aver poscia il piacere di disfare questo Dio; il che gli
completa, come pare a Kant «( Psicol. , 1 7 5) » (1).  Per  soddisfare alle esigenze del principio della ragion
venisse fatto di ridurre la pluralità all' unità, non è  per  questo solo soddisfatto all' esigenza del principio della
la condizione della propria esistenza, tuttavia non si può  per  questo dire che essi non sieno incondizionati, perocchè si
e sarebbero in contraddizione seco stessi. Fichte adunque  per  trovare la ragione sufficiente della dualità che restava
schizza appunto nelle filosofie tedesche, le quali tutte  per  poco presuppongono una coscienza diversa dalla
aggiungere a quel principio altri principii arbitrari,  per  esempio che un ente non possa inesistere in un altro,
come un antecedente alla coscienza empirica, non essendo  per  niun modo coscienza, sarà tutt' altro, se ella esiste; e
cade il soggetto, il quale non ha coscienza di sè che  per  riflessione, come lo stesso Fichte ci accorda, e però ha
ascoltare la coscienza, debbo prendere tutte queste cose  per  enti diversi. Vero è, che sono sempre io quell' istesso,
e gli enti fossero diversi. Onde, sebbene sia vero che  per  ispiegare la coscienza debbo supporre che un solo sia il
dalla coscienza; tuttavia tanto è lungi che sia necessario,  per  ispiegare la coscienza come vuol Fichte, di condurre tutti
nella coscienza empirica. Ma come ve la trova? Unicamente  per  questo argomento ch' ella è necessaria per ispiegare la
Unicamente per questo argomento ch' ella è necessaria  per  ispiegare la coscienza empirica . E` dunque una
e però non sarà mai, e poi mai un Io; giacchè l' Io è  per  sua propria essenza una consapevolezza. Qualora adunque noi
una consapevolezza. Qualora adunque noi vorremo riconoscere  per  buoni gli argomenti di Fichte, questi ci condurranno alla
ciò che si trova d' antecedente alla riflessione non è mica  per  questo un' altra coscienza, non è un altro Io; ma è
di non doversi uscire da questa; però se ne usciva, e poi  per  non confessare d' esser uscito si copriva l' incongruenza
fatto, non procede da altro che da un argomentar che fanno  per  analogia a quel che vedono avvenir ne' corpi. Il quale
che suppongono il nesso degli enti dato allo spirito umano  per  natura nel primo suo oggetto, ci conduce da un ente all'
dalla coscienza, cioè a dire, non prende la sola coscienza  per  oggetto del suo pensare, ma altri ed altri oggetti. Fichte
d' astrazione il prendere il mero principio dell' atto  per  l' atto stesso, o per un atto compito e che possa stare da
prendere il mero principio dell' atto per l' atto stesso, o  per  un atto compito e che possa stare da sè: valendo qui assai
far che l' Io acquisti coscienza, potendo egli a ciò venire  per  altre vie. In terzo luogo è del tutto falso, che la
confondendo essi il conoscere coll' essere dell' uomo;  per  uno strano abuso di astrazione, mediante la quale isolano
che l' Io ponga il mondo, ma solo che affermi il mondo già  per  sè esistente; 4 Il NON7IO non è il mondo; perocchè il
esservi uno spirito che conoscesse il limitato, senza che  per  ciò fosse limitato egli stesso; 6 E` falso anche il
7 Quand' anco l' azione avesse bisogno d' una resistenza  per  esercitarsi, ciò non proverebbe che questa resistenza la
grado di potenza sulla sua creatura, ha dunque rinunziato  per  sempre ad averne un grado di più? Il creatore potè abdicare
ad averne un grado di più? Il creatore potè abdicare così  per  sempre la sua onnipotenza? Avrà egli creato un complesso di
dove oggimai si trova l' Io assoluto ed infinito? E` perito  per  sempre, come quegli animali che generando de' loro simili
della generazione. Mentre adunque Fichte inventa un sistema  per  assegnare delle ragioni sufficienti al fatto della
delle ragioni sufficienti al fatto della coscienza, egli dà  per  ragioni altri fatti da lui supposti e disdetti dalla
il loro DIO, non ha coscienza, sì va travagliandosi  per  cavarla dalle proprie viscere, benchè il parto riesca
l' Io doveva così operare: ne aveva proprio bisogno  per  porre sè medesimo: è una legge della sua coscienza »:
della cosa, e non fingerla, o introdurla a capriccio  per  un cotal puntello al proprio sistema. D' altra parte Fichte
Tostochè l' Io comparve a sè stesso nel mondo, egli dovette  per  legge della sua coscienza imaginare i suoi genitori e i
uso, sarebbe importante e fecondo; ma, scambiati gli uni  per  gli altri, mescolano insieme la loro fecondità per modo che
gli uni per gli altri, mescolano insieme la loro fecondità  per  modo che ne riesca un viluppo sottilissimo e un bastardume
che il carattere della ragione è il semplice porre in sè e  per  sè; e che in questa operazione si dee ravvisare la sua
egli sa che una cosa sussiste; prima che l' affermi, egli è  per  lui come se quella cosa non sussistesse. Ma che cosa è
affermazione, e che egli ha de' caratteri opposti a questa:  per  esempio egli ha il carattere di stabilità , quando l'
ch' ella contiene tale operazione, sta in questo, che  per  essa l' ente non è da noi conosciuto di più: giacchè l'
è inutile al conoscer nostro: che cosa dunque conosciamo  per  essa? Primieramente non si dee mettere a suo conto l'
e così lo si limita. Rimane adunque che l' affermazione  per  sè altro non ci faccia conoscere se non la sussistenza di
la loro realità: in una parola non ciò che sono di diritto,  per  così dire, ma ciò che sono di fatto. Quel misterioso
contraddizioni, sèguita che si debba battere un' altra via  per  giungere alla verità, cioè la via del semplice affermare.
proprietà inferiore. Il semplice porre (affermare) in sè e  per  sè , o l' asserire senza più, è il carattere supremo della
quando attesta tutto ciò: perocchè ella lo attesta sempre  per  tutti gli oggetti affermati, com' è suo proprio intrinseco
sarebbe. III Ma Fichte poi attribuisce al suo porre in sè e  per  sè , che è l' azione essenziale della ragione, un altro
ragione, un altro senso; dal quale prende nuovo argomento  per  dichiararla assoluta e creatrice delle cose. Egli dice «
ma trae l' uomo da uno stato all' altro; ella è la causa  per  cui l' uomo abbozza ideali di sè e del mondo, riformando sè
stessa; perocchè là, dove è tendenza, ivi è limitazione.  Per  questa tendenza di annullare ogni tendenza, mostra il
dell' Io. Ma questo carattere non è del tutto reale; esso è  per  ora un ideale che l' Io ha di sè, e giusta il carattere
senza negare quel nesso che è un fatto evidentissimo.  Per  altro quel nesso si trova nell' atto della cognizione . D'
e soggettivisti, i quali li confondono; 2 che l' oggetto  per  essenza s' intuisce dall' uomo per natura, ed è l' essere
2 che l' oggetto per essenza s' intuisce dall' uomo  per  natura, ed è l' essere in universale: uno scrittore
viso dell' armi, e darsi la pena di scrivere diversi volumi  per  dimostrare, che io sono al tutto psicologista, ed egli solo
col dire, che l' oggetto dell' intuizione che ha l' uomo  per  natura non è l' idea dell' ente, ossia l' ente ideale; ma
di necessità a Fichte e agl' idealisti della Germania (che  per  altro si mostra persuaso di combattere vittoriosamente),
oggettivare ), ma non è già vero, che sia conosciuto  per  sè stesso senza l' idea. Onde non essendo conosciuto per sè
per sè stesso senza l' idea. Onde non essendo conosciuto  per  sè stesso, non è per sè oggetto della conoscenza. Laddove
l' idea. Onde non essendo conosciuto per sè stesso, non è  per  sè oggetto della conoscenza. Laddove l' idea è conosciuta
sè oggetto della conoscenza. Laddove l' idea è conosciuta  per  sè, giacchè idea importa cosa intuìta, onde ella è per sè
per sè, giacchè idea importa cosa intuìta, onde ella è  per  sè stessa oggetto, ed è quella che unendosi al reale lo
esso il desiderio di rendersi perfetto, e di toglier da sè,  per  quanto gli è possibile, i limiti: il che egli poscia giugne
del voto della natura umana quel filosofo, il quale prende  per  ideale dell' uomo l' angelo ribelle! Fichte distingue il
sempre ingannevole di Foscolo (1). Ora egli è falso,  per  dirlo di nuovo, che l' uomo tenda a divenire un Dio
brama cangiar natura; la cui brama avrebbe d' altra parte  per  oggetto un assurdo. Dall' esame de' principii accennati di
vi ha cognizione, e però nè pur volontà, e meno libertà (se  per  libertà s' intende una dote della volontà). La libertà
fondamento ulteriore: ma le determinazioni che non abbiano  per  loro fondamento una ragione , sono cieche: la volontà
se non col mezzo dell' idea dell' ente, che è l' oggetto  per  essenza: tolta via la quale idea lo spirito è nelle
ricorrere ad un essere che stà al di fuori dell' IO umano  per  rinvenire la ragione sufficiente di questo, e sono al tutto
e sono al tutto inutili gli sforzi de' trascendentali (1)  per  racchiudere l' uomo in sè stesso. L' illusione di questi
del conoscere è che esista lo spirito; ma non ne vien mica  per  questo, che l' atto con cui esiste lo spirito sia il primo
L' uomo ha un primo oggetto della conoscenza (l' essere),  per  mezzo del quale conosce la condizione del suo atto di
ha dichiarato assoluto quello che non è, nè può diventarlo  per  l' affermazione di un filosofo: ella s' è chiusa nell'
ella s' è chiusa nell' uomo, cioè nel contingente, e  per  quantunque astrazioni ci abbia fatto sopra, per quanto l'
e per quantunque astrazioni ci abbia fatto sopra,  per  quanto l' abbia distillato nelle vane storte della sua
sua imaginativa, non n' ha cavato altro che contingente.  Per  quantunque Fichte abbia tolto a filosofare, prevenuto dal
e che tutto ciò che l' uomo ha in sè è parte dell' uomo »;  per  quantunque la sua nobile intelligenza si fosse resa schiava
catena non potesse correre nè camminare liberamente;  per  quantunque si sforzasse di far apparire più ampio che non
della prigione dove s' era chiuso da sè stesso, col far  per  essa mille giri e rigiri circolari: egli era impossibile
mura della povera natura umana, o di farvi un buco almeno  per  ispiarvi fuori e godervi la bellezza dell' immenso campo
un individuo che pronunzia sè stesso, Fichte era costretto,  per  non abbandonare il sistema, a dire che il suo Io non era
paradossi, e a contraddizioni sì intrinseche e manifeste,  per  quantunque sia dominato da pregiudizŒ bevuti da' suoi
in fatti uscito dall' uomo, perchè l' Io a cui ricorreva  per  ispiegare l' esistenza dell' uomo, niente aveva più di ciò
era Dio; e gli togliesse d' attorno quelle imperfezioni, e  per  così dire quelle immondezze che gli erano restate
comincia a volgersi verso la verità, egli va innanzi  per  quella via e non è più pago se non la fornisce. Ammise
cose si deve trovare nell' uomo, quando si pose all' opera  per  indicare in quale elemento dell' umana natura consistesse
quello che egli chiama l' Io puro , il quale nè si conosce  per  veruna esperienza, nè cade in modo alcuno nella coscienza
sia il solo generatore delle cose. Quindi l' uomo era  per  Fichte l' unica espressione e rivelazione del sapere
apparente dell' uomo, che l' uomo opponeva a sè stesso,  per  poter pugnare con essa, e pugnando perfezionarsi. Ma in
umana, e non si poteva intuire. Secondo Schelling adunque,  per  ispiegare le cose che sono ed appariscono, conveniva
adunque stabilire un sistema d' identità assoluta ,  per  mezzo del quale tutte le cose contingenti vengano
non sapendole risolvere, inventa un sistema apposta  per  escluderle, o per dir meglio inventa un sistema che prende
risolvere, inventa un sistema apposta per escluderle, o  per  dir meglio inventa un sistema che prende per suo fondamento
escluderle, o per dir meglio inventa un sistema che prende  per  suo fondamento la supposizione che quelle difficoltà non
si trova che egli aggiunse all' eredità da essi ricevuta (e  per  avventura senza benefizio d' inventario) quella parte che
La confusione adunque del soggetto coll' oggetto ravvisasi  per  tutto negli scritti di Schelling come in quelli de' suoi
la più perfetta regolarità; è compassato a meraviglia. Ma  per  ciò appunto dee dar sospetto: chè difficilmente l'
la facoltà di limitare sè stesso. Poichè il limitarsi  per  Iddio è il medesimo che per un altro essere l'
sè stesso. Poichè il limitarsi per Iddio è il medesimo che  per  un altro essere l' annichilarsi. Questo è quello che prova
sè limitato a sè illimitato, troppo bene conoscendosi egli  per  prendersi in fallo. Esiste adunque un altro essere, oltre
di un Essere supremo, infinito, assoluto, ella il fa  per  via d' un ragionamento, che ha materia e forma . Infatti
non potrebbe mai sapere che cosa sia esistere, non potrebbe  per  conseguente ricevere l' idea dell' ente , perchè non può
sono »: onde non si pensano divise dall' idea ed essenti  per  sè, se non in virtù d' astrazione solamente. Nè pure
conosciuto , che non è già puramente la cosa quale si pensa  per  astrazione fuori della mente e divisa dall' idea. Poteva
e così assegnare un nuovo caso di quel sintesismo che da  per  tutto s' incontra. V Quindi troppo vagamente ed
opposti, quando avrebbe dovuto con costanza stabilire  per  opposti il reale e l' ideale . Erroneamente, perchè, se vi
e dell' oggetto, come mai quel punto può aver bisogno,  per  conoscersi, di perdere la sua indifferenza ponendosi come
e come oggetto? Ha dunque bisogno di cessare di essere,  per  conoscersi? Come punto d' indifferenza è assoluto: e quest'
conosce sè stesso? ed ha bisogno di cercarsi fuori di sè, e  per  trovarsi ha bisogno di porsi colla differenza di oggeta
a sè stesso. L' assoluto si cercherebbe in tal caso  per  conoscersi dov' ei non sarebbe più. VI Oltracciò il punto
punto d' indifferenza non può essere nè concepirsi se non  per  via d' astrazione che fa la mente. Ma un astratto non può
parole e non più. Soggiunge che se l' identità assoluta,  per  sussistere, dee porre sè stessa qual universo, s' incorrono
stesso, giacchè non esistono in vero se non identificati.  Per  altro volendo egli spiegare tutti i fatti, avrebbe dovuto
(benchè dalle definizioni mostrano d' abborrire  per  lo più i filosofi trascendentali come il can rabbioso dall'
onde l' organismo e l' uomo stesso. Egli condanna Fichte  per  aver tratto l' universo dall' Io, e invece fa uscire l' Io
ideale, dal mondo de' possibili (1); la seconda sola ha  per  oggetto il mondo reale. La Filosofia negativa adunque di
quelli con che vogliamo far conoscere cosa sussistente  per  via d' analogia , giacchè l' analogia non ha valore se non
di distinguere i sette colori di cui vuole parlare,  per  l' analogia che aver possono co' suoni, egli non può avere
negazione, nè ha bisogno d' essere rettificata con questa  per  non riuscire ingannevole. Quindi non le si addice il titolo
che si contengono in una data idea, senza pigliarli  per  enti che stanno da sè, egli non abusa di tale operazione.
elementi che presenta una idea; 2 Che ella non li prenda  per  altro se non per quello che sono, cioè per elementi, e non
una idea; 2 Che ella non li prenda per altro se non  per  quello che sono, cioè per elementi, e non per enti ideali
non li prenda per altro se non per quello che sono, cioè  per  elementi, e non per enti ideali stanti da sè. Vi ha dunque
altro se non per quello che sono, cioè per elementi, e non  per  enti ideali stanti da sè. Vi ha dunque abuso: 1 Se si
che quelli che sono meri elementi, sieno enti ideali stanti  per  sè. Nella filosofia germanica s' incontra l' uno e l' altro
tedeschi, e specialmente gli Hegeliani, considerano  per  elemento quello che non è tale perchè non si può idealmente
atto è l' identico oggetto della potenza: dunque la ragione  per  essere in potenza, anzi che in atto, non influisce sul suo
Fichte rimaneva un mero postulato che doveva essere tolto  per  arrivare alla verità speculativa. Così in Fichte il pensare
il punto culminante della filosofia di Fichte, l' Io puro ,  per  le ragioni che adduce nella lunga discussione che premette
quasi facendola retrocedere. Così sottilizzando, stabilisce  per  vero immediato cominciamento del sapere il puro sapere ,
che abbiam detto a loro riguardo vale in buona parte anche  per  lui; parte perchè ci bisognerà discuterlo altrove dove
ben presente (2). Quando io penso l' essenza di un ente,  per  esempio, l' essenza dell' uomo, che cosa è presente alla
fa tra gli altri il signor abate Gioberti, che io ammetto  per  oggetto dell' intuito il meno possibile (1): ancor peggio
sul valore delle parole. Il suo argomento varrebbe, se  per  realità s' intendesse attualità , giacchè è certamente
è la prima attualità (2). Infatti, se è l' essenza , dee  per  conseguenza esser la prima attualità degli enti. All'
presente alla mente come un corpo è presente agli occhi  per  la vicinanza dello spazio; ma esse non valgono che come
questo secondo modo ha luogo solo posteriormente al primo:  per  esempio, quando la mente pronuncia che « l' essenza umana è
concetto di realizzazione; 3 la relazione di possibilità,  per  la quale si giudica che l' essenza possa essere realizzata.
verbo della mente, dando all' uomo questo invece di quella.  Per  accorgersene basta osservare, che l' oggetto dell'
la cognizione dell' identità non può essere data che  per  un giudizio. Ma eglino sono veri e innegabili questi fatti:
senza più. Il solo fatto psicologico ed innegabile, che  per  l' uomo sono due operazioni distinte l' intuizione dell'
al suo Verbo nel modo che altrove abbiamo esposto (1). Ma  per  l' uomo le idee sono separate dal verbo, e l' una dall'
abbia procurato di rendere l' errore coerente a sè stesso,  per  quanto gli fu possibile. Confondere l' idea col verbo, il
un confondere il modo ideale dell' essere col reale. Quindi  per  Hegel la dialettica è il movimento dello stesso concetto; è
idea; anzi pretende che non si possa intuire l' idea se non  per  via di giudizio, e in questo conviene con Schelling nel
è, un puro oggetto che sta innanzi al soggetto che pensa:  per  nessuna maniera di sottigliezze e di sofismi si può far
oggetto, o fare che l' uno si cangi nell' altro. Quindi  per  la stessa ragione vien meno il ragionare nella bocca di
gran salto che dà la fantasia, quand' essi si arrovellano  per  riuscire a distruggere la differenza fra concetto e
a tre: Alla prima, che chiama Logica , attribuisce  per  oggetto l' Idea considerata in sè stessa e per sè stessa;
attribuisce per oggetto l' Idea considerata in sè stessa e  per  sè stessa; Alla seconda, che chiama Filosofia della natura
natura (denominazione tolta da Schelling), attribuisce  per  oggetto l' Idea nel suo esser altro, cioè in quel suo
all' Idealismo trascendentale di Fichte), attribuisce  per  oggetto l' Idea nel suo ritorno dall' esser altro in sè
Ma poichè la Logica , che tratta dell' essere in sè e  per  sè, secondo il nostro filosofo è la solida base delle altre
Che se questa qualità negativa si voglia prendere  per  sè e in sè, non aggiungendola all' essere come a suo
l' indeterminatezza coll' immediatità dell' essere.  Per  immediatità s' intende quel primo logico, onde comincia la
inganna i suoi discepoli consiste appunto nell' aver preso  per  primo logico una qualità invece dell' ente, e fatta passare
primo logico una qualità invece dell' ente, e fatta passare  per  ente: qualità che si può applicare a più subietti . Ora
pure in una) pel primo logico , e avendola fatta passare  per  lo stesso subietto, a cui ella appartiene, ed essendo
egli ebbe bel gioco a prenderlo ora pel nulla ed ora  per  essere; ed a conchiudere che l' essere è uguale al nulla!
tale principio, di Dio, dell' uomo, e dell' Universo, che  per  un cotale movimento dialettico continuamente si permutano.
di causa e di sostanza, cui restringe poi ad una sola.  Per  sè, al suo parere, la sostanza è la causa in quanto esiste,
cosa in sè stessa, che è riconosciuta dal signor Cousin  per  la guida fedele del filosofo. E veramente l' attenta
nè rimangono in esso, nè sono suoi modi; che non hanno lui  per  soggetto; e sono o un' altra sostanza o modi d' un' altra
non si possono ridurre tutte le categorie alla sostanza, e  per  lo meno i modi non sono contenuti nell' idea di sostanza, e
i modi delle sostanze, dove ragiona della sostanza  per  sè: di Dio. Ma disavvedutamente avviluppandosi in questo
differiscano dalle idee di Dio, e da Dio stesso,  per  la ragione medesima. Se poi differiscono, già i modi di Dio
già i modi di Dio non sono più tre (le tre idee), ma  per  lo meno sei: perocchè oltre le tre idee vi hanno i tre atti
essa, sicchè ne suppone altre ed altre dinanzi da sè. Onde  per  ogni verso apparisce quanto vacilli il fondamento della
alle scienze che riguardano l' umanità, ecc.; e da  per  tutto trova senza difficoltà l' uno e il vario, e la
se in tutti gli enti v' abbiano de' vestigi di trinità, è  per  intero diversa da quella delle categorie; e l' avervi de'
nell' attrazione universale l' idea di unità e d' infinito.  Per  l' unità passi: benchè ivi non vi abbia unità, ma tendenza
siamo obbligati d' attingere la sua dottrina, o quella che  per  sua ci è presentata, questo è impossibile a dirsi, ed
vi dice: vi è questa materia; la materia non è una se non  per  analogia, ma le materie sono diverse secondo le specie
questione non istà sul cangiamento, ma sulla prima causa,  per  la quale un ente, dopo ultimato il cangiamento, è quello
di cangiamenti; ed essendo un cangiamento causa dell' altro  per  la continuità del moto, egli stabilisce col suo sistema,
diverse altre specie in potenza. L' argomento avrebbe forza  per  verità; ma ad una condizione, a condizione che sia vero ciò
che non tutte le cose, com' egli stima, avvengono  per  necessità, ma alcune per caso, o, com' anco dice, per
cose, com' egli stima, avvengono per necessità, ma alcune  per  caso, o, com' anco dice, per accidente. Ecco come definisce
per necessità, ma alcune per caso, o, com' anco dice,  per  accidente. Ecco come definisce quest' accidente fisico,
altrove insegnato, che la causa delle cose che avvengono  per  caso, è la materia che si move talora da se stessa,
della generazione e della corruzione, le quali procedono  per  necessità e con leggi stabilite e determinate (2); dopo
(2); dopo aver detto altresì che la causa di questo operare  per  accidente deve ridursi ad un principio ultimo, non
e la divisione nella mente, non nelle cose, ciò  per  fermo che è così, è ente diverso dagli enti propriamente
si poteva spiegare, e quest' era l' evento accidentale, e  per  questo filo la sua mente fu obbligata ad uscire dell'
qualche cos' altro, cioè una causa motrice , che influiva  per  qualche modo in un ente naturale, benchè esistente fuori di
quella prima Causa si fermerebbero (2). Spaventato dunque,  per  così dire, dal pericolo di arrestare il mondo e ogni
è puro atto, è altresì priva di materia, ed è pura specie ,  per  la definizione stessa della materia e della specie,
stessa della materia e della specie, intendendosi  per  materia ciò che è in potenza, per forma ciò che è in atto
specie, intendendosi per materia ciò che è in potenza,  per  forma ciò che è in atto (4). E qui riconosce ancora che,
. Dice dunque che l' intelligibile fa una serie di cose  per  sè, e la prima delle cose intelligibili è la sostanza,
prima, cioè il primo intelligibile. L' intellezione  per  sè dunque è il primo intelligibile per sè, onde la prima ed
L' intellezione per sè dunque è il primo intelligibile  per  sè, onde la prima ed eterna sostanza « « è intellezione d'
è difficile ad intendere come Iddio sia pura intellezione  per  sè senz' altro. In primo luogo se si dà a quest'
si richiede acciocchè sia intellezione. Ma l' intellezione  per  essere tale deve pure avere un oggetto. Dunque anche l'
raggiungerne il concetto era l' ente sussistente infinito  per  sè inteso (2), cioè il Verbo, dove non cessando ogni
la faccia poi universale), di cui l' uomo partecipa  per  brevi istanti, non potendo durare nella contemplazione
intellezione è il bene, la vita (1). L' uomo è un ente che  per  brevi istanti partecipa di quest' intellezione, e però di
dalla materia. Ma quando queste cose materiali agiscano  per  via de' sensi nell' anima umana, allora quest' anima con
che Aristotele ebbe mostrato necessità, che l' intellezione  per  sè abbia sè stessa per oggetto, e quindi che l'
necessità, che l' intellezione per sè abbia sè stessa  per  oggetto, e quindi che l' intellezione e l' inteso sieno una
stessa, bensì altro, [...OMISSIS...] . Ma l' intellezione  per  sè, è l' ottimo ella stessa, e però è intellezione di sè
e tale che non può cessar mai. Questa dottrina Aristotelica  per  la quale il primo movente è il Bene, e questo bene non è
bene non è altro se non l' Eterna intellezione , che ha  per  unico oggetto inteso sè stessa, molte difficoltà suggerisce
ed è questa: « se l' eterna e suprema intellezione non ha  per  oggetto che sè stessa, onde vengono le idee determinate, le
due concetti, egli concepì una gerarchia tra tutti gli enti  per  modo che il luogo più basso si tenesse dalla mera potenza ,
questo puro atto lo trovò nell' intellezione che non avesse  per  oggetto altro che sè stessa. E in fatto le cose
quella che non ha bisogno d' altro che di sè stessa  per  esser tale, e però che non dipende da alcuno oggetto,
è di tutte le cose la più nobile, la più perfetta, il bene  per  essenza, l' ottimo, l' onorevolissimo, il divinissimo.
universale : e l' infimo tra gli universali è preso da lui  per  singolare. Quindi molte fallacie di ragionamento, e il
poi quello che aveva prima stabilito. Questo gli accade  per  non aver penetrata abbastanza la natura dell' essere
predica di quella. Ma questa distinzione gli sfugge di mano  per  non avere afferrata abbastanza la natura del reale , e non
Evidentemente questo non ha luogo se non intendendo,  per  sostanza , talune forme aventi un nome sostanziale, ma che
questi nomi si potrebbero predicare della materia, dicendo  per  esempio: « questo è vino », e: « quest' è aceto », cioè «
dell' ideale o dell' oggettivo accadde ad Aristotele,  per  aver egli considerate le idee e ogni oggetto intellettivo,
nel suo naturale movimento che a certe forme ultime  per  essa. Ma non vi è sempre arrivata; quindi ciascuna trovasi
genera dal non ente », sono vere in quanto s' intenda, che  per  accidente si genera dall' ente e dal non ente , in quanto
citato, egli gli dà un contrario; quando assegna  per  carattere costante delle sostanze singolari, il non avere
e non viceversa. Ora ciò che move la volizione, ciò che è  per  sè volibile, è il vero bello; poichè « il bello e il
volibile, è il vero bello; poichè « il bello e il volibile  per  sè è nella stessa serie », ma il vero bello è anche ciò che
Distingue dunque Aristotele l' intellezione , che non ha  per  oggetto altro che sè stessa, - e questa, secondo lui, è
nel continuo atto della contemplazione, ma la mente umana  per  lo più è in istato di potenza, per breve tempo poi dura
ma la mente umana per lo più è in istato di potenza,  per  breve tempo poi dura nell' atto contemplativo. Così il
divinità al primo motore, ma la sparge altresì a piene mani  per  tutto l' universo. Il che, se da una parte mostra il vizio
che è atto di questa potenza, l' avere quest' intellezione  per  atto sè stessa. Quindi il politeismo aristotelico. E
, che intende sè stessa, non si trova la ragione  per  la quale debba essere una di numero. Laonde Aristotele
dell' unico movimento del primo cielo; [...OMISSIS...] .  Per  dimostrare dunque l' unicità del primo Motore ricorre alla
non primi, non differiscono però dalla natura del primo nè  per  riguardo all' eternità, poichè sono eterni come lui, nè per
per riguardo all' eternità, poichè sono eterni come lui, nè  per  la condizione d' essere motori immobili. [...OMISSIS...]
che il primo Motore dee essere « « un' intellezione che ha  per  oggetto sè stessa » » perchè l' intellezione è l' ultimo
che finisce in sè stesso, sempre immanente ed immobile,  per  la stessa argomentazione gli altri eterni motori hanno col
eccellentemente, insegna, deve essere atto purissimo e  per  sè tale, senza mescolanza d' altro elemento. Non giunse
conoscere quale e quanto eccellente ella debba essere. E  per  ciò stesso non si può dedurre l' unicità del Motore
ed immobili motrici non è che accidentale, e non determina  per  ciascuna di esse un' altra natura. Sono tutte cause motrici
motrici immobili, sono atti puri, intellezioni che hanno  per  solo oggetto se stesse. L' ordine, dunque, in cui le
ben mostrando il suo solito modo di vedere e di speculare  per  forme individuali, senza sapere conservarsi a
che non è certamente una sostanza individua , la quale è  per  Aristotele la prima di tutte le cose. Di più, riconosce
, gli altri, cioè gli schiavi e i giumenti, operino  per  lo più a caso, [...OMISSIS...] , e poco conferiscano al
osservare il valore di quelle parole: « « E` dunque ente  per  necessità, e in quanto è necessità, è bene, e così è
l' altre cose è l' atto : dall' atto tutte dipendono »:  per  questo rigettò come principio l' idea di Platone, perchè
o relazione. Ma poichè gli enti differiscono tra loro  per  la materia diversa, o per una potenzialità ad atti, ossia a
gli enti differiscono tra loro per la materia diversa, o  per  una potenzialità ad atti, ossia a specie diverse, perciò la
secondo gli enti specificamente diversi, e non è una se non  per  analogia, e così è da dirsi degli accidenti qualitativi e
di potenzialità. Quell' atto poi che dipende da un altro  per  esistere è meno perfetto e ritiene più del potenziale.
dunque cercare una classificazione di questi enti,  per  vedere quale sostanza fosse la prima. Gli enti dunque
delle specie, cioè l' ultimo loro atto di perfezione, o è  per  sè tale, o è per accidente . L' ente che ha la forma
l' ultimo loro atto di perfezione, o è per sè tale, o è  per  accidente . L' ente che ha la forma ultimata per sè, dicesi
tale, o è per accidente . L' ente che ha la forma ultimata  per  sè, dicesi da Aristotele entelechia , ed è più eccellente
essere ultimata o no, e perciò, se è ultimata, è ultimata  per  accidente. Tra le entelechie poi c' è ancora una
qual è l' anima umana, che dicesi entelechia , perchè è  per  sè atto del corpo, e tuttavia è perfettibile rispetto alle
il metodo lo conduce sempre ad un ragionare generalissimo,  per  forma che sotto la stessa parola abbraccia le cose più
le cose più disparate; il che è quanto dire, ragiona  per  via di concetti al sommo generici ed astratti. Così,
potenze, sieno così diverse, che non sono une se non  per  analogia (1): tuttavia, dimentico di ciò, parla degli atti
di ragionare egli perviene a conchiudere che l' atto puro ,  per  sè forma, è intellezione, nè riconosce altri atti puri
fuori dell' intellezione. E poichè tutte le cose tendono  per  loro natura all' atto, dunque tutte tendono all'
tendono all' intellezione, benchè tutte non ci arrivino  per  difetto della loro materia. Stabilisce così un appetito
che adduce Aristotele nel XII de' « Metafisici », c. 7,  per  provare che ci deve essere un' intellezione pura, hanno
abbiamo osservato, non vedendosi ragione alcuna intrinseca,  per  la quale non ci possano esser molte di quelle intellezioni
Aristotele i corpi e gli spiriti ad una stessa legge,  per  quel suo parlare universale e generico, cioè considerandoli
1 Forme pure , prive di materia ed ultimate d' ogni parte  per  sè, sostanze prime, motrici de' cieli e degli astri,
di second' ordine . 3 Enti materiati , cioè enti aventi  per  subietto la materia, cioè una potenzialità: i quali enti si
materia, cioè una potenzialità: i quali enti si distinguono  per  le diverse materie , cioè per le diverse potenzialità a
i quali enti si distinguono per le diverse materie , cioè  per  le diverse potenzialità a forme diverse . Una materia è
la potenza si lascia movere dall' atto che ha in sè,  per  arrivare ad un atto maggiore (2). La causa finale è dunque
cangiando la forma sostanziale degli enti, li tramuta  per  intero, o facendogli passare a una classe più nobile di
egli la scala degli enti formata in altro modo che  per  via di una graduazione di potenza e di atto , gli parve
considerando che quello non differisce da questa se non  per  una potenzialità maggiore. Le diverse materie, ossia i
definisce l' anima generica, secondo il suo metodo (1),  per  venire poi alle specie (2). Se poi tutti gli elementi
Ora avendo stabilito Aristotele che il puro atto è sempre  per  sè conoscibile (3), anche la sensazione dunque appartiene
dunque appartiene all' ordine delle cose che sono  per  sè conoscibili. Ma queste specie sensibili , sebbene prive
forma sensibile l' atto del corpo, e questo, pel contatto e  per  l' azione, facendosi ed esistendo nell' anima stessa, in
secondo Aristotele, la forma intelligibile . E  per  questo dice che il senso apprende per accidente l'
intelligibile . E per questo dice che il senso apprende  per  accidente l' universale in quanto questo è contenuto
del conoscere, e l' atto conoscitivo non è ancora altro  per  Aristotele che un' attualità ulteriore del medesimo
in potenza, e che costituisce le forme intelligibili , e  per  la produzione di questa nuova attualità nasce l'
intelligibili non hanno più nulla di sensibile, e sono  per  sè universali , sono ragioni. Perciò si dice che l' anima
[...OMISSIS...] E in queste ultime parole si ha la chiave  per  vincere una difficoltà, che parve fortissima ai
una natura impersonale, si può certamente concedere, se  per  anima s' intende soltanto o la vita, o ciò che
di separato », [...OMISSIS...] », cioè non significarsi  per  essa che non sia congiunto coll' università delle cose, ma
La natura divina , com' è concepita da Aristotele, è sparsa  per  tutto e mista colla potenza, ma è anche da sè, immista e
quella che dicesi anima intellettiva , che si sviluppa  per  generazione. Venuta quest' ultima specie all' esistenza, ha
contemplazione , con cui attualmente contempla le specie.  Per  ridurre questa dottrina a maggior chiarezza, conviene
materia ; 2 o come lume dal quale è illuminato lo spirito  per  misurare l' entità di tutte le cose, prima di tutto delle
è un medesimo ente, e ciò che è in potenza, la materia,  per  Aristotele è sempre il subietto dell' atto. Quivi stesso
. Della qual maniera non c' è nulla di più proprio  per  esprimere l' essere ideale indeterminato , perocchè con
, secondo Aristotele? Indubitatamente nelle forme pure ,  per  questo filosofo, giace la divina natura . E veramente,
immobili; delle matematiche alcune sono circa gl' immobili  per  vero dire, forse tuttavia non separabili, ma come nella
cosa della natura appetisce il bene, l' ottimo, il divino,  per  la specie a cui tende di pervenire (5), che, separata dalla
ricorrere alle specie con cui conosciamo ogni cosa (4)  per  trovare una notizia vera e permanente; e la scienza non può
di Platone, che i molti sensibili imitino e simulino  per  un istante quella unica specie che mai non passa: ed è
è il fondamento della cognizione e che tutto si conosce non  per  la materia, ma per la specie e per l' atto; e la specie e
cognizione e che tutto si conosce non per la materia, ma  per  la specie e per l' atto; e la specie e l' atto sensibile è
che tutto si conosce non per la materia, ma per la specie e  per  l' atto; e la specie e l' atto sensibile è appunto il
anche l' anima si conosce come l' altre cose (3); onde,  per  essere il sensibile nell' anima, non muta natura, è sempre
un sequestrare soverchiante le idee dalle cose sensibili,  per  un abisso che non si può più colmare. Ricorse dunque a dire
raziocinio rigoroso; noi l' esporremo colle nostre parole,  per  dirlo più in breve, ma rendendolo, come crediamo, con
atto? 3 Le specie e i generi si formano nella mente umana  per  via d' induzione da' sensibili: ma come si formano se sono
dalla maniera dialettica di concepire d' Aristotele,  per  la quale la stessa idea o specie diventa nelle sue mani più
e i generi superiori si ritraggono dalle cose sensibili  per  via d' induzione, e non dànno allora una cognizione attuale
è sostanza singolare ed ultimata. E veramente la ragione,  per  la quale nega che la specie sia separabile ed essente per
per la quale nega che la specie sia separabile ed essente  per  sè, non è tratta propriamente dalla natura della specie
pure da ogni materia, onde a queste si deve ricorrere  per  rinvenire il primo principio di tutte le cose. Ora, tutti i
è la ragione e la quiddità , [...OMISSIS...] , della cosa,  per  esempio d' un circolo, e in questa ragione non c' entra la
chiaramente che ciò che si predica de' singolari non è  per  Aristotele la specie pura e presa in sè, ma la specie nella
predicabile, [...OMISSIS...] , fa tutt' altro discorso, e,  per  quel ch' io intendo, la riduce a certe specie ultime o all'
(2). Poichè se ci fosse quella terza specie (3),  per  la stessa ragione ce ne dovrebbe essere una quarta e così
sono tutte corruttibili (4). Se poi c' è qualche cosa,  per  certo che sarà la specie e la forma »(5) ». Quest' è
sussiste in sè, ma solo nella casa (1): dove si vede che  per  Aristotele altro è esistere la specie in sè scevra da
. Non vuole dunque Aristotele che sussistano  per  sè come enti separati e indipendenti nè le specie
intelligibili in potenza. Quando poi si riducono all' atto,  per  opera della mente in atto, allora sono scevre di materia,
divinità l' ammettere specie eterne di cose corruttibili  per  sè essenti, poichè se così sussistessero, sarebbero
da una parte dice che è la prima sostanza separabile e  per  sè sussistente, dall' altra dice che è l' ente
XI dei « Metafisici », dopo aver detto che ogni scienza ha  per  principio la quiddità (3), e mostrato in che modo questo
prima filosofia dice: [...OMISSIS...] . Riguarda dunque  per  primo e principale principio, [...OMISSIS...] , l' Ente
della prima filosofia è un' essenza non solo separabile  per  astrazione, ma separabile di fatto e sussistente da sè come
(4). Da questo passo risulta, che ogni scienza ha  per  suo oggetto un' essenza, o quiddità [...OMISSIS...] ; ma
tutte le cose (5), e che sussiste anche separata da tutte e  per  sè, ed è il divino, [...OMISSIS...] . Questa dunque è ad un
scienza, cioè alla filosofia prima, Aristotele attribuisca  per  oggetto Iddio, e l' essere comunissimo e universalissimo,
dell' ente. L' ente si può predicare in due modi,  per  sè e per accidente: l' ente per accidente non può
dell' ente. L' ente si può predicare in due modi, per sè e  per  accidente: l' ente per accidente non può costituire l'
può predicare in due modi, per sè e per accidente: l' ente  per  accidente non può costituire l' oggetto d' alcuna scienza;
scienza; e nelle predicazioni, in cui l' ente si predica  per  sè, sia de' generi, sia delle specie, sia delle differenze,
essere , altri argomenti parevano valere ugualmente anche  per  l' essere universale . [...OMISSIS...] Quest' ultime
cose, ed Aristotele dice appunto, che la prima scienza ha  per  oggetto gli enti come subietti , e non come qualche cos'
sostanza, e della prima sostanza, come pur deve (4). Ma  per  l' opposto Aristotele stesso insegna espressamente che la
e così non appartiene più alla scienza prima, se non  per  una cotale relazione di pensiero, per la quale si
scienza prima, se non per una cotale relazione di pensiero,  per  la quale si considerano que' diversi significati di ente,
universale e singolare sussistente, risulta che si conosca  per  sè, e però che sia intelligibile anche come singolare, chè
universalissima, specie delle specie. L' essere dunque è  per  sè conoscibile. E poichè le specie dell' altre cose sono
fa il personaggio di subietto, benchè non esista se non  per  una tale identificazione della mente. La spiegazione dunque
dee trattare principalmente di Dio. Così questa scienza ha  per  oggetto ad un tempo: 1 Dio, essere attualissimo; 2 l'
del filosofo? Tutto, tale qual è l' universo. Questo,  per  ipotesi assunta (chè prove efficaci non se ne danno e le
prove efficaci non se ne danno e le inefficaci trapassiamo  per  brevità), è sempre stato. Dunque ci si dovea trovare tutto
in potenza, non potrebbero passare al loro atto, se non  per  la mozione d' altre cose che sono in quel medesimo atto, a
opera » » (2). Primieramente la materia corporea, mancando  per  sè d' unità, non può mai essere un subietto com' egli
ammettere nell' anima vegetale qualche cosa di sentito,  per  minimo che sia, o riconoscere che non c' è in essa punto nè
»è un suono vano, o se vuol dire trovarsene qualche parte,  per  quanto involuta, già non è più vero, che il sensibile non
questione che abbiamo trattata precedentemente: se ci sia  per  Aristotele qualche intelligibile, che sussista da se solo.
stato sempre, e questo tutto si rimova eternamente e cangi  per  que' quattro modi di trasmutazioni che abbiamo indicati,
alcune specie non può accadere così » », [...OMISSIS...] ,  per  la quale sembra che consideri come accidentale a tali
le specie degli accidenti, perchè questi non hanno l' atto  per  sè, onde dice: [...OMISSIS...] . Rimosse queste tre classi
il complesso degl' intelligibili. Gl' intelligibili dunque,  per  riassumere, sono specie e generi, e le specie altre
e contemplativo, o come atti intellettivi esse stesse  per  la solita o almen frequente confusione che fa Aristotele
distinto l' atto dalla specie , termine dell' atto (1).  Per  ovviare dunque l' inconveniente di non ammettere come
al genere della sostanza precedono alle altre in dignità  per  una maggiore attualità: l' altre che appartengono al genere
altre che appartengono al genere degli accidenti, esistono  per  le prime. Le sole specie sostanziali dunque, ossia quell'
specie sostanziali dunque, ossia quell' intellezione che ha  per  oggetto o atto ultimato la quiddità [...OMISSIS...] (3), è
(3), è la più attuale di tutte. Ma questo non basta ancora  per  arrivare a quella specie che sussiste da sè, secondo
tutta la scienza viene da certi principŒ, e questi hanno  per  fondamento gli universali, e i principŒ primi hanno per
per fondamento gli universali, e i principŒ primi hanno  per  fondamento gli universali della massima estensione. I
mai generate di nuove. Pervenuta dunque la natura,  per  mezzo della sua più eccellente operazione, cioè della
ai loro prodotti dà il nome di effezioni [...OMISSIS...] ,  per  distinguerle dalle generazioni, e le distingue secondo le
ai corpi esterni. E poichè la loro forza si cangia,  per  la diversa collocazione e aggregazione degli elementi,
« forma della pietra »ha anch' essa due significati, poichè  per  forma ora s' intende da Aristotele la stessa cosa ideale
la specie de' sensibili » » (1). Vedesi che anche qui  per  Aristotele (nè pur l' anima intellettiva) non è il subietto
la scienza, che comprende tutti gl' intelligibili. E  per  la stessa guisa è specie indeterminata delle specie
come abbiamo mostrato nell' « Ideologia ». Nè c' è bisogno  per  questo, che i sensibili siano vere specie, ma quelli che
rinunziare a parlare di essi. Nè si sottraggono alla specie  per  essere trascorrevoli e rimutabili; perchè c' è anche la
non sarebbe mai conosciuto, non essendo conoscibile  per  sè. Dopo aver detto che non può esserci altro che l' anima,
cosa d' eterno e d' intellettivo con esistenza sua propria,  per  ispiegare la generazione degli animali. [...OMISSIS...] .
causa finale della generazione il bello e il divino , che è  per  sè intelligibile, e prima sostanza. E perchè la generazione
. Pone ancora il principio, che sia « « cosa migliore  per  ciò che è più eccellente il separarsi da ciò che è
altro o ad altro congiunti. Ma quello che mi pare decisivo  per  riconoscere, che Aristotele ammette che la natura della
parole Aristotele si continua così: [...OMISSIS...] . Onde  per  l' uso che fa l' anima della mente imagina un corpo etereo
che l' anima, che è atto del corpo, n' abbia bisogno  per  far uso della mente. A questo conducono anche tutti que'
dice parlando dell' uomo che « « un tale nascimento avviene  per  la specie , poichè colui che genera è tale » » (2), cioè ha
e le parti estese dalla mente: e tuttavia a torto,  per  quanto a me pare, se n' indusse che Aristotele volesse
n' indusse che Aristotele volesse lasciare la mente sparsa  per  modo che nulla più fosse se non una successione di staccati
ne fa una sola e medesima sostanza, altro non essendo  per  lui l' intellezione che la stessa mente in atto, e gli
chè la sua mente corre a un universale ch' egli prende  per  singolare, cioè alla specie: egli si sforza costantemente
più sopra arrecati, in questo appunto egli trova la ragione  per  la quale alcuni degli enti dell' universo sono
»(enti) « sono incorruttibili, quelli poi corruttibili e  per  qual cagione? » » (2). E risponde che la ragione della
e della materia: [...OMISSIS...] . E prosegue a dire che  per  ciò stesso non si dà definizione nè dimostrazione delle
cosa ci sia di separato dalla materia. [...OMISSIS...] Da  per  tutto in queste dottrine s' incontrano perplessità e
a determinare si è: che cosa sia questa natura immateriale.  Per  uscire da questa perplessità conviene rimovere altre
altre ambiguità del linguaggio aristotelico, troppo povero  per  la potenza analitica d' una tal mente. Prima di tutto
con esse, ma la natura in quant' è comune o universale.  Per  esempio il vocabolo uomo significa: 1 la natura umana; 2 la
ed essenziale d' Aristotele. Aristotele si propone dunque  per  l' esposizione di un tale sistema di seguire questo metodo:
metodo: 1 di esporre i passi che fa l' intendimento umano  per  giungere colla riflessione agli ultimi principŒ, e questa è
senso. Ma come fa quest' operazione? Che cosa le bisogna  per  poterla fare? Certamente, risponde Aristotele « « un abito
de' corpi in potenza: ma i corpi sono la causa occasionale  per  la quale i colori della luce si manifestano in atto: e
già detto e in parte provato, che Aristotele intende,  per  la mente insita nell' uomo per natura, l' essere in
che Aristotele intende, per la mente insita nell' uomo  per  natura, l' essere in universale . Ma come questo può essere
è potenza, e questa è atto rispetto a quello. Ed è  per  questo appunto che, partendo dal principio che « l' atto
la potenza », negò che le idee platoniche sussistessero  per  sè stesse, e vi sostituì delle intellezioni, onde dice:
atto rispetto a quello, ne verrà che l' intelligibile dato  per  natura sia la mente in potenza d' Aristotele, e l'
in atto e però un intelligibile in atto dato all' uomo  per  natura, col quale egli si forma tutti gli altri
dunque che « la mente è degli estremi » [...OMISSIS...]  per  una parte e per l' altra (cioè tanto nel giudicare che
la mente è degli estremi » [...OMISSIS...] per una parte e  per  l' altra (cioè tanto nel giudicare che nell' agire).
che è una natura. [...OMISSIS...] . La mente acquisita  per  natura, cioè per via della mente innata, sono dunque gli
[...OMISSIS...] . La mente acquisita per natura, cioè  per  via della mente innata, sono dunque gli intelligibili
i principŒ dell' arte e della scienza, che tutti si formano  per  quella induzione che descrive sulla fine degli « Analitici
[...OMISSIS...] . Di che conchiude, che « « questo è  per  natura il principio di tutti gli altri assiomi » »,
d' altri elementi, non ha altri termini che l' ente , o  per  dir meglio l' essere . Il che si vede pigliando la sua
a questo (.). Dunque il solo essere resta il primo e  per  sè conosciuto dalla mente, più noto e certo di tutte l'
è necessario che preceda ogni altra cognizione ottenuta  per  mezzo dell' induzione, e per ciò stesso la cognizione de'
ogni altra cognizione ottenuta per mezzo dell' induzione, e  per  ciò stesso la cognizione de' generi che Aristotele suol
[...OMISSIS...] . C' è dunque indubitatamente qualche cosa  per  Aristotele di separato da ogni materia corporea e di
è l' ente indeterminato, il quale ha bisogno dell' essenza  per  esistere, ma l' ente che è ad un tempo la propria essenza
(2). In un luogo della « Metafisica » reca una norma  per  rilevare ciò che c' è di separato realmente, e ciò che si
di concetto [...OMISSIS...] . Così l' uomo è bianco  per  apposizione della bianchezza, nè per questo la bianchezza
Così l' uomo è bianco per apposizione della bianchezza, nè  per  questo la bianchezza ha un essere precedente, nè l' uomo ha
essere separati, come essenze sussistenti e intelligibili  per  sè. I primi sono relativi ai corpi e ai sensibili e però
ma così appartengano al senso, e diventino poi tali  per  opera dell' intendimento che li separa, e li considera
come l' intesero alcuni de' suoi discepoli, che esistano  per  sè ab aeterno. Ma riguardo ai secondi Aristotele ammette
secondi Aristotele ammette che esistano precedentemente e  per  sè, non però allo stato di pure idee, ma come intellezioni,
che è la verità, viene il lume all' intendimento (4), e  per  mezzo di questo, all' occasione delle sensazioni si vedono
al tutto indeterminato « « la speculazione della verità  per  noi parte è difficile, parte facile » »: facile coglierne
facile » »: facile coglierne una parte avendone il lume  per  natura, difficile raggiungerla tutta essendo il lume
dei sensibili si distinguono da essi unicamente  per  la ragione , non perchè questa ragione costituisca altri
genere inesista un astratto, se non si riferisce al senso:  per  esempio niun può dire in qual genere di cose inesista il
« l' idea dell' essere ». Quest' idea dunque è la specie  per  sè intelligibile, la mente in atto, e quella che è in
ma è un atto, una prima intellezione che ha  per  termine l' essere: anzi la mente stessa è chiamata termine
a sè, in potenza rispetto agli altri intelligibili.  Per  vederlo con chiarezza conviene che andiamo indietro, e che
parte da questo principio: « « Le sole sostanze sussistono  per  sè e separate realmente l' una dall' altra » ». Per
per sè e separate realmente l' una dall' altra » ».  Per  conoscere se una cosa sussista in sè con indipendenza da
da ogni altra, conviene vedere se sia sostanza.  Per  vedere se sia sostanza conviene conoscere i caratteri
di ricorrere alla prima causa motrice, ch' egli riconosce  per  sostanza prima, allora la rende immutabile, e non punto
dunque questi caratteri costitutivi della sostanza e posto  per  principio che non può esistere per sè, se non la sostanza
della sostanza e posto per principio che non può esistere  per  sè, se non la sostanza (4), egli si fa a combattere le idee
di cui si predicano, o che hanno in sè, o in cui sono, e  per  la stessa ragione assai meno l' uno , e quello che si
Ma l' intellezione all' opposto o la mente che ha l' ente  per  oggetto è singolare, e niente vieta che sia sostanza, come
atto niuno di essi, conviene che abbia unicamente l' essere  per  oggetto, poichè, secondo la dottrina d' Aristotele, l'
e in sè stesso (2). Rispetto alle cose, queste o sono uno  per  accidente, o per sè. Lasciando noi da parte la
(2). Rispetto alle cose, queste o sono uno per accidente, o  per  sè. Lasciando noi da parte la considerazione delle cose che
noi da parte la considerazione delle cose che sono uno  per  accidente, considerazione puramente dialettica (e
un prunaio); vediamo che cosa dica dell' essere le cose uno  per  sè. Considera l' unità che viene alle cose dalla loro
di specie »(3) ». La materia, come vedemmo, è il subietto  per  Aristotele. Ma come egli ammette due materie, cioè la
dunque qui è la materia ideale, giacchè il genere è appunto  per  Aristotele la materia delle specie, [...OMISSIS...] (5). Il
un indivisibile in ciascun genere, che serva di misura  per  le cose che sono in ciascun genere, e questa prima misura è
è l' uno stesso; onde quest' è il medesimo che l' uno  per  essenza, [...OMISSIS...] che è principio del numero come
un altro modo è il contrario, dovendosi anche qui ricorrere  per  ispiegare questi due modi, all' estensione e alla
natura, alla specie, al genere, e in generale alla ragione  per  ispiegare come un unico sensitivo possa sentire diverse
e la scienza si compone di ragioni (1). Ma si osservi che  per  Aristotele il dire: « « separata di ragione » », e il dire:
maniera obiettiva. Subiettivamente, pel primo atto, ossia  per  la prima intellezione, che essendo una riduce molti in atto
non ha luogo l' ingannarsi circa la quiddità se non  per  accidente (4) e similmente circa le ousie incomposte » »
tempo, la mente le unifica, e in due modi, obbiettivamente  per  l' unità della specie colla quale le pensa, e
unità della specie colla quale le pensa, e subiettivamente  per  l' unità di sè stessa. Poichè, dice Aristotele « « non l'
Dunque la potenza che ha l' anima di unire e dividere,  per  via di predicazione, nasce dall' intuizione che ha dell'
dunque quello che disopra abbiamo osservato, che l' uno  per  analogia, che non è altro che l' essere, è posto da
la mente in potenza d' Aristotele in senso obiettivo (4).  Per  ciò stesso questa mente è dal nostro filosofo chiamata « «
mente in senso subiettivo è una prima intellezione che ha  per  oggetto quell' essere ideale indeterminato, ed è la mente
nell' uomo; 7 Che il primo sentimento dato all' uomo  per  natura termina nell' estensione, e specialmente, nell'
Ora il sentimento stesso è uno; ma si moltiplica anch' esso  per  un elemento straniero che è la materia corporea diffusa
contenute e unificate dalla prima, cioè da quella che ha  per  termine il primo intelligibile. Siccome poi, a questo, come
poi, a questo, come ad atto purissimo e perfetto, tende  per  istinto tutta la natura potenziale, così egli acquista la
precisamente in che esso consista. Lasciando però da parte  per  un poco gli astri, ecco in che modo non dissonante da'
aggiunge dal di fuori. Le quali due sentenze si conciliano  per  la subordinazione delle cause. In fatti, domandare « se la
nel primo libro « Della generazione degli animali », come  per  la congiunzione dei sessi nasca la generazione; nel
il divino in senso proprio alla mente. Pare dunque che  per  mente intenda l' oggetto e per l' anima intellettiva il
alla mente. Pare dunque che per mente intenda l' oggetto e  per  l' anima intellettiva il soggetto. [...OMISSIS...] . E qui
non equivocamente (3), dovendo Aristotele stesso ritornare  per  un' altra via e senz' accorgersi a questo placito di
veramente ogni cosa tende al Bene, ma questo Bene è diverso  per  ogni genere d' enti, e anche per ciascun individuo:
ma questo Bene è diverso per ogni genere d' enti, e anche  per  ciascun individuo: trattasi dunque d' un bene indeterminato
toccandola, intellettive; eccelso scopo della scienza  per  sè appetibile (1) e della vita contemplativa, l' ultima e
l' altre cose, come mezzi al fine, sono ordinate (2), e  per  dir tutto, l' oggetto della beatitudine (3). Ora quest'
moto, dunque anche un eterno Motore, e questo immobile,  per  non perderci nel ricorso all' infinito (6). Ora non c' è
contemplazione, puro diletto, la quale non è a noi che  per  qualche istante. Questa contemplazione è l' intellezione
è l' intellezione ottima e massima, cioè avente  per  oggetto l' ottimo, e quello che è in massimo grado. Ora,
», [...OMISSIS...] », cioè non ha bisogno uscire di sè  per  cercare il suo termine, poichè egli stesso è il termine del
più ancora ammiranda. Ma così egli si sta. E anche la vita  per  fermo inesiste, chè l' atto della Mente è pur vita: quegli
chè l' atto della Mente è pur vita: quegli poi è atto. Atto  per  sè è la vita ottima ed eterna di lui. Onde diciamo, che
decidere se, nella sentenza d' Aristotele, la mente sia una  per  Iddio o per gli Dei e per gli uomini, o siano più menti di
nella sentenza d' Aristotele, la mente sia una per Iddio o  per  gli Dei e per gli uomini, o siano più menti di numero. Da
d' Aristotele, la mente sia una per Iddio o per gli Dei e  per  gli uomini, o siano più menti di numero. Da una parte dice,
gli rimane dunque? Di rattaccarsi a Platone, di ricorrere  per  rifugio alle sue espressioni: ed eccovi che v' introduce la
verso e consideriamo la mente come una sostanza separata e  per  sè sussistente che, essendo Dio, inesista negli dei e negli
da più sostanze in atto; sentenza della quale si serve  per  dimostrare, che le idee di Platone non possono essere
ma e a questa che cosa lo mosse? Conviene dunque dire,  per  non andare all' infinito, che il primo movimento del
(3), può intendersi della mancanza di consapevolezza,  per  la quale non si rendono conto della ragione da cui sono
suo fine. Ritorna anche qui, quasi involontariamente e  per  la violenza che gli fa il vero, a Platone. [...OMISSIS...]
nella natura, il che conduce ad una sorte di panteismo (1);  per  la composizione poi della specie divina colla materia (2),
intorno agli astri pervenne a trarre un' ingegnosa dottrina  per  ispiegare, in qualche maniera, i moti della natura, e le
come rottami di fabbriche diverse di cui si serve  per  costruire una fabbrica nova, rimane come un sincretismo,
essa la parte materiale. Così gli esseri intellettivi hanno  per  oggetto loro o specie, in cui contemplano il Bene eterno,
cui contemplano il Bene eterno, Iddio immobile, l' essere  per  sè; ed operano per questo fine. Laonde in quegli enti che
Bene eterno, Iddio immobile, l' essere per sè; ed operano  per  questo fine. Laonde in quegli enti che non operassero per
per questo fine. Laonde in quegli enti che non operassero  per  un fine, e questo immobile, non ci potrebbe essere la mente
non ci sarebbe la mente, poichè quei che l' hanno, operano  per  un fine (4), nè ci sarebbe l' intendere, poichè non si può
locale rappresentasse l' interno circolo del pensiero; e  per  questo pare che attribuisca al cielo il volgersi in giro
Michele Scoto spiegarono il movimento de' cieli non  per  l' appetito di tutto il corpo celeste a cui nulla, come ad
a cui nulla, come ad essere divino, potea mancare, ma  per  l' appetito delle sue parti (5), stranissimo pensiero,
Queste sfere e questi astri si movono come il primo cielo  per  la contemplazione e l' appetito del proprio Dio, motori
generano sempre, ma or sì ed ora no? (2). Ci vuole dunque  per  terza la causa del moto, che pretende essere stata omessa
specie e ad un tempo intellezione divina, che niente opera  per  sè; ma che, essendo appetita dal primo cielo, questo di
certamente nega che il moto una volta generato si comunichi  per  contatto e per continuazione di parti. Ad ogni modo al
che il moto una volta generato si comunichi per contatto e  per  continuazione di parti. Ad ogni modo al pensiero d'
in Dio si dividano discendendo alle cose mondiali. Laonde  per  ispiegare la generazione degli enti sublunari trova
sfere e dei varŒ astri. E infatti nell' esempio che adduce  per  dimostrare che le cause delle cose generabili devono esser
e così, aggiunge, dicasi dell' altre cose che operano  per  una forza, cioè come cause efficienti (1). La quale
non si potrebbero spiegare i fenomeni della natura. Chè  per  verità tutto s' adunerebbe in una massa inerte e morta.
è evidentemente un' imitazione del « Timeo » di Platone,  per  quanto Aristotele voglia farci credere il contrario) un
al suo appetito. E inoltre è necessario secondo Aristotele  per  ispiegare le generazioni spontanee e casuali, alle quali dà
ispiegare le generazioni spontanee e casuali, alle quali dà  per  cagioni il movimento del tempo , che dai giri celesti
è eterna, non può nascere, e non può distruggersi, poichè  per  nascere o per distruggersi ci sarebbe bisogno di qualche
può nascere, e non può distruggersi, poichè per nascere o  per  distruggersi ci sarebbe bisogno di qualche altra causa e
ed eterno e atto puro senza potenza, egli non ha bisogno  per  esistere d' alcuna materia o potenza: è dunque da sè puro e
di genere [...OMISSIS...] (1). La ragione che adduce  per  negare all' essere il nome di genere è notevolissima. Il
e incompleto come il genere; che anzi la limitazione è  per  lui accidentale e non sua propria, che quant' è meno
sè, e in tanto si trovi principio di tutte le cose ed atto  per  sè essente; e dall' altra si trovi predicato
poichè in questo modo è divenuto essere limitato, quando  per  sè e come essere è illimitato. Dissi che l' essere si
della casa. La forma dunque o essenza della casa è causa  per  la quale la casa è, sia nell' idea, sia nella realtà: la
cosa: vi s' aggiunge un' essenza sostanziale o forma,  per  esempio quella della casa, o d' un letto, e allora quella è
Aristotele insegna che la materia ha bisogno della forma  per  essere qualche cosa, ma in nessuna maniera insegna che la
maniera insegna che la forma abbia bisogno della materia  per  essere qualche cosa: solamente osserva che la forma,
obiettivo ad un tempo e subiettivo la mente d' Aristotele.  Per  la stessa ragione poi per cui Aristotele disse che la prima
la mente d' Aristotele. Per la stessa ragione poi  per  cui Aristotele disse che la prima filosofia trattava dell'
causa della materia, la quale non è qualche cosa se non  per  la specie (5). Ma gioverà indicare altresì da che fosse
tutti gli enti [...OMISSIS...] , come quelli che sono  per  natura primi [...OMISSIS...] (1). Questa proprietà, di
trovare in se stessa queste specie, ma le abbisogni cavarle  per  via d' induzione dalla natura. La mente umana è la stessa
cioè periscono tutte le cognizioni tratte dalla natura  per  induzione (essendo ella stessa tutte queste cose
da un tale politeismo (1). Ma difficilmente, ammettendosi  per  legittimo il libro XI de' « Metafisici », si può dire che
è il Buono e l' Ottimo, il quale solamente cagiona il moto  per  l' efficienza del naturale appetito; e se tuttavia questo
dalla sfera, ma è soltanto contenuto in essa, e da essa,  per  così dire, informato dell' unità. Così dice l' essere
Così dice l' essere «periechein ta onta panta» (4). E  per  questo appunto Aristotele fa una scienza unica e prima di
stesso di successione perisce senza quello di durata (4).  Per  questo dice Aristotele che l' essere e il vivere degli enti
obliquo e vario degli astri) produce diversi effetti  per  la diversità degli enti, e dell' appetito vario di questi.
il quale ora è annesso alla forma, come nelle produzioni  per  via di seme e nelle produzioni artistiche, ora è annesso
[...OMISSIS...] (2). E però Aristotele non riprende Platone  per  aver detto che l' ente e l' uno sia causa delle essenze e
sia causa delle essenze e dell' essere di tutte le cose, ma  per  non avere spiegato come questa causazione si facesse, cioè
non avere spiegato come questa causazione si facesse, cioè  per  non aver conosciuto, com' egli crede, che l' ente e l' uno
aristotelici, è una se si dice in un modo universale e  per  analogia, ma è moltiplice secondo gli enti diversi. Ora
se stesso, cioè è la purissima attualità (2). E veramente  per  Aristotele ciò a cui conviene, prima che ad ogni altra
è l' essenza sostanziale, chiamata da lui «proton on» (3) e  per  l' essenza sostanziale tutti gli accidenti partecipano
ella è Dio; e in questo senso si può dire che l' essere  per  Aristotele sia Dio. Posciachè dunque l' essenza o l' essere
che si riduce all' ente (2). 3 Che ogni scienza ha  per  oggetto la quiddità , [...OMISSIS...] , e che usa di questo
(3), di che procede che la scienza dell' ente come ente ha  per  suo proprio oggetto la quiddità dell' ente. 4 Che le altre
si potessero riferire all' essere come essere separato e  per  sè sussistente, che essendo uno costituisce il fondo di
specifiche alla prima essenza, a cui tutta la materia tende  per  l' innato appetito e ne prende quella parte che può, e
dell' essere delle cose finite », l' essere qui è preso  per  sussistere , e il sussistere delle cose è in ciascuna di
non elemento di esse (4). Ma se si domanda poi « la causa  per  la quale la forma si sia unita alla materia », conviene
quest' uno che ne risulta riceve il nome della specie,  per  esempio casa , e così la specie casa è divenuta questa casa
stessa sia stata con ciò generata, ma essa è stata causa  per  la quale gli elementi materiali divennero un chè
la limitazione de' diversi generi di materia, è la causa  per  la quale la essenza o forma , a cui ciascuna materia
sono nella natura; ma egli è una sola essenza, l' essenza  per  sè, illimitata. 4 Essendoci poi stato ab aeterno quest'
delle quali parla in un modo vacillante, prendendole talora  per  vere specie operanti (1) talora poi negando che sieno
tutte nascendo alla materia naturale, come atti di questa  per  la tendenza ch' ella ha ed ha sempre avuto di spingersi
Onde in generale l' atto, o specie de' corruttibili,  per  Aristotele è ciò che si predica d' una materia (1) e il
materia (1) e il predicato non esiste senza il subietto.  Per  vedere quante diversità di forme egli distingua ugualmente
estensione di concetto della causa formale che si cerca,  per  esempio: « « la causa, perchè esiste un uomo, è una data
di esse. Laonde dice Aristotele, che l' assegnare l' uno  per  causa formale dell' essere reale delle cose è vero, ma l'
L' essere dunque attualissimo, e però separato e da sè, è  per  Aristotele mente contemplatrice, contemplatrice di sè
loro è più avanzato ed ultimato, perchè aver più atto è,  per  Aristotele, aver più essere. E più atto conseguono dei
essa tende all' atto, al suo più prossimo atto, che  per  Aristotele, come pure pe' suoi predecessori, è quello degli
pe' suoi predecessori, è quello degli elementi materiali,  per  esempio del fuoco: le materie prime sono diverse, e quindi
de' Pitagorici. Ma quando l' ente è costituito ed esistente  per  l' essenza o entelechía che lo fa esistere, ancora egli può
sono eterni, e gli esistenti ne producono altri ed altri  per  generazione o per arte. Ma la pura mente non è cosa che si
gli esistenti ne producono altri ed altri per generazione o  per  arte. Ma la pura mente non è cosa che si formi passando
i principŒ (3). La mente dunque in senso subiettivo ha  per  oggetti i principŒ, non in forma di giudizŒ o di
quali separate da ogni materia anche sensibile sono tutte  per  sè ente [...OMISSIS...] ; una facoltà di trovare in queste
, se non conoscesse immediatamente la specie? la quale  per  sè presa, cioè scevra di materia, è assolutamente
non avesse in sè attualmente un intelligibile. Poichè è  per  propria virtù che lo spirito s' innalza alla mente
[...OMISSIS...] (5). Se non ci fosse dunque nell' uomo  per  natura una cognizione prima attuale, non potrebbe
gl' intelligibili se non conosce l' ente che li contiene?  Per  questo dice, che il principio deve essere una intellezione
i primi [...OMISSIS...] . Questi dunque, che si trovano  per  induzione, non sono dati allo spirito umano dall' induzione
dall' Essere e Mente assoluta: essi sono i più noti  per  natura, rispetto poi a noi sono resi più noti dall'
più, perchè abbraccia ogni atto di contemplazione che abbia  per  oggetto i puri intelligibili e non solo «ta prota». La
un genere diverso da quello, e poichè ogni scienza ha  per  oggetto un genere, l' universo mobile sarà oggetto della
tutte sopra il Cielo, dove i Pitagorici riponeano i numeri,  per  indicare che sono immuni dallo spazio e dal tempo. Non
e dal tempo. Non essendo dunque la materia un chè, se non  per  la causa formale, e però l' essere delle cose essendo la
Così parlando delle antiche favole, egli non le riprende  per  aver posta una moltitudine di Dei, ma solo per aver fatti
le riprende per aver posta una moltitudine di Dei, ma solo  per  aver fatti gli Dei simili agli enti naturali composti di
nè quegli cercarono poi come gli enti s' informassero  per  via d' imitazione o di partecipazione delle specie (3). E
la necessità d' un' altra causa, che è la finale, che  per  sè stessa nulla opera, ma è intesa, e appetita, e questa è
fa operative le forme anche nella mente dell' artefice  per  essere coerente a se stesso nel porre le forme attive); e
dal bene vero: perchè anche quel primo deve apparire  per  essere appetito, e non può apparire a chi non solo è privo
anche questo non si sa come, dalla materia, affinchè sieno  per  se intelligibili. Su di che già vedemmo che lo stesso
il piede, ora dare alla specie la mente (subiettiva)  per  spiegarne l' azione, ora aggiungervi la forza,
appetirsi una cosa, s' acquista in parte quella cosa? E`  per  una virtù imitativa o appetitiva? Questo non si spiega, e
o appetitiva? Questo non si spiega, e in ogni caso,  per  imitazione (giacchè si ritornerebbe all' imitazione de'
cosa (2). Ma in tal caso eccoci tornati agli universali  per  ispiegare la partecipazione delle forme , cioè ritornati al
e possibilità, ma sì viceversa. Ora, che la mente sia una  per  Aristotele, pare indubitato; se poi la faccia una di numero
cercheremo in appresso. Agli argomenti che abbiamo addotti  per  provare che Aristotele ammette una sola natura mentale,
si contano come la terza sostanza. Questo ben dimostra  per  lo meno che Aristotele era lontano dall' intendere quanto
sostanza immobile, cioè della mente, altrove attribuisce  per  oggetto « l' ente come ente ». La mente dunque è l' ente,
ci può ritornare senza rinunzia al proprio sistema, anche  per  un' altra ragione. Secondo lui, è indegno di Dio, che
il primo di questa serie è Dio, gli altri sono sparsi  per  tutto l' universo e lo compongono. Il primo intelligibile
Gl' intelligibili uniti alla materia non sono intelligibili  per  sè. La materia è potenza, l' intelligibile è atto. Ma fino
non è intelligibile se non potenzialmente. L' atto puro è  per  sè intelligibile. Come tutti gli enti tendono all' atto,
tendono all' atto, tutti tendono a divenire intelligibili  per  sè. Vi riescono quelli soli che arrivano col loro movimento
in questo modo puro atto, allora non è solo intelligibile  per  sè, ma anche intelligente (2). La ragione poi per la quale
per sè, ma anche intelligente (2). La ragione poi  per  la quale non tutti gli enti arrivano a quest' atto puro è
in se medesima (3), quando le altre specie non sono che  per  la sostanza e però hanno un' esistenza accidentale che
eterne in atto nel mondo, bastando che ci sieno in potenza,  per  esservi poi attuate dalla specie sostanziale in cui sono.
da ogni contagione di materia, e quest' è la mente umana.  Per  arrivare a quest' atto ella deve spingersi fino all'
d' aver egli perfezionata la teoria coll' averla conosciuta  per  causa finale, con che solo s' evita che la natura del mondo
ella sarà imperfetta e insufficiente. Poichè si prenderanno  per  mente, o sia per divinissimo, le specie di cui ogni ente
e insufficiente. Poichè si prenderanno per mente, o sia  per  divinissimo, le specie di cui ogni ente anche inanimato è
come può essere cosa oltremodo eccellente? (3). Si prenderà  per  divinissimo la mente umana? In tal caso abbiamo una mente
ella sarà di sua natura in potenza, e passerà all' atto  per  la virtù del suo oggetto: dipende dunque da questo, e
nell' atto della contemplazione; 2 quest' atto deve avere  per  oggetto l' ottimo; 3 quest' ottimo deve esser ella stessa.
specie sostanziale a cui può giungere la natura: 1 Nascendo  per  un passaggio di ciò che è in potenza a ciò che è in atto,
rispetto al quale è in potenza (6); 3 Quindi accade che  per  poco tempo (1), e con fatica (2) la mente subiettiva dell'
sostanziale pervenuta allo stato d' entelechia , non avrà  per  suo oggetto solamente l' ottimo, ma altre cose ancora che
è la mente attiva , perchè vedendo l' essere conviene che  per  la stessa ragione l' occhio dell' anima veda tutto ciò che
, intenda le specie acquistate coll' uso dei sensi  per  induzione, vedesi chiaramente dall' unirla alla memoria ,
immortale la mente fattrice od agente: basta dunque  per  noi provare che sia immortale anche la mente fattibile,
lo stesso che cercare come si produca la mente passiva . Ma  per  dichiarare questo, conviene: 1 stabilire qual sia la mente
non si mescola al corpo, e però non ha bisogno del corpo  per  sussistere, e non è ancora le forme se non in potenza,
che questa mente in potenza è separata di natura dal corpo  per  la differenza che passa tra essa e il senso, il quale
pensa sempre perchè ell' ha bisogno di fare un' operazione  per  arrivare a pensare queste specie, ha bisogno di separare le
specie dalla materia perchè la mente se le approprŒ (3). Ma  per  ciò che riguarda la mente stessa, ella si intende sempre e
siano senza materia, semplici, immiste. Ora la mente è tale  per  sè e, appunto perchè tale, rende anche l' altre cose scevre
ancora della potenza; può però passare alla contemplazione  per  un certo tempo e in que' momenti ella stessa è mente
e ciò che in lui si trova, «taa prota», è il più noto  per  natura, ma, dice, non il più noto rispetto a noi; con che
specie sostanziali nella natura che arrivano ad attuarsi  per  via di generazione, il cui atto però non essendo ultimo,
atto le specie della natura e così rendersi mente patetica.  Per  questo appunto accade, che tutte quelle quattro specie
appetitiva. Come poi la mente raccolga tali intelligibili  per  induzione, fu da noi veduto. La mente subiettiva dunque
che l' uomo vive, subiettivamente radicata nella natura  per  mezzo dell' altre parti dell' anima, e così è naturalmente
giorno, così la mente dell' anima nostra a quelle cose che  per  loro natura sono manifestissime fra tutte »(2) », e alla
naturale ha bisogno di conoscere le specie della natura, e  per  questa via non solo acquistarsi le scienze naturali, ma ben
ma ben anco rendere a se stessa più note quelle cose, che  per  natura sono manifestissime, ma a noi visibili appena: « «
sono meno note, a quelle che sono più note »(3) », e ciò  per  difetto del nostro occhio e non per difetto d' evidenza
più note »(3) », e ciò per difetto del nostro occhio e non  per  difetto d' evidenza nelle cose (4). Quando poi Aristotele
è di tutti gl' intelligibili, [...OMISSIS...] la prima ha  per  oggetto «ta te physei phanerotata», la seconda «panta
la prudenza e la sapienza (9), ma i due abiti che hanno  per  oggetto il vero necessario sono la scienza e la mente .
specie naturali fatta dall' anima coll' organo della mente,  per  via dell' induzione e del raziocinio, dopo aver prodotte le
dell' opera è la mente, ma il principio è la mente insita  per  natura nell' anima, e il fine è la stessa mente convalidata
seconda ha molti principŒ in atto, e non solo i primi, ma  per  principŒ Aristotele intende anche tutte le essenze
specie piene, o le specie astratte (non generi ancora) (2).  Per  riassumere adunque, gl' intelligibili sono sparsi nella
necessariamente, perchè ciò che è perfetto atto, è,  per  la stessa definizione, esistente, essendo il medesimo atto
dipende da alcuna potenza e materia. Egli non è la natura,  per  la stessa definizione, essendo « « la natura ciò che ha
non può a meno d' intendere. Essendo quest' intelligibile  per  sè l' essere , la mente è formata dall' essere. Ora quest'
quest' ultimo atto della natura c' è sempre stato (1), e  per  mezzo della generazione umana si perpetua. Ma l' anima
C' è dunque l' Essere primo singolare, ma preso questo  per  obietto dalla mente umana ed applicato alla natura diventa
mente umana ed applicato alla natura diventa comunissimo  per  la ragione che questa mente riporta e identifica con esso
specie. Queste sono essere come quello, ma si distinguono  per  la loro limitazione: così suppone che ci sia in fondo a
dunque dee propriamente trattare quella scienza che ha  per  oggetto l' essere come essere, e anche d' ogni altra
ella una ed identica. Ma la materia non esiste se non  per  lei e però non è un subietto indipendente da lei: ella
dice della mente nell' uomo (3). E quest' è la ragione,  per  la quale Aristotele ora parla d' un principio solo, e or
universale dall' esistenza del primo ente. Non basta dunque  per  Aristotele, acciocchè ci sia l' universale, che colla mente
il discorso in singolare e il discorso in plurale  per  la ragione detta. [...OMISSIS...] . Ma tra le cause eterne
di Dio e del Bene (7), e perciò si chiama teologia.  Per  trovare dunque il fondo della dottrina aristotelica,
e de' generi diversi, e de' contrarŒ e delle negazioni, non  per  parti, come fanno le scienze speciali, ma in quanto sono
ed assegnare le cause; 5 e che sia tale che si cerchi  per  sè stessa, cioè unicamente per saperla, e non per altro.
e che sia tale che si cerchi per sè stessa, cioè unicamente  per  saperla, e non per altro. Ora questi cinque caratteri si
si cerchi per sè stessa, cioè unicamente per saperla, e non  per  altro. Ora questi cinque caratteri si riscontrano nella
la materia considerata come subietto degli enti naturali.  Per  aver questa scienza, non fa bisogno conoscere i singolari
[...OMISSIS...] . I subietti materiali non si conoscono  per  se stessi, ma quello che li fa conoscere è l' universale
bensì va agli ultimi che sono l' ente e l' uno, ond' ha  per  oggetto, «ta malista katholu», e questi Aristotele li dice
scibile non riceve l' essere scibile da altri, ma è  per  sè scibile; e in ciascun genere, secondo Aristotele, ciò
altre cose scibili l' essere scibili; ciò che è scibile  per  sè, dà all' altre cose scibili d' esser scibili per
scibile per sè, dà all' altre cose scibili d' esser scibili  per  partecipazione. [...OMISSIS...] . L' universalissimo
possa poi raccogliere da' sensi la scienza sua propria  per  induzione, e quello perciò è la mente in atto,
di causa, avendo ella stessa bisogno d' una causa  per  esistere, cioè della forma, e non essendo essere, ma
(3), e questa immobile, appunto perchè è l' intelligibile  per  sè, e appetibile perchè intelligibile, [...OMISSIS...] (4).
agli enti possa essere la loro essenza, e nega questo  per  la stessa ragione, anche de' comunissimi, l' ente e l' uno,
la costante dottrina ch' egli professa: [...OMISSIS...] . E  per  essenze incomposte [...OMISSIS...] intende tutte le specie,
de' singolari » » (4), pigliando la parola « universale »  per  comune . Egli dichiara ancor meglio il suo pensiero con
solamente si trova in ciascuno. Che cosa dunque sostituisce  per  ispiegare la partecipazione della specie a molte materie?
(1), e riprende Platone, come se avesse detto, esserci  per  ogni ente della natura due essenze, l' una separata ed
l' una separata ed eterna, l' altra sensibile che esiste  per  partecipazione di quella prima, poichè « « un' essenza non
esistano delle essenze sostanziali. Ma riprende Platone  per  aver confuse queste essenze separate dalla natura con
gli enti della natura, e aggiungendovi il vocabolo stesso ,  per  esempio dicendo: « « l' uomo stesso, il cavallo stesso » »
dalla natura sono quelle che dice lontanissime da' sensi,  per  sè stesse i primi e più intelligibili, nelle quali è
mentire » » (1). Ma la parola ente , che talora si prende  per  essenza sostanziale , che sola è davvero ente, secondo
sostanza, laddove «hekaston de to genos on» (4). Ma quando  per  ente intende la sola essenza sostanziale, allora l' ammette
esso, cioè della prima filosofia dice: « « La scienza è da  per  tutto propriamente del primo , e da cui dipendono l' altre
del primo , e da cui dipendono l' altre cose, e  per  cui si dicono » » (5). Poichè dunque la prima scienza è
del primo ente. Che se questo è la « « sostanza, conviene  per  certo che il filosofo abbia i principŒ e le cause delle
in sè contrarŒ; domanda come questa si può trovare da noi,  per  qual via si può arrivarci, considerando sì la natura, che
la natura, che la cognizione nostra propria che ci formiamo  per  via d' induzione. [...OMISSIS...] Dal qual luogo mi sembra
sia questo, secondo Aristotele: la ragione raccogliendo  per  induzione il comune perviene al comunissimo : quest' è l'
od universalità: convenendo ricorrere al primo uno,  per  ispiegare l' uno ne' più. Di qui assegna per oggetto della
al primo uno, per ispiegare l' uno ne' più. Di qui assegna  per  oggetto della prima filosofia non solo l' essere separato,
alla prima filosofia. [...OMISSIS...] La ragione poi,  per  la quale Aristotele dice, che il pensiero umano concepisce
causa che rende necessarie l' altre cose che non sono tali  per  sè. [...OMISSIS...] , Tali sono i primi, [...OMISSIS...] ,
[...OMISSIS...] (1). Poichè Aristotele distingue l' essere  per  sè, e il sussistere dell' essere, e aver l' essere,
, e questo non è senza materia, benchè l' essere  per  sè sia da ogni materia purissimo (2). Il primo necessario
finale, verso a cui tutti gli enti mondiali sono portati  per  un loro proprio impeto, [...OMISSIS...] , in tutt' essi
loro proprio impeto, [...OMISSIS...] , in tutt' essi insito  per  natura (3): questo è l' Essere necessario, il principio da
parti »(4) »: e quindi la prima filosofia appunto perchè ha  per  oggetto il primo e il comunissimo, tratta di tutte le cose,
al mondo, e però è la potenzialità del mondo, che esiste  per  questo, che gli atti, a cui questa potenzialità trapassa
tutto dalla stessa potenzialità, onde le specie mondiali:  per  il che l' essere intransmutabile (e veramente anche nel
Aristotele, appartiene allo stesso genere. Ogni scienza ha  per  suo oggetto un genere. La filosofia prima dunque ha per
ha per suo oggetto un genere. La filosofia prima dunque ha  per  oggetto l' ente come ente, sia questo considerato in atto o
coll' intenzione di darne qui in fine un breve sunto.  Per  quanto a noi pare, il discepolo non s' è scostato molto dal
proposte le principali questioni, ed esposte le difficoltà  per  scioglierle: ma la soluzione di esse o manca, o è indicata
di questi è la più eccellente e maggiore. Ciò posto, espone  per  ordine le diverse questioni intorno ai primi , alle quali
separata e la natura consisteva nell' esser ella sostanza  per  priorità, e per posteriorità così chiamarsi la mente umana
natura consisteva nell' esser ella sostanza per priorità, e  per  posteriorità così chiamarsi la mente umana e tutte l' altre
la parte media del mondo. Domanda se questo avvenga  per  impotenza del primo, che non può trapassare, e dice che
divida l' ente in materia e forma, dice, che questo accade  per  la natura dell' ente che è uno in potenza ed in atto, e di
questo fine , quello a noi principio . Vuole dunque che  per  noi sia principio il sensibile, ma quello che è principio
tempo però riconosce che non possiamo partire da' sensibili  per  arrivare ai principŒ assoluti se non per mezzo della causa
da' sensibili per arrivare ai principŒ assoluti se non  per  mezzo della causa . Non è dunque da' soli sensi che noi
la natura intima e darne una definizione. Il Filosofo, o  per  dir meglio, colui che si applica all' investigazione
e del reale, ha cessato d' esser Filosofo. Ma non vogliamo  per  questo cessar noi dal filosofare. Epperò sostituiremo un'
meditazione, tentando di conoscere il più addentro che mai  per  noi si possa la natura del reale e dell' ideale; e dopo
bensì ingenuamente la nostra ignoranza, ma non ne indurremo  per  questo che la distinzione già stabilita sia divenuta un bel
al veder vostro. Molte sono le cose arcane nella natura, nè  per  questo il Fisico nega o gli enti o i fenomeni, di cui non
che l' escludere la distinzione del reale e dell' ideale  per  le difficoltà che si trovano nello spiegare questi due modi
l' esser coraggioso e costante nelle ricerche, il non darsi  per  vinto così facilmente; e quando gli pare di non potere
differisca dall' altro » e fare l' estremo di nostra possa  per  discuoprirlo. Nè perciò teniamo la taccia di temerarj, che
coraggio s' accompagna alla rassegnazione filosofica,  per  la quale quando anche le nostre ricerche non fossero
cosa io confido che noi ricaveremo nella ricerca che stiam  per  fare. Accingiamocene adunque con tutta fiducia. E poscia
Io credo che non faccia bisogno di grande penetrazione  per  riconoscere che le opere delle arti non si pregiano che pel
giace che nella idea che dalla mente si contempla, e che  per  questo oggetto interior della mente piace la materia
anteporre le mani alla testa; giacchè le sole mani hanno  per  loro oggetto il reale, come la mente ha per oggetto suo l'
sole mani hanno per loro oggetto il reale, come la mente ha  per  oggetto suo l' ideale. Il reale dunque nelle opere delle
senza che quell' ordine che in se dimostra non sia preso  per  vestigio d' intelligenza e quindi ci richiami a una causa
E voi vedete che quest' è, miei signori, il fondamento,  per  cui nel creato vede la mente vostra i vestigj della divina
applicare all' altra. Voler confondere in una sola due cose  per  la ragione che l' una non può star senza l' altra non è
che dunque ogni cosa è reale, sarebbe buona egualmente  per  farne risultare l' opposto, cioè per indurne che ogni cosa
buona egualmente per farne risultare l' opposto, cioè  per  indurne che ogni cosa è ideale. Si conceda dunque che l'
comune proclama, e che d' altra parte si può dimostrare  per  infiniti argomenti. Poichè davvero, che ciò che abbiam
l' occhio non vede senza il raggio, che ha bisogno di esso  per  uscire al suo atto; ma non è mica vero perciò, che l' atto
sua possibilità, sia un uomo possibile? Anzi ella è reale,  per  consenso dei nostri avversarj, che voglion tutto reale;
abbiamo potuto di nuovo eseguire esternamente e realizzare,  per  la proprietà che ha l' ideale d' esser causa esemplare d'
caratteri che distinguono l' uno dall' altro, del tutto e  per  sempre, e queste distinzioni dobbiamo aggiungerle alle
è riproducibile nè realizzabile; l' ideale all' incontro ha  per  suo carattere la fecondità, la realizzabilità: 2 Ad
da una specie di cane all' altra. Ho forse distrutto  per  questo l' idea del bracco, o l' idea del segugio? No
legge del tempo, alla qual soggiacciono più o meno tutti,  per  poco, gli esseri reali che compongono l' universo.
e non essere; ciò non involge contraddizione, e appunto  per  questo dicesi contingente. Ma anche quando egli non
Filosofi bastasse opporre quest' autorità del genere umano  per  tutta confutazione. Assicurata così la verità non ci
di tutto, disposti ad esser contenti dei soli nostri sforzi  per  giungere al vero, e molto più di quella porzione di vero
concepibile, e che il reale non è punto nè poco concepibile  per  se stesso, e se pur all' ideale non si congiunga. Questo è
è il suo carattere? Quello dell' oscurità, cioè d' essere  per  se stesso incognito. Se esso ha bisogno d' un' entità
incognito. Se esso ha bisogno d' un' entità diversa da lui  per  essere conosciuto, dunque, separato da questa entità,
par egli che un' idea abbia bisogno di qualche altra idea  per  essere concepita? No certamente; poichè un' idea è atta
un' altra idea, che è al tutto da lei diversa, e diversa  per  usare l' espressione d' Aristotele come un numero è diverso
da prima il Teseo, allora n' ebbe l' idea. Esisteva egli  per  anco il Teseo reale, che poscia il grand' uomo modellò e
Teseo reale, che poscia il grand' uomo modellò e scolpì? No  per  certo; dunque quell' idea non ebbe bisogno della sua
idea non ebbe bisogno della sua corrispondente realità  per  isplendere nella mente al Canòva. Ed osservate, che quand'
la mente dell' artista, benchè sola, benchè scompagnata  per  sempre da quel reale che le rispondeva. Replicherete
del Teseo dagli enti reali da lui veduti. Ma fu appunto  per  prevenire questa obbiezione, che io vi chiamavo a
dico l' idea del Teseo, ma un' idea qualsiasi. Ora mi basta  per  rispondere, che consideriamo attentamente che voglia dire «
quali è perfetta, egli si giova di esse quasi di scala  per  salire alla contemplazione d' un' altra idea migliore, che
e senza disuguaglianze è ancora un' idea astratta che  per  se sola non basta alla mente dell' artista a formare la
la mano che si propone; ma basta sì a servirle di guida  per  immaginarla, e con essa convien che concorrano altre idee,
idee sono tipi astratti, che guidano la mente dell' artista  per  quella via che le bisogna a giungere finalmente alla
in questo, che la prima è bene esercitata e conosce la via  per  giungere a contemplare l' idea perfetta, al che non vale la
a dire che la produciamo noi stessi con un nostro atto:  per  chiarircene non v' è altra via che osservare attentamente
ogni qualvolta le piaccia di darle attenzione: la trova da  per  tutto, in ogni tempo, anche quando l' arancio è distrutto.
sua mente, eccitandolo, dirigendolo, determinandolo. Ma  per  ispingere il ragionamento nostro a tutta l' evidenza
idea, e che perciò? La natura dell' idea non si rimarrebbe  per  questo quella stessa che è, distintissima dalla realtà?
Ma la sua conoscibilità, la sua idea, sarebbe forse  per  questo lo stesso che la sua realità? Non ancora; chè il
di conoscere presentano alla mente due nozioni distinte,  per  modo tale che col solo mezzo di conoscere non si potrebbe
sarebbe l' ideale solo il conoscibile e l' intelligibile  per  se stesso, e il reale avrebbe ancora bisogno di ricever la
nè che la mente sia, in quant' è reale, conoscibile  per  se stessa; ma sempre e poi sempre per l' idea. Infatti,
è reale, conoscibile per se stessa; ma sempre e poi sempre  per  l' idea. Infatti, poniamo una mente che avesse le idee di
essere ideale è il solo concepibile, il solo intelligibile  per  se stesso, l' essere reale finito è per se stesso oscuro ed
solo intelligibile per se stesso, l' essere reale finito è  per  se stesso oscuro ed inintelligibile, e viene solamente
nelle nostre indagini. Ma qui dobbiamo stare avvertiti,  per  non perdere il frutto, che non forse l' immaginazione ci
un carattere negativo, la mancanza di luce sua propria e,  per  così dire, l' opacità. Qui dunque si conviene spingere le
l' essere ideale, appunto perchè questo è intelligibile  per  sua essenza, e quello all' opposto per il lume di questo.
è intelligibile per sua essenza, e quello all' opposto  per  il lume di questo. Dunque possiamo già sulle prime cavare a
l' idea di cui questa è appunto la natura, d' escludere,  per  ripeterlo, il sentimento che può aver di sè l' intuente e
l' ente ideale. Se dunque l' intuizione dell' ideale ha  per  sua propria natura che dall' oggetto intuito s' escluda il
è il carattere proprio d' ogni reale. Convien dunque  per  conoscerlo chiamare in ajuto l' idea. Ma in qual modo l'
uomo reale è anche nell' uomo ideale che vi corrisponde, e  per  conseguente vien ad esser vero anche il contrario, cioè
è il deposito di sue persuasioni. Allorquando un signore  per  fabbricare un palazzo chiama l' architetto che ne formi il
che possiede nella sua mente. Dunque il reale si conosce  per  l' ideale, benchè nell' ideale non si comprenda il reale.
allo spirito. Questo è l' oggetto propriamente conoscibile  per  se stesso. Ma che differenza vi ha dunque tra il reale di
aggiunge nulla alla sua cognizione. Infatti, se il medico,  per  tenerci all' esempio addotto, altro non trova nell' infermo
Presupposte dunque nella mente dell' idee, nelle quali e  per  le quali lo spirito nostro conosce gli oggetti, il reale
vi si può aggiungere. Rimane dunque quest' atto relegato,  per  così dire, nel sentimento, senza che possa entrare punto nè
. Converrà dunque che la sua cognizione si acquisti  per  tutt' altro modo; vi dovrà dunque essere un altro atto
si riducessero a contemplar l' ideale, io non esisterei,  per  così dire, che nell' ideale. Ma io ho indubitatamente
stessa lo dice. L' unità dunque e l' identità mia propria,  per  la quale d' una parte io contemplo la natura del mio
il mero reale, non può esser conosciuto che a questo modo,  per  via di affermazione; chè anzi gli uomini, e gli stessi
cognizione dell' ideale, e ci vuole gran fatica di mente  per  estrarnela e separarla. Nè altra cognizione all' uomo
da quella parte che riguarda il reale nell' ideale. Ma  per  noi, miei signori, questa speculazione è importante; non è
lusso. Le conseguenze che ne derivano sono incalcolabili:  per  intanto noi raccogliamo dal nostro ragionamento quello che
proposto, cioè che il solo essere ideale è concepibile  per  se stesso, l' essere reale è per se oscuro ed
ideale è concepibile per se stesso, l' essere reale è  per  se oscuro ed inconcepibile. Ma questo poi viene illuminato
del reale nel sentimento e in tutto ciò che opera in esso e  per  esso. Dopo aver così separato il reale dall' ideale
sino a tanto che egli non si applica che all' ideale, ha  per  termine del suo atto l' essere sotto un solo di que' modi,
Niuna maraviglia dunque, se nella percezion del reale,  per  la quale l' unico essere si comunica all' unico spirito, e
dunque ha in sè una dualità, cioè a dire è un' operazione  per  la quale si partecipa l' essere sotto i due suoi modi, l'
ch' egli non ci potesse dar qualche occhiata, almeno  per  caso, senza bisogno de' sentimenti e delle immagini,
e dirigesse. L' affermazione, dico, dell' esistenza prende  per  subietto il sentimento o ciò che cade nel sentimento. Ora
però che sia vera ed efficace l' obbiezione. E` vero che  per  affermare l' esistenza di un reale non c' è bisogno che
tendevano a dimostrare, che il solo ideale è concepibile  per  sè stesso, che solo nell' idea consiste ogni
dell' affermare. Noi abbiamo detto, che datoci un reale  per  via di sentimento, noi ci applichiamo l' esistenza quale la
se ne possa dividere, come voi dite, una cotal porzione  per  applicarla ai reali; giacchè l' idea dell' esistenza
si presenta alla mente; ma sapete voi perchè, miei signori?  Per  quella inclinazione che ha il nostro intelletto, e per
Per quella inclinazione che ha il nostro intelletto, e  per  quella abitudine di applicare al mondo ideale quei
altra sostanza. Dunque se prendiamo la cosa materialmente,  per  quanto oro abbiamo, non avremo mai il rame. Ma prendiamola
che si tratti di persona vivente; tosto si vedrà, che  per  quanto il piede solo si guardi, non si separa dal corpo,
egli tuttavia applicandola al reale sensibile la divida  per  così dire mentalmente e la spezzi, accorgendosi che in
all' essenza universale. E qui troviamo aperta la via  per  conoscere viemmeglio in che consista la determinazione
chiaramente, che questa determinazione e limitazione si fa  per  via di rapporto , rapportandosi cioè dallo spirito il reale
se il sensibile particolare è legato al luogo e al tempo  per  modo da non potersi trasferire altrove, l' essere
sia a tutto ciò che ha o non ha tempo e spazio, senza che  per  questo sia trasportato da luogo a luogo. Ora se tra il
il reale sensibile limita e determina l' essere universale.  Per  chiarire ancor più la cosa con una similitudine,
del piccolo quadrato. Ma che perciò? Viene forse immutato  per  questo il triangolo? Non si rimane il triangolo di prima?
viene nello spirito semplicissimo dell' uomo a sopraporsi,  per  così dire, al reale sensibile; lo spirito dell' uomo ne
sensibile di cui ha sperienza, ossia dell' immagine. Egli è  per  questo che si può dire con tutta proprietà, che un' idea
in quanto è idea; e questo non ha difficoltà di sorte  per  chi considera che allo stesso modo le conseguenze si
di dimostrare, che il solo essere ideale è intelligibile  per  se stesso, mentre il reale è intelligibile per la
per se stesso, mentre il reale è intelligibile  per  la congiunzione coll' ideale. Noi abbiamo dissipate le
abbiam lasciata insoluta. Dobbiamo occuparcene in questa; e  per  farlo a dovere dobbiamo considerar prima ben a fondo la
alla questione, prendono de' gravissimi abbagli. Tali sono  per  lo più que' filosofi, i quali riscuotono lode di gran
non sentirne la forza. Noi dunque non ricuseremo d' entrare  per  dir così nel gineprajo della proposta questione; ed
facoltà del ricordarci. Ottimamente; certo non siam qui noi  per  negarlo. Questo non è ancora che il fatto stesso, di cui
in voi certe reliquie, ve ne sono rimaste le idee? Ora  per  mezzo di queste reliquie o vestigj, e idee che sono rimaste
della percezione. O l' uno o l' altro; o si pensa al reale  per  le idee che ne sono rimaste, o pei vestigj che ne ha
o pei vestigj che ne ha ritenuto il senso o la fantasia, o  per  gli uni e l' altre. In quanto alle idee, sia pure che ci
di Roma da me veduta, il mio pensiero e il mio discorso ha  per  suo oggetto i vestigj e le immagini di queste città che
ma che il nostro pensiero ed il nostro discorso non ha  per  suo oggetto che immagini e rappresentazioni de' reali che
- Veramente mi duole che tutto il mondo s' inganni; ma  per  me io non saprei separarmi da tutto il mondo per unirmi al
ma per me io non saprei separarmi da tutto il mondo  per  unirmi al vostro sentimento. A me ripugna il dire che tutto
e che però non sarà mai la vera Firenze; e se la prenderete  per  la vera Firenze, e la vorrete far creder tale a quelli con
pari tempo che queste rappresentano Firenze reale, e perciò  per  mezzo di esse e noi veramente conosciamo e facciamo altrui
accordo sul fatto vedremo se la vostra maniera di spiegarlo  per  via d' immagine sia sufficiente. Ora voi mi dicevate pur
immagine sia sufficiente. Ora voi mi dicevate pur ora che  per  mezzo delle immagini pensate alla vera Firenze qual' ella è
penso e parlo di Firenze reale, ma io ci penso e ne parlo  per  via d' immagini a quella stessa maniera come quando si vede
abbiamo tempo fa percepita - Sì; ma resta sempre vero che  per  pensare a Firenze io non ho bisogno d' altro che delle
ma dico che ci ha delle difficoltà, ed eccovene una. Se  per  mezzo delle immagini di Firenze voi pensate alla vera
A ragion d' esempio: se noi vedessimo una pittura, o  per  meglio dire, vedessimo de' colori variamente distribuiti
che produce e informa le immagini vive, che ci fa prendere  per  immagini o rappresentazioni di Firenze quelle che
de' reali che rimane in noi dopo la percezione, unicamente  per  via delle immagini della cosa, rimasta impressa nel nostro
cessa di essere spiegazione; è il sofisma della forma: idem  per  idem . Come dunque ci trarremo noi dall' imbarazzo? V' ho
se non sensazioni? Ma le sensazioni nostre non sono  per  fermo le realità esteriori delle contrade, delle piazze,
a vedere in che modo noi percepiamo le realità esteriori  per  mezzo del nostro senso. Veramente non m' è possibile
modificazione del tenore abituale del nostro sentimento  per  sè sola presa non contiene la cognizione della realità.
affermazione dunque è un assenso dell' animo, è un assenso  per  cui l' animo pone se stesso in uno stato diverso dal primo;
e che la semplicità ed unità nostra propria è il luogo,  per  così dire, dove si raffrontano e s' uniscono l' idea ed il
è uopo non volere intendere le operazioni dell' anima  per  alcuna similitudine tratta dalle operazioni de' corpi. L'
persuasione, che esista quel reale che conosce nell' idea e  per  l' idea; è in una parola quel sì, che pronuncia al dubbio
prodotto, la persuasione voglio dire, che esiste il reale,  per  l' idea conosciuto come possibile. Ora questa persuasione,
e questo è il caso appunto della dimenticanza, ed avviene  per  varie cagioni che non è qui il luogo d' annoverare. Vero è
sensioni che avemmo durante la percezione? Non entrano esse  per  nulla a costituire la cognizione che ci rimane dei reali,
ritenuto lungamente le immagini nella fantasia, queste  per  lunghezza di tempo venissero illanguidendosi, e poco a poco
abbiamo veduto una cosa, e possiamo andarci ripensando  per  rammemorare che fosse, senza venirne tuttavia a capo.
dell' esistenza di un uomo, che non possiamo determinare  per  via d' immagini, ma per semplice idea, o anche pel nome che
uomo, che non possiamo determinare per via d' immagini, ma  per  semplice idea, o anche pel nome che porta, che è un puro
l' immagine è così viva che m' inganna, che io la prendo  per  una sensione esterna, per una percezion sensitiva. Ma se l'
che m' inganna, che io la prendo per una sensione esterna,  per  una percezion sensitiva. Ma se l' immagine produce talor
come un certo ente reale opera nel mio sentimento;  per  l' immagine io conservo la memoria dell' attività dell'
dell' ideale o del reale propriamente? Badate bene:  per  rispondere conviene isolare quest' attività del reale su di
è atto a suscitare in me il tale fantasma, ma so io ancora  per  ciò solo, che l' ente che ha quest' attitudine, sussista?
che egli è atto a produrre nel mio sentimento, e ciò  per  mezzo dell' immagine che me ne rimane. Quello che dicevamo
Quello che dicevamo delle immagini vale universalmente  per  tutti gli effetti che un reale può produrre nel mio
come è. Positiva chiamo quella cognizione d' un ente,  per  la quale conosciamo per esperienza la sua attività propria
quella cognizione d' un ente, per la quale conosciamo  per  esperienza la sua attività propria e caratteristica nel
è un restringere soverchiamente l' umana scienza dandole  per  limite il sentimento, e poscia dimostrando pure, che questo
quel metodo rigoroso che tronca l' ali all' immaginazione  per  tener dietro fedelmente ai passi della natura. Occupiamoci
di cognizione non è cognizione: conviene che sia pensato  per  divenir tale: pensato che sia da noi immediatamente, noi
da quella del soggetto stesso »non convien dirsi questo  per  la semplicissima ragione che la cosa è appunto così. Può
ragione che la cosa è appunto così. Può dunque entrare e  per  molto o per poco tempo inesistere un principio agente in un
la cosa è appunto così. Può dunque entrare e per molto o  per  poco tempo inesistere un principio agente in un altro
si diceva irreperibile, e si osava anche dire impossibile,  per  quella certa incredulità filosofica, che legata alle cose
vede che cosa manca all' ente percepito, che cosa dee avere  per  esser perfetto; e in somma produce in mille maniere a se
a quelle cognizioni prime che non si sono acquistate  per  riflessione. E queste sono quelle appunto che abbiamo
a percezione soggettiva, a percezione estrasoggettiva.  Per  quanto si faccia, questa materia non si può moltiplicare nè
si supponga dunque che alla riflessione non sia dato  per  materia altro che l' essere indeterminato, oggetto dell'
prenda le prime determinazioni degli enti conosciuti  per  via di percezione. Sia pure che in appresso, dalle prime
essere ideale, che riesce poi difficile a riconoscerlo  per  quell' umile elemento che ci era stato dato prima nella
prima nella semplice percezione. Ma il riconoscerlo ancora  per  quello è l' opera della mente filosofica; alla Filosofia s'
nativo, ond' hanno lungamente peregrinato; abolire insomma  per  virtù d' astrazione, l' una dopo l' altra, tutte le
è da por mente. Noi abbiamo detto, che la percezione si fa  per  mezzo d' una affermazione; giacchè infatti l' affermazione
realtà; ma quanto alla cognizione delle realità, ella è  per  l' idea che s' acquista nel modo che abbiamo già
perchè dunque, miei signori, alcuni di quelli che passano  per  filosofi non si contentano dell' ampiezza di questa sfera
che lo conosca poco; ma lo conosce, e questo è il tutto  per  noi. E anche intorno a questo noi siamo novamente d'
che cosa vuol dire essenza? Troppi prendono questa parola  per  un sinonimo di sostanza, è un equivoco antico, che la
Conviene finalmente risolversi a separare intieramente e  per  sempre il significato della parola essenza dal significato
idea di una cosa »e che perciò l' essenze sono conosciute  per  la stessa loro definizione. Invece dunque di dire, che l'
un ente si riveli a noi tutto, sicchè niente più racchiuda  per  noi d' incognito; e che egli non manifesti a noi di se
l' esclusione di ogni entità; e tuttavia anche il nulla ha  per  noi la sua propria essenza. Tant' è vero, che noi
io non l' ho menomamente percepito col sentimento, egli è  per  me un ente che non so come sia fatto. Or se io non sapessi
nol potrei distinguere dagli altri enti, nè determinarlo  per  conseguente a me stesso in modo veruno; in tal caso non
io penso un ente con un' idea al tutto positiva, che noi  per  distinguerla da ogni altra denominammo idea piena. Questa è
la sua prodigiosa fecondità? Chi anzi non dovrà considerare  per  una assai piccola cosa tutto quello che ha l' uomo imparato
troveranno indubitatamente i nostri posteri, progredienti  per  la via de' lumi con un corso sempre accelerato, senza
in un mare profondo di tenebre? Qual savio dubitò mai  per  un solo momento, che la mole delle cose che l' uomo ignora,
in cui è sviluppata maggiormente la riflessione, dimentica  per  così dire ciò che sa della pianta e dell' animale;
primitivo come ragione e fonte degli altri, e lo prende  per  carattere fisso della loro sostanza, che cosa fa egli se
nell' animale le condizioni dell' essere da lui conosciuto  per  intuizione; in qual modo si avveri l' ordine dell' essere
e quindi i corpi in quanto sono sensibili: l' essere è  per  sua propria essenza così assoluto che non può mai
lo denominammo, se vi rammentate, o signori, « l' oggetto  per  essenza ». Or bene che cosa è mai la cognizione relativa se
è l' essere assoluto. Egli dunque inclina e tende  per  sua natura a volere avere delle cose una cognizione
una cognizione assoluta anche in quella cognizione che è  per  natura sua relativa. Ma questo è impossibile: può
sua relativa. Ma questo è impossibile: può lusingarsi  per  qualche istante di dovercela rinvenire; ma a lungo andare
signori, che la cognizione è data all' uomo dal Creatore  per  qualche cosa: ella non dee mica essere sterile ed inutile:
cosa: ella non dee mica essere sterile ed inutile: essa ha  per  iscopo di guidar l' uomo nelle sue operazioni, acciocchè ed
oggettivo ed assoluto, e non può esser altro, perchè è tale  per  sua essenza. Sebbene dunque questo elemento ideale e
cioè di quella dell' uomo, che è il soggetto che dee  per  essa divenire virtuoso e felice. Che cosa vuol dunque dire
d' analisi. La cognizione soggettiva non è cognizione falsa  per  sè stessa, non è cognizione apparente e nulla più: essa è
essa è una cognizione, certo limitata, ma non meno vera  per  questo. Vogliamo vederlo? Interroghiamo i nostri avversarj
di più che la cognizione soggettiva è già oggettivata  per  sè stessa, poichè altramente non sarebbe cognizione. Così
cognizione positiva dell' uomo, tostochè si conoscono sono  per  ciò stesso oggettivati; poichè se non fossero oggettivati
come i corpi che feriscono gli organi sensorj, si conoscono  per  gli effetti prodotti nello stesso sentimento soggettivo, i
se la cognizione non è assoluta ma relativa al soggetto,  per  questo essa non sia cognizione, o sia falsa, ma ella è
dannose, il costringe a confessare ch' egli s' è ingannato  per  ignoranza, ma tosto il riprende anche di questa confessione
in diverso modo da quello che conosciamo. E appunto  per  evitare gli indicati errori opposti tra loro tenemmo il
soggettiva, relativa a noi stessi che siamo il soggetto,  per  contrapposto dell' assoluta . E che ella sia vera, il
cose soggettive come soggettive, e quando noi le prendiamo  per  assolute, siamo noi stessi che introduciamo l' errore
dicendo che ella è quello che non è. Ma finchè la prendiamo  per  quello che è non si dà errore, ed oltre esser vera quella
tutte cose soggettive, ci ha mestieri di norme soggettive  per  regolarle e indirizzarle a quello scopo a cui devono
punto di vista sempre oggettiva, perchè ella si fa sempre  per  un atto dell' intendimento che s' affissa in un oggetto,
e l' assoluta? Se la cognizione soggettiva è quella, che ha  per  suo oggetto un soggetto, che cosa avrà per suo oggetto la
è quella, che ha per suo oggetto un soggetto, che cosa avrà  per  suo oggetto la cognizione assoluta? La risposta quanto è
quella domanda, se non che, se la cognizione soggettiva ha  per  oggetto un soggetto, la cognizione assoluta dovrà avere per
per oggetto un soggetto, la cognizione assoluta dovrà avere  per  oggetto un oggetto? Ma come è questo? Non sembra egli un
parole che noi dobbiamo affissare bene la nostra attenzione  per  riuscire ad un nobilissimo ritrovato: perchè quando
ritrovato: perchè quando parliamo d' una cognizione che ha  per  suo oggetto il soggetto, allora manifestamente intendiamo,
l' oggetto di questa maniera di cognizione non è oggetto  per  se stesso, poichè egli è anzi soggetto. Dunque se non si dà
pel presente nostro bisogno chiariscono la cosa abbastanza  per  chi ci medita. Veniamo dunque all' altra maniera di
cognizione assoluta, il cui carattere distintivo è d' avere  per  oggetto un oggetto. Che cosa viene a dire questa locuzione?
di essere oggettivato; dunque è atto ad essere conosciuto  per  se stesso, senza bisogno di farci sopra alcun' altra
intermedia; dunque egli è conoscibile immediatamente  per  se stesso. Ecco che siamo arrivati a trovare ciò che è
Ecco che siamo arrivati a trovare ciò che è conoscibile  per  se, ciò che è intelligibile per la sua propria essenza;
ciò che è conoscibile per se, ciò che è intelligibile  per  la sua propria essenza; poichè niuna cosa è intelligibile
si riferiscono o cadono nel soggetto, non sono conoscibili  per  sè; esse hanno d' uopo d' essere trasferite coll' atto del
coll' atto del pensar nostro in ciò che è oggetto  per  sè e loro contenente quasi in un immenso specchio, e di
dunque concluderemo? Che la realità a noi conosciuta non è  per  se stessa oggetto dello spirito, ma ha bisogno d' esser
dello spirito, ma ha bisogno d' esser prima oggettivata  per  esser da noi conosciuta: che dunque dee precedere nel
dunque dee precedere nel nostro spirito ciò che è oggetto  per  se stesso, l' ente in universale; che la cognizione della
l' unità dell' oggetto, e le prime percezioni abbracciano,  per  così dire, tutto l' universo; una simile unità si scorge
non si tenne in piedi: fu assai breve il trionfo, o,  per  dir meglio, la tirannia che il sistema dell' unità esercitò
la sintesi che non sia preceduta dall' analisi possa essere  per  avventura altra cosa che quello stato appunto d' ignoranza,
in cui si trovan le menti negli esordj delle nazioni (2)?  Per  la ragion de' contrarj dimostriamo tosto quanto l' analisi
da noi seguito (quello del Rosmini) che viene riconosciuto  per  eminentemente analitico dagli stessi avversarj, e per
per eminentemente analitico dagli stessi avversarj, e  per  questo gli danno biasimo e mala voce, non può essere che
ultima però è accusa datagli dal solo Gioberti) sono,  per  dirlo di nuovo, contradizione. Veniamo dunque a noi:
l' assurdità d' un sistema, non dovrebbe più ammetterlo  per  cosa alcuna; egli è vero questo, ma ad una condizione,
non si verifica nella povera mente umana. Vediamo dunque,  per  quali vie l' errore del panteismo potrebbe mettersi
quali e quanti sieno que' ragionamenti che portan seco  per  logica conseguenza il panteismo. E cominciamo da quelli che
definizione non si può negare. Infatti l' uomo conosce  per  mezzo delle idee; senz' idee niente egli conosce. Tuttavia
che convenga, sopra tutto oggidì, guardarsi non meno  per  avventura che dall' empietà, da una falsa specie di
conviene ben poco conoscere lo spirito del secol nostro,  per  non accorgersi, che non è quello dell' irreligione aperta,
signori miei di sistemi, e non di sistematizzanti: ed è  per  ciò che oso dire, che il sistema che ci si contrapone da
i due sistemi, e vediamo se l' uno o l' altro di essi sia  per  avventura affine all' empietà panteistica. Cominciamo dal
noi la idealità delle cose? Non già dal sentimento; il che  per  tutti quelli che intendono un poco la natura dei sistemi
increato; nè gli si può dare il titolo di creato, se non  per  esprimere ch' egli ha cominciato ad esistere in un modo
del possibile che s' intuisce. L' essere ideale dunque è  per  noi la condizione necessaria dell' affermare le
il necessario e il contingente, restano immensamente e  per  sempre divisi, inconfusibilmente distinti. Passiamo ora al
qui, dicono i nostri avversarj, che essendo Dio l' Ente  per  essenza, abbiamo bisogno di Dio per conoscere le cose
che essendo Dio l' Ente per essenza, abbiamo bisogno di Dio  per  conoscere le cose reali, come l' Ente nel quale sono e onde
nel quale sono e onde ricevono continuamente la sussistenza  per  via di creazione. Ma se la cosa è così, argomentiamo in
pronti anche dopo di ciò a discutere quanto egli dice  per  giustificarsi dall' accusa di panteismo che ben prevede
perchè di tutti i suoi studj egli ha sempre egualmente  per  termine immediato Iddio stesso, e così deve essere: se
ed ogni cosa di cui tratta una scienza qualsiasi, ha  per  essere suo Iddio stesso. Le scienze così sono, come dicevo,
nuova Religione; e non devono essere già chiamati sacerdoti  per  un modo di favellare traslato, ma nel senso il più proprio
universale del sapere , » e che tutte le scienze hanno  per  « termine immediato Dio stesso », e che sono (il che è
di tutte le cose, non si può dare scienza che non abbia  per  suo termine immediato Iddio. E notate bene, che non dice
empj fur celebrati in mezzo al paganesimo o tra i Musulmani  per  uomini dotti, investigatori della natura, i quali,
professassero l' ateismo, avevano però Dio stesso  per  termine immediato de' loro studj, quel Dio che è sempre l'
Cristianesimo, e fin l' esistenza di Dio, i quali diventano  per  la giobertiana dottrina altrettanti pontefici del nuovo
troppo riconoscenti al signor Gioberti; nè esiterebbero  per  avventura un istante ad arruolarsi sotto ad un sì nuovo
già al fatto di tutto ciò che scrissero i San7simoniani  per  dimostrare che tutte le scienze, le arti, il commercio, l'
ricusa e disdice. Ma noi non siamo qui, miei signori,  per  trattare quasi innanzi a tribunale il diritto di priorità
del suo sistema sopra i precedenti; non siamo qui  per  esaminare a qual titolo egli si vanti d' aver nobilitata la
culto nobilissimo verso il suo Autore. Siamo qui solamente  per  esaminare una verità importante al nostro studio, per
per esaminare una verità importante al nostro studio,  per  riconoscere con mature ed imparziali riflessioni, se si
d' ogni scienza e di ogni cognizione è Dio stesso. Ma se  per  l' opposto, l' oggetto e il termine immediato delle scienze
animo suo un tale errore; ella è cosa equa e necessaria  per  illustrare questo argomento e investigarne il fondo, che
le sue discolpe, e facciamo ogni nostra possa  per  liberarlo da tanta vergogna, o almeno da tanto abbaglio, se
la trattazione alla lezione prossima, contentandoci  per  questa di solo sfiorare l' ampia materia. E per primo fiore
per questa di solo sfiorare l' ampia materia. E  per  primo fiore che noi possiamo raccogliere ad introduzione
la lezione, si è che due sono le strade più generali  per  le quali si può rovesciare nel panteismo, delle quali il
il Gioberti non vuol punto riconoscere questa seconda via  per  la quale si viene al panteismo, confondendo la natura
il signor Gioberti; e però egli ci dà un giusto sospetto, o  per  dir meglio, ci spiega per qual via egli pervenne al suo
egli ci dà un giusto sospetto, o per dir meglio, ci spiega  per  qual via egli pervenne al suo errore, ignorando dove tal
panteistico è appunto quello che egli disconosce, la via  per  cui egli se ne va a precipitarvi è appunto quella che egli
pensi di medicare e rimpastare il sistema rosminiano  per  allontanarsi più che mai dall' empietà panteistica da lui
panteistica da lui tanto detestata ed abborrita. Noi  per  ispiegare la cognizione delle cose reali, e principalmente
è l' intelligibile stesso. Noi abbiamo posta tutta la cura  per  non confondere l' idea elemento divino con cui si conosce,
all' incontro con altissima voce, che noi siamo appunto  per  questo panteisti, perchè abbiamo elevato questo gran muro
in Dio stesso percepito da noi, com' egli pretende,  per  un naturale intuito, di maniera che Iddio sia sempre l'
l' oggetto universale del sapere e tutte le scienze abbiano  per  loro termine immediato Dio stesso, e sieno una religione!
stesse cose, e non ricorre all' elemento divino se non  per  ispiegare la loro cognizione. Ma poichè il signor Gioberti
compassione di renderli, così facendo, piccini piccini, o,  per  usare una parola sua, assai mingherlini. In secondo luogo
talvolta adoperano i panteisti »; il che dee valere anche  per  lui finattanto che non è purgato intieramente dal sospetto
benchè predica che verrà un tempo in cui non si avrà più  per  panteistico il dire quel ch' egli dice, cioè che « « Iddio
almeno quella frase nel senso datole è riconosciuta  per  panteistica. Oltre ciò, dopo aver egli scritto nel 1.40,
« del Buono » confessò che questa frase è equivoca, e che  per  lo meno uno de' suoi sensi è apertamente panteistico,
incondizionatamente? perchè ha lasciato che tutto il mondo  per  ben tre anni la considerasse come l' espressione più fedele
e la loro materia egualmente, niuno potrà accagionarli  per  questo d' errore, finchè si parla di scienze che hanno
finchè si parla di scienze che hanno esseri determinati  per  loro oggetto, quando non si voglia dire che l' oggetto di
non credesse, come egli dice che fanno i panteisti, che  per  l' oggetto delle scienze fisiche si debba intendere la
già vi sovvenite quanto il Gioberti lungamente si sbracci  per  provare che non è mica vero che la cognizione di un essere
», dove questo suo concetto è ampiamente sviluppato, e  per  ajutare la vostra memoria ve ne leggerò qualche passo. Al
la realità delle cose, dico delle cose contingenti, notate,  per  un immediato intuito di Dio, di maniera che Iddio riesca
Gli esseri contingenti, la realità individuale si conosce  per  un intuito speciale e diretto, il quale ci rivela non la
sarebbe più bisogno di spendere tante parole al Gioberti  per  ispiegare come si conosca la realità individuale. Che cosa
delle cose? Noi siamo pervenuti a questo risultato  per  una dimostrazione altrettanto esatta, quanto le
pretende che si conosca la realità delle cose contingenti  per  un intuito semplice e indivisibile, e non per un giudicio
contingenti per un intuito semplice e indivisibile, e non  per  un giudicio risultante da due termini, l' idea (o per dir
e non per un giudicio risultante da due termini, l' idea (o  per  dir meglio, l' essenza che si vede nell' idea) e il
Ora il reale che è l' oggetto dell' intuito contiene  per  conseguente non solo la forma o idea, ma anche la materia
del sapere, come potrà il Gioberti condannare i panteisti  per  questo che essi « « intendono sotto il nome d' oggetto la
afferma che, [...OMISSIS...] ; il che è quanto dire che  per  evitare il panteismo conviene dividere il conoscimento
que' due elementi. Ma di più, che cosa egli intenda  per  Idea, l' avete udito poco fa: vi richiamerò le sue parole:
sapere è egualmente necessaria a costituirne l' oggetto, o  per  dir meglio, certi oggetti, e non si può dividere
non è che un manifestissimo panteismo; quindi il Gioberti  per  iscansare in qualche modo tale conseguenza, qui senza paura
e indivisibile, e che il possibile si trova poscia in esso  per  astrazione. Quindi egli non aveva certamente diritto di
Perocchè in prima, quando noi conosciamo un corpo, abbiamo  per  oggetto del nostro conoscere la materia delle forze finite,
finite, e se non avessimo questa materia delle forze finite  per  oggetto del nostro atto conoscitivo, non conosceremmo mai
Dio e il corpo, il che si oppone troppo al senso comune  per  farcelo ingozzare; poichè niuno quando conosce un corpo
che faccia di questi due oggetti un pasticcio, prendendoli  per  un solo oggetto. E pure il Gioberti nel luogo citato, in
La materia dunque delle forze finite si conoscerebbe  per  sè stessa, e Iddio, ossia l' idea giobertiana, per via
per sè stessa, e Iddio, ossia l' idea giobertiana,  per  via della materia! Assurdo che il Gioberti sicuramente
incontro, basta conoscere i primi elementi della Teologia  per  sapere che Iddio è purissimo e tale che non si può
possono pensare divisi come due oggetti (se non solo forse  per  quell' astrazione che succede al primo intuito, e che,
poscia la sopravveniente astrazione li distingua. Onde se  per  l' emanatista, Iddio e le sue fatture non sono identiche,
può trovare quello che è necessario all' essenza divina, nè  per  fermo si potrà mai dire, che l' intuire tali idee così
con esso un solo oggetto; e in questa conjugazione,  per  cui Iddio diventa un oggetto solo col corpo, sta, dice il
del sapere rispetto alla forma, è venuto poi quasi come  per  una conseguenza indeclinabile a concedere, che quando
l' oggetto scientifico anche rispetto alla materia creata;  per  la ragione appunto, che questa non si può disgiungere dall'
del conoscer nostro, anche quando il conoscer nostro ha  per  oggetto la materia creata, egli non avrebbe impugnato il
qualche parte di questa nostra penisola. Ciò noi dobbiamo  per  doppia ragione. La prima, perchè, se mai ci riesce di
di prontissimi ed amplissimi encomj. La seconda, che se  per  opposto noi avessimo il dolore di rinvenire il fatto
termine dovrebbe pur confortarci il vantaggio che  per  avventura potrebbero ritrarre i nostri connazionali dalla
ben guardare e premunire questa nostra terra italiana, che  per  pietà e per buon senso a niuna cede di quante in potenza la
e premunire questa nostra terra italiana, che per pietà e  per  buon senso a niuna cede di quante in potenza la vincono,
non è più il nulla, come tante volte ci ripete il Gioberti  per  provare che ripugni intrinsecamente che l' ideale si separi
dell' essere essendo, a detta sua, un' idea astratta, è  per  conseguenza subiettiva e s' immedesima col subbietto uomo
credere che un tale sistema sia quello del signor Gioberti  per  cavarlo di contradizione? Ora qual è mai questo sistema? Il
buona volontà di non esser panteista, tenta un' altra via  per  vedere se gli riesce di conciliarsi seco stesso con più
. Dunque quando l' uomo pensa un ente possibile,  per  esempio « un cavallo possibile », egli pensa due possibili,
anzi evidente se farete riflessione alla ragione che son  per  dirvi. Il signor Gioberti insegna, che « « l' idealità non
separazione, se la si vuol riconoscere, si dee riconoscerla  per  una separazione massima, di maniera che sia più separato il
di essa: se coll' idea, in tal caso, posciachè quest' idea  per  il signor Gioberti è reale ed è Dio stesso, l' ordine
ordine contingente è dunque fuori dell' idea, è conoscibile  per  sè stesso; e quindi non è più vero che tutto si contenga
giacchè gratuito e falso è che l' intuito umano abbia  per  oggetto Iddio, il quale in tal caso sarebbe « nobis
di tutti i principali teologi; gratuito e falso è che abbia  per  oggetto l' atto creativo, che nessun vide, mai quaggiù,
creature, ma che queste sono effetto, di cui Dio è causa.  Per  evitare il panteismo questo non basta, miei signori;
formare un oggetto solo dell' intuito. E` dunque necessario  per  non cadere nel panteismo il supporre che due pensieri, e
le creature materiali, p. e. un corpo, allora noi abbiamo  per  oggetto Dio stesso? e ciò non solo per rispetto alla forma,
allora noi abbiamo per oggetto Dio stesso? e ciò non solo  per  rispetto alla forma, ma ben anco alla materia? Il Gioberti
Iddio è causa creante e immanente delle cose » »: ma e che  per  questo? Noi gli rispondiamo, o la causa si identifica coll'
tuttavia giacchè abbiamo detto di non volere impugnare  per  ora questa stranezza, anzi di voler supporla, così
anzi ammetterlo: poichè il fare altrimenti è un tagliarsi  per  mezzo colle proprie mani. Ma pure le cose create sono in
nel loro esemplare e nella loro causa, [...OMISSIS...] ,  per  usare l' espressione di s. Tommaso «(S. I, III, VIII) »; ma
corpo con tutte l' altre idee contenute in una idea sola, o  per  dir meglio nel Verbo, come le vedono i comprensori celesti,
al che ripugna il fatto del nostro modo di conoscere  per  via d' idee molte e distinte. Ma benchè questo solo
la quale in Dio non si trova, che anzi ella ha questo  per  essenza, d' esser fuori di Dio; nè si potrebbe metterla in
è nella sua causa, cioè in Dio? Neppur questo, poichè,  per  dirlo di nuovo, trattasi di spiegare unicamente come noi
fatto della percezione della corporea e materiale sostanza,  per  dirlo di nuovo, che noi dobbiamo e vogliamo spiegare in
quelle che Iddio vuol loro rivelare; ma non ve le conoscono  per  via di percezione come le conosciamo noi al presente;
nella visione di Dio, perchè quivi non possono averla, ma  per  quella comunicazione naturale che ancor conservano colle
sperimentale, non è quello che noi trattiamo di spiegare, e  per  ispiegare il quale noi ricorriamo col Rosmini al
come abbiamo accennato, ricorrendo all' intuito di Dio,  per  l' argomento fatto di sopra, che possiamo riassumere così.
il Filosofo nostro. Rimane il terzo modo di cognizione  per  via di causa. Di questo noi uomini, nel mondo presente, ne
E facilmente si prova in questo modo. Ciò che si conosce  per  via di causa, o è nella causa o fuori di essa. Se è nella
e diretta di esse, noi non potremmo conoscerle se non  per  via d' un' argomentazione dalla causa all' effetto, o, per
per via d' un' argomentazione dalla causa all' effetto, o,  per  dir meglio, dall' esistenza eminente all' esistenza propria
dall' esistenza eminente all' esistenza propria e reale, o  per  ispeciale interna e positiva rivelazione. Solo se noi
niuno dirà che noi conosciamo la sussistenza delle creature  per  via di argomentazione che parte dalla causa e viene all'
via, perocchè egli vuole che il suo intuito sia immediato  per  forma, che non vi si mescoli alcuna argomentazione, che
che non vi si mescoli alcuna argomentazione, che anzi  per  lui è l' intuito di un mero concetto . Dunque l' uomo non
concetto . Dunque l' uomo non può conoscere le cose create  per  via di causa. Ma nulla ostante, si prenda ciò che si vuole,
sistema giobertiano. Se si prende che le cose si conoscano  per  via di causa, argomentando; si rinunzia al sistema
al sistema giobertiano, che sostiene, quelle conoscersi  per  intuito immediato senza sillogismo, e senza giudizio alcuno
di cui il signor Gioberti riputò bisognevole il suo sistema  per  nettarlo dalla taccia di panteismo, e non omettemmo
d' introdurre in Italia, è fiore di panteismo tedesco. E  per  vero le proposizioni tutte che egli adduce a rimuovere da
che Iddio è l' oggetto del sapere anche quando il sapere ha  per  oggetto le cose contingenti, poniamo, i corpi:
del Santo Spirito? Perocchè prendono la parola liberamente  per  indicare un' azione spontanea non legata, non determinata
parole che Giove, cioè il sommo Dio, qui si riconosce 1  per  custode e rettore dell' universo: 2 qual animo e spirito; 3
avuto il tempo d' indicare. Or qui, miei signori, ditemi  per  puro amore del vero, vi par egli che un tale scrittore sia
tutto netto e sincero? Il zelo puro e sincero suol avere  per  sua guida la discrezione e la verità, nè suole eccedere in
smania che ha il signor Gioberti di trovare il panteismo  per  tutto, dicendo che [...OMISSIS...] ? Non si può dunque più
di Ontoteismo, che non sembra il miglior vocabolo  per  designare un sistema affatto immune da ogni parentela con
. Altro è il domandare se noi vediamo l' essere ideale  per  natura, o lo caviamo per astrazione; altro il cercare se,
se noi vediamo l' essere ideale per natura, o lo caviamo  per  astrazione; altro il cercare se, qualunque sia la origine
egli è nulla, e poi ci fa sapere che l' uomo sel forma  per  astrazione, allora si contraddice; giacchè se è possibile
se è possibile che l' uomo si formi l' essere ideale  per  astrazione, rimane dunque possibile egualmente che sia a
esprimervi, che Iddio glielo dia già bello ed astratto.  Per  decidere la questione dell' origine, conviene dunque aver
il Rosmini); e poi riconosce che l' essere ideale si forma  per  astrazione, ammettendo così che sia qualche cosa. E perchè
che l' essere in universale non si può avere in modo alcuno  per  via d' astrazione, come vogliono i sensisti, la cui
vogliono i sensisti, la cui sentenza è ammessa senza esame  per  assioma indubitato dal Gioberti, perocchè l' astrazione non
voglia giocar di parole; che egli cioè, dopo aver distinto  per  via di astrazione il possibile dal reale, voglia poi allo
ideale e possibile, possa esser diviso dal reale (dal quale  per  altra parte non si può prendere, perchè non può prendersi
lo strepito ch' egli mena contro questa nostra sentenza,  per  la quale vuole che noi urtiamo necessariamente in uno de'
egualmente ardita e gratuita, [...OMISSIS...] . Perocchè se  per  questo soggetto conoscente egli intende l' uomo, ora perchè
Forse perchè è nell' uomo come oggetto del suo intuito?  Per  questo no, poichè, se egli adducesse questa ragione, la
egli adducesse questa ragione, la ragione stessa varrebbe  per  l' oggetto reale che egli attribuisce all' intuito, onde si
zappa in sul piè. Forse perchè, essendo ideale, dee aver  per  sua sede qualche mente reale? Questo non prova che s'
d' ogni mente e umana e divina, e il Gioberti se ne prevale  per  far dire al Rosmini, che l' essere ideale è nulla fuori
nè si può giammai confondere con esso lui; che anzi è  per  la sua stessa essenza inalterabile ed inconfusibile, ed ha
alla sentenza del Rosmini, il quale sostiene che egli è  per  essenza oggetto; laddove il Gioberti lo fa soggettivo, e
Rosmini, voi sapete che egli insegna che l' essere ideale è  per  essenza oggetto, come dicevamo, ed inconfusibile coll'
in Dio non si trova a quel modo come si trova nell' uomo  per  partecipazione e da qualche parte limitato, ma si trova per
per partecipazione e da qualche parte limitato, ma si trova  per  essenza e illimitato da tutti i lati, e che è Dio stesso
ma è vera sussistenza, viva, intelligente ed intelligibile  per  se stessa. Laonde la limitazione colla quale è dato all'
dato all' uomo l' intuito dell' essere, è tale e tanta che  per  essa gli si nasconde la divina sussistenza e sostanza, in
in cui egli si trovi come in proprio luogo, e così  per  via di raziocinio e non intuitivamente, dall' essere ideale
delle cose impresse in nitido vetro, non farebber pensare,  per  osservarlo di passaggio, che le cose mandino il loro lume
il reale senza l' ente, da cui nascono le idee riflesse. E  per  istare nel discorso che abbiamo cominciato, egli colloca l'
colloca l' ente astratto e possibile, dove si rinviene poi  per  via d' analisi, in Dio, anzi egli dice che Dio stesso è l'
che si immedesima con noi è Dio; il che se non è panteismo,  per  dirlo ancora, che cosa sarà, miei signori? S' accalappia
piaciuto di esser coerente a questo criterio che stabilisce  per  iscoprire dove giacciasi il panteismo, avrebbe dovuto
contraddice inavvedutamente. Ma avvertite: noi pretendiamo  per  rimandarlo giustificato, ch' egli veramente ammetta questo
Gioberti? Non altro che qualche cosa che si separa da Dio  per  mezzo della riflessione. Vediamolo. L' oggetto dell'
dice poco appresso, la concretezza e l' individualità , che  per  altro in un modo diverso, cioè senza l' elemento negativo,
», cioè il reale diviso, separato da Dio, ammettendo che  per  via di riflessione e di astrazione si possa separare il
senza il reale » », cioè l' ente dal quale è stato separato  per  via d' analisi il reale. E che cosa allora ne è rimasto
appartengono all' esistenze reali (così chiama le creature)  per  altro in modo diverso da quello in cui appartengono a Dio,
dunque sono diverse da Dio, come le proprietà divise  per  analisi sono diverse dalle proprietà unite per sintesi: non
divise per analisi sono diverse dalle proprietà unite  per  sintesi: non v' ha qui niente di nuovo se non che è nuovo
intuito. A questo appartiene la sintesi primitiva che ha  per  oggetto Iddio, a quella appartiene l' analisi che ha per
ha per oggetto Iddio, a quella appartiene l' analisi che ha  per  oggetto le creature, cioè certe proprietà dell' Ente divise
panteismo? O piuttosto non vediamo noi che un panteista dee  per  necessità e coerenza col suo sistema innalzare alle stelle
la differenza non può essere di modo, ma di sostanza,  per  evitare il panteismo. Ma udiamo come egli continua:
è quella che fa uscir fuori le esistenze dall' Ente: ecco  per  dirlo di nuovo, a che si riduce la CREAZIONE GIOBERTIANA!
quest' accorta distinzione suggerita da Vincenzo Gioberti,  per  la quale si fa vista di distinguere Iddio da tutto il
frase. [...OMISSIS...] ; sul qual passo alle osservazioni  per  noi fatte nella lezione precedente dobbiamo aggiungerne un'
appartiene l' ordine contingente delle cose, le quali cose,  per  dirlo di nuovo, sono create in virtù delle operazioni della
che è appunto il sistema de' panteisti della Germania.  Per  fermo chi mai di voi non conosce il sistema dell' Hegel;
soggiunta la ragione, perchè [...OMISSIS...] . - Voi dunque  per  Ente intendete l' ordine assoluto? G. Appunto. - E per
per Ente intendete l' ordine assoluto? G. Appunto. - E  per  esistenze, ossia cose contingenti, intendete quelle cose
sè, quando queste facoltà dividono l' una cosa dall' altra,  per  esempio l' idealità dalla realità, e le dividono con
dell' intuito, ma differisce solamente nella forma, e  per  questo la creazione è cosa modale, come dite,
essere in Dio dall' istante ch' ella è il concreto separato  per  via d' analisi da Dio; onde ciò che è separato non può
il qual discorso, s' egli ha alcuna forza, vale anche  per  la realità contingente nella sostanza, non però quanto al
la possibilità a Dio, ma solo l' idealità, e ciò  per  conoscere che egli esiste, non mai per conoscerlo simile
l' idealità, e ciò per conoscere che egli esiste, non mai  per  conoscerlo simile alle creature. Dice adunque il nostro
e linguaggio, senza alcun sospetto, dove stima bisognarli  per  la sua causa. Perocchè avendo sempre nel corso de' suoi
raccoglierne cosa alcuna, se quella frase sia veritiera, o  per  avventura ci mentisca come tutte le altre. Per venirne a
veritiera, o per avventura ci mentisca come tutte le altre.  Per  venirne a capo, noi dobbiamo richiedere che cosa intenda il
noi dobbiamo richiedere che cosa intenda il nostro Filosofo  per  idealmente, che cosa per idea, da cui viene la voce
cosa intenda il nostro Filosofo per idealmente, che cosa  per  idea, da cui viene la voce idealmente . Ora tutto il suo
non l' armi della Filosofia, certo quelle della Rettorica,  per  le quali innalzò tanto grido fra' suoi amici. Il signor
ovvero se adoperi anche questa bella parola insidiosamente  per  ammansare i timori che i buoni potessero concepire de' suoi
finqui mostra assai manifesto, che la sua creazione non è  per  avventura la creazione della cristiana Teologia, ma una
onde a mio malgrado devo rimettere oggimai molte cose, e  per  avventura le più importanti, ad un' altra lezione. Mi
di aggiungere ancora poche osservazioni, e poi finirò  per  non abusare della vostra indulgenza. Noi abbiamo veduto che
coll' azione creatrice trapassa nelle cose create, ed è  per  questo che egli insegnava prima che l' oggetto universale
menare gran vanto di aver trovato un sistema così felice  per  evitare intieramente il panteismo. In un luogo delle sue
al comune sentire, giacchè la causa prima non ha bisogno  per  essere tale d' immedesimarsi colla causa seconda: ma lo
del nostro Filosofo in tante identificazioni. Identico è  per  lui l' ordine delle cose e l' ordine delle idee, come
, onde l' intuito dell' uomo è anche medesimamente  per  un altro rispetto intuito di Dio. E dà di ciò questa
pel sig. Gioberti è medesimamente panteismo reale, poichè  per  lui ogni idea è una cosa, e viceversa. Or posciachè le cose
intelligibilità: [...OMISSIS...] (quasi che, miei signori,  per  dirlo di passaggio, applicando l' idea astratta alle cose,
l' idea astratta alle cose, quest' idea non cessasse  per  ciò appunto di essere astratta). Se dunque la concretezza
vedete bene qual conseguenza indeclinabile ne proceda, e se  per  evitare la taccia di panteista basti che l' Autore dichiari
cosa conosciuta dall' uomo » », quando anzi insegniamo che  per  mezzo di questa idea conosciamo tutte le altre cose, e
pregandovi di continuarmi la studiosa vostra attenzione  per  un' altra lezione ancora, la quale conchiuderà la
Ora noi abbiamo veduto che maniera di creazione sia  per  avventura la giobertiana; creazione che non è creazione,
e d' altra parte confessando che non si può dimostrare  per  via di raziocinio (3), ci assicura sulla sua parola d'
loro concretezza non ha bisogno d' altro che di se stessa  per  esser conosciuta. L' idea dunque è quella che crea, ella è
altresì quella che è creata; onde la creazione di una cosa,  per  esempio d' un arbore, è chiamata dal nostro Autore
quella che crea ed è ad un tempo quella che è creata; dove  per  creata il signor Gioberti intende, come abbiamo veduto,
altro è una mera modalità. Onde, spiegando che cosa intenda  per  sostanza seconda, egli l' aveva definita [...OMISSIS...] .
cioè le cose create, essendo Dio, sono intelligibili  per  sè stesse, nella loro concretezza, senza bisogno di alcuna
Dio le cose create, noi le separiamo da Dio? Non già  per  mezzo dell' intuito, il cui oggetto è ideale, ma per mezzo
già per mezzo dell' intuito, il cui oggetto è ideale, ma  per  mezzo della riflessione, la quale così diventa creatrice,
così, [...OMISSIS...] , la qual derivazione si fa  per  via di riflessione, come vedemmo. Tuttavia la riflessione
di sostanze seconde non sia un velo abbastanza denso  per  coprire la vergogna del panteismo, e che val tanto questo
gl' individui identici nell' essenza non differiscono che  per  la varietà degli accidenti e delle forme passeggiere. Non
loro propria concretezza che diventa così intelligibile  per  sè stessa, sicchè lo spirito l' afferra senza bisogno del
che lo speculare degli scolastici non potè sciogliere  per  intero il gran problema della creazione, egli dee intendere
i semi7realisti, e con qual compiacenza egli si dichiari  per  uno schietto realista . Or bene a chi non è noto che
dunque avanti. [...OMISSIS...] Se non fosse, miei signori,  per  non interrompere troppo il corso delle idee, vorrei pur
Laonde coerentemente dice il Gioberti: [...OMISSIS...] .  Per  quanto sia strano il dire che la radice divina si veda
o signori, più altre cose, che senza ciò ne riuscirebbero  per  avventura troppo difficili a concepire. Intendiamo
delle idee riflesse e del concetto dei sensibili,  per  Vincenzo Gioberti, Iddio stesso; la questione del panteismo
sia che l' idea generale individualizzata, egli è certo che  per  averne la cognizione, conviene aver l' intuito di quest'
dei sensibili. Egli è dunque del tutto logico il dire che  per  conoscer l' albero conviene conoscer la radice nel sistema
non vi sarebbe bisogno alcuno di percepire la radice  per  percepire i rami della pianta, perchè una sostanza è ciò
Dio medesimo, conviene vedere e Dio e la sua trasformazione  per  averne la percezione. Ora io credo che a ciascuno sia
Nell' emergere, dice il Gioberti, dalla sua causa  per  mezzo dell' individuarsi che fa questa causa, cioè Dio, l'
è una partecipazione finita di Dio! Se l' esistenza,  per  esempio, un corpo reale e individuale è Iddio partecipato
nell' immanenza dell' Eterno . E questo noi lo sappiamo non  per  divina rivelazione, non per via di raziocinio, ma di
. E questo noi lo sappiamo non per divina rivelazione, non  per  via di raziocinio, ma di semplice intuito, che ha per
non per via di raziocinio, ma di semplice intuito, che ha  per  oggetto l' ordine assoluto: ce ne assicura il signor
e che a lui non sembrano perfetti e compiuti. Concludiamo:  per  distinguere il signor Gioberti da tutti gli altri
egli ricorda sì sovente ai suoi avversarj, di non arrecare  per  avventura altri suoi detti contradittorj ai primi, ma di
Vincenzo Gioberti, e non un solo Italiano, a noi noto, ha  per  ancora preso a professare il suo panteismo: l' Italia
Gioberti, da Lei favoritami. Prima non la conoscevo che  per  qualche brano mandatomi dagli amici. Di vero, l' argomento
anima, crea in essa. Di qui Ella vedrà manifesta ragione  per  la quale nella citata Tavola delle umane potenze, io abbia
dà luogo ad un' altra osservazione importante assai  per  le conseguenze che si trae dietro. Della facoltà del
cose mi prendo fidanza di esporre alla Signoria Vostra,  per  ubbidire al gentile invito che Ella me ne fa nella pregiata
dato in parte al medesimo favorevol suffragio, certo egli è  per  me un fatto assai onorevole, pregiando io l' altezza dell'
che trattate alla distesa, non avendo io pubblicato  per  anco nè l' Ontologia, nè le scienze che l' accompagnano, le
de' soli buoni, i quali non ne userebber che bene; ma  per  quantunque sia, o paja bellissima questa cosa, ne vien egli
che si possano spossessare i malvagi de' loro averi,  per  trasferir questi nelle mani de' migliori? E pure così si
Il Rosmini dice, che l' Essere ideale, qual risplende  per  natura nella mente umana, è un' appartenenza di Dio - Ma
nego: ed allora le si dà il titolo di appartenenza di Dio,  per  indicare appunto che unita al resto che forma la Divinità è
o qualche cosa che la mente umana concepisca in lui,  per  modo che si pretenda, che quella cosa così divisa e precisa
ed universale, che si chiama un' appartenenza di Dio,  per  indicare il fonte onde procede; questa divisione si può
tal denominazione conviene a tutto ciò che ebbe principio o  per  la creazione, o in conseguenza della creazione; come s.
il sostenere che nelle idee ci fosse la realtà della cosa,  per  es. che nell' idea dell' albero ci fosse l' albero stesso
conciossiachè niente s' insegna nella Logica, che non abbia  per  iscopo di stabilire il metodo da tenersi nei nostri
confini poniamo alla nostra trattazione. La mente umana ha  per  oggetto la verità, e relativamente a questo suo oggetto
quale scienza il nostro scritto non presume di essere,  per  così dire, che un solo brandello. Ma, oltre essere un
ma poi anch' esse imbastardiscono e si disseccano  per  mancamento di arte, di mani industri abbastanza a
a inaffiarle avvizzite, non lasciandole cadere miseramente  per  terra e rimboschire e incespare e marcire; rimanendosi
procedano con un metodo evidente e sicuro, e si cercano da  per  tutto i principŒ del metodo desiderato; e parte dalle
la diversità delle opinioni e dei tentativi, le vie diverse  per  le quali ciascun educatore s' incammina, e le contese tra
la scorza, lasciato il midollo e lo spirito. Egli è  per  queste cagioni, che noi intendiamo, che l' indole dell'
da quale aspetto io creda di dover riguardare la materia  per  non ripetere troppo di quello che già fu acconciamente
troppo di quello che già fu acconciamente detto da molti, e  per  condurre i ragionamenti a quella unità dove sempre risiede
posseditrice d' un alto principio di scienza, domina,  per  così dire, la scena delle innumerevoli, sempre nuove,
ricerca, da cui tutte le cose, che in appresso sarem  per  dire, verremo di mano in mano, quasi conclusioni assai
che anzi è la base, la ragion vera di tutto ciò che passa  per  scientifico. Senonchè, come egli è di pochi e rari saper
più nuove e più speciali; le quali, fornite di minor luce,  per  ciò appunto si tengono più care, come più peregrine. Nel
accompagnarsi agl' ingegni de' loro discepoli conducendoli  per  mano dal piano all' arduo, quasi per fiorita e dolcemente
discepoli conducendoli per mano dal piano all' arduo, quasi  per  fiorita e dolcemente inclinata pendice, che insensibilmente
quelli che da troppo più si tengono del volgo, onde  per  ambizioso amor della scienza scappa loro di mano assai
e recano grande giovamento ai loro allievi; ma l' arte loro  per  lo più va perduta rispetto agli altri maestri e istitutori,
al detto scopo e le regole da essi praticamente trovate,  per  le quali poterono ridurre in atto quel principio di metodo,
ad esso ciò che scrissero o dissero ai loro alunni. Egli è  per  ciò che rimane a desiderarsi tuttavia, che alcuno apra a
questo appunto, che noi ci proviamo di fare o di tentare; e  per  farlo più speditamente ci consigliammo di proporci a
da poi, acciocchè il fanciullo che le ode venga condotto,  per  gradi sempre proporzionati alle sue forze, da quanto
ma perchè giungono tardi, e intanto che essi si travagliano  per  ascendere qualche gradino, il maestro, che non li aspetta,
da lui dilungata. Accade adunque assai di sovente,  per  non dir sempre, che gl' intelletti che si dicono più
altra, quali sieno quelle idee che si legano e attengono,  per  così dire, immediatamente, e quali quelle che si attengono
riassumendo quanto ho detto nelle opere d' ideologia, da  per  tutto dove il voglia la chiarezza del ragionare. Entriamo
un solo gradino, benchè l' uno salisca più celere su  per  quei gradini, e l' altro più tardo. Affine di trovare più
pensieri egli debba essere preceduto, da quali seguito;  per  tal modo verremo conoscendo qual gradino egli costituisca
e., sopra un fiore; o la trasporta d' una cosa all' altra,  per  esempio, la trasporta dal fiore alla sua specie o classe,
nè veduti fiori, nè piante? Io posso prender tre vie  per  insegnargli a far tutte le indicate distinzioni. 1 Posso
operazioni debba fare la mente del nostro fanciullo  per  tener dietro colla sua intelligenza alle lezioni, che noi
sua intelligenza alle lezioni, che noi gli diamo; di poi  per  conoscere quali delle due maniere o serie di operazioni sia
l' atto della sua mente, col quale egli prese quel nome  per  segno dell' unico individuo da lui veduto e sostituirgli un
giardino, nel che avverrà che egli dopo aver preso Saffo  per  nome d' un individuo si corregga un' altra volta e lo
con tali nomi al tutto diversi, hanno delle note comuni,  per  le quali esse sono suscettibili di un nome comune. Questo è
Questo è quanto dire, che egli deve correggere e mutare  per  la quarta volta il significato, che aveva attribuito nella
e la Saffo, due altre varietà delle rose Damaschine,  per  esempio quella che i giardinieri chiamano l' Ammirabile
fioritura. Egli prenderà tosto i fiori di quegli arboscelli  per  delle rose. Ma vi ingannate, io gli dico, fanciullo mio;
da rosacei , che ora io gli mostro; e così correggerà  per  la decima volta gli sbagli della sua mente; ma ignora
di cose, nella quale si comprendono ancora le rose: ignora  per  conseguente, che tutte le rose sono rosacei, ma non tutti i
due errori, l' uno quello pel quale piglia l' Azzeruolo  per  uno Spinalba o per una rosa , il secondo quello pel quale
uno quello pel quale piglia l' Azzeruolo per uno Spinalba o  per  una rosa , il secondo quello pel quale piglia le
parola rosacei . Fin qui la mente del fanciullo condotta  per  questa via incespicò nell' errore per ventidue volte
fanciullo condotta per questa via incespicò nell' errore  per  ventidue volte almeno, e dall' errore altrettante si
il significato del vocabolo rosacei , il quale non è più  per  lui la classe generale degli oggetti veduti nel giardino,
pien di cadute e di rialzamenti, che gli ho fatto fare  per  arrivare alla famiglia dei rosacei. E pure se non fo così,
fiori fin qui mostrategli. Supponendo aver fatto tutto ciò  per  non annoiare il lettore con inutile ripetizione, basti
il mio fanciullo replica almeno i ventidue errori indicati  per  ogni famiglia, a conoscer la quale io lo conduco; sicchè
corregge il suo errore circa il significato delle parole  per  la settantunesima volta, e intende che il genere de' fiori
sta ancor lontano dall' intendere la parola fruttare  per  ciò che veramente significa nell' uso comune; perocchè ella
molti altri parimente le fanno. Ora a insegnargli tutto ciò  per  la via contraria, cioè cominciando dall' individuo, e
piante7fiori e fruttari , riducendole da classi somme, che  per  lui significavano prima di conoscere la classe massima
questo il buon metodo? è la via più facile e più spedita?  Per  conoscerlo convien confrontare questa via coll' altra
cioè il fanciullo la prima classe di cose ch' egli conosce  per  la più ampia di tutte, e però trovarsi poi ingannato quando
procedere dell' intendimento fanciullesco, il condur questo  per  la scala delle somiglianze, anzi che per quella delle
il condur questo per la scala delle somiglianze, anzi che  per  quella delle differenze, cioè il cominciare a sottoporre
il qual disegno egli si fa con que' soli tratti grossi  per  così dire, che sono a tutte le piante comuni. Fatto questo
le piante in genere: non ha dunque, che a servirsi di lui  per  lavorarne anche i disegni più finiti delle piante speciali
è qualcosa di più universale. Non vogliamo saper solamente  per  quali passi la mente arrivi a classificare gli oggetti da
del suo graduato andamento in qual sia foggia di pensieri  per  cavarne una regola generale, secondo la quale condurre i
la tenera mente dopo questi scopra degli altri rapporti,  per  esempio, quelli di località rispettiva. A Felice furono già
locale viene spontaneo a mettersi nella sua mente, e  per  ciò facilissimamente lo intende, tosto che gli si proponga.
troppo scarso all' incontro era quello che rimaneva  per  le piante da frutto. Onde conchiuse che il terreno doveva
apprende poi che altre vogliono essere vicine alle mura  per  distendervisi in ispalliera, altre cercano il fitto bosco,
altre cercano il fitto bosco, altre di starsi sole; onde  per  li nuovi e nuovi pensieri viene dopo gran tempo a conoscere
e seguace della natura conducendo la mente del giovinetto  per  que' gradi medesimi, pei quali da sè giungerebbe,
gradi medesimi, pei quali da sè giungerebbe, quantunque  per  via più lunga, qual è quella dell' esperienza, a conoscere
e recarli in dono a sua madre. Da quell' ora ogni mattina  per  tempo le faceva il gentil presente. Trovò poi da sè di
più semplice; 5 non poteva venire al pensiero di assortirli  per  cavarne vaghezza maggiore senza aver prima osservato che l'
in varie guise. Chi volesse far andare l' intendimento  per  cammino contrario a questo, gli farebbe violenza e, lungi
all' imperito maestro di poter ricacciare l' intendimento  per  una via non sua, come un fiume contr' acqua, egli
in mente cose male ordinate e rimutar loro l' ordine  per  poter intendere, non solo rende i loro studi lunghissimi,
mediante un richiamo dei teoremi precedenti che hanno,  per  così dire, in corpo il teorema che si vuol dimostrare.
conoscesse la ragione onde deriva che vien considerato  per  eccellente il metodo de' matematici. La eccellenza di
dovrebbe? Rimane piuttosto a cercarsi solamente la ragione  per  la quale i matematici tutti osservano quel metodo rigoroso,
che trattano le altre scienze non ne fanno caso, e riescono  per  conseguenza troppo lontani dal seguire il metodo della
perocchè quella che è la chiave dell' altra, ed è chiave  per  sè, si è scritta l' ultima, quando doveva scrivervisi la
qualcosa, ma questo far qualcosa è un camminar continuo  per  una strada piena d' errori che deve successivamente
avere delle idee oscure e confuse; 3 renderla immobile e  per  poco stupida. Or quando attentamente si consideri in che
Che quest' ordine sia necessario e immutabile si vede  per  la ragione stessa; giacchè nessuno intelletto potrebbe mai
da quanto è detto, che il primo lavoro necessario a farsi  per  poter istituire il vero metodo della natura negli studi
a fare; la cui necessità direttamente non si è veduta.  Per  lo contrario questo è ancor quello che tutti i migliori
buone letture pei fanciulli della più tenera età (2) dettò  per  essi delle sentenze staccate, ommettendo per lo più le
età (2) dettò per essi delle sentenze staccate, ommettendo  per  lo più le congiunzioni. Mi si permetta di riferire la
delle semplici sentenze che quelli insieme congiungono; e  per  ciò non possono essere raggiunti dalle menti de' fanciulli
colle quali il fanciullo deve annodare tra loro i vocaboli  per  farne riuscire il senso della proposizione. Or non è chiaro
delle singole parole? Le intellezioni adunque che non hanno  per  loro scopo se non l' intendere una voce alla volta
e n' apparisca l' importanza, e si vegga ancora la via  per  la quale convenga indirizzarsi a ridurlo ad effetto. A tal
cognizioni propriamente dette. Nè manco, quando si suscita  per  la prima volta l' attenzione nell' uomo, essa ha per suo
per la prima volta l' attenzione nell' uomo, essa ha  per  suo oggetto que' due principŒ congeniti, anzi si porta
del sentimento fondamentale, ma non sono intellezioni; e  per  ciò colle sole sensazioni non comincia lo sviluppo
sieno quelle che contengono un sentimento di bisogno e che  per  conseguenza danno il movimento agl' istinti e alla
(1). Laonde l' attività intellettiva non si eccita  per  nulla, ma ella si mette in movimento quando l' uomo ha
essere gli oggetti di quei bisogni che la mossero. Ma  per  non confondere anche qui l' ordine del senso coll' ordine
bisogno animale, che ci muove a operare, ne' primi istanti  per  suo termine e scopo un certo gruppo di sensazioni, questo
è un' attività degli oggetti esterni, verso i quali egli,  per  così dire, si protende per averne sempre di nuove e di
esterni, verso i quali egli, per così dire, si protende  per  averne sempre di nuove e di maggiori. La sensazione come
è già finita, nè gli bisogna l' intelletto e la volontà  per  gustarla; ma la sensazione come azione veniente da' corpi
variare, potendo lo spirito affermare degli enti diversi, o  per  dir meglio delle entità diverse. Queste entità , che si
affermazioni interne dello spirito, ammettono variazione  per  due cagioni: 1 Perchè sebbene il senso presenti le entità
questo non dirige pienamente ad esse la sua attenzione  per  mancanza di stimolo a ciò fare, e perciò non le afferma in
la limitazione de' sensi e organi particolari. Di qui è che  per  lo contrario la percezione si va perfezionando più e più in
delle sensazioni e tutte l' una dopo l' altra le trasporta,  per  così dire, dal senso nell' intendimento: voglio dire tutte,
forza, che gli produce, poniamo, una data sensazione,  per  esempio, al tocco della mano; ma poi egli soffre molte e
gli vengono da un agente unico, o che egli prende  per  unico, cioè da un corpo. Così da principio egli colle
della vista i diversi colori, che impara a riconoscere  per  segni di quei corpi stessi tattili, a cui già imparò a
le idee specifiche piene, ma imperfette (1). Intendiamo  per  idee specifiche7piene7imperfette le cose stesse da noi
percezione avuta. I quali due effetti della percezione sono  per  se diversi, e quantunque fin a tanto che coesistono nello
coesistono nello spirito si possa facilmente prender l' una  per  l' altra, tuttavia al cessar della memoria rimanendo l'
d' altri aranci non distinguibili tra di loro se non  per  molta attenzione sulle piccole differenze, di cui il
è sempre una sola, alla quale si riscontrano gli oggetti.  Per  le quali cose facilissimamente avviene, che l' imagine
sensazioni interiori), le idee specifiche imperfette aventi  per  base l' imagine, le associazioni varie di percezioni e
e tipo della verità, che è intelligibile, e che luce  per  sè medesima (2). Laonde ammettendo questa conghiettura ne
contatto dell' atmosfera, o qualche tempo dopo (1). Sembra  per  altro che forse il primo eccitamento a esercitare l'
, anzichè tirato dal piacere, prendendo la parola dolore  per  ogni specie di molestia, per ogni penoso bisogno. I bisogni
prendendo la parola dolore per ogni specie di molestia,  per  ogni penoso bisogno. I bisogni penosi rimangono sempre,
tosto viene attratto anche dal piacere; il piacere diventa  per  lui un bisogno. Dopo dunque che il bambino si procacciò
trovò queste piacevoli (giacchè la natura benefica aggiunse  per  sopra più il piacere al soddisfacimento dei bisogni), cerca
al soddisfacimento dei bisogni), cerca delle sensazioni  per  due motivi, per evitare la pena, e anche unicamente per
dei bisogni), cerca delle sensazioni per due motivi,  per  evitare la pena, e anche unicamente per godere. Da questi
per due motivi, per evitare la pena, e anche unicamente  per  godere. Da questi fonti nasce quel bisogno di sentire che
nasce quel bisogno di sentire che accompagna poi l' uomo  per  tutta la sua vita, e che divien sì vario, potente e ben
e tribù e popoli. Tutto ciò che riguarda la convivenza  per  cagione della generazione e l' allevamento de' figliuoli
operazioni e le rende più piacevoli a chi le fa; rende  per  conseguenza più molesta l' interruzione o la privazione di
oggetto percepito senz' averlo giudicato bono, ma solamente  per  averlo sentito piacevole: volizioni misteriose e
si complica, e si rende assai più difficile a descriversi  per  la mutua influenza delle operazioni sensuali e intellettive
mutua influenza delle operazioni sensuali e intellettive e  per  la moltiplicità de' loro atti. Ciò non ostante dobbiamo
tutto ciò che è inanimato, se veramente lo concepiamo  per  tale e non associamo al suo concetto imaginariamente
qualche elemento di vita, ci può ben essere caro  per  l' utilità, ma non possiamo amarlo o avergli quell'
il bambino pieno di affetto e di benevolenza la trasfonde  per  così dire verso tutte le cose, e questo è nuova prova di
questi esseri come inanimati, ma più tosto versa in essi  per  così dire quell' affetto che ha verso alle cose animate
Sì, l' amore della creatura senziente e ragionevole suppone  per  la sua essenza un oggetto pure senziente e ragionevole, sia
fisica giocondità degli organi riboccanti di vita, e colmi,  per  così dire, di piacere, quale disposizione acconcissima all'
non vi ha necessità d' una operazione dell' intendimento  per  metterlo in atto. Ma trattandosi di un diletto che nasce da
che accompagna sempre una stima pratica, che ha  per  suo regolo la giustizia. Ma veggiamo tutto ciò ne' fatti, e
più volte citata, e a cui molte altre volte ricorreremo  per  attignervi e osservazioni diligenti e riflessioni
però ufficio de' suoi genitori il fare molti atti religiosi  per  lui, derivando da Dio al loro fanciullo, già rinato col
Salvatore. La Religione adunque previene il fanciullo, fa  per  lui molto, prima che egli possa far nulla per essa. Felici
fanciullo, fa per lui molto, prima che egli possa far nulla  per  essa. Felici i genitori ricchi di fede! Felice il bambino
gli adulti concepiscono gli oggetti astrattamente e fanno,  per  così dire, passare l' atto della volontà per una lunga
e fanno, per così dire, passare l' atto della volontà  per  una lunga serie di idee generali prima, che pervenga a
solo, che son celeri, e che la natura de' loro oggetti,  per  lo più tenui e leggeri, non permette loro una durata
dunque fare in modo che l' animo del bambino si empisca  per  tempo di quella benevolenza, alla quale è sì felicemente
ordinato: egli sente ed opera moltissime cose, che  per  lui sono una cosa sola. Or egli è vero che anche le
nella seconda età del fanciullo sono del tutto slegati  per  se stessi; giacchè il fanciullo non pensò ancora i rapporti
così elementare istruzione, giova che osservi qui una volta  per  sempre, che quand' io cerco la qualità d' istruzione che
Esige, che l' adulto s' inchini a quelle cose che  per  lui non hanno più interesse, ma che pur ne ripiglieranno un
Maestro non abbia mai nulla ripreso nei bambini, e anzi  per  così dir tutto lodato, quando alla severità de' savi umani
a conoscere, ad abbracciarsi col vero, un' avidità,  per  la quale « « l' anima semplicetta che sa nulla » » e che è
« « l' anima semplicetta che sa nulla » » e che è pur fatta  per  sapere, buttasi con impeto sul mondo sensibile, per rapirne
fatta per sapere, buttasi con impeto sul mondo sensibile,  per  rapirne ovechessia cognizioni e notizie, incessantemente
oggetti semplici, regolari e ordinati, facendogli vedere  per  esempio i sette colori della luce l' uno dopo l' altro,
gradatamente ne' loro salti armonici e ne' loro accordi;  per  trastullarsi poi dandogli de' solidi regolari, alle cui
primi e immediati, non già i rapporti de' rapporti.  Per  conoscere adunque quali sieno le intellezioni del second'
fisici i quali danno moto a tutta l' attività dell' uomo  per  averne aiuto a soddisfarsi e però muovere anco a ciò l'
questi oggetti, perchè tardissimo ne ha lo stimolo: niente  per  lungo tempo a ciò lo muove, niun bisogno ne ha, niun
quali intellezioni competano alle età diverse del fanciullo  per  cagione, che in quella età sola esse hanno la materia e lo
e quali intellezioni parimenti competano alle età diverse,  per  ragione che in quella sola età esse hanno lo stimolo
non sono veramente impossibili, ma tuttavia non si formano  per  l' assenza dello stimolo. Il metodo pedagogico sarà dunque
ch' egli torni a mettere l' attenzione su quelle prime;  per  quante volte egli pensasse alle intellezioni avute, egli
alle cognizioni è una necessità naturale, un bisogno  per  l' uomo, quantunque questi suoni non siano ancora
può far più di prima. Anco nell' ordine unicamente animale,  per  la forza sintetica (1), l' uomo cerca d' aiutarsi con tutto
intellettiva a tutte le cose sensibili, che lo circondano,  per  giovarsene, egli la mette, quest' attenzione, anco al
anco al linguaggio che ode, e che non è da principio  per  lui se non una serie di sensazioni dell' udito. Ma egli ben
egli pone tutta l' attenzione ad apprendere come può usarne  per  giungere a questo suo fine. In questa maniera il linguaggio
lo stimolo, ma ben anco la materia. Il fanciullo da prima  per  la forza unitiva lega insieme la sensazione, che a lui
memorie ed idee non si potrebbero in lui risuscitare se non  per  due cagioni: 1 per ricadergli sotto i sensi le cose stesse
si potrebbero in lui risuscitare se non per due cagioni: 1  per  ricadergli sotto i sensi le cose stesse o loro parti; 2 o
ricadergli sotto i sensi le cose stesse o loro parti; 2 o  per  qualche accidentale movimento delle fibre del suo cervello.
che non potrebbero tornare alla mente del fanciullo se non  per  accidente, vengono richiamate facilmente coll' uso del
facilmente coll' uso del linguaggio, e sembra che solo  per  l' uso del linguaggio egli si possa formare il pensiero
sue prime cognizioni. Ma un passo maggiore egli fa quando  per  l' aiuto che gli presta il linguaggio passa alle
il linguaggio passa alle intellezioni di second' ordine.  Per  vedere come ciò avvenga e per trovare le diverse maniere di
di second' ordine. Per vedere come ciò avvenga e  per  trovare le diverse maniere di queste intellezioni di
il sentimento pronunciando il suono che n' è l' altra parte  per  la quarta funzione della forza unitiva (2). Nasce in terzo
del soccorso, e però usi quelle istintivamente, perchè  per  lui le grida diventano una cosa sola colle piacevoli
gli si porgono, unione che si effettua in ogni animale  per  la stessa funzione quarta della forza unitiva. In queste
ordine, che fu da noi definito « intellezioni, che hanno  per  oggetto i rapporti delle intellezioni di primo ordine ». Ma
bambino sente a nominare con un vocabolo delle cose simili,  per  esempio, a dir « cavallo »ogni qual volta passa un tale
a dir « cavallo »ogni qual volta passa un tale animale  per  via, non astrae incontanente le note comuni del cavallo
bambino, vedendo, che il bambino, ad ogni cavallo che passa  per  via, pronuncia il vocabolo cavallo, crederà facilmente, ch'
differenza tra cavalli successivamente da lui veduti,  per  la quale egli abbia conosciuto, che l' uno non è l' altro,
imaginali sono infinite; e differiscono l' una dall' altra  per  distinzioni così minute, che niente importa agli uomini il
a quelle s' appoggiano. Egli è dunque impossibile l' avere  per  ciascuna di queste idee un vocabolo. In secondo luogo
imaginali o piene: sebbene il bambino, che non n' ha altre  per  avventura nella mente, le rinfreschi al suono del vocabolo,
avventura nella mente, le rinfreschi al suono del vocabolo,  per  l' analogia che esse hanno colle idee astratte, a
, ma in un astratto , e questa è quell' operazione  per  lui nuovissima, che lo porta alle intellezioni di secondo
mente in tanta varietà di oggetti fissa quell' unica cosa,  per  la quale a tutti il medesimo nome di cane si addice. Egli
l' astrazione; perocchè non può essere che prenda l' uno  per  l' altro. Se dà lo stesso nome anco a cose successivamente
all' astrarre, non essendo possibile ch' egli prenda l' una  per  l' altra, che creda quelle diverse cose una cosa medesima:
la mente ha l' idea astratta di bianchezza, e se ne serve  per  intendere la parola bianco . Chi dice bianchezza , dice un
secondo lo intenda ben presto dopo aver inteso il primo.  Per  intendere tuttavia il secondo, cioè il vocabolo bianchezza,
ogni astratto sembra derivato dal comune; bianchezza,  per  esempio, viene da bianco . Gli antichissimi scrittori ci
in Platone, si suole usare il nome comune sostantivato  per  indicare l' astratto: si dice il simile , il dissimile, il
, il dissimile, il giusto , il bello, il santo, ecc.,  per  dire la simiglianza , la dissomiglianza, la giustizia, la
cui ridurre gli oggetti. Quando egli è giunto a formarsi,  per  es., l' idea di ciò che è comune tra gli oggetti che sono
compimento necessario dell' essere e come causa del tutto  per  una funzione dello spirito che noi nominammo integrazione .
essi non credono ciecamente, ma veggono. Se ciò non fosse,  per  lo meno si maraviglierebbero grandemente del concetto di
Ella è una concezione ed una credenza . - Dico una credenza  per  distinguerla dalla percezione . Quando l' uomo giudica che
di estensione di queste prime facoltà passive è necessario  per  attemprarvi e commisurarvi l' istruzione da dare al
è ancora più importante, perocchè è cognizione necessaria  per  attemprarvi e commisurarvi l' educazione pratica da dare al
che la percezione sia passata, ma desiderio no: perchè  per  esso solo non si ha il pensiero che la percezione possa
ella è immensa la differenza tra quelle volizioni che hanno  per  oggetto un individuo sussistente tutto quant' è, o anco una
specie7piena d' individui (2), e quelle volizioni che hanno  per  oggetto un elemento comune a più individui, un astratto.
( rationem boni ), la loro bontà. Le volizioni che hanno  per  termine solamente un oggetto buono determinato, si
loro finisce tosto. All' incontro, le volizioni che hanno  per  termine un elemento comune, nel quale sta la ragione, per
per termine un elemento comune, nel quale sta la ragione,  per  la quale quel genere di oggetti son buoni, non si acqueta
, sia intensiva delle cose sensibili. Onde avviene che  per  mezzo di questo astratto il fanciullo conosce ciò che è più
più degli oggetti non animali e preferir quegli a questi  per  una maggiore entità. 6 Finalmente la cognizione dell'
col cielo. Ogni idea nuova nel fanciullo è una gioia:  per  ogni adito, che gli s' apra davanti, la sua intelligenza
la natura privandolo dell' uso della loquela, che equivale  per  lui al nuovo uso da lui acquistato della intelligenza, che
proponessero alla giovane intelligenza disposte assai bene  per  gradi tutte le intellezioni che da essa si esigono, nè si
che è nelle sue sensazioni e intellezioni, tuttavia egli  per  una legge della sua costituzione ne ricava vantaggio. Or le
lingue udendole, e senza soverchio aggravio. Se ciò si fa  per  modo che la favella materna sia la principale, e che ciò
tutte le parti del discorso, e non ve n' ha pur una che sia  per  sè superiore al secondo grado dell' umana intelligenza,
morale. In Italia, noi dobbiamo perdere un tempo prezioso  per  disimparare nelle scuole quella lingua, che abbiamo appresa
la più fina educazione, non si pensi a far sì che succhino,  per  così dire, col latte una favella pura e nobile, e che le
un posto di giusta superiorità agli altri lor simili. E  per  dire una parola anco dell' esercizio artificiale della
tornare a dire alcuna cosa sull' ordine delle astrazioni,  per  le quali si dee condurre la mente del fanciullo. Vi sono
grado di astrazione. I nomi più comuni nominano le cose  per  un elemento comune a maggior numero di oggetti, e i nomi
di oggetti, e i nomi meno comuni nominano le cose stesse  per  un elemento comune a minor numero di oggetti: quelli dunque
quelli dunque contengono un' astrazione maggiore di questi.  Per  esempio, volendo nominare un cavallo io posso nominarlo in
è ancor comune e non proprio: indica un' astrazione, che ha  per  fondamento la specie astratta , sotto la quale sarebbe un
o più altri (1), prima di venire al nome proprio,  per  esempio, a quello di Rondello, di Vegliantino o di
consentaneo alla natura il fargli nominare le cose prima  per  li nomi più comuni e poi per li meno comuni o viceversa?
fargli nominare le cose prima per li nomi più comuni e poi  per  li meno comuni o viceversa? Noi abbiamo già dichiarato più
generale, tanto più facilmente si apprende dal fanciullo.  Per  convincersene basta osservare, come il fanciullo e il
i più comuni, dicendo questa cosa , quella cosa ecc.  per  dire: questo balocco, quel carruccio, quel giubbone ecc..
innumerabili, rimane a vedere qual norma si deve stabilire  per  scegliere le più acconce al fanciullo. Qui non vi ha
cose il fanciullo; e che secondo una tale gradazione meni  per  mano la mente del giovanetto a conoscere in ciascuna cosa
e però si vanno successivamente rimutando e perfezionando.  Per  esempio: il fanciullo da principio si forma il concetto del
Devesi dunque prendere quel concetto infantile o  per  dir meglio proprio di ciascuna età, e rattaccare ad esso la
de' vegetabili. L' astratto specifico del vegetabile  per  la mente del nostro infante sarà dunque « ciò che è
L' astratto specifico all' incontro del vegetabile stesso  per  la mente del filosofo sarà « un corpo organizzato privo di
molecole straniere ». Or la classificazione de' vegetali,  per  la quale si deve far correre la mente del fanciullo, non
semi7astratti, cioè non è che una classificazione, che ha  per  idea massima un' idea specifica7semi7astratta (l' idea
(il che è quanto dire tutte le fisiche discipline) hanno  per  idea massima un' idea specifica astratta, cioè l' idea
classificazione che dall' idea specifica astratta discende  per  le semi7astratte fino al sussistente. Una delle cose
quando trovasi tranquillo e contento nel suo stato. 2  Per  evitare, che sia sturbato nella sua serenità, farlo
con voce dolce, ben intonata e ben modulata, trascorra pure  per  tutti i tuoni ». La voce del fanciullo è fatta acuta da
come ho toccato innanzi, fargli udire tutti i suoni  per  ordine, e ordinatamente le loro consonanze. Egli è però
la riconoscono in parte difettosa: ella manifesta assai  per  tempo delle disposizioni maligne. Di poi la volontà dell'
pensi come essi, che voglia come essi, operi come essi; o  per  dir meglio vogliono che il fanciullo pensi, voglia, e operi
abbia le stesse regole. Quando non possono pretendere ciò  per  l' enormità dell' assurdo, allora tutt' al più si riducono
delle anime fra di loro, mediante i corpi animati.  Per  altro noi già vedemmo, che il bambino dà l' anima anche al
dietro le quali il bambino dirige i suoi affetti prendono  per  lui un' altra forma. Avendo sonato a' suoi orecchi le voci
nella sua mente, egli vagheggia quest' astrazione, egli  per  essa intende e pone amore anco a degli oggetti buoni e
con una regola così vicina, che non ha che a fare un passo  per  giungere all' oggetto. Quindi gli affetti, che sono da essa
(1). Nè il bambino mette fin qui in gioco molti mezzi  per  giungere all' oggetto bramato, ma si slancia direttamente
del fanciullo servirsi di quel tipo che egli ha in mente,  per  guidarlo sulla strada della virtù: ed è questo, che essi
le altre. Ma che cosa è il bene e che cosa è il male  per  un bambino, il quale non eccede nel suo sviluppo il second'
L' astrazione, che ha esercitata questo fanciullo  per  giungere a formarsi quelle sue idee di bene e di male, non
sul fanciullo un' azione veniente dall' anima, benchè  per  mezzo del corpo e fondentesi sull' altr' anima, benchè pure
mezzo del corpo e fondentesi sull' altr' anima, benchè pure  per  mezzo del corpo. Se quest' azione, a cui finora i filosofi
il doppio elemento soggettivo. Questa domanda è importante  per  lo scopo di determinare qual sia lo stato della mente e
sia in lui pel senso; tuttavia ciò che sente è fuori di lui  per  l' intelletto; e vi vuole un lungo tempo prima che l'
uomo ha mediante gli organi esterni. L' intelletto che ha  per  legge di concepire ogni cosa oggettivamente, vede le prime
intervenga una profonda ed assidua meditazione filosofica  per  disingannarli a pieno, e spogliare le forze esterne delle
si coprirono fino dalla nostra infanzia, si abbellirono, e  per  così dire rimpolparono e rinsanguinarono. E veramente
delle sue intellezioni? Se queste intellezioni non han  per  oggetto che le cose sensibili, egli è chiaro che egli amerà
regola morale: non è certamente la nostra, ma ella è vera  per  lui, è l' unica che egli possa avere: se noi non lo
nelle sue prime percezioni apprendesse gli oggetti buoni  per  cattivi, e gli oggetti cattivi per buoni: conciossiachè è
gli oggetti buoni per cattivi, e gli oggetti cattivi  per  buoni: conciossiachè è da queste sue percezioni, ch' egli
sempre che è bene quello che i suoi sensi gli presentano  per  male, egli finirebbe col persuadersi che il vocabolo bene
facoltà del senso e dell' intelligenza si risveglia assai  per  tempo nel bambino la facoltà della persuasione (2) di cui
noi n' abbiamo altresì l' inclinazione, ed è principalmente  per  questa inclinazione che riescono tanto dannosi a' fanciulli
ben ferme sul merito delle cose, e fino che non si delibera  per  l' una facoltà o per l' altra, egli è in uno stato d'
delle cose, e fino che non si delibera per l' una facoltà o  per  l' altra, egli è in uno stato d' inutile incertezza, e
e violenza: lungi dal fare de' passi innanzi, perde anzi  per  molto tempo la disposizione della tranquillità, della
della chiarezza, dell' ordine che gli è indispensabile  per  avanzarsi nella sua via. Quando poi si deliberi verso l'
suoi sentimenti dee essere un' avvertenza importante  per  l' educazione di questa età. Il fanciullo che ingannato
Perocchè dopo essersi formata la regola del bene e del male  per  allontanarsene egli dovrebbe giudicare praticamente, che è
attesa la facoltà della persuasione, che nel bambino assai  per  tempo si manifesta non solamente colla funzione della
il suo amore e la sua gratitudine. Ed è poi difficile  per  non dire impossibile che v' abbia tal cosa, la quale non si
degli affetti, egli al veder quelli sente questi, sia  per  un' operazione animastica, sia perchè l' istinto d'
Ma nella terza età non fa solamente tutto ciò, ma  per  lui i gesti e gli atteggiamenti gli sono de' veri segni che
Ho già detto che nell' educazione conviene aver  per  maestra la natura. Or se noi osserviamo la natura, noi
nel seno dell' anima umana? Perchè dunque ve l' ha posto?  Per  contenere, anche mediante il timore d' una forza superiore,
voleri, e caso che sì, in qual misura ella debba essere. Or  per  rispondere alcuna cosa a questa questione, in primo luogo
sarebbe cosa ingiusta che noi non procurassimo tutte le vie  per  eluderle senza sua pena. Ma oltre di questo disordine
intendimento; onde avviene che l' intendimento giudichi  per  bene quello che è favorevole alle passioni, e per male
giudichi per bene quello che è favorevole alle passioni, e  per  male quello che è ad esse contrario. Se dunque sono insorte
di questi concetti sul bene e sul male delle cose passa  per  vero inosservata; ma que' concetti intanto sono le regole
concetti intanto sono le regole dell' operar del bambino, e  per  conseguente egli ama falsamente, ed odia ciò che dovrebbe
del bambino. Grand' errore è l' adularlo, come pur si fa  per  voglia di dargli piacere; grand' errore è confermare i suoi
e diminuzione del suo ben proprio. L' animale non  per  intelligenza ch' egli abbia, ma per la forza unitiva del
proprio. L' animale non per intelligenza ch' egli abbia, ma  per  la forza unitiva del suo sentimento può benissimo
così la sua attenzione in un solo oggetto, egli non è più  per  gli altri, le sue forze sottratte loro o non gli danno più
di quella rimangono nulle; perocchè la quantità disponibile  per  così dire della benevolenza della volontà è già in
e in alcune delle susseguenti non è solo senza affezione  per  le persone non più vedute, ma egli riman sorpreso e
ha amore da donare ad essi, questi suoi simili rimangono  per  lui degli esseri misteriosi, da cui non aspetta bene, e de'
S' aggiunga un' altra legge psicologica, quella  per  la quale « è sempre molesto all' uomo il tornare indietro
cioè gli atti delle sue potenze intellettive ed affettive  per  doverli rifare in altro modo ». Se si vuole averne la prova
a guastare o a cancellare quel bel quadretto imaginario  per  ridipingerlo. Or quel che avviene ne' fanciulli rispetto
riserbano sempre indietro qualche parte de' loro affetti  per  poterli collocare poi in quegli oggetti nuovi che li
a quella persona. Or questo invito è loro molestissimo  per  due ragioni; la prima perchè dovrebbero disfare un atto di
della proprietà. Tutte le cose che li circondano diventano  per  la forza unitiva del loro sentimento altrettante parti di
de' bambini: questa è l' indole dell' amore che ha  per  oggetti individui sussistenti. E in vero due forme comuni
nostra volontà. Or poi, se noi amiamo un oggetto qualsiasi  per  le eccellenti sue qualità, il nostro amore ha per oggetto
qualsiasi per le eccellenti sue qualità, il nostro amore ha  per  oggetto l' ente nella e per la sua forma ideale. Se poi noi
sue qualità, il nostro amore ha per oggetto l' ente nella e  per  la sua forma ideale. Se poi noi amiamo un oggetto per se
e per la sua forma ideale. Se poi noi amiamo un oggetto  per  se stesso, e non meramente per le sue qualità, il nostro
Se poi noi amiamo un oggetto per se stesso, e non meramente  per  le sue qualità, il nostro amore ha per oggetto l' ente
e non meramente per le sue qualità, il nostro amore ha  per  oggetto l' ente nella sua forma reale. L' idea essendo
stessi è di questa seconda specie: noi ci amiamo non già  per  le belle qualità che abbiamo, ma perchè siamo noi. L' amore
altrove: e finalmente si ama la persona o la cosa sola  per  se medesima, foss' anco priva delle qualità che prima si
Or poi si noti bene: quando io parlai dell' amore che ha  per  oggetto l' idealità, non parlavo tuttavia d' un amore che
L' amor nostro che fu da noi descritto, dicemmo aver  per  oggetto l' ente nella e per la sua forma ideale. L' idea
da noi descritto, dicemmo aver per oggetto l' ente nella e  per  la sua forma ideale. L' idea dunque, cioè il bene veduto
la quale ampiamente ricatta il valor d' ogni affetto che  per  essa perdere si dovesse. Tuttavia parrò men crudele, ove s'
il giusto prezzo che si dee dare a quelle affezioni? Nullo,  per  se stesse considerate: considerate però in quanto sono
morale. Ma quanto non è grande il pericolo che si stimino  per  se stesse indipendentemente da questa relazione ch' esse
parliamo della moralità dell' amore razionale avente  per  oggetto il reale. Primieramente, il reale finito
, ma compartito a misura de' pregi stessi. L' amore che ha  per  oggetto il reale di natura sua esaurisce tutte le proprie
nel suo oggetto. In terzo luogo, tra l' amore del reale  per  sè e l' amore dell' ideale nel reale, avvi l' amore di
questo amore è morale; perchè ama non propriamente il reale  per  se solo, ma la realizzazione delle qualità e doti e pregi
ed egli ancora è morale, perchè un bene eudemonologico dato  per  gratitudine è un bene dato in merito e premio dell' altrui
benevolenza. Una importantissima regola di educazione sarà  per  tanto la seguente. « Usare tutti que' mezzi pe' quali la
o più tosto non può non farlo. Se poi consideriamo che  per  tutti quegli che ammettono l' esistenza di Dio, Iddio è il
il bene essenziale: chi non vede che questa idea di Dio  per  chi non vuol esser ateo o inconseguente dev' esser pur
agli altri genitori la parola che dirò è inintelligibile e  per  ciò stesso insopportabile: chiudano dunque qui gli orecchi
intorno a cui si aggruppano: la religione allora cresce,  per  così dire, quasi tempio augusto nell' animo dell' uomo. L'
stimiamo assai vantaggioso, il determinare questi periodi  per  approssimazione. La qual opera rimane ancora cosa
entro il quale suole avvenire nel più de' fanciulli, e  per  accertarci sempre che questo sia avvenuto, abbiamo voluto
si vede: 1 che noi prendiamo gli ordini d' intellezioni  per  regola, secondo la quale compartire le età diverse; 2 che
regola non è applicabile a determinare il tempo se non  per  approssimazione. Quando dunque diciamo che col secondo anno
Questa è avvertenza che vogliamo aver data una volta  per  sempre; la quale il lettore applicherà a tutte le età
le intellezioni di second' ordine sono quelle che hanno  per  loro oggetto i rapporti delle intellezioni del primo ordine
le intellezioni del terz' ordine sono quelle che hanno  per  loro oggetto i rapporti che hanno le intellezioni di
delle intellezioni del second' ordine; quelle, che hanno  per  oggetto i rapporti delle intellezioni di primo ordine tra
delle intellezioni del second' ordine; quelle, che hanno  per  oggetto i rapporti delle intellezioni di primo ordine coi
delle intellezioni di terz' ordine; quelle, che hanno  per  oggetto i rapporti (1) delle intellezioni (2) di second'
II Classe d' intellezioni di terz' ordine; quelle che hanno  per  oggetto i rapporti delle intellezioni di second' ordine
Classe d' intellezioni di terz' ordine; quelle che hanno  per  oggetto i rapporti delle intellezioni di second' ordine coi
gli ordini successivi, saremmo infiniti. Omettiamo adunque,  per  non dipartirci dallo scopo di quest' opera, un lavoro sì
degli oggetti di quelle operazioni, cioè delle cose che noi  per  esse siam venuti a conoscere. Ora poi, quanto agli oggetti
fanciullo nella terza età degli astratti di cose sensibili,  per  esempio, del colore, del sapore, o almeno certamente del
piuttosto all' una che all' altra di quelle due cose già  per  natura disparate. Il secondo modo di scomposizione si fa
« I giudizi sintetici ed i giudizi analitici si avvicendano  per  siffatto modo che se noi disponiamo in una serie i diversi
analitici ». E che la cosa debba riuscire a questo è  per  sè manifesto: conciossiachè non si può scomporre se non
quel che sente, giacchè ciò che non sente non esiste ancora  per  lui. Ma tostochè egli giunge a mettere tra di loro in
uno esclude l' altro. Ora egli ha bensì de' predicati , ma  per  confrontarli tra loro e trovarne il rapporto dovrebbe
di cose sotto un certo rispetto uguali. Vediamo dunque  per  quali passi lo spirito si forma i concetti delle
cui non sa ancora farne l' analisi; la moltiplicità è tale  per  chi sa distinguere e separare le unità che la compongono;
si percepiscono a un tratto e, come diceva la Scuola, «  per  modum unius », la mente allora non concepisce alcuna
in inganno Bonnet, al quale parve d' avere un fondamento  per  dire, che « « le idee di collezioni si formano dall' azione
sua attenzione sulle qualità sensibili dell' ente, le quali  per  buona pezza rimangono nel senso, sentite bensì dal
cosa sola potessero prestare la materia all' intendimento  per  giungere a comporci l' idea di collezione e l' idea di cosa
che l' analisi d' idea di una collezione somministra  per  risultamento: 1 che questa idea suppone, che chi la ha
che più unità sono insieme adunate nello stesso spazio;  per  restringerci ora a questa specie di collezioni, come
la collezione; conciossiachè se più cose fossero in tutto e  per  tutto differenti tra loro, niuna collezione più
un ragionamento in parte simile a quello, che abbiam fatto  per  ispiegare la concezione del due. Sono sempre necessarie le
superiore (1); di guisa che la mente è costretta a salire  per  tanti ordini d' intellezioni, quanti sono i numeri di cui
di un milione, e anche solo del numero mille? Io credo  per  lo contrario che convenga discendere a un numero sommamente
che convenga discendere a un numero sommamente piccolo  per  trovar quello di cui gli uomini, anche dotti, abbiano un'
di questi rapporti determinanti i numeri è sufficiente  per  avere implicitamente l' idea del numero, perchè si ha gli
trovare il numero stesso. Mi spiego. Se io non conosco  per  se stesso il numero mille, ma so però ch' egli è dieci
del numero cento. Che se di nuovo io non conosco il dieci  per  se stesso, ma so però che è due volte il cinque, io nella
quattro passi, con quattr' ordini di riflessione, là dove  per  acquistarsi la cognizione propria e distinta del mille
è l' aritmetica, ed essa perciò è quella che spiana la via  per  la quale il fanciullo possa più facilmente giungere molto
sia la prima formola che trova naturalmente il fanciullo  per  avanzarsi nella scala numerica, e a qual ordine appartenga:
sa ancora il numero de' soldati; ma gli ha trascorsi uno  per  uno: ha avuto sempre sotto gli occhi due corpi; ma ha
quante volte egli voglia: questa è una cognizione nuova  per  lui ed importante. Se egli volesse qui continuare a
facilmente si vede come il numero due sia un passo immenso  per  la mente fanciullesca; giacchè questo numero è la base di
definiti che acquista la sua mente, de' quali si serve  per  giudicare. Conviene conoscere chiaramente che cosa sia un
imaginali. Le percezioni non possono servire di principio  per  la loro particolarità, e lo stesso dicasi delle memorie di
avute: or queste non hanno mai bisogno di quelle idee  per  loro regola, quando anzi esse sono il loro effetto. Il
più che somministrare queste alla mente, e preparargliele  per  le operazioni del terz' ordine d' intellezioni. E
dal volgo comparire nell' uomo tutt' all' improviso e quasi  per  incanto all' età di sett' anni. Tutto ciò che diciamo in
e di amare quella cosa bella, animata e intelligente, che  per  le sue sensazioni egli percepisce, e colla quale vitalmente
ma esse conducono l' uomo a questo fine comune  per  diverse strade, gli parlano con un linguaggio sempre nuovo,
dell' infante alla malevolenza, ispirargli dell' avversione  per  certi oggetti, della propensione per certi altri; ed
dell' avversione per certi oggetti, della propensione  per  certi altri; ed abbiamo mostrato quanto giovi, quanto sia
a svilupparsi i due predetti generi di volizioni; ma non  per  anco comparisce il terzo genere, cioè le appreziative,
dall' attività dello spirito, parte dalla legge d' inerzia,  per  la quale « ciò che è già in moto si continua nel suo moto
anche l' attività dell' uomo verrà da se stessa e quasi  per  incanto ordinandosi, raccogliendosi e avvicinandosi sempre
A que' movimenti che sembrano fatti a caso e unicamente  per  diletto, noi attribuiamo il nome di giochi, gli
un aspetto burlevole, quasi tendano a far ridere. Tuttavia  per  l' animale non sono già scherzi più quelli che il prender
Ma il disordine capriccioso di que' gesti e moti ha  per  noi quel turpicolo improvviso che cagiona il riso. Vi ha il
della ragione, e vi ha l' improvviso ed inaspettato  per  la loro continua novità e apparente stranezza. Quello che è
di mano in mano che si sviluppa in lui la ragione; e divien  per  lui una nova cagione di diletto. Ride di ciò che fa egli
L' istitutore dee sempre allora aggiungersi alla ragione  per  darle forza, e mantenere le sue parti. Ai giochi di moto
sua affezione e della sua ammirazione, co' quali comunicava  per  mezzo della simpatia e dell' istinto d' imitazione; ma dei
parte delle stesse persone. Da principio questo fatto ha  per  cagione la forza unitiva dell' animale (onde anche fra le
a conoscere gli usi delle cose e ad apprezzarle anche  per  questi; dietro al quale apprezzamento la volontà si
che si conoscono, è veramente cosa profonda, misteriosa:  per  darne una soddisfacente ragione converrebbe scendere nel
non può aver luogo, se non mediante conformità di opinioni,  per  la quale uniformità due menti sono unite in una sentenza, e
menti sono unite in una sentenza, e conformità di voleri,  per  la quale due cuori sono uniti nel medesimo voto, hanno il
il lettore ha inteso prima d' ora, che cosa noi intendiamo  per  « istruzione rispondente a un ordine d' intellezioni ».
bene distinte, le quali sono: 1 Quella istruzione che serve  per  accrescere alla mente del discepolo il numero e la
degli ordini precedenti. 2 Quella istruzione che serve  per  far passare la mente del discepolo dall' ordine d'
fa che indicare la via più diretta, più spedita, più soave,  per  la quale ad essa mente conviene naturalmente procedere.
il discorso che si fa a' bambini di queste voci e forme  per  quanto è possibile; ed allora la comunicazione tra noi
si trovi quella uniformità, costanza, regolarità, e,  per  dire ancor meglio con una sola parola, ragionevolezza , che
alla parte intellettiva, ed esso deve continuare ora e  per  molte ancora delle intellezioni che devono venire. Mentre
i toni musicali , prima secondo la scala naturale, di poi  per  li salti; i quali saranno già mezzi impressi nello spirito
ma semplicemente doppio suono. Oltracciò, volendosi porre  per  base dell' educazione il procedere rigorosamente logico,
bi? - Nel principio. E questo esercizio si deve continuare  per  tutte le sillabe. Conviene esercitare il bambino a
fargli numerare le cose uguali, acciocchè egli ascendendo  per  la scala dei numeri, si ecciti ad ascendere per le
ascendendo per la scala dei numeri, si ecciti ad ascendere  per  le intellezioni di vari ordini. Nel che però egli da
più speditezza che non parrebbe doverne avere da ciò che  per  noi fu detto innanzi, che ogni numero è un ordine nuovo d'
si è la formola semplicissima che egli tosto apprende  per  passare da un numero all' altro. Questa formola consiste
due e uno tre, tre e uno quattro, e così via, non ha mica  per  questo la distinta cognizione del due, del tre, ecc. che
apprendere. Altri esercizi sono indicati nel « Manuale »  per  le scuole infantili (1). A questa età ancora giova il
A questa età ancora giova il mostrare al fanciullo le cose  per  imagini. Egli le ama, e se ne rallegra sommamente (2). Tra
susseguire ben tosto. Sembra che la prima scrittura fosse  per  imagini: queste poi si raccorciarono in geroglifici: la
la vogliono bona e tutta bona; altri malvagia e malvagia  per  intiero. La ragione, onde i più non vedono moralità nell'
ha la sua propria moralità. Che nel bambino poi appariscano  per  tempo de' vestigi manifesti di un principio di errore e di
da ragioni esteriori (1). Noi vogliamo dunque restringerci  per  ora ad osservare la moralità del bambino in se stessa; non
nella loro moralità, nella quale non si potesse trovare,  per  poco, nulla di fisso. Ecco come ne giudica una madre, che
estremo disinteresse. Onde quest' apparente contraddizione?  Per  rispondere a ciò conviene entrare in un mistero dell' età
e non so se nessuno vi sia penetrato. Ecco la porta  per  la quale io vorrei farvi entrare il mio lettore. Il bambino
e che preghiamo intanto il lettore di qui concederci  per  postulato (2). Ora, in tutto il tempo che passa prima che
il soggetto non esiste ancora pel suo intelletto e  per  la sua volontà. Ma onde dunque avviene che moltissimi altri
percepiti e continuamente ci percipiamo. Applichiamo dunque  per  analogia all' operar del bambino, quanto avviene nell'
E questo aumento di resistenza suol rendersi necessario  per  questo appunto, che crescendo in età si disviluppano nel
appunto, che crescendo in età si disviluppano nel bambino  per  varie cagioni diverse malevolenze e ritrosità; le quali si
come un personaggio amabilissimo, il sommo bene; si dee  per  tempo fargli conoscere Iddio7umanato e Maria sua madre, e
Maria sua madre, e fargliene invocare i nomi spessissimo e,  per  quanto si può, ad ogni bisogno per soccorso, ad ogni azione
i nomi spessissimo e, per quanto si può, ad ogni bisogno  per  soccorso, ad ogni azione per aiuto, ad ogni cagione di
quanto si può, ad ogni bisogno per soccorso, ad ogni azione  per  aiuto, ad ogni cagione di letizia per rendimento di grazie.
ad ogni azione per aiuto, ad ogni cagione di letizia  per  rendimento di grazie. Egli è incredibile quanto quest'
avvertito il lettore: avvertenza che deve valere anco  per  gli ordini successivi; conciossiacchè in tutta la vita
ridurre a due ampie classi. I Classe. Quelle che hanno  per  oggetto i rapporti delle intellezioni di terz' ordine tra
di terz' ordine tra loro. II Classe. Quelle che hanno  per  oggetto i rapporti delle intellezioni di terz' ordine colle
inesausta di cognizioni, che mi si accrescono in appresso  per  tutta la vita. Fino a tanto che io percepisco degli enti
del soggetto. Laonde la mente non ha che ad analizzare,  per  così dire, il proprio sentimento per conoscere il
ha che ad analizzare, per così dire, il proprio sentimento  per  conoscere il condizionante ed il condizionato (1), analisi
a legarsi insieme, a subordinarsi; indicibile profitto  per  lo sviluppo della moralità. Nell' età precedente si giunse
la quale non solo istintivamente come faceva prima, ma anco  per  calcolo intellettivo, potrà di qui in avanti subordinare un
non hanno mai esaminata accuratamente la questione,  per  quanto io sappia, dell' età in cui l' uomo percepisca se
uomo percepisca se stesso. Essi hanno comunemente ritenuto  per  cosa chiara e non bisognevole di dimostrazione, che l' uomo
ora egli non abbisogna punto di conoscere se stesso  per  operare, abbisogna di conoscere altre cose le quali egli
altre cose le quali egli non ha, e vuole avere ed operare  per  averle, e per operare conoscerle; se stesso non cerca,
quali egli non ha, e vuole avere ed operare per averle, e  per  operare conoscerle; se stesso non cerca, perchè si ha, ma
appreso dal bambino tutto ad un tratto; egli deve passare  per  più ordini d' intellezioni prima di capire tutte le parti
d' intellezioni egli non apprende che i nomi sostantivi, e  per  meglio dire sostantivati; e che solo nel terz' ordine egli
dal di fuori sul proprio sentimento operante, accorgendosi  per  tal modo che certe azioni hanno per causa quel sentimento
operante, accorgendosi per tal modo che certe azioni hanno  per  causa quel sentimento che lo costituisce, a differenza di
pronome personale IO, come pure del TU. Questa è la ragione  per  la quale le lingue orientali amano di far parlare i
rimane nella ritentiva del bambino come un fatto anche solo  per  la forza unitiva dell' animalità. Di poi gli avvenimenti s'
fuori vien tutta assorbita dagli oggetti presenti, nuovi  per  essa e però interessanti; sicchè non ne rimane guari per
per essa e però interessanti; sicchè non ne rimane guari  per  ciò che è passato e per ciò che ha da venire. Indi è che l'
sicchè non ne rimane guari per ciò che è passato e  per  ciò che ha da venire. Indi è che l' osservazione mostra che
apprende il linguaggio, specchio del suo concepire. Egli  per  molto tempo adopera il verbo all' infinito , e ben tardi
spiegherà, quali effetti si produrranno da quella cagione.  Per  tal modo egli vien ponendo un confine alla potenza de'
la teoria filosofica da me proposta, e sarebbe tempo che,  per  onor d' Italia, non si vedesse più quindi innanzi stampato
d' esperienza, e si sostien solo mediante un argomento  per  esclusione, dove riman dubbioso se non sieno forse bene
se non sieno forse bene enumerate tutte le parti (1).  Per  rispondere alla seconda questione, converrebbe rammentare
d' analogia (2). Quando l' uomo vede seguire costantemente  per  lungo tempo un dato effetto, egli si forma la persuasione
intorno all' operare degli esseri, egli la prenderà  per  impossibile e non la crederà. Così se io dirò che un ragno
libero nell' aria » (1). E qui chi non vede il filo  per  condurre una storia, che riuscirebbe importantissima, della
il potere delle cose che percepisce. Queste opinioni  per  certe cagioni segrete, che non abbiam qui tempo di
rilevare, restano incompiute; è lavoro ancora sul telaio,  per  così dire: nella mente non vi ha ancora niente di ben
popoli. Il determinare poi tutte le circostanze e cagioni  per  le quali in un individuo (lo stesso dicasi di un popolo)
tali avvenimenti a certe leggi determinate, alle quali  per  fermo ubbidiscono; cosa però che trascenderebbe i confini
si rinforza, e dura più fatica a risolversi di romperla  per  formarsene una nuova. Onde è difficile che i vecchi
. Così, quando l' uomo non crede che un bue spazŒ  per  l' aria come un' aquila, egli non intende negare la
che ciò che è fisicamente impossibile, sia impossibile  per  assoluto, passaggio che succede per una esagerazione
sia impossibile per assoluto, passaggio che succede  per  una esagerazione colpevole e interessata. E in quest'
avviso che dà loro la natura, se ascoltar lo volessero,  per  non ingalluzzire di soverchio e poco stimar gli altri
delle facoltà e delle forze che non si presentano se non  per  caso e rompono i nostri giudizŒ, i quali s' ingannano
nella massa degli uomini, noi troviamo che questi ben  per  tempo si formano di queste conclusioni e principŒ; ma che
crescendo la loro esperienza e la loro scienza, li rompono  per  formarsene di nuovi più ampŒ e più giusti, i quali s'
o fermate sull' operare delle cose, e poi d' infrangerle  per  formarsene delle altre, si ripete più volte in una vita che
confini, e si son veduti degli uomini che la passavano  per  sapienti, creder tutto possibile alla natura, esagerare le
dell' infanzia. Basti qui una parola, magnetismo animale ,  per  convincere il lettore, che tutto fu creduto possibile da
ebbero ancora degl' increduli i quali negarono i miracoli  per  la ragione contraria, cioè perchè i fatti che noi crediamo
suo spirito. Proverà talora il dolor fisico, combatterà,  per  così dire, colla natura delle cose, dovrà esercitare la
conosciuta della persona amata (volontà che è divenuta  per  lui come una legge positiva) collidersi colle altre sue
poteva benissimo falsificarsi, come abbiam veduto,  per  degli inganni tesi al suo giudizio dalla falsità delle
ha collisione, si dee sacrificare ogni altra soddisfazione  per  mantenere l' accordo della propria colle altrui volontà
altri debbono cedere. Il secondo è pure oltremodo notabile  per  l' elemento del sacrifizio , che s' introduce nell' ordine
perchè l' uomo non percepisce con essa Iddio ma solo induce  per  argomentazione, che oltre a tutti i limiti deve avervi
deesi già credere, che a quest' ente egli ponga dei limiti:  per  lui quello da prima è l' unico ente, tutto l' ente. Non
Lo spezzamento, la moltiplicità degli esseri è là  per  contraddire al suo pensiero e per dirgli: tu erri, se ci
degli esseri è là per contraddire al suo pensiero e  per  dirgli: tu erri, se ci credi tutto l' ente. Le parole della
se ci credi tutto l' ente. Le parole della madre finiscono  per  disingannarlo: non solo esse spezzano via più e quasi
si ascende in qualche modo alla cognizione dell' assoluto  per  la remozione dei limiti. L' assoluto in fatti ha
alla sapienza, alla bontà, io non so più che cosa ne avrò  per  risultamento, non so in che cosa queste perfezioni mi si
e inconcepibilmente migliorato, e questo è già  per  me un grande aumento di cognizione, benchè consistente
di tutte l' altre cose, ed egli debba rinunziare a tutte  per  non mettersi con essa in discordia. Certo, che questo
battezzato subisce una segreta ma potentissima operazione,  per  la quale egli viene sollevato all' ordine soprannaturale,
intimo sentimento della realità di Dio. Questo colorisce,  per  così dire, ed incarna la cognizione naturale di Dio
ottenere al figliuolo offerendolo all' Altissimo, pregando  per  lui, usando de' sacramentali, a cui è aggiunta una virtù
de' sacramentali, a cui è aggiunta una virtù benefica  per  la potestà della Chiesa di GESU` Cristo. Lo sviluppo della
Sezioni precedenti, considereremo solo i punti risalienti  per  così dire dell' attività del nostro bambino, le note
delle intellezioni. La collisione tra le cose attraenti  per  lui e il suo dovere ha luogo, tostochè egli conosce una
un essere conoscente da lui conosciuto, è sì grande, che se  per  qualsivoglia motivo, sedotto dalla tentazione, egli lo
nè pienamente cattivi, nè pienamente irragionevoli. Quello  per  tanto, che le loro volontà hanno in sè di bono, di
e comandi di quella verità, che possa essere conosciuta  per  tale dal fanciullo, e donde possa trarre delle conseguenze;
dalla volontà, che gli è legge, e quasi gliela cuopre  per  un istante, sicchè egli più non la vede, vede solo l'
sebbene in vano. Ma il bambino tutto mette in opera  per  giungere a ciò che brama ed evitare tuttavia la miseranda
d' influire sulle volontà altrui, al che fare spiegano  per  tempo una destrezza tanto maravigliosa, una finezza, una
non può staccarsi col pensiero da essi e prendere il volo  per  le immense vie delle astrazioni. Chi più sottilmente
che contenga la grande proprietà delle parole e che sia  per  conseguenza necessaria una cotale enciclopedia di
le regole che n' abbiam dato; come pure l' ammaestramento  per  via d' immagini e medesimamente dicasi di rappresentazioni.
un libro di poesie distribuite secondo i gradi stessi,  per  l' esercizio di memoria a' fanciulli. La musica poi non
sue sensazioni: lo si creda, egli è intelligente e cerca da  per  tutto nelle sue sensazioni stesse intelligenza, e poi l'
entrate nell' animo suo, ma che ancor vi sono intirizzite e  per  così dire senza calore. Ma qual mai sapiente troverà questa
in Italia questi principŒ da degli uomini che la onorano  per  bel cuore e per una mente elevata (1). Ora, io credo che l'
principŒ da degli uomini che la onorano per bel cuore e  per  una mente elevata (1). Ora, io credo che l' insegnamento
azione, il far loro fare le cose è dunque il migliore mezzo  per  farle loro apprendere e per saldarle nella loro memoria.
cose è dunque il migliore mezzo per farle loro apprendere e  per  saldarle nella loro memoria. Tuttavia tutto lo studio di
che un istante quanto basta, perchè appuntandosi,  per  così dire, in quella possa slanciarsi al suo termine, che è
i luoghi, ne' quali egli passa velocissimamente, se non  per  brevissimo istante. Anche questa legge dell' attenzione
di lettura e di scritto uniti in un libro solo, e diviso  per  gradi; altro lavoro da farsi da' cultori della grand' arte
nobilissimi. Un somigliante libro si dovrebbe comporre  per  insegnare graduatamente l' aritmetica a' fanciulli. Noi
quando sia pervenuto a fare che il fanciullo raggomitoli,  per  così dire, le sue idee intorno ad un' idea principale, o le
delle idee stesse; che anzi l' associazione che si forma  per  analogia affatto accidentale e minuta tra idee disparate è
e già questo solo non è un affare leggiero. Gioverà dunque  per  ispianare la strada, che qui passiamo in revista le
specie d' associazioni d' idee, ossia le ragioni diverse,  per  le quali si formano naturalmente di esse altrettanti
quelle immagini, che in essa comparvero una volta unite  per  continuità nello spazio, o per successione nel tempo, o per
comparvero una volta unite per continuità nello spazio, o  per  successione nel tempo, o per similitudini nell'
per continuità nello spazio, o per successione nel tempo, o  per  similitudini nell' impressione, o per qualche analogia
nel tempo, o per similitudini nell' impressione, o  per  qualche analogia talor lontanissima. Una porzione che si
senza che col medesimo atto egli non sollevi de' tasti,  per  così dire, anche nell' ordine animale (2). La terza ragione
matematico son cose sì disparate, di sì diversa natura, che  per  se stesse non pur non s' inchiudono, e non si assomigliano;
pensare e di ragionare, di passare dall' una all' altra non  per  opera semplicemente della reminiscenza, ma per l' uso del
altra non per opera semplicemente della reminiscenza, ma  per  l' uso del proprio ragionamento; 3 che questo passaggio sia
nel loro tutto unificate, e ai sommi principŒ si appendono  per  così dire le innumerevoli conseguenze. E chi non vede che
così dire le innumerevoli conseguenze. E chi non vede che  per  tal modo il fanciullo viene acquistando la cognizione dei
la cognizione dei nessi che naturalmente adunano le idee, e  per  quelli prende agevolezza di trascorrere in esse colla
l' associazione animale aiuta la reminiscenza delle idee, e  per  ciò anche quella del loro ordine, perocchè l' ordine delle
immenso che recano ai progressi dell' umano intendimento.  Per  altro, l' associazione che si fonda nell' ordine delle idee
è quanto dire nella verità. Questa sola osservazione basta  per  intendere che solamente quest' ultima specie di
delle opinioni e pregiudizŒ, il cuore avrà il tipo su cui,  per  così dire, stamparsi, e la vita non sarà che una continua
il rinvenire gli spedienti necessarŒ e le industrie  per  le quali si possono applicare ai fanciulli, e farli
i gradini di questa scala? - Diversi nelle diverse età.  Per  rilevarli dovrà il savio istitutore rilevare, con
è pervenuto a formarsi: certamente queste classi avranno  per  base delle idee semi7astratte, come abbiamo veduto; ma
nell' altra, quale sia contenuta: in una parola, i gradini  per  discendere dall' entità ideale alle altre più determinate
anche qui menandolo dalla cosa più composta alla meno,  per  esempio, dal mondo alle sue parti maggiori, dalle sue parti
se non di quelle parti che il fanciullo già conosce:  per  esempio, dalla casa si potrà farlo discendere all' idea
si possono in una stanza stessa assegnare, o simile. Assai  per  tempo si può il fanciullo condurre fino alla cognizione de'
nello spirito del suo allievo, egli dee impossessarsene  per  aggruppare intorno a lui molte idee; facendone fare al
stesso sviluppo morale, come, a ragione d' esempio, quella  per  la quale il fanciullo giunge a conoscere che tutti gli
da una causa sola, da un solo padre, e non costituiscono  per  ciò che una sola famiglia. Veniamo alla terza categoria,
alcuni di que' documenti i quali servir debbono non pure  per  questa età di cui parliamo, ma ben anco per tutte le altre
non pure per questa età di cui parliamo, ma ben anco  per  tutte le altre avvenire. Cominciamo dalla necessità che le
tenero loro fratello, e a credersi in possesso del diritto  per  fare di esso e ad esso bene e male, come loro attalenta.
debbano questi, se sono savŒ, misurar tutte le loro parole,  per  non introdurre nella mente del fanciullo niente di falso,
della sua ubbidienza e docilità. L' educazione dee avere  per  somma legge il far sì che tutto sia retto nel fanciullo, la
Il fare che il fanciullo operi irragionevolmente od a caso,  per  non dir male, il fargli contrarre delle abitudini non
che si fa tra il bambino e le persone che il trattano  per  mezzo delle dimostrazioni sensibili, risi, baci, carezze,
non sia la medesima verso tutte le persone, ma anzi, somma  per  certe, e per altre quasi nulla: spiega perchè egli mostri
verso tutte le persone, ma anzi, somma per certe, e  per  altre quasi nulla: spiega perchè egli mostri di sentire un
solita sua finezza. [...OMISSIS...] Di qui si giustificano,  per  dirlo di passaggio, le fluttuazioni apparenti della
Ma questa volontà stessa egli non può giudicare se sia bona  per  l' intrinseca sua ragionevolezza, ma la giudica buona per
per l' intrinseca sua ragionevolezza, ma la giudica buona  per  l' opinione formatasi che l' ente a cui ella appartiene sia
coi piccoli mezzi di conoscere ch' egli ha, di conoscerla  per  bona e stimabile. Si dee dunque da noi esaminare questi due
e debbono tener l' occhio alla coscienza che già sta  per  nascere in quel piccolo essere umano, e la quale non
come la volontà espressa de' genitori dee farsi conoscere  per  bona al fanciullo stesso. Anche qui conviene por l' occhio
occhio unicamente ai pochi mezzi di conoscerla e giudicarla  per  bona che ha il fanciullo; e non pretendere ch' egli a
Prima però di cadere, egli usa tutte le industrie  per  declinare dalla prova, per conciliare, se gli vien fatto, i
egli usa tutte le industrie per declinare dalla prova,  per  conciliare, se gli vien fatto, i due suoi bisogni, il
gli vien fatto, i due suoi bisogni, il fisico ed il morale,  per  piegare, voglio dire, la volontà del suo superiore alla
che circa il comandare cose o piacevoli o indifferenti  per  sè al fanciullo non vi ha difficoltà, nè altro dovere che
dalle cause seconde e preferirla a tutte le persone umane  per  buone che queste gli si presentino: e quel che è più a
abbiamo fatta consistere nella scomposizione elementare ,  per  la quale la mente trova un soggetto risultare da due
le stesse operazioni, ma in un modo sfuggevolissimo e non  per  terminare e riposare in esse, ma unicamente, acciocchè gli
e mentre queste scolpisce con diligenza, perchè le vuole  per  se stesse, quell' altre solo le abbozza rapidissimamente
se stesse, quell' altre solo le abbozza rapidissimamente  per  quel tanto, che gli bisognano a farsi il passaggio alle
in forma espressa e spiccata, e non ischiacciato e  per  accidente come sta dentro l' analisi precedente: vedesi
con qual legge tra loro si leghino in un oggetto: se  per  accidente, o per necessità, o per l' essenza medesima: di
tra loro si leghino in un oggetto: se per accidente, o  per  necessità, o per l' essenza medesima: di guisa che la loro
leghino in un oggetto: se per accidente, o per necessità, o  per  l' essenza medesima: di guisa che la loro distinzione sia
sia pel nesso delle somiglianze e delle differenze (2), sia  per  quello delle cause e dell' effetto, sia per altra relazione
(2), sia per quello delle cause e dell' effetto, sia  per  altra relazione qual si voglia. I giudizi analitici, che fa
di esso, si continuano a eseguire altre operazioni, che  per  la loro natura spetterebbero agli ordini precedenti, ma per
per la loro natura spetterebbero agli ordini precedenti, ma  per  circostanze speciali vengono differite a quell' ordine, al
prese; solo al quarto si può eseguire la sintesi  per  la quale esse si predicano di un soggetto agente e che solo
è l' analisi elementare propria del quart' ordine, ma che  per  accidente vien protratta e differita dallo spirito fino al
azione a un soggetto non è ancor che riconoscere un fatto  per  se solo sterile: in una tale sintesi io non ho in veduta
quel soggetto, ogni relazione. Non mi mancherà che un passo  per  venire a conchiudere una verità importantissima nell' orbe
essere (farsi od avvenire) nell' una o nell' altra ». Ora  per  concepirsi questa proposizione si esige aver prima l' idea
due, che vi si posero, è necessità fisica. Che il fanciullo  per  una data sua azione debba trarre o premio o castigo è
ultimamente la metafisica. Egli è da condursi di proposito  per  questa gradazione di proposizioni disgiuntive. Le
ovvero gl' individui che entrano in ciascuna collezione.  Per  anteporre una cosa ad un' altra, od una collezione ad un'
sotto due tempi, il che egli fa nell' età precedente.  Per  altro non concepisce il fanciullo da prima il passato in
ad intendere il monosillabo IO, ed anco negli adulti, se  per  ispeciali circostanze non giungono oltre ad un certo grado
d' intellezioni; ma non si fa a quel tempo, come dicemmo,  per  mancanza del bisogno che stimoli a farla. Questo bisogno or
possenti aiuti all' adempimento del suo dovere morale, e  per  essi Iddio provvide che questo dovere sia reso facilissimo
del tutto spontaneo non trova ostacoli morali. Egli è  per  questo che, secondo noi, il rimorso del fanciullo dimostra
dimostra ch' egli è già pervenuto al quint' ordine.  Per  altro, il rimorso che si manifesta al quint' ordine è così
di se stesso, ha una sufficiente notizia degli altri  per  sentirne una qualche esigenza morale. L' esigenza degli
ancor prima di riflettere a se stesso, ne dee venire  per  conseguenza, ch' egli provi un corrispondente orrore e
morale. Vero è, che quando al rimorso immediato e di fatto,  per  così dire, si sopraggiunge quest' altro come rimproccio e
non si percepiva oggettivamente, perchè l' uomo non avea  per  ancora la coscienza di sè stesso. Era dunque il soggetto
turati: unicamente inteso a ciò che il dovere da lui volea.  Per  questo modo, non per confronto alcuno « la volontà dell'
a ciò che il dovere da lui volea. Per questo modo, non  per  confronto alcuno « la volontà dell' essere intellettivo »,
forte contro la tentazione », non si esprime, ma si ammette  per  istabilito quel dovere, nel mantenimento del quale dobbiamo
a farsene qualche soluzione: e questa soluzione diventa  per  lui un nuovo principio morale, una nuova formola contenente
doveva dirigersi a favore dell' una o dell' altra più tosto  per  azione istintiva e spontanea, che per una preferenza
dell' altra più tosto per azione istintiva e spontanea, che  per  una preferenza razionale. Ma nel quint' ordine oggimai può
diversa da sè, egli fa un atto di giustizia: l' animo suo  per  anco senza colore si moverebbe agevolmente benevolo verso
veduto. Una semplice affezione fisica non è certamente  per  sè rea; ma da quella può esser mosso l' intendimento ad un
azioni; ch' egli di più può attribuirle al soggetto; onde  per  le azioni loro può de' soggetti portar giudizio. Questo
amabilità. Ma poi quest' amabilità gli si va limitando sia  per  provare degli effetti dolorosi da quell' intelligenza, sia
provare degli effetti dolorosi da quell' intelligenza, sia  per  un amore parzialmente collocato in una intelligenza finita
in una intelligenza finita e però tolto alle altre, sia  per  pregiudizi ed errori imbevuti, sia per altre cagioni.
alle altre, sia per pregiudizi ed errori imbevuti, sia  per  altre cagioni. Queste limitazioni son tanto oneste quanto
« della loro dignità »e non « della loro bontà »unicamente  per  significare, che ciò, che si fa oggetto della stima morale,
ch' egli dee fare di quel principio. Egli è chiaro, che  per  applicare quel principio dee prima determinare i gradi « di
la moralità in questo primo suo stadio, sebben cosa buona  per  sè, ella è tuttavia spontanea e non libera: la volontà si
spontanea e non libera: la volontà si muove soavemente  per  quell' umano istinto, che è fondato nell' essenza dell'
morale7intellettivo, secondo il quale l' uomo opera  per  lo istinto morale, che da quello procede. Ma si muta
soggettivi (1), o di sensioni. Ancora ella si può fare  per  qualche tempo in virtù del senso morale, perocchè l'
certamente, quanto possa durare questo tempo; ma  per  quantunque duri, deve finalmente spuntare quel momento, nel
bontà morale dell' uomo? Che egli apra all' uomo una porta,  per  la quale entrando possa ascendere ad un grado maggiore di
all' azione cedendo all' impulso morale della natura, ma  per  operar bene deve fare un atto di più; deve prima di operare
valor relativo degli enti. Già il dover fare un atto di più  per  porre un' azione, è una difficoltà maggiore. S' aggiunge,
le affezioni già prese, le sensioni si debbono contare  per  nulla, cioè per solo quello che indicano di bontà all'
già prese, le sensioni si debbono contare per nulla, cioè  per  solo quello che indicano di bontà all' intendimento. Quanto
intelletto, ma è pieno di bisogni sensitivi ed animali,  per  soddisfare ai quali amerebbe sempre chiamare a' suoi
pronunciare, quando la causa non è resa ancor chiara, egli  per  non errare conviene che sia fornito d' una grande forza
ha già le passioni invigorite, che vogliono farlo giudicare  per  esse; quella gli mostra la via, ma nol move; queste il
al fanciullo »(1) ». La ragione di questo fatto si è, che  per  conoscere colpevole un' azione che non fa dolore a nessuno,
il fanciullo dee usare di una norma ideale, là dove  per  conoscere colpevole un' azione che reca dolore, egli non ha
d' accordo colla simpatia, cioè col bene che si fa altrui  per  istinto, allora è conservata: è il caso nel quale il
si obbliga a stare a quella convenzione, ed usare le parole  per  esprimere il vero. Ma tutto ciò si oscura nella mente
tutta della cosa che ama, e volontariamente dimentica,  per  dir meglio non considera quella necessità della veracità,
presente, benchè egli volga di continuo l' occhio altrove  per  non vederla. Se noi vogliamo dedurre il dovere della
co' quali parla, di dir loro la verità usando le parole  per  quel che corrono. Quegli ai quali parla acquistano con ciò
Il diritto di non essere ingannati è di gran prezzo  per  l' essere intelligente, che abborrisce che gli si faccia
di sentire assai bene, che l' inganno è un' ingiuria  per  un essere ragionevole; è una violazione della dignità dell'
del dovere della veracità s' intende che egli esige  per  essere inteso, che prima sia ben inteso come « il possesso
gran bene, e carissimo all' essere intelligente »; e come  per  quest' essere sia un male il falso e un' ingiuria l'
di cui sebbene intenda il prezzo, tuttavia non lo intende  per  modo che grandemente il muova; nè il può a lungo
comune, troppo chiara, troppo evidente, troppo antica  per  lui a poterlo interessare, occupare di sè: questa è l'
terza le altre due. La prima forma, di cui parliamo, avea  per  oggetto e per norma insieme l' essere intelligente reale e
due. La prima forma, di cui parliamo, avea per oggetto e  per  norma insieme l' essere intelligente reale e produceva l'
suonerebbe così: « riconosci praticamente gli esseri morali  per  quello che sono »(rispetto a te). La seconda forma avea per
per quello che sono »(rispetto a te). La seconda forma avea  per  oggetto la volontà degli esseri intelligenti reali, la
degli esseri intelligenti ». La terza forma in fine ebbe  per  termine la nozione ideale, l' idea come norma delle azioni.
i precetti ad una di esse tre si riducono. La prima ha  per  fondamento l' essere reale, la seconda l' essere morale, la
al quint' ordine saranno inserite in questo capitolo  per  la stretta connessione, che esse hanno collo sviluppo delle
che a lui, nè mostra perciò al di fuori i suoi effetti  per  le seguenti ragioni. Le sensazioni che riceve il bambino
altra parte breve e sfuggevole, nel quale l' imaginazione è  per  così dire la fata del paese, arbitra di tutto ciò che vi
operar delle cose; la mente del fanciullo ne sa abbastanza  per  fingere delle cose sull' esempio di quelle che avvengono
realmente in natura; ma ne sa ancora bastevolmente poco  per  trovare verosimile tutto ciò che non è metafisicamente
non è metafisicamente impossibile: la verisimiglianza ha  per  lui ancora ampiissimi confini, l' inverisimiglianza gli ha
principio, il fanciullo non ha altra regola nella sua mente  per  misurare l' impossibile in natura, se non l' assurdo
non sempre la coglie. La possibilità fisica adunque,  per  lui altrettanto estesa quanto la possibilità metafisica, è
lineamenti e confini; i quali limitassero bensì un poco  per  lui la sfera della possibilità fisica, ma non tanto ch'
ordine d' intellezioni. Da principio l' operar della natura  per  lui non ha limiti, ma nè pur quasi esiste: perocchè non
colla sua imaginazione, senza trovare ostacolo,  per  i campi di un mondo fantastico e dilettevolissimi senza
fa perdere immensamente alla sua imaginativa, svela  per  chimeriche innumerevoli sue creazioni, condanna per
svela per chimeriche innumerevoli sue creazioni, condanna  per  grossolane, puerili, assurde infinite invenzioni, che prima
più comportare in alcun modo le bambolaggini greche; ma poi  per  errore credevasi di soddisfare alle sue nuove esigenze col
a questa non rimane più a innovar cosa alcuna, condannata,  per  somma grazia, a solo ristampare le realità. Non è già che
imaginare non può produr nulla, che abbia qualche interesse  per  l' uomo, se non sia tale, che rechi qualche illusione; che
rechi qualche illusione; che possa almen essere conosciuto  per  tutto simile al vero. Ma non dà alcun valore che al reale,
di nuove e fresche, e tutte atte ad illudere in quell' età  per  la ragione detta di sopra; valgono in parte a spiegare come
osservato, tratte una volta in inganno dall' imaginazione,  per  esempio delle uve di Zeusi, non ne vogliono sapere di
rapito dal bisogno che prova il suo intendimento di suggere  per  così dire l' essere, più essere che egli possa, i gradi, l'
aderirvi come la bocca del bambino al seno materno. Egli è  per  questa stessa ragione, che fino al tempo nostro, benchè sì
corrente; a nessuno poi importa che la pinta imagine sia  per  avventura Madame tale o Monsieur tale, le quali realtà
nè il sapere più o meno delle cose reali e positive rende  per  sè l' uomo più savio e più dotto. E questo è uno degli
bene, tostochè ella possa, tostochè si veda aperta una via  per  pigliarsene qualche parte, foss' anco un briciolo. Da
loro, com' è un po' di cera e di carta, da un uomo, accade  per  la forza dell' istinto, che sprona del continuo la mente a
in un' altra pure esterna, sempre però ciò si effettua  per  questo modo; che egli dalla cosa esterna passi prima a
che può farlo, fugge da esso come la freccia dall' arco,  per  cogliere e infiggersi nella natura delle cose, oggetto
cose, oggetto della sua intellettuale contemplazione: è  per  questo ch' egli, lungi dal trovar difficile il pensiero,
anzi impossibile il non considerare tutte le cose reali  per  segni. Questo spiega le lingue, i geroglifici, le
primi uomini, l' aver Iddio ammaestrati gli uomini sempre  per  segni, per figure: l' interpretarsi per segni ogni cosa che
l' aver Iddio ammaestrati gli uomini sempre per segni,  per  figure: l' interpretarsi per segni ogni cosa che avviene,
gli uomini sempre per segni, per figure: l' interpretarsi  per  segni ogni cosa che avviene, sia falsamente ed
ispirati incominciando da' primi profeti, a cui Dio parlava  per  visioni e per segni, fino ai Padri della Chiesa e agli
da' primi profeti, a cui Dio parlava per visioni e  per  segni, fino ai Padri della Chiesa e agli interpreti delle
segretamente dirige le potenze alle loro operazioni, avesse  per  suo mobile solo l' accennato, voglio dire la tendenza dell'
segretamente lo spirito nostro nelle sue operazioni  per  una strada opposta. La tendenza del tutto intellettiva a
cui ha voglia: altramente dovrebbe sospendere l' atto suo  per  un tempo assai lungo, fino allora che abbia scoperto il
abbia scoperto il vero ente a cui rattaccar que' fenomeni.  Per  quantunque in questo modo nascano degli errori nella mente
in lui crescenti. Egli dunque prende degli errori anche  per  questa via, per la quale si lascia condurre « dal principio
Egli dunque prende degli errori anche per questa via,  per  la quale si lascia condurre « dal principio d' integrazione
« dal principio d' integrazione » e li prende di nuovo  per  la voglia di conchiudere qualche cosa, pel bisogno d'
lor suggerita ». Questo fatto dimostra che essi son fatti  per  la verità e non per le illusioni. Alle illusioni adunque
fatto dimostra che essi son fatti per la verità e non  per  le illusioni. Alle illusioni adunque sono cacciati dall'
tempo passato, o il futuro; e dirigono l' imaginazione loro  per  modo « che le cose passate e le future non le imaginino, se
formato il concetto del tempo, concetto che aiuta appunto  per  questo l' attività d' imaginare, la quale spazia nelle cose
le sue illusioni volontarie. Queste derivano dal prendere  per  segreto conduttore della sua memoria e della sua
da questo principio egli è tutto memoria, tutto imaginativa  per  le cose che gli piacciono, smemorato e senza fantasia per
per le cose che gli piacciono, smemorato e senza fantasia  per  quelle che gli dispiacciono. Ecco delle osservazioni:
guastare i fanciulli delle grandi famiglie, si troverà  per  lo più divenire il guasto da questo che si promuove nella
la turba di quanti hanno da far con essi si servono a gara  per  illuderli e perderli (1). La specie di errori immorali, di
la sformata vaghezza d' illudersi, che fanno gli uomini,  per  non riconoscere la verità lampante di ciò che diciamo. Ella
la verità lampante di ciò che diciamo. Ella si scorge  per  tutto. Nella società; e voi trovate che gli uomini vogliono
Nella storia; e non la si vuol mai pura, nè la si crede, se  per  esser creduta non si fa raccomandare da qualche favola che
a quell' amato imaginario, che non ne ha veruna.  Per  questo Platone si era messo in apprensione de' poeti; e non
e pospongo il più degno al meno degno, io posso far ciò  per  due modi; il primo perchè un istinto cieco mi sproni ad
primo caso io pecco, ma indirettamente e negativamente, più  per  debolezza e corruzione di mia natura che per malizia. Nel
più per debolezza e corruzione di mia natura che  per  malizia. Nel secondo pecco direttamente, positivamente,
la coscienza di me; egli è un modo di peccare che almeno  per  lo più nasce dall' egoismo. Perocchè se io scelgo
sono io stesso), debbo anco avere la coscienza mia propria  per  concepirlo; la quale in ogni caso mi nasce, o mi si forma
forma nell' atto stesso dell' elezione. Così avviene, che  per  la coscienza di se stesso l' uomo possa introdurre nella
più funesto di tutti, l' egoismo, pel quale l' uomo mette  per  fine dell' operare se stesso, e a se stesso sacrifica tutto
sacrifica tutto il resto. L' egoismo , che consiste a porre  per  fine se stesso, e che comincia a questa età, riceve anch'
altro è quel che pensa benissimo agli interessi altrui, ma  per  sacrificarli ai proprŒ. Ognuno vede che questo secondo
malvagio del primo. Il primo di questi gradi nasce e cresce  per  lo più nel seno dell' ignoranza, è proprio delle persone
se si confronta col bene della cosa proposta, basta  per  farla andare a monte. Direbbesi che ne' piccoli paesi, dove
perduta mai qualsiasi vigilanza, qualsivoglia industria  per  guardarne il fanciullo: poichè, se l' educatore pervenisse
propria (1). Ma il dovere influire sulla volontà altrui  per  tirarla e conciliarla alla propria è già una molestia pel
prima apparire. Ma ella suppone l' apatia o noia morale,  per  la quale la benevolenza verso gli altri è raffreddatasi, e
Egli è ben degno di osservarsi nel fanciullo,  per  quali gradi perviene a conoscere, come diciamo, se stesso,
altri, senza conoscere ancora l' identità di sè stesso;  per  la ragione che abbiamo detto, che l' attenzione sua prima
in questo caso diversamente degli altri e di sè, non  per  riprovevole parzialità, ma unicamente perchè diversamente
distribuirsi, con un interesse dell'uno e mezzo o del due  per  cento, alle Associazioni volontarie operaie, costituite
l'insieme degli atti qui suggeriti, diffondendo il credito  per  ogni dove, accrescendo e migliorando la produzione,
i nomi dei buoni che amarono l'Italia e il suo popolo e  per  una via di sciagura, di calunnie e di persecuzioni,
da voi. Parenti, sorelle e fratelli, sposa, figli, siano  per  voi come rami collocati in ordine diverso sulla stessa
facendo, anche di mezzo alle possibili avversità, sorgerà  per  voi un senso di pace serena, un riposo di tranquilla
; due fonti di sbagli che in ogni metodo, anche  per  sè buono, può aprire a se stessa l' umana fallacia. Il
vorrò; anzi sol confessando questa insufficienza della via,  per  la qual m' incammino, potrò dall' errore salvarmi. Che se
confessione, se non m' arresto là dove il metodo cessa  per  sè di condurmi, l' errore ivi m' attende; ma di tale errore
eccetto quelli che ascendono alle prime ragioni, suppongono  per  dati innanzi a sè de' principii di cui non si fa parola,
ogni lor forza dai sott' intesi principii. E chi dà  per  vero un ragionamento, s' obbliga, per le stesse leggi del
principii. E chi dà per vero un ragionamento, s' obbliga,  per  le stesse leggi del ragionare, ad ammetter per veri altresì
s' obbliga, per le stesse leggi del ragionare, ad ammetter  per  veri altresì que' principii, benchè non espressi, onde il
spirito razionalistico che li va limitando e corrodendo,  per  così dire, e in fin li distrugge. Al qual fine di
discuoprire l' occasione, nella quale cominciò a insinuarsi  per  sottil modo in alcuni maestri e scrittori di cattolica
del protestantismo , che appariva in tal modo peccante  per  eccesso in magnificare l' ordine soprannaturale a
sia vizio da fuggirsi, e che cosa virtù da seguirsi; ora  per  opposto dichiari legislatrice unica nell' ordine morale la
di que' valenti difensori della fede, se talun di essi,  per  izelo indiscreto contro l' eccesso in cui i protestanti
questo inconsiderato trasporto della parte buona, e fu che  per  esso rincrudì l' eresia. Si volevano distruggere gli errori
di restituire alle cattoliche scuole ed alla Chiesa la pace  per  que' dissidii miseramente turbata. E quanto mai sarebbe
dopo essersi a lungo e non senza passione inoltrato  per  un cammino. Laonde si preferì di coprire gli errori già
non un puro uomo, un personaggio storico e nulla più? (1)  Per  tali gradi si perviene alla distruzione del Cristianesimo,
del perfetto razionalismo. Deh considerino bene  per  qual via si sono messi, a qual termine sono rivolti que'
si dicono cattolici, e che pur si vanno limando il cervello  per  distruggere il peccato d' origine, e per negare la
il cervello per distruggere il peccato d' origine, e  per  negare la corruzione pur troppo intima e profonda che ne
ben presto essi ed i protestanti venuti ad un termine  per  due strade contrarie, cioè a quel sistema di razionalismo,
i loro costumi. Conciossiachè essi presero tal direzione  per  un riscaldo di zelo contro le eresie, prima di Lutero e di
che essendosi creati quel sistema di dottrine che dicevamo  per  opporlo alle eresie, il loro impegno acquistò da quell' ora
Noris, che non avea temuto di offendere i giansenisti  per  proclamare la dottrina insegnata dall' apostolica Sede (1)
che l' aspettava (2); quel Noris che, denunziato più volte  per  eretico alla santa Sede, se n' era uscito sempre pienamente
suprema romana InquisizŒone; riprende quell' Inquisitore  per  averne proibite le opere; e dimostra a tutto il mondo, qual
nè la eccellenza della dottrina, nè lo zelo ardentissimo  per  la purità della fede, nè i travagli per essa sostenuti, nè
zelo ardentissimo per la purità della fede, nè i travagli  per  essa sostenuti, nè la benevolenza e la protezion de'
anco delle « Biblioteche (2) » e de' « Dizionarj , (3) »  per  infamare, quasi direi in corpo, quelli che era troppo lungo
quasi direi in corpo, quelli che era troppo lungo infamare  per  singulo. Delle quali calunnie, niuna ve n' ha più strana e
libero arbitrio dell' uomo in cui ella si trova, e negano  per  necessaria conseguenza il peccato d' origine, benchè alcuni
nè ammettono in modo alcuno, che l' uomo possa mai  per  sè soggiacere alla necessità del male, ma danno all' umana
umano, quindi non avervi moralità senza libertà. Dicono  per  conseguente, che il peccato originale ne' bambini non è
ordine di Dio, e della quale essa natura riman privata  per  la colpa del primo padre (3). Nella quale loro dottrina
se allorquando essi ricorrono all' atto umano e libero  per  ispiegare l' esistenza del peccato, intendessero
di Cristo e della Vergine assunta in cielo, che  per  essere necessariamente buoni non cessano dall' essere
Poichè o si parla di stato o di atto morale, e,  per  restringerci al male, su cui cade principalmente il
si distingua: o s' intende che tali atti sieno necessitati  per  modo che non abbiano mai avuto una causa libera almen fuori
indeclinabilmente procedono da una tale loro dottrina?  Per  sostenerla essi debbono dire, che il libero arbitrio può
quello di colui che pecca necessariamente perchè trascura  per  sua libera volontà l' orazione che gli darebbe forza ad
Che si dia l' obbligazione di usare tutti i mezzi possibili  per  evitare ciò che è male, s' intende; ma per evitare ciò che
mezzi possibili per evitare ciò che è male, s' intende; ma  per  evitare ciò che non è male, non s' intende. Chi riconosce
scusa, che se fanno qualche azione opposta alla legge  per  impotenza dell' opposto, non è finalmente male alcuno, onde
morale che col dogma è intimamente connessa, ed eccovi  per  qual via. Non riconoscendo cotesti teologi difetto alcuno
che tutti gli atti suoi sieno naturalmente buoni e  per  sè onesti. Quindi una seconda ed ampia cagione di quel
stessa, e fin anco la ributtante mollizie, fosse dichiarata  per  sè stessa onesta da cotali teologi patrocinatori della
con cui or nasce l' uomo non abbia in sè niente di reo,  per  esser ella un mero appetito naturale non punto disordinato,
purchè fingessero d' amarlo con atti esterni (3); che anzi,  per  cagione di qualche eredità o altro bene temporale,
tal caso e però ottenendosi l' intento senza peccato (4))  per  raccoglierne le grandi ricchezze, giacchè l' appetir queste
giacchè l' appetir queste è naturalmente onesto (1); e  per  l' appetito di esse o de' beni che seco adducono, non
ancora dall' elemosina (2); permisero loro altresì,  per  soddisfare la naturale e innocente tendenza al ben
dallo zelo indiscreto ed amaro, con cui alcuni uomini,  per  lo più di chiostro o almen di chiesa, tolsero a combattere
(1); così que' teologi moderni continuano a pigliare  per  loro caval di battaglia, come i loro predecessori, il
cattolici la taccia d' eresia, li conducea pure a spacciare  per  soli cattolici sè medesimi. Ed anche di questo mal costume
d' Italia di cui parlò l' « Union » senza conoscerli, o,  per  dir meglio, che parlarono nell' Unione! E qui, giacchè me
stampe, ma ancora, a guisa di lubrico serpe, s' insinua  per  le rime e per gli pertugi, nelle case de' grandi del secolo
ancora, a guisa di lubrico serpe, s' insinua per le rime e  per  gli pertugi, nelle case de' grandi del secolo che più
suo campione, che gli fa piacere l' obbrobrio che dovesse  per  lei sostenere. Gli stessi ringraziamenti poi e le stesse
Pagani (4), i quali, animati dallo stesso zelo purissimo  per  la sana dottrina, negli opuscoli coi quali la difesero,
Se dunque si dovessero allegare i teologi italiani , questi  per  fermo potrebbero addursi in mezzo per italiani teologi, ed
italiani , questi per fermo potrebbero addursi in mezzo  per  italiani teologi, ed altri che scrissero nella stessa
continuano a dimostrare la falsità dello zelo che ostentano  per  la religione, imitando nuovamente gli eretici nel disprezzo
alla Chiesa ammonito (2), i suoi seguaci e discepoli non  per  tanto vanno innanzi dello stesso tenore, facendo così
collegati, da alcuni sostenuto, il confesso, sol  per  cieca consuetudine, e, per passion presa, a corpo morto
sostenuto, il confesso, sol per cieca consuetudine, e,  per  passion presa, a corpo morto difeso. Ma quello che è più
dovecchessia qualche espressione od opinione inesatta  per  ignoranza od inavvertenza (1), ed ero troppo disposto a dir
che lascio al giudizio di Dio, e vorrei nasconderla, se  per  me si potesse, a quel degli uomini, egli è troppo chiaro
biasimo dell' entrar che facciate in questioni teologiche,  per  quantunque importanti, importanza che essi non veggono;
alle patite sin qui; scrivo, conoscendo quanti sieno  per  farsi a me giudici colla leggerezza che è il carattere dei
ripugnandomi l' inclinazione, il dover comandandomelo, non  per  odio d' altrui, non per amor di me stesso, se ben m'
il dover comandandomelo, non per odio d' altrui, non  per  amor di me stesso, se ben m' intendo; ma solo per la causa
non per amor di me stesso, se ben m' intendo; ma solo  per  la causa di Cristo, della sua croce, della sua Chiesa, de'
da più d' un anno; chè l' autore, o quelli che il fecero  per  lui stampare, secondo la tattica loro propria di operar
stampare, secondo la tattica loro propria di operar sempre  per  vie segrete, ne ritrassero tutti gli esemplari in Roma; ed
ne ritrassero tutti gli esemplari in Roma; ed ivi solo,  per  quanto io so, cautamente il diffusero, sperando che, non
cattolico si potessero con tutta facilità vendere i pruni  per  melaranci. A' quali articoli di C. B. P. uscì compagno l'
lettere artificiose, maldicenti parole, [...OMISSIS...] ,  per  usare le parole che s. Girolamo rivolse ad Elvidio,
sotto coperta di straziar me, strazian la Chiesa; i quali  per  pura modestia si turano il viso; chè forse non li offenda
argomentazioni, su cui C. B. P. specialmente (che  per  brevità d' or innanzi citeremo colla sua prima lettera C)
Girolamo Tartarotti, aggiungerebbe, vivendo, qualche ottava  per  celebrarle, al suo famoso poemetto delle « Conclusioni ».
Eusebio, e gli altri innominati, senza alcun pro finora  per  essi, ma con qualche pro, io voglio sperare, pe' fedeli, a
che usano i recenti nostri teologi, se non rivedendo tutto  per  disteso il processo che il C. fa addosso a quelli che ad
i quali tutti, nella povera persona mia, compariscono  per  rei convenuti. Egli comincia assai bene; perocchè
che in perfidia e in mala fede non hanno pari; i quali,  per  eludere le bolle pontificie, prendono spesso a far uso di
sicurissima , e di un canone ricevuto da tutte le scuole!  Per  più sicurezza adunque, che non gli sguizziamo, ci fa
qualche inesattezza grammaticale nell' usare contrario  per  contraddittorio? - Nessunissima. A parte la giovanile
sua bell' INVENZIONE, scorrazza e trionfa a sua posta  per  molte faccie del suo articolo! (2) Dopo aver così finto,
il voluntarium in senso di volontario semplice! (3)  Per  quello che riguarda a me, sono trattato colla stessa
io insegnato, che il voluntarium di Bajo si debba prendere  per  volontario semplice , ho dichiarato espressamente il
doversi prendere il voluntarium della proposizione  per  volontario semplice, cozza con quello ch' egli stesso poche
volontario in genere; 3 che l' intenderla così, e l' averla  per  condannata anche in questo senso, può essere un errore d'
il volontario di quella proposizione si voglia intendere  per  volontario in genere? N' hanno la loro ragione; ed è
un assoluto bisogno della grazia del Salvatore, almeno  per  osservare compiutamente la legge naturale, e la ragione non
Ma il volontario è un elemento costituente il peccato  per  la proposizione XLVI di Bajo condannata. Dunque dee esservi
irrepugnabile vale, si noti bene, pel solo peccato , non  per  la colpabilità del peccato , che tutta si dee desumere
peccaminoso ed empio; non potendo la volontà di un uomo,  per  esempio di Adamo, essere nè l' elemento costitutivo, nè il
peccato originale; e consiste in dichiarare, che ammettono  per  elemento volontario costitutivo del peccato proprio del
nell' ammettere che il peccato proprio d' un individuo,  per  esempio d' un bambino, abbia per suo elemento costitutivo
proprio d' un individuo, per esempio d' un bambino, abbia  per  suo elemento costitutivo il volontario proprio di un altro
costitutivo il volontario proprio di un altro individuo,  per  esempio di Adamo: ed il Cristianesimo ammettendo sì de'
requiritur voluntarium », non solo inteso il voluntarium  per  libero , qual fu in Adamo, ma inteso anche per volontario
voluntarium per libero , qual fu in Adamo, ma inteso anche  per  volontario semplice e non libero, qual ora è ne' bambini
più facilmente, più che infedelmente gli espongono.  Per  altro egli era vero, che la cattolica Chiesa insegnava
Teodoro, e in questo la trovano i nostri teologi; i quali,  per  evitarla, vengono a dire che gli uomini non sono improbi
evitarla, vengono a dire che gli uomini non sono improbi  per  natura (la quale anzi è sana, sanissima), ma solo per la
per natura (la quale anzi è sana, sanissima), ma solo  per  la volontà libera del primo padre ben inteso, così essi
(1), il che, a parlar chiaro, significa un peccato  per  cotal maniera di dire usitata, non già un peccato reale ed
pari, il peccato originale ne' bambini dirsi solo peccato  per  metonimia (2). Per altro, l' obbiezione di Teodoro
originale ne' bambini dirsi solo peccato per metonimia (2).  Per  altro, l' obbiezione di Teodoro precursore de' Pelagiani,
conseguenza, che dunque l' uomo non possa essere peccatore  PER  NATURA. Vi avviene di cadere in questo errore, perchè non
E DISPOSIZIONE IMMORALE, l' uomo è improbo ad un tempo  PER  VOLONTA` e PER NATURA, poichè, come si diceva, quella è
IMMORALE, l' uomo è improbo ad un tempo PER VOLONTA` e  PER  NATURA, poichè, come si diceva, quella è parte di questa.
insegnamento. All' incontro i moderni teologi razionalisti,  per  isfuggire da quell' assurdo, fanno una transazione cogli
non è mia; ma è de' Padri e de' Dottori ond' io la trassi.  Per  non essere infinito, mi limiterò a mostrare com' ella si
La mano non è veramente peccatrice; ma si dice tale  per  sineddoche, o per metonimia come direbbe Zuinglio, o
è veramente peccatrice; ma si dice tale per sineddoche, o  per  metonimia come direbbe Zuinglio, o quadamtenus come dicono
benchè in sè stessa opportuna a illustrare il concetto,  per  accidente poi in qualche cosa non calza, come accade sempre
di peccato? Rispondesi: propriamente parlando no; ma  per  un cotal traslato può essere considerata come tale, a
soggetto di peccato distinto dall' omicida, ma dicesi tale  per  un parlar figurato; 3 che i bambini sono soggetti di
Angelico a spiegare, in che guisa i posteri sieno peccatori  per  natura , si può agevolmente dedurre, che se il loro peccato
volontà personale: onde essi sono costituiti peccatori  per  volontà; e quindi cessa l' assurdo obbiettato dagli
Bajo la parola volontario non significa altro che libero .  Per  riuscire a tale dimostrazione, bastava ch' egli avesse
Bajo ricorreva adunque al (preteso) arbitrio de' fanciulli  per  ispiegare come il peccato in essi fosse volontario; e però
un assurdo contro la ragione. Ma il C., in vece di mettersi  per  la via piana e facile a dimostrare il suo intento, piglia
non già che la parola voluntarium si usasse molte volte  per  significare libero , ma che così si usasse sempre; di
volontarii7liberi; e non ci apponiamo questa parola liberi  per  brevità, contentandoci di dirli semplicemente volontarii .
tuttavia la si prende a significare il peccato7colpevole ,  per  le stesse ragioni onde si usurpa la parola volontario
e quanto alla parola volontario , che egli pretende usarsi  per  libero, è pure un fatto innegabile ch' ella si trova spesso
pure un fatto innegabile ch' ella si trova spesso adoperata  per  volontario semplice e generico. Mi si perdoni se discendo a
quella sicurezza di affermare che volontario si usi sempre  per  libero , se si osserva che più volte gli viene in sulla
di operare della volontà, il libero ed il necessario; e  per  esempio, tanto all' amore che portano a Dio i celesti
non si potrebbe definire se il voluntarium si prenda  per  libero, o solamente per volontario in genere abbracciante i
se il voluntarium si prenda per libero, o solamente  per  volontario in genere abbracciante i due modi di operare
L' osservazione continuata a farsi sull' umana natura  per  tanti secoli, ha finalmente fatto conoscere ciò che non si
che si dica, che ogni atto umano è un atto libero . Ma se  per  atto umano s' intenda un atto proprio del solo uomo, e non
umano si dee dire ogni atto della volontà (difinita questa  per  la facoltà che opera dietro la cognizione) (1), sia esso
stato di natura scaduta non opera mai in altro modo che  per  necessità, quanto il dire, ciò che cercano insinuare i
che la volontà non opera mai in altro modo che  per  libertà. La Chiesa, con tutti i teologi suoi, tenendo la
detta obbiezion pelagiana, egli non fa altro che riportare  per  risposta di Bajo le stesse precise parole di sant'
se non quella della dottrina di sant' Agostino, rendendone  per  ragioni che da tal DUCE capitanata ebbe già combattuto e
che s' imputa alla natura umana (1). Le traduce egli  per  bajane, e decreta loro il bando come a quelle che troppo
artificio di chi vuol confondere insieme tali cose,  per  dannarle entrambi. La cattolica verità da S. Agostino
stampato alla macchia di cui dice, che il libro meriterebbe  per  avventura di essere più divulgato e conosciuto (3), anonimo
gli empi che aspettano, che l' uman genere vada avanti  per  la via del progresso, senza Dio, senza battesimo, senza
Bajo anche nel materiale delle parole »suppone già provato  per  innanzi, che Bajo sia stato seguito nel formale, cioè ne'
tra la dannazione annessa al peccato originale ne' posteri,  per  sentenza della Chiesa, coll' imputazione , riferita al
è solo necessaria a costituire il peccato7colpevole, e che  per  aver questo negato, Bajo incorse nella condanna; dopo aver
detto ancora, come Bajo considerò la macchia d' origine  per  vero peccato, non riferendolo alla volontà libera del primo
l' originale infezione, e quindi la necessità del Battesimo  per  la salute [...OMISSIS...] : nella conseguenza c' è la
dommatizzanti: fingono d' assalire una persona particolare,  per  assalire la fede di Cristo; la falsità, e le astutezze sono
Vedete dunque, che tra la dottrina che condannate voi  per  bajana, e la dottrina che condanna la Chiesa, vi ha tanta
giustificare la divina giustizia pel peccato ereditario, e  per  la pena che trae seco ne' fanciulli non rinati? - E la
universalmente i teologi della cattolica Chiesa i quali  per  ispiegare la pena a cui soggiacciono quanti individui dell'
di colpo al peccato d' Adamo, ma al loro proprio peccato  per  vizio di generazione da essi contratto (1): ed anzi dalle
avere un peccato non certo commesso con libera volontà, ma  per  necessità di natura ricevuto. Il santo Dottore suscitato da
di Adamo, a quel peccato che essi non avevano commesso  per  proprio volere, ma nella propria volontà per natura aveano
commesso per proprio volere, ma nella propria volontà  per  natura aveano ricevuto, e ciò perchè mal morale e mal
in quanto eravamo individui che dovevamo germinare da lui  per  naturale generazione. Onde prosegue: [...OMISSIS...] , ed
pel peccato di Adamo, il sarebbero pel peccato altrui, non  per  il proprio, e così vi avrebbe ingiustizia. A cui risponde
Dottor della grazia, esser essi puniti pel peccato proprio,  per  quel peccato che in loro trasfuso per generazione sta loro
pel peccato proprio, per quel peccato che in loro trasfuso  per  generazione sta loro inerente (2). Onde gli autori dell'
[...OMISSIS...] . E nel vero, sarebbe inesplicabile, come  per  la sola colpa d' Adamo potessero soggiacere i posteri al
scontar la pena, non già pel proprio peccato, ma solamente  per  la colpa del primo padre a loro resa comune? Che giustizia
peccante; ma vi erano i semi carnali, che doveano poi,  per  la generazione, infettare moralmente l' anime intellettive
colpa Adamitica, e che, come fa il nostro C., condannano,  per  erronea quella dottrina; mirano direttamente a distruggere
casa di Dio il serpentino suo capo, e che cercò d' entrar  per  ogni fessura del tempio strisciandosi e contorcendosi; ma
ricevere il peccato? Rispondesi, che questo peccato passa  per  generazione, e che [...OMISSIS...] , (così scrive Raimondo
natura e della generazione, procedente? Potea, ma nol fece  per  giusto gastigo (oltre la gloria della sua misericordia, che
la gloria della sua misericordia, che ne volea trarre  per  la redenzione). Or qui ricorre l' imputazione, e la pena
giustamente lasciatogli, si propagò ne' posteri, non già  per  miracolo, ma da se stesso, e così si propagò
il primo padre, e poscia i figliuoli di lui di mano in mano  per  generazion propagavano. Onde si dicono colpevoli
che travasar si possa di vaso in vaso; ma sì la pena  per  dirlo di nuovo, è la natura guasta che si travasa; ond'
la colpa d' Adamo, ma è il peccato già introdotto nel mondo  per  la colpa d' Adamo quello che introduce le penalità a sè
lo scopo di questo scritto, che è di metter riparo, quanto  per  me si possa, o più tosto d' eccitare altri maggiori di me
me si possa, o più tosto d' eccitare altri maggiori di me  per  autorità e per dottrina a metterlo, al pericolo del
o più tosto d' eccitare altri maggiori di me per autorità e  per  dottrina a metterlo, al pericolo del razionalismo che assai
(2). Quest' uomo distinto scrisse un Opuscolo (3) a posta  per  confutare il sistema de' nostri teologi intorno al peccato
intorno al peccato d' origine. La quale fu immaginata  per  buon fine a principio, cioè per allontanarsi via più dal
La quale fu immaginata per buon fine a principio, cioè  per  allontanarsi via più dal Giansenismo, da cui gli autori di
Bajo chiamava naturale la giustizia soprannaturale e che  per  questo fu condannata (1). Il Zorzi del pari cita la
nasce una positiva avversione da Dio, che noi dichiariamo  per  togliere ogni equivoco: « « un atteggiamento ritroso al
quell' obiezione (il che conferma, d' altra parte, che  per  l' avversione che ponea nel peccato originale egli intendea
tali teologi di definir chiaro ciò che si deva intendere  per  concupiscenza? Certo se con tal parola s' intende
e quindi non è la sede del peccato. Se poi s' intende  per  concupiscenza un vizio inerente alla facoltà d' appetire il
O questa facoltà si considera nella suprema sua parte; (cui  per  distinguere da ogni altra attività, il Rosmini chiamò
i quali, considerati nella serie de' concetti, cessan  per  lo più di esser dubbi. Essi vi arrecheranno quelle parole
parole del Concilio in cui si definisce, che Adamo perdette  per  sè, e per noi, l' innocenza, la giustizia, la santità; e
Concilio in cui si definisce, che Adamo perdette per sè, e  per  noi, l' innocenza, la giustizia, la santità; e tosto
rimase macchiato, inquinatum illum; ora, la natura umana  per  essere nuda e sola, è ella per questo macchiata? Dichiara
illum; ora, la natura umana per essere nuda e sola, è ella  per  questo macchiata? Dichiara ancora, che Adamo trasmise a'
presente, e ciò che la natura stessa dell' uomo addimanda  per  non esser monca e deforme, qual non potrebbe mai uscire
Rubeis, quasi che questo dottissimo domenicano fosse tutto  per  lui, e n' adduce un breve testo, in cui il De Rubeis nega,
tratte da un buon volume in quarto, egli n' ha abbastanza  per  farlo passare per suo! In queste simulazioni e
volume in quarto, egli n' ha abbastanza per farlo passare  per  suo! In queste simulazioni e dissimulazioni vedesi la
intorno al peccato d' origine, che ci vogliono vendere  per  antico, e a provarlo esporrò qui il suo vero sentimento.
non che l' anima è la cagione formale della vita del corpo.  Per  altro la vita del corpo non istà meramente nell' anima
atto che fa il corpo, è una intima disorganizzazione, è  per  lui un vero interior disordine. Applichiamo dunque la
anima importa un disordine ed una intima disorganizzazione,  per  così dire, dell' anima, onde non è più atta all' atto della
non ci arrivano? Non è ella forse questa la ragione,  per  la quale i sociniani e razionalisti hanno distrutti tutti i
pur essi a CREDER CIECAMENTE alla parola di Dio che è  per  sè luce bastevole, senza più. [...OMISSIS...] , dice S.
[...OMISSIS...] , e quando vuole fino che un Dio sia morto  per  soddisfare alla divina giustizia, e sanarne gli uomini
e le donnicciuole di piazza scalzate non vi diano  per  avventura delle loro pianelle in sulla bocca (1). Ed oltre
la baia scorgendovi in tant' impiccio, vi loderanno poscia  per  gratitudine, come Voltaire l' Abatino suo ammiratore di cui
di cui scrivea ad un suo collega che era un bon diable  per  raccomandarglielo (2). Sarei troppo lungo se io volessi
appellata matrigna (2) ed hanno inventato de' sistemi  per  ispiegare un fenomeno così straniero a un ente ragionevole,
Platone immaginava le anime preesistenti a' corpi, appunto  per  dar loro un luogo, dove avesser peccato prima di nascere, e
colla sola ragione, che la natura stessa è vulnerata  per  qualche antica caduta. E` questo il giudizio, che ha fatto
intorno al peccato d' origine a quel della Chiesa. Ed è  per  questo che S. Agostino chiama i pelagiani al paragon de'
la piena sua persuasione pel vacillare della riflessione e  per  debolezza della facoltà della persuasione benchè in se
sua prevaricazione spogliò la natura umana di questa grazia  per  sè stessa non dovuta, e non fece alcun altro male all'
di dar al figliuolo di Adamo la grazia, non sarebbe  per  lui peccato l' andarne privo; ma avendo decretato di
decreto di Dio l' esser peccato la nudità della grazia, che  per  se non è punto peccato; ma Iddio il rese peccato col suo
decretò di dare agli uomini un dono, sia obbligatorio anche  per  quegli uomini, a cui questo dono non è dato? quel decreto
di Dio, figliuolo d' ira, a Dio avverso! »Che stupore  per  una simile creatura a tale intimazione! A riceverla cioè da
a mutare la significazione della parola peccato (1), o  per  dir meglio a distruggerne affatto la nozione. Veniamo ad
peccati non offendono che la persona . Infatti trapassa  per  generazione solo quello che appartiene alla natura, non
Conviene dunque cercare, che cosa S. Tommaso intenda  per  giustizia originale . Sotto l' espressione di giustizia
tutte queste cose si componeva ciò che S. Tommaso intende  per  originale giustizia: tutte erano annesse e legate per
per originale giustizia: tutte erano annesse e legate  per  libero decreto di Dio, alla natura umana; ma la prima parte
originale cioè la sommissione della mente a Dio, era  per  essenza sua personale. Egli è di qui che s' intende
che la parte inferiore dell' uomo è guasta, ragione unica  per  la quale genera un individuo guasto. Se nella parte
di S. Tommaso intorno ad un uomo formato altramente, che  per  generazione: questi non avrebbe il peccato, perchè il
che il peccato e la colpa originale passano ad un tempo  per  generazione, perchè non si dà fra tali due cose
infetto, perchè ricevette bensì da Adamo la carne, ma non  per  via di generazione. E alla natura umana, che volle assumere
all' unione personale col Verbo, e il Cristo fu unto  per  libero decreto del Padre. Se dunque non era dovuta alla
generazione, la quale non fu quella di Cristo operata  per  ispirito Santo. Essendo dunque l' originale vizio ne'
ma solo quella che opera [...OMISSIS...] . Certo che  per  trasfondere una privazione semplice non fa bisogno d' una
non sarebbe ricorso ad una forza, o virtù attiva di operare  per  ispiegare la produzione del peccato ne' posteri, se avesse
alle quali tutte noi vogliamo rispondere, registrandole  per  ordine, e soggiungendo a ciascuna la sua risposta.
sia fallibile , questo è un difetto necessario, e solo  per  accidente ella può essere difesa e premunita contro l'
che non può domare le potenze inferiori, [...OMISSIS...]  per  mezzo della colpa (1), non della natura umana
naturale è un difetto che consegue la natura umana  per  accidente. Onde un suo interprete preclarissimo, a cui
difetti potrebbero trovarsi in una natura non iscaduta  per  cagion di peccato, ma formata da Dio medesimo, nel qual
potesse esser creato da Dio in tale stato, benchè anche ciò  per  via di mera congettura, o con qualche limitazione, come
crear l' uomo, S. Tommaso lo chiama peccato originale; onde  per  esso non intende, come voi dite, la sola parte materiale
1 l' insubordinazione della volontà a Dio, che perdette  per  propria colpa la grazia santificante, e così rimase
che rimane non è peccato, perchè non è [...OMISSIS...] ; e  per  rispondere a quest' obbiezione e spiegare in che senso S.
unione colla forma); e tuttavia si suol dire ancora peccato  per  denominazione continuata, cioè perchè fu prima tale, e così
si dicono effetti dell' uno e dell' altra. Non sono adunque  per  se stessi il peccato, nè la privazione della grazia, la
libero peccato, e non si trasmettono soli, ma si trasmette  per  generazione anche il peccato, e venendo essi comunicati in
originalis justitiae », presa l' originale giustizia  per  l' ordinazione e la dirittura della volontà che è uno de'
spiega così: [...OMISSIS...] , parole che S. Tommaso dice  per  dimostrare che presentemente l' uomo privo della grazia
Tommaso, disciolte tutte le obbiezioni che si potevano fare  per  eludere l' autorità sua di tanto peso nella cristiana
l' autorità sua di tanto peso nella cristiana teologia. Ma  per  soprappiù rispondo anche a questa sesta obbiezione,
sostengono possibile lo stato di natura pura , intendendo  per  esso una condizione, nella quale l' uomo sentirebbe la
che questa non potrebbe sempre resistere, ed amare Iddio  per  lungo tempo sopra ogni cosa, questi teologi, dico, nello
alla legge di Dio, da cui conviene togliere il cuore;  per  dire che il cuore è naturalmente retto? Tanto più che
fissava l' occhio sulla corruzione annessa alla generazione  per  ispiegare il contagio del peccato astraendo dalla nozione
concupiscenza, schiava e schiava del demonio? Il dirla tale  per  se stessa, non sarebb' egli un rovesciare, non che altro,
beatifica, e il possesso della propria natura che s' ha  per  la volontà ben ordinata; e dice non solo quella perita pel
ella questa la natura pura dell' uomo? Sarà dunque l' uomo,  per  condizione di sua natura, venduto al peccato, sotto il
il capo? Se questo fosse natura, non sarebbe la natura  per  sè mala de' manichei? 11 Quindi è anco, che si rassomiglia
disse. [...OMISSIS...] . 12 Un altro argomento validissimo,  per  conoscere intorno a ciò la mente di S. Agostino, si è l'
loro, ció che rispose a Giuliano, che tentava di evadere  per  simili scappatoi, [...OMISSIS...] . Che anzi tanta si
oltre la redenzione di quegli uomini, a cui s' applicano  per  mezzo del battesimo i meriti della passione di Cristo,
all' anima intellettiva l' immota intuizione dell' essere,  per  la quale esiste. Il peccato originale dunque, cui l' uomo
necessario nella sua prossima cagione, ma ha in pari tempo  per  cagione rimota anch' esso, la libertà. Che anzi la libertà
a difendere la dottrina della Chiesa cattolica, converrà,  per  ragion di chiarezza, che incominci a distinguere due
la volontà umana in sè stessa, e cercheremo se  per  sua natura questa volontà abbia i detti due modi di operare
di questa questione si dee sciogliere affermativamente  per  consenso di tutti i teologi cattolici e de' filosofi. Che
necessariamente al male, ella contragga da questa adesione  per  ciò solo una deformità. S' avverta che qui si tratta di un
S' avverta che qui si tratta di un male morale che sia tale  per  essenza, com' è l' odio di Dio o del prossimo, l' amore
è l' oggetto materiale , che è la cosa considerata in se,  per  esempio Dio e il prossimo in se stessi; non è questo, a cui
la legge vetante. C' è l' oggetto intellettuale ,  per  esempio Dio e il prossimo presenti meramente all'
vieta quella mala adesione . L' odio di Dio e del prossimo  per  sè ed assolutamente la deturpa. Il male morale dunque è una
aiuto coll' orazione. Poichè a qual fine lo dimanderebbe?  per  evitare un male morale, no; chè egli non fa alcun male
l' uomo costituito in necessità non fa alcun male, non ha  per  questo peccato, checchè egli faccia. Nè pur questa
male; nè male è la necessità di commetterlo; rimanendo anzi  per  essa distrutto il male. Che anzi questa necessità in un
Concilio di Trento dee aver dato una ragione mal fondata,  per  non isciogliere i cherici costituiti negli ordini sacri, e
necessariamente cade, notar dovendosi, che qui intendesi  per  ignoranza non una mera nescienza , ma un errore del
perchè venivansi con ciò ad escludere i peccati commessi  per  ignoranza invincibile , di quelle cose, di cui ha l' uomo
dover distinguere. O l' atto peccaminoso che quest' uomo fa  per  necessità è un attuale deordinazione della sua volontà; o
il male morale sta nell' ommissione o commissione libera,  per  la quale s' è messo nella necessità di peccare. Poniamo il
di festa, e mancasse ad altri precetti positivi, che hanno  per  oggetto cose per sè indifferenti: niuna nuova inordinazione
ad altri precetti positivi, che hanno per oggetto cose  per  sè indifferenti: niuna nuova inordinazione o mal morale in
chiaramente inferire, che vi ha un male morale disordinante  per  se stesso la volontà, quando vi aderisce necessariamente o
natura buone e cattive moralmente, non già fisicamente: chè  per  essere opere buone o cattive moralmente si suppongono
cattive nella loro entità puramente materiale (1). Adunque  per  far sì che un' operazione sia moralmente malvagia, basta
IX Se il male morale coll' esser necessario cessasse  per  questo solo d' esser male, non sarebbe morto Cristo per
per questo solo d' esser male, non sarebbe morto Cristo  per  salvare il mondo dal peccato. Poichè l' uman genere avrebbe
un male morale deordinante la volontà e perdente l' uomo,  per  se stesso, vincendo altresì la volontà soggetto o causa
che l' inordinazione della volontà è un male morale  per  se stesso, indipendentemente dalla ricerca se la libertà l'
valgono parlando del disordine dell' altre potenze. Appunto  per  questa universalità di vedute, egli attribuisce alla parola
della legge morale, onde in universale, senza che c' entri  per  nulla la libertà, [...OMISSIS...] . Tutta la malvagità
in verso alla regola sua che lo dirige al fine. Non entra  per  nulla la libertà prossima nel costituire il peccato, ma
Nell' articolo dunque, dove egli parla di questa (1), pone  per  principio, che l' uomo può esser signore de' suoi atti,
tutti gli atti volontarii sono in balía dell' uomo stesso,  per  quella forza che si giace nella sua volontà come volontà, e
come naturali, essendo certo che tali atti hanno,  per  essenza loro, questa ordinazione e relazione d' essere
sommessi alla signoria dell' uomo: il che non toglie, che  per  accidente avvenga poi altrimenti, perdendo l' uomo la sua
signoria e libertà, o mancandogli le condizioni richieste  per  esercitarla, o in somma operando la volontà come natura,
dell' uomo in quanto è morale , intesa questa parola  per  idonea a dare a se stesso de' buoni o mali costumi .
1 Che la volontà umana se fa un atto obliquo dal fine suo,  per  esempio se odia Iddio, od ama la menzogna, contrae un
l' immaginare, che una volontà disordinata, aderente  per  necessità al male morale fosse ricevuta in Cielo; dove
Questo peccato, sotto cui è servo ogni peccatore, e di cui  per  natura è servo tutto il mondo, è egli necessario o libero?
sue forze [...OMISSIS...] . E bene; ne vien forse, che  per  esser soggetto l' uomo cosí necessariamente al peccato, il
sia libero. XII Gli abiti non meritano nè demeritano,  per  consenso comune de' Teologi (4). Ma perchè non meritano gli
la dannazione al peccato ricevuto come una natural sequela,  per  l' unione intima fra il ben morale e il ben fisico, il mal
come la giustizia infusa è meritoria riferita a Cristo che  per  noi la meritò; così la dannazione dell' originale peccato è
dell' originale peccato è demeritoria riferita ad Adamo che  per  noi demeritò. [...OMISSIS...] Il biasimo che si dà a quell'
alla giustizia ed alla santità, egli è certo che trae seco,  per  se stessa considerata, nell' ordine eterno delle cose, la
si mette colla stessa generazione in quell' atteggiamento  per  l' attraimento della carne; onde anche qui la causa
Da questo poi avviene, che tutto il genere umano  per  se stesso considerato, quale è costituito dalla
indi la NECESSITA` ASSOLUTA DELLA REDENZIONE e della grazia  per  conseguir la salute, secondo la definizione della Chiesa:
necessarie . Alla fede appartiene. I Che l' uomo  per  se solo, senza l' aiuto della grazia di Cristo, non può,
Intanto egli è certo I Che Iddio non è obbligato  per  titolo di giustizia a dare la sua grazia a nessuno, sicchè
discorso pe' nuovi teologi opportunissimo. Egli pone  per  primo fondamento, che qualunque essi sieno i giudizi di
a noi del tutto inintelligibile, [...OMISSIS...] . Pone  per  secondo fondamento, che qualor anco Iddio non desse ad un
necessariamente, o pel solo peccato originale, o anche  per  altri peccati da questo fonte promananti, non avrebbe
negasse ad un uomo discendente d' Adamo e quindi peccator  per  natura, il dono della sua grazia. Questi ed avrà l'
egli scusarsi al tribunale di Dio dicendo che è condannato  per  necessità? Non potrebbe scusarsene, per quantunque
che è condannato per necessità? Non potrebbe scusarsene,  per  quantunque misterioso possa parer questo dogma all' umana
così longevi, che Noè era lungamente vissuto con chi avea  per  lunghi anni conosciuto Adamo. VI Iddio fece Noè, uomo
dono s' avessero voluto prevalere. Ma molti rigettarono  per  la terza volta col libero arbitrio la profferta salvezza,
nella sua sapienza e bontà, di salvare alcuni fra rei  per  gratuita elezione, permettendo che altri perissero.
cadessero ne' peccati, in quanto ciò avvenisse loro  per  necessità, non n' avrebbero colpa; ma que' peccati sarebber
Onde S. Agostino osserva, ch' essi non potrebbero recar  per  iscusa, [...OMISSIS...] ; perocchè ciò non distrugge il
perocchè ciò non distrugge il fatto, che vivon male, cioè,  per  propria volontà, [...OMISSIS...] . In somma coll' esser
[...OMISSIS...] . In somma coll' esser malvagia la volontà  per  natura, non per una sua propria elezion precedente, non è
. In somma coll' esser malvagia la volontà per natura, non  per  una sua propria elezion precedente, non è men vero ch' ella
il [...OMISSIS...] . E quantunque GESU` Cristo sia morto  per  tutti affatto gli uomini, non solo per gli eletti, come
Cristo sia morto per tutti affatto gli uomini, non solo  per  gli eletti, come dissero gli eretici, e dalla sua morte
come il sole che a tutti universalmente risplende; tuttavia  per  proprio difetto, come dicevamo, si perdon non pochi; nè il
volontà, di cui favelliamo, nè pure compiangano se stesse  per  essere moralmente cieche; ma solo si lagnino della fisica
che questo stesso male permetta la divina bontà, se non  per  cavarne un ben maggiore. Poichè questa crediamo l' unica
un ben maggiore. Poichè questa crediamo l' unica ragione  per  la quale Iddio, o ritenga le sue grazie, o ne dia di
della penitenza, fonte di nuova grazia aperto sempre  per  essi da Cristo. Oltre di che coll' orazione possono
potrebbero, se rimanesser privi della grazia sufficiente  per  credere. Di più, a tutti quegl' infedeli, a cui Iddio dà
alla giustificazione, foss' anco bisogno di mandar loro  per  miracolo un Apostolo, o un Angelo ad annunziare loro il
il quale in tal caso non mancherebbe d' aggiungere  per  sua pura misericordia i suoi aiuti, implicitamente in
e nel negarle altresì; non negandole egli mai, se non  per  trarne un bene maggiore alle sue stesse creature; il qual
un bene maggiore alle sue stesse creature; il qual bene,  per  le limitazioni necessariamente inerenti a tutto ciò ch'
un' ineffabile, pienissima misericordia. [...OMISSIS...] ,  per  usare ancora le parole di S. Agostino, [...OMISSIS...] .
libertà; ma della volontà , la quale viene ivi definita  per  la potenza di operare in conseguenza di ciò che s' intende.
DELLA VOLONTA`, avendo io definita la libertà  per  [...OMISSIS...] . Coll' esporre dunque le leggi
. Il sig. C. all' intendere che la volontà si muova  per  una legge fisica dietro i bisogni pronuncia questa
sia un Dottore cattolico , secondo il nostro C., giacchè,  per  sua confessione interpreta quel passo diversamente da quel
vuole la carità di Cristo che si sovvenga quanto si può  per  me, e perciò adduco in questo e negli altri scritti copiose
da considerarsi, che le parole di S. Tommaso da lui addotte  per  provar le sua tesi, [...OMISSIS...] non riguardano lo stato
pazzia o di ubbriachezza, nel quale la ragione è perturbata  per  un eccitamento fisico, come falsamente pretende il nostro
, e in generale i latini scrittori usano la parola insanire  per  esprimere l' effetto d' ogni veemente passione (3). In
all' uomo di deliberare a favore della giustizia. » E  per  vero niuno dica mai che pecchi colui (prescindendo dalla
l' uso della ragione . Il che era vero, presso a poco, se  per  uso della ragione si fosse inteso l' uso della discrezione
non è mai tolto del tutto, anzi v' è egli attivissimo; ma  per  isventura non regolato nelle cose necessarie al vivere e
quali non falla il comune degli uomini, allora si hanno  per  pazzi. Che se si dimanda di più la causa onde avviene che
però del loro valore morale ed eudemonologico, si fa sempre  per  un giudizio diretto dalla volontà, la quale perciò è la
non libera, e quindi inetta a meritare, si è quella,  per  la quale la ragione legata dalla passione non può piú
l' azione diviene libera anche quando ella tale non sarebbe  per  l' urgenza della passione: nè intese pure che l' avere uno
sullo scredito della vera (2). I teologi razionalisti  per  far prevalere il loro sistema falsificano dunque
fa comparir Bajo un lassista, mentre finqui fu tenuto  per  rigorista, e dichiara il Rosmini ancora più lassista di
qualora s' abbattono ad alcuna di quelle differenze  per  confondere la mente de' suoi lettori s' accendono di zelo e
alla qual cede miseramente, dicendo: [...OMISSIS...] .  Per  restituire la verità così violata è necessario fare le
della volontà, il che toglie ogni contraddizione (2). E  per  vero tra lo spontaneo consentire della non anco libera
un diminuire l' effetto salutare del battesimo,  per  voglia d' esaltare l' umana natura, incorrotta, com' ei la
gli bisogna il battesimo, come diceva Giuliano d' Eclana,  per  ricuperare i soprannaturali ornamenti (1). Ecco quali sono
Non è questo un passare da un estremo all' altro, e  per  evitare l' errore di quelli che distruggono nell' uomo, o
nella dottrina, qualunque sieno le parole che si adoperano  per  esprimerla, o per coprirla? Non verrebbe esposta la nostra
sieno le parole che si adoperano per esprimerla, o  per  coprirla? Non verrebbe esposta la nostra santa fede al
appartiene ancor alla dottrina della Chiesa cattolica. Ma  per  venire alla questione di fatto: « quando si verifichi che
del cattolico insegnamento; conviene di più determinarne  per  quanto si può i casi precisi. Al che ottenere vi hanno due
di scusarsi dee certamente condannare se stesso, non solo  per  le colpe attuali, che gli cagionarono quella torbida e
cagionarono quella torbida e violenta passione, non solo  per  le occasioni, a cui probabilmente s' espose, e per gli
non solo per le occasioni, a cui probabilmente s' espose, e  per  gli irritamenti a lei conceduti, non solo per non esser
s' espose, e per gli irritamenti a lei conceduti, non solo  per  non esser ricorso bastevolmente agli ajuti, co' quali
dovuto e potuto prevenire la sua caduta, ma ben anco  per  l' atto posto quando essa passione irruente in lui, videsi
a G. Cristo liberatore, di cui hanno un bisogno assoluto,  per  andar salvi dalla crudele tirannide del demonio e dalla
Germania, con migliaia di libri e d' opuscoli diffondono  per  ogni canto d' Europa lo stesso spirito freddo, falso, per
per ogni canto d' Europa lo stesso spirito freddo, falso,  per  essenza miscredente, lusingatore dell' orgoglio umano e lo
benchè ne' nostri Anonimi s' appalesi più manifesto, non è  per  avventura nuovo ma antico, essendosi insinuato già,
Si è taciuto finora, o almen parlato sommessamente  per  non rinfrescare la memoria di scandali quasi obliati. Ma io
necessariamente nella volontà; perchè la sola volontà è  per  se stessa la potenza morale, non appartenendo alla moralità
, che non si lascia distorre dall' ordine di ragione,  per  niuna lusinga di bene sensibile o soggettivo.
intellettiva; e questa efficacia dell' animalità assorbente  per  così dire la miglior attività dell' anima umana si origina,
a quanto sembra, dall' attuosità del seme, chiamato  per  ciò appunto da Innocenzo III ed altri dottori infetto e
qualche attualità e solo un principio attivo può avere  per  suo subbietto. Dalle quali cose s' intende, come anche si
dell' uomo, nelle quali è l' appetito animale, che non ha  per  sè solo come è nelle bestie alcuna ragione di difetto
si può collocare il peccato di origine. All' incontro se  per  concupiscenza s' intendesse quell' attuosità della vita e
mala disposizione in sè riesce difficile a intendersi  per  cagione, che quella disposizione immorale sfugge alla
argomento della sua divinità. La scienza dell' uomo fatta  per  pochi, viene in appresso e discopre, dopo ricerche di molti
a' suoi vari significati, 1 Se la concupiscenza si prende  per  quell' impeto, per così dire, onde l' anima del bambino che
1 Se la concupiscenza si prende per quell' impeto,  per  così dire, onde l' anima del bambino che si concepisce s'
concupiscenza; non dee prendersi la parola concupiscenza  per  l' atto dell' animalità che attira a sè l' anima razionale
dell' esistenza dell' uomo, atto che poi permane; non  per  gli atti spontanei della volontà, che alle speciali
della volontà, che alle speciali sensazioni abbandonasi; ma  per  la mera disposizione viziosa a questi atti, posta in essere
innata che forma il peccato? Consiste in questo,  per  dirlo di nuovo, che quella tendenza al diletto animale e al
dilettazione. Poichè quel lume è fatto di natura sua  per  dirigere a Dio, e già l' uomo non si lascia più da lui
checchè ne dicano i nostri Anonimi, che menano piedi e mani  per  confonderli insieme) [...OMISSIS...] ; non la concupiscenza
tradizione. Forte è dunque la volontà dell' uomo che nasce  per  volere il bene subbiettivo e sensibile; debole è la volontà
il bene subbiettivo e sensibile; debole è la volontà di lui  per  volere il bene oggettivo e morale. Questa debolezza della
astenersi dalle azioni peccaminose, non ha dunque necessità  per  viver bene del santo battesimo; anzi, secondo il nostro
e non battezzati quanto alla forza del libero arbitrio  per  bene operare, e che attribuiscono all' uno e all' altro un
non teologi, che si cerca ingannare sotto specie di zelo  per  la pura dottrina, seguiterò a dir quello, che il loro
operazione della grazia divina, che si diffonde nei cuori  per  lo Spirito Santo, [...OMISSIS...] . Del sentimento diffuso
una nuova potenza comparisce nell' uomo superiore  per  dignità e per potere a tutte l' altre, essa diventa la cima
nuova potenza comparisce nell' uomo superiore per dignità e  per  potere a tutte l' altre, essa diventa la cima dell' uomo,
diventa la cima dell' uomo, la base della sua personalità.  Per  questo le divine Scritture esprimono l' operazione che fa
che colla sua grazia la tira all' alto, e di tutto peso,  per  così dire, la sostiene. Quindi l' attività dell' anima è
peccato originale nel battesimo suol dirsi, che si fa anche  per  la diminuzione della concupiscenza colla testimonianza di
(1), non può colle sue sole forze naturali astenersi  per  lungo tempo dal peccato mortale ove gravi tentazioni gli si
o il reato, riceve aumento ma s' accresce bensì nell' uomo  per  sì fatte passioni la disposizione al male, la quale nè
non possono mai esser necessitati ad alcun atto di peccato,  per  quantunque forti sieno le naturali inclinazioni. Que'
veniale di cui rimane la miniera anche ne' battezzati,  per  usare una frase del Cardinal Pallavicino che è il fomite
essi cadano sotto il fardello delle proprie obbligazioni  per  assoluta impotenza, non demeritano con ciò se manchi in
E qui sembrami poter giovare a chiarire le idee (giacchè  per  questo appunto mi allungo in tali ragionamenti), l' esporre
l' origine logica del Giansenismo; cioè il dimostrare,  per  quali passi sbagliati, l' intendimento degli autori di
perchè è la potenza del bene, ella è mossa da ogni stimolo  per  piccolo che si voglia perchè è mobilissima e soprammodo
che si voglia perchè è mobilissima e soprammodo delicata; e  per  quella legge che dicesi anche spontaneità , se due agenti
egli è attratto debolmente dal lume di sua ragione, che  per  se solo non esercita un' azione su di lui realmente
animale. Laonde quantunque l' intelletto umano aderisca  per  sua natura all' essere ideale , e quindi la volontà sia
ha un altro bene reale assai maggiore che pur l' attira o  per  meglio dire lo tiene; e questo è Dio, che si comunica all'
non si oppone) prevale a quella della carne: prevale dico  per  due guise, l' una perchè Iddio occupando la parte superiore
la libertà dell' uomo stesso, la quale peccando,  per  sè medesima si stolga e separi da lui, che per usare le
peccando, per sè medesima si stolga e separi da lui, che  per  usare le parole di S. Agostino consacrate dal sacrosanto
si riferiscano anche le grazie attuali, e sono tali  per  la loro interna efficacia, e per la certezza con cui
attuali, e sono tali per la loro interna efficacia, e  per  la certezza con cui realizzano l' eterna predestinazione
della volontà, e prescindendo dall' ordine della libertà  per  un' astrazione, ovvero perchè si suppone la libertà
veduta ristretta ed esclusiva la loro. Essi errarono dunque  per  non avere osservato che al di sopra della sfera della
di eleggere fra le volizioni , la volontà e la libertà.  Per  la quale confusione medesima i pelagiani dall' altra parte
negando che di natura sua la libertà possa accorrere,  per  se sola considerata; ma negandosi che possa sempre
seco l' umanismo nell' ecclesiastico ministero . Intendo  per  Umanismo quello spirito, che, senza dimettere le apparenze
di GESU` Cristo, a interpretarle a voler della carne, quasi  per  giuoco d' ingegno, ad obliare le promesse del Principe dei
costante ecclesiastico in vece della pace di Cristo reca da  per  tutto dove va la discordia, e in vece di stabilire tra
a patire e a spendere il P. Rhodes della Compagnia di Gesù  per  riuscire, avendo pure i Pontefici alla sua impresa
1742? Lasciamo parlare un recente scrittore lodevolissimo  per  lo spirito d' imparzialità, colla quale narra i principii
coll' animo di definire, che a me non s' aspetta, ma sol  per  teologico raziocinio, che a ognuno è permesso. Del resto
fondati: ella giudichi il mio giudizio. A me parve, e pare,  per  ritornare a ciò che dissi al principio, che il maggior
sovrasti, sia in quel pratico Razionalismo che s' insinua  per  tutto, sotto apparenze di pietà, e che insensibilmente,
rode e consuma. E questo pericolo è grave principalmente  per  due ragioni; la prima, che i ragionamenti de' razionalisti
educati rifondonsi. Invano sperossi di neutralizzarne  per  così dire, il potente veleno coll' associarlo negli animi
seno gli increduli. Conviene persuadersi: l' educazione fu  per  lungo tempo in Europa e in Francia massimamente un misto di
che nella mente risiede. Le quali riflessioni potrebbero  per  avventura riuscire salutari oltremodo ai nostri moderni
pugnavano contro le nuove eresie, di procedere cautamente  per  non isdrucciolar forse nell' errore contrario? Non avea
e a ciò li aiuta, non perchè loro permetta di andare  per  una via larga e lubrica in Paradiso. Deh piaccia a Dio, che
imbizzarrire sì sconciamente « sufflantes in pulverem »,  per  usare delle parole di S. Agostino, « et excitantes terram
leggi psicologiche che al termine cosmico si riferiscono,  per  non ridire le stesse cose, od ometteremo o toccheremo
o toccheremo leggermente quanto fu già detto innanzi,  per  la necessità di mantenere la serie del ragionare. Le leggi
attenzione, quegli oggetti o termini della cognizione che  per  sè stessi non sono spezzati; di che poi è obbligata a
medita non le è offerto dalla percezione, ella argomenta  per  analogia. Quindi tre leggi soggettive, quelle dell' analisi
principio razionale non solo adopera questi segni naturali  per  dirigere la sua attenzione alle entità extra7soggettive e
con lui, e non in sè stessi e nel loro essere unico. Ora,  per  la legge ontologica di cognizione, egli trasforma anche
poi, altre sono essenziali e costitutive degli enti, come,  per  esempio, il continuo rispetto ai corpi; altre sono loro
rispetto ai corpi; altre sono loro accidentali , come,  per  esempio, un dato colore, che è relazione col sensorio
nella mente, che entrambi li unisce e confronta, come,  per  esempio, la lontananza fra un corpo ed un altro, la
un atto del soggetto stesso, non avrebbero tanto disputato  per  sapere se il non7ente sia pensabile dallo spirito umano
essi proposto. Finalmente i Platonici, invece di ricorrere  per  ispiegare il cominciamento degli enti a qualche cosa di
intùito, quantunque la riflessione lo trovi poi anche  per  un lavoro di astrazione, cioè togliendo via i modi e le
ente non è che opera soggettiva della mente, non erronea  per  sè, ma che occasiona l' errore, quando l' uomo converte il
sono oggetti; ma in quanto sono limitate, sono conosciute  per  tali da uno sguardo proprio della mente, che, come
di cui lo veste, e ciò che essendo negativo fu da lei reso  per  via della forma positivo, torna a vestirlo di forma
ed Aristotele riprendevano Parmenide di contraddizione  per  aver detto uno l' ente, e non di meno averlo detto eterno ,
stesso; anzi il vero valore di quel predicato è questo, che  per  esso s' impedisce di trovarsi nell' ente il molteplice, si
attribuisce come suoi accidenti, e ciò perchè, essendo essi  per  l' uomo rappresentativi di lui, l' uomo non disgiunge la
non più; anzi queste stesse diversificano forse unicamente  per  la natura diversa del principio sensitivo e del suo
ora possiamo farlo. Noi conosciamo positivamente gli enti  per  gli effetti che le loro azioni producono nei nostri
altro ente, e ne abbiamo un' altra specie. Così si origina  per  noi la moltiplicità degli enti . Ma il gruppo degli effetti
In tal caso, essendo nel resto simili, essi si conoscono  per  la stessa idea o specie. Quindi avviene che la loro
che ci fanno conoscere l' ente, non differiscono che  per  la loro diversa realità. Ora, parrebbe a questo contrario
unità che giace nel gruppo dei suoi effetti sensibili,  per  la quale unità questi sono appunto così aggruppati che si
moltiplica gli enti; ma se questa moltiplicazione è  per  via di realità, in tal caso a più fondamenti sensibili,
di realità, in tal caso a più fondamenti sensibili, diversi  per  la sola loro realità diversa, corrisponde una specie sola.
possono essere contemporanei, l' uno escludendo l' altro;  per  esempio, se un corpo è rosso, non può essere giallo; la
e così disunita la considera arbitrariamente come un ente  per  sè. Ora la materia disgiunta dal sentimento non ha più
Ma poichè il fondamento sensibile generico, dal quale  per  astrazione è stata tolta la specie determinata dal gruppo
degli enti (1), pigliando la parola forma nel senso antico  per  ciò che fa essere l' ente quello che è. Che il concetto di
: quella ha due sensi, indicando tanto l' ente informe,  per  esempio la materia, quanto l' ente formato, e in questo
specifica, ossia ideale; e se si scompone l' individuo,  per  astrazione in tal caso si distingue la natura e l'
dello spazio, nel quale si hanno certe sensazioni, che  per  l' unità appunto di quello spazio diventano a noi
ella è una e non un' altra. Ma questo gruppo di sensazioni  per  opera dell' astrazione si può sciogliere, separarne alcune,
e abbiamo il concetto delle diverse guise di materia,  per  esempio, acqua, aria, fuoco, legno, ecc.. Tutti questi
noi l' individuo nel corpo con una cognizione soggettiva,  per  quella legge ontologica che ci obbliga a dare a tutte le
a cui sono termine, ma non l' hanno in sè stessi, perchè  per  sè stessi, divisi dallo spirito, non sono enti compiuti, e
si considerano i corpi come individui, ciò fa lo spirito  per  la legge della sintesi soggettiva . Dei corpi poi, uniti
parlare in due modi: o secondo quello che noi li conosciamo  per  l' esperienza dei sensi, ed è questa la cognizione a cui
le cose corporee; o secondo alcuni ragionamenti, che  per  lo meno hanno valore congetturale, nei quali si considerano
dell' esteso da loro occupato. Ora l' individualità, che ha  per  fondamento il continuo, non è vera individualità, perchè
ma il principio razionale gliela attribuisce,  per  la stessa legge ontologica secondo cui deve operare per
per la stessa legge ontologica secondo cui deve operare  per  poter pensare le cose, e per la legge psicologica della
secondo cui deve operare per poter pensare le cose, e  per  la legge psicologica della sintesi soggettiva. A tale uopo
che appartiene alla costituzione del mondo esterno,  per  la quale ogni corpo, avendo un centro di gravità, pare che
perciò quell' individualità, che si può dare ad un corpo  per  la concentrazione delle sue forze, non è più che un'
attribuita dal principio razionale al corpo nel concepirlo  per  la legge della sintesi soggettiva. Se poi si pone che l'
uno ed indivisibile. Dalle cose dette si deduce una regola  per  conoscere quale sia l' idea specifica, poichè risulta che è
più sensazioni diverse, rappresentanti diversi enti;  per  esempio, varie sensazioni recano all' animo il sentimento
abbreviare i suoi ragionamenti, come si vede nell' algebra,  per  esempio nel calcolo delle funzioni analitiche, dove una
diretta cogli enti in sè, coi quali non comunica che  per  via d' intelletto. Dovendo dunque l' intendimento conoscere
di due maniere: 1 altri non cadono nella percezione umana  per  accidente, come se un uomo fosse tenuto all' oscuro tutta
ad un cieco, i quali non rappresentano a lui i colori  per  modo veruno. Che cosa dunque dicono al suo intendimento?
ma in quanto sono enti o di un dato genere di enti,  per  esempio, del genere dei contingenti; e questi caratteri, o
danno di tali enti una cognizione analogica,  per  la quale l' uomo contemporaneamente acquista la cognizione
in luogo di questa, di alcune determinazioni, sufficienti  per  non confondere l' ente con altri, che si possono dire una
il concetto di tali cause o potenze non potrebbe essere,  per  noi, se non analogo alle cause o potenze conosciute
analogo alle cause o potenze conosciute positivamente. Ma  per  ciò che riguarda la cognizione dell' essere assoluto ed
non vedendo noi il modo dell' operare, e solo sapendo  per  argomentazione ontologica che qui la causa è equivoca al
la cognizione positiva che possiamo avere è quella  per  la quale: 1 conosciamo l' essenza per via di specie; 2 e
avere è quella per la quale: 1 conosciamo l' essenza  per  via di specie; 2 e conosciamo la sussistenza per via di
l' essenza per via di specie; 2 e conosciamo la sussistenza  per  via di sentimento e di affermazione; Iddio all' opposto non
è da stabilire che Iddio non è intuìto dall' uomo  per  natura. Chi dice altramente, cade in un errore opposto alla
egli è, e quindi neppure sapere che egli è senza indurlo  per  dimostrazione (2); opposto altresì al comune senso e alla
ideale è la similitudine dell' ente realizzato, onde  per  quella e in quella questo si conosce (5). Escluso adunque
di rapporti, e ad astratti di tali rapporti, trovati  per  via di sguardi diversi dello spirito. Conseguentemente
che sono idee applicate, non sono dall' uomo posseduti  per  natura, ma formati col riferire gli enti reali all' essere
che più persone, perchè la parola sostantiva Dio, presa  per  sussistenza, riceve il valore di persona. Vero è che poscia
(2); 3 che finalmente Dio, che suol prendersi da noi  per  un nome comune, onde viene applicato dagli uomini a più
eguale all' ordine delle cose; il che non si avvera  per  le cose divine, e per tutte quelle di cui non abbiamo
delle cose; il che non si avvera per le cose divine, e  per  tutte quelle di cui non abbiamo percezione. Che Iddio sia
che non cadono nella nostra percezione noi siamo obbligati,  per  legge soggettiva del principio nostro razionale, a
ad una scienza negativa e limitata, ma verace, non falsa.  Per  arrivare a questa scienza, l' unica che di tali cose
ad arbitrio; così pure dobbiamo usare i vocaboli in corso  per  quel che suonano, secondo l' importante documento delle
limitata e imperfetta, sa ch' ella è tale, e non la piglia  per  cognizione positiva e perfetta. Ed è solo questo che riesce
ma egli è poco, abbastanza tuttavia, di nuovo lo dirò,  per  evitare l' errore, abbastanza perchè possiamo usare delle
il principio umano attiri l' attenzione razionale su di sè,  per  qualche bisogno che ne esperimenti, il quale bisogno è « l'
taciturno e nell' ombra, il secondo è loquace e si diporta  per  un campo aperto e luminoso. Colla quale dottrina, e con
della vita di riflessione, e l' uomo desidera che cessi  per  alcun tempo questa seconda vita per godere più pienamente
uomo desidera che cessi per alcun tempo questa seconda vita  per  godere più pienamente della prima. Sicchè vi è un cotale
uomo che consiste attualmente nel principio diretto? -  Per  accorgersi che l' uomo appetente il sonno è il principio
Nell' atto di addormentarsi l' uomo pensi a ciò che sta  per  avvenire in sè, pensi alla cessazione del suo pensiero
attualità sopragrande della vita diretta, ma ben anche  per  un solo atto di questa vita; il che espresse Dante in quei
esaurisce in un' attualità, ivi non resta esaurita se non  per  breve tempo; onde stanca dell' intensità di questo suo
vita di riflessione, bramando che sia soppressa questa  per  dar luogo a quella; perocchè la spontaneità segue sempre il
amore compiuto è ciò che vi può essere di più dilettevole  per  l' uomo, essendo anzi l' estasi il grado eccedente della
neppure può vivere esclusivamente della vita di riflessione  per  molto tempo, nè tampoco per breve. Questo s' intenderà,
della vita di riflessione per molto tempo, nè tampoco  per  breve. Questo s' intenderà, qualora si consideri che l'
si consideri che l' atto della riflessione dicesi riflesso  per  rispetto al suo oggetto; vale a dire l' atto è riflesso, se
e così rimangono occulti all' uomo stesso che li fa, e  per  rendersene conto gli è mestieri di adoperarvi l' attenzione
sociali dei volgari, essi non esprimono forse la millesima,  per  non dire la milionesima parte di ciò che passa loro
milionesima parte di ciò che passa loro contemporaneamente  per  mente; perocchè tutto ciò che dicono gli uomini fra loro
compendi suoi propri, come appunto fa l' aritmetico, che  per  venire a capo di un' operazione inventa regole compendiose,
le applica siccome verità già trovate e stabilite una volta  per  sempre, senza più darsi pensiero di loro dimostrazione,
a regola, ma nella loro mente hanno segnati altri volumi;  per  esempio, essi hanno segnato qual sia il volume rispondente
sapere con riflessione e coscienza; del resto non cura.  Per  altro è da osservarsi che quelle regole medie che
medie che compendiano i ragionamenti, se non si ricevono  per  altrui autorità, debbono cavarsi dall' esperienza o da
teoretici e splendidi ragionatori è quello di procedere  per  raziocinio analitico; il carattere del pensiero degli
uomini prudenti e sagaci operatori è quello di procedere  per  raziocinio sintetico . Il raziocinio analitico ha questo di
parte dell' oggetto, che prende ad analizzare, è omessa. Ma  per  la conclusione di un negozio, per la scelta di un
analizzare, è omessa. Ma per la conclusione di un negozio,  per  la scelta di un consiglio, per l' invenzione di un
conclusione di un negozio, per la scelta di un consiglio,  per  l' invenzione di un espediente, molte di queste parti, che
fatto, che sono necessarie ad averne una utile conclusione.  Per  tutte queste cause gl' incontra di riuscire ad un
serie dei suoi pensieri. All' incontro l' uomo prudente va  per  via più compendiosa al suo intento, per quella del
l' uomo prudente va per via più compendiosa al suo intento,  per  quella del raziocinio sintetico; egli non raffronta parte
il retto giudizio e la prudente deliberazione a pigliarsi.  Per  questo nei vecchi, nei quali pare meno vigoroso il
chè il raziocinio sintetico assomiglia veramente al senso,  per  la prontezza, la sicurezza dell' operare, e l' oscurità
sicurezza dell' operare, e l' oscurità della via che tiene  per  riuscire alle sue ultime conclusioni. Dalla legge poi, che
razionale, quando anzi ne sono il primo. Quindi l' uomo  per  conoscere sè stesso ha bisogno di ritornare liberamente
qual meraviglia che il principio riflesso erri e travii, se  per  questo principio non esiste altra cognizione che quella che
sera innanzi, quando non era atta a servire la reminiscenza  per  stanchezza o turbamento. Del resto suole essere buona
col primo. Vi sono certi concetti, certi pensieri che  per  così dire si attraggono, manifestano affinità tra loro, si
nell' intendimento dell' uomo a sua insaputa; ed ecco  per  quali modi. Primieramente, il pensare umano trova un legame
umana mente, la quale essendo sempre a lui rivolta, in lui  per  una cotale operazione abituale vede molte convenienze fra
diversi della mente umana producono nell' uomo, che è  per  essenza sentimento, un effetto sensibile. Ora avviene che
sentimento, un effetto sensibile. Ora avviene che pensieri  per  sè stessi diversi talora muovano un sensibile effetto, uno
e si rinforza graduatamente la persuasione che hanno  per  loro base; e tuttavia restano occulti nell' animo, se l'
dar loro un' esistenza riflessa e splendida, a farle valere  per  cose nobili e belle; tutti giubilano e applaudono quasi a
armoneggiano e cospirano a produrre quello scoppio, che  per  la sua subitezza e grandiosità rapisce a sè la ragione e la
si disperde prima di adunarsi, o dopo essersi adunato  per  curiosità. Quanto poi alle rivoluzioni nazionali, la sola
di tutti. E come niuna rivoluzione ottiene lo scopo  per  cui è mossa, senza tale disposizione secreta
del culto delle immagini. E` un fatto non dubbio  per  ogni buon osservatore che, qualora l' uomo faccia uso di
diletto e gli imprime mille baci, abbia lo stesso ritratto  per  oggetto dell' amor suo, e non piuttosto che intenda ella di
percezione. Indi, allorquando non si percepisce l' oggetto  per  sè, ma per via d' immagine e di segno vicario, allora per
Indi, allorquando non si percepisce l' oggetto per sè, ma  per  via d' immagine e di segno vicario, allora per la stessa
per sè, ma per via d' immagine e di segno vicario, allora  per  la stessa legge della percezione il principio razionale
tuttavia a lui viene associato intimamente il segno  per  guisa che egli pare formare una cosa sola con esso; ond' è
avviene, quando si percepisce un uomo o altro ente  per  via d' immagine. E però non può farci più meraviglia,
il segno o l' immagine (il che è impossibile all' uomo  per  la ragione detta, che egli non può fermare l' attenzione in
che è anello di mezzo di sua operazione razionale, quale è  per  sè l' immagine e il segno), ma nel convertire coll'
e individuando colle materiali forme l' oggetto divino  per  un errore del pensiero; e così adorando quelle nella
il nostro pensiero, noi vorremmo pure fissarli in sè; e  per  fissarli avremmo bisogno di trovare in essi qualche cosa di
bisogno di trovare in essi qualche cosa di sensibile  per  la legge della mozione di sovra esposta, che « il reale,
operava spontaneo, ed il pensiero libero o non era  per  ancora sviluppato o assai poco, chiara apparisce la ragione
quelle menti ancora fanciulle dovendo essere facilissimo,  per  non dire inevitabile, lo sdrucciolare ai due errori, di cui
pensare possa evitare cotali errori ovvero riconoscerli  per  errori, il che è tutt' uno, lo dimostra questo fatto: che
mondo isolato dallo spirito; anzi è ordine nello spirito e  per  lo spirito, nel quale il mondo esteriore riceve quel
reali in cui lo stesso oggetto si considera (2). E fu  per  questa connessione appartenente al sintesismo della natura
ne è dunque l' origine? da quali cause procede? Le cause,  per  le quali ogni agente si piace della regolarità nelle sue
Il perchè la regolarità naturale non è di un' unica forma  per  tutti gli enti: essa varia in ciascuno, siccome varia la
quella operazione a cui spontaneamente era già volto.  Per  la ragione dei contrari, riesce piacevole che le operazioni
non affine di pervenire ad uno stato in cui quieto riposi.  Per  la stessa ragione egli non sorge giammai dal suo riposo se
leva al moto, nel quale, quasi entrato a forza, si continua  per  trovare in fine un migliore stato di quiete, o certo una
nuovo leggero impulso si cangia in atto. Onde l' operare  per  abitudine è come un continuare l' operazione precedente,
immagini, riescono principŒ e sedi di movimenti opportuni,  per  sì fatta guisa che il principio sensitivo non ha d' altro
celerità sul luogo reale rispondente al luogo immaginario,  per  la corrispondenza delle immagini colle entità reali, cause
è sbramato altra volta, sono sentimenti attivi che egli fa  per  condurre la soddisfazione, che ha in immagine, a
che partono dallo stato di soddisfazione immaginata  per  riuscire allo stato di soddisfazione sentita e pienamente
parleremo che dei movimenti che incominciano e si dirigono  per  via d' immagini. Dalla descrizione adunque che abbiamo
in cui l' animale si trova durante i movimenti che egli fa  per  giungere a soddisfarsi, i movimenti, poniamo, coi quali si
soddisfarsi, i movimenti, poniamo, coi quali si pone in via  per  giungere al luogo del cibo. Che se la serie degli stati
serie degli stati intermedi non fu da lui sperimentata, nè  per  conseguenza segnata nel sensorio encefalico, egli è
rimane però nella virtù del principio sensitivo  per  la unità e identicità di questo principio, per la quale
sensitivo per la unità e identicità di questo principio,  per  la quale egli sta presente alla moltiplicità della serie
alla moltiplicità delle parti assegnabili nell' esteso; e  per  la legge dell' abitudine egli ha poi virtù di rifare la
distinzione di queste tre parti della catena di operazioni,  per  la quale procede l' istinto animale: 1 lo stato da cui l'
sensibile, col solo attuare maggiormente i sensorii,  per  sentire con più di vivezza e di diletto ciò che incomincia
sensorio appartenga, è fonte d' istinto. Quindi l' animale,  per  ogni sensazione dilettevole solamente incoata ch' egli
il suo conato. Qui ritorna ancora la virtù formatrice,  per  la quale gli elementi vivi si compongono in semi e in
a cui l' immaginazione dà principio e fomento (1). Ma  per  compiere questo discorso rimane a ricercare quale sia il
è un' opera stupenda della natura, perocchè il sensorio  per  sè stesso è atto a rendere non solo quelle immagini intere,
quel lavoro meno dipinta della foglia o dell' ala sua pari.  Per  spiegare questo fatto dell' ordine e della regolarità
del principio sensitivo sulle immagini che stanno  per  eccitarsi, qui ha dunque una parte grandissima. L' atto
col pensiero, e che il più facile è preferito, sempre  per  la legge di spontaneità che presiede ad ogni agente, si
che nell' esempio addotto sarebbe la differenza  per  la serie aritmetica e il quoto per la geometrica, in quell'
sarebbe la differenza per la serie aritmetica e il quoto  per  la geometrica, in quell' ultima e semplicissima regola l'
abbraccia immensamente più. La quale è una seconda ragione  per  cui l' intelligenza ama la regolarità nell' oggetto
rimane sempre limitata. E qui si disvela una terza ragione  per  la quale al principio razionale è dilettevole la
Onde l' uomo deve amare la regolarità delle cose anche  per  questo, che nella regolarità, trovatane la regola, egli ha
di operare nel mondo esteriore. Si deve anche aggiungere  per  una quarta e più sottile ragione, che la regolarità delle
« l' oggetto del pensiero è l' ente ». Ora l' ente è uno  per  sua essenza; onde l' intelligenza s' innalza tanto più alla
è principalmente che ella ama assai più una cognizione  per  principŒ che per conseguenze, perchè i principŒ non solo
che ella ama assai più una cognizione per principŒ che  per  conseguenze, perchè i principŒ non solo spaziano
che dà loro una distribuzione regolare, è già conoscerle  per  principŒ. Vero è che la cognizione delle cose per principŒ,
per principŒ. Vero è che la cognizione delle cose  per  principŒ, presa da sè sola, è una cotale cognizione
iniziale e virtuale; sotto il quale aspetto il conoscere  per  principŒ è minore cognizione che non sia il conoscere per
per principŒ è minore cognizione che non sia il conoscere  per  conseguenze. E come le conseguenze conosciute senza i
del lume, che è infinita, ma quanto alla intensità e  per  la mancanza di comunicazione colla realtà. Ma quando si
aumenta senza fine l' umana attività. Tali sono le ragioni  per  le quali il principio razionale ama di contemplare le cose
essa; eppure ella vi è, anzi più nobile ed eccellente. Ed è  per  questo difetto che il giardiniere, che dà ad un albero la
come un bene indipendente da sè, la stima e loda, anche se  per  accidente gli fosse nocevole; la stima e loda per l' unica
anche se per accidente gli fosse nocevole; la stima e loda  per  l' unica ragione dell' eccellenza che egli vede avere in sè
solamente può sentirne gli effetti e godere di questi, se  per  lui buoni. Gli effetti della simmetria e della proporzione,
che è semplice; il godimento non gode di sè, ma l' uomo  per  esso semplicemente gode. Se dunque nello stesso godimento,
e della proporzione. Se il principio sensitivo goda  per  l' effetto che in lui produce la simmetria e la
sensitiva paia operare una moltiplica, una divisione, e  per  essere più brevi, vogliamo un fatto nel quale paia che ella
tutte e due queste operazioni insieme, e istituisca altresì  per  venirne a capo una vera proporzione geometrica? Immaginiamo
Immaginiamo che dalla nostra barchetta, la quale se ne va  per  lo mezzo dello stagno in linea retta, il nostro sguardo
prescrivono. Qual meraviglia dunque che il senso abbia  per  termini suoi tali quantità così disposte, così
E se è cosa certa che il principio sensitivo tende ad avere  per  suo termine un determinato organismo, ed un organismo gli è
forma dalla configurazione e composizione del corpo stesso;  per  esempio, un corpo di una figura, ricevendo un impulso al
Quello che si dice della comunicazione semplice del moto  per  via d' impulso, si deve dire egualmente o in modo simile
impulso, si deve dire egualmente o in modo simile del moto  per  via di affinità o di attrazione, per via di onde o di
modo simile del moto per via di affinità o di attrazione,  per  via di onde o di vibrazioni, del moto semplice e composto,
Il principio sensitivo non ama dunque questo ordine  per  sè, ma per avere agio a spiegare l' attività che egli vuol
principio sensitivo non ama dunque questo ordine per sè, ma  per  avere agio a spiegare l' attività che egli vuol sempre
impedita. E perchè nella produzione delle sensazioni,  per  esempio delle ottiche ed acustiche, ad un dato numero e
diverse; sicchè la mente, applicando diverse regole, quasi  per  altrettante vie, perviene a distribuire quelle cose nello
i movimenti dei diversi pezzi del gioco degli scacchi, e  per  non essere soverchiamente lunghi, limitiamoci a tre: alla
che usa la mente, quali principŒ determinanti la simmetria,  per  concepirla nella sua ragione, nella sua regola, com' è
armonia, che in essa si può ravvisare, è pure contemporanea  per  l' ordine che hanno più cose presenti, come la simmetria di
tutto, le sensazioni armoniche, ecc.; ovvero è successiva  per  l' ordine e la convenienza, che hanno i termini precedenti
principio razionale piace l' ordine, dovunque lo contempli,  per  le cinque ragioni indicate. Il principio razionale può
piacevole . In questo caso il piacere stesso è la regola  per  conoscere se il sentimento è bene ordinato; dico il piacere
connaturale e piacevole, cioè ha una serie di sensazioni,  per  le quali passa la sensazione prima innanzi di estinguersi
natura umana li abbia prima di tutto armonizzati insieme  per  un ammirabile organismo. Oltre di ciò, sopra di tutti ed
organismo. Oltre di ciò, sopra di tutti ed alla loro testa,  per  così dire, sta l' unico principio sensitivo, che tutti li
istinto veramente umano non opera sempre con pieno vigore  per  suo proprio difetto, o per debolezza e vizio dell' uomo; ed
opera sempre con pieno vigore per suo proprio difetto, o  per  debolezza e vizio dell' uomo; ed allora nascono delle
si faccia ubbidire con tanta docilità alla nazione intera  per  forma che pare unanime, e senza contrasto verso quella
le mode nuove sono proprio le più belle, e che la foggia  per  qualche tempo usata, prima bellissima, già dispiace poco
manifesta più vivamente e più precocemente nelle capitali,  per  fermo non lo giustifica da quella leggerezza, che egli
venga determinato dalla legge dell' armonia di successione,  per  la quale quell' istinto, risultante da innumerabili
speciali, esige propriamente quelle date nuove forme  per  averne diletto, e non altre; di modo che una legge così
ma impreteribili; e sarebbe stato impossibile, anche  per  questa cagione, che ai Romani del tempo di Orazio e di
che tutta l' avvolgono e la restringono, ond' essa, libera  per  propria essenza (chè ogni intelletto risiede nell'
sensuale (2); investighiamo adunque, più accuratamente che  per  noi si possa, la legge dell' uno e dell' altro istinto, e i
è posto, ripugnante necessariamente alla distruzione, ha  per  termine la forma dell' ente stesso. Perchè poi un atto
come dicevamo, necessariamente ripugna. Dunque la ragione,  per  la quale l' atto non pone la forma dell' ente
. - L' animale, mediante questa funzione, che è quella  per  la quale è, resiste alla distruzione, ripugna a
nella spontaneità motrice7vitale , cioè in quella virtù  per  la quale il sentimento fondamentale, tendendo a conservare
a conservare l' eccitazione e ad essere via più eccitato  per  salire al suo massimo grado d' intensità, aiuta e continua
sul suo termine, il massimo dei quali gradi sarebbe quello  per  cui egli disponesse del corpo, sottraendolo all' azione di
noi non intendiamo di entrare nella questione delle cause,  per  le quali viene limitato il dominio del principio vitale sul
intendiamo affermare che la virtù del principio vitale sia  per  sè stessa limitata, ovvero che questa virtù sia piuttosto
sè stessa limitata, ovvero che questa virtù sia piuttosto  per  sè illimitata e indefinita, ma riceva poscia una
le particelle così sollevate che non possano indurire, e  per  tal guisa ottiene che se ne acceleri il vortice che trita,
le particelle sollevate, non intendo già che le divida  per  modo che ne tolga il contatto; ma intendo che diminuisce e
e possono essere passeggieri ed accidentali, che modificano  per  breve tempo il sentimento fondamentale; perciò a quella
funzioni: I Funzione . - Quella della spontaneità sensuale,  per  la quale ogniqualvolta uno stimolo esteriore viene
II Funzione . - Quella della propensione sensuale,  per  la quale il principio sensitivo si attua e dispone ai suoi
animale, fenomeno soggettivo, che non si riconosce  per  niuna osservazione extra7soggettiva, ma per la sola
si riconosce per niuna osservazione extra7soggettiva, ma  per  la sola deposizione della coscienza; 3 il pensiero,
affatto all' osservazione extra7soggettiva, e che si rivela  per  sè stesso immediatamente ponendo la coscienza. Quanto agli
la più grande opposizione? Se dunque si vuole intendere  per  eccitabilità una proprietà unica, di cui gode più o meno
ma in certi determinati, pone in essere la sensione; non è  per  questo che esso sia qualche cosa di simile o di analogo
caso ella è una proprietà omogenea, ed eguale di specie  per  tutte egualmente le parti del corpo animato (1). Ora,
che noi d' ora in avanti chiameremo extra7soggettiva  per  distinguerla dall' eccitabilità del sentimento, potremo
Quando si ammette la sola eccitabilità extrasoggettiva  per  unica proprietà del corpo vivente, deve seguirne che il suo
soggettivo in quanto è termine del suo sentimento, produca  per  un conseguente necessario nel corpo i fenomeni
diversità è immensa, si potrebbe dire, infinita; perocchè,  per  restringere il discorso nostro, vi sono almeno queste due
moto che già esiste, e non più; laddove l' anima produce, e  per  così dire crea il moto, nè si può assegnarvi una quantità,
esse, cessazione della continuità di comunicazione, quando  per  esempio la coesione è poca, come nei fluidi, o viene tolta
è al tutto insufficiente a spiegare in che modo l' anima,  per  istinto o per volontà, possa muovere le membra del proprio
a spiegare in che modo l' anima, per istinto o  per  volontà, possa muovere le membra del proprio corpo. Si
quella piccola quantità si sarebbe dovuta accrescere  per  via; ma in qualunque comunicazione meccanica, all'
all' incontro, ella si sarebbe dovuta anzi diminuire  per  le resistenze e spegnere del tutto. Non vi è dunque
o in linea retta, ecc.; ma può avere quella forma, e  per  così dire quello stampo che all' anima piace, e variare a
un momento all' altro i moti più complicati e più contrari.  Per  non dire che nella prima di queste due questioni
forza d' inerzia della materia bruta e l' attività vitale,  per  le direzioni contrarie che prescrivono ai movimenti dei
dire della spontaneità sensuale, che è quella funzione  per  la quale il principio senziente seconda colla sua attività
accorda, non possono mai venire a darsi alcuna battaglia,  per  puro accidente che da loro non dipende. La possibilità di
ma si vuole investigare se questo contrasto accada  per  esservi nella natura più agenti specificamente diversi, i
del sentimento e del pensiero. Altri tentarono altre vie  per  arrivare allo stesso intento, ma sempre in sulle ali dell'
riproduca sempre nuovi stimoli, cagione di nuovo moto.  Per  spiegare questo pensiero io ricorrerò ai corpi animali più
senza riceverlo già arrossato dal polmone e mosso  per  guisa (1) da dover essere stimolo al cuore stesso, e
la contradistensione necessaria a sospingere il sangue  per  mezzo delle arterie al cervello (2). Laonde niuno dei tre
tutto ciò potrebbe avvenire in un cadavere, senza che  per  questo il polmone si restringesse e si dilatasse; è dunque
del posto, che le forze meccaniche loro assegnerebbero,  per  tenere il posto, che loro assegna il bisogno del
di moti semplici innumerevoli, esigenti stimoli ripetuti  per  continua riproduzione. Quindi ancora si scorge come gli
sensitivo colla sua individuazione, egli non opera che  per  sè, non tende che a conquistare, ad aumentare il suo
sue proprie, cioè quelle che vengono riconosciute da tutti  per  forze animali, sono le dominatrici, anzi nel dominio che
prima si notarono tre momenti, quello della rattenenza,  per  la quale la funzione organizzatrice tiene le molecole
viventi nella sfera della vita; quello dell' assimilazione,  per  la quale essa compone dai primi elementi le molecole in
forma, mistura e situazione reciproca, che debbono avere  per  vivere della vita dell' individuo dominante; quello della
dominante; quello della spontaneità motrice7vitale,  per  la quale agevola il movimento intestino delle molecole e
rimanere sospesi ed apparire effetti da quelli diversi.  Per  semplificare il discorso restringiamoci a considerare la
la spontaneità motrice vitale, che è quella funzione  per  la quale l' istinto vitale tende a mantenere o produrre un
che lo perfeziona (1). E non è difficile tampoco intendere  per  qual meccanismo quelle molecole si ritondino. Supposto che
corpo animale tendono a conservare il contatto fra loro,  per  quel momento della funzione organizzatrice che abbiamo
rattenenza . Ma la straniera, che si mette in mezzo  per  forza, vincendo la loro rattenenza, riceve in virtù di
con che cessa spontaneamente la vita dell' animale. Che se  per  difetto di organizzazione e per alterazione del misto
vita dell' animale. Che se per difetto di organizzazione e  per  alterazione del misto organico nasce il fenomeno del dolore
cose ». Non si è ommesso certamente di tentare tutte le vie  per  dare una spiegazione di un fatto così solenne. Si è ricorso
come osservò il Cheyne, vi è continua perdita di forza  per  la confricazione e per l' attrito delle parti, onde è
vi è continua perdita di forza per la confricazione e  per  l' attrito delle parti, onde è bisogno che un principio
e confessando che conviene ricorrere ad un principio unico  per  spiegare quel fatto stupendo. [...OMISSIS...] . Quanto poi
medicina ricorre ad una forza originaria data a principio,  per  spiegare come le diverse parti del corpo si alimentino, e
e innegabile, accertatoci dalla coscienza, si occuparono  per  lo più del solo fenomeno della sensazione accidentale e
è mosso, perchè a questo corpo aderente, e,  per  meglio dire, perchè il corpo continuo nel sentimento stesso
simili a quelli che nel nostro corpo sappiamo  per  interna consapevolezza essere effetti del sentimento.
alcun principio interno . Si mediti pure quanto si voglia  per  trovare che cosa propriamente sia un principio interno, non
ai sensi e si nasconde più addentro, qualche cosa che è  per  sè interno nei corpi. Ma data anche la possibilità di
da ogni altro principio (dal principio corporeo) (1) e  per  sè essente, non sarà mai altro che una mera ipotesi, un
simili alle qualità occulte dei Peripatetici, si assumono  per  ispiegare i movimenti del corpo animale, altro non si fa
corpo animale, altro non si fa che ricorrere ad una causa  per  lo meno incerta ed affatto ignota; che non rende punto
attività locomotiva; e però in questa sentenza si ricorre,  per  spiegare i fenomeni, ad una causa, di cui è provata l'
ad una causa, di cui è provata l' esistenza, là dove  per  nessun argomento si può provare che esista veramente una
di prendere la parola simpatia nel più esteso significato,  per  indicare « il consenso vitale, che hanno fra loro le
delle contiguità e continuità, dei tessuti, dei vasi, ecc.  per  loro condizione preparatoria, acciocchè si possano
trattiene dall' operare e ne modifica l' azione senza che  per  tutto ciò ne cangi la natura, ovvero distrugga le leggi del
del principio intellettivo nell' uomo non sempre opera  per  un fine conosciuto e distinto dall' opera stessa, anzi
anzi molte volte opera anch' egli come sia un istinto,  per  una legge di natura, per quella legge che presiede al nesso
anch' egli come sia un istinto, per una legge di natura,  per  quella legge che presiede al nesso dinamico, che passa fra
muove a produrli; eppure li produce involontariamente, cioè  per  necessità di natura. Il principio intellettivo, adunque,
accade nei suicidi, o in quelli che mortificano il corpo  per  averlo ubbidiente agli intendimenti più elevati della
sentimento concomitante il moto ». Non basta adunque  per  noi un organismo, cioè una macchina ingegnosamente
ingegnosamente congegnata, nè dei movimenti organici  per  ammettere l' esistenza della vita, ossia del principio
ma, continuandosi il movimento che in essa s' inizia  per  la spontaneità animale , rovescia lo stomaco. In queste
maniere di movimenti il carattere istintivo è più evidente,  per  la ragione detta che il movimento non è eccitato che dalla
ribella alla molestia che prova, trae in azione più organi  per  liberarsene; l' istinto sensuale anche qui opera colla sua
principio, lo stesso istinto sensuale, principalmente  per  la mobilità concupiscibile, è quello che muove l' animale
l' animale affamato a fare tutti i movimenti necessari  per  procacciarsi il cibo, e in generale per soddisfare a tutti
movimenti necessari per procacciarsi il cibo, e in generale  per  soddisfare a tutti i bisogni che si fanno sentire nell'
da lui esercitate. - L' animale è indotto a respirare,  per  la molestia che proverebbe non respirando, e pel piacere
dal piacere, cioè dalla necessità di fare quelle operazioni  per  evitare la molestia che ne risentirebbe la natura non
di ogni altra del corpo umano. Conviene ricorrere al senso  per  spiegare le funzioni animali, e quindi al principio
animali si riducono in due classi: I - Quelle che hanno  per  iscopo ed effetto il sentimento fondamentale, le quali
appartengono all' istinto vitale. II - Quelle che danno  per  iscopo ed effetto la sensione attuale, le quali
funzioni dell' istinto vitale I Classe - Funzioni che hanno  per  loro termine e scopo il continuo, cioè: 1) tendenti a far
sentito si accresca. II Classe - Funzioni che hanno  per  loro scopo l' eccitamento, tendenti a fare: 1) che l'
ci sembra sufficiente a dimostrare che ogni funzione ha  per  suo intento un sentimento da conservare o da migliorare, e
di esse fa, nei momenti in cui li fa, tuttavia si compie  per  modo che si sente in essa un atto solo; l' animale, in
sente di operare con un' attività sola, non ha bisogno  per  eseguirla che di un solo atto imperativo. Questo, che è ciò
di riflessioni faticose e proprie solo della scienza,  per  giungere a spezzare e ad analizzare tali funzioni,
questa unità cadono nella sua coscienza; laboriosamente e  per  isforzo di osservazioni e di meditazioni egli le conosce
di più, che l' animale non opera mai in altro modo che  per  via di funzioni, cioè di tali gruppi di atti e di movimenti
di formarcela; benchè ci paia di averla abitualmente  per  la grande prontezza con cui noi ce la formiamo. E non ce la
ce la formiamo senza avere una ragione che a ciò ci muove.  Per  esempio, se trovandoci noi a stretto colloquio con taluno,
piccolissimi sentimenti, di ciascuno dei quali non abbiamo  per  lo più coscienza? Eppure non è ella che provoca lo
individui più sensitivi, e meno negli apatici. E` chiaro  per  questo stesso che le persone dotate di grande sensitività
in organi anche lontani, senza che possano essere spiegate  per  una comunicazione meccanica fra essi, la quale non esiste,
e sono poi in continua comunicazione coi ganglii laterali,  per  mezzo dei quali comunicano di nuovo col sistema cerebrale.
dell' uno di questi organi si accomunano all' altro;  per  esempio, se l' uno dei nervi ottici è affetto, l' altro
organi con un atto solo, e vi produce i medesimi effetti.  Per  questo i movimenti degli occhi sono naturalmente associati,
associati, il che si può chiamare una simpatia fisiologica;  per  questo ancora l' affezione morbosa di un occhio bene spesso
eguali, a tal che esse non differiscano se non  per  lo spazio diverso in cui sono collocati gli organi, pei
nel suo operare, operando essa alla guida dei sentimenti.  Per  questo ella muove gli occhi di perfetto accordo, giacchè se
all' uomo il capriccio di fare il contrario, può sforzarsi  per  voglia di esperimento a vincere l' abitudine ed anche
a sanare il polmone dell' idrope, il quale determinava,  per  mezzo dei pediluvii, l' acqua infiltrata nelle cellule del
alla respirazione, fa sì che l' animale respiri? e che  per  ottenere questo unico effetto egli tragga in movimento, con
che ogni funzione, come dicevamo di sopra, si esercita  per  un' attività dell' anima, messa in un unico sentimento di
si compiono, sono eguali di natura e solo differiscono  per  lo spazio diverso in cui si esercitano, il sentimento, ond'
ignorerebbe affatto questo secondo, nè potrebbe conoscerlo  per  quantunque riflettesse sul primo, anzi non potrebbe neppure
da quella del soggettivo con somma prontezza,  per  l' abitudine di formare tali giudizi. Il che si renderà più
col sentimento soggettivo. L' anima umana non è ella fatta  per  la felicità? Non è ella fatta per la gioia? Quanto si
umana non è ella fatta per la felicità? Non è ella fatta  per  la gioia? Quanto si aumenta il grado del suo godimento, non
stessa, troppo precipitosa e veemente nell' operare, sicchè  per  cupidità di smoderato godere uccida quel composto di cui
divina, ma nella stessa natura mise quel disordine, che  per  tutto si manifesta (3). Rimettiamoci sul nostro cammino. Se
scopo, che è fuori della sua azione; egli opera unicamente  per  liberarsi dalla molestia sensibile, per sottrarsi alla
opera unicamente per liberarsi dalla molestia sensibile,  per  sottrarsi alla sensazione incomoda, per ammodarsi, come
molestia sensibile, per sottrarsi alla sensazione incomoda,  per  ammodarsi, come dicevamo, a suo agio. L' effetto del
del corpo eterogeneo viene di conseguente, e solo  per  la circostanza che l' organismo determina questo effetto.
non ha fatto che ubbidire alla sua immutabile legge,  per  la quale in conseguenza dello stimolo tenta di operare nel
ma il fatto si è che tutti questi effetti avvengono,  per  così dire, all' insaputa dell' istinto sensuale, il quale,
si può anche oggidì leggere e con sommo frutto meditare. Ma  per  ridurre questa sublime sentenza entro i suoi giusti limiti,
sembrano ancor lontani dall' avere adeguata colle loro,  per  altro commendabilissime ricerche, l' immensa natura.
l' istinto sensuale si pone in movimento, si dimena,  per  così dire, e si dibatte. L' irritazione, secondo noi, è
cioè dagli organi che l' istinto deve mettere in movimento  per  propellere lo stimolo e liberarsi dall' incomoda
nei minimi vasi, da cui la cute e le parti adiacenti sono  per  ogni verso, a guisa di minutissima rete, percorse. E`
sensuale esercita in tal caso la sua facoltà motrice  per  mezzo del sistema gangliare, dal quale dipende l' organo
Ora questo benefico effetto non sempre si ottiene  per  varie cagioni, indipendenti dalle leggi dell' istinto
canale si restringe, e rallentare ove si dilata, acciocchè  per  ogni sezione nello stesso tempo passi la stessa quantità di
nello stesso tempo passi la stessa quantità di fluido; e  per  le stesse leggi è altresì manifesto che, qualora un vaso si
non sono compite, il buono stato della salute non è  per  anco restituito; la guarigione ancora non esiste, e però
E` singolare a vedere come, quando un sistema è invalso  per  opera di grandi uomini, subito una frotta di uomini minori,
opera di grandi uomini, subito una frotta di uomini minori,  per  timore vanitoso di parere arretrati, lo spingono all'
del corpo umano, divenute indegnissime di essere proferite  per  l' abbominevole macchia ricevuta dalle bocche degli
ricevuta dalle bocche degli umoristi, i quali non le hanno  per  avventura inventate, ma frequentemente adoperate. E la
vitale anima il corpo; animarlo e renderlo sentito è  per  noi il medesimo. Ma il sentimento prodotto dall' istinto
le parti sentite, l' istinto vitale fa loro forza  per  ritenerle; e se altre molecole opportunamente organate
vengono accostate e continuate alle sentite, egli fa forza  per  invaderle e rapirle nello stesso sentimento; e questi e
e quindi cessa ogni dolore. Così nelle parti, che escono  per  mezzo degli organi escretorii dal corpo umano, come pure
cui natura è piacere. Ma effettuato il sentimento (piacere  per  essenza), possono poi darsi movimenti nella materia, che ne
Alcuni nè discontinuano la materia vivente, nè fanno forza  per  discontinuarla e sottrarla all' azione del principio
sentimento, lo eccitano e l' aumentano; ed essendo questo  per  essenza piacere, aumentano il piacere. Tali sono tutte le
dato il dolore, l' istinto sensuale tosto si pone in azione  per  secondare la prima e sottrarsi al secondo. Questa azione
di una serie giovevole allo stato dell' animale si è quella  per  la quale l' animale si sviluppa dal germe e cresce fino
della natura ammalata, che da sè stessa va risanandosi  per  quei passi stessi che sembrano morbiferi e sono salutiferi,
irritazione, presa questa parola in un senso assai esteso.  Per  irritazione, in questo significato, intendo l' effetto di
quale invece di produrre il sentimento normale a cui tende,  per  sè piacevole, contrariato, produce un sentimento anormale
l' istinto sensuale a cagionare tali movimenti che hanno  per  effetto il rimettere la cosa in pristino, restituendo all'
stimolo; giacchè le malattie che conseguono allo stimolo,  per  confessione dello stesso Tommasini, non sono proporzionate
ma l' inopportunità dello stimolo; di modo che uno stimolo  per  piccolo che possa essere, se è inopportuno in certe date
le funzioni dell' istinto vitale e dell' istinto sensuale,  per  ciò solo è già eccessivo, poichè tutto ciò che è male, è
di tutte quelle innumerabili circostanze, la cui mistura,  per  dir così, lo rende opportuno ovvero importuno. Questo ci
nè varietà di cibi, un altro soggiace ad affezioni morbose  per  ogni più lieve cagione. Conviene dunque trovare il
o sì lungo che anche sottratti gli stimoli si continua  per  lungo tempo, percorre più stadii, presenta varie scene di
apparisce, secondo che sembra a noi, la vera ragione  per  la quale i medici, legati al sistema dell' eccedenza e del
tolleranza . Ma l' ubbriachezza di un uomo venuto  per  essa in delirio e minacciato di paralisi, è tal fenomeno
eccesso dello stimolo, o al suo difetto, conviene ricorrere  per  spiegare il corso dell' infiammazione e di ogni altro
che costituiscono una vicenda con corso fisso e necessario,  per  servirmi dell' espressione del Tommasini; vicenda che pur
competere alla infiammazione l' attività riproduttrice;  per  l' infiammazione riempirsi le cavità lasciate dalle piaghe
riproduzione normale delle parti tagliate, nel processo  per  cui dall' infanzia alla virilità vanno raffermandosi le
[...OMISSIS...] . Se un mesenterio, un omento, o un vaso  per  lenta flogosi vegetando, giungono a tale incremento che
giungono a tale incremento che riesce funesto e mortale  per  meccaniche compressioni, tutto ciò deve ascriversi all'
sanità. Questo non si può chiamare eccesso di eccitamento,  per  dirlo di nuovo, se non nel senso che tutto ciò che aberra e
un eccesso; la parola eccesso conviene dunque evitarsi.  Per  dimostrare maggiormente quanta differenza corra fra eccesso
risveglia con maggiore facilità dove fu un' altra volta e  per  più leggeri motivi; di che il professore è costretto a
suo celebre canone, esaurirsi l' eccitabilità della fibra  per  l' azione degli stimoli. « I fatti confutarono questa
sostenendo l' eccitabilità della fibra accrescersi sempre  per  l' azione degli stimoli ». Il Tommasini volle tenersi in
media, negando la generalità della sentenza del Racchetti  per  ragioni [...OMISSIS...] . Ma egli non s' avvide che oltre
che avviva e muove la fibra stessa, e che avendola  per  termine della sua azione, egli ne rimane eccitato, se
dell' abitudine attiva, sebbene opposte, si diano la mano,  per  modo che nella legge dell' abitudine passiva si trova in
il suo primo moto, è diminuita dagli ostacoli che incontra  per  via, cioè dalla difficoltà, fatica e molestia che prova.
accrescere l' azione del cuore, e Bichat curò un uomo che,  per  cagione d' una paura, provò incontanente forte
accresciuta eccitabilità; anzi pare che una buona parte,  per  lo meno, di questa nuova condizione apparente della fibra
si debba ripetere dalla nuova condizione in cui è venuto,  per  l' abitudine attiva, il principio animale, che informa la
si modifica talora con indipendenza dalla fibra stessa,  per  cagioni intellettuali e morali. E noi non dubitiamo di
colle labbra il movimento del pippare, e, se se n' astiene  per  alcun poco con violenza, dà poscia due o tre pippate in
con violenza, dà poscia due o tre pippate in fretta, quasi  per  rifarsi del perduto? Niuna alterazione sembra dover essere
riputare la ragione, perchè le convulsioni si propaghino  per  modo d' imitazione; non è l' immutata organizzazione della
ma sì il principio attivo dell' animale che opera  per  imitazione della fibra stessa, la quale perciò più
animale. Tanto è lungi che l' operare dell' animale  per  abitudine, per imitazione, per immaginazione, e in diversi
Tanto è lungi che l' operare dell' animale per abitudine,  per  imitazione, per immaginazione, e in diversi altri modi
che l' operare dell' animale per abitudine, per imitazione,  per  immaginazione, e in diversi altri modi provenienti dalla
e questi minimi movimenti sono quelli che vengono operati  per  mezzo del sistema nervoso ganglionare. Laonde con buon
così giustamente da restituire il corpo in tutto e  per  tutto misto ed organato, come egli era prima. E crediamo
in cui la mistura e la tessitura delle parti sia in tutto e  per  tutto eguale a quella del momento precedente. Ma l' errore
tutto affatto il corso si muti, si apra una nuova via,  per  la quale egli discorra divergendo dalla prima. Noi per
via, per la quale egli discorra divergendo dalla prima. Noi  per  brevità di discorso chiameremo anelli del corso zoetico una
uomo, il corso zoetico riceve gli impulsi, che lo dirigono  per  una via anzichè per un' altra, o che lo fanno divergere
riceve gli impulsi, che lo dirigono per una via anzichè  per  un' altra, o che lo fanno divergere dalla prima, da due
alcun' altra irritazione, il detto corso segue fatalmente  per  la sua via necessaria, perchè prescritta dalle leggi dei
se non da ciò che l' anima intellettiva, addolorata  per  la fatale notizia, sottrae le forze all' istinto vitale e
un differente corso zoetico. Il sentimento fondamentale ha  per  termini la materia continua e il moto; parliamo del
il moto; parliamo del sentimento fondamentale, in quanto ha  per  termine la materia continua. Al sentimento fondamentale di
Nè basta ordinariamente che l' ossigeno sia ricevuto  per  mezzo del polmone mediante la respirazione; egli nutrisce e
di quell' ultimo atto che si dice vita extrasoggettiva,  per  la quale il corpo alla sua volta si rende attivo verso
che la moglie infedele aveva simulata quella infermità  per  rapirgli il perdono; ond' egli, partitosi per la campagna,
infermità per rapirgli il perdono; ond' egli, partitosi  per  la campagna, mandò dire alla moglie aver egli fatto
di continuità differisce dunque negli uomini primieramente  per  cagione dello stato in cui si trova il principio
le molecole viventi. Sembra probabile che la vita non esiga  per  sua condizione una continuità così determinata che non
apparisce che la materia, che si aggiunge ad un corpo vivo,  per  essere avvivata della stessa vita, deve avere certe qualità
equivalenti, questo è assai più difficile a verificare. E  per  perfezione della vita intendo quel compiuto trionfo dell'
fondamentale di continuità è un elemento di variazione  per  l' istinto sensuale, che ne riceve un' attitudine diversa.
differenze sensibili, di cui è suscettivo un vivente. Ma  per  sentimento fondamentale d' eccitazione non s' intende già
ma solo quel complesso di eccitamenti e di sensioni, che  per  l' unità della sua armonia è unificato in un sentimento
disorganizza la macchina; 2 le sensioni e affezioni, che,  per  mezzo dell' istinto sensuale, diminuiscono direttamente la
questi ultimi effetti (1). Quantunque i solidi non sieno  per  sè stessi stimoli, ma stimolati, tuttavia essi producono
solidi altera in bene o in male la natura dei fluidi. Se  per  lo spasmo dei solidi, a ragion d' esempio, il sangue viene
delle sue forze chimiche, o pel suo movimento meccanico, o  per  la condizione speciale della parte del corpo a cui viene
speciale della parte del corpo a cui viene applicata, o  per  altra circostanza, può rendersi stimolo opportuno, ovvero
di fluido, applicata al corpo umano meccanicamente, non fa  per  lo più che produrre alcuni movimenti nelle parti del
parola in senso latissimo. Anche la nutrizione dunque si fa  per  via di stimoli; il corpo che deve passare in nutrimento,
e, se ella è solida, la trita e discioglie in liquido  per  potersene così nutrire; e tutti questi movimenti sono
la quantità del moto, niuna ragione vi sarebbe  per  credere che il movimento incominciato cessasse mai più;
va a cessare, ne sono causa gli ostacoli che egli trova  per  via, venienti principalmente dall' inerzia e dagli attriti
continuazione dei moti prodotti dall' istinto sensuale, e  per  essi la riproduzione degli stimoli e delle sensioni
in modo che non intervenga alcun salto, e tutto succeda  per  via di circolo con legge di regolatissima successione. Ed
(1). I movimenti , cagioni delle dette sensioni, variano  per  molte cagioni, le quali si riducono forse alle tre classi
stranieri si rinnovassero costantemente i medesimi, sì  per  la qualità che per la quantità, cioè si riapplicasse al
costantemente i medesimi, sì per la qualità che  per  la quantità, cioè si riapplicasse al corpo la stessa aria,
ecc.. In questo caso il corso zoetico recherebbe l' animale  per  una successione di stati migliori o peggiori, la cui
quantità e qualità di stimoli, che gli sarebbero applicati.  Per  altro pare evidente che il corso zoetico a queste
devia dalla sua direzione ogni istante della vita, e  per  più cause associate, una sola delle quali basta a farnelo
dell' animale non è determinata da una sola linea, ma,  per  così dire, ella ha un territorio dove spaziare, uscendo dal
(1), onde si avranno sei classi di movimenti eccitatori  per  ciascheduno dei due generi, cioè: 1) Movimenti utili alla
sensioni primitive danno la leva all' istinto sensuale, che  per  esse si mette in movimento. Richiamiamo brevemente le
e però incerto tenta tutti gli aditi fino che si determina  per  una qualche direzione. Durante quest' incertezza, premendo
è più difficile il non operare, e l' operare costituisce  per  lui uno stato più piacevole o meno faticoso, meno molesto
nell' operare, il suo sforzo di operare può diminuirsi  per  altre cagioni, cioè per tutte quelle che gli rendono meno
sforzo di operare può diminuirsi per altre cagioni, cioè  per  tutte quelle che gli rendono meno piacevole e più faticoso
dell' organizzazione medesima, la quale ben tosto si guasta  per  modo da rendersi inetta alla vita eccitata, individuale. Si
tuttavia questa succede tantosto. 2 La materia, che  per  violenza straniera si disorganizza, e così si sottrae all'
che rompe l' organizzazione. Allorquando mancano le cagioni  per  le quali l' istinto sensuale si rifiuta a produrre i
a vaso, filamento a filamento, ecc.), quindi interviene  per  accidente un lavoro complicato dell' istinto vitale, che
animale. Che le molecole sieno organizzate a sufficienza  per  fare che l' istinto vitale vi aggiunga colla sua attività
e che si affatica di dar loro l' istinto vitale, ha  per  effetto la distruzione dell' organizzazione vitale; non può
con essa nel corpo, come accade nell' uso dei controveleni,  per  esempio, dell' ammoniaca contro il veleno della vipera. Nei
muta così, ma quei cangiamenti del corso zoetico avvengono  per  l' alterazione che riceve il sentimento fondamentale d'
che riceve il sentimento fondamentale d' eccitamento, e  per  le sensioni parziali. Se poi si considera il caso in cui le
del corpo vivente si dividano da lui, questo può farsi: 1  per  le varie escrezioni; 2 pel violento distacco d' una parte.
più sufficientemente stimolati ed eccitati, deperiscono  per  mancanza di nutrizione, impiccioliscono, si disseccano; si
fondamentale d' eccitamento. Queste sensioni variano:  Per  la varia azione del principio intellettivo, che opera sulla
del principio intellettivo, che opera sulla parte animale  per  via d' affetto e di volontà. - E` l' affetto principalmente
d' eccitamento. Tutti gli affetti razionali, che hanno  per  oggetto il bene, accrescono il sentimento fondamentale d'
sentimento fondamentale d' eccitamento, e quelli che hanno  per  oggetto il male, lo diminuiscono. Chi volesse entrare nella
d' eccitamento, che produce l' affetto razionale, che abbia  per  oggetto un bene o un male fisico; poi quell' affetto, che
un bene o un male fisico; poi quell' affetto, che abbia  per  oggetto un bene o un male intellettuale (scienza); e
intellettuale (scienza); e finalmente quello, che abbia  per  oggetto un bene od un male morale. Dopo questa differenza
a diminuire direttamente l' attività del principio vitale.  Per  la varia organizzazione. - Dipendendo l' eccitamento del
parte di organismo, su cui opera principalmente lo stimolo.  Per  la varia qualità e quantità degli stimoli. - Accrescendosi
dello stimolo, non la mera quantità. E io credo che sia  per  questo che così spesso i sintomi ingannano quel medico, che
da soverchio stimolo, parmi un fatto dei più importanti  per  l' arte medica, se si considerano gli effetti, che nel
al sistema dell' illustre autore, che, in tutte le malattie  per  soverchio eccitamento, concepisce la cura sanatrice siccome
fondamentale non esiste neppure l' animale. Che se  per  facoltà del sentimento fondamentale s' intendesse l'
la forza che lo costituisce, la sostanza dell' anima.  Per  facoltà di sentire nulla di questo noi intendiamo, ma
in altro modo da quello del sentimento fondamentale.  Per  sensione intendiamo una specie di modificazione del
del sentimento di continuità non sono sensioni; l' uomo,  per  quanta attenzione vi ponga, difficilmente giunge ad
atteggiarsi in varie guise? Dobbiamo sempre rispondere come  per  innanzi, la propria natura del sentimento fondamentale. A
di più; solo ci resta il poter ricorrere all' esperienza  per  conoscere in qualche modo questo limite, per sapere altresì
esperienza per conoscere in qualche modo questo limite,  per  sapere altresì quale sia, date certe condizioni, l'
che in un altro, in un solo piuttosto che in molti, non  per  alcuna diversità della sensitività o facoltà del principio
della sensitività o facoltà del principio senziente, ma  per  la diversità dell' organizzazione, che obbliga la
principio sensitivo, questo opera con più o meno di forza,  per  le diverse cagioni che abbiamo accennate. L' istinto vitale
La sensitività è resa maggiore dall' istinto sensuale: 1  per  la forza dell' abitudine attiva; 2 per la ritentiva dei
istinto sensuale: 1 per la forza dell' abitudine attiva; 2  per  la ritentiva dei piaceri goduti, nella quale sono
principio si trae la spiegazione di molti fenomeni edonici.  Per  quale ragione la maggiore intensità del piacere aspettato
ritentiva, trova il diletto maggiore, non solamente  per  la maggior sua avidità, ma per quella soddisfazione altresì
maggiore, non solamente per la maggior sua avidità, ma  per  quella soddisfazione altresì che gli succede, ed è il
pronto l' istinto vitale a produrre le piacevoli sensioni.  Per  la riproduzione, che l' istinto sensuale fa di abbondanti
che la facoltà sensoria dell' occhio s' accresca non solo  per  la protensione delle estremità nervose, che vanno a cercare
parti del corpo umano, pel loro impeto, pel loro eccesso e  per  l' alterazione della loro crasi, impigliano l'
narrandomi che gli sembrava d' esser divenuto un altro uomo  per  la perspicacia della mente acquistata, la prontezza del
e resistenti all' azione di sì forti rimedi? A me pare che  per  ispiegare questo fatto si deva ricorrere alla indicata
esatta proporzione agli stimoli »; e io penso ancora di no,  per  la stessa ragione. « Se la quantità d' azione dell'
moto da lui prodotto ». E di nuovo deve dirsi non essere,  per  una consimile ragione, quantunque resti vero che la
complicatissima e corruttibilissima del corpo umano?  Per  la stessa attività intrinseca all' anima. Per questo l'
corpo umano? Per la stessa attività intrinseca all' anima.  Per  questo l' istinto animale raffrena l' azione dei succhi
alcune volte il ventricolo digerito tosto dopo la morte,  per  l' azione dei detti succhi, a cui non osta più l' attività
si accusano, ma lo restringono a determinare i casi simili  per  via dei fenomeni che cadono sotto l' esperienza. I
ma vogliono che l' esperienza si adoperi a rilevare,  per  via di ragionamento, la costituzione intima del morbo di
; chè l' empirico non è necessariamente idiota; quando anzi  per  eseguire ciò ch' egli si propone, « di medicare secondo i
la gradazione delle somiglianze e della loro importanza  per  caratterizzare una malattia? Non si richiede a tentare su
argomentare continuamente a iuvantibus et a laedentibus ,  per  ritrovare la corrispondente efficacia dei rimedi, e le dosi
sensibile somministra, indicare i modi di esperimentare  per  rinvenirli, e i modi di classificarli. Determinare quali
i modi di classificarli. Determinare quali sieno le regole  per  cavarne induzioni logiche, e la forza di conchiudere che ha
condurrebbe a provare, che « il pretendere di conoscere  per  diretta esperienza o per induzione tutti i fatti interni,
che « il pretendere di conoscere per diretta esperienza o  per  induzione tutti i fatti interni, da cui risulta lo stato
e loro effetti da cui risultano; il che è un andare prima  per  via d' analisi, affine di sintesizzare poi nelle induzioni
prende una via più lunga, e più difficile a condursi  per  illazioni logiche al suo fine; il che dovrebbe risultare
Innumerevoli le cose che il medico dovrebbe indurne,  per  conoscere veramente la condizione dell' ammalato. Il medico
più breve dei movimenti precedenti; i movimenti muscolari,  per  esempio, non sono l' effetto dei movimenti nervosi
zoetico, che sono impossibili a prevedersi con sicurezza,  per  gli stimoli accidentali che sopravvengono o si sottraggono;
vi sono, a ragion d' esempio, secondo essi, delle idropi  per  eccesso di stimolo, ma ve ne sono anche di quelle cagionate
l' altro controstimolante, possano produrre, in certi casi,  per  le complicazioni interne, il medesimo effetto. Ho già
diminuzione succede spontaneo uno sforzo, che fa l' animale  per  inspirare una copia maggiore d' aria atmosferica, e questo
l' anelito più frequente e la respirazione più profonda  per  difetto di stimolo. O sia diminuita la quantità dell' aria
morte, non mostrando il cadavere segno d' infiammazione,  per  convincersi che un aumento parziale di stimoli occorre in
determinare il metodo curativo (1). Questa distinzione,  per  dirlo qui di passaggio, già dimostra da sè il bisogno di
un elemento di debolezza ed un elemento di forza, o  per  dir meglio, una causa debilitante ed una eccitante. Non v'
vi si introduce con forza e li distende soverchiamente, sia  per  un poco. Ma rimarrà vero che uno stesso agente, il sangue,
forse impossibile che la stessa debolezza cresciuta,  per  qualsivoglia cagione, nel sistema venoso, la stessa maggior
cedevolezza delle parti dei vasi venosi dovesse avere  per  effetto una maggiore attività nel sistema arterioso? In
lui lo stimolo e l' attività, colla quale egli lo respinge  per  le arterie in tutto il corpo, che altrimenti ne andrebbe
la velocità della circolazione, acciocchè potesse passare  per  esse una porzione di sangue eguale a quella che passa per
per esse una porzione di sangue eguale a quella che passa  per  le vene, condizione necessaria del circolo. Di più, essendo
molestia, si adopera a cansarla da sè, quell' istinto che  per  dare una spinta maggiore al sangue sa formare lo sbadiglio,
qualsivoglia irritazione offensiva dell' istinto vitale,  per  la quale questo è obbligato ad entrare in quella lotta
la località dell' infiammazione (1), e dove, dirò io,  per  le cagioni che poi accenneremo, i detti capillari
anche ne sieno più grossi di lor natura, diventando tali  per  la morbosa loro dilatazione. Ora, a che tutto questo nostro
tutto il complesso dei fenomeni d' un corpo, che soffre  per  qualche locale infiammazione? Io sono appieno convinto
questo errore nel metodo curativo, non mi ritengo  per  questo obbligato a concludere che nelle infiammazioni altro
l' effetto dei rimedi può benissimo servire di guida sicura  per  la medicina sintetica , cioè per quella che si contenta di
servire di guida sicura per la medicina sintetica , cioè  per  quella che si contenta di rilevare l' efficacia utile o
certi; ma non vedo come esso possa condurre, almeno  per  induzioni certe, a stabilire le cause interne delle
nuova dottrina medica italiana , la quale ad ogni modo,  per  tante verità che contiene, è bella gloria italiana. Io
e il movimento che ritiene è divenuto suo proprio; nè  per  ciò perde la vita, se non allora che perviene alla
medicina sintetica , e non all' analitica . Esso non tende  per  sè a spiegare ed analizzare lo sconcerto dinamico7organico
dell' infiammazione, tende a scoprire se convenga meglio,  per  ricondurre il corpo alla sanità, combattere l'
quesito qualche riflessione. Il processo infiammatorio  per  sè conduce alla suppurazione, e però se egli è esteso o
domanda; ma voglio osservare che neppur essa appartiene  per  sè alla medicina analitica , ma alla sintetica ; perocchè
ma alla sintetica ; perocchè si cerca quel che si deve fare  per  la salute, non si cerca per quali molli interne e
si cerca quel che si deve fare per la salute, non si cerca  per  quali molli interne e dinamiche, organiche, meccaniche, la
modo questa sottrazione di forze sarà un ottimo espediente  per  isgagliardire il nemico e renderlo meno rovinoso. Fin qui
ed oltremodo estenuato, e tuttavia infiammato; onde se  per  robustezza s' intendesse ciò che tutti gli uomini
Suppongasi impossibile; l' impossibilità dovrà provarsi  per  tutt' altri argomenti da quelli che si volessero derivare
del sangue ingorgato nei capillari fosse ricacciato  per  le sue vie naturali, mediante il detto accrescimento di
perciò anche questa deve poter chiamarsi patologica , se  per  patologica s' intende quella, che deve dirigere il medico
della medicina sintetica ; ma riesce difficilissimo,  per  non dire impossibile, il cavare da essa con sicurezza
induzioni , a cui la medicina analitica aspira, non mai  per  iscoraggiare i cultori di questa, ma per cautelarli contro
aspira, non mai per iscoraggiare i cultori di questa, ma  per  cautelarli contro al rischio di deviare nei loro
dai fenomeni, sola cosa che conosciamo direttamente  per  via di percezione. Ora, dedurre col raziocinio le cause
sopra un' illazione sì avventurata, impossibile a provarsi  per  la sua stessa vastità ed ambiguità, tutta quanta la
l' agente e la sua efficacia, la quale è certo costante  per  sè sola, ma non per questo è meno difficile a rilevarsi in
efficacia, la quale è certo costante per sè sola, ma non  per  questo è meno difficile a rilevarsi in correlazione all'
si presagisce, o da quel che indicherebbe il solo agente  per  sè considerato. Esempi. - Complessità del reagente. - Il
Dei due effetti contrari, quello che prevale suol pigliarsi  per  l' effetto dell' agente, e pure non è; anzi è solo la
passando dallo stato di liquido a quello di solido  per  raffreddamento. Ora: 1 quasi tutto ciò che il medico
Ora: 1 quasi tutto ciò che il medico adopera  per  influire sul corpo umano è complesso, sì per la pluralità
medico adopera per influire sul corpo umano è complesso, sì  per  la pluralità delle sostanze, di cui è composto, sì per la
sì per la pluralità delle sostanze, di cui è composto, sì  per  la diversità delle forze meccaniche e chimiche, colle quali
è quello che deve reagire, è oltremodo complesso, non solo  per  le varie sostanze di cui si compone, ma per le proprietà e
non solo per le varie sostanze di cui si compone, ma  per  le proprietà e forze meccaniche, fisiche, chimiche e
esperimenti, e anche renderlo contrario; cavando in fine  per  corollario la soluzione ben determinata dei seguenti
i morbi. L' abbandonare queste regole complessive,  per  applicarsi ad analizzare gli elementi primitivi costituenti
e conciliare insieme l' una e l' altra medicina.  Per  quanto io credo, la medicina analitica non può aspirare ad
dimostrare l' incredibile varietà e molteplicità delle vie,  per  le quali scorre il corso zoetico, e la sua estrema mobilità
ed opportuno. S' adagia talora in uno stato di quiete,  per  ricevere più a pieno la gradita sensazione. Talora è
pieno la gradita sensazione. Talora è irrequieto e attivo,  per  cercarla o cercarne l' occasione. L' ira è attiva; l'
della fibra si conservano, e continuano abitualmente  per  qualche tempo anche sotto il nuovo clima; e quindi
quanto ha di fisico, le malattie, a cui soggiace il corpo  per  le mutazioni atmosferiche anche nello stesso clima, ecc.. E
la debolezza nell' istinto vitale, prescindendo,  per  un poco, dall' influenza che può esercitare su di lui l'
legati i nervi pneumogastrici di alcuni cani, n' ebbero  per  effetto la dilatazione della membrana pupillare, l' occhio
vitale nel produrre i due effetti indicati, e la lotta che  per  ciò deve talora sostenere, suppone un animale già
un cert' ordine, relativo alle diverse parti del corpo, e  per  conseguente non è senza qualche località, secondo l' organo
qualora il corpo perda insensibilmente delle molecole, come  per  traspirazione, ecc., senza che vengano ripristinate per
per traspirazione, ecc., senza che vengano ripristinate  per  altre vie naturali, come per alimento, ecc.. Allora il
senza che vengano ripristinate per altre vie naturali, come  per  alimento, ecc.. Allora il sentimento di continuità va
appieno unite, sicchè l' istinto vitale combatte con esse  per  rattenerle, mentre esse hanno perduta quella conveniente
lotta. Il sentimento, in cui questa dominazione consiste, è  per  essenza piacevole. Chiameremo patologica quella robustezza
nell' organismo, o nella materia organata e vivente;  per  la quale alterazione il principio vitale sia contrariato
che tutti i convalescenti sono deboli; manifesta prova,  per  quello che pare a noi, che il principio vitale in istato di
la Provvidenza ebbe prestabilita un' ammirabile armonia,  per  la quale spesso, se non sempre, i movimenti prodotti
produce quei movimenti che può e l' organismo gli consente,  per  ricacciare ogni materia toccante la parte ammalata, o altra
extrasoggettivi (costituenti in parte i processi morbosi),  per  quel misterioso vincolo che l' ordine soggettivo ha coll'
una irritazione , presa questa parola in un senso generale  per  indicare « un conato della materia a sottrarsi dal dominio
questo sconcerto, e posto che il principio vitale insorga  per  ristabilire il suo dominio, possono accadere tre accidenti:
, benchè ne possano essere cagione. Infatti, dato che,  per  qualsivoglia causa, il principio vitale sia universalmente
non si ravvisa che una vita poco attiva e non più; il che  per  sè non è condizione morbosa; e se questa debolezza e
dicasi della robustezza universale dell' azione bellicosa.  Per  sè non è la malattia; ma se la veemenza dell' azione
irritazione); o genera nuove modificazioni irritatrici, e  per  restituire la sanità conviene modificare la stessa azione
animale. Primieramente rammentiamo che l' istinto animale  per  sè è inesauribile; i suoi limiti nascono unicamente dall'
causa che spieghi la sua debolezza e il suo malo stato;  per  sè tende necessariamente al bene, ed è capace di tutto. Ma
che compiscono le funzioni animali; così cessa l' animale  per  semplice debolezza ed estenuazione. Può essere disciolta l'
e sentimento fa forza. E qui si noti che quando la cagione  per  la quale si debilita l' istinto animale, è una passione
forza maggiore, allora egli si scoraggia. E questo accade  per  l' unione del sentimento soggettivo colla percezione dell'
insieme col sentimento della forza propria, si fondono  per  la forza sintetica in un' affezione sola, allora si
si propaga a tutte le membra. Possono diminuirsi altresì  per  qualche ostacolo meccanico, che impedisca i movimenti della
o ne scemi la celerità, come nelle ostruzioni,  per  esempio, se la mucosità spalma o ingombra le cellule aeree
atmosferica, ecc.. Viceversa s' accresce l' attività vitale  per  aumento dei medesimi, e s' accresce in diverso modo,
della debolezza dell' istinto animale nel suo operare.  Per  intendere di quale stupidità noi parliamo, conviene
stupidità non rispondente allo stimolo. Finalmente, se  per  qualsivoglia cagione accade che l' azione dell' istinto si
ed operazioni; il che accade però con grandi differenze e  per  vari modi, che è necessario distinguere. Generalmente
usavano di portare sul capo. Una delle principali ragioni,  per  le quali l' istinto animale accumulando in modo
la spontaneità animale accumula ivi la sua attività,  per  accogliere la maggior quantità possibile di quel piacere.
al corpo sono molesti, l' istinto animale ivi si attua  per  liberarsene. Ma questo attuarsi in quel luogo, vi produce
stessi stimoli esterni, che egli s' affatica a cacciare;  per  esempio, mentre l' istinto cogli sforzi della tosse tenta
in una località, e mostrarvisi più o meno attiva  per  più ragioni; distinguiamole: I Causa, intellettuale . -
qualche organo sensorio, producano questo effetto  per  qualche alterazione da essi cagionata nella direzione dei
quando è moderato, produca l' effetto di rintonare la fibra  per  via indiretta, sottraendo ad essa un soverchio stimolo che
bagni o bibite calde, si sopprime coi bagni o bibite fredde  per  una simile ragione, cioè perchè in tal modo col caldo si
essere quella legge di simpatia, di cui abbiamo parlato,  per  la quale il principio senziente mette in giuoco
attribuire a due cagioni, cioè: 1 all' azione fisiologica,  per  la quale indebolendosi comparativamente le estremità dei
fare egualmente bene verso di questa. E` la stessa ragione,  per  la quale il cibo vi provoca in bocca l' afflusso della
quale il cibo vi provoca in bocca l' afflusso della saliva,  per  la quale un po' d' aceto applicato sulla congiuntiva o
bile, e che si accresce poi quando passano nel duodeno,  per  guisa che allora se ne trova in copia negli intestini,
che allora se ne trova in copia negli intestini, sempre  per  la stessa ragione, che finchè lo stomaco è stimolato dalla
è uno dei mezzi principali, di cui si serve la natura  per  determinare le secrezioni e le escrezioni. Secondo
caustici, rubefacenti producono il medesimo effetto  per  una causa simile. Questi sono altrettanti mezzi, coi quali
interni, che pel loro soverchio cagionano dolore. Conviene  per  altro riflettere che, quando è accresciuta l' attività
parti, sia perchè la materia irritante muti di luogo, sia  per  una cotale irradiazione dell' attività stessa a parti
stessa a parti organicamente continue, sia finalmente  per  una vera simpatia (1). Nel qual caso anche la parte che
l' attività comparativamente maggiore di altre. Allorquando  per  cagione di qualche infiammazione si gonfiano le glandole
infiammazione si gonfiano le glandole linfatiche, quando,  per  esempio, a cagione d' un panariccio intumidiscono le
Ora, considerando che il sangue viene ricondotto al cuore  per  la via dell' albero venoso, e diffuso alle estremità per la
per la via dell' albero venoso, e diffuso alle estremità  per  la via dell' albero arterioso, parrebbe doversene inferire
reazione del cuore e delle arterie non essere accresciuta  per  uno stato di loro propria tensione e forza maggiore, ma pel
maggiore, ma pel maggiore stimolo da cui vengono incitati,  per  la maggior copia e celerità del sangue, lasciando anche da
oltremodo. Se in una data località s' accumula il sangue  per  un' azione comparativamente in essa accresciuta, questo
osservando sempre le leggi sue proprie. Quindi la gastrite,  per  esempio, è accompagnata da dolore di capo per la
la gastrite, per esempio, è accompagnata da dolore di capo  per  la comunicazione nervosa. Per altro, che l' infiammazione,
da dolore di capo per la comunicazione nervosa.  Per  altro, che l' infiammazione, la quale accresce
animale, ne solleva l' attività bellicosa, e invece d' aver  per  successo la nutrizione delle parti, lascia in queste dei
. Consideriamo ora l' accentramento dell' attività, anche  per  cagione del fenomeno extrasoggettivo che accompagna il
del fenomeno extrasoggettivo che accompagna il senso, cioè  per  cagione del movimento dei nervi. Questo movimento si
dove il nervo è stato scosso in tutte le direzioni, non già  per  una mera comunicazione di moto meccanico, ma per una
non già per una mera comunicazione di moto meccanico, ma  per  una comunicazione meccanico7fisiologica. E` nondimeno certo
s' accresce la sensitività della pelle oltre misura,  per  le ragioni dette parlando delle malattie del cervello, come
stimoli artificiali, che si applicano al corpo infermo  per  restituirlo a stato di sanità, toccando così alcune leggi
del corpo, termine del sentimento. Quindi la prima causa,  per  la quale le località si manifestano nel sentimento, è un
del corpo sentito, incominciano le sensioni superficiali,  per  le quali il principio sente i confini e le figure della
mantenere l' armonia e l' unità nel sentimento medesimo, e  per  conseguente l' organizzazione. 3) Questa tendenza della
che si volge a combattere ciò che nuoce all' animalità  per  la stessa ragione, che ella tende essenzialmente a
Ma l' effetto, che ella vuole ottenere, talora è locale; e  per  ottenerlo ella deve dar moto ad organi e parti, che
si assuefaccia a muovere contemporaneamente certi organi  per  ottenere un dato effetto, di cui ha di frequente bisogno.
altri ancora, che egli è avvezzo di muovere insieme, e ciò  per  abitudine. Il che nasce, perchè l' atto del principio
principio senziente è semplice, movendo egli più organi,  per  dirlo colla frase scolastica, per modum unius ; l' atto poi
movendo egli più organi, per dirlo colla frase scolastica,  per  modum unius ; l' atto poi con cui muove ad un tempo quel
non si può unire che al sentimento armonico ed uno, e  per  mezzo di questo al sentimento eccitato, per mezzo poi del
ed uno, e per mezzo di questo al sentimento eccitato,  per  mezzo poi del sentimento eccitato al sentimento continuo.
osservare che se il movimento nervoso venisse interrotto  per  modo che non giungesse al cervello, egli perderebbe l'
e figurato se non mediante l' esperienza extrasoggettiva,  per  la quale percepiamo le superfici del medesimo. In altre
le applichiamo al corpo soggettivo; noi teniamo  per  regola dei nostri pensieri e delle nostre azioni quello,
sensitività esterna; è questa che concorre a formarle  per  noi, per la nostra cognizione. Dopo che le parti sono
esterna; è questa che concorre a formarle per noi,  per  la nostra cognizione. Dopo che le parti sono formate e
più giudico lontana dall' estremità una data sensione.  Per  altro questi giudizi sulle località delle sensazioni
vengano da noi collocate in uno spazio solido, unite  per  modo da riuscirne una superficie sola, circondante un
sinuosità e prominenze, onde entra ed esce il corpo umano.  Per  spiegare questo, prima di tutto è da concedere che lo
punta una mano, la sensazione di questa puntura isolata, e  per  sè sola considerata, non ha località di sorte, ella non è
non è più nel cervello che nella mano, che non esisterebbe  per  noi. Solo allorquando abbiamo percepito il corpo nostro
E questo ci è facile a farlo, perchè il dolore non avendo  per  sè località alcuna, non ricusa qualunque gli si dia: egli
la località che s' aggiunge al dolore, e di sè lo veste,  per  così dire. Quindi avviene che in ragione che noi abbiamo
cioè la parte del corpo a cui ella viene applicata. Ed è  per  questo che le sensazioni dell' occhio noi non le
tocchiamo. Medesimamente, alle immagini noi non assegniamo  per  loro luogo il cervello, perchè dell' interno cervello e
Le immagini dunque ci restano come campate in aria, o,  per  dir meglio, esse sono per noi come altrettanti corpi
restano come campate in aria, o, per dir meglio, esse sono  per  noi come altrettanti corpi esterni. Sono sensioni, che
un' analogia fra il fenomeno extrasoggettivo e la sensione,  per  la quale questa più facilmente potrebbe attribuirsi ad una
delle molecole sensorie comincia all' estremità esteriore  per  mezzo di qualche stimolo, rimangono per qualche tempo
estremità esteriore per mezzo di qualche stimolo, rimangono  per  qualche tempo scomposte le molecole esterne, e si ha la
se la scomposizione comincia dal centro, cioè dal cervello,  per  virtù dell' istinto animale, la scomposizione dura qualche
vi è violenza, perchè la prima scomposizione non accade  per  la spontaneità dell' istinto, ma per la forza esteriore;
non accade per la spontaneità dell' istinto, ma  per  la forza esteriore; all' opposto le composizioni e
scomposizioni successive seguirebbero senza violenza alcuna  per  la spontaneità dell' istinto; onde solo al cominciamento
sensorie è ciò che dà alla sensione quanto le bisogna  per  essere poi riferita ad un luogo nell' esteso
diciamo che gli elementi delle molecole restano spostati,  per  esempio, all' estremità di un nervo, altro non diciamo se
al corpo. Il primo fenomeno che ci si presenta occasionato,  per  esempio, da una contusione nel braccio, si è quello d' un
come avviene propagandosi l' infiammazione, ma ancora  per  salto. - Qualora un dolore si manifesta in un luogo per
per salto. - Qualora un dolore si manifesta in un luogo  per  cagione di ferita, d' infiammazione od altro, concorre a
d' un altro dolore precedente in altro luogo, basta che  per  l' azione universale del principio senziente vengano in
anche questo pel medesimo giuoco. Sensione di dolore  per  un male, che è in altra parte, dove non cagiona dolore
un calcolo. Il principio animale operava in entrambi  per  quella legge, secondo la quale nelle parti doppie
le medicine rare volte si applicano alla parte ammalata;  per  lo più si affidano alle membrane mucose gastriche. Quindi
rea, fece dell' uomo un cotal angelo tutto spirituale, che  per  un cotal miracolo moveva un corpo; all' altra metà restò la
all' altra metà restò la materia, la quale anch' essa,  per  un miracolo molto maggiore, s' animava da sè stessa, e
sola questione: se ecceda o difetti lo stimolo; qui finisce  per  non pochi la medica sapienza. L' antica incominciava: « l'
Che ora esca una voce dal tempio, e s' unisca a tante altre  per  domandare la riforma, la restaurazione di un' arte, che, in
non si ricusarono di parere e d' essere trattati da pazzi,  per  non disubbidire a quell' accento divino. Giudicateci tali;
necessita ad accettare il vostro giudizio in pace. Ma ora,  per  conchiudere finalmente il lungo nostro lavoro, e in qualche
già formata avessimo potuto riportarci. Ma l' Ontologia è  per  anco quella scienza, che di tutte rimane più imperfetta,
armonica, quasi a lei aderente; ma che non penetra in essa  per  modo da discioglierne l' unità e la perfetta semplicità.
nel loro operare delle leggi costanti e meravigliose, e  per  entro a questa nuova investigazione, quasi in non mediocre
di spiccare la rubiconda e saporosa poma che vi dipende,  per  cibare la quale prendemmo il faticoso viaggio? - Non si
in più libri e ordinarla sotto diverse intitolazioni si fa  per  alleggerimento di fatica agli studianti, i quali di un'
intelligenza; ciò vuol dire, ha tal natura che l' oggetto  per  essenza, l' essere eterno, di continuo le si manifesta, ed
con alcun' altra cosa; comunica con tutte soltanto  per  mezzo dell' essere, a cui è affissa, pel quale conosce; chè
l' essere sempiterno, che naturalmente la illumina, è  per  esso lei quel mediatore che alle cose tutte la congiunge, e
che s' innalzi fino alla divinità; conviene che abbandoni  per  qualche tempo l' anima, e dopo investigate le cose divine e
che questa, siccome tutte le altre scienze umane,  per  sè sola è imperfetta, nè si può perfezionare, se non
il perfezionamento, l' eterna sublimissima destinazione.  Per  questo noi giudicammo del tutto necessario riserbarci a
pensare ed al ben vivere, sollecito d' intendere, quanto  per  me si potesse, il fondo dei loro pensamenti, anzi che di
nel primo aspetto, ed anche più talvolta che non credessero  per  avventura essi medesimi. Onde, sapendo quanto studio tu
lato vero e un cotal lato falso, e che come il lato vero ha  per  causa l' aver essi osservato qualche cosa della natura,
osservato qualche cosa della natura, così il lato falso ha  per  causa l' avere ommesso di osservare qualche altra cosa », »
esserci conceduto dagli uomini discreti l' interpretarli  per  modo da cavarne un senso ragionevole, benchè assai spesso
un senso ragionevole, benchè assai spesso lo faremo più  per  modo di congettura che di fermo pronunciato. Ora, prima di
ai due primi pel senso, e si trova legata ai due secondi  per  l' idea e per l' influenza dell' Ente sussistente, dove l'
pel senso, e si trova legata ai due secondi per l' idea e  per  l' influenza dell' Ente sussistente, dove l' idea ha la sua
l' individuo umano si trovò vacillante nei passi suoi,  per  l' incertezza e in parte altresì per l' assurdità della
nei passi suoi, per l' incertezza e in parte altresì  per  l' assurdità della dottrina sociale; rientrò dunque in sè
l' assurdità della dottrina sociale; rientrò dunque in sè  per  sorreggersi; e permettendo un tanto male, disponeva nel suo
più mobile e più sottile (9), affine di spiegare l' anima  per  via della sua qualità di essere mobilissima; la quale a me
l' opinione che poneva la natura dell' anima nel fuoco,  per  la mobilità e sottigliezza di questo. Egli riduce tutti gli
all' anima a tre generi: a quelli che definiscono l' anima  per  mezzo del moto ; a quelli che la definiscono per mezzo del
l' anima per mezzo del moto ; a quelli che la definiscono  per  mezzo del senso ; a quelli che la definiscono per qualche
per mezzo del senso ; a quelli che la definiscono  per  qualche cosa d' incorporeo (1). L' opinione adunque del
fino alla natura dell' anima intellettiva, nè intendendosi  per  anco che il senziente (l' anima) non era il sentito
: quasichè la musica fosse senziente e non sentita; e  per  essere sentita non avesse bisogno degli orecchi e delle
immateriale (3). Egli poi lo congiunse all' organizzazione  per  guisa che, disciolta questa, si dissipava (4); il che era
e il pensiero medesimo non diviene oggetto, se non  per  una operazione riflessa posteriore. Quindi si scorge
il rimanente, e poscia su questi corpi ipotetici, o  per  dir meglio, su questi corpi7postulati ragiona ed edifica la
di quel tempo divenisse ben presto il più elevato  per  astrazione, di quanti se ne possano immaginare, cioè « se
pitagorici, le quali aggiungono ai numeri qualche cosa  per  determinarli, ci sembrano posteriori al Samese filosofo,
la ragione (il ragionamento). Che cosa poi intendessero  per  scienza, non è così facile il determinare; ma probabilmente
ed il soggetto, forza è che intervenga un terzo elemento  per  opinare; quindi davano il tre all' opinione. Finalmente i
semplice che si possa fare in conseguenza del senso, esige  per  lo meno quattro elementi. Prendiamo ad esempio il giudizio
erano celeberrimi, e le loro speculazioni meravigliavano  per  altezza gli ingegni. Ora sembra possibile che, dopo che le
la divisione fra lo spirito e la materia non s' era  per  ancora ben colta dalla mente, la quale nè affermava lo
S' aggiunga doversi la critica appoggiare a notizie certe  per  argomentare le incerte. Ora niuna più certa di quella che
poi l' Agrigentino compose l' anima di tutti gli elementi?  Per  spiegare la cognizione di tutte le cose, di cui l' anima è
detto che Iddio è insensibile e s' insinua nei petti umani  per  l' amplissima via della fede, «megiste peithus», e che è
costrette a trasmigrare da una in altra forma corporea  per  lo spazio di trenta mila anni «tris myrias horas», fin che
afferma che, secondo Empedocle, gli elementi sono  per  natura anteriori agli Dei, «ta physei protera tu theu»,
» fa il corpo risultare di quegli elementi; e il corpo  per  Platone (come prima per Empedocle) è una cotal prigione
di quegli elementi; e il corpo per Platone (come prima  per  Empedocle) è una cotal prigione dell' anima, di cui turba i
a questi, non erano adunque questi stessi; e ben si sa che  per  il simile Platone intende l' idea. Dunque trattavasi di
esistere. Ma la natura del corpo sta nel continuo; dunque  per  sè solo il corpo non esiste. Ma se voi aggiungete un
abbracciare tutto il continuo con un atto solo, e non  per  parti, allora il continuo sta, egli esiste come un
essenziale col soggetto. Nella mente dunque (che era  per  essi il detto soggetto) sta il fondamento del corpo, ossia
che traevano Parmenide e Zenone dalla natura del continuo  per  dimostrare che avanti a tutti i fenomeni del mondo doveva
Ma, siccome accade agli uomini grandi, egli si appropriò  per  modo la dottrina di Elea che parve nella sua bocca
di Elea, la quale noi abbiamo ridotta ad una forma breve e,  per  quanto a noi pare, efficacissima, così vogliamo qui fare
non può esistere che nel presente. Ma in quale presente?  Per  quanto la durata presente s' impicciolisca, ella non si
; la quale specie così egregiamente descritta è l' idea, o  per  dir meglio l' essenza della cosa intuita dalla mente, verso
reali? Il che a noi pare che cessi d' essere congettura  per  divenire certezza, quando si considera un altro luogo di
noi troviamo che Filopono intese gli elementi di Empedocle  per  le loro nozioni o idee; il che gli pareva evidente
delle cose (2). Ma se noi moviamo da questo principio, che  per  amicizia Empedocle intendeva l' uno , come espressamente
concetto di materia (2); perocchè come si distingue l' uno  per  essenza e l' uno per partecipazione, così si può
(2); perocchè come si distingue l' uno per essenza e l' uno  per  partecipazione, così si può distinguere l' amicizia per
uno per partecipazione, così si può distinguere l' amicizia  per  essenza e l' amicizia per partecipazione . Ora l' ente, l'
si può distinguere l' amicizia per essenza e l' amicizia  per  partecipazione . Ora l' ente, l' uno, l' amicizia di
. Ora l' ente, l' uno, l' amicizia di Empedocle  per  essenza, è materia di tutti gli oggetti intesi ; e in
[...OMISSIS...] , altro non vuol dire se non che l' uno  per  essenza produce l' uno per partecipazione, ossia l'
non vuol dire se non che l' uno per essenza produce l' uno  per  partecipazione, ossia l' amicizia per essenza produce l'
produce l' uno per partecipazione, ossia l' amicizia  per  essenza produce l' amicizia per partecipazione (2). Quindi
ossia l' amicizia per essenza produce l' amicizia  per  partecipazione (2). Quindi ancora l' amicizia empedoclea da
nel mondo intelligibile, ella diviene quella facoltà,  per  la quale l' intendimento distingue le cose nell' unità
il principio della necessità, giacchè impone la condizione  per  la quale ciò che è, è ente. Simplicio poi considera l'
tes anankes» si dice «hule tes anankes». Il perchè, siccome  per  Empedocle talora viene tutto dall' uno, talora poi dall'
contrappone la lite, ossia il non7uno (il non7ente),  per  limitare l' uno e distinguere in esso il più; come poi da
Platone (3). Ma Aristotele muove una difficoltà, che,  per  quanto solida possa parere, vale tuttavia a farci conoscere
Perocchè, che afferma Empedocle? che il composto si fa  per  via di ragione . Questa sentenza contiene l' antica
dell' amicizia e della lite ? Dimostra lo Sturzio che  per  Empedocle l' uno, il caos, la materia, il fuoco sono
che due erano i mondi di Empedocle. Ora la conciliazione è  per  noi agevole; poichè se si considera che l' ente è identico
accorti come gli Eclettici Alessandrini vanno accaloriti  per  tirare al loro sistema tutta l' antichità (e
antichità presenta due grandi scuole, l' una delle quali ha  per  suo carattere il raziocinio individuale , che si
individuale , che si personifica in Talete, e l' altra ha  per  suo carattere l' autorità tradizionale, che si personifica
in Platone, alla quale appartengono gli Alessandrini, che  per  ciò inclinano tanto a trovare negli antichi l' autorità che
e non le inventasse di pianta. III) Di più consta  per  indubitabili documenti che il fondamento della dottrina
non poteva andar perduta nel genere umano, anzi si recò da  per  tutto colle colonie, si conservò nelle religioni e nelle
solleciti di raccogliere le antiche dottrine, viaggiatori  per  l' Oriente, e di essi non pochi conoscenti per indubitato
viaggiatori per l' Oriente, e di essi non pochi conoscenti  per  indubitato dei libri sacri, siccome dicemmo di Ferecide, e
se Empedocle udì Parmenide e Anassagora (5), celebre  per  aver separata la mente da ogni materiale concrezione, è
proprietà, che aver potesse la unità. Della quale questione  per  venire a capo, considerarono principalmente la variabilità
legge di sintesismo, che in tutta la natura si dimostra,  per  la quale la materia è realmente distinta dalle forme, e
che la stessa materia o sostanza opera comecchessia in noi,  per  quella forza con cui immuta il corpo nostro, e si fa
si è perchè la sostanza viene separata dagli accidenti  per  opera della mente, senza che manchi perciò nella cosa reale
il nome di «sphairos», e datogli una forma sferica  per  indicare la sua eccellenza sopra il mondo sensibile, al
e anche «pyr on» (1), che è quanto dire fuoco7ente, fuoco  per  essenza, e l' altro si chiama «phainomenon» (2). Ciò posto,
lingua poetica usata dall' Agrigentino? Sembra dunque che  per  quest' altro emisfero, dove sta il vero sole archetipo, si
come una zona sferica la più lontana dalla terra; sicchè  per  emisfero non è da intendersi la sfera tagliata
diceva l' anima di divina origine, e l' unirsi al corpo era  per  lei come un essere mandata in esilio, lungi dagli Dei, che
il fuoco è un cotal simbolo della luce intellettuale, sia  per  una reale confusione, che nasceva nel suo intendimento, fra
proprietà del fuoco e quelle del supremo essere, che vive  per  propria essenza. Da questo Dio egli faceva venire le anime
la dichiarava di natura ignea (1), benchè questa sentenza  per  fermo appartiene all' opinione e non alla verità, secondo
un altro corpo, gli aggiunge nello stesso errore Platone  per  le cose che questi dice nel « Timeo »; il che a me pare non
ciò che egli ne dice nel Timeo, ci riuscirà indubitato che  per  lui questa natura era lo spazio, e il rilevar questo ci
si cangiano l' uno nell' altro, e però niuno di essi è  per  essenza o fuoco, o aria, o acqua, o terra; perchè se
o fuoco, o aria, o acqua, o terra; perchè se fossero tali  per  essenza, non si cangerebbero. Deve dunque esservi un quid
la materia prima; ma certamente non è, a meno che  per  materia prima non s' intenda l' intelligibile, ciò che è
come essa conosca le cose opposte, cioè sì quelle che sono  per  essenza le medesime, e sì quelle la cui natura consiste nel
ma sue condizioni essenziali, ond' ella non è senza di essi  per  la legge del sintesismo, di che facilissimamente con essa
all' identico, allora si arricchisce di scienza, che ha  per  dote la necessità, «nus episteme te ex anankes apoteleitai»
egli non reputava bastevole che l' anima fosse sensibile  per  conoscere il sensibile, ma oltracciò richiedeva che avesse
e la cognizione assoluta ; delle quali la prima ha  per  materia il sentimento mutabile, e la seconda un oggetto
migliore e l' altra inferiore; e quando ciò che è migliore  per  natura domina su di ciò che è inferiore, allora si dice che
è l' entità sua migliore, ciò che riceve da quello che ha  per  natura l' esser sempre diverso, è l' entità sua inferiore.
principio ha due sensi: il primo, che le cose si conoscono  per  le idee, che ne sono come le similitudini (1); il secondo,
all' anima. L' estensione in sè stessa è estesa  per  essenza, e possono essere segnati in lei parti, limiti,
percepito dai sensori esterni, e che questa si percepisca  per  quella a cui si commisura; poichè anzi questa esiste per
per quella a cui si commisura; poichè anzi questa esiste  per  quella, secondo il principio nostro che « l' esteso
la Venere fatta di legno da Dedalo, la quale movevasi  per  un cotal gioco d' argento vivo, che il fabbricatore vi
supporre che « « l' anima non muova così l' animale, ma  per  una cotale elezione ed intellezione »(1) »: dove
che esso racchiude nel suo seno; molti non le vedono  per  mancanza di penetrazione sufficiente; altri, atterriti
Vogliamo posta attenzione alla ragione, che si adduce,  per  conchiudere che le cose dalla mente concepite e la mente
Ma chiunque fa uso di una tranquilla osservazione interna  per  rilevare accuratamente il fatto, trova che questa ragione è
perciò essendo privo al tutto di relazioni locali. III) Se  per  interno s' intende unito colla mente, in tal caso si
di essere confusi e identificati con essa. IV) Di più, se  per  cosa interna s' intende cosa unita, in tal caso non è vero
che i corpi esterni non li sentiamo se non uniti al nostro,  per  l' azione che esercitano nel nostro; la quale azione ha sua
nè vicini. VI) Che se il trovarsi l' oggetto unito, o  per  dir meglio presente alla mente, non involge nessuna logica
cosa si dovrà fare, secondo il buon metodo di filosofare,  per  verificare se ha luogo questa identificazione sì o no?
quelli che, volendo fare da maestri alla mente umana (forse  per  averne essi un' altra diversa dall' umana), dicono o
sapere, aver coscienza di pensare una cosa senza pensarla?  Per  esempio, se voi sapete, ossia avete coscienza di pensare il
che con ciò non fate altro se non limarvi il cervello  per  persuadere a voi stesso che voi siete il diavolo, o secondo
di fatto, che « quando la mente pensa un oggetto possibile,  per  esempio una torre possibile a costruirsi, ella non pensa sè
di pensare a sè stessi o alle proprie modificazioni, nè  per  vero ci pensano. Ma non sapendo come rispondere
momento che l' uomo si sottraeva alla guida della ragione  per  affidarsi ad un' altra guida, che si dichiarava non essere
3) Finalmente, se l' uomo pensava le cose diverse da sè  per  leggi istintive della propria natura, queste stesse cose
dunque che altro non rimanesse a fare alla filosofia,  per  condursi alla perfezione sulla via in cui erasi
dall' accurata enumerazione ed analisi degli oggetti, che  per  esse l' uomo ammetteva. Così nacque la dottrina delle forme
che l' intelligenza percepisca gli oggetti unicamente  per  via di rappresentazione, intesa per un ritratto di essi. Se
gli oggetti unicamente per via di rappresentazione, intesa  per  un ritratto di essi. Se ciò fosse, non si potrebbe
il fatale suo corso. Fichte, ammettendo come i precedenti,  per  argomento efficacissimo il sofisma originale e primitivo,
uno speciosissimo pregiudizio, che l' uomo le conosce  per  via di rappresentazione. Gli idealisti inglesi avevano
conosce di diverso da sè; dal nulla conoscere passarono,  per  logica conseguenza, a negare l' esistenza di tali cose. Gli
colla portentosa attività che gli si attribuì (del tutto  per  altro gratuitamente) produceva a sè stesso; e l' opera fu
e che Reinhold aveva fatto sinonimo di coscienza, divenne  per  Fichte l' atto primo di tutto lo scibile e di tutte le
il passaggio dal non essere all' essere come una cotal via,  per  la quale viene a naturarsi la cosa: via che è percorsa
dunque non pone sè stesso nel senso di Fichte. La ragione,  per  la quale questo filosofo ruppe in tali assurdi colla prima
quest' anima, conscia di sè, vi è pure la stessa anima, che  per  essenza sua è principio ed individuo razionale, come noi
Ed è costante, che una delle cose più difficili a cogliere,  per  coloro che prendono a filosofare, è quello stato dell' uomo
enti, non come accidenti dell' Io, ma da lui distinti  per  natura, come suoi oggetti. Ricorre adunque in Fichte una
«to gar auto noein esti te kai einai». - Ci si dirà: «  Per  voi non esiste se non ciò che conoscete ». - Sia pure: ma
e l' esistere non si identificano, anzi si distinguono  per  modo che senza tale distinzione il conoscere non è più
ciò la proposizione non ha senso alcuno; perocchè se anche  per  l' Io contenente s' intende il mero concetto dell' Io, è
del Non7Io, perocchè l' un concetto esclude l' altro  per  la stessa loro enunciazione. Onde il filosofo mescola e
Onde il filosofo mescola e confonde l' Io, da lui prodotto  per  via di speculazione, coll' Io reale, nel quale solo dimora
e si possano così prendere ora pel medesimo Io, ed ora  per  diversi Io, secondo il bisogno dell' impresa che si tolse
è fuori di lui), nel qual caso voi comporreste la filosofia  per  voi solo. Qual ragione muove l' Io a porre il Non7Io
esistono, li produce; onde il numero degli Io si moltiplica  per  sè stesso; e questo numero di Io, elevato alla seconda
di Io, elevato alla seconda potenza, di nuovo si moltiplica  per  la ragione stessa; onde l' aumento degli Io in questo
se non il solo suo Io, e che egli scrisse la sua filosofia  per  sè solo, come un ragno che fa la sua tela dove non sono
giacchè gliene potrebbe pure venire qualche vaghezza  per  uscire una volta dalla sua sterile solitudine, e rendersi
sostanza e dell' accidente; si fa che l' accidente sussista  per  sè stesso. Il principio di causa è del pari abolito, perchè
tende a conservarsi, ingrandirsi, perfezionarsi ». Quindi  per  l' opposto: « Nessun ente limita sè stesso, nessun ente
fare dell' ente; e tutto ciò senza darne ragione alcuna,  per  via di mero asserto dogmatico del filosofo nostro. Ma tolti
e ne apparirà l' inevitabile incoerenza. La ragione,  per  la quale si confuse lo spirito conoscente cogli oggetti
esser coerente a questo erroneo principio, che aveva preso  per  fondamento di tutto il suo ragionare, se ne dipartì senza
l' Inconsapevole (la Natura); e con ciò viene ad accettare  per  buoni i principŒ sui quali Fichte basava questa
coscienza di sè stesso. Come spiega il bello estetico? E`  per  lui l' Io supremo, che nell' artista, perdendo la coscienza
privo di coscienza, e quelli in cui egli la acquista? Nulla  per  la terza volta. Passi. Ma rimane a domandarsi se l' Io può
la coscienza, e in tal caso, non avendo la coscienza  per  sua propria essenza, egli non è infinito, mancandogli il
il finito non può essere annodato coll' infinito, se non  per  mezzo dell' infinito e dell' eterno stesso, conclude che
Toglie quindi a spiegare in che consista questa relazione,  per  la quale l' eterno si riferisce all' individuo produttore;
quale l' eterno si riferisce all' individuo produttore; e  per  ispiegarla parte da questo principio, che « tutte le cose
questo principio, che « tutte le cose sono in Dio soltanto  per  le loro eterne nozioni ». Ma questo è falso, giacchè le
principio che « « tutte le cose sono in Dio soltanto  per  le loro eterne nozioni » »deduce che « « Iddio si riferisce
»deduce che « « Iddio si riferisce al produttore individuo  per  l' eterna nozione dell' individuo » ». Ma Iddio non si
» ». Ma Iddio non si riferisce al produttore individuo solo  per  l' eterna nozione dell' individuo, ma ben anche perchè egli
Neppur crediate che le nozioni eterne di Dio sieno anime  per  sè stesse; no, elle sono anime, perchè Iddio permette loro
Di più, l' oggetto cognito è duplice, sussistenza e idea .  Per  difetto d' analisi dichiarò che ogni oggetto cognito è
ha nel suo essere tre momenti; ond' ella è: 1) Idea in sè e  per  sè, pura Idea logica; 2) Idea nel suo essere trasformato,
l' oggetto intuìto dallo spirito, l' essenza delle cose;  per  esempio, l' idea dell' uomo è l' essenza dell' uomo, non è
altra idea. Ora se noi diamo all' Idea un' azione qualunque  per  modo che la rendiamo un agente, noi le aggiungiamo una cosa
identico potesse ancora operare. Ora questo è impossibile  per  l' osservazione fatta di sopra. Dunque, quand' anche l'
Natura, questa non potrebbe più tornare ad essere Idea  per  la ragione stessa, che in tal passaggio prima dovrebbe
di queste immense difficoltà, e procedendo sempre  per  la via dell' affermazione gratuita, tutta la sua dottrina
virtù, converrebbe assegnare qualche ragione sufficiente,  per  la quale rimanesse spiegato perchè egli ora adoperi tale
sistema mostra la prima faccia; in Aristotele la seconda.  Per  fermo, è sentenza aristotelica che « « l' anima diventa in
potenzialmente; perocchè la mera potenza potrebbe pigliarsi  per  una capacità, o ricettività, o potenza passiva; ma la
atto, come sarebbe la forza rispetto al moto. Intende poi  per  un corpo, che ha virtualmente la vita, [...OMISSIS...] .
In una forma o specie. E come definisce la forma o specie?  Per  contrapposizione alla materia, in questo modo:
in quanto è forma, stia da sè, separata dalla materia; e  per  stare da sè deve esser qualche altra cosa oltre mera forma,
e se si definisce la sostanza « ciò che in un ente esiste  per  sè », definizione che implica la relazione della sostanza
la relazione della sostanza coll' accidente, che esiste  per  quel primo (il che è quanto dire: la sostanza è l' atto pel
mente di Aristotele conviene indagare che cosa egli intenda  per  eterno e per corruttibile, e in che modo, secondo lui,
conviene indagare che cosa egli intenda per eterno e  per  corruttibile, e in che modo, secondo lui, queste due cose
ma dello stesso genere. Che cosa dunque Aristotele intende  per  ciò che è eterno? Che cosa intende col dire che l' eterno
« Degli Analitici Posteriori »; quindi ciò che è eterno  per  Aristotele è la materia e la forma prese in astratto, le
», dove egli toglie a spiegare la generazione che si fa  per  via dell' unione dei sessi. Quivi egli distingue l' anima
vede il nascimento della mente o della ragione, che ha  per  sua dote l' unità, il contemplare più cose in un solo. Ma
conviene confessare che, ogni cosa bene considerata, rimane  per  lo meno dubbioso se Aristotele esca con ciò dal sensismo.
tradotto da Abramo de Balmes e da Giovanni Francesco Burana  per  « « universale costituito e stabilito nell' anima dalle
memorie, ma sieno le molte memorie che lascino l' unità, e  per  essa l' universale, nell' anima; e così pure la intende l'
di operare in modo che simuli un operare ragionevole,  per  una cotale aspettazione istintiva di casi simili, come noi
anima dalle varie memorie, ossia immagini; ritennero che  per  quell' universale quiescente Aristotele intendesse
ciò che poscia vi è in atto, non è punto improbabile che  per  universale quiescente egli intenda l' universale in potenza
l' idea: « ex hoc igitur experimento, ET EX TALI UNIVERSALI  PER  EXPERIMENTUM ACCEPTO » (qui pare all' opposto che l'
delle sensazioni e del fantasma esige l' intendimento, se  per  memoria s' intende le idee delle sensazioni avute, che
sussistenza, praeter multa, essendo molti gli individui  per  la sussistenza che ha ciascuno in proprio, ma secundum
poi che l' intelletto agente fiat intelligibilia in actu  per  abstractionem universalium a singularibus, conferma ciò che
della mente; che anzi, entrando nella mente, hanno ricevuto  per  prima compagna la sensazione, e per seconda l' idea con cui
mente, hanno ricevuto per prima compagna la sensazione, e  per  seconda l' idea con cui si concepiscono, nella quale idea
potenza di formarsele, il che ognuno sa; conviene mostrare  per  quali passi questa potenza le vada producendo, e a quali
che hanno di comune, il che egli chiama esperienza ; e così  per  via di astrazione giunge fino agli ultimi astratti ed ai
il comune, l' universale, l' uno, l' ente nel sentito?  Per  quella illusione che abbiamo indicata, per la quale egli
nel sentito? Per quella illusione che abbiamo indicata,  per  la quale egli attribuì al reale puro ciò che appartiene al
puro ciò che appartiene al reale già concepito dalla mente.  Per  dirlo di nuovo, e non è mai detto abbastanza, il sentito,
della scienza (1). Ora è chiaro che l' unum praeter multa  per  lui era il comune, astratto e separato dalle cose, l' idea
in quanto la scienza tratta teoreticamente delle cose e  per  astrazione. E` chiaro ancora che l' unum in multis viene ad
il simile è l' idea stessa intuìta in più cose reali, o  per  dir meglio più cose reali vedute nella stessa idea.
debbo dire che non fu scoperto giammai da veruno,  per  quanto è a mia cognizione; e perciò la spiegazione degli
particolare. Ma quando viene a ricercare quale sia la causa  per  cui s' impongono nomi comuni alle cose, egli allora è
anime che sono fatte a ciò, come le umane, quando ricevono  per  mezzo del senso l' impressione delle cose, allora rimanga
dal corpo realmente la distingua; la chiama sostanza , ma  per  sostanza intende l' ultimo atto perfezionatore di una data
essere comunissimo, nell' essere ideale intuìto dall' anima  per  natura, il quale è forma7oggettiva di essa anima ». Quindi
veramente più oltre, perocchè ella è l' essere ideale,  per  sè oggetto, immensamente all' anima superiore; la quale
dell' uomo col suo divino principio. Così il filosofo,  per  evitare l' errore di Platone che dava alle idee la
colle realità contingenti, colla materia e coll' anima;  per  timore di non fare il volo d' Icaro, egli andò a
d' inciderla e romperla, benchè spesso durissima al taglio,  per  iscoprirne ed assaggiarne il midollo. Osai anche di porli
e nobili ingegni! Eppure cercando tutti la medesima cosa,  per  molti secoli, non riuscì loro di pervenire ad un accordo,
che pure li partirono in vari drappelli; nè io so,  per  avventura, chi fra di essi abbia prodotto una sentenza, o
delle accennate. Se non che l' età dei padri nostri,  per  più di un secolo, depose fino l' animo d' investigare la
ma ancora ogni studio ed ogni lavoro della mente  per  discoprirla; di che le capitali questioni pur solo
traballa la vista, e le avviene di leggere una parola  per  un' altra dello scritto; il che le incontra sventuratamente
un' altra dello scritto; il che le incontra sventuratamente  per  la continua mobilità dell' immaginazione, che la dirige coi
la quale produce la filosofia, volendo riguardare l' anima  per  conoscere che cosa ella è, di che natura e condizione, si
uno , ossia il comune , alle cose reali e soggettive; onde  per  Aristotele l' oggettivo, ossia l' ideale, non è più che un'
ci è tuttora ignoto, e non può essere altrimenti; né  per  questo dobbiamo negarlo. Sa il bambino lo scopo a cui dovrà
No: ma lo scopo esiste, e noi cominciamo a saperlo  per  lui. L'Umanità è il bambino di Dio: sa Egli il fine verso
parte degl'individui che la compongono è tuttavia inadatta,  per  barbarie, servitù o mancanza assoluta d'educazione, allo
Rassegniamoci dunque all'ignoranza sulle cose che ci sono  per  lungo tempo ancora inaccessibili, e non abbandoniamo,
nascita, o in virtù di ricchezza. La libertà dev'essere  per  tutti e davanti a tutti. Dio non delega la sovranità ad
non è se non una Direzione: una missione affidata ad alcuni  per  raggiungere più sollecitamente lo scopo della Nazione; e se
dunque, ripeto, casta o famiglia che ottenga il Potere  per  diritto proprio, senza violazione della vostra libertà.
modo pacifico il vostro pensiero: libertà di associazione  per  poterlo fecondare col contatto nel pensiero altrui: libertà
negl'interessi di tutti, pronto sempre a sacrificarsi  per  tutti i membri della comune famiglia, egualmente pronti a
della comune famiglia, egualmente pronti a sacrificarsi  per  lui, i più tra i mali che pesano in oggi sulla razza umana
del Progresso e della rivelazione continua del Vero  per  mezzo dell'Umanità: v'è la giustificazione della formola
e poiché esiste una Umanità, deve esistere uno scopo unico  per  tutti gli uomini, un lavoro da compiersi per opera d'essi
scopo unico per tutti gli uomini, un lavoro da compiersi  per  opera d'essi tutti. Il genere umano dovrebbe dunque
sappiamo che la legge della Vita è PROGRESSO. Progresso  per  l' individuo, progresso per l'Umanità. L'Umanità compie
Vita è PROGRESSO. Progresso per l' individuo, progresso  per  l'Umanità. L'Umanità compie quella Legge sulla terra;
più e più sempre vasta, coi nostri simili è il mezzo  per  cui si moltiplicano le nostre forze, il campo sul quale si
il campo sul quale si compiono i nostri Doveri, la via  per  ridurre in atto il Progresso. Noi dobbiamo tendere a far